Lavoro: tra governo e parti sociali il “nodo” degli ammortizzatori

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Dopo aver incasellato la ‘tessera’ sui contratti di apprendistato e inserimento, il governo, infatti, nel nuovo incontro di ieri al Welfare, con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera e le parti sociali, ha presentato un documento, appena imbastito, sulle nuove tutele con cui garantire i lavoratori in caso di crisi aziendali. Una bozza che ha lasciato decisamente freddi e perplessi sindacati e imprese, che hanno chiesto all’esecutivo dati certi su cui poter ragionare. Dati che saranno, per questo, al centro dei prossimi appuntamenti calendarizzati per il 23 febbraio e il 1 marzo. L’idea abbozzata dal governo prevede il riordino della Cig, l’assicurazione per la disoccupazione involontaria, il rafforzamento degli strumenti di sostegno al reddito ed il riordino degli incentivi. Un sistema che dovra’ avere un carattere universale e che sara’ basato su due pilastri: quello che prevede la tutela del posto del lavoro attraverso la Cig, riportata alla sua “funzione originale” e dunque alleggerita di alcune causali attualmente in vigore, dalla cessazione di attivita’ al fallimento, e ricomprendendo al suo interno anche i settori del credito, delle assicurazioni e del commercio sotto i 50 dipendenti; e l’altro, che disciplinera’ con un sistema assicurativo la disoccupazione involontaria prevedendo una indennita’ ad hoc che sostituisca la disoccupazione ordinaria, quella con requisiti ridotti, quella speciale, ma soprattutto la mobilita’.Sul fronte della contribuzione che imprese e lavoratori saranno chiamati a versare, invece, l’intento del Governo e’ invece quello di legarla all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, per settori, valutando anche ”un complessivo riordino delle aliquote in base al loro effettivo utilizzo” mentre un capitolo ad hoc riguarderebbe anche la rivisitazione della contribuzione figurativa, quella che viene riconosciuta ai lavoratori nei periodi di cassa integrazione. I contributi previdenziali figurativi riconosciuti ai lavoratori infatti sarebbero da legare, nelle intenzioni del governo, non piu’ alla retribuzione ma all’indennita’ di disoccupazione, presumibilmente piu’ bassa, ”nello spirito del metodo contributivo”, come ha spiegato Fornero. Un’ipotesi ancora tutta da approfondire ma che lascerebbe presagire dei contraccolpi sulle pensioni che allarma i sindacati ma anche le imprese.
“E’ stata una discussione molto faticosa. Usciamo dall’incontro con molti piu’ interrogativi che certezze. C’e’ ancora molto lavoro da fare”, sintetizza il leader Cgil, Susanna Camusso. “Dire che la riforma degli ammortizzatori potra’ partire ad autunno 2013 e’ forse troppo ottimistico. Non sappiamo quanto ancora dureranno gli effetti della crisi”. “Il governo deve chiarire cosa vuole fare sugli ammortizzatori sociali” ha affermato Raffaele Bonanni, leader della Cisl. “Deve precisare chi sono i ‘tutti’ che vuole aiutare. Dove si prendono i soldi e chi paga, altrimenti si va a finire come con le pensioni”, ha aggiunto. Per la Cisl “l’unico sistema ragionevole e’ quello assicurativo, e cioe’ – ha spiegato Bonanni – che ciascuno paga e prende in ragione di quello che ha dato. Questo e’ per noi l’unico sistema compatibile con la situazione attuale”. “La posizione del Governo e’ stata rassicurante per quanto riguarda le nuove modalita’ per proteggere i lavoratori che perdono il posto – ha detto Luigi Angeletti, leader della Uil – ,meno rassicurante quando ha tentato di dire quanto dovrebbe costare la riforma”. La Uil ha affermato ancora che, “non e’ interessata a far passare una riforma che peggiora il sistema degli ammortizzatori”. Il ministro del lavoro “deve farci capire bene cosa ha in mente e quali sono le risorse” per il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali altrimenti “non serve al paese”. Cosi’ Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl.