Centri Commerciali, da consumatori a conservatori di energia

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Trasformare i centri commerciali da consumatori di energia a conservatori di energia: questo e’ l’obiettivo del progetto europeo CommOnEnergy, lanciato qualche anno fa  promosso dalla direzione generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea, che puntava a sviluppare tecnologie e soluzioni per questo tipo di strutture sempre più presenti nel tessuto urbano, specialmente in quello delle grandi città. Ventitré i partner del progetto, che ottenne dall’Unione Europea un finanziamento di oltre 10 milioni di euro, tant’è che CommOnEnergy mirava a ridurre del 75% i consumi dei centri commerciali. Il tutto in considerazione che l’impatto potenziale era ed è enorme, se si considera che i centri commerciali che rappresentano il 7% delle costruzioni in Europa si estendono in media su aree dai 10mila ai 40mila metri quadrati e ogni metro quadrato di questi edifici può generare un consumo annuo di energia primaria che arriva a oltre 500 kWh/mq, fino a cinque volte di più rispetto a un edificio di tipo residenziale. A dare incisività negativa al bilancio energetico: banchi frigo, illuminazione, climatizzazione, ventilazione, scale mobili e porte aperte in ogni stagione, che si coniugano con la riduzione primaria di energia e le conseguenti emissioni di anidride carbonica. Obiettivo del progetto era quello incrementare del 50% il fabbisogno di energia coperto da fonti rinnovabili consentendo un ritorno economico dell’investimento stesso. Scopo non secondario del progetto, inoltre, era quello di dare un contributo alla crescita di una nuova generazione di progettisti di edifici sostenibili e di impiantisti e installatori capaci di realizzarli. Fonti rinnovabili che tornano ciclicamente quale base di nuove iniziative specialmente in questi periodi che vedono l’ambiente con tanto di annessi e connessi, minacciato da fattori che non dipendono direttamente dall’uomo, ecco perché l’Europa ha lanciato e lancia i cosiddetti “salvagente” affinché si possa salvare quel poco di buono che ancora resiste.
Massimo Dalla Torre

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