Nel Labirinto della Coscienza/ primo convegno sulla coscienza

0
318

Che ruolo ha la coscienza nelle nostre vite? Come uscire dalle trappole della nostra mente? Perché un convegno proprio sulla coscienza? Le risposte a queste domande e a molte altre sono oggetto del convegno annuale delle Discipline Analogiche, quest’anno dedicato alla «coscienza», che si svolgerà a Roma il 18 e 19 maggio. A tenerlo i docenti dell’Università Popolare delle Discipline Analogiche, basandosi su 54 anni di studi, ricerche ed esperimenti del fondatore di queste discipline, lo psicologo Stefano Benemeglio, anch’egli tra i relatori dell’importante convegno accademico.».

Essere coscienti significa avere consapevolezza di eventi o fenomeni che accadono dentro e fuori di noi. «Ma il concetto di coscienza sul quale si basano innumerevoli convenzioni umane non dipende solo dal cervello» spiega lo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle Discipline Analogiche.

«”Nel Labirinto della Coscienza” ci aiuterà ad aprire gli occhi sul nostro vissuto, ci consentirà di diventare consapevoli del nostro codice etico comportamentale e di conoscere i parametri che utilizza la nostra coscienza per stabilire ciò che per lei è sofferenza e ciò che per lei è piacere» puntualizza Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche, promotrice dell’evento.

Secondo recenti studi condotti dai ricercatori dell’Università di Padova e dell’Università di Trento, anche i pulcini sanno “contare” e -proprio come fanno i bambini di 4 anni- anche gli scimpanzé sanno giocare a sasso-carta-forbice. Dunque una certa capacità di «progettazione» è comune anche agli animali.

Ma solo l’essere umano è dotato di «auto-coscienza», «auto-consapevolezza» e più in generale della capacità di «pensare come si pensa». Come questo accada è tuttavia ancora oggi un mistero, un problema che appassiona da sempre filosofi -dagli antichi greci a quelli moderni- passando per letterati, fino ad arrivare agli psicologi ed oggi anche agli analogisti (www.aj-com.net/analogisti.html).

Gli studi e le riflessioni sono innumerevoli e spesso vi sono state mirabili speculazioni intellettuali, argomentate con eleganza ed assai sofisticate. Di recente la questione è perfino stata affrontata dai neuro-scienziati con enormi progressi, legati anche allo sviluppo di complesse tecnologie quali la risonanza magnetica funzionale, la tomografia a emissione di positroni, e la stimolazione magnetica transcranica.

Ma nonostante tutti i progressi scientifici e tecnologici resta ancora da spiegare come dallo scambio elettro-chimico che avviene tra miliardi di neuroni possa emergere la coscienza.

Un proverbio cinese sostiene che «i due terzi di quello che vediamo è dietro i nostri occhi». Ma in realtà, secondo quanto osservano i ricercatori dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche, solo il 10% delle connessioni neurali riguarda la visione.

«Il restante 90% è per lo più costituito da una sofisticatissima rete interna che lavora per dare un senso all’informazione proveniente dall’esterno» sostiene lo psicologo Stefano Benemeglio.

Vero è infatti che per ogni connessione neurale che dagli occhi via talamo va verso la corteccia visiva, ve ne sono altre 10 provenienti da altre regioni corticali. E per ogni connessione che dagli occhi arriva alla corteccia visiva, ve ne sono 10 che vanno in senso contrario.

«Altro che i 2 terzi del proverbio cinese: “dietro i nostri occhi” vi sono almeno nove decimi di quello che vediamo» conclude Samuela Stano.

Come riconoscere allora la strada che ci siamo costruiti e che secondo le Discipline Analogiche costituiscono un labirinto in cui molti si sentono intrappolati? Come uscire consapevoli e liberi da questo labirinto che può portare anche a dolore e sofferenza?

«Entriamo nel labirinto quando adottiamo e sposiamo pensieri negativi in relazione a noi stessi ed alla vita che conduciamo. E così iniziamo ad agire in funzione degli altri, arrivando ad incolpare noi stessi. È qui che la coscienza ci viene rubata e ci catapulta nel “labirinto del dolore”, che è il più grande agente ipnotico esistente»risponde Stefano Benemeglio.

Permettere alla coscienza di uscire dal labirinto vuol dire smetterla di guardare gli ostacoli presenti nel nostro cammino e andare dritti verso la felicità ed il benessere. Il pensiero negativo non appartiene a noi, fa parte del pensiero degli altri. Ce ne serviamo per sfuggire ai sensi di colpa, ai rammarichi e dispiaceri che creano sofferenza.

«Ma a volte è necessario passare per ciò che non sei per arrivare ad essere ciò che desideri. È un’alchimia. Tutti vogliono andare in paradiso ma nessuno vuole morire. Toccare il dolore, riconoscerlo ed affrontarlo è l’unico modo per rinascere»chiarisce il padre delle Discipline Analogiche.

Che cosa è la coscienza? «La coscienza è la voce dentro di noi che scaturisce ogni qual volta ci troviamo a riflettere. Riflettere vuol dire fare entrare in azione un ente giudicante che valuta sulla base di precisi valori fondati sul bene e sul male, sul positivo e sul negativo. Dunque la coscienza interviene per giudicare e sanzionare costantemente il nostro pensare ed agire e può “commissariare” la persona o addirittura discostarsi da essa. La coscienza si prefigge di essere un giudice imparziale: il suo compito non è quello di  schierarsi a favore della logica o delle emozioni ma di funzionare da ago della bilancia tra di essi, propendendo sempre un po’ di più per l’istanza che l’ha messa in moto. E l’insieme di leggi e regole di cui si serve derivano da quello che definiamo codice etico genitoriale, che comprende la morale sociale, religiosa, regole e valori» conclude Stefano Benemeglio.

Per approfondire e scoprire molto di più l’appuntamento è al Bernini Bristol di Roma in Piazza Barberini 23 dalle ore 10.30 di sabato 18 maggio 2019 alle ore 18.30 di domenica 19 maggio 2019, prenotazioni alla url: bit.ly/2JJMnUl.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here