Rifiuti/ La Procura di Roma avvia indagine sulla mancata raccolta

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La Procura di Roma ha aperto una indagine sull’emergenza rifiuti nella capitale a seguito dell’esposto depositato pochi giorni fa dal Codacons, che denunciava proprio reati ambientali connessi alla grave situazione della città.

“Si tratta di un importante successo del Codacons a tutela della salute di tutti i cittadini romani e per combattere il degrado di Roma – spiega il presidente Carlo Rienzi – Ora tutti gli utenti residenti nella capitale potranno costituirsi parte offesa nell’inchiesta della magistratura, e avviare l’iter per chiedere il risarcimento dei danni da mancata raccolta della spazzatura. In tal senso domani pubblicheremo sul nostro sito un apposito modello di costituzione che tutti i romani potranno scaricare e inviare in Procura”.

In attesa che la magistratura accerti le responsabilità della situazione indecorosa della capitale, tutti gli utenti possono chiedere la riduzione della Tari nella misura dell’80% così come prevede la legge in caso di mancata raccolta dei rifiuti, seguendo le indicazioni pubblicate sul sito www.codacons.it”.

Ecco intanto cosa denunciava il Codacons nell’esposto che ha portato la Procura ad aprire una indagine:

“I fatti innanzi descritti, nella misura in cui l’abbandono di rifiuti sul territorio del Comune ha ingenerato e continua ad ingenerare intollerabili esalazioni mismatiche, potrebbero rilevare anche ai fini dell’integrazione del reato di cui all’art 674 c.p. rubricato “Getto pericoloso di cose” il quale stabilisce che “chiunque getta o versa in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune uso, cose atte ad offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero nei casi non consentiti, dalla legge provoca emissioni di gas, vapori o fumi atti a cagionare tali effetti è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda”.

Nondimeno, il concreto pericolo di diffusione incontrollata di gravi malattie a causa della presenza dei rifiuti abbandonati, nonché di vere e proprie colonie di topi e gabbiani sembrerebbe configurare altresì l’ipotesi di cui all’art. 438 c.p. rubricato “Epidemia” a mente del quale “Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”.

Ed invero, il mancato intervento delle competenti autorità in una tale grave ed insostenibile situazione deve necessariamente ritenersi causalmente correlata al peggioramento, nel tempo, delle condizioni igieniche e di decoro delle zone coinvolte dall’accumulo incontrollato di rifiuti, cagionando l’aumento delle possibilità di diffusione di patologie legate alla proliferazione batterica”.

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