Il film della settimana/ “Virus Tropical” di Santiago Caicedo (Col)

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Pietro Colagiovanni *

Virus Tropical (2017) è un film di animazione in bianco e nero del regista colombiano Santiago Caicedo tratto da una graphic novel della nota fumettista ecuadoregna Paola Gaviria, in arte Power Paola. E’la storia, largamente autobiografica, di una famiglia residente a Quito ma di origini colombiane, della città di Medellin. Più che una storia è il racconto dell’educazione sentimentale, se così si vuol dire, della più piccola delle tre sorelle, Paola appunto, che la madre ebbe solo in età adulta.

Una gravidanza quasi impossibile, tanto che molti dottori attribuivano i sintomi non ad una futura nascita ma a non un non meglio virus tropicale, quello che dà il titolo all’opera. La stessa Power Paola ha contribuito all’adattamento cinematografico realizzando 5000 nuovi disegni a mano per il film. La cosa più interessante dell’opera è certamente il tratto, il disegno con una stilizzazione cangiante, a volte nervosa, a volte fatta di ripetuti stilemi (i taxi, gli aerei, gli aereoporti) ma indubbiamente affascinante e suadente. Anche la colonna sonora gioca bene la sua parte, con un tessuto sonoro di indie rock che fa da perfetto compagno di un fumetto movimentato, in alcuni casi esplosivo, in alcuni casi con linee più iterative e melodiche.

Si tratta quindi di un’opera fortemente estetica, in cui la narrazione conta meno del solito. La storia è essenzialmente il dispiegarsi di un diario, lungo circa una ventina d’anni, di una giovane, diario che parte dalla nascita e arriva sino al momento della completa emancipazione familiare. La famiglia è una classica famiglia alto borghese, tradizionale e tradizionalista, con tanto di badante a tempo pieno. Non c’è una esplicita dimensione politica o sociale, nonostante il racconto si sviluppi in due realtà problematiche, ricche di contrasti come l’Ecuador e la Colombia. Si tratta di un racconto visto con gli occhi di una giovane donna, in una famiglia in cui sono centrale le donne e in una società in cui le donne sono ancora immerse in una dimensione prevalentemente maschile e/o maschilista.

Gli uomini, a partire dal padre, un ex prete debole, con tratti di vera e propria insulsaggine, per andare ai fidanzati e ai giovani che frequenta Paola sono narrati come fragili, monodimensionali, legati ad istinti poco profondi (droghe, sesso, alcool) essenzialmente privi di qualsiasi dimensione poetica. La narrazione del film quindi non ci dice nulla di nuovo, è politicamente corretta ma a volte anche banale. La dimensione estetica del film, con questo fumetto in bianco e nero espressivo e fortemente evocativo, è invece il reale punto di forza del film ed è la chiave migliore per la sua visione.

Voto 3/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

per commenti, recensioni o sollecitazioni e suggestioni cinematografiche potete contattarmi a colagiov@virgilio.it