Occupazione/ Il Sud perderà 380 mila posti di lavoro nel 2020

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Svimez prevede che, a causa della crisi scatenata dal Covid 19, il Sud perderà quest’anno 380 mila posti di lavoro, la mazzata ha colpito un Mezzogiorno già in recessione, purtroppo non aveva ancora recuperato i livelli pre-crisi 2008 di prodotto e occupazione, la perdita di occupati prevista è paragonabile a quella subita nel quinquennio 2009-2013 (-369.000).
Il calo dell’occupazione nel 2020 secondo previsione dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600 mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati), per attenuare la gravità del quadro previsivo occorrerà l’intervento, consistente,di sostegno delle politiche pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti Covid-19, di un importo pari a circa 75 miliardi di euro, la caduta del Pil, secondo Svimez, sarà contenuta di circa 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, anche se in termini pro-capite il beneficio è maggiore al Centro-Nord (1344 euro) rispetto al Mezzogiorno (1015 euro). Le previsioni per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da una ripresa “dimezzata”: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord.
La ripresa dell’occupazione nel 2021 si potrebbe attestare al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase recessiva. La politica nazionale ha sostenuto l’economia nel pieno della più grande crisi dal dopoguerra dagli impatti senza precedenti sui redditi e sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle imprese.
Per il rilancio si rende ora urgente una strategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l’obiettivo del riequilibrio territoriale per cogliere le opportunità inedite che si aprono con i nuovi strumenti di finanziamento europei. Per Svimez manca un Piano di sviluppo sul quale concentrare una serie di priorità che possano mitigare le incertezze legate agli scenari futuri , di qui la prospettiva di imporre logiche assistenziali e non input specifici allo sviluppo che d’altronde al Sud avrebbero maggiori occasioni di riuscita.
Troppe iniziative hanno subìto un netto ritardo per poter essere lanciate, a partire dall’attuazione dello Zes, l’accelerazione dei cantieri infrastrutturali o del Mes ,per far ripartire il Mezzogiorno è necessario l’intervento dello Stato con l’apporto di investimenti pubblici. Tuttavia, continua a preoccupare l’impatto occupazionale e sociale: è a rischio un posto su cinque.
Il tentativo di far riemergere il Paese da questo punto di vista ha presentato non poche lacune, del resto, il Mezzogiorno ha assistito al crollo della spesa pubblica per investimenti tra il 2008 e il 2018 e, come riporta Istat, non ha ancora potuto recuperare quei 250mila posti di lavoro persi durante quel periodo. Le previsioni Svimez sul Sud quest’anno hanno una connotazione decisamente negativa, complice il fermo produttivo che non ha fatto altro che rallentare ancor di più la ripresa delle regioni meridionali.

Alfredo Magnifico