La riflessione/ Da dove partire per la nuova economia sociale europea?

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Alfredo Magnifico,

Non entro nel merito di quelle che devono o dovrebbero essere le politiche globali dell’Europa, spetta ai politici, mi piace, però, insistere su quelle che dovrebbero essere le politiche sociali e del lavoro, per le quali dovrebbe emergere da parte di tutti i governanti una linea politica perequativa. Parto da quelli che dovrebbero essere i principi e i diritti essenziali del mercato del lavoro, che andrebbero incardinati su tre linee: pari opportunità di accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione e inclusione sociale. Non la direttiva Bolkestein che tanti mali ha creato, ma uno sforzo comune da parte degli Stati europei in vista di una ripresa socio economica in chiave di economia solidale e inclusiva, anche la transizione ecologica e digitale dovrebbe basarsi su una solida prospettiva di economia sociale, a partire dal salario minimo ed indicare come dovrebbe essere organizzato il nostro sistema di protezione sociale. Non basta una scarna elencazione di principi, ma occorre  tradurre questi principi in prassi concrete attraverso un Piano d’azione con all’ordine del giorno delle priorità. Prima priorità: l’occupazione, siamo in piena crisi, viviamo un momento in cui la disoccupazione è aumentata, in particolare quella giovanile, si tratta di incoraggiare gli Stati membri a fare di più, ad avere politiche occupazionali attive. Seconda priorità: la parità di genere legata alle politiche per l’occupazione, perché alcuni Stati membri, Italia compresa, hanno ancora un tasso di occupazione femminile molto basso, questi Paesi, devono essere incoraggiati a ridisegnare le loro politiche sociali, lavorando su tutto ciò che contribuisce a ridurre il divario di genere nell’occupazione.

Terza priorità: la transizione tecnologica e ambientale, ci troviamo nel mezzo di una grande trasformazione economica, ma siamo anche alla vigilia di una trasformazione verde e di una rivoluzione digitale, molti posti di lavoro scompariranno, altri ne nasceranno. Occorre puntare sulle persone, insistendo su ambiti che si stanno già dimostrando generativi di nuova occupabilità, dove verranno creati migliaia di posti di lavoro e una delle principali preoccupazioni degli imprenditori è: riusciremo a trovare i talenti necessari a questa nuova industria? Abbiamo le persone giuste? C’è bisogno di riqualificazione, c’è bisogno di miglioramento delle competenze, c’è bisogno di apprendimento permanente. Individuare le misure concrete per facilitare lo sviluppo delle organizzazioni sociali e delle imprese sociali, che, inevitabilmente, deve intercettare la dimensione digitale che non è solo per le aziende ad alte prestazioni, ma spetta anche all’economia sociale che ha il compito di innovare. Molto spesso nei lavori atipici non si rispettano i diritti sociali fondamentali e i diritti del lavoro, ma ci sono cooperative che creano piattaforme, garantendo diritti sociali a chi vi lavora, quindi, occorre promuovere una chiara alternativa possibile che funzioni bene economicamente e, allo stesso tempo, promuova il rispetto dei diritti sociali fondamentali, occorre ridurre le disuguaglianze per contrastare le povertà emergenti, ponendo particolare attenzione alla povertà infantile. L’economia sociale di mercato deve essere al centro delle scelte europee post-Covid, occorre coniugare  un’economia efficiente, competitiva e innovativa, con un’economia che abbia obiettivi sociali molto chiari.

L’Italia è stata molto colpita da questa pandemia, ma è anche vero che ha avuto, per troppo tempo, una crescita molto bassa, un’economia stagnante e ora c’è un’opportunità per rilanciare importanti investimenti, modernizzare l’economia, modernizzare i sistemi sociali e la pubblica amministrazione. L’Europa, sembra avere scelto la via della solidarietà, costruendo un piano di recupero e resilienza, è ora che ogni Stato membro lavori per usare in modo utile ed efficiente questi fondi, sperando non si trasformino in fieno per la mangiatoia di personaggi corrotti e per rinforzare le lobby mafiose. Occorre investire nell’istruzione, investire nelle competenze, investire nella formazione professionale, soprattutto ridurre i divari regionali. Siano sforzi estremamente importanti per l’Italia, ma siano importanti anche per l’Europa, per uscire dalla crisi più forti, più equi, più inclusivi e più sociali.

Alfredo Magnifico Segretario generale Roma capitale