Un vino,un territorio/ Puglia- Bolonero Torrevento

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Pietro Colagiovanni*

Il territorio: la Puglia è una delle regioni con la maggiore produzione vitivinicola italiana e negli ultimi decenni si sta affermando per produzioni molto diversificate e di ottima qualità. Oggi siamo a Corato , nelle Murge, in provincia di Bari dove ha sede la cantina Torrevento produttrice di questo sorprendente rosso Bolonero. Le Murge, una sorta di altopiano carsico esteso tra la Puglia centrale e la Basilicata nord orientale, sono un territorio vocato per la coltivazione della vite, con il suo terreno roccioso e la sua consistenza calcareo-argillosa di medio impasto. Corato è un popoloso comune di oltre 48.000 abitanti a circa 40 chilometri da Bari.

Corato – centro

Abitato sin dai tempi dell’età del bronzo (ci sono anche resti archeologici in zona di questi insediamenti primitivi) Corato ha le proprie origini nel III secolo a.C. Quando Scipione l’Africano premia i soldati con cui aveva sconfitto Annibale con la concessione di terreni e appezzamenti. Uno di loro si chiamava Caius Oratus da cui deriverebbe il nome della città. Territorio normanno, fedele agli Svevi anche dopo la morte di Federico II diviene possedimento borbonico nel XVI secolo e ne segue l’intera storia. Nel 1503 la famosa Disfida di Barletta si svolge nelle vicinanze di Corato, a mattinata Sant’Elia nelle campagne tra Corato e Trani. Storicamente un centro agricolo conobbe un grande fervore economico ed urbanistico con Gioacchino Murat. Davisitare i numerosi edifici religiosi: la Chiesa di Santa Maria Maggiore (conosciuta anche come il Duomo), la Chiesa di Maria SS del Monte Carmelo, la Chiesa della Madonna delle Grazie e la Chiesa dei Cappuccini, cui la popolazione è molto legata per il culto di Santa Rita da Cascia e Padre Pio da Pietrelcina. Da vedere anche il Palazzo delle Pietre Pizzute e la Chianca dei Paldini, un dolmen dell’età del bronzo.

Reperti storici al Museo di Corato

Il vitigno: il Bolonero è un vino realizzato con un blend di due vitigni a bacca nera di cui uno autoctono della Puglia l’Uva di Troia meglio conosciuta come Nero di Troia. Un vitigno, spesso sottovalutato e non di facile coltivazione che proprio cantine come Torrevento stanno valorizzando e riportando in auge. Il Nero di Troia probabilmente deve il suo nome alla omonima cittadina pugliese anche se c’è chi non manca di fare suggestioni sulla sua provenienza dalla città dell’Asia minore, quella di Omero e dell’Iliade per intenderci. Il Nero di troia concede vini dagli odori e sapori di frutta di bosco abbinati anche a sentori di spezie, come il pepe nero e non particolarmente tannici. L’altro vitigno utilizzato per il Bolonero è molto noto ed è l’Aglianico.

Uva dalle origini molto antiche (ne parlavano già Catone, Strabone, Plinio e Columella) e dai numerosi biotipi è oggi un marchio per la vinificazione nel Meridione d’Italia, specie quella campana e della Basilicata. Dall’etimologia incerta e molto discussa l’Aglianico è un vitigno tradizionale in tutto il Sud, Puglia inclusa. Dà vita a vini dall’elevato tenore zuccherino, una accidità prorompente e marcata tannicità, cosa che li rende adatti anche a lunghi invecchiamenti. In questo caso rafforza e struttura la consistenza non esagerata del Nero di Troia.

Il vino: le Cantine Torrevento della famiglia, con 450 ettari vitati e 2,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno sono un campione ed un simbolo della rinascita vitivinicola pugliese. La cantina di proprietà della famiglia Liantonio ha la propria sede in un ex monastero benedettino del settecento in contrada Torre del vento da cui prende il nome. La direzione della cantina è chiara ed ha molto contribuito a migliorare l’immagine, offuscata da decenni di produzione quantitativa ma non qualitativa, del vino pugliese: rivalutazione dei vitigni autctoni, rispetto dell’ambiente e rivalutazione della tradizione. Il Bolonero è un esempio particolarmente riuscito di questa filosofia. Dopo la fermentazione con macerazione affina 8 mesi tra acciaio e bottiglia. Dal coloro rosso rubino intenso ha profumi di frutta di bosco mixata con sentori speziati che lo rendono accattivante e gradevole. Al sorso il mix di profumi si ripropone con eleganza ed equilibrio, con una struttura significativa ma non invadente, piacevole con il suo tannino importante ma ben levigato, ricorda l’eleganza di una costruzione massiccia ma nel contempo armonica e leggera, ed il riferimento al Castello di Federico II è del tutto voluta. Considerato anche un rapporto qualità prezzo strepitoso è un vino di grande qualità, ideale per accompagnare primi piatti con una certa struttura, come pasta al forno o secondi di carne, anche arrosti, e formaggi con una buona stagionatura.

Valutazione: 4,25/5

Prezzo medio: 5,5 euro

Rapporto qualità/prezzo: assolutamente favorevole

* fondatore e amministratore del gruppo Terminus, giornalista, sommellier Ais

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