Dottor Ciafani, quanto inciderà, a livello economico, l’apertura delle centrali in Italia?
“A livello economico sarà una stangata. A di là della propaganda nuclearista, diversi soggetti quali il Dipartimento energetico Usa, il Mit, l’Agenzia internazionale dell’energia e l’agenzia di rating Moody’s rilevano che, includendo i costi di smantellamento e di stoccaggio delle scorie, l’energia nucleare è sta le più costose al mondo. Se vogliamo davvero ridurre i costi in bolletta dobbiamo puntare sulle rinnovabili. Più si diffondo queste tecnologie, meno costeranno. Non è vero che l’energia verde è la causa di bollette troppo alte: dei 5,5 miliardi di euro sottratti in fattura, 2,7 riguardano voci che non hanno nulla a che fare con le fonti alternative”.
Come vede la scelta del governo di attuare il Decreto sulle rinnovabili? E che impatto avrà il nucleare sull’ambiente, a differenza si eolico e fotovoltaico?
“Io credo che sia giusto diminuire gli incentivi in modo graduale per permettere alle nuove tecnologie di svilupparsi ed affermarsi. Non sono d’accordo sulla decurtazione drastica impostata dal governo. A livello ambientale, la tecnologia scelta per le centrali non ha risolto proprio nulla. Il problema dello smaltimento delle scorie che c’era prima ci sarà anche dopo e questo lo rilevano anche Usa e Francia che sono quei paesi che attualmente si basano sul nucleare. Durante il la fase di esercizio, inoltre, la centrale rilascia comunque dosi di radiazioni che si disperdono nell’ambiente. Secondo uno studio condotto dall’Agenzia federale per la radioprotezione tedesca, i bimbi che vivono entro un raggio di 5 km dalla centrale hanno una percentuale maggiore di ammalarsi rispetto gli altri”.
Crede che l’approvazione del Decreto sia stato influenzato dalla politica sul nucleare? La stessa politica ha, inoltre, influenzato anche la scelta di dottor Veronesi a capo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare?
“Decisamente si. L’obiettivo è quello di sottrarre soldi alle rinnovabili per reinvestirle nel nucleare proprio perché i costi di gestione pre, durante e post sono molto elevati. Anche il ministro Romani lo ha ammesso. Per quanto riguarda Veronesi, la scelta è stata tutta mediatica. Per quel ruolo era necessario un tecnico che potesse valutare adeguatamente gli aspetti pratici del sistema”.
Se le centrali dovranno in ogni caso essere costruite, quali potrebbero essere i siti migliori in Italia?
“I siti idoneo sono pochi. Il territorio deve essere geologicamente stabile, vicino all’acqua e con nessuna popolazione intorno. Per quanto riguarda i due aspetti si prediligono le coste. Se si prende in considerazione anche la popolazione, non è possibile costruire la centrale in nessun posto. Si parla molto di sicurezza ma il Giappone c’insegna. Stando a questi fattori, nessun sito è idoneo. Per questo, a giugno, si chiederà agli italiani di votare nuovamente con un referendum per esprimere il proprio parere sul nucleare. Il governo sta cercando di non far raggiungere il quorum necessario per impedire che il referendum si svolga, per questo non ha approvato l’Election day costringendo agli italiani a votare più volte, con la conseguenza che verranno impegnati 400 milioni di euro”.
Carmela Mariano