Siamo disposti a lavorare, ma mai e poi mai solo se questa fosse solo per l’Italia, ma in un fase in cui abbiamo molto interesse ad ottenere la collaborazione stretta con paesi come la Germania e la Francia, perché no? E lo dico non perché io sia stato allievo di Tobin”. Intanto oggi Sarkozy arriva alla colazione con la Merkel con qualche timidezza in meno per l’appoggio del partner italiano e qualche punto in più nei sondaggi per le presidenziali; e il presidente del Consiglio ne seguirà le orme mercoledi’, portando a Berlino la consapevolezza di un’Italia tornata affidabile grazie alla pesante manovra di dicembre e al nuovo pragmatismo del governo. ”L’Europa faccia la sua parte, e presto”: questa parola d’ordine rimbalzata venerdì nei Palazzi di Parigi durante la visita di Monti, troverà eco a Berlino. Poi Monti, che sulla Tobin Tax è allineato con la Merkel e non con Sarkozy che ne fa una priorità, andra’ a Londra, per provare a riallacciare il dialogo con Cameron, che si sta allontanando ogni giorno di più dall’Europa: prima con il veto sulla riforma dei trattati, in queste ore con il no assoluto alla tassa sulle transazioni finanziarie, a protezione degli interessi della City londinese. Seguirà, in un gennaio di negoziati senza tregua, la trilaterale di Roma del 20 – Monti-Merkel-Sarkozy – quindi a fine mese il summit di Bruxelles. Ma la prima tappa a Berlino sembra poter dare la linea al seguito. Italia e Francia, per abbassare i tassi e intravedere una luce in fondo a tunnel della crisi, si aspettano da un lato un impulso decisivo e sostanziale – anche nella dotazione, come ha fatto capire Monti – del fondo Esm, il salva-stati. Dall’altro, puntano entrambe con decisione sulla fase 2, quella della crescita senza la quale tutto è palliativo. In questa prospettiva, le obbligazioni ‘project-bond’ per rilanciare l’Europa con le infrastrutture fanno più tendenza degli eurobond, pura gestione dell’immane debito esistente. Il tetto di 500 miliardi di dotazione dell’attuale Fondo, l’Efsf, è irrisorio, Monti l’ha fatto capire e la Merkel dovrà ascoltare le richieste dei partner. Per quanto riguarda invece ulteriori irrigidimenti del Fiscal compact, l’accordo sulle regole di bilancio voluto dal presidente della Bce Mario Draghi e dalla cancelliera tedesca, Roma e Parigi non ne accetteranno. La strada appare in salita, ma all’Italia con il suo rinnovato peso internazionale sembra andare meglio che alla Francia: Parigi deve appoggiarsi proprio al nuovo governo di Roma per fare squadra dopo che Londra si è allontanata ancora di più rompendo anche sulla Tobin Tax.