“Le donne e le persone che risiedono nel Mezzogiorno, cioè le situazioni già più svantaggiate dell’occupazione sono al vertice anche di questa negativa classifica – spiega ancora Fammoni – è un dato che, senza interventi strutturali, è destinato ad aumentare perché la percentuale di trasformazione in lavoro standard è in drastico calo mentre aumenta il numero di chi finisce nell’area della disoccupazione”.
La quota di apprendistati è ancora troppo bassa – aggiunge il dirigente Cgil – perché le nuove norme concordate non sono ancora entrate a regime, ma soprattutto perché le tante forme di lavoro atipico cannibalizzano il contratto formativo di ingresso al lavoro.
L’indagine Isfol conferma chiaramente cosa occorre per fare uscire una intera generazione dalla precarietà. Tagliare le forme di lavoro precario e rendere più costosa la precarietà, puntare sull’apprendistato, dare tutele a tutti i giovani precari che ne sono privi, usare la leva degli incentivi per trasformare questo stock di precarietà in lavoro stabile.
Questa è la riforma del lavoro di cui le persone e il paese hanno bisogno.