Gli effetti economici di questa situazione sono presto quantificabili. Se alle nostre imprese fosse applicato lo stesso tasso medio che “grava” sulle aziende tedesche (3,51%), il risparmio per il nostro sistema imprenditoriale sarebbe pari a 1,75 miliardi di euro. Se, invece, fosse pari a quello applicato alle aziende francesi (3,20%), le nostre imprese risparmierebbero addirittura 4,48 miliardi di euro.
Ma le brutte notizie, purtroppo, non finiscono qui. Nell’ultimo anno, complice anche il vertiginoso aumento dello spread che in Italia è salito di ben 147 punti base rispetto ai titoli di stato tedeschi, il tasso di interesse applicato alle Pmi sui prestiti con durata compresa tra 1 e 5 anni ha registrato l’aumento più significativo tra le principali economie dell’area euro: +1,10 punti percentuali, arrivando a toccare il 6,24%. Tra i grandi dell’area dell’euro solo le Pmi spagnole presentano un costo del denaro più elevato del nostro (+6,50%), anche se nell’ultimo anno la crescita avvenuta in Spagna è stata, rispetto alla nostra, più contenuta (+0,62%).
Anche per le grandi imprese italiane le cose non sono andate meglio: il tasso di interesse sui prestiti ha raggiunto il 3,40%, registrando, tra il luglio 2011 e lo stesso mese di quest’anno, un aumento record dello 0,74%.
“Siamo molto preoccupati – commenta il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi – soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che in questi ultimi 12 mesi hanno subito una forte contrazione dell’erogazione del credito, pari all’ 1,7%, mentre quello concesso presenta tassi nettamente superiori a quelli applicati ai nostri principali concorrenti. Con queste condizioni tener testa alla concorrenza nei mercati internazionali è sempre più difficile”.
Ma le preoccupazioni dell’elevato costo del denaro rischiano di avere anche una importante valenza occupazionale.
“Se non aiutiamo le piccole imprese – conclude Bortolussi – non aiutiamo nemmeno chi è alla ricerca di un posto di lavoro. Ricordo che secondo la Commissione Europea sono le Pmi a creare più occupazione. Tra il 2002 ed il 2010, l’85% dei nuovi posti di lavoro è stato creato dalle piccole e medie imprese europee e, nello specifico, se si considerano solo le microimprese hanno creato mediamente ogni anno 631.000 nuovi posti di lavoro, ovvero il 58,1% della nuova occupazione complessiva. Va da sé che in Italia, per antonomasia terra di piccole imprese, la ripresa economica è legata alla loro tenuta. Se avranno un aiuto ed un sostegno allora il Paese avrà buone possibilità di farcela, altrimenti sarà difficile contenere la disoccupazione e uscire da questa crisi in tempi brevi”.