(Adnkronos) – "La nuova terapia mirata del carcinoma della mammella metastatico Er+ Her2-, ovvero la molecola elacestrant attiva per via orale, per noi pazienti rappresenta una speranza che si realizza. Ma ancora più importante è che ci sia la possibilità di fare la biopsia liquida che consiste in un semplice prelievo di sangue. Il test ha dei grandi vantaggi e importanti potenzialità, non è invasivo ed è preciso nel migliorare la selezione delle terapie da parte degli specialisti". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Antonella Iadanza, Patient Advocate di Fondazione IncontraDonna, in occasione di una conferenza stampa promossa oggi a Roma, con il contributo non condizionante di Menarini Stemline, con esperti di Fondazione Aiom e Fmp (Fondazione per la medicina personalizzata) per chiedere che le nuove ormonoterapie orali siano disponibili anche in Italia. Per Iavanza la qualità di vita di una paziente con carcinoma della mammella metastatico Er+ Her2- "può essere ottima, quasi normale a parte le cure. Cure che ad alcune causano disturbi, ad altre meno. Il tumore è soggettivo. C'è chi per una semplice pillola si sente debilitata e chi, invece, nonostante terapie più pesanti continua a fare una vita normale. Indubbiamente, il fatto che ci sia una nuova ormonoterapia ci dà speranza, e questo è un balsamo per la qualità di vita anche dal punto di vista psicologico", conclude. —[email protected] (Web Info)
La dieta mediterranea è associata ad un minor rischio di mortalità nelle persone con diagnosi di tumore
(Adnkronos) – La dieta mediterranea è un potente alleato per la salute anche dopo una diagnosi di cancro. I pazienti che mangiano secondo i dettami della nostra tradizione alimentare vivono più a lungo e hanno un rischio ridotto di mortalità cardiovascolare, -60%. In generale la mortalità si abbassa del 32%. Lo rivela uno studio italiano realizzato all'interno del Progetto Umberto, condotto dalla Piattaforma comune di ricerca Fondazione Umberto Veronesi – Dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l'Università Lum 'Giuseppe Degennaro' di Casamassima nel barese. La ricerca, pubblicata su Jacc CardioOncology, ha esaminato i dati di 800 adulti italiani, sia uomini che donne, a cui era già stato diagnosticato un cancro al momento dell'arruolamento nello studio Moli-sani, tra il 2005 e il 2010. I partecipanti sono stati seguiti per oltre 13 anni, e per tutti erano disponibili informazioni dettagliate sul consumo alimentare durante l'anno precedente l'iscrizione. “Il messaggio principale di questo studio – commenta Licia Iacoviello, direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Ordinario di Igiene Generale e Applicata dell’Università LUM – è che non bisogna mai smettere di fare prevenzione. Infatti, i nostri dati mostrano che le persone che avevano avuto un tumore e che riferivano di seguito uno stile alimentare mediterraneo avevano un rischio di mortalità più basso di chi invece non aveva seguito la Dieta Mediterranea. Il beneficio era particolarmente evidente per la mortalità cardiovascolare. Altro messaggio importante di questo studio -continua Licia Iacoviello- è che tumori e malattie cardiovascolari anche se apparentemente diversi condividono gli stessi fattori di rischio. È quello che in letteratura è noto come ‘common soil’, un terreno comune da cui si originano queste diverse patologie”. "Il ruolo benefico della dieta mediterranea nella prevenzione primaria di alcuni tumori è ben noto in letteratura – afferma Marialaura Bonaccio, prima autrice dello studio e Co-Principal Investigator della Joint Research Platform all’Irccs Neuromed -. Si sa però poco sui potenziali benefici che questo modello alimentare può avere per chi ha già ricevuto una diagnosi di cancro". I ricercatori hanno dunque analizzato il ruolo della dieta mediterranea in relazione alla mortalità nelle persone che avevano già una storia di cancro al momento dell'arruolamento nello studio Moli-sani, una delle più grandi coorti di popolazione in Europa. Con l'obiettivo di verificare in che misura una dieta sana può prolungare la sopravvivenza. "I risultati del nostro studio – spiega Bonaccio – indicano che le persone che avevano un tumore e riferivano un'elevata aderenza a uno stile alimentare mediterraneo avevano un rischio di mortalità inferiore del 32% rispetto ai partecipanti che non seguivano la dieta mediterranea. Il beneficio è stato particolarmente evidente per la mortalità cardiovascolare, che si è ridotta del 60%". "La dieta mediterranea – ricorda Chiara Tonelli, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Umberto Veronesi – è composta prevalentemente da alimenti come frutta, verdura e olio d'oliva, che sono fonti naturali di composti antiossidanti, il che potrebbe spiegare il vantaggio osservato in termini di mortalità non solo per il cancro, ma anche per le malattie cardiovascolari, che possono essere ridotte da diete particolarmente ricche di questi composti bioattivi". —[email protected] (Web Info)
Tumore seno, Cinieri (Aiom): “Biopsia liquida sempre più importante”
(Adnkronos) – "La biopsia liquida è diventata importante anche nel cancro della mammella. In pratica consiste in un prelievo di sangue, quindi non c'è più necessità di fare un prelievo di materiale dal tumore e questo dà un grosso vantaggio alle pazienti. Nel cancro della mammella serve specificatamente in questo campo, ma ci saranno varie e tantissime altre applicazioni, a dimostrare la presenza o l'assenza di una mutazione di un gene che si chiama Esr1". Così all'Adnkronos Salute Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom e direttore Oncologia medica e Breast Unit ospedale Perrino di Brindisi, in occasione di una conferenza stampa promossa oggi a Roma, con il contributo non condizionante di Menarini Stemline, con esperti di Fondazione Aiom e Fmp (Fondazione per la medicina personalizzata) per chiedere che le nuove ormonoterapie orali siano disponibili anche in Italia. "La mutazione del gene Esr1 è intorno al 30% – spiega Cinieri – ma i dati stanno aumentando man mano che si raffinano le tecniche di laboratorio, quindi potrebbe arrivare anche al 40% in donne affette da cancro della mammella con recettori ormonali positivi che hanno fallito una prima linea di terapia endocrina con inibitori delle cicline e degli inibitori dell'aromatasi. Pertanto, avere la mutazione favorisce l'assunzione del nuovo farmaco elacestrant che ha dato dei risultati importanti in questo campo e che noi stiamo usando in uso compassionevole in Italia perché al momento siamo in attesa dell'autorizzazione da parte di Aifa, che spero avvenga al più presto". La biopsia liquida "ha cambiato la storia dell'oncologia perché, ribadisco, una volta bisognava fare le biopsie del tessuto. Spesso queste donne hanno una patologia solo ossea, e fare una biopsia ossea è impegnativo e più complesso di un esame di un tessuto. Il test è fondamentale perché, se non hai la mutazione di Esr1, il farmaco potrebbe funzionare meno", conclude l'oncologo. —[email protected] (Web Info)
Tumore seno, oncologo Marchetti: “Con nuove terapie evitiamo ricorso a chemio”
(Adnkronos) – "Con le nuove terapie mirate per il tumore al seno metastatico Er+/Her2-, tra queste elacestrant, evitiamo il ricorso alla chemioterapia per un sottogruppo di pazienti che, secondo le stime, in Italia sono circa 2.000. E' la prima volta che abbiamo un trattamento a bersaglio molecolare su una popolazione già trattata con terapia antiormonale e inibitori delle chinasi ciclino-dipendenti". Lo ha detto all'Adnkronos Salute l'oncologo Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la medicina personalizzata, in occasione di una conferenza stampa promossa oggi a Roma con il contributo non condizionante di Menarini Stemline, con esperti di Fondazione Aiom e Fmp per chiedere che le nuove ormonoterapie orali siano disponibili anche in Italia. "Parliamo di un gruppo di donne abituato per tanti mesi, a volte per 3-4 anni – spiega Marchetti – ad un trattamento ormonale relativamente poco impegnativo e che non turbava la loro vita quotidiana. Quindi poter proseguire con un nuovo trattamento, ancora una volta basato su una terapia ormonale orale, diretta su un specifico bersaglio, ovviamente rappresenta un grande vantaggio". Sulla disponibilità anche in Italia di elacestrant, Marchetti precisai: "Non dipende dagli oncologi, ma dall'Aifa che sta valutando il dossier registrativo e che dovrebbe esprimersi o immediatamente prima o immediatamente dopo l'estate. Quindi presumo che sarà disponibile entro la fine dell'anno". Dal punto di vista dell'importanza di questo trattamento, "dobbiamo considerare quella che è la popolazione a cui è rivolto – conclude Marchetti – Un altro grande vantaggio è che noi, anziché fare una biopsia sul tessuto, possiamo riconoscere queste alterazioni attraverso un semplice prelievo di sangue". —[email protected] (Web Info)
Sanità, dal Covid all’aviaria, Piano pandemico 2024-2028 in dirittura d’arrivo
(Adnkronos) – Forse ci siamo per il nuovo Piano pandemico 2024-2028. Se n'erano perse le tracce da gennaio dopo l'uscita della bozza e le polemiche politiche su restrizioni e obblighi. Il documento è in dirittura d'arrivo e gli uffici della Direzione della Prevenzione del ministero della Salute stanno ultimando alcune parti. Ma il 'cuore' del nuovo piano, che segna un cambio di paradigma rispetto al passato, è stato delineato. Il principio è la responsabilizzazione delle persone e delle istituzioni, seguendo però le linee guida internazionali che nel campo delle malattie infettive sono il faro per tutti i Paesi, come abbiamo imparato durante la pandemia Covid. Responsabilità e più attenzione ai principi di libertà individuale anche per l'accesso alla vaccinazione. Addio quindi all'era degli obblighi. La storia dell'atteso documento che dovrebbe mettere in sicurezza l'Italia in caso di una nuova pandemia è molto incidentata. Il piano è stato elaborato dalla Direzione Prevenzione e presentato a gennaio scorso almeno in una prima bozza alle Regioni – per poi siglare l'accordo in Conferenza Stato-Regioni – ma da quel momento, con le polemiche politiche sopraggiunte, è finito in un limbo. Intanto dal Covid siamo passati all'influenza aviaria H5N1 che ha ricominciato a spaventare, con i focolai negli allevamenti Usa. La bozza del piano pubblicata sui media aveva suscitato le critiche di una parte della maggioranza al Governo – con interrogazioni al ministro della Salute Orazio Schillaci – per la conferma delle misure di restrizione in caso di pandemia, come previsto da ogni Piano pandemico. Un incubo per chi aveva visto come fumo negli occhi i Dpcm del 2020 varati dall'allora premier Conte contro il Covid. Proprio a fine gennaio, era stato Schillaci a rispondere ad un'interrogazione del senatore della Lega Claudio Borghi sulla revisione degli indirizzi in vista dell'adozione del Piano pandemico per il periodo 2024-2028 e sulla discontinuità del piano rispetto al precedente. "Sento di dover precisare che, per affrontare un patogeno ignoto con un tasso altissimo di mortalità, potrebbe essere necessario adottare misure restrittive che dovranno però essere emanate – aveva chiarito il ministro – solo se strettamente indispensabili, rimanere eventualmente in vigore per il tempo strettamente necessario ed essere proporzionate sia alla probabilità sia all'entità dell'evento". Una puntualizzazione per calmare chi nella maggioranza di centro-destra non digerisce le misure restrittive e gli obblighi già vissuti durante il Covid. —[email protected] (Web Info)
Vacanze al mare terapeutiche per il corpo e la psiche ma serve almeno 1 settimana
(Adnkronos) – Pelle, psiche, vie respiratorie, ossa, metabolismo. L'intero organismo può trarre vantaggi da una vacanza al mare che, oltre ad essere piacevole, può rivelarsi anche concretamente terapeutica. "Ovviamente non si può pretendere di avere benefici da un weekend. Serve almeno una settimana, l'ideale sarebbe concedersene 2", spiega all'Adnkronos Salute Fausto Bonsignori, docente del Master universitario di medicina termale all'università di Pisa, che elenca tutti i 'poteri curativi' di un soggiorno marino. "In questo caso, però, non parliamo di vera e propria talassoterapia, che è una disciplina medica precisa: una branca della medicina termale codificata, con cure standardizzate, precisi trattamenti, seguita dal medico che visita, valuta, prescrive, monitora. Con obiettivi di cura ottenuti utilizzando le acque e i fanghi marini", puntualizza l'esperto evidenziando che, in ogni caso, anche da una semplice vacanza in spiaggia si può ottenere molto. "Con un soggiorno al mare di almeno 7 giorni – continua – si ottengono benefici certi, a partire dall'azione del clima marino che ha effetti straordinari". In primo luogo per l'aria che respiriamo, che è un aerosol marino, un'aria ricca di particelle di sale, in particolare se siamo entro 1 km dalla linea di battigia. L'aerosol marino è ricco di ioni negativi che fanno molto bene alla salute psicofisica globale. In generale, in città e negli ambienti chiusi respiriamo aria con ioni positivi che a lungo andare ci creano disturbi (irritabilità, cefalea, fastidi anche psicologici)". L'aria marina, invece, "migliora lo stato dell'umore, il senso di benessere. C'è una risposta migliore dell'equilibrio psicofisico dell'organismo, un miglioramento della capacità respiratoria. Come è noto, inoltre, l'aria marina fa molto bene agli allergici, perché sul mare gli allergeni sono rari rispetto alla campagna o alla città". Il primo beneficio, dunque, "è di carattere climatico. Per questo consiglio ai pazienti di fare semplici passeggiate al mattino sulla spiaggia o sul lungomare, facendo piccoli esercizi respiratori, in modo da respirare l'arosol marino", raccomanda l'esperto. Anche l'esposizione al sole, "se misurata e protetta, è assai benefica: favorisce la sintesi di vitamina D ed è utilissima soprattutto alle persone che vivono poco all'aria aperta durante l'anno". Il clima marino, inoltre, aggiunge Bonsignori, "è stimolante per il metabolismo e per alcune funzioni ghiandolari. Si respira iodio, quindi il metabolismo basale è sollecitato in maniera importante. Non a caso alle persone con patologie tiroidee molte avanzate, con un ipertiroidismo non controllato, questo clima non è consigliato". All'aria salubre si aggiunge poi il beneficio dell'acqua marina, che "se si utilizza in talassoterapia viene impiegata (e trattata) come un'acqua termale, con il suo percorso medico e le indicazioni prescritte. Se invece parliamo di spiaggia e bagni – prosegue Bonsignori – gli effetti sono soprattutto muscoloscheletrici, di riattivazione, di stimolo della funzione respiratoria e cardiaca, di miglioramento della macro circolazione". Una vacanza al mare, inoltre, "è molto utile per alcune patologie della pelle. La dermatite seborroica, patologia fastidiosa, ne trae ad esempio grandissimi benefici grazie agli effetti positivi combinati di sole e acqua marina". Anche per l'acne "si ottengono notevoli miglioramenti perché l'acqua di mare ha un'azione antinfiammatoria e disinfettante, e il sole ha un'azione curativa". Infine la psoriasi, "una malattia che colpisce il 3% della popolazione e che registra un notevole miglioramento al mare. Persino nella forma squamosa. La lesione cutanea migliora nettamente. Il sole è una fototerapia – cura che si utilizza di prassi per questi disturbi – naturale". Se poi "queste patologie vengono trattate in un centro di talassoterapia, il medico indica le terapie e la cura viene ottimizzata al massimo". A tutto questo si aggiunge l'effetto dell'attività fisica "attraverso le nuotate, la ginnastica e le passeggiate in acqua", rimarca l'esperto. Infine, "le persone con patologie linfatico venose degli arti inferiori ottengono effetti benefici camminando nel mare. Questo grazie alla pressione idrostatica, che ha lo stesso effetto delle calze compressive". Inoltre "quella del mare non è acqua semplice, ma è minerale, la più completa del mondo, che oltre alla pressione fisica ha anche un'azione chimica, con una grossa pressione osmotica. In tal modo riduce l'edema e ha una fortissima azione antinfiammatoria e antibatterica, così le gambe si alleggeriscono. Camminare in acqua, possibilmente su un fondo non troppo accidentato e immergendosi oltre la cintola (non serve a niente farlo immergendosi fino al ginocchio), è di grande utilità contro la sensazione delle gambe pesanti", conclude Bonsignori, evidenziando che anche la "psiche trae molti vantaggi da una vacanza al mare, purché non sia mordi e fuggi". —[email protected] (Web Info)
Salute: boom acqua idrogenata, ricercatore ‘inutile ma spesso marketing batte scienza’
(Adnkronos) – Per tanti dovrebbe essere il 'Sacro Gral' del benessere: è l'acqua idrogenata, ovvero semplice acqua a cui vengono aggiunte molecole di idrogeno disciolto. Viene venduta sottolineandone il 'potere' antinfiammatorio e la capacità di rafforzamento del sistema immunitario. Spesso poi vengono aggiunti aromi perché è indistinguibile dall'acqua del rubinetto, ma molto più cara. Aureliano Stingi, ricercatore e scienziato divulgatore su X, in un post ha chiarito che è "ovviamente inutile e mi conferma che spesso il marketing batte la scienza a mani basse". Raggiunto dall'Adnkronos Salute, ha specificato che "è l'ennesima moda stupida e costosa" e soprattutto "non serve a nulla se non a spendere soldi". Sullo stesso fronte anche l'Associazione italiana acqua di qualità, che sul proprio sito ha provato a rispondere alla domanda: acqua idrogenata, ci sono benefici? "La concentrazione dell'idrogeno disciolto nell'acqua così arricchita è di circa 1 mg/L (la concentrazione di saturazione a temperatura ambiente è di 1,6 mg/L), cioè estremamente modesta – evidenzia l'associazione – Le affermazioni salutistiche diffuse in Rete provengono da chi produce e commercializza questi apparecchi; la maggior parte dei recenti studi scientifici è stata condotta ricercatori giapponesi (questa tecnologia nasce in Giappone) per testare gli effetti dell'idrogeno gas sui ratti, mentre un numero minore di ricerche ha evidenziato effetti terapeutici e preventivi sull'organismo umano su differenti casi clinici; non esistono prove condotte sul soggetto sano che dimostrino gli effetti decantati e i vantaggi rispetto alla normale acqua potabile". —[email protected] (Web Info)
Consulcesi lancia ‘Club infermieri’, supporto concreto digitale e smart
(Adnkronos) – Supportare gli infermieri a pianificare e organizzare al meglio, e con maggiore serenità, la propria vita professionale, senza dimenticare quella privata, con una soluzione personalizzata, digitale e Smart. È la soluzione ‘Club infermieri’ messa a punto da Consulcesi. Dalla carenza di personale alla mancanza di organizzazione e ai turni logoranti, dal carico di responsabilità agli stipendi ancora sotto la media Ue fino al conseguente stress psico-fisico – si legge in una nota – sono ancora tante le questioni irrisolte che oggi le professioni infermieristiche devono affrontare, in un contesto nazionale che, da una parte, vede un gap di oltre 60 mila unità (Rapporto Crea Sanità) e, dall’altra, certifica che quella degli infermieri è la categoria sanitaria più esposta a rischi sul lavoro (Rapporto Inail 2023). Con gli investimenti del Pnrr è stato finalmente messo in atto quel procedimento di centralizzazione del territorio e dell’assistenza di prossimità che da anni si richiedeva. L’infermiere dovrà svolgere un ruolo fondamentale nella gestione dell’iter assistenziale del paziente, sia nelle Case di comunità che fuori, integrandosi sempre più nei team multidisciplinari. Si tratta di un’occasione tangibile per trasformare la professione infermieristica, investendo nella specializzazione e nelle nuove competenze. “Responsabilità, connessione e gestione sono le parole chiave del cambiamento, ma anche le linee guida che hanno portato Consulcesi al lancio di Club Infermieri – illustra Simona Gori, responsabile Consulcesi Club – una soluzione concreta, pratica e smart, anche nel prezzo, che pone al centro una categoria professionale che rappresenta la spina dorsale del nostro Servizio sanitario nazionale”. Si tratta di “una piattaforma digitale, semplice e funzionale, nata proprio con l’obiettivo di supportare gli infermieri a pianificare e organizzare al meglio, e con maggiore serenità, la propria vita professionale, senza dimenticare quella privata”. Come? “Attraverso un set di servizi pensati per loro – aggiunge Gori – Dalla possibilità di informarsi e aggiornarsi costantemente e in modo semplice e veloce grazie a contenuti innovativi – quali guide, podcast, video, infografiche ed e-book – consultabili e scaricabili in ogni momento, alle risorse pratiche e funzionali – tool, calcolatori e moduli facsimile – per affrontare e risolvere agilmente e tempestivamente ogni esigenza concreta, professionale e personale”. E per sentirsi più sicuri al lavoro Club Infermieri mette a disposizione la Polizza Tutela Legale con la migliore assistenza e difesa, sia stragiudiziale che giudiziale, con la garanzia di rimborso delle spese legali, peritali e processuali. Una protezione a 360 gradi, sicura e conveniente, con massimale annuo illimitato, nessun anticipo o franchigia e copertura dalla data del sinistro. Per offrire, invece, un supporto alla valorizzazione della professione infermieristica, c’è ‘Elenco professionisti sanitari’, il servizio che consente di pubblicare la propria scheda professionale per aumentare la propria visibilità online, condividere competenze ed esperienza con i colleghi e in ottica interdisciplinare. Uno strumento attraverso il quale è possibile intercettare nuove opportunità professionali. Club Infermieri – conclude la nota – non trascura il work-life balance, esplorando aspetti più propriamente legati alla sfera privata con l’obiettivo di offrire soluzioni economicamente vantaggiose. Grazie a convenzioni esclusive, gli infermieri hanno a disposizione oltre 12 mila codici sconto e coupon per acquisti online convenienti in più di 700 negozi dei più svariati brand: moda, elettronica e informatica, voli, hotel e viaggi, cibo e vino, farmacia e molto altro. In più, convenzioni e vantaggi ad hoc per l’energia elettrica e il gas per la casa e lo studio e per il noleggio auto e veicoli commerciali. Un universo di promozioni per supportare concretamente la vita di una categoria professionale fondamentale per l’intero sistema salute. —[email protected] (Web Info)
Istruzione, 30 milioni di insegnanti e 20 milioni di allievi nel mondo: i numeri di Superprof
(Adnkronos) – Cinquanta Paesi, 30 milioni di prof e 20 milioni di allievi nel mondo, +2000 materie insegnate, 60% di allievi che scelgono i corsi in presenza e 40% di allievi che scelgono i corsi a distanza. Sono i numeri di Superprof, azienda 100% made in France con 30 country manager nativi delle loro zone di attività, numero uno per la condivisione delle conoscenze in Europa. Un'azienda con 44 milioni di euro di fatturato senza alcuna raccolta fondi, 250 collaboratori in 18 lingue e 35 nazionalità, 50% di crescita annuale. I risultati eccellenti di Superprof derivano dal bisogno universale di apprendimento, di condivisione delle esperienze e l’importanza del fattore umano nel mondo, quindi, più di connessione fra le persone. In meno di 10 anni, Superprof ha rivoluzionato il settore dei corsi privati e si impone come leader del mercato in Europa. Con più di 44 milioni d’euro di fatturato nel 2023 e un tasso di crescita eccezionale ogni anno, Superprof rientra tra al 65esimo posto dei campioni francesi della crescita (Les Echos/Statistica), avendo avuto un progresso del +376% tra il 2017 e 2021. Superprof conferma la sua ambizione di rincorsa alla crescita esterna, forte già di 15 acquisizioni, e continua ad estendersi in tutti i paesi del mondo. Dalla sua creazione, lo sviluppo di Superprof è stato pensato per essere internazionale. Nel 2014, l’azienda fidelizzava di già la più grande comunità di professori in tutta Francia. Italia, Messico, India, Sud Africa, Australia, Nigeria. Fra il 2015 e il 2022, Superprof si estende in cinque continenti fino a oggi, che propone corsi in più di 20 lingue e più di 50 paesi in tutto il mondo. —[email protected] (Web Info)
Nuova posizione pediatri su rischi creme solari, Iss chiarisce e si punta a nuove linee guida
(Adnkronos) – Continua a far discutere il nuovo 'position paper' dell'Associazione culturale pediatri (Acp) sui rischi per la salute da filtri e creme solari. Dopo le polemiche su X, è arrivato un chiarimento dell'Istituto superiore di sanità. L'Iss, citato dall'Acp nel suo documento, è intervenuto sulla pagina Facebook 'Acp per famiglie' rispondendo ad una utente che chiedeva se l'Iss fosse d'accordo con quanto scritto dai pediatri. "L'Istituto Superiore di Sanità è citato nel 'position paper' ma nessuno dei suoi esperti è stato consultato nella preparazione del documento, pertanto le posizioni espresse non possono essere associate a quelle dell'Istituto", si legge nel chiarimento dell'Iss. "Nessun conflitto con l'Iss" sulla questione dei rischi delle creme solari, "anzi piena collaborazione e ringraziamo l'Isituto per aver sollecitato un confronto su questo argomento. Precisiamo che il nostro 'position paper' riporta come fonte le dichiarazioni dell'Iss pubblicate sul proprio sito (www.epicentro.iss.it/uv/), in cui si legge 'ricordare che le creme solari non servono per stare di più al sole, ma per proteggersi quando l'esposizione è inevitabile'". Così all'Adnkronos Salute Stefania Manetti, presidente dell'Associazione culturale pediatri (Acp), spegne le polemiche sul documento che prima ha scatenato la discussione sui social e poi ha portato alla precisazione dell'Iss, citato nel documento. I pediatri Acp vogliono mettere fine alle polemiche, ma confermano la bontà del paper: "Continueremo su questa strada" e rispetto al messaggio ai genitori "saremo molto chiari, perché serve una comunicazione semplice, ma efficace". La presidente Manetti richiama inoltre la necessità di "un confronto aperto" sul tema delle creme solari, del loro uso e dei rischi, "con tutte le società scientifiche interessate", quindi pediatri e dermatologi e la possibilità che si arrivi a nuove linee guida. L'Acp infatti chiudeva il documento con un auspico: "Diventa fondamentale individuare la migliore strategia in merito onde evitare che la soluzione sia peggiore del problema. A nostro avviso, tutte le figure medico-scientifiche (medici, dermatologi, pediatri, formulatori, aziende produttrici), sedute a un tavolo virtuale,
dovranno dare inizio a un nuovo confronto, adoperarsi a individuare la giusta soluzione, individuando anche nuovi canoni di comportamento, generando proficue sinergie". Tornando al chiarimento dell'Iss, "le creme solari vanno usate quando l'esposizione è inevitabile non perché siano considerate pericolose, ma perché la loro efficacia è limitata per vari motivi. Perché la protezione dagli Uv non è al 100% (una crema con Spf 15 fa passare nella pelle il 7% degli Uv, una con Spf 30 il 3%, una con Spf 50 il 2%), perché le persone non le utilizzano come previsto (cioè usandone in quantità adeguata e ripetendone l'applicazione come suggerito, questo anche per via del costo delle creme) e perché danno un falso senso di sicurezza che porta le persone a prolungare l'esposizione". Per questo "devono essere considerate come l'ultimo presidio quando tutte le altre misure preventive non vengono adottate (per scelta o per impossibilità, consideriamo che ci sono anche persone che lavorano sotto il sole, non si parla solo di esposizioni 'ricreative'). Una volta che si renda necessario l'utilizzo di creme solari, allora queste non vanno usate 'il meno possibile', ma al contrario 'il più possibile', spalmandole in maniera abbondante e ripetendone l'applicazione" Il position paper dell'Acp evidenziava invece che "esporci al sole fa bene, ma le scottature vanno assolutamente evitate, specialmente in giovane età. Per evitare le scottature però, l'unica strada non può e non deve essere il filtro solare, che può presentare rischi sottovalutati per la salute". Il documento è firmato da un team di pediatri e dermatologi, che ha preso in considerazione le ultime ricerche scientifiche disponibili in fatto di filtri solari. "Una revisione degli studi scientifici fino ad oggi condotti non ha dimostrato che l'uso di filtri Uv sia associata a un minor rischio di cancro alla pelle", si legge nel documento. —[email protected] (Web Info)


