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Istat/La pandemia pesa negativamente su speranza di vita, lavoro e istruzione

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Il decimo Rapporto BES dell’Istat sul benessere equo e sostenibile, afferma che il Covid “ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni, in anni di vita attesi, maturati nel decennio, rilevando che nel 2010 la speranza di vita alla nascita era di 81,7 anni, nel 2019 di 83,2 e nel 2020 il dato è sceso a 82,3”. Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno, il 44,5% della popolazione esprime un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (43,2%). La soddisfazione per la vita rimane diseguale non solo tra territori ma anche per titolo di studio conseguito, età e tra uomini e donne, al Nord il (48,4%), quattro punti in più della media nazionale, livelli più bassi al Centro e nel Mezzogiorno (43% e 40%). Il divario sull’istruzione tra Italia ed Europa continua ad ampliarsi: nel secondo trimestre 2020 il 62,6% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore (54,8% nel 2010) una percentuale più bassa di 16 punti percentuali della media Ue. Tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media Ue a 27.

Nel secondo trimestre 2020 sale al 23,9% la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano (NEET), 21,2% nel 2019, nel 2020 il percorso scolastico dei ragazzi ha subito una delle più profonde e improvvise trasformazioni. Sull’integrazione degli alunni con disabilità nella scuola statale e non statale ha evidenziato come gli istituti si siano attrezzati in varie forme di didattica a distanza ma, nonostante gli sforzi di dirigenti, docenti e famiglie, l’8% dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza, la quota sale al 23% tra gli alunni con disabilità.

Nel secondo trimestre 2020 l’emergenza Covid in Italia ha comportato un forte calo tendenziale del numero di occupati: 788mila in meno tra i 20-64enni rispetto al 2019. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni scende al 62%, in diminuzione del 2% interrompendo il trend crescente dal 2015 la differenza in negativo è evidente rispetto alla media Ue, dove nel secondo trimestre 2020 il tasso di occupazione è al 71,7% (-1,5 punti rispetto al 2019). Il divario dell’Italia rispetto alla media Ue27 si amplia raggiungendo 9,7 punti (9,2 nel secondo trimestre 2019).  Il 2020 ha segnato un risveglio nella partecipazione civica e politica, torna a quota 62,5% l’indice crollato dal 67,4% del 2011 al 57,9% del 2019. “Nel decennio si era registrato un calo nella quota di popolazione coinvolta in attività quali parlare di politica, informarsi, partecipare on line, nonché nelle attività di partecipazione sociale, nel 2020 la partecipazione politica cresce, frutto di un forte bisogno di informazione e della necessità di seguire l’evolvere delle disposizioni di contrasto alla diffusione del COVID-19 imposte a livello nazionale e locale,più evidente nel Centro-Nord del Paese, mentre nel Mezzogiorno si mantiene su livelli più bassi. La ripresa è più accentuata tra le donne, che recuperano parzialmente l’ampio divario rispetto agli uomini.

Economia/ Paolo Capone (Ugl): “Ok allo stanziamento di 5 miliardi di euro per acquisto e distribuzione per uscire da crisi”

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“Le nuove restrizioni corrispondono a un nuovo lockdown di fatto, le cui conseguenze avranno un impatto rilevante sul piano economico e sociale. Certamente la differenza di metodo rispetto al governo precedente non è di poco conto. La scelta di adottare un Decreto legge in luogo del Dpcm a cui eravamo abituati, viene incontro alla richiesta di maggiore coinvolgimento da parte delle forze politiche. Come ribadito in più occasioni dall’UGL, la pandemia non può giustificare l’esautorazione del Parlamento e la sospensione della democrazia. Oltre agli aiuti a imprese e lavoratori, al tempo stesso è cruciale implementare la campagna vaccinale per traghettare il Paese fuori dalla crisi sanitaria. È positivo, dunque, lo stanziamento di 5 miliardi di euro per l’acquisto e la distribuzione dei vaccini come, peraltro, l’annuncio da parte del Ministro Giorgetti della creazione di un polo di produzione nazionale. Sotto il profilo occupazionale, è cruciale adottare strumenti legislativi volti a disciplinare lo smart working, una realtà destinata a diventare sempre più stabile e diffusa nei prossimi anni. È indispensabile, pertanto, stabilire garanzie adeguate al fine di incrementare le tutele, la flessibilità e l’innovazione rispondendo così alle radicali trasformazioni in atto nel mondo del lavoro”. Lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito alle nuove restrizioni disposte dal Governo.

Vite e Vino: dalla ricerca l’Atlante “delle parentele dei vitigni italiani”

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un vitigno del Chianti

L’Italia vanta una straordinaria ricchezza di vitigni, frutto di molteplici fattori tra cui la posizione geografica, la diversità degli areali di coltivazione, la pressione selettiva esercitata dai patogeni, le scelte degli agricoltori e le tradizioni storiche. Sono presenti varietà ad ampia diffusione, insieme a numerosissime varietà autoctone legate a specifiche zone e tradizioni del nostro Paese.

Lo studio parte dall’idea che un contributo alla valorizzazione del patrimonio viticolo passi anche attraverso la possibilità di riconoscere e descrivere in modo univoco i diversi vitigni, valutare le parentele tra loro esistenti ed individuare i tipi ancestrali, cioè i capostipiti. Con questo obiettivo, sono stati studiati i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane ed internazionali, arrivando a delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani.

I risultati: sono stati individuati vitigni omonimi e sinonimi, si sono confermati o rigettati rapporti di parentela già ipotizzati e, infine, sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio.  E’ emerso come il germoplasma tradizionale italiano discenda, in buona parte, da pochi vitigni primari, alcuni dei quali hanno impresso la loro impronta genetica in aree geografiche specifiche, mentre altri hanno esteso la loro impronta a tutto il territorio nazionale. Ne sono esempi lo “Strinto porcino”, insieme al suo discendente “Sangiovese”, il “Mantonico bianco” e l’”Aglianico”, principali capostipiti dei vitigni meridionali;  “Visparola”, “Garganega” e “Bombino bianco”, che hanno lasciato la loro maggiore impronta genetica nell’Italia Centrale; “Termarina (Sciaccarello)” “Orsolina” e “Uva Tosca”, capostipiti di numerose varietà  locali diffuse nell’Italia Nord-Occidentale e Centrale.

La ricostruzione dei pedigree ha evidenziato in particolare la centralità nell’origine del germoplasma italiano della “Visparola”, un vitigno per il quale si può ipotizzare una migrazione dal Sud verso il Nord Italia lungo il versante orientale, così come del “Sangiovese”, migrato verosimilmente dal Sud al Centro Italia lungo il versante occidentale (vedi figura, tratta da D’Onofrio et al., Front. Plant Sci., 2021  https://doi.org/10.3389/fpls.2020.605934).

Le ricadute Il mondo viti-vinicolo italiano ha ora a disposizione un importante strumento genetico dalle numerose ricadute applicative: è utile per la propagazione e scelta dei vitigni, che sono ora dotati di un passaporto molecolare che li individua in modo univoco, risolvendo omonimie e sinonimie ed assicurando un controllo varietale certo; mette a disposizione del miglioramento genetico dettagliate informazioni genotipiche e serve ai produttori per valorizzare e difendere i vini tradizionali, che sono l’eccellenza del territorio con un impatto significativo a livello locale. Infatti, aggiungere al terroir il fascino della storia costituisce un importante volano di sviluppo e un ulteriore elemento di riconoscibilità e caratterizzazione del prodotto.

Identikit della ricercafinanziata dal Mipaaf (progetto VIGNETO -Viticultural Characterization of the main Italian Grape Varieties and their Terroir -) e da Fondazione AGER (progetto “An Italian Vitis database with multidisciplinary approach, for exploitation and valorization of the regional genotypes”) è stata svolta da:

  • CREA, con i Centri di ricerca di Genomica e Bioinformatica (Dr. V. Terzi, Dr. C. Morcia, Dr. G. Tumino) e di Viticoltura ed Enologia (Dr. M. Gardiman, Dr. M. Crespan)
  • Università di Pisa, Scienze agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (Prof. C. D’Onofrio)
  • Università di Modena e Reggio Emilia, Scienze della Vita (Prof. C. Bignami)
  • Università di Foggia, Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali, Ingegneria (Prof. L. de Palma)
  • Università di Palermo, Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (Prof. M.G. Barbagallo)
  • Università della Tuscia, Viterbo, Scienze Agrarie e Forestali (Prof. M. Muganu)
  • Università di Torino, Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Prof. V. Novello)
  • CNR, Torino, Istituto Protezione Sostenibile delle Piante (Dott. A. Schneider)

Salute/ Con la pandemia l’uso delle lenti a contatto è aumentato del 50%

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Sempre più italiani hanno problemi alla vista, si stima che circa il 55% della popolazione abbia un disturbo di qualche tipo. Tra le prime cause spesso ci sono l’uso eccessivo di computer, cellulari, tablet, vita sedentaria e cattiva alimentazione e il Covid-19 ha aggravato la situazione per molte persone costrette allo smart working e a restare a lungo in casa. A questo bisogna aggiungere che con la pandemia è cambiata anche la routine nella cura degli occhi. Secondo i dati di www.clinicabaviera.it, una delle aziende oftalmologiche più importanti d’Europa, il fatto di dover indossare sempre la mascherina ha fatto aumentare l’uso delle lenti a contatto di oltre il 50%, in particolare perché portare gli occhiali è più scomodo con il dispositivo di protezione individuale e c’è il problema del loro continuo appannamento.
Inoltre, va considerato che ogni anno in primavera e in estate l’uso delle lenti a contatto aumenta quasi del 120%, soprattutto perché con l’arrivo del bel tempo si passa più tempo all’aperto, si usano gli occhiali da sole e si frequentano piscine e spiagge. Un’altra ragione è legata al fatto che durante le vacanze molti prediligono portare le lenti a contatto invece degli occhiali anche per ragioni estetiche, aumentando le occasioni per uscire e magari per vestirsi in modo più elegante. La popolazione tra i 18 e i 35 anni è quella che fa maggior uso di lenti a contatto, specialmente di quelle monouso.
Ma non tutti sanno che indossare le lenti a contatto richiede una certa accuratezza; il 90% dei problemi che si verificano con le lenti è causato da un loro uso improprio o da una loro cura non corretta; per questo,gli esperti di Clinica Baviera hanno preparato una piccola guida con alcuni consigli su come usarle correttamente:
1. Capire quali lenti a contatto sono le migliori per ognuno Prima di sapere come conservare e usare le lenti a contatto è importante capire quali sono le migliori lenti a contatto per ogni occhio e ogni condizione. Ne esiste una grande varietà: possono essere morbide o rigide, monouso o riutilizzabili, possono durare una settimana, un mese, tre mesi, insomma, ognuno deve sceglierle in base alle proprie esigenze e preferenze.
2. Capire di quale gradazione si ha bisogno. Una volta scelte le migliori lenti a contatto per le proprie esigenze, è importante prendere in considerazione la gradazione. Anche se si portano gli occhiali con una certa gradazione va considerato che quella per le lenti a contatto può essere diversa, quindi è bene sempre consultare uno specialista prima di acquistarle ed evitare il fai da te.
3. Sapere come indossare correttamente le lenti a contatto. Non tutti sono a conoscenza della giusta procedura per indossare le lenti. La prima cosa da fare è lavarsi accuratamente le mani e poi asciugarle prima di maneggiarle. Sembra ovvio ma non tutti prendono queste precauzioni che sono invece fondamentali perché i germi dalle mani si possono trasferire alle lenti a contatto e di conseguenza agli occhi, il che può causare un’infezione. Le prime volte può sembrare difficile mettere le lenti ma è solo una questione di pratica. La cosa più importante è, in caso di dubbi, rivolgersi a un esperto.
4. Rispettare le specificità e la durata delle lenti Bisogna sempre rispettare le specificità delle lenti a contatto; per esempio, se sono quelle per una settimana vanno usate solo per quell’arco di tempo, non oltre. L’uso prolungato delle lenti a contatto può causare gravi problemi agli occhi come infezioni oculari o danni alla congiuntiva.
5. Utilizzare il liquido speciale per lenti a contatto. Usare il giusto liquido per le lenti a contatto è essenziale per evitare problemi. É meglio usare il liquido raccomandato dallo specialista e se è rimasto aperto per molto tempo è importante sostituirlo con un altro. Inoltre, è bene cambiare la soluzione liquida ogni volta che si usano le lenti a contatto perché può essere un’altra fonte di germi. Alcuni a volte si dimenticano il liquido e usano l’acqua per mantenerle umide ma questo è un grave errore perché non ne garantisce la conservazione asettica.
6. Non dormire mai con le lenti a contatto É importante non dormire mai con le lenti a contatto; l’occhio deve riposare durante le ore di sonno, le lenti altrimenti potrebbero causare irritazione alla congiuntiva e generare germi nella zona oculare. É importante che l’occhio sia ossigenato e idratato, cosa più difficile con le lenti a contatto. Quando si dorme si producono meno lacrime e l’occhio si asciuga quindi è consigliabile levarle sempre prima di coricarsi; anche se i materiali delle lenti stanno migliorando sempre di più, non è salutare tenerle così a lungo.
7. Non usarle in luoghi inappropriatiCi sono luoghi, come la spiaggia e la piscina, che non sono adatti alle lenti a contatto. Nell’acqua ci sono germi che possono causare una congiuntivite batterica. É sempre meglio indossare occhiali di protezione per prevenire infezioni. Ci sono anche altre alternative come l’uso di occhialini da nuoto specifici o lenti a contatto usa e getta per ridurre il rischio di contaminazione batterica.
8. Mantenere sempre l’occhio idratatoL’occhio deve essere sempre idratato, soprattutto quando si indossano lenti a contatto. La prima cosa da fare è non abusarne perché seccano gli occhi e comunque cercare di mantenere l’occhio idratato usando ad esempio lacrime artificiali per evitare il bruciore e il fastidio dell’occhio secco. Le lacrime artificiali sono una soluzione che imita la formula naturale delle lacrime dell’occhio e si utilizzano come il collirio.
9. Andare sempre dall’oculista se si avverte un disagio. Infine, è importante recarsi da un oftalmologo se si avverte fastidio agli occhi quando si indossano le lenti a contatto. É importante che il medico esegua un controllo per escludere qualsiasi problema con le lenti o nell’occhio stesso.
Il Dr. Federico Fiorini, Direttore Sanitario di Clinica Baviera Bolognaspiega: “Le lenti a contatto rappresentano un notevole progresso per la loro comodità e il comfort. Hanno reso possibile la pratica di sport che erano più complicati da praticare con gli occhiali, hanno consentito a molto persone di indossare occhiali da sole senza prescrizione e sono una valida soluzione ai problemi estetici di tutti coloro che non si sentono a loro agio con gli occhiali. Da Clinica Baviera Italia incoraggiamo però tutti a farsi visitare da uno specialista prima di acquistarle per verificare il tipo più adatto ai propri occhi e sentire quali alternative sono possibili per i pazienti che desiderano ottenere un risultato definitivo come ad esempio la chirurgia refrattiva”.
Abbiamo a disposizione diverse foto a illustrazione di questa notizia. Se ne avete bisogno, sono disponibili fino al 23 MARZO a questo indirizzo: https://we.tl/t-DEUDwUv0wH o potete chiederle direttamente a: [email protected].

Su Clinica Baviera:Con un’esperienza di oltre 25 anni, Clinica Baviera è un centro medico all’avanguardia nel campo dell’oftalmologia che offre un servizio completo per la cura dei problemi e delle malattie dell’occhio basato su criteri di qualità e sull’uso delle più recenti tecniche di microchirurgia. Ha una rete di cliniche con più di 85 centri in quattro paesi europei (Spagna, Germania, Italia e Austria) e uno staff di oltre 1.000 professionisti, di cui più di 200 oculisti.

Torino/ Positivo al Covid, scappa dall’ospedale e si suicida a casa

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FOTO DI REPERTORIO

Un gesto estremo dettato dalla disperazione. Tragedia nel Torinese. Un uomo di 37 anni era stato ricoverato in ospedale ed era risultato positivo al coronavirus.

Era però riuscito ad allontanarsi dalla struttura, per fare ritorno a casa. Dove però ha compiuto un gesto estremo, sparandosi un colpo in testa. Subito soccorso, per lui non c’è stato nulla da fare: l’uomo è deceduto in ospedale.

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Cronaca nazionale/ Nasconde ossa umane in un giardino, denunciato titolare di pompe funebri

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Macabro ritrovamento in Ciociaria. Ha nascosto i resti di una donna nel giardino di una villa a Pescosolido, piccolo Comune in provincia di Frosinone. I carabinieri hanno denunciato un imprenditore 44enne, titolare di un’agenzia di pompe funebri, per distruzione di cadavere e smaltimento illecito.

È accusato di essersi sbarazzato delle ossa di un cadavere appartenenti ad una donna di origini abruzzesi delle quale si sarebbe dovuto occupare, nascondendole dentro ad un sacco e interrandole, invece di smaltirle regolarmente, come previsto dalla legge.

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Portici/ Neonato pieno di ustioni, arrestati i genitori

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Una storia triste su cui faranno luce le indagini in corso. Sono stati arrestati  dai carabinieri i genitori del bambino nato in un’abitazione a Portici (Napoli) quattro giorni fa e ricoverato all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli per lesioni e ustioni. I due, entrambi pregiudicati, dovranno rispondere di maltrattamenti in famiglia e abbandono di minore. L’uomo è stato portato al carcere di Poggioreale, mentre la donna è piantonata nel reparto di psichiatria dell’Ospedale del Mare.

Il piccolo intanto, ricoverato al Santobono di Napoli in prognosi riservata con lesioni da parto e ustioni sul corpo, è stato sottoposto a intervento chirurgico.

I carabinieri hanno scoperto l’accaduto dopo essere stati allertati dal 46enne compagno della madre.

foto di repertorio

Differenze di genere nel mondo del lavoro, l’incidenza di infortuni e malattie professionali nel nuovo numero di Dati Inail

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Dopo la fotografia scattata dal Dossier Donne 2021 sui contagi professionali da Covid-19 e sugli infortuni e le malattie più diffusi tra le lavoratrici, il nuovo numero del periodico Dati Inail, fornisce ulteriori spunti di approfondimento sulle disparità di genere nel mondo del lavoro. La lettura dei dati infortunistici in base alle denunce pervenute, conferma, infatti, la preponderanza maschile e la presenza delle donne solo in certi ambiti professionali, come attestano i dati Istat.
Delle 644.907 denunce di infortuni sul lavoro nel 2019, poco più di un terzo ha interessato le donne, un dato rimasto pressoché costante nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019. La quota di infortuni al femminile è più elevata nella gestione Conto Stato (52%), seguita dall’Industria e servizi (34%) e dall’Agricoltura (18%). Nel quinquennio, le denunce di infortunio delle lavoratrici hanno registrato un aumento dell’1,8%, maggiore rispetto a quello rilevato tra gli uomini (+1,0%), mentre i decessi sono diminuiti del 17,1% a fronte del calo dell’8,9% registrato tra i lavoratori.
 
Superano il 74% le denunce nel settore della Sanità e dell’assistenza sociale. Le donne sono presenti soprattutto nel Terziario e nella Pubblica amministrazione, situazione che si riflette nelle denunce di infortunio per settore di attività economica, dove una maggiore incidenza si registra nella Sanità e assistenza sociale, con il 74,2% (27.431 casi per le donne contro i 9.540 per gli uomini), nell’Amministrazione pubblica, con circa il 55%, e nell’Istruzione, che supera il 50%. Particolarmente elevata l’incidenza degli infortuni delle lavoratrici nel settore dei servizi domestici e familiari (colf e badanti), con l’89,9% sul totale delle denunce del settore.
 
Il 60% degli infortuni nelle regioni settentrionali. Nel 2019, 60 infortuni ogni 100 sono stati denunciati da lavoratrici dell’area Nord del Paese (139.175 casi), distribuiti mediamente in parti uguali tra Nord-est e Nord-ovest (69.933 casi il primo e 70.242 il secondo). Seguono le regioni del Centro, con il 20,6% dei casi, e il Mezzogiorno, con il 19,2%. Tra le regioni, la Lombardia è la quella con la più alta quota di denunce al femminile (il 18,5%), seguita dall’Emilia Romagna (13%) e dal Veneto (10,9%). Oltre 30mila denunce di infortunio, infine, sono state presentate da lavoratrici straniere. Tra queste il 68,2% è di nazionalità extra Ue mentre il restante 31,8% proviene da Paesi dell’Unione.
 
Quasi un infortunio su quattro nel tragitto tra la casa e il lavoro. Oltre la metà (54.299 casi su 105.823) degli infortuni “in itinere”, avvenuti cioè nel percorso di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro, e circa un terzo di quelli “in occasione di lavoro” (176.829 casi su 539.084), sono stati denunciati dalle donne. Dei 231.128 infortuni denunciati delle lavoratrici, il 76,5% sono avvenuti in “occasione di lavoro” (circa il 98% senza mezzo di trasporto) e il 23,5% “in itinere” (il 62,5% con mezzo di trasporto). L’82% degli eventi mortali in itinere sono avvenuti con mezzo di trasporto (36 casi su 44). Tra i 53 casi in occasione di lavoro, infine, sono stati 21 quelli occorsi con mezzo di trasporto e 32 quelli avvenuti senza mezzo.
 
Infermiere e operatrici socio sanitarie le più colpite dalle malattie professionali. Se i dati complessivi, per entrambi i sessi, hanno confermato il trend in aumento delle malattie professionali nell’ultimo biennio 2018-2019, con un +2,9%, prendendo in considerazione solo le denunce femminili, si registra un aumento pari al 4,1% rispetto al 2018, maggiore di quello relativo agli uomini (+2,5%). L’incremento delle malattie per le lavoratrici ha interessato in particolare la gestione assicurativa Industria e servizi (+5,4%) dove si concentrano i tre quarti delle denunce, e la gestione Agricoltura (+1,2%) mentre per il Conto Stato c’è stata una diminuzione del 7,7%. Le più colpite della gestione Industria e servizi, sono le infermiere e le operatrici socio sanitarie (12%) per le quali si osserva una crescita di circa l’8% rispetto all’anno precedente. Seguono le commesse, con poco più del 7%, e le addette ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali (oltre il 6%) con un aumento complessivo del 5%.
 
Sollevare pesi o pazienti è la causa principale delle tecnopatie più diffuse. Nel 2019, circa il 73% delle malattie professionali femminili, contro il 64,5% per la componente maschile, sono quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, dovute soprattutto al sollevamento di pesi e di strumentazioni e di pazienti (nelle strutture sanitarie) o alle posture incongrue. Più frequenti i disturbi dei tessuti molli, con oltre il 56% dei casi, e le dorsopatie, con il 26% circa. Seguono le tecnopatie del sistema nervoso (18,2%, 3.035 casi), tra le quali troviamo per la quasi totalità la sindrome del tunnel carpale, dovuta principalmente a movimenti ripetitivi, con 2.852 casi per le lavoratrici, il 94%, contro i 3.551 degli uomini, circa l’89%.
 
A novembre 2020 il maggior numero di contagi professionali da Covid-19. In base al numero di denunce pervenute all’Inail alla data del 31 gennaio scorso, il mese che ha registrato il più alto numero di contagi professionali femminili da Coronavirus, sia in termini relativi che assoluti, è stato novembre, con una denuncia su quattro, seguito da marzo, con poco meno di una denuncia ogni cinque. Per quanto riguarda i decessi femminili, è stato aprile a far registrare il più alto numero di eventi mortali, con oltre il 42% di casi. Dall’inizio della pandemia, le donne sono state le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, con circa 70 casi ogni cento. Le infermiere sono le figure professionali più a rischio, nella categoria tecnici della salute, con l’81,1% dei casi, seguite dalle fisioterapiste, con il 5,8%. Per quanto riguarda i decessi femminili, i casi si sono fermati al 17,1%. Uno ogni quattro riguarda i tecnici della salute: il 70% sono infermiere, seguite dalle operatrici socio-sanitarie e socio-assistenziali, con il 14,1 e il 12,8% dei casi.
 
Gli interferenti endocrini e gli agenti chimici nocivi per gravidanza e allattamento. Il periodico si chiude con un approfondimento sulle sostanze pericolose che possono mettere a rischio la salute umana e l’ambiente. A cominciare dagli interferenti endocrini, tra i quali rientrano sostanze destinate ad usi industriali e a beni di consumo come pure inquinanti prodotti per effetto di processi industriali, in grado di compromettere la capacità riproduttiva, di ritardare lo sviluppo sessuale e quello neuro-comportamentale o di alterare il sistema immunitario. Nella donna, in particolare, possono indurre lo sviluppo di tumori endocrini, endometriosi e malformazioni congenite dei neonati. Allo stesso modo, l’esposizione prolungata ad alcune sostanze da parte di lavoratrici gestanti, puerpere o nel periodo di allattamento, può compromettere l’esito della gravidanza, provocare danni al feto o al neonato allattato al seno. Tra queste sostanze, i composti inorganici del piombo, usati nella produzione di pitture e vernici, i composti del cromo esavalente, utilizzati ad esempio per le analisi di laboratorio o la concia dei pellami, e alcuni antiparassitari.
 

Un vino,un territorio/ Lombardia- Franciacorta Rosè Mirabella

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Pietro Colagiovanni*

Il territorio: torniamo in Lombardia e torniamo nella Franciacorta una delle zona più note e conosciute per la produzione di spumante in Italia.

Zona collinare tra Brescia e il lago d’Iseo è nota proprio per i suoi vigneti e per il Franciacorta, spumante metodo classico (lo stesso metodo usato per produrre lo Champagne) di grande qualità, uno dei simboli della spumantizzazione italiana nel mondo.

La Cantina Mirabella con i suoi 56 ettari vitati ha sede a Rodengo Saiano in provincia di Brescia ma i vigneti sono distribuiti tra i comuni di Paderno Franciacorta, Passirano, Bornato e Provaglio d’Iseo. Si tratta del cuore di questa zona come detto vocata alla viticoltura e alla spumantizzazione. La prima volta che viene riscontrato il nome Franciacorta (Franzacurta per la precisione) è nel 1277 all’interno di un codice.

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Vigneti di Paderno Franciacorta

La tradizione per la viticoltura deriva, oltre che per la favorevole disposizione delle terre anche dalla storica presenza di grandi enti monastici che nel Medioevo effettuarono opera di bonifica e coltivazione. Tra di essi si ricorda il monastero femminile di San Salvatore, fondato dal re longobardo Desiderio nel 753 e le corti monastiche di Clusane, Borgonato e Torbiato.

L’etimologia del nome è tuttora in discussione tra gli storici che oscillano tra una presenza di francesi con Carlo Magno nell’alto medioevo o delle truppe di Carlo d’Angiò nel XIII secolo e chi invece fa derivare il nome dall’assenza di dazi e tributi, corte affrancata in pratica. Dagli anni 1960 con l’affermarsi delle prime cantine moderne la Franciacorta è diventata famosa ovunque proprio per la propria produzione vinicola, in particolare quella di spumanti di qualità. Il vitigno: è un classico blend per uno spumante di qualità. Il 45% è il vitigno a bacca bianca tra i famosi al mondo, lo Chardonnay .

Di origini mai chiarite sembrerebbe essere vitigno originario dell’omonimo comune francese della Borgogna. E proprio in Borgogna con lo Chardonnay si realizzano vini leggendari, per qualità e costo, come quelli di Chassagne Montrachet.

Lo Chardonnay oltre a dare vita a vini fermi è anche una delle basi più diffuse al mondo per la spumantizzazione. Il 45% invece proviene da un altro vitigno principe della vinificazione mondiale, il Pinot Nero . Vitigno a bacca nera dalle antichissime origini francesi, sempre della Borgogna è un vitigno difficile, affascinante, che può dar vita a vini di qualità e bellezza inarrivabile (come quelli della Borgogna appunto). Predilige i climi freddi ed anch’esso è tra i più utilizzati per la spumantizzazione di qualità.

Infine il restante 10% proviene dal Pinot Bianco, altro vitigno nobile di origini francesi, forse dell’Alsazia, una probabile mutazione del Pinot Nero. Anch’esso vitigno resistente a climi freddi ha una spiccata acidità che lo rende molto adatto anche alla spumantizzazione. Il vino: la cantina Mirabella nasce nel 1979 dall’iniziativa di tre professionisti legati alla propria terra e alla sua tradizione che fondano la cantina nel cuore della Franciacorta in una vecchia filanda.

Guidati da Tersio Schiavi, lungimirante enologo, Mirabella negli anni si è trasformata in uno dei nomi più rilevanti del Franciacorta, con bottiglie che ricevono annualmente prestigiosi premi e riconoscimenti. Questo Mirabella Brut Rosè proviene da uve rigorosamente raccolte a mano, separatamente e affina sui lieviti per 3 mesi in cantina.

Dal colore rosa tenue esprime al naso la classica croccantezza dei lieviti mescolati con vivaci profumi di frutta rossa, con qualche tono di nocciola sullo sfondo. Al sorso è equilibrato e garbato, senza che qualche tonalità prevalga sull’altra. Probabilmente questo è il suo punto di forza ma anche il suo limite. Il Mirabella Rosè è un prodotto ben fatto e correttamente realizzato che però non trasmette e non evoca la forza e la tradizione del territorio da cui promana. Ha un che di scolastico, forse di programmato che toglie intensità e carica alla sua degustazione.

Ciononostante parliamo sempre di un vino di qualità carente probabilmente proprio nella personalità e nella caratterizzazione.

Da abbinare con antipasti caldi, primi piatti in umido e formaggi di media stagionatura. Valutazione: 3,375/5​

Prezzo medio: 20 euro Rapporto qualità/prezzo: non particolarmente favorevole

* fondatore e amministratore del gruppo Terminus, giornalista, sommellier Ais

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Coronavirus, i decessi tornati ai valori del 26 gennaio

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Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus
a) Una serie di brutte notizie caratterizzano questa fase della ‘guerra’ contro il coronavirus e le sue varianti.
I decessi legati al coronavirus in Italia nell’ultimo giorno sono stati 502: è il dato più alto dal 26 gennaio scorso; lo comunica il Ministero della Salute.
Intanto sale al 35% la percentuale di posti letto di terapia intensiva occupata da pazienti COVID in Italia, come riporta AGENAS;
b) Gli esperti di analisi valuteranno il vaccino di AstraZenca e giovedì verranno rese note le conclusioni, afferma l’EMA.