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Roma/ Tassista spara in aria e poi contro una famiglia, ma la pistola s’inceppa e viene arrestato dalla polizia

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Attimi di paura e una tragedia sventata solo per caso. Prima ha sparato due colpi in aria, poi ha preso la mira e ha puntato la pistola contro un balcone dove c’era un padre con la figlia di sei anni in braccio. Solo un miracolo ha impedito che le cose finissero male: la pistola dell’uomo si è inceppata. Infine l’uomo ha tentato di sparare anche contro la polizia nel frattempo accorsa; fortunatamente anche in questo caso dalla pistola non è partito alcun colpo.

E’ accaduto a Roma. L’uomo, un tassista, era sotto gli effetti dell’alcool e degli psicofarmaci che gli sono stati ritrovati in macchina ed è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio ed è ora ricoverato, piantonato, in codice rosso all’ospedale Sant’Andrea.

foto di repertorio

Economia/ Un’azienda familiare su quattro è a rischio chiusura per problemi finanziari

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Il XII° studio dell’Osservatorio Aub dell’Università Bocconi analizzando la crisi innescata dal Covid, ipotizza che potrebbe esserci la chiusura di un’azienda familiare su quattro. Secondo l’Osservatorio, il 33% ha una struttura patrimoniale e finanziaria inadeguata, il 25-30% delle aziende familiari è a rischio e potrebbe entrare in procedure concorsuali o liquidatorie se non ricorrerà a ricapitalizzazioni con equity esterno mentre la crisi attuale ha un impatto doppio sul Pil italiano rispetto a quella del 2008-2009, che costrinse il 17,5% delle aziende familiari italiane a entrare in procedure concorsuali o liquidatorie nel decennio successivo l’analisi, a parte la speranza che la ripresa sia veloce, mostra che l’unica via di uscita è un maggiore ricorso all’equity, accompagnato da un’apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento. L’Osservatorio Aub ha monitorato tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di fatturato di 20 milioni di euro, 17.984 le aziende, di cui 11.808 a controllo familiare (pari al 65,6%), rispetto all’inizio del 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale o reddituale davvero compromessa (patrimonio o Mol negativi) era scesa all’inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4% e quella di aziende con indicatori di solidità critici era scesa di dieci punti (dal 38,8% al 29,9%), mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all’indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%, il 33% delle aziende mostrava una struttura inadeguata ad affrontare la crisi pandemica.

L’analisi, condotta con Fsi (Fondo Strategico Italiano), e inclusa nell’Osservatorio, evidenzia l’effetto negativo dell’indebitamento sulla performance dei cinque anni successivi e mostra che, anche in caso di basso livello di indebitamento, un suo aumento ha un impatto negativo su crescita e redditività, ne consegue che le aziende migliori, devono crescere attraverso l’equity e non il debito. I dati confermano la grande reattività delle aziende familiari e l’apprezzamento del mercato per tale caratteristica pur partendo da un livello decisamente più basso (25% contro il 43% del campione totale, che comprende familiari e non familiari), le aziende familiari hanno quasi raggiunto le altre nell’utilizzo dello smart working (85% vs. 93% del campione totale) durante il 2020.

Nel 77% dei casi le aziende familiari si erano attivate per dare supporto ai dipendenti dal punto di vista della sicurezza (protocolli e fornitura di dispositivi di protezione individuale), ne derivano, per il primo semestre, una riduzione dei ricavi più contenuta (10,1% vs, 11,9% delle non familiari), un aumento dell’occupazione (+3,4%) da confrontarsi con un calo nelle non familiari (-1,4%) e una performance di borsa migliore del 22,3%. Dalla ricerca emergono: la grande importanza nella nostra economia delle imprese familiari e il bisogno di dotarle di governance e management per un sano passaggio generazionale e all’altezza delle prossime sfide.

Alfredo Magnifico

Cronaca nazionale/ Il padre picchia la madre, bambino chiama la polizia e lo denuncia

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Un gesto di coraggio da parte di un bambino. Ha chiamato la polizia e ha denunciato il padre. Un bambino di 10 anni è riuscito a denunciare una storia di violenza domestica chiamando solo il 112 e chiedendo aiuto per la mamma.

L’uomo, sotto l’effetto di alcolici, stava picchiando la moglie. La scena si ripeteva spesso all’interno della famiglia. Per un 38enne di Zafferana Etnea, in Sicilia, sono così scattate le manette.

Quando i carabinieri sono giunti nell’abitazione di Giarre, La donna 45enne presentava ecchimosi e tumefazioni in varie parti del corpo. L’uomo rintracciato poco distante ancora ubriaco è stato arrestato.

Coronavirus/ Torna a salire il numero dei deceduti nelle 24ore

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Numeri bassi, come sempre il lunedì per il ridotto numero di tamponi effettuati nel weekend. L’epidemia da Coronavirus in Italia, secondo il bollettino del Ministero della Salute dice che i nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore sono 7.925 su 142.419 tamponi .Sono 329 i morti (ieri erano stati 237). Con 13.975 dimessi e guariti in più gli attualmente positivi sono 447.589, ( – 6.379).

 Il totale delle vittime da coronavirus nel nostro Paese dall’inizio della pandemia sale a 88.845. Il totale dei casi di Covid-19 dall’inizio della pandemia in Italia è dunque di 2.560.957, di cui e 2.024.523 dimessi e guariti. Del totale dei positivi sono 425.077 quelli in isolamento domiciliare (-6.580), 20.260 ricoverati in altri reparti (+164) mentre i malati in terapia intensiva sono 2.252 (+37) 

Vaccini/ La Fai Cisl lancia la campagna per i lavoratori agroalimentari

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Onofrio Rota



Riceviamo e pubblichiamo

Si chiama “Fai il vaccino” la campagna di sensibilizzazione avviata dalla Fai, federazione agroalimentare e ambientale della Cisl. Ad annunciarla, il segretario generale Onofrio Rota durante un webinar sulla salute e sicurezza nel lavoro trasmesso sulla pagina Facebook del sindacato. “Dopo le persone più fragili e le categorie più colpite – ha detto il sindacalista – è prioritario che si passi a vaccinare le lavoratrici e i lavoratori agroalimentari, che dall’inizio della pandemia hanno continuato a svolgere il proprio lavoro con dedizione e impegno, garantendo la tenuta produttiva delle filiere del cibo. Il nostro – ha aggiunto Rota – è anche un invito a dare ascolto alla scienza e a seguire le indicazioni delle strutture sanitarie, con l’obiettivo di proteggere la salute di tutti e uscire al più presto dalla crisi sanitaria”.

“I protocolli di marzo e aprile – ha spiegato durante il webinar il segretario nazionale Mohamed Saady, annunciando la nascita del Coordinamento Salute e Sicurezza della Fai Cisl – hanno avuto un ruolo determinante nel salvaguardare la salute dei lavoratori in una situazione di emergenza, ora vanno implementate le attività di controllo, prevenzione, informazione e formazione: serve un vero cambiamento culturale verso il rafforzamento della partecipazione dei lavoratori”. “I protocolli – ha concordato Cinzia Frascheri, responsabile nazionale sicurezza e salute della Cisl – sono stati frutto di un’intesa importante tra le rappresentanze, un’eredità da non limitare al solo periodo emergenziale perché ha colto la necessità di radicare il modello partecipativo in tutte le imprese, vera leva per creare un concreto circolo della prevenzione, superando vecchie contrapposizioni tra rappresentanti dei lavoratori e dell’impresa e valorizzando i diversi ruoli”.

Durante il webinar, sono intervenuti anche lavoratori di imprese agricole e alimentari, che hanno messo in evidenza le diverse esperienze vissute sul territorio nei molteplici contesti aziendali. Gli ultimi dati Inail, è emerso durante l’incontro, affermano che le infezioni da Covid19 di origine professionale sono state oltre 131 mila dall’inizio della pandemia, il 6,2% dei contagiati nazionali totali. Tra questi, i casi mortali sono stati 423. Quasi otto decessi su 10, il 79%, sono avvenuti nel trimestre marzo-maggio, contro il 18% del trimestre ottobre-dicembre. I casi mortali riguardano soprattutto gli uomini (83,2%) e le fasce di età 50-64 anni (70,2%) e oltre i 64 anni (19,9%). I lavoratori più colpiti appartengono a sanità e assistenza sociale, con quasi il 70% delle denunce e un quarto dei decessi, seguiti da quelli dei servizi alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), del manifatturiero (tra i quali anche gli addetti dell’industria alimentare), delle attività di alloggio e ristorazione, del commercio, trasporto e magazzinaggio, mentre l’agricoltura è tra i settori meno colpiti. Anche se, ha specificato Mohamed Saady, “è un settore che continua a scontare un aumento di incidenti mortali (+15% nel 2019) e sacche di lavoro irregolare e caporalato, nonché rischi legati all’utilizzo di agenti chimici o macchinari, motivo per cui vanno implementati tutti gli strumenti possibili di monitoraggio e prevenzione”.

Ufficio stampa FAI-CISL

Salute/ Occhio secco, anche le mascherine anti-Covid 19 tra le cause

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I consigli di Clinica Baviera su come prevenire questo disturbo ed evitare che gli occhiali si appannino quando indossiamo i dispositivi di protezione
Purtroppo, sembra che dovremo continuare a indossare le mascherine contro il coronavirus più a lungo di quanto pensassimo ed è bene sapere che il loro uso prolungato può avere conseguenze anche sui nostri occhi, in particolare può accentuare alcuni problemi della vista come la secchezza oculare. Il flusso continuo di aria calda negli occhi, infatti, fa seccare gli occhi e può aggravare il problema se già se ne soffre.

Ma cosa vuol dire avere l’occhio secco? Si tratta di un disturbo che compare quando l’occhio non è abbastanza lubrificato. Secondo i dati forniti da www.clinicabaviera.it, una delle aziende oftalmologiche più importanti d’Europa, il 60% della popolazione sopra i 45 anni soffre di questo disturbo. Le cause possono essere molteplici: di solito può essere correlato all’età, ai cambiamenti ormonali, al fumo, alla cattiva alimentazione, all’aria condizionata, a disturbi allergici, ad alcuni farmaci… ma l’uso della mascherina può acuire il problema causando fastidi, bruciore, arrossamento dell’occhio, affaticamento oculare, riduzione della capacità visiva o sensazione di avere un corpo estraneo.
Per questo motivo, i medici esperti di Clinica Baviera hanno pensato di stilare una lista di consigli per trattare l’occhio secco, non solo quando esso è causato dall’uso prolungato delle mascherine:

  1. La prima cosa da fare è molto semplice, anche se ancora oggi migliaia di persone non la mettono in pratica: bisogna regolare bene la parte superiore della mascherina per evitare che l’aria che espiriamo venga diretta verso gli occhi; sarebbe opportuno utilizzare del nastro adesivo ipoallergenico in modo che la mascherina sia ben aderente al naso per far in modo che l’aria calda esca attraverso i lati della mascherina o dalla parte inferiore. 2. Cercare di sbattere le palpebre volontariamente per lubrificare gli occhi e se non siamo in grado di farlo correttamente, usare lacrime artificiali. 3. L’uso di riscaldatori può peggiorare la situazione perché rendono l’ambiente più secco, si consiglia invece l’utilizzo di umidificatori. 4. Limitare il più possibile l’uso delle lenti a contatto e non dormire mai con esse. 5. Evitare gli ambienti saturi di fumo. 6. Bere due litri di acqua al giorno e seguire una dieta sana e, se possibile, ricca di Omega 3. 7. Indossare occhiali da sole tutto l’anno per proteggersi da polvere, aria, raggi solari e sostanze irritanti. 8. Se, oltre alla mascherina, dobbiamo usare a lungo dispositivi elettronici come computer o tablet, il problema può aggravarsi; è essenziale, quindi, mettere in pratica queste piccole regole, come fossero una routine quotidiana, quando stiamo tante ore davanti a uno schermo:    Mantenere lo schermo pulito e regolarne l’illuminazione.
    – Avere una corretta postazione di lavoro con la parte superiore del monitor all’altezza dei nostri occhi e posizionarsi a una distanza tra i 50 e i 60 cm dallo schermo.
    – Fare pause periodiche di 5 minuti ogni mezz’ora, o di 20 minuti ogni due ore. Sbattere le palpebre frequentemente. Usare protezioni per lo schermo e occhiali o lenti a contatto con filtri protettivi incorporati.
    Tutte queste soluzioni possono dare buoni risultati, ma bisogna considerare che l’occhio secco non è l’unico fastidio che possono dare le mascherine. Le persone che portano gli occhiali hanno un altro problema importante direttamente collegato: il fatto che questi si appannano facilmente. L’anidride carbonica calda, infatti, entra in contatto con la superficie fredda degli occhiali e si trasforma in nebbia. Cosa si può fare per evitarlo? Clinicabaviera.it ha qualche suggerimento in proposito anche per questo disagio: Regolare bene la mascherina Proprio come per evitare che i nostri occhi si secchino, il modo migliore per evitare che i nostri occhiali si appannino è regolare la mascherina correttamente, facendola aderire perfettamente in modo da evitare che l’aria calda entri in contatto con le lenti. Si può usare, anche in questo caso, un piccolo pezzo di nastro adesivo per farla aderire meglio. Mettere gli occhiali sopra la mascherina. Un altro ottimo rimedio è quello di indossare gli occhiali sopra la mascherina per evitare che l’aria entri in contatto con le lenti. Allontanare gli occhiali dal viso.E’ meglio se gli occhiali vengono indossati un po’ più in basso e lontani dal viso. Più sono vicini al viso, più si appannano. Lasciando più spazio tra il viso e gli occhiali l’aria fuoriesce liberamente e gli occhiali non si appannano così facilmente. Lavare gli occhiali con sapone prima dell’uso.Uno dei rimedi più usati è quello di lavare gli occhiali con il sapone prima di indossarli, per creare una leggera pellicola che impedisce l’appannamento. Ma bisogna fare attenzione perché è essenziale farlo in modo delicato per non graffiarli e bisogna usare un sapone neutro per non danneggiare i vetri. Utilizzare uno spray, un gel o un panno antiappannante Ci sono gel, spray e persino panni di camoscio antiappannamento. La loro applicazione sulle lenti impedisce alle particelle di vapore acqueo che si condensano sugli occhiali quando si respira di formare la nebbiolina. Cambiare le lenti. Cambiare le lenti con lenti antiappannanti è l’opzione meno economica ma è la più efficace e, in considerazione del fatto che l’uso delle mascherine durerà ancora a lungo, probabilmente è da prendere in considerazione. “Sventolare” gli occhiali. Quando gli occhiali si sono già appannati, un rimedio per farli tornare normali è “sventolare” gli occhiali per asciugare l’umidità. Si può fare mettendoli davanti a un ventilatore o semplicemente muovendoli finché l’appannamento non scompare. Il Dott. Federico Fiorini, Direttore Sanitario di Clinica Baviera Bologna spiega: “L’uso della mascherina è ancora fondamentale nella lotta contro il coronavirus e resta uno dei modi più efficaci per ridurre il rischio di contagio, ma il suo uso può provocare qualche disagio come la secchezza oculare, un qualcosa che normalmente non causa gravi problemi medici ma che, se non viene trattato adeguatamente, può peggiorare gradualmente. Un altro disagio delle mascherine riguarda direttamente chi porta gli occhiali e se li ritrova di continuo appannati. Per questo motivo, noi di Clinica Baviera abbiamo voluto dare una serie di consigli che possono aiutare a risolvere entrambi i problemi”. Su Clinica Baviera: Con un’esperienza di oltre 25 anni, Clinica Baviera è un centro medico all’avanguardia nel campo dell’oftalmologia che offre un servizio completo per la cura dei problemi e delle malattie dell’occhio basato su criteri di qualità e sull’uso delle più recenti tecniche di microchirurgia. Ha una rete di cliniche con più di 85 centri in quattro paesi europei (Spagna, Germania, Italia e Austria) e uno staff di oltre 1.000 professionisti, di cui più di 200 oculisti.


La riflessione/ Salario minimo e art. 39 della Costituzione

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Una proposta formulata dall’ Europa riconosce nella contrattazione collettiva lo strumento per difendere le retribuzioni ed evitare l’effetto dumping nell’Ue, alternativa, che la determinazione del salario minimo per legge non sia una scelta politica discrezionale ma coinvolga le parti sociali. Il salario minimo dovrebbe essere garantito da una norma di legge, come già accade in ventuno Paesi o dai contratti collettivi come avviene in cinque Stati, dove il salario minimo, in vigore per legge, non supera il 50% della retribuzione oraria media lorda però potrebbe frenare le dinamiche retributive e favorire la concorrenza sleale. La giurisprudenza italiana in assenza del salario minimo per legge, ha identificato nei minimi tabellari dei contratti collettivi nazionali, “di riferimento”, il valore, ex art.36 della cost. della “retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia “un’esistenza libera e dignitosa”. Una recente sentenza determina la “retribuzione proporzionata e sufficiente”, nella cifra non inferiore alla soglia minima di povertà indicata da Istat, riproposizione di salario minimo legale per via statistico-amministrativa. La libera contrattazione tra parti sociali ha il vantaggio di costruire un equilibrio condiviso tra interessi legittimi differenti e configgenti ma non antagonisti.

A giugno 2020 i contratti collettivi nazionali depositati al CNEL e vigenti erano 935, in realtà 60 di questi contratti coprono l’89% di tutti i lavoratori dipendenti, 128 si applicano a 12.000.000 di lavoratori, trecento si applicano a meno di 30.000 lavoratori, sarebbe facile disquisire che, se gli interessi non fossero altri, al tavolo del ministero del lavoro si potrebbero superare i problemi di primogenitura chiamando alla stipula tutte le associazioni sindacali e datoriali, e superare la pletora di contratti eccedenti. Il primo comma dell’art. 39 sancisce che “l’organizzazione sindacale è libera”, di conseguenza, alle tradizionali organizzazioni si sono aggiunte altre associazioni sindacali di imprese e di lavoratori, che hanno sottoscritto contratti collettivi nazionali (alternativi a quelli preesistenti)  in quasi tutti i settori produttivi che, a norma di legge, sono stati depositati presso l’archivio del Cnel, il secondo che “ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”, il terzo che “è condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica”, il quarto comma del 39, secondo cui “i sindacati registrati hanno personalità giuridica, possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce” a palesare alcune incongruenze. La pluralità di contratti genera pluralità di trattamenti retributivi e di relativi minimi, nel suo ultimo libro Pietro Ichino afferma, “la conseguenza principale del principio di libertà sindacale è che non è più la categoria che preesiste al contratto collettivo come nel sistema corporativo, ma è il contratto collettivo che preesiste alla categoria e le dà vita stabilendone i confini”.

Il pluralismo contrattuale è una libertà che si può esercitare, esempio, lo sdoppiamento del ccnl dei metalmeccanici con Fca, che introdotto un nuovo CCNL di settore, il perimetro dei firmatari, imprese associate e sindacati dei lavoratori interessati coincide, lo stesso accade in Germania dove, pur esistendo il contratto nazionale di categoria, singole imprese e organizzazioni sindacali possono uscirne per dar vita a un contratto collettivo, differente e parallelo, rispetto a quello nazionale preesistente. La proliferazione contrattuale genera un’ampia varietà di minimi salariali, ciascuno dei quali risponde alla specificità di ogni realtà merceologica e produttiva, se si sopprimesse il quarto comma dell’articolo 39 affidando a una legge ordinaria l’estensione erga omnes dei CCNL sottoscritti nei rispettivi perimetri di riferimento (settori e aziende) sulla base della rappresentatività (iscritti e delegati eletti) e del consenso maggioritario espresso dai lavoratori interessati, sarebbe inutile introdurre per legge il minimo salariale. Nel caso in cui fosse chiamata a dirimere una controversia per un’impresa che non applica nessuno dei contratti registrati, la giurisprudenza del lavoro sarebbe certamente in grado di attribuire al “minimo” un valore più vicino alla realtà potendo scegliere tra una pluralità di minimi legali prodotti da contratti collettivi “riconosciuti”.

L’applicazione dell’articolo 39, sia pur con l’abrogazione del “quarto comma”, per adattarsi alla nuova realtà contrattuale, richiederebbe anche un largo consenso delle organizzazioni sindacali che allo stato sembra mancare, la debolezza di progettualità e le pregiudiziali ideologico-culturali producono situazioni di immobilismo dannoso, si pone la questione dell’equo compenso o di minimi di riferimento, oltre che di diritti minimi inderogabili, l’eterogeneità delle figure professionali interessate impone un’attenta e ulteriore riflessione.

Alfredo Magnifico

Tecnologia/ Maire Tecnimont e Bureau Veritas insieme per la responsabilità sociale

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Rispetto dei diritti umani, tutela della persona e promozione del suo benessere: è grazie al forte impegno su questi valori fondamentali che il Gruppo Maire Tecnimont ha ricevuto da Bureau Veritas Italia la certificazione multisito in accordo allo standard SA 8000:2014. Un traguardo ambizioso, risultato di un complesso lavoro di coordinamento tra le varie entità del Gruppo che erano già certificate singolarmente SA8000, e in particolare quelle con sedi in Italia (Tecnimont SpA, KT – Kinetics Technology SpA, M.S.T. Manutenzioni & Servizi Tecnici s.r.l.), in Germania (TPI GMBH), nonché in Olanda (Stamicarbon B.V.). Oggi Maire Tecnimont, grazie alla preziosa collaborazione di Bureau Veritas Italia, estende oltre i confini nazionali la certificazione di responsabilità sociale SA8000 confermandosi ancora una volta pioniere nel cambiamento: la certificazione valorizza le sinergie tra le diverse realtà aziendali, che condividono un solido nucleo di valori di Gruppo, primo fra tutti la tutela e la crescita delle persone, il primo asset al centro del business di Maire Tecnimont in ogni Paese in cui opera. La certificazione multisito estesa ai diversi Paesi permette al Gruppo di uniformare procedure e metodi, ottimizzare i tempi di audit, nonché rafforzare ulteriormente le dinamiche di scambio con la propria catena di fornitura, aumentando la competitività sul mercato sia di ogni singola entità che del Gruppo nel suo complesso.

Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato del Gruppo Maire Tecnimont, ha commentato: “La certificazione che abbiamo ricevuto oggi rappresenta un nuovo grande traguardo: è un altro passo fondamentale nel nostro percorso volto a garantire la massima attenzione alla tutela di tutte le persone che hanno in comune il DNA di Maire Tecnimont e ne condividono i valori, e allo stesso tempo rafforza il nostro impegno verso tutta la catena di fornitura, elementi imprescindibili per un’azienda che crede fermamente nel proprio codice etico. Con questo risultato valorizziamo l’importante lavoro svolto negli anni precedenti che ha portato all’implementazione di sistemi di gestione robusti e maturi da parte di ciascuna delle società incluse nel perimetro di certificazione”.

Diego D’amato, Presidente e Amministratore Delegato Bureau Veritas Italia, ha commentato: “Nella lunga storia della certificazione SA8000, per anni i certificati non potevano “varcare le frontiere” e si limitavano al perimetro nazionale. Oggi, le nuove regole previste dal SAI (Social Accountability International) e dal SAAS (Social Accountability Accreditation Services) prevedono la possibilità di abbracciare in un unico certificato siti appartenenti a diversi Paesi, a condizione che vi sia una regia unica, centralizzata, capace di garantire un efficace e omogeneo sistema di gestione della responsabilità sociale. La grande sfida di Maire Tecnimont è stata ricomporre sotto un’unica cabina di regia le diverse certificazioni SA8000 che già esistevano sulle singole società del gruppo. Bureau Veritas è particolarmente orgogliosa di aver certificato questo sistema pionieristico, rendendo merito alla grande capacità organizzativa e all’impegno sui valori, che non conosce frontiere geografiche.”

BUREAU VERITAS ITALIA S.P.A. Sul mercato italiano dal 1839

Bureau Veritas è leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, verifica di conformità e certificazione. Nata nel 1828, supporta i Clienti nel raggiungimento dell’obiettivo del miglioramento delle performance attraverso servizi e soluzioni innovativi, finalizzati ad attestare che i loro prodotti, strutture e processi rispondono a standard e regolamenti in ambito qualità, salute e sicurezza, ambiente e responsabilità sociale (QHSE-SA). Bureau Veritas traduce le proprie competenze tecniche in una ricca gamma di servizi che vanno al di là della semplice verifica di conformità normativa e regolamentare, per consentire il raggiungimento degli obiettivi della riduzione del rischio, del miglioramento delle performance e della promozione dello sviluppo sostenibile. Il Gruppo Bureau Veritas fonda la sua consolidata e mai smentita reputazione di serietà e competenza tecnica su valori quali integrità ed etica, imparzialità, orientamento al cliente e sicurezza sul lavoro. Bureau Veritas è Organismo riconosciuto e accreditato dalle più importanti organizzazioni nazionali ed internazionali.

Maire Tecnimont S.p.A.

Maire Tecnimont S.p.A., società quotata alla Borsa di Milano, è a capo di un gruppo industriale leader in ambito internazionale nella trasformazione delle risorse naturali (ingegneria impiantistica nel downstream oil & gas, con competenze tecnologiche ed esecutive). Con la propria controllata NextChem opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie a supporto della transizione energetica. Il Gruppo Maire Tecnimont è presente in circa 45 paesi, conta circa 50 società operative e un organico di circa 9.100 persone, tra dipendenti e collaboratori. Per maggiori informazioni: www.mairetecnimont.com.




Coronavirus/ da Oggi quasi tutta l’Italia ‘in giallo’

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Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus.

a) Sarà un test importante per monitorare la diffusione futura del contagio e prendere le adeguate contromisure.

Cambia la mappa delle zone a rischio in Italia: fatta eccezione per 5 territori, il resto del Paese è in zona gialla, sono consentiti gli spostamenti tra Comuni ma non tra Regioni;

b) Circa 8 milioni di studenti italiani tornano a scuola: i 2,5 milioni delle scuole superiori seguiranno le lezioni in presenza con percentuali tra il 50 e il 75%;

c) AstraZeneca avvierà le consegne del vaccino con una settimana d’anticipo, annuncia la presidente della Commissione Ue.

Firenze/ Ragazzi giovanissimi aggrediscono una coetanea e condividono il video sui social

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La violenza tra minorenni reasa pubblica sui social è uno dei maggiori problemi sociali del momento.

Un gruppo di sette ragazzi ha accerchiato e aggredito una 13enne che frequenta una scuola media di Firenze. Il tutto è stato ripreso con i telefoni e condiviso sui social. I responsabili, tutti giovanissimi di 13 e 14 anni e identificati grazie al filmato pubblicato su Instagram, hanno un nome e un cognome e sono stati denunciati dalla famiglia della vittima ai carabinieri.

La notizia è riportata da La Nazione. (foto di repertorio)