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Cronaca nazionale/ Crolla il tetto di una stalla con 200 mucche, molti gli animali morti

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Un boato ed il crollo conseguente: gravi danni ad una struttura agricola. Crolla il tetto di una stalla e quasi duecento mucche sono rimaste intrappolate nella struttura dopo l’incidente nelle campagne a sud di Piossasco, nel Torinese. Sconvolta la comunità e i proprietari della stalla, che subito hanno chiamato i soccorsi quando hanno avvertito il boato che preannunciava l’incidente.

Gli animali sono stati travolti dal crollo che non si sa da cosa sia stato causato. Molti animali coinvolti sono morti mentre degli altri ancora vivi.

cn l’ausilio di autogru e del nucleo Nbrc Stann cercando di salvare gli animali intrappolati ancora in vita. Sono intervenute contestualmente anche le squadre Usar, specializzate per le ricerche sotto le macerie.

Coronavirus, l’indice Rt scende a 0,84

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Cambia nuovamente la colorazione della zone di libertà. Da lunedì in fascia arancione ci sono Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e la provincia di Bolzano. Tutte le altre Regioni sono in zona gialla; intanto l’indice di contagio RT è sceso a 0,84, come riportano Istituto Superiore di sanità e Ministero della Salute.

Si registrano anche commenti moderatamente positivi sull’andamento del contagio, anche se sempre improntati sulla prudenza nel giudizio.

“Complessivamente c’è un miglioramento, le curve decrescono ma molto lentamente: l’epidemia resta in una fase delicata”.

Lo afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Brusaferro.

Migranti/ Save the Children: “decine di minori stranieri non accompagnati senza protezione ed esposti a gravi rischi per la salute e la sicurezza in Bosnia-Herzegovina”

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Almeno 50 minori migranti non accompagnati stanno dormendo all’addiaccio o in ripari di fortuna in Bosnia-Erzegovina senza alcun supporto e protezione, con gravi rischi per la loro salute e la loro sicurezza, denuncia Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Questi minori stanno fuori al freddo gelido o in edifici già occupati abusivamente o abbandonati, in campi improvvisati o in residenze private senza la supervisione di un adulto. I minori che stanno affrontando da soli il tentativo di raggiungere l’Europa sono parte dei 2.500 migranti che secondo le stime sono sparse sul territorio del paese senza un alloggio adeguato. Con le temperature scese sotto lo zero durante la notte, e le infezioni da COVID-19 che continuano a salire, questi adolescenti trascorrono i loro giorni e le loro notti all’aperto, esposti alle intemperie e al rischio di abusi e violenze. Hanno accesso limitato a cibo, acqua, servizi igienici e nessun accesso a servizi di protezione, salute, asilo come rifugiati o istruzione. Come sottolinea Save the Children, i minori che non sono nei centri di accoglienza ufficiali hanno urgente bisogno di un luogo sicuro e caldo dove stare e di essere protetti.

“Ho dormito per due mesi in un edificio occupato, mangiando cibo che ho ricevuto dalle organizzazioni umanitarie o da qualche cittadino del posto. Fa troppo freddo per stare in edifici come questo. Accendiamo fuochi per scaldarci ma poi non si respira a causa del fumo”, ha detto a Save the Children un ragazzo di 17 anni nella città di Bihać.

Secondo i dati ufficiali, ci sono circa 500 minori non accompagnati in vari centri di accoglienza nel paese, insieme a circa 450 bambini con le loro famiglie. Dopo la chiusura di due grandi campi l’anno scorso, il numero di posti disponibili per rifugiati e migranti in Bosnia-Erzegovina è drasticamente diminuito. Rifugiati e migranti, compresi i bambini, possono essere registrati solo nel momento in cui accedono a strutture di accoglienza ufficiali. Senza registrazione, i minori non accompagnati non possono avere accesso all’assegnazione di un tutore legale e rimangono invisibili al sistema di protezione, in condizioni di grave vulnerabilità. Molti minori non accompagnati sono riluttanti a lasciare la regione del cantone di Una-Sana per entrare in una struttura di accoglienza, poiché vogliono restare vicino al confine con l’UE e non vogliono staccarsi dai gruppi con cui viaggiano. La mancanza di un sistema adeguato di inserimento in strutture di accoglienza adatte per i minori li costringe a badare a se stessi all’addiaccio.

“Dormiamo da un mese in città in edifici occupati. Abbiamo cercato di attraversare il confine e ora non ci è permesso di tornare ai campi. Ogni volta che torniamo al campo, dicono che non c’è posto per noi. La gente qui ha freddo, mentre lì al campo si sta meglio”, ha detto un ragazzo afghano di 15 anni, che vive in una fabbrica abbandonata con un coetaneo del suo villaggio di origine.

Save the Children chiede con forza che i minori migranti non accompagnati che vivono in strada in Bosnia-Erzegovina possano essere registrati e protetti. La regione nord-occidentale, che si trova al confine del paese con l’Europa occidentale, è diventata un grande hot spot per i migranti. A causa della loro situazione disperata e della mancanza di percorsi legali e soluzioni per i minori e le famiglie, continuano a tentare di attraversare il confine per entrare nell’UE in Croazia, nonostante le notizie di violenti respingimenti. Gli operatori di Save the Children in Bosnia-Erzegovina possono testimoniare il gravissimo impatto di questa situazione stressante sui minori e sui bambini, in particolare tra quelli non accompagnati, compresi alcuni casi di autolesionismo.

“Questi bambini e adolescenti non dovrebbero affrontare l’inverno senza un tetto sopra la testa. Non dovrebbero rischiare la vita e la salute bevendo acqua dai fiumi, ritrovandosi congelati per le basse temperature o accendere fuochi con i rifiuti per potersi riscaldare. È fondamentale garantire il loro accesso alla protezione, alla salute e agli altri servizi fondamentali. È prima di tutto un loro diritto ma, alla luce dell’epidemia di COVID-19, è anche un problema di salute pubblica,” ha dichiarato Andrea Zeravcic, Direttrice di Save the Children in Bosnia-Erzegovina.

“Abbiamo bisogno urgentemente di strutture di accoglienza prima che i bambini possano morire congelati o subiscano altri gravi danni per la loro salute. In particolare, i minori non accompagnati devono poter essere al sicuro, come anche le famiglie e gli altri gruppi vulnerabili. Ciò significa che bisogna rendere disponibili altre strutture di accoglienza, che siano adeguati per minori e famiglie, in tutto il paese e lungo la rotta migratoria.” 

“Le autorità devono garantire la registrazione ufficiale immediata e l’invio in strutture di accoglienza per tutti i bambini, compresi i minori non accompagnati. La registrazione è un primo passo essenziale per fornire protezione ai più vulnerabili e non può dipendere dalle capacità di accoglienza disponibili. Tutti i bambini, compresi quelli senza adulti di riferimento, hanno il diritto di essere al sicuro e di essere protetti”.

“La rotta balcanica vede il suo naturale prolungamento in Italia, da Trieste lungo la parte settentrionale del nostro paese fino a Ventimiglia ed è percorsa da decine di minori non accompagnati ogni anno” dichiara Daniela Fatarella, Direttrice di Save the Children Italia. “I numerosi respingimenti di migranti e richiedenti asilo denunciati dalle organizzazioni della società civile ai confini con la Slovenia sono un elemento di particolare allarme, in quanto delineano possibili situazioni di violazione della Legge Zampa in merito alla non identificazione di minori non accompagnati come tali e al conseguente loro respingimento, vietato da tale normativa. È urgente assicurare l’applicazione di un metodo multidisciplinare di accertamento dell’età alla frontiera con tutte le garanzie procedurali previste dalla legge”.

“L’UE e gli Stati membri hanno il dovere di fornire risposte adeguate a porre fine a questa tragedia e ad evitare che questa si riproponga in futuro a quel confine o ad un altro dei confini esterni dell’Unione. La creazione di vie sicure e regolari di accesso alla protezione internazionale e il superamento del sistema Dublino devono essere la priorità, così come la garanzia di accesso ad un sistema di protezione per i minori non accompagnati”.

Vini/ Produzione, il Monferrato tiene

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Con tutte le premesse del caso, cioè che la pandemia ha generato e continua a generare problemi economici a interi territori, ci sono da registrare situazioni differenti da caso a caso.
Tra le eccezioni positive del 2020, tra i grandi territori del vino, c’è il Monferrato, con le sue denominazioni. Nel 2020 l’imbottigliato cresce dello 0,4% sul 2019, a quota 66 milioni di bottiglie, guidato dalla Barbera d’Asti Superiore, con un incremento del 2,1% e un aumento di 1 milione di bottiglie in cinque anni, con quote importanti negli Stati Uniti e in Nord Europa.
Bene il Nizza (+4%) e il Ruché di Castagnole Monferrato, a quota un milione di bottiglie.

Economia/ Il Gruppo Financo in partnership con Ecosuntek entra nel settore delle energie da fonti rinnovabili

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Il Gruppo Financo di proprietà della famiglia Colaiacovo, holding a cui appartengono tra le altre società come Colacem, Colabeton, Domicem, CAT, Tracem, Park Hotel ai Cappuccini, Poggiovalle, Autodromo di Misano, entra nel settore delle energie rinnovabili con Greenfin Energy S.R.L.

La società nasce in partnership tra il Gruppo Financo (80%) ed Ecosuntek (20%) che opera da anni, con competenze avanzate, nel comparto energia da fonti rinnovabili.

“Questa collaborazione – dichiara il neo Presidente Luca Colaiacovo – si presenta con un grande potenziale. I nostri investimenti saranno in forte coerenza con gli indirizzi dell’Unione Europea in tema di transizione energetica. Il Gruppo Financo ha disponibilità di superfici rilevanti ideali per ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Faremo crescere al nostro interno tecnologie ed esperienze utili anche alla produzione di cemento (core business del Gruppo Financo), attività notoriamente energivora. Lo sviluppo in questo ambito apre scenari interessanti per il futuro, come quello che prospetta l’uso dell’idrogeno verde”.

Amministratori Delegati di Greenfin Energy sono Andrea Coccia e Matteo Minelli.

Lavoro/ Covid manager: Bureau Veritas affianca le imprese nella sfida al rischio pandemia

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La pandemia cambia radicalmente la percezione di rischio all’interno delle aziende e impone a queste la costruzione di una figura di riferimento per i dipendenti, capace di trasmettere consapevolezza dei rischi e, nel contempo, spingere verso l’attuazione di comportamenti virtuosi e sicuri. È in questa ottica che il gruppo Bureau Veritas Italia sta attuando uno sforzo di formazione e di affiancamento delle imprese, proprio per innalzare gli standard di sicurezza e mutare decisamente la percezione del rischio e la sua gestione da parte delle aziende certificate.

I numeri parlano chiaro: secondo un rapporto svolto prima del marzo 2020 da ANRA, la maggioranza delle aziende italiane (51%) era sprovvista di un piano – sia strutturato che in forma embrionale – di crisis management. Tra quelle che invece, ne avevano già predisposto uno, solo il 14% aveva preso in considerazione l’ipotesi di una pandemia. Ciò nonostante che in epoca pre Covid fosse stato denunciato con sempre maggiore insistenza dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Un trend che non riguarda solo le imprese italiane. Tra il 2018 e il 2020, prima che la pandemia si profilasse all’orizzonte, l’attenzione delle aziende era concentrata su altre tipologie di rischio, rispetto a quello biologico-sanitario. Nell’edizione 2020 del European Risk Manager Report, le preoccupazioni espresse dagli intervistati si dirigevano verso: attacchi cyber, il perdurare o l’inasprirsi dell’incertezza economica a livello mondiale e il non avere a disposizione talenti-chiave (availability of key skills) per resistere alla concorrenza. E, in prospettiva, gli effetti del climate change e i possibili cambiamenti nelle abitudini dei clienti.

La pandemia ha cambiato, sia pure in modo molto graduale, il quadro di riferimento: scorrendo i dati presenti nel COVID-19 Risks Outlook del World Economic Forum, pubblicato a maggio 2020, le preoccupazioni dei risk manager hanno cominciato a mutare, con il prolungarsi o l’arrivo di un’altra ondata, la pandemia veniva posta solo al settimo posto (35,4%), dietro il timore di “prolungata recessione globale” (66,3%), la possibilità di fallimenti in serie e di nuovi necessari consolidamenti (52,7%), gli attacchi informatici e le frodi (50,1%), la mancata ripresa di interi settori industriali (51,1%), l’interruzione delle catene di approvvigionamento (48,4%) e le restrizioni al commercio e allo spostamento delle persone (42,9%).

Solo nei mesi successivi – e su questo si sono accesi i riflettori di Bureau Veritas che ha messo a diposizione delle imprese una task force operativa – è emersa l’importanza in azienda di una persona competente, formata e responsabile per quanto riguarda la gestione del rischio in ogni suo aspetto, da quello normativo a quello più prettamente sanitario. Un manager chiamato a svolgere funzioni di coordinamento per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo anti-contagio in azienda, ma anche a essere il punto di contatto per le strutture del Sistema Sanitario Regionale.

Un manager in grado di gestire il rischio e l’emergenza in ambito sanitario e biologico è diventato di primaria importanza. E non solo per quelle aziende che normalmente si confrontano con questo tipo di problematiche (come l’industria chimica o farmaceutica), ma anche nella costruzione di un sistema di gestione della sicurezza delle persone e del business che sia davvero funzionante e dunque efficace, al di là e non solo durante l’eccezionalità dell’evento pandemico, ma anche in vista della campagna vaccini e, in futuro, della gestione coordinata del rischio sanitario come priorità fra quelli che minano maggiormente il settore produttivo e dei servizi e, dunque, la vita di un’azienda.

Veneto/ Scossa di terremoto di magnitudo 3.0 nel Bellunese

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Una scossa di terremoto di magnitudo 3.0 è stata registrata questa mattina alle ore 10:56 dall’Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia in Veneto. Il sisma avvertito a Limana, a pochi passi da Belluno e a una profondità di 8 chilometri. Il terremoto è stato avvertito distintamente oltre che a Belluno e nella zona di Limana, e a S.Antonio Tortal, in Valbelluna, in sinistra e in destra Piave.
Secondo INGV l’epicentro è tra Sois e Giamosa.

Cronaca nazionale/ Quindicenne muore dopo un volo di 50 metri dalla torre in fiamme di un ex-pastificio

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Una tragedia ancora tinta di Giallo a Grumo Appula, in provincia di Bari, dove un ragazzo di 15 anni è morto dopo essere precipitato facendo un volo di 50 metri dalla torre di un ex pastificio abbandonato. Le forze dell’ordine sono arrivate sul posto dopo la segnalazione di un incendio scoppiato nella torre dell’edificio ma proprio lì, dopo aver sfondato un cancello, sull’asfalto alla base della torre hanno trovato il corpo senza vita dell’adolescente, che è deceduto sul colpo.
Sono in corso le indagini per cercare di capire la dinamica di quanto successo: tutte le piste sono aperte, dal suicidio all’incidente.
Indagano i carabinieri.

foto di repertorio

Il film della settimana/ “A family tour” di Liang Ying (Taiwan)

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Pietro Colagiovanni*

Ying Liang è un regista cinese indipendente nato a Shangai e laureatosi all’università di Pechino. Questo film, del 2018, presentato in numerosi festival cinematografici in giro per il mondo racconta sostanzialmente la sua vicenda autobiografica, ossia di un regista perseguitato dalla dittatura comunista cinese per le sue idee non allineate con quelle ufficiali. La storia è quella di una riunione familiare di una regista costretta all’esilio ad Hong Kong (evidentemente prima del giro di vita imposto dalla Cina a partire dal 2019) che partecipa ad un festival di cinema indipendente a Taiwan.

Lì sarà proiettato il film che l’ha costretta all’esilio, una vicenda di ingiustizia e persecuzione. Grazie all’aiuto del marito riuscirà a far arrivare a Taiwan, con un viaggio organizzato, l’anziana e malata madre, che vive in Cina e che ha subito, a causa della figlia, una vera e propria persecuzione. Il film è molto delicato e narra dei sentimenti umani e familiari (la nonna che finalmente riesce a conoscere il nipotino mai visto, i sentimenti di una famiglia perbene messi alla prova da uno stato pervasivo e invasivo, anche all’estero, anche a Taiwan) ma narra soprattutto dell’impatto della dittatura nella vita quotidiana, specie con chi non si allinea e non vuole allinearsi.

Ed è questo, al di là della resa filmica in sé e della trama abbastanza esile, il grande pregio di questa opera. Per noi abituati a magnificare il colosso cinese, la sua efficienza e soprattutto disposti a fare con loro affari questo film rappresenta un importante documento di cosa si cela dietro il volto sorridente e apparentemente pacioso di Xi Jinping. Si cela una dittatura feroce, pervasiva ed efficiente, una dittatura bene organizzata e silenziosa, che non ammette sgarri. Interessante è anche l’uso del danaro che il regime comunista fa per mantenere il potere (utilizzo già noto per le forti compensazioni date ai genitori e ai parenti delle vittime di Piazza Tienanmen in cambio del loro silenzio).

Il film dice che prima di usare la forza bruta e la repressione cieca il regime ti chiede di allinearti e ti concede anche vantaggi in cambio. Si tratta, a differenza delle brutali dittature tutte basate solo sulla repressione e sulla violenza, (vedi la Russia di Putin o peggio le dittature alla Al Sisi o alla Assad) di una dittatura fondata sul capitalismo e sulla monetizzazione del consenso, un unicum che il film sapientemente riesce a farci comprendere.

Un metodo efficiente, forse innovativo, ma non per questo meno devastante per il privato delle persone, soprattutto di quelle che vogliono continuare a pensare liberamente. Un film politico molto interessante, un documentario inedito sul lato oscuro del regime autoritario cinese, filtrato dalla sensibilità e dal dolore dell’esperienza personale del regista.

Voto 3,5/5

*imprenditore, giornalista, fondatore e amministratore del gruppo Terminus

per commenti, recensioni o sollecitazioni e suggestioni cinematografiche potete contattarmi a [email protected]

Roma/ Al Gemelli primo trattamento con nuova terapia genica per la cura alla Sma ad un bambino

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Il Policlinico Gemelli

Una nuova terapia contro una malattia grave. Svolta nella cura alla Sma. Somministrata per la prima volta nel Lazio un’innovativa terapia genica a un bambino asintomatico di meno di sei mesi, con diagnosi di atrofia muscolare spinale (SMA) di tipo 1.

Il piccolo nei giorni scorsi ha ricevuto nel Centro NEMO Pediatrico presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS un’infusione di Zolgensma (onasemnogene abeparvovec), prima terapia genica per la cura della SMA di tipo 1.

Il farmaco agisce sostituendo la funzione del gene mancante o non funzionante SMN1 e si somministra una sola volta nella vita. La somministrazione precoce di questo trattamento innovativo consente di ottenere risultati migliori per arrestare la progressione della malattia.

Per il primo bambino con SMA di tipo 1 trattato nel Lazio è stata attivata una collaborazione interaziendale e multidisciplinare, sotto il coordinamento dell’Area Farmaci e Dispositivi della Regione Lazio, coinvolgendo l’Azienda Sanitaria di residenza del piccolo (ASL Viterbo) e  il Gemelli.