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Puglia/ Iniziano i lavori sulla S.P. 42 San Nicola-Foce Capojale

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Iniziano i lavori di messa in sicurezza della Strada Provinciale S.P. 42 che va da San Nicola Imbuti a Foce Capojale. Intervento possibile grazie al 1.500.000 di euro che il C.I.S. (Contratto Istituzionale di Sviluppo) di Capitanata del Governo Conte ha destinato a questa strada, inserita al primo punto del Progetto Integrato di Valorizzazione della Laguna di Varano presentato dal Comune di Cagnano Varano proprio nell’ambito del C.I.S., finanziato insieme all’altro intervento di 750.000 euro (che a breve partirà) e col quale verranno rimossi la plastica e i rifiuti marini presenti in laguna. Da decenni si attendevano questi lavori e, come vi avevamo già anticipato, dopo la firma del C.I.S. il 13 agosto 2019, ormai era solo questione di tempi tecnici necessari all’aggiudicazione dell’appalto. Il tutto si è svolto nei mesi scorsi e con l’ordinanza di chiusura della strada appena arrivata, è stato dato formalmente il via ai lavori. L’Amministrazione Costanzucci ha più volte reclamato (anche con note formali a firma del Sindaco) la messa in sicurezza di questa strada, ma non si è limitata alla semplice segnalazione/protesta; è andata alla ricerca del finanziamento ad hoc e l’ha trovato, grazie anche alla partnership col Ministero della Difesa, nei fondi del C.I.S. di Capitanata. Percorsa giornalmente dai tantissimi pescatori che si recano a lavoro al portocanale di Capojale e dai turisti che, soprattutto nella stagione estiva, tramite essa raggiungono le bellissime spiagge di Foce Capojale e Isola Varano, il rifacimento di questa importante arteria di collegamento Superstrada-Foce Capojale contribuirà a valorizzare l’area che va dall’ex-idroscalo “Ivo Monti” all’Isola Varano, passando per Foce Capojale. Un altro esempio di come si possa valorizzare concretamente la nostra laguna. 

“È un intervento molto atteso ed importante per la comunità cagnanese. La riqualificazione e messa in sicurezza di questa strada ridarà slancio a tutto il territorio attraversato. – commenta il sindaco Claudio Costanzucci Paolino-  Ringraziamo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha dimostrato grande attenzione su Cagnano Varano e che ci auguriamo possa essere tra noi per l’inaugurazione. Un grazie anche al Presidente della Provincia Nicola Gatta, che insieme alla struttura tecnica dell’Ente hanno fatto sì che i lavori iniziassero quanto prima.
Infine voglio ringraziare il Ministero della Difesa e in particolare il Generale Giancarlo Gambardella, che nella sua veste di Direttore della Task Force Immobili del Ministero ha affiancato il Comune di Cagnano Varano nelle sue proposte al CIS di Capitanata per la valorizzazione dell’ex idroscalo “Ivo Monti” e dell’intera Laguna di Varano. Tutto ciò conferma la credibilità che il nostro paese ha acquisito negli ultimi anni nei confronti delle altre istituzioni”.

Ufficio Stampa Civica Cagnanese

Somma Vesuviana, sette nuovi positivi al Covid in un giorno

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FOTO DI REPERTORIO

Comunicato del 03.09.2020

“I casi aumentano ancora a Somma Vesuviana. Ad oggi i positivi sono 24 e le persone in isolamento 41, mentre fino alla giornata di ieri avevamo 17 positivi. Stiamo valutando eventuali misure più severe in città. Intanto ricordo che comunque dalle ore 18 c’è obbligo della mascherina all’aria aperta per tutte le persone che si recano in piazza o in slarghi. L’invito è quello di rispettare rigorosamente le norme di sicurezza e dunque: mascherine sempre obbligatorie negli ambienti chiusi, per tutti. All’aperto bisogna ugualmente indossare la mascherina quando ci si passeggia in piazza o in slarghi e comunque in zone dove non è garantito il distanziamento, igienizzare spesso le mani. Non possiamo parlare in modo ravvicinato senza indossare la mascherina. Stiamo valutando con particolare attenzione se ci dovessero essere le condizioni per misure più restrittive anche se non è intenzione andare a penalizzare il tessuto economico della città che è già sofferente a causa della stessa pandemia”. Lo ha affermato Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano che ogni giorno, puntualmente aggiorna stampa e cittadini sulla situazione Coronavirus del proprio paese.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa del Comune di Somma Vesuviana

DL Semplificazione, i professionisti dicono ‘no’ all’emendamento sui docenti universitari

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comunicato del 03.09.2020

I professionisti italiani riuniti nel CUP (Comitato Unitario Professioni) e nella RPT (Rete Professioni Tecniche) constatano con amarezza che Il Parlamento respinge emendamenti, proposti dalle professioni, veramente indirizzati a migliorare leggi esistenti e ad introdurre strutturali processi di semplificazione, e al tempo stesso approva un emendamento, finalizzato ad estendere senza alcun limite l’attività extraistituzionale dei professori e ricercatori universitari, che nulla ha a che fare con la semplificazione e che va nella direzione di aumentare il discrimine tra le diverse categorie di dipendenti pubblici e degli stessi professori universitari. Si fa riferimento all’emendamento 19.15 al DL Semplificazione, presentato dalla opposizione e votato dalla maggioranza con il parere favorevole del Governo. La disposizione fornisce una interpretazione autentica del comma 10 dell’art.6 della legge n. 240 del 2010 e stabilisce che ai professori e ricercatori a tempo pieno, sia liberamente consentito, indipendentemente dalla retribuzione, lo svolgimento di attività extraistituzionali realizzate in favore di privati, enti pubblici ovvero per fini di giustizia, purché prestate, quand’anche in maniera continuativa, non in regime di lavoro subordinato e in mancanza di una organizzazione di mezzi e di persone preordinata al loro svolgimento. Si tratta di una decisione sconcertante che consentirebbe ai professori e ricercatori universitari di effettuare attività extra istituzionali senza alcun controllo da parte dell’Università di appartenenza e senza alcun limite di compenso. In palese contrasto con la normativa previgente che intende interpretare. Senza contare il fatto che si consente ad alcuni lavoratori di entrare nel mercato senza rispettare le regole e sottostare alle incombenze cui invece sono sottoposti i liberi professionisti ad esclusiva tutela della collettività.
Appare sorprendente, tra l’altro, che il Ministero dell’Università non abbia nulla da dire in merito, considerando l’alto rischio che tale estensione possa andare a scapito dell’attività di docenza, senza tenere conto della discriminante che determina tra docenti universitari a tempo pieno e a tempo definito e dell’aggravio di costi per lo Stato, perché la prima conseguenza di tale emendamento sarà che molti docenti a tempo definito passeranno a tempo pieno. Diversamente da quanto asserito, quindi, non si tratta di un provvedimento ad invarianza di costi per lo Stato. Per questi motivi, i professionisti italiani intendono protestare duramente e auspicano che, in extremis, il Parlamento possa tornare sui suoi passi.

Consiglio Nazionale dei Geologi – Ufficio stampa

Cronaca nazionale/ Tragedia della montagna, muore un escursionista

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Ennesima tragedia della montagna. Un uomo di 30 anni è morto precipitando durante un’arrampicata su una parete rocciosa del monte Serra a Buti, in provincia di Pisa. Soccorso un altro giovane che stava prendendo parte all’escursione: le sue condizioni non sarebbero gravi.
Secondo quanto appreso, il 30enne è caduto mentre stava percorrendo una via ferrata,
Sul posto una squadra dei vigili del fuoco e la squadra Saf di Pisa.

Cronaca nazionale/ Finanziere muore durante un’esercitazione

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Una notizia terribile. Tragedia ieri nell’area delle Tre Cime di Lavaredo a Belluno. Un finanziere è morto durante un’esercitazione di elisoccorso congiunta tra Soccorso Alpino e Guardia di Finanza intorno all’ora di pranzo. Al momento le informazioni sono ancora frammentarie e confuse, ma secondo una prima ricostruzione dell’incidente, l’uomo sarebbe stato colpito dal rotore di coda dell’elicottero.
Troppo gravi le lesioni causate dall’impatto con la pala del velivolo, per lui non c’è stato scampo.
Nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118, per lui non c’è stato nulla da fare ed è deceduto a causa della gravità delle ferite riportate.

Scuola/ Save the Children: “Incertezza e preoccupazione per la riapertura aggravano la condizione delle famiglie più fragili.

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Incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui genitori e bambini affrontano la riapertura della scuola dopo il lungo lockdown che li ha tenuti lontani dalle aule a causa della pandemia di Covid-19. Per quanto riguarda la ripresa della didattica, al momento dell’indagine il 66% dei genitori era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma quasi 7 su 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle scuole dei propri figli sulle modalità organizzative e sulle norme comportamentali per il prossimo anno scolastico. Solo 1 genitore su 4 sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi. Questo il quadro che emerge da una nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da IPSOS per Save the Children[1]  e che delinea la percezione dei genitori al momento della rilevazione, a pochi giorni dalla ripartenza del nuovo anno scolastico. In generale, guardando al nuovo anno, 7 genitori su 10 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola; la principale è data dall’incertezza circa le modalità di ripresa (60%), seguita dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (51%) e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (37%), specialmente per i genitori di bambini di 4-6 anni (45%). In questo caso i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare, per il 22% dei genitori intervistati. Anche la rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli: una scelta che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%).

Tra le principali preoccupazioni con cui le famiglie si trovano a fare i conti con la ripresa dell’anno scolastico emerge anche l’apprensione legata alle difficoltà di apprendimento, dopo i lunghi mesi di lockdown e un’estate che non per tutti è stata l’occasione per recuperare il cosiddetto learning loss. Sebbene quasi tutti siano stati ammessi alla classe successiva senza debiti, quasi 1 genitore su 5 (18%) ritiene che il proprio figlio non sia pronto ad affrontarne il programma a causa della perdita di apprendimento conseguente alle condizioni imposte dal confinamento. La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi, si riflette anche sul rientro a scuola: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 2 genitori su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno. I primi effetti di questa situazione si fanno sentire sulle scelte dei ragazzi sul proprio corso di studi: l’8% dei genitori intervistati dichiara che il proprio figlio pensava di iscriversi al liceo ma, a causa delle difficoltà economiche che sta attraversando la famiglia, ha scelto una scuola professionale.

“La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, la battaglia contro la povertà educativa. L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni. Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Occorre rispondere al forte rischio di aumento della povertà minorile e della dispersione scolastica, dopo il black out educativo che ha colpito tanti studenti che non sono riusciti ad accedere alla didattica a distanza. La voce dei genitori raccolta nell’indagine IPSOS conferma questo allarme, in relazione alla diminuzione delle disponibilità economiche per sostenere i percorsi di studio. Sul tasso di dispersione scolastica e di povertà educativa si misurerà il successo o il fallimento dell’intera politica di ripartenza del paese”

L’Italia – sottolinea Save the Children nel suo rapporto – già prima della crisi presentava un quadro critico relativamente al fallimento scolastico, la dispersione e la povertà minorile. Il nostro Paese spende per l’istruzione e università circa il 4% del PIL (ultimo dato disponibile, 2018) rispetto al 4,6% della media EU[2]. La sola riforma del 2008 ha ridotto gli investimenti in istruzione di ben 8 miliardi di euro in 3 anni, operando dei tagli lineari, ovvero in percentuale sulla voce di costo, con poca attenzione al loro possibile impatto. La spesa per l’istruzione è così crollata dal 4,6% del 2008 al 4,1% del 2011, fino al minimo storico del 2016 e 2017 del 3,9%. Dal 2011 al 2016 l’Italia ha speso generalmente di più in interessi sul debito che sull’istruzione. Il Rapporto dà anche conto della voce di più di 4000 studenti e di diversi docenti e dirigenti scolastici di alcune scuole con cui l’Organizzazione collabora. L’ascolto delle necessità di tutti gli attori coinvolti, famiglie, studenti, docenti, comunità educante, in un momento così delicato deve rappresentare una priorità nella costruzione di interventi e politiche pubbliche finalizzate alla ripresa e alla resilienza, per scongiurare il rischio di misure inefficaci dal punto di vista del loro impatto reale.

“Molte scuole hanno dimostrato durante questi mesi la loro resilienza e la capacità di fronteggiare la crisi, nelle aree del Paese dove la povertà educativa è più forte. Per cambiare la scuola non abbiamo bisogno di progetti a tavolino, ma di partire da queste esperienze. Un investimento sulla scuola deve consentire di garantire ed estendere il tempo pieno, assicurare le mense scolastiche, un numero sufficiente di docenti, di personale amministrativo, di dirigenti scolastici, avere a cuore la sicurezza e la qualità dei luoghi in cui bambini e ragazzi vanno per imparare, favorire nuove e più inclusive modalità di apprendimento, con spazi e tempi di partecipazione”. “Il Piano nazionale “Next Generation” che il governo italiano sta per presentare all’ Europa deve avere al suo centro questo obiettivo, se vuole rispondere a questo nome ambizioso, puntando anche al superamento della povertà educativa digitale delle scuole e degli studenti, emersa con tutta la sua evidenza nella fase di lockdown”, afferma ancora Raffaela Milano.

Nel corso degli anni Save the Children ha avviato una serie di progetti volti proprio a sperimentare approcci educativi più aperti e combattere efficacemente la povertà educativa. L’emergenza Coronavirus- Covid19 ha però reso necessario un riorientamento di tali iniziative per rispondere al learning loss dei bambini e degli adolescenti che vivono in contesti più svantaggiati, dovuto al lungo confinamento. È per questo motivo, che Save the Children ha lanciato, a giugno scorso, il programma ‘Riscriviamo il Futuro’, con l’ambizione di raggiungere 100 mila bambini e adolescenti sul territorio nazionale e le loro famiglie, nei prossimi 15 mesi. La gestione familiare alle prese con il rientro a scuola: madri e nonni sono ancora i pilastri su cui poggia la gestione familiare

Una delle principali preoccupazioni delle famiglie arriva dal rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale di madri (23%)e nonni (28%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli: un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown,. La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli, che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%). L’organizzazione familiare è resa ancora più complessa dagli spostamenti che per molti studenti sono necessari per raggiungere la scuola. Garantire il rispetto delle norme sanitarie su mezzi pubblici e scolastici resta ancora un nodo irrisolto sui territori. Basti pensare che per raggiungere la scuola circa uno studente su 3 (il 30%) utilizza mezzi pubblici o scolastici con ampie variazioni legate all’età (solo il 12% di coloro frequentati la materna, il 18% delle elementari, il 38% delle medie e il 55% delle superiori). Friuli-Venezia Giulia (41%), Marche (43%) e Abruzzo (39%) le regioni dove gli studenti devono maggiormente ricorrere al trasporto pubblico o scolastico per recarsi a scuola.

Il recupero delle competenze perse e l’estate come opportunità perduta ancora per tanti bambini La maggioranza degli studenti (6 su 10) ha riscontrato difficoltà nella fruizione della scuola a distanza imposta dal confinamento.. Guardando più nel dettaglio ai voti riportati dagli alunni, due terzi hanno mantenuto inalterata la propria performance, un quinto ha registrato un miglioramento nei voti conseguiti a fine anno (più di un quarto nel caso degli studenti delle superiori), mentre il restante 15% ha riportato voti peggiori. Avere un’estate ricca di stimoli educativi e sociali avrebbe potuto essere un’utile opportunità per colmare almeno parzialmente le lacune scolastiche e di socialità create dal lockdown. Purtroppo sembrerebbe che si sia trattato di un’occasione persa ancora per tanti bambini, soprattutto per quelli che hanno sofferto di più l’emergenza, a causa anche delle ricadute economiche sulle famiglie. Un genitore su 4 fra coloro che non hanno iscritto il proprio figlio a un centro estivo ha dovuto rinunciare proprio a causa del costo del servizio, colpendo principalmente le classi più giovani. La mancanza di offerta nel proprio territorio ha invece rappresentato una barriera in più di un caso su 3. La crisi economica, nonostante la possibilità di accedere a contributi pubblici, ha avuto ripercussioni anche sulla possibilità dei bambini di andare in vacanza: 4 genitori su 10 hanno dichiarato che quest’ anno non sono andati via con la propria famiglia. Il principale ostacolo è rappresentato dai costi (quasi 1 caso su 2). Non è trascurabile però la quota di chi ha rinunciato per motivi di lavoro (27%). Per chi ha bambini molto piccoli (1-3 anni) l’impossibilità è dovuta anche alla mancanza di ferie, utilizzate nel corso del lockdown per quasi 4 genitori su 10 (37%).

La crisi economica e la paura di “non potersi permettere” la scuola La crisi economica generata dalla perdita di occupazione e guadagni a causa dell’emergenza Covid, ha ripercussioni significative sulla povertà educativa dei bambini. Un numero significativo arriva ancora dall’indagine IPSOS, da cui emerge che 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici; quota che sale a 2 genitori su 10 in Calabria. In Italia 2 genitori su 10 hanno fatto richiesta di un sussidio per affrontare i costi relativi al prossimo anno scolastico ed 1 su 2 lo ha già percepito. Altro elemento di preoccupazione, quello relativo alla mensa scolastica. I dati MIUR relativi all’anno scolastico 2018/2019, sui quali l’Organizzazione ha compiuto un’inedita elaborazione a livello provinciale,  evidenziano che il 63,9% degli alunni – prima dell’emergenza Covid – frequentava scuole che non offrivano il tempo pieno, mentre il servizio di ristorazione scolastica era presente in poco più della metà delle scuole italiane (56,3%), penalizzando soprattutto i bambini che vivono in nuclei familiari svantaggiati economicamente, e quindi con minor risorse per garantire loro una corretta alimentazione. Una preoccupazione che si conferma nelle risposte dei genitori all’indagine IPSOS: 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 2 genitori su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno. Anche le attività extra scolastiche di bambini e ragazzi sono a rischio, in questo caso anche per le norme di distanziamento: 7 genitori su 10 credono che il proprio figlio dovrà farne a meno per il prossimo anno.

Nidi e servizi per l’infanzia: quando i più piccoli vengono lasciati indietro La prima infanzia rappresenta un momento cruciale per lo sviluppo cognitivo, socio-emozionale e fisico del bambino. Guardando all’anno appena trascorso, un bambino su 2 di età compresa fra gli 1 e i 3 anni non ha frequentato alcun nido o servizio integrativo, rimanendo a casa con un familiare nella quasi totalità dei casi. In più di un caso su tre il principale motivo per cui il bambino non ha frequentato il nido/servizio integrativo è stato di tipo economico. Tra quelli che hanno iscritto i propri figli al nido, 6 genitori su 10 si dichiarano preoccupati per l’inserimento, principalmente a causa dei rischi che potrebbero derivare dal mancato distanziamento fisico (67%) e più in generale dall’incertezza (66%) circa l’effettiva riapertura delle strutture (28%) e le modalità specifiche di inserimento (38%). La preoccupazione delle famiglie riguarda però anche la disponibilità di offerta di servizi per l’infanzia in futuro e gli investimenti pubblici in questo comparto: guardando al futuro circa 6 genitori di bambini 1-3 anni su 10 pensano che la recessione impatterà sulle risorse economiche a loro disposizione per l’iscrizione/partecipazione al nido/servizio integrativo ed una quota addirittura superiore (più di 7 su 10) è preoccupata che la recessione possa ridurre l’investimento pubblico nei servizi per l’infanzia con conseguente riduzione dei posti disponibili.

“È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano. “La povertà educativa comincia sin dalla primissima infanzia e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu e che per essere all’altezza di questo nome non può dimenticare i bambini e in particolare i più piccoli”.

Per questo Save the Children ha chiesto che il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, coerentemente con le Raccomandazioni specifiche del Consiglio Europeo  e le linee generali del Programma Nazionale Riforme 2020, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini, e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo ambizioso, ma possibile, del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini. Le altre richieste riguardano l’istituzione di una “patente digitale” per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la creazione di aree ad “Alta densità educativa” nei territori più svantaggiati, un investimento per rendere le scuole belle, sicure, sostenibili e inclusive, la sperimentazione di una child guarantee in Italia.

“Riscriviamo il futuro”: il programma di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa nell’emergenza Covid ‘Riscriviamo il Futuro’ ha, come obiettivo, quello di dare continuità all’apprendimento, assicurando a tutti i minori, soprattutto quelli che vivono in condizioni di svantaggio, l’accesso ad opportunità educative di qualità, attraverso l’innovazione e la didattica aperta. Per svolgere il programma ‘Riscriviamo il Futuro’ – realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Bolton Hope – sono stati attivati 90 ‘Spazi Futuro’ in 26 località italiane, avvalendosi delle reti già presenti sul territorio. Particolarmente significativo, all’interno del programma, è il progetto ‘Arcipelago Educativo’, sviluppato in collaborazione con la Fondazione Agnelli, obiettivo del progetto è favorire il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, il consolidamento e il recupero di competenze di base e trasversali, la relazionalità tra pari e un più adeguato clima educativo in famiglia.. ‘Riscriviamo il Futuro’  interviene su tre linee di intervento principali: garantire che il materiale scolastico necessario per la didattica a distanza (pc, tablet, connessione internet) raggiunga effettivamente tutti gli studenti che ne hanno bisogno; svolgimento di attività estive, quali laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio, compatibilmente alle norme di sicurezza e sanitarie, in modo tale da consentire a bambini e ragazzi il recupero delle competenze cognitive e sociali compromesse dal lungo periodo di isolamento; programmare per tempo di interventi innovativi per la riorganizzazione della scuola e della didattica per l’a.s. 2020/2021, prevedendo anche un supporto materiale e educativo per gli studenti in maggiore difficoltà economica.

Save the Children Italia Onlus

Cucina e dintorni/ Non solo fornelli, ma cultura gastronomica

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di Stefano Manocchio *
Il proliferare di trasmissioni televisive sulla gastronomia e la cucina si caratterizza per la sottovalutazione del senso ampio che possono assumere le due singole terminologie. Mi spiego meglio. Cucinare può essere mestiere, passione, necessità, finanche arte e sulla gastronomia si può scrivere anche senza limitarsi alla descrizione del mangiare, della qualità delle pietanze o della materia prima o dei cibi. In sostanza c’è tutto un mondo che ruota intorno alla gastronomia ed alla cucina che sembra essere ignorato dai media, per far posto solo a gare, challenge, sfide tra chef o aspiranti tali, o ancora cuoche o massaie.
Credo che sia giunto il tempo di ampliare la sfera d’interesse anche verso il significato storico, di una ricetta, la nascita, il ruolo recitato nella tradizione, la cultura che l’ha generata, la casistica e via discorrendo. Far conoscere la storia di un territorio attraverso la prova dietro i fornelli, abbandonando la cultura del format e affermando l’approfondimento. Forse è meno conveniente economicamente, dà un ritorno minore d’immagine, ma può e deve essere più soddisfacente.
LA RICETTA DELLA SETTIMANA. Laganelle al tartufo. Creare un panetto con farina, uova e tartufo e con un matterello stenderlo sulla spianatoia infarinata, far asciugare la sfoglia sottile, infarinarla e ripiegarla più volte su se stessa e tagliarla con un coltello; allargare la laganelle sulla spianatoia e farle asciugare. Nel frattempo si prepara il brodo bollente, poi aggiungere le laganelle. A cottura ultimata scolarle e deporle in una spasa e condirle con burro, formaggio e lamelle di tartufo.

  • giornalista appassionato di cucina

Coronavirus/ Conte conferma il divieto di apertura degli stadi

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Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus
a) Il capo del Governo non cede alle pressioni.
“Non è opportuno riaprire gli stadi di calcio al pubblico”, dice il premier Conte;
b) Con 388 contagi registrati in un giorno è la Lombardia la Regione italiana con il maggior numero di nuovi casi. Lo riporta il ministero della Salute;
c) C’è una condizione di crescita, ma non critica, dei casi di COVID-19 e gli ospedali non sono sotto stress, lo comunica il viceministro della Salute Sileri.

Coronavirus, boom di contagi in India

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Sono numeri che dimostrano come il virus sia in continua circolazione nel mondo, quelli relativi al Covid.
La pandemia ha ucciso almeno 875.703 persone in tutto il mondo dalla fine di dicembre, secondo un rapporto stabilito dall’Afp su fonti ufficiali. Dall’inizio dell’epidemia sono stati ufficialmente diagnosticati più di 26.671.700 casi di infezione, di cui almeno 17.496.300 oggi considerati guariti.
L’India ha registrato altri 87.852 casi di Covid-19, il dato giornaliero più alto dall’inizio della pandemia, che porta il totale a oltre quattro milioni il totale dei contagi.
Lo riferisce il Times of India, ricordano che solo 13 giorni fa era stata superata la soglia dei tre milioni.
L’India è il terzo paese al mondo per numero di contagi, pari a 4.023.179, dietro a Stati Uniti (6.200.518) e a Brasile.

Coronavirus, curva stabile ma alto il numero dei deceduti

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Curva del contagio da coronavirus stabile in Italia. Lieve calo oggi del numero di nuovi casi positivi di coronavirus in Italia: sono 1.695 contro i 1.733 di ieri, quindi meno 38. Il totale di casi dall’inizio dell’epidemia è ora di 276.338.

I decessi sono 16 rispetto a ieri (+5), portando il totale a 35.534. L’incremento di tamponi è di 107.658, portando il totale a 9.142.401, di cui 5.484.345 testati.
Il numero di ricoverati con sintomi sale a 1.620 (+13), mentre quello dei ricoverati in terapia intensiva resta fermo a 121.

In isolamento domiciliare sono in 29.453 (+1.082); il totale di attualmente positivi è pari a 31.194 (+1.015). I
l totale di dimessi e guariti è di 209.610 (+583).

Il numero di casi totali dall’inizio dell’epidemia in Italia, compresi guariti e deceduti, è pari a 276.338.