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Lavoro/ Ancora differenze retributive tra Nord e Sud

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FOTO DI REPERTORIO

Si continua a registrare una differenza retributiva tra le stesse professioni a livello geografico, con un divario Nord-Sud in busta paga. Molto dipende  dalle città dove si lavora. È il risultato dei dati analizzati da Applavoro.it, la piattaforma che mette in contatto domanda e offerta di lavoro puntando sulle recensioni di ex datori ed ex colleghi e sulle videopresentazioni, in base alle informazioni inserite dagli iscritti (vedi grafico). Nello specifico abbiamo studiato le differenze retributive tra diverse città italiane, a prescindere dal sesso dei lavoratori.

 I commessi/addetti alle vendite, a Bologna  dichiarano di ricevere uno stipendio medio di 1.232 euro,  decisamente più alto dei colleghi a Bari (988 euro)  dove si registra un – 19,83 %. I commessi a Napoli (dove la media stipendio è di 998 euro) non se la passano meglio. Rispetto a Bologna si registra un -19%.  Gli agenti di commercio che operano nella zona di Torino dichiarano un compenso medio mensile di 2.477 euro netti contro quello dichiarato dai colleghi a Bari di 1.641 euro, facendo registrare un – 33,74% rispetto ai colleghi del Piemonte.  Una differenza importante si riscontra anche tra i commerciali di Bologna, che dichiarano compensi medi per 2.415 euro mensili, contro quelli di Napoli che dichiarano 2.095 euro mensili, facendo registrare una differenza di – 13,24% rispetto ai colleghi emiliani.  Per quanto riguarda gli impiegati amministrativi, i lavoratori meglio retribuiti risultano essere a Roma, con una paga media dichiarata di 1.640 euro mensili, mentre se la passano decisamente peggio i colleghi di Cagliari, con una paga media di 1.338 euro mensili (- 18,37%)

Analizzando i compensi degli addetti al call center, si riscontra una differenza importante tra Nord e Sud. A Torino la paga media dichiarata è di 1.250 euro mensili, a Milano è di 1.000 euro, a Bologna risulta essere di 900 euro. La retribuzione media in queste città risulta quindi di 1.050 euro mensili. Al Sud la situazione è decisamente meno favorevole: a Napoli la retribuzione media risulta essere di 662,50 euro, a Cagliari di 590,68 euro, a Bari è di 589 euro, mentre a Palermo è di 583 euro mensili. Lo stipendio medio per gli addetti ai call center nel Sud risulta di 606 euro mensili. Si riscontra quindi una differenza del 42% a sfavore dei lavoratori del Mezzogiorno.  Anche per chi svolge incarico di segretaria, si registra una differenza importante tra Nord e Sud Italia:  a Bologna  gli utenti dichiarano una retribuzione media di 1.400 euro mensili, a Firenze di 1.321 euro mensili, a Milano di 1.243 euro mensili. Passando a esaminare le retribuzioni dei colleghi al Sud,  a Napoli  gli utenti dichiarano una retribuzione media di  858 euro mensili, a Bari di 758 euro mensili, mentre a Palermo la retribuzione media risulta essere di 738 euro mensili. Quindi la differenza tra Nord e Sud risulta del 40,58 % a sfavore dei lavoratori meridionali.

 Analizzando la retribuzione media degli operai generici, si riscontra che nelle città del Nord (Firenze Milano e Torino), la paga media sia superiore del 22% rispetto alle città del Sud (Cagliari, Palermo e Roma). Passando invece alla retribuzione dei cuochi / chef, la situazione è molto frastagliata. Le città con un migliore retribuzione media mensile sono:  Roma (1.611 euro); Palermo (1.600 euro), Venezia ( 1.575 di paga media mensile; Napoli (1.405 euro). Mentre le retribuzioni più basse per i cuochi si registrano a: Torino (1.205 euro); Bari (1.116 euro); Cagliari (1.058 euro).

 Per quanto riguarda l’operaio specializzato, le città in cui gli utenti dichiarano di percepire salari migliori sono Palermo, Bari e Milano, con una paga media di circa 1.600 euro mensili. Le città invece dove il lavoro di operaio specializzato viene retribuito peggio sono Bologna, Firenze e Napoli, dove la paga media risulta di 1.345 euro mensili. Per chi lavora come cameriere, sempre in base ai dati dichiarati su Applavoro.it, le città con la miglior retribuzione risultano essere Venezia e Firenze, che registrano una paga media di 1.402 euro mensili, contro una paga media di 941 euro mensili registrata a Palermo, Napoli e Torino.   Esaminando i compensi degli infermieri,  la retribuzione media nelle varie città di’Italia è abbastanza equilibrata, con Milano che registra la media più alta (1.460 euro mensili) ,mentre la più bassa risulta a Roma (1.350 euro mensili). Gli iscritti su AppLavoro.it che lavorano come receptionist con la retribuzione più elevata, dichiarano di percepire una paga media di 1.400 euro mensili a Venezia e Roma. Mentre le città dove la paga media è più bassa sono Milano, Firenze e Napoli, con una media registrata di 1.100 euro mensili. Passando ai baristi, gli utenti che dichiarano di percepire un reddito maggiore lavorano a Firenze, Napoli e Bologna, con una retribuzione media di 1.225 euro mensili. Di contro le città con la paga media più bassa sono Palermo, Bari e Cagliari (1.025 euro mensili)

 «Come è ben noto – commenta Marco Contemi, imprenditore e fondatore di Applavoro.it –  si registra ancora oggi un gap importante tra le retribuzioni riconosciute al Nord rispetto ai colleghi del Centro e del Sud Italia. Sicuramente uno dei fattori che incide pesantemente è la scarsità di offerta lavorativa nelle regioni meridionali. Quindi le aziende hanno decisamente una maggior forza dal punto di vista contrattuale, avendo i lavoratori meno scelta. L’alto tasso di disoccupazione del Mezzogiorno, gioca ugualmente un ruolo importante nella generazione di questa profonda differenza. Tanta forza lavoro disponibile per poche posizioni. Bisogna assolutamente incentivare l’imprenditoria meridionale, motivando gli imprenditori a investire in questa area, agevolando le assunzioni. Altrimenti per i lavoratori del Sud, soprattutto per i più giovani, l’unica strada percorribile resta quella di abbandonare le proprie terre natie, per spostarsi al Nord Italia o all’estero. E questo aggraverà sempre più la già drastica situazione dell’invecchiamento del nostro Paese dal punto di vista lavorativo».

 Applavoro.itMarco Contemi

Un vino,un territorio/ Friuli -RoncAlto Ribolla gialla Livon

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Pietro Colagiovanni*

Il territorio: dopo la breve pausa estiva riprendiamo a visitare i territori italiani in cui si producono vini di qualità. Torniamo in Friuli, regione che sul vino sta costruendo una crescente fama e notorietà.

La cantina Livon, una delle più importanti aziende vitinicole friulane, ha sede a Dolegnano frazione di San Giovanni a Natisone, in provincia di Udine. Siamo nel bel mezzo del cosiddetto distretto della sedia, vista la specializzazione produttiva, mobili ed in particolare sedie che questo territorio ha sviluppato.

Ma i vigneti di questa bella versione di Ribolla gialla sono ubicati a Ruttars nel comune di Dolegna del Collio in provincia di Gorizia. Si tratta di colline ideali per la coltivazione della vita, con forti escursioni termiche e clima fresco e soleggiato. Siamo ai confini con la Slovenia, tanto che una parte dell’originario territorio comunale nel 1947 per effetto del trattato di Parigi è diventato jugoslavo prima, sloveno oggi.

Dolegna del Collio è un comune di appena 329 abitanti ma presenta interessanti vestigia storiche. Su tutte il castello di Trussio, castello medievale a guardia del fiume Judrio che fu al centro degli scontri tra Impero Asburgico e Venezia. Interessante anche la villa settecentesca Zorutti-Frisacco.

Il vitigno: il vitigno a bacca bianca Ribolla Gialla (con il quale è vinificato in purezza la bottiglia di questa settimana)è diventayo ormai un classico nella produzione vitivincola friulana ed ha una grande riconoscibilità nazionale e internazionale. Diffuso nelle province di Udine e Gorizia ma anche nella vicina Slovenia dà vita a vini dai profumi fruttati e floreali, freschi, dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli

Il vino: con 50 anni di storia la cantina Livon è sicuramente tra i protagonisti della rinascita e del successo della vinficazione del Friuli Venezia Giulia. Oggi parliamo di una realtà industriale di tutto rilievo con 750.000 bottiglie annue, guidata dalla terza generazione dei Livon con forte radicamento del Friuli e nei suoi vitigni più caratterizzanti m a anche con una tenuta in Toscana, nella zona del Chianti Classico. Il RoncAlto Ribolla è una versione comunicativa, piacevole di questa tipologia di vino.

La fermentazione avviene in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata e poi riposa 8 mesi in vasche d’acciaio prima dell’imbottigliamento. Dal coloro giallo paglierino compatto esprime profumi fruttati e floreali, con note sapide che evocano immagini del territorio e delle brezze marine.

Al sorso il RoncAlto si dimostra vino gradevole, piacevole, elegante con una nota sapida, espressione del territorio, che insieme alla sua freschezza confersice personalità e originalità. E’un vino perfetto con primi piatti di pesce o anche fritture vista anche la struttura non esile ed una gradazione alcolica di 13%

Valutazione: 3,75 – 5

Prezzo medio: 13 euro

Rapporto qualità/prezzo: favorevole

* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais

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Pil/ Il Codacons: il calo della spesa per famiglia e consumi è peggiore delle previsioni

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I dati sul Pil diffusi oggi dall’Istat sono per il Codacons “drammatici” e rappresentano un peggioramento rispetto alle previsioni iniziali.
“E’ evidente che l’emergenza Covid sta avendo sull’economia italiana effetti più pesanti di quelli previsti dal Governo – spiega il presidente Carlo Rienzi – I numeri sul Pil ci dicono che i consumi hanno subito un tracollo del -8,7%, mentre la spesa delle famiglie è calata addirittura dell’11,3%, dati che fotografano lo tsunami prodotto dal coronavirus sull’economia e sui consumatori”.
“Serve una terapia d’urto per far ripartire il paese iniziando proprio dai consumi, che rappresentano il 60% del Pil e che vanno sostenuti e incentivati con misure efficaci sul lungo periodo, senza ricorrere a bonus a pioggia che, come dimostrano gli ultimi dati, sono solo un palliativo e non producono gli effetti sperati” – conclude Rienzi.

Agricoltura/ Continua l’impegno del governo sul florovivaismo

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Il Sottosegretario di Stato On. Giuseppe L’Abbate

Tra i settori più colpiti dalla crisi generata dalla pandemia Covid-19 vi è quello del florovivaismo che, secondo dati ISTAT, genera da solo un fatturato di oltre 2,5 miliardi di euro l’anno, pari al 5% della produzione agricola nazionale, coinvolgendo oltre 100.000 addetti per circa 27.000 mila aziende, con conseguenti e importanti risvolti occupazionali e lavorativi. Sulla recente crisi del settore hanno gravato principalmente la chiusura dei negozi e dei mercati, la sospensione delle cerimonie civili e religiose, oltreché la diffidenza degli importatori esteri che hanno bloccato il mercato internazionale dei prodotti italiani, con la inevitabile conseguenza di dover buttare al macero tonnellate di fiori e di piante. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per fronteggiare la crisi del comparto si è attivato sia in ambito europeo – nel corso degli incontri bilaterali con il Commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Wojciechowski, e in sede di Consiglio dei Ministri dell’agricoltura – che in ambito nazionale. 

Per sostenere il comparto florovivaistico nella legge di conversione del decreto Rilancio abbiamo previsto l’esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, dovuti dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, nel corso della risposta ad una interrogazione parlamentare in Commissione Agricoltura al Senato – Il decreto ministeriale attuativo, che distribuisce i 426,1 milioni di euro stanziati, è in fase di predisposizione e sarà pubblicato a breve. A ciò si aggiungono le altre misure previste dallo stesso decreto, ovvero i contributi a fondo perduto per il ristoro delle perdite, gli ulteriori 30 milioni di euro per rifinanziare il prestito cambiario di Ismea che si affianca ai finanziamenti sino a 30.000 euro per le piccole e medie imprese, la sospensione delle rate dei mutui e l’estensione dell’operatività delle garanzie. Un importante strumento per la ripresa di questo comparto – prosegue Giuseppe L’Abbate – è rappresentato dall’accesso diretto al Fondo di Garanzia gestito da Mediocredito centrale, in grado di erogare in maniera celere finanziamenti, aprendo le porte del credito alle imprese del comparto primario. A questi interventi normativi, seguiranno da parte del Ministero delle Politiche Agricole incisive azioni di comunicazione, con l’avvio di campagne informative sia in Italia che all’estero per rilanciare i prodotti del Made in Italy in generale. Infine – conclude il Sottosegretario L’Abbate – è intenzione del Governo utilizzare le risorse del Recovery Fund anche per l’adozione di misure specifiche per il settore florovivaistico, con l’obiettivo di favorire nuovi investimenti tra cui la sostituzione di serre e caldaie obsolete oltreché di ampliare il cosiddetto Bonus Verde e di programmare altre misure di mercato”. 

Valerio L’Abbate- Segretario Particolare del Sottosegretario di Stato On. Giuseppe L’Abbate

Verona/ Un batterio nel rubinetto dell’ospedale, in due anni 4 neonati morti e 96 infettati

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Una scoperta terribile. Era annidato nel rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della Terapia intensiva neonatale il terribile Citrobacter, cioè il batterio che in due anni ha ucciso quattro piccoli ricoverati nel reparto interno all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento.
Oltre alle piccolissime vittime, si contano 9 cerebrolesi 96 infettati.

E’ quanto emerge dalla relazione consegnata in Regione Veneto dalla commissione di verifica nominata per far luce sulla vicenda.

Coronavirus, Diminuiscono i nuovi positivi ma è ancora alto il numero dei deceduti

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Scende nuovamente sotto i mille casi il numero dei nuovi positivi da coronavirus in Italia.

Sono 270.189 i casi di Coronavirus dall’inizio della pandemia (+978 nelle ultime 24 ore, ieri erano 996). I guariti sono 207.944 (+291), i morti 35.491 (+8). È quanto emerge dal bollettino, reso noto dal Ministero della Salute, con i numeri sull’emergenza Covid-19 aggiornati.
In Italia attualmente si registrano 26.754 casi positivi. Di questi 1.380 sono ricoverati in ospedale con sintomi e 107 in terapia intensiva.
Sono 81.050 i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore per un totale di 8.725.909 dall’inizio della pandemia.

Scuola, al via la “chiamata veloce” dei docenti. Possibile aderire fino al 2 settembre

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Prende il via la “chiamata veloce” dei docenti, la nuova procedura prevista dal decreto sulla scuola approvato a dicembre in Parlamento che consente a chi è in graduatoria, ma non ha ottenuto il ruolo con la normale tornata di assunzioni, di poter presentare domanda in un’altra regione dove ci sono posti disponibili per ottenere prima la cattedra a tempo indeterminato.

Le domande potranno essere effettuate fino alle ore 23.59 del 2 settembre. L’apertura della procedura è slittata di alcune ore per consentire al Ministero di poter scaricare tutti i dati dei posti rimasti disponibili dai singoli Uffici Scolastici Regionali in modo corretto e metterli così a disposizione dei docenti che aspirano al ruolo.

Da stamattina è possibile presentare l’istanza e già si registra l’afflusso di utenti sul sistema. Subito dopo l’assegnazione dei posti con la chiamata veloce si procederà con le supplenze. Il Ministero ha infatti messo a punto un fitto cronoprogramma, scadenza dopo scadenza, per consentire un avvio ordinato del nuovo anno che sta consentendo di chiudere le singole operazioni nei tempi previsti per la prima volta dopo molti anni.

La progettazione della misura ‘esodo’ nel Codice di prevenzione incendi

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Come garantire l’incolumità degli alunni e dei docenti di una scuola, del personale di un ospedale, degli occupanti di uffici, ospedali o autorimesse in caso di incendio? Come assicurare che possano mettersi in salvo, raggiungere un luogo sicuro e permanervi senza pericolo, in attesa di soccorso e anche prescindendone? A queste e ad altre domande risponde la pubblicazione dell’Inail dedicata alla misura ‘esodo”, all’interno della collana editoriale che, volta per volta, approfondisce singoli aspetti del Codice prevenzione incendi.

Proposte e contributi per tecnici e progettisti. Nel solco delle precedenti pubblicazioni, anche questa monografia fa parte della collaborazione scientifica ed editoriale in atto fra il Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’Istituto, la Facoltà di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Roma “Sapienza”, il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e il Consiglio nazionale degli ingegneri, con il contributo di alcuni liberi professionisti. La sinergia è nata per offrire a progettisti e tecnici della materia spunti, suggerimenti ed esempi pratici sulle nuove soluzioni progettuali antincendio previste dal Codice.

L’approccio “prestazionale” del Codice di prevenzione incendi. Pubblicato con il decreto ministeriale 3 agosto 2015 ed entrato in vigore il 18 novembre successivo, il Codice, senza effettuare rotture nette rispetto al passato, si presenta come un testo normativo organico, basato su un approccio metodologico di tipo “prestazionale”, in linea con il progresso tecnologico e in grado di garantire standard di sicurezza antincendio più elevati attraverso tecniche progettuali innovative e più in linea con la normativa europea.

L’analisi del sistema di sicurezza preventiva antincendio. Obiettivo del corposo volume sulla progettazione “esodo”, che il Codice indica come misura S.4, è quello di inquadrare analiticamente, avendo come finalità primaria la salvaguardia della vita umana, tutte le azioni di messa in sicurezza del sistema di fuga. Azioni da compiere facendo in modo che gli occupanti di un’attività possano raggiungere un luogo sicuro e permanervi, autonomamente o con assistenza, prima che l’incendio si propaghi ulteriormente determinando condizioni di incapacità operativa degli spazi. Il testo, che segue le indicazioni del Codice, tiene conto anche degli aggiornamenti intervenuti nel tempo, come il decreto 18 ottobre 2019, che ha modificato l’allegato 1 del decreto del 2015 relativamente alle strategie antincendio e su talune aree a rischio.

Le varie modalità di “esodo”. Nella pubblicazione, che contiene un buon numero di esempi di selezione e progettazione di attività soggette al controllo di prevenzione incendi come ospedali, scuole e università, alberghi e autorimesse, sono evidenziate le modalità previste per l’esodo e il comportamento umano, riepilogate analiticamente. Ad esempio, si parla di “esodo simultaneo”, si distingue quello “per fasi”, che viene attuato in edifici molto alti o in multisale, si specifica quello “orizzontale progressivo”, tipico dei reparti di degenza negli ospedali, e si parla di “protezione sul posto”, che si può ipotizzare in alcune attività particolari.

La gestione del fattore umano. Riguardo al comportamento umano, cruciale in una trattazione in cui questa componente assume una sua centralità, gli autori sottolineano che su questo tema la disciplina antincendi deve confrontarsi, nell’ambito di un orientamento multidisciplinare, con gli studi di ricerca internazionale più avanzati e in corso. Rileva, quindi, ed è presente nella misura S.4, il tema della gestione della folla (crowd management). Vengono così fornite indicazioni basate su una visione generale, di tipo statistico, valutate su condizioni di minore complessità gestite con modalità standardizzate.

Dalla resistenza al fuoco alla gestione della sicurezza, l’analisi delle singole misure specifiche previste dal Codice. Con la pubblicazione del volume sulla misura “esodo”, la serie editoriale sugli approfondimenti del Codice prevenzione incendi si arricchisce di un ulteriore contributo. Dopo il primo testo dedicato ai fondamenti generali, sono stati finora pubblicati, tutti consultabili sul portale dell’Inail, quattro quaderni monografici che illustrano la resistenza al f

Coronavirus, a scuola senza mascherina se c’è il distanziamento

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FOTO DI RPERTORIO

Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus
a) E’ sempre il rientro a scuola il tema ‘caldo’ di questa fase di gestione della crisi da coronavirus.
Gli studenti non dovranno indossare la mascherina in aula se tra i banchi sarà rispettata la distanza di sicurezza di un metro, chiarisce il Comitato tecnico scientifico;
b) Sui mezzi pubblici saranno installati appositi dispenser per l’igienizzazione delle mani, si legge nelle linee guida del ministero dei Trasporti;
c) Nell’ultimo giorno nessun nuovo contagio in due sole Regioni italiane: Molise e Basilicata.

Cinema/ ‘La Napoli di mio padre’ di Alessia Bottone

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E’ attualmente in tour per rassegne e festival il corto di Alessia Bottone LA NAPOLI DI MIO PADRE, concepito nell’ambito del corso di formazione del Premio Zavattini nell’edizione 2018/19 che l’autrice ha scelto autonomamente di portare a termine anche grazie al riutilizzo creativo di materiali audiovisivi dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democrativo. Dopo la proiezione dello scorso 24 luglio a Bangkok, il film sarà mostrato il 30 agosto al festival Alberico di Orte e, a seguire, il 12 settembre a San Giorgio a Cremano a Napoli nell’ambito dell’Ethnos Festival, il 25 settembre al Bellaria Festival la prima settimana di ottobre al Sedicorto Film Festival di Forlì e a novembre a Verona.  L’opera è inoltre attualmente in gara per altri festival.

Giuseppe guardava l’orizzonte come si osserva un desiderio, come qualcosa da raggiungere per cercare di essere libero. Fin da bambina sua figlia Alessia, la regista, lo vedeva spesso affacciarsi alla finestra, domandandosi cosa fosse in grado di attirare la sua attenzione in modo così intenso.

 Diversi anni dopo, durante un viaggio di ritorno a Napoli, città natale del padre, Alessia si ritrova a osservare nuovamente il padre. Anche questa volta Giuseppe è sempre di profilo e, mentre il paesaggio scorre incorniciato nel finestrino di un treno, il suo sguardo cerca di catturare ogni momento, per fermare quegli attimi e salvarli dallo scorrere veloce del tempo. Il padre descrive la sua Napoli e la sua infanzia concentrata nel quartiere Vicaria, tra i migranti che affollavano la stazione, Nanninella, Don Mario e il suo amico Napoleone con il quale esplorava la città con due taralli nelle tasche e tanti sogni nella testa. Il racconto di Giuseppe si focalizza anche sul tema della fuga nonché sulla paura dell’ignoto che accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso con la valigia di cartone, ai migranti a bordo dei barconi dei giorni nostri. Mentre il treno divora le rotaie chilometro dopo chilometro, Alessia riesce a capire a cosa pensava e cosa vedeva suo padre quando si affacciava alla finestra: i suoi ricordi. Il ritorno a Napoli si trasforma quindi in un’occasione per raccontare il viaggio di una vita e conoscere le proprie origini. Perché per quanto lontano possiamo andare, torniamo sempre là, dove tutto è iniziato.

L’idea del film nasce da due esigenze: da una parte la necessità di raccontare, in una storia, il rapporto tra padre e figlia; dall’altra la volontà di focalizzarmi sul tema della fuga, intesa dalla realtà ma anche come mezzo di sopravvivenza per i migranti e i richiedenti asilo.Il film trae ispirazione da un viaggio a Napoli con mio padre e mio fratello, a bordo di un treno notturno, durante il quale sono finalmente riuscita a capire cosa vedeva mio padre quando, anni prima, si affacciava alla finestra: i suoi ricordi.

 Chi sei papà? Cosa vedi fuori da questo finestrino? Tu torni a casa, io invece dove sto andando?

Questi sono alcuni degli interrogativi che mi sono posta durante quel viaggio. Mi sono sempre sentita parte di un Sud che ho conosciuto solo grazie agli aneddoti di mio padre e di un Nord dove sono nata e cresciuta e mi sono chiesta se questa sensazione fosse condivisa anche dai figli dei nuovi migranti. Vivere in un contesto in cui convivono più culture è indubbiamente arricchente, ma trovare una propria identità all’interno di questa ricchezza non è sempre facile. Ho quindi raccolto i ricordi di mio padre per poi tornare nella sua città natale e mi sono ritrovata davanti ad uno specchio, sorprendendomi di riuscire a vedere, finalmente, un’altra parte di me stessa. Mi sono dedicata al tema della migrazione per sintetizzare la mia esperienza sia come giornalista che come dipendente di un centro di accoglienza in Svizzera, dove ho lavorato con persone che vivevano in fuga alla ricerca di un posto nel mondo. Ho deciso di allontanarmi dai numeri e dalle statistiche per porre l’attenzione sulla paura dell’ignoto che accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso con la valigia di cartone, ai migranti e richiedenti asilo sui barconi dei giorni nostri.

Il risultato è un dialogo silenzioso tra viandanti, che custodiscono gelosamente il loro passato pur combattendo l’ambiziosa battaglia dell’accettazione e dell’integrazione in una nuova terra. Il tema è affrontato grazie alle immagini degli sbarchi di migranti albanesi del 1991 dell’Archivio Aamod e le riprese dei salvataggi in mare ad opera della ONG Sea Watch. Il ruolo della figlia è stato affidato all’attrice veronese Valentina Bellè, la quale ha saputo trasformare i miei interrogativi in una storia universale, un racconto che accomuna tutti coloro che sentono il bisogno di avventurarsi nella parte più intima del proprio vissuto. La voce di Valentina, talvolta malinconica e al tempo stesso magnetica e avvolgente, permette allo spettatore di entrare in contatto con i suoi sentimenti e con i suoi ricordi di bambino e lo incita ad affrontare i dubbi con coraggio e con uno sguardo indulgente.

 Da un punto di vista narrativo, mi sono ispirata al racconto “Un paio di occhiali” di Anna Maria Ortese. La protagonista dell’opera, una bambina napoletana allegra, molto povera ed estremamente miope ottiene in regalo un paio di occhiali che, per la prima volta, le permettono di vedere ciò che ruota attorno a sé. A quel punto, rendendosi conto dello squallore della sua esistenza, getta gli occhiali nel fango e preferisce tornare a vivere come prima, ignorando la realtà. Lo stesso fa Giuseppe, che fin da piccolo decide di vedere il mondo solo come piace a lui. La reazione di sua madre, che di fronte alla scoperta dell’esistenza di un altro modo di vivere si nasconde dietro le persiane della cucina, pur di non sentirsi giudicata, lo segna particolarmente indicandogli la via da seguire: il viaggio verso nuove mete all’insegna della libertà dal pregiudizio. Ed è proprio la voce narrante di Giuseppe che ci accompagna in una Napoli che non esiste più ma continua a vivere nei suoi ricordi. Le immagini di archivio danno forma al suo viaggio nel passato, accompagnando lo spettatore in una dimensione onirica. Grazie alla partecipazione al Premio Zavattini, ho compreso la forza delle immagini di archivio e la loro vitalità ed è come se mi avessero suggerito che quella era l’unica strada da percorrere per raccontare il viaggio di una vita. La ricerca delle immagini e il loro studio, che si muoveva di pari passo con la ricostruzione dei ricordi, hanno reso la realizzazione di questo film il viaggio stesso che volevo raccontare.

ALESSIA BOTTONE

Regista, sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace. Nel 2017 consegue il Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati dell’Università degli Studi di Padova. Si è occupata della regia, sceneggiatura del cortometraggio Violenza invisibile, dedicato alla violenza psicologica sulle donne e di due documentari: Ritratti in controluce e di Ieri come oggi.

Nel 2013 pubblica Amore ai tempi dello stage, Galassia Arte 2013, e due anni dopo, Papà mi presti i soldi che devo lavorare?, Feltrinelli. Nel 2017 le sono stati riconosciuti alcuni premi per le sue inchieste. Tra questi: il “Premio Giornalistico Claudia Basso” con l’inchiesta Pfas, il “Premio Alessandra Bisceglia” per la comunicazione sociale e infine il “Premio Massimiliano Goattin” per la realizzazione di una video inchiesta sulle barriere architettoniche. Nel 2018 rientra tra i finalisti del “Premio Cesare Zavattini” per la realizzazione di progetti di riuso creativo del cinema d’archivio e del “Premio Luzzati” per cortometraggi. La Napoli di mio padre, è il suo primo cortometraggio a base di archivio.

Ufficio stampa AAMOD: Elisabetta Castiglioni