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Scuola, Azzolina firma l’ordinanza: “Al via le nuove graduatorie provinciali per le supplenze”

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Al via la nuova procedura, interamente digitalizzata, per la formazione delle graduatorie provinciali per l’assegnazione delle supplenze. I meccanismi in vigore ormai da quasi venti anni vanno dunque in pensione e lasciano spazio ad un nuovo sistema per una più rapida assegnazione delle cattedre che restano vuote dopo le assunzioni in ruolo, a garanzia di un migliore avvio dell’ anno scolastico.

Aggiornamento degli elenchi degli aspiranti docenti, digitalizzazione di tutto il processo, oggi svolto ancora principalmente in via cartacea, una più efficiente assegnazione dei posti, una rinnovata valutazione dei titoli di studio che valorizza, ad esempio, il dottorato di ricerca, la creazione di una ‘banca dati’ dei titoli delle e dei docenti che andrà a costituire il loro portfolio professionale.

Sono queste le principali novità previste dall’Ordinanza firmata dalla Ministra Lucia Azzolina, da oggi disponibile sul sito del Ministero dell’Istruzione con allegate le tabelle di valutazione dei titoli. Il testo è stato inviato agli organi di controllo. Mentre nei prossimi giorni saranno indicate dal Ministero anche le scadenze per la presentazione delle domande di inserimento e aggiornamento.

“Quella che sta partendo è una vera e propria rivoluzione – sottolinea la Ministra -, una modernizzazione del sistema che era doverosa e attesa. Rendiamo più efficiente la chiamata dei supplenti, garantendo una copertura più rapida delle cattedre che restano vacanti dopo le assunzioni. Un risultato che farà bene alla scuola e che consentirà agli insegnanti di avere in tempi certi un contratto, ma che soprattutto guarda al diritto dei nostri ragazzi ad avere quanto prima tutti i docenti in cattedra”.

“Digitalizziamo, finalmente, graduatorie che ancora venivano aggiornate con moduli cartacei – prosegue Azzolina – e stiamo facendo la stessa operazione anche per le immissioni in ruolo perché sul processo di digitalizzazione della PA, come Paese, siamo molto indietro. Ma come Governo abbiamo allungato il passo. Penso anche al Piano Banda Ultralarga che stiamo finalmente facendo partire e per il quale abbiamo raddoppiato gli investimenti, da 200 a 400 milioni. E al Ministero dell’Istruzione, in pochi mesi, abbiamo attivato interventi che non si vedevano da anni. Questa è la strada su cui proseguire. La scuola deve poter contare su un alleggerimento del carico burocratico e su processi efficienti, che non richiedano mille passaggi e la presentazione reiterata della stessa documentazione”.

Le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS)
D’ora in avanti, per l’assegnazione delle supplenze annuali e di quelle fino al termine delle attività didattiche, si attingerà dalle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). Ad occuparsi delle assegnazioni saranno gli Uffici Scolastici Territoriali di livello provinciale, che potranno avvalersi dell’aiuto di scuole Polo per la valutazione dei titoli. Il lavoro delle segreterie delle scuole sarà, dunque, semplificato e questo consentirà un avvio più agevole dell’anno scolastico.

Gli Uffici territoriali attingeranno dalle Graduatorie Provinciali Supplenze (GPS) solo dopo aver esaurito tutte le disponibilità presenti nelle Graduatorie ad Esaurimento (GAE) per la relativa classe di concorso. Ogni docente potrà iscriversi alle GPS per una sola provincia, ma per più classi di concorso. 

Due le fasce previste: la prima comprenderà tutti i docenti abilitati all’insegnamento per le classi di concorso scelte e, per la parte del sostegno, provvisti di specializzazione. Per la scuola dell’infanzia e primaria la seconda fascia accoglierà gli studenti iscritti al terzo, quarto o quinto anno di Scienze della Formazione primaria, già, dunque, in possesso delle competenze derivanti dallo svolgimento del tirocinio, mentre per la scuola secondaria potranno iscriversi gli aspiranti in possesso dei titoli relativi alle classi di concorso scelte, con l’abilitazione su una classe di concorso o un grado di istruzione diverso o un precedente inserimento nella terza fascia delle graduatorie di istituto per la classe di concorso scelta. 

Per il sostegno saranno finalmente previste delle distinte graduatorie: è un altro cambiamento che sottende la qualità dell’insegnamento e i diritti degli studenti con disabilità per garantire loro, quanto più possibile, di avere un insegnante specializzato. La prima fascia sarà costituita dai docenti che abbiano la specializzazione per il grado di istruzione scelto, la seconda fascia comprenderà tutti coloro che abbiano maturato, entro l’anno scolastico 2019/2020, tre anni di insegnamento sul sostegno e che siano in possesso dell’abilitazione o del titolo relativo al grado di istruzione o alla classe di concorso scelti.

Elenchi aggiuntivi
Abbiamo, inoltre, previsto la costituzione di elenchi aggiuntivi alle GPS in cui potranno inserirsi i docenti che avranno conseguito la specializzazione o l’abilitazione entro l’1 luglio 2021: ciò consentirà di ottenere una priorità rispetto alla fascia dei non abilitati/specializzati. Esaurite le chiamate dei docenti iscritti in GAE e degli abilitati della prima fascia delle GPS, dunque, saranno chiamati in via prioritaria i docenti inseriti negli elenchi aggiuntivi. Anche in questo caso si tratta di una misura che cerca di garantire agli studenti la presenza in cattedra di docenti che non siano in possesso solo dei titoli di studio relativi alla materia di insegnamento, ma anche dell’abilitazione o della specializzazione sul sostegno o comunque di un percorso di formazione e/o abilitazione ben definito e in via di completamento.

Graduatorie di istituto
Dopo l’assegnazione dei posti disponibili ai docenti presenti in GAE e in GPS, per le supplenze brevi, i dirigenti scolastici potranno attingere alle graduatorie di istituto suddivise in tre fasce: la prima costituita dagli abilitati presenti nelle Graduatorie ad esaurimento, la seconda e la terza dagli abilitati  e dai non abilitati presenti nelle Graduatorie provinciali.

Lazio: Regione, al via saldi estivi da sabato 1 Agosto

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I saldi estivi nel Lazio si tradurranno in una vera e propria beffa per i consumatori della regione. Lo denuncia il Codacons, commentando la decisione della giunta regionale che ha deliberato oggi l’avvio dei saldi estivi nel Lazio per sabato 1 agosto.
“Le promozioni nei negozi sono già in corso da settimane, e far partire i saldi ad agosto è una scelta folle che non avrà alcun beneficio né per i consumatori, né per i commercianti – afferma il presidente Carlo Rienzi – Il Consiglio regionale, infatti, aveva già dato il via libera alla possibilità di fare vendite promozionali anche nei trenta giorni che precedono l’inizio dei saldi estivi, con la conseguenza che, di fatto, gli sconti sono già partiti da giorni in tutta la regione. Senza contare che con la riapertura dei negozi nella fase post-Covid i commercianti hanno da subito applicato offerte e ribassi alla propria clientela, per attirare consumatori e recuperare almeno in parte le perdite dovute al lockdown”.
“Chi intendeva acquistare prodotti di abbigliamento o calzature ha già approfittato delle offerte in corso, e gli sconti di fine stagione ad agosto, quando i romani sono in vacanza e i turisti non sono presenti a causa del Covid, raccoglieranno solo le briciole – aggiunge Rienzi – Il Codacons stima un tracollo degli acquisti durante i saldi estivi che, a fine periodo, raggiungerà il -30% rispetto agli ultimi anni, sia come effetto del generale impoverimento degli italiani a causa del coronavirus, sia per la presenza di promozioni e ribassi già in corso da settimane in tutta Italia”.

Resistenza antimicrobica, oltre 20 aziende biofarmaceutiche investono 1 miliardo di dollari per la ricerca

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Rendere disponibili ai pazienti da 2 a 4 nuovi antibiotici entro il 2030 e promuovere le necessarie soluzioni politiche a lungo termine. Con questo obiettivo oltre 20 importanti aziende biofarmaceutiche annunciano il lancio del AMR Action Fund, un partenariato innovativo. Finora le aziende hanno raccolto quasi 1 miliardo di dollari statunitensi in nuovi finanziamenti per sostenere la ricerca clinica di nuovi antibiotici innovativi mirati a contrastare i batteri più resistenti e le infezioni potenzialmente mortali. Attraverso l’AMR Action Fund, le case farmaceutiche uniranno le forze con enti caritatevoli, banche di sviluppo e organizzazioni multilaterali per rafforzare e accelerare lo sviluppo di antibiotici.
Questi trattamenti sono necessari con urgenza, per affrontare il rapido aumento di infezioni resistenti agli antibiotici, note anche come resistenza antimicrobica, o AMR che si profila in grado di superare in decessi e costi economici della Covid-19. Basti pensare che ogni anno 700mila persone muoiono a causa della resistenza antimicrobica. In alcuni degli scenari più allarmanti si stima che, entro il 2050, l’AMR potrebbe mietere ogni anno fino a 10 milioni di vite umane. A differenza del COVID-19, l’AMR è una crisi che può essere prevista ed evitata. Dobbiamo agire insieme per ricostruire la pipeline di trattamenti e permettere che gli antibiotici più promettenti e innovativi passino dai laboratori ai pazienti”, ha dichiarato Thomas Cueni, direttore generale dell’IFPMA, tra gli organizzatori del nuovo fondo.
Con questo investimento da parte delle maggiori società biofarmaceutiche, l’AMR Action Fund rappresenterà la più grande impresa collettiva mai realizzata per rispondere alla resistenza antimicrobica. A suo sostegno si è espresso anche il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. “L’AMR è uno tsunami lento che minaccia di azzerare un secolo di progressi nel campo medico. Valuto molto positivamente questo nuovo coinvolgimento del settore privato nello sviluppo di terapie antibatteriche che sono necessarie con urgenza. L’OMS è impaziente di collaborare con l’AMR Action Fund per accelerare la ricerca volta ad affrontare questa crisi per la sanità pubblica”.

Covid: con la crisi cresce il ricorso a compro oro e banco dei pegni

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Con la crisi legata al Covid-19 cresce il numero di italiani che si rivolge a compro oro e banco dei pegni per ottenere liquidità vendendo o impegnando i propri oggetti preziosi, al punto che oggi, rispetto al periodo pre-coronavirus, il ricorso a tali strumenti è cresciuto del +50%, come evidenziato anche dalle organizzazioni del settore. Un vero e proprio business che nel 2020 raggiungerà quota 1,2 miliardi di euro, ma che non è immune da speculazioni a danno degli utenti.
In un momento di grave crisi economica in cui milioni di famiglie hanno subito un depauperamento del reddito e necessitano di liquidità per pagare rate e bollette, la vendita di preziosi costituisce uno strumento rapido e senza troppi passaggi burocratici per ottenere subito il denaro necessario per far fronte alle esigenze quotidiane e ai bisogni essenziali – spiega il Codacons – Dalle segnalazioni ricevute, tuttavia, sembrerebbe che molti operatori stiano approfittando dell’evidente stato di necessità dei cittadini, acquistando oro, gioielli e oggetti preziosi a prezzi ben al di sotto rispetto al loro reale valore. Come il caso di una giovane di Roma che, dopo aver perso il lavoro a seguito del lockdown, ha deciso di cedere il proprio Rolex del valore di 5.000 euro, vedendosi riconoscere solo 2.200 euro, nonostante tale bene, come noto, mantenga il suo valore nel tempo.
Per queste ragioni il Codacons ha avviato un monitoraggio sulle attività del settore, in particolar modo sui compro oro, al fine di acquisire maggiori elementi conoscitivi ed avviare, se del caso, iniziative volte a tutelare i consumatori danneggiati da eventuali comportamenti illeciti, denunciando le speculazioni alla Guardia di Finanza.
In tal senso l’associazione ha pubblicato alla pagina https://codacons.it/preziosi-covid/ un modulo di segnalazione attraverso il quale i cittadini possono denunciare in modo totalmente anonimo gli operatori che hanno speculato sul loro stato di necessità, sottostimando il valore dei beni ceduti. Segnalazioni raccolte anche al numero di assistenza Codacons 89349955.

Coronavirus, in Veneto 21 nuovi contagi ‘d’importazione’

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FOTO DI REPERTORIO

Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus in Italia
a) Il contagio ‘importato’ è il nuovo problema nella gestione dell’emergenza-Covid in Italia.
Nuovi focolai in Veneto con contagi d’importazione da Kosovo, Africa e Asia e 21 nuovi casi, lo riferisce l’assessorato regionale;
b) “ll piano Next generation EU deve essere approvato entro luglio e senza compromessi al ribasso”, lo riferisce il premier Conte alla Camera;
c) Da oggi in Lombardia non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto se si mantiene il distanziamento fisico

Monte Bianco/ Incidente sul versante francese, muoiono due alpinisti italiani

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FOTO DI RPERTORIO

Ennesima tragedia della montagna. Due alpinisti italiani sono morti dopo essere precipitati sul versante francese della Cresta Kuffner, nel massiccio del Monte Bianco. I loro corpi sono stati recuperati dal Peloton de Haute montagne della gendarmeria di Chamonix.
Da quanto si è appreso i due, alpinisti esperti, erano partiti dal rifugio Torino dalla parte italiana del Monte Bianco.

Tra le ipotesi dell’incidente anche la scarsa visibilità per nebbia nella zona.

Andria/ Oggi le riprese di Raiuno “Linea Verde Estate”

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Dal Comune di Andria riceviamo e pubblichiamo
Iniziano oggi, con troupe da terra e drone, le riprese di Raiuno “Linea Verde Estate” condotto da Angela Rafanelli e Marco Bianchi, in onda la domenica alle ore 12.20.
Le riprese riguardano in particolar modo: Andria centro e Castel del Monte.
Oggi, dalle ore 17.00, vi sarà una passeggiata con i conduttori nel centro storico di Andria e, nello specifico, in partenza da Piazza Casalino fino alla Cattedrale.

Area Comunicazione Ufficio Stampa Il Responsabile dr. Vincenzo Rutigliano

Vino/ Chianti Classico, pronte le misure di sostegno per i viticoltori

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un vitigno del Chianti

La ‘difesa’ dei vini e dell’agricoltura dalla crisi da coronavirus deve passare attraverso proposte concrete. In Toscana si studiano alcune possibilità L’accesso al credito bancario riservato ai viticoltori, grazie all’accordo con il Monte dei Paschi che garantisce un prestito garantito dal vino in cantina; lo stoccaggio del prodotto fuori della zona di produzione; il posticipo dell’immissione al consumo dell’annata 2019, sul mercato solo a partire dal 1 gennaio 2021; la costituzione di un fondo di stabilità fino a 1,5 milione di euro per la denominazione Chianti Classico, sostenuto dalle aziende imbottigliatrici, che verrà usato per integrare i contributi per la riduzione volontaria delle rese e, in estrema ratio, per acquistare partite di vino sfuso Chianti Classico 2019 per salvaguardare il lavoro dei viticoltori.

Queste le principali misure di sostegno.
Come ha spiegato il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, a WineNews, “compito dei Consorzi è sia la valorizzazione che la tutela, anche di ciò che è stato costruito in anni di duro lavoro. Abbiamo chiesto un sacrificio agli imbottigliatori, che pagheranno un centesimo in più a bottiglia, per costituire un fondo di stabilità della Denominazione. Decideremo nelle prossime settimane come usare queste risorse”.

Trasporti/ Gli imprenditori portuali di Venezia scrivono al ministro De Micheli

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Cinque mesi senza una singola risposta. Non è stato sufficiente che gli imprenditori e i lavoratori portuali scendessero in acqua con decine e decine di barche e riempire in Marittima a Venezia una sala stracolma, per accendere una fiammella di attenzione in seno al Governo e presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Cinque mesi che hanno fatto crescere la rabbia in un porto che rischia di chiudere “per impraticabilità del campo” visto che la manutenzione dei canali non viene effettuata da anni e le navi non riescono più a entrare e ormeggiarsi alle banchine e che dalle Istituzioni nazionali non arriva neppure un segnale di attenzione.

È proprio per questo che Alessandro Santi, Presidente degli agenti marittimi di Venezia e coordinatore della Community degli operatori portuali e marittimi della Laguna, ha scritto nei giorni scorsi nuovamente al Ministro Paola De Micheli, attesa in Laguna domani, venerdì 10, per assistere alle prove del Mose. Santi, a nome degli imprenditori e lavoratori veneziani, che a maggio scorso aveva già chiesto al Ministro udienza, dopo mesi di silenzio ricorda che la comunità portuale di Venezia significa 22.000 posti di lavoro, 6,6 miliardi di fatturato, ma anche l’hub principale per il polo industriale del nord est italiano e segnatamente del Veneto.

Star comunicazione in movimentoBarbara Gazzale

Alimentazione/ Dal Crea un nuovo tipo di pane iposodico di grano duro

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Il pane è, a livello internazionale, l’alimento più consumato con frequenza giornaliera e il prodotto da forno  che  apporta la maggiore quantità di cloruro di sodio (NaCl), il tradizionale sale da cucina.  Facile, pertanto,  consumandolo, superare la dose giornaliera pari a  5 g, con possibili conseguenze negative per la nostra salute. Quello iposodico – ottenuto cioè dalla semplice riduzione del sale da cucina nell’impasto – oltre ad avere  effetti tecnologici, microbiologici e sensoriali negativi sul prodotto finale, spesso non incontra il favore dal consumatore italiano.  La sfida  che si è posto il progetto “Impiego e valutazione di fibre e sostanze nutraceutiche per l’ottenimento di prodotti da forno salutistici”, finanziato dalla Regione Siciliana, è quella di ottenere un pane povero di sodio, ma ricco di gusto.  

Il team di ricercatori coordinato da Alfio Spina, ricercatore del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali, in collaborazione con il CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, le Università di Catania e Palermo e il panificio industriale “Cooperativa Agricola Valle del Dittaino” di Assoro (Enna), ha sperimentato una soluzione tecnologica innovativa che prevede l’impiego di un sale marino sotterraneo, proveniente dal deserto cileno di Atacama e contenente una bassa percentuale di sodio (il 35% in meno del sale tradizionale), il 30% di KCl (cloruro di potassio) e tracce di altri sali e minerali che conferiscono sapidità.

Il risultato è un pane di grano duro, con un contenuto di sodio molto limitato, che  però mantiene intatte le caratteristiche chimico-fisiche, sensoriali e addirittura di shelf-life, durante l’intero periodo di conservazione (90 giorni). È, a pieno titolo, un alimento funzionale salutistico, che può fregiarsi dei claims “a ridotto contenuto di sodio” e “a ridottissimo contenuto di sodio”, in quanto rispetta le specifiche europee previste in etichetta. 

“Si tratta – spiega Alfio Spina, ricercatore CREA e responsabile scientifico di diverse fasi  del progetto – di un’importante innovazione di prodotto nel settore della panificazione industriale del frumento duro: un pane sufficientemente sapido e gustoso da gratificare il palato dei consumatori, ma con il 35% di cloruro di sodio in meno. Un risultato tale da far quasi dimezzare il contenuto di sodio nel pane prodotto con la percentuale di sale normalmente impiegata (1,70%) e da far rientrare i pani ottenuti con le percentuali inferiori di sale (0,35% e 0,15%), fra i prodotti alimentari che possono riportare in etichetta indicazioni nutrizionali, rispettivamente ‘a ridotto contenuto di sodio’, cioè inferiore allo 0,12%, e ‘a ridottissimo contenuto di sodio’, ossia inferiore allo 0,04%”.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto “Impiego e valutazione di fibre e sostanze nutraceutiche per l’ottenimento di prodotti da forno salutistici ”, finanziato dal Programma Operativo Regionale del PO-FESR “Regione Siciliana” 2007–2013, Asse IV, Obiettivo 4.1.1, Linea di Intervento 4.1.1.2 (decreto n. 5787/3 del 14/12/2011) ed è stato pubblicato sulla rivista “Foods” il 5 giugno scorso. 

Fonte in open access: https://www.mdpi.com/2304-8158/9/6/752

Giulio Viggiani