Ore di paure nella notte a Belgrado, dove c’è stata guerriglia urbana fra dimostranti antigovernativi e polizia nei dintorni del Parlamento.
Le proteste hanno avuto inizio poco dopo la conferenza stampa nella quale il presidente Aleksandar Vucic ha annunciato nuove misure restrittive a Belgrado per contenere una rinnovata ondata di contagi e decessi per il coronavirus: il coprifuoco per tutto il prossimo fine settimana e il divieto di raduno con più di cinque persone al chiuso e all’aperto.
Belgrado/ ‘Torna’ il lockdown, scontri tra dimostranti e polizia
Poste Italiane: Assunzioni 2020 per Postini
Le assunzioni per Portalettere vengono effettuate con contratto di lavoro a tempo determinato, per le esigenze legate alla copertura del personale assente, ai picchi di stagione, alle necessità di risorse umane per specifici uffici e zone.
Requisiti
Per lavorare come Postini per Poste Italiane occorre possedere i seguenti requisiti:
- essere diplomati o laureati, in particolare possedere un diploma di scuola media superiore con voto minimo 70/100 oppure diploma di laurea, anche triennale, con voto minimo 102/110;
- patente di guida in corso di validità;
- idoneità alla guida del motomezzo aziendale (generalmente è il motorino Piaggio liberty 125 cc);
- certificato medico di idoneità generica al lavoro rilasciato dalla USL/ASL di appartenenza o dal proprio medico curante (con indicazione sullo stesso certificato del numero di registrazione del medico presso la propria USL/ASL di appartenenza);
- per la sola provincia di Bolzano, patentino del bilinguismo.
Sedi lavorative
Le selezioni sono aperte per la copertura di posti di lavoro Poste in tutta Italia, dal Nord al Centro e al Sud, nelle seguenti province:
- Lombardia Varese, Como, Sondrio, Milano, Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova, Lecco, Lodi, Monza e Brianza;
- Piemonte – Torino, Vercelli, Novara, Cuneo, Asti, Alessandria, Biella, Verbano Cusio Ossola;
- Valle d’Aosta – Aosta;
- Liguria – Imperia, Savona, Genova, La Spezia;
- Veneto – Verona, Vicenza, Belluno, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo;
- Friuli Venezia Giulia – Udine, Gorizia, Trieste, Pordenone;
- Trentino Alto Adige – Trento, Bolzano;
- Emilia Romagna – Parma, Bologna, Ravenna, Forlì Cesena, Rimini, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara;
- Marche – Pesaro e Urbino, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo;
- Toscana – Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Firenze, Livorno, Pisa, Arezzo, Siena, Grosseto, Prato;
- Molise – Campobasso, Isernia;
- Puglia – Foggia, Bari, Taranto, Brindisi, Lecce, Barletta Andria Trani;
- Basilicata – Potenza, Matera;
- Lazio – Viterbo, Rieti, Roma, Latina, Frosinone;
- Abruzzo – L’Aquila, Teramo, Pescara, Chieti;
- Sardegna – Sassari, Nuoro, Cagliari, Oristano, Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias;
- Sicilia – Trapani, Palermo, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Catania, Ragusa, Siracusa;
- Umbria – Perugia, Terni;
- Campania – Caserta, Benevento, Napoli, Avellino, Salerno;
- Calabria – Cosenza, Catanzaro, Reggio di Calabria, Crotone, Vibo Valentia.
Coronavirus, il viceministro Sileri: “Tampone anche per chi arriva da aree extra Schengen non ad alto rischio”
Sul controllo dei viaggiatori esteri in arrivo in Italia il dibattito è acceso e le posizioni spesso divergenti a livelo politico.
“Per come la vedo io, i tamponi andrebbero fatti anche a chi arriva da aree extra Schengen non ad alto rischio”. Lo ha affermato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, ospite di ‘Radio24 Mattino-Le interviste’.
“Andrebbe fatto il tampone quando si arriva- continua Sileri – e una quarantena di pochi giorni, 4-5 giorni, poi ripeti il tampone e se è negativo esci dalla quarantena. Questo perché l’Italia deve anche ripartire.
Serve un modello e una testa diversa rispetto a quella che abbiam visto nei mesi scorsi. Dobbiamo convivere in sicurezza con il virus”.
Bologna Estate 2020, dall’11 al 30 luglio torna la rassegna letteraria “Stasera parlo io all’Archiginnasio”
Prende il via sabato 11 luglio, nell’ambito di Bologna Estate 2020 “Stasera parlo io all’Archiginnasio”, la rassegna letteraria organizzata da librerie.coop in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 e Bper Banca, che da 8 anni anima il meraviglioso cortile della storica biblioteca cittadina e che quest’anno presenta un programma di 13 appuntamenti ad ingresso gratuito, tutti alle ore 21. Dopo i mesi difficili del lockdown, gli scrittori tornano a parlare dei loro nuovi libri e a incontrare i lettori dal vivo, tra dialoghi letterari, letture e dibattiti sui temi centrali del nostro tempo, all’aperto e nel rispetto di tutte le norme per il contenimento del contagio da coronavirus . Riaprire i cortili della città è molto importante e ringrazio Romano Montroni e la biblioteca dell’Archiginnasio per avere permesso la realizzazione di questa rassegna – afferma l’assessore alla cultura Matteo Lepore – Per noi la promozione della lettura è molto importante e, attraverso il Patto per la Lettura abbiamo investito in questa risorsa straordinaria e i numeri ci hanno dato ragione sia durante il lockdown, quando abbiamo registrato un grande aumento dei prestiti digitali che ora, con la riapertura delle biblioteche.”
Romano Montroni, presidente comitato scientifico Cepell e consulente di Coop Alleanza 3.0, dice: “Coop Alleanza 3.0 è felice di legare il proprio nome a iniziative che riguardano il mondo dei libri. In particolare, a quelle che da diversi anni si svolgono nel cortile dell’Archiginnasio, magnifico teatro – nel mese di luglio – di incontri con alcuni degli autori più prestigiosi del panorama italiano, che vengono qui a presentare i loro libri appena usciti e dialogano con il pubblico. Stasera parlo io ha ricevuto il patrocinio del Centro per il libro e la lettura e rientra nella campagna nazionale del “Maggio dei Libri”.
Eugenio Tangerini, responsabile Relazioni Esterne di BPER Banca, dichiara: “Il nostro sostegno convinto alla rassegna ‘Stasera parlo io’ non è un episodio, ma è il frutto di una precisa scelta di responsabilità sociale d’impresa. Crediamo, infatti, che sia importante riflettere sul valore e sul ruolo sociale delle iniziative che investono in cultura, stimolando il senso civico di appartenenza ai territori e alle proprie radici, tanto più necessario nel contesto difficile che il Paese sta attraversando. Ripartire dalla cultura, considerandola un vero motore di sviluppo, significa anche affidarsi alla parola degli autori che animeranno nelle serate di luglio il cortile dell’Archiginnasio, consegnando al pubblico un rinato messaggio di speranza”.
Gli incontri della rassegna “Stasera parlo io all’Archiginnasio” sono ad ingresso gratuito e saranno accessibili al pubblico nel rispetto di tutte le misure di sicurezza previste dalle norme per il contenimento del contagio da coronavirus. Il pubblico dovrà essere munito di mascherina, indossandola dall’ingresso fino al raggiungimento del posto a sedere (per i bambini valgono le norme generali) e comunque ogni qualvolta ci si allontani dallo stesso, incluso il momento del deflusso. Al fine di garantire il necessario distanziamento interpersonale, il Cortile dell’Archiginnasio risulta a capienza ridotta. Si possono prenotare massimo 150 posti, recandosi nei giorni precedenti alla libreria Coop Zanichelli (piazza Galvani, 1/h). I tagliandini per l’ingresso saranno distribuiti in libreria a partire dal 9 luglio settimana per settimana. Compatibilmente alla disponibilità dei posti è possibile ritirare il tagliando d’ingresso anche la sera stessa dell’incontro Una volta raggiunta la capienza massima consentita non sarà possibile entrare e restare in piedi.
Per evitare assembramenti si consiglia di entrare 15 minuti prima. In caso di maltempo gli incontri saranno annullati.
Il programma
Sabato 11 luglio, ore 21
Reading di Laura Morante, che interpreterà un’antologia di racconti tratta dal suo libro Brividi immorali (La Nave di Teseo, 2018). Interventi musicali a cura di Cristiana Passerini, arpa. Saluto dell’Assessore alla Cultura, Matteo Lepore In collaborazione con Musica Insieme.
Musica Insieme e Librerie COOP portano sul palco del Cortile dell’Archiginnasio una delle più celebri e brillanti attrici italiane, Laura Morante, diretta fra gli altri da Bertolucci, Amelio, Salvatores, Avati e premiata con il David di Donatello per La stanza del figlio di Nanni Moretti e con il Nastro d’argento per L’amore è eterno finché dura di Carlo Verdone. Laura Morante sarà ospite di Stasera parlo io nella doppia veste di autrice e lettrice: interpreterà infatti un’antologia di racconti tratta dal suo libro Brividi immorali (La Nave di Teseo, 2018), dove la parola si fa letteralmente musica nel ritmo vivace e incisivo delle storie narrate, che raccontano la quotidianità con sguardo ironico e scanzonato. Al fianco di Laura Morante, l’arpista Cristiana Passerini, solista ospite di compagini come l’Orchestra della Toscana, Toscanini e RTSI di Lugano sotto la guida di Muti, Inbal, Nagano, Metha, Maazel. Cristiana Passerini interpreterà alcuni brani dalle Suites francesi di Johann Sebastian Bach (da lei incise nel 2020 in un apprezzatissimo cd per Bottega Discantica), che alternano momenti vivaci e danzanti ad oasi di pace meditativa, intrecciandosi in un dialogo ideale alla narrativa di Laura Morante, per culminare nella vivacità della Giga finale bachiana e del racconto che dà il titolo al libro, con il quale si concluderà il reading.
Lunedì 13 luglio, ore 21
Carlo Lucarelli, L’ inverno più nero. Un’indagine del commissario De Luca (Einaudi). Con Giampiero Rigosi, scrittore e sceneggiatore. 1944, Bologna sta vivendo il suo «inverno piú nero». La città è occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti. Ai continui episodi di guerriglia partigiana le Brigate Nere rispondono con tale ferocia da mettere in difficoltà lo stesso comando germanico. Anche per De Luca, ormai inquadrato nella polizia politica di Salò, quei mesi maledetti sono un progressivo sprofondare all’inferno. Poi succede una cosa. Nella Sperrzone, il centro di Bologna sorvegliato dai soldati della Feldgendarmerie, pieno di sfollati, con i portici che risuonano dei versi degli animali ammassati dalle campagne, vengono ritrovati tre cadaveri. Tre omicidi su cui il commissario è costretto a indagare per conto di tre committenti diversi e con interessi contrastanti. Convinti che solo lui possa aiutarli.
«Alle 17:10, al primo calare del sole, il coprifuoco avrebbe trasformato il suk dentro le mura di Bologna in una città fantasma, accecata dall’oscuramento e muta, a parte gli scarponi delle pattuglie o quelli dei partigiani. Ma fino a quel momento, quella casbah fradicia e sporca, che scoppiava di voci rombando sorda come un treno in una galleria, brulicava di gente che cercava qualcosa, la neve, il burro, una sigaretta, un attimo in piú per superare quello che per tutti, dall’inizio della guerra, forse da sempre, era l’inverno piú ruvido e freddo. L’inverno piú nero».
Martedì 14 luglio, ore 21
Giovanni De Plato, Il mistero di Evita. Una storia d’amore e di potere (Chiarelettere). Con Teresa Accietto, docente argentina, Aldo Balzanelli, giornalista e Pier Ferdinando Casini, senatore della Repubblica Italiana. Buenos Aires, 1° maggio 1952. Dal balcone della Casa Rosada, Evita saluta il popolo adorante incitandolo a proseguire nel cammino che sta facendo grande l’Argentina, non prima di averlo messo in guardia da un pericolo: «Il nemico ci spia e ci ascolta… I traditori della patria sono mescolati a noi». Il presidente Perón la trascina dentro quasi di peso. Teme l’esaltazione di quella ragazzina della pampa che in meno di un decennio è diventata first lady. È atterrito all’idea che il carisma e l’afflato indipendentista della sua amata consorte indispettiscano i poteri forti interni e stranieri che finora lo hanno supportato nell’ascesa. Meno di tre mesi più tardi, Evita muore dopo una misteriosa lobotomia. Affidata a un chirurgo americano, anziché al medico di fiducia che da tempo le sta curando il cancro. De Plato consegna alle voci alternate di Evita, di Perón e del giovane sindacalista Carlos Maiorino il racconto di una parabola gloriosa e di un destino tragico. Un mito che continuamente si rinnova nell’immaginario popolare attraverso film, canzoni, libri.
Mercoledì 15 luglio, ore 21
Ivano Dionigi, PAROLE CHE ALLUNGANO LA VITA. Pensieri per il nostro tempo (Cortina). Con Matteo Maria Zuppi, Cardinale e Arcivescovo di Bologna, e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Piccoli pensieri sulla nostra identità e sul nostro futuro, formulati da altri viaggiatori prima di noi, da altri compagni di viaggio. Alla ricerca di una risposta alla domanda di Agostino: “Tu chi sei?” (Tu quis es?). La domanda di ognuno di noi. In questi tempi di incertezza e solitudine, ci sentiamo smarriti e cerchiamo di capire quel che sta accadendo intorno a noi. Cos’hanno da dirci Virgilio e Lucrezio, Seneca e Agostino, che affrontano questioni e interrogativi dibattuti già duemila anni fa ad Atene e Roma? Ci sono voci che, resistendo al tempo, aiutano ad alimentare una nuova speranza nonostante la crisi. Questo libro compie un viaggio, in più tappe e con brevi percorsi, tra passato e presente, tra antichi e moderni. Il punto di partenza è occasionale: una parola tradita, che reclama la restituzione del proprio volto, un episodio di cronaca, un dibattito su politica, scuola, lavoro, una riflessione su tragedie improvvise che possono colpire l’umanità.
Giovedì 16 luglio, ore 21
Gad Lerner, NOI, PARTIGIANI (Feltrinelli). Con Ettore Tazzioli, Direttore di Trc Tv. Con la Resistenza è cominciata una nuova epoca, la nostra. Il tempo tragico ed eroico che ha messo fine allo Stato fascista ha per protagonisti donne e uomini capaci della decisione estrema di conquistare anche con le armi una libertà per molti sconosciuta. Ma la memoria svanisce e gli errori della storia possono ripetersi. Insieme all’Anpi, Gad Lerner e Laura Gnocchi hanno costruito un romanzo collettivo, frutto della raccolta senza precedenti di oltre quattrocento interviste filmate. Un’impresa che non è ancora finita, una corsa contro il tempo per dare voce a coloro che, nei venti mesi che separarono l’8 settembre 1943 dalla Liberazione, erano giovanissimi, adolescenti o addirittura bambini. È un tentativo di esplorare il mondo della loro scelta. Cosa passava per la loro testa? Come si sono formati i codici di comportamento, le idee, la visione del mondo, il loro “antifascismo esistenziale”? Molti vengono da famiglie in cui l’opposizione al regime risale agli anni venti. Altri, all’improvviso, l’8 settembre si trovarono a vivere le “svestizioni” frettolose e poi la disobbedienza all’arruolamento nelle file repubblichine e alla deportazione nei campi di lavoro in Germania. C’è chi andò in montagna da sedicenne, fuggendo da casa e rinunciando a frequentare l’ultimo anno di scuola, e chi scelse l’attività clandestina all’insaputa dei genitori. Episodi drammatici, amori leggendari e dinamiche familiari si intrecciano in un racconto corale di malinconia ma anche di felicità, che riporta alla luce i valori civili fondamentali che oggi dobbiamo difendere. Come scrivono Gad Lerner e Laura Gnocchi nell’introduzione, “chi liquida l’antifascismo riducendolo a ideologia obsoleta deve fare i conti con l’insegnamento che ci viene da questi uomini e da queste donne ancora presenti fra noi. La scelta da essi compiuta quando erano ragazzi deve rinnovarsi, a partire dal loro esempio, perché il fascismo non abbia un futuro”.
Lunedì 20 luglio, ore 21
Grazia Verasani, Come la pioggia sul cellofan (Marsilio). Con Marcello Fois, scrittore. Giorgia Cantini, investigatrice privata a capo di una piccola agenzia di periferia nella Chinatown di Bologna, è appena stata lasciata da Luca Bruni, dirigente della questura e capo della Omicidi, e sfoga la propria tristezza ubriacandosi nei bar e nei locali della città. È in questa fase non facile della sua vita che incappa in Furio Salvadei, un affascinante cantautore alla soglia dei cinquant’anni che sembra avere tutte le fortune – fama, ricchezza, talento –, ma che al momento è un musicista in piena crisi artistica ed esistenziale. Furio infatti abusa di alcol, è deluso dal mondo discografico, ed è sotto stress a causa di una donna, Adele, una fan insistente che gli dà il tormento seguendolo ovunque e pressandolo con telefonate e messaggi. Furio incarica Giorgia di pedinare la sua persecutrice e di provare a riportarla alla ragione prima che si trasformi in una stalker violenta. Il problema è che Adele dimostrerà di essere un vero e proprio enigma. Sotto le piogge persistenti dell’autunno alle porte, con la mente un po’ annebbiata dai drink delle sue sere solitarie e dalla nostalgia di Bruni, Giorgia si perderà in un’indagine che è un continuo gioco di specchi e sovrapposizioni, e in una vita filtrata da schermi, computer, telefoni, tv, dove i sentimenti diventano mere proiezioni. Quella realtà fittizia che, come un involucro di cellofan, protegge dagli urti è la stessa che separa i personaggi di Grazia Verasani dal contatto nudo con le cose: sembrano tutti alla ricerca di una vertigine che li faccia sentire più vivi, ma che, inevitabilmente, non li dispensa dal rischio di precipitare.
Martedì 21 luglio, ore 21
Marcello Domini, Di guerra e di noi (Marsilio). Con Nicola Zanarini, giornalista Rai 3 Regione Emilia-Romagna. Di guerra e di noi è la storia di due fratelli e copre l’arco di due guerre mondiali, correndo a perdifi ato dal 1917 al 1945. Comincia nelle campagne intorno a Bologna, e da lì non si sposta. Proprio come L’amica geniale dal Rione, a Napoli. Proprio come Patria di Aramburu dal piccolo paesino alle porte di San Sebastián. Di guerra e di noi è infatti un grande romanzo popolare. Al centro della storia ci sono due fratelli che rimangono orfani (il padre non torna dalla Prima guerra mondiale) e che la madre, ormai sola, è costretta a separare. Il più grande, di nome Ricciotti, andrà a studiare in collegio a Bologna. Il più piccolo, Candido, resterà al mulino. Il collegio di Ricciotti è un collegio di ricchi, e la vita di Candido al mulino è una vita da poveri. Finiti gli anni avventurosi e duri del collegio, Ricciotti sarà segnalato per andare a lavorare nella neonata Casa del fascio, dove incontrerà Leandro Arpinati, che diventerà suo mentore e amico. Candido resterà invece a lavorare nelle campagne frequentando sempre più quegli uomini e quelle donne che, col passare degli anni, andranno a formare le bande partigiane. Ma Ricciotti non è fascista, e Candido non è interessato più di tanto alla politica. Pensano entrambi a mandare avanti il mulino, a proteggere la madre e i lavoratori che vi lavorano, pensano a correre dietro alle ragazze, e soprattutto a comportarsi bene quando molti intorno a loro, a causa della guerra, si comportano male. Come per Oskar Schindler, tuttavia, la grande occasione per trasformare il mulino di famiglia in un progetto onesto ma più ambizioso è proprio la guerra. Marcello Domini segue le vite dei due fratelli lungo ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite dei personaggi che intorno ai fratelli e al mulino si muovono, e lo fa rovesciando situazioni, svelando fondi segreti (dei muri e dei personaggi), collegando incontro a incontro, fatto a fatto, con una voce profonda, potente e in fondo scanzonata, perché, per la guerra, parte la giovinezza.
Mercoledì 22 luglio, ore 21
Alberto Sebastiani, PADRE NOSTRO (EDB). Intervengono Andrea Battistini, Professore di Letteratura Italiana Unibo e Pierfrancesco Pacoda, critico musicale e saggista. La preghiera del Padre nostro è stata di recente ripensata e riscritta da due teologi, Vito Mancuso e José Tolentino Mendonça, dal gruppo folk rock dei Gang, dal cantautore Vasco Brondi (meglio noto come Le luci della centrale elettrica), dal gruppo di rock alternativo Il Teatro degli Orrori e dallo scrittore Erri De Luca. L’analisi delle loro rielaborazioni mostra un comune denominatore: l’intenzione di responsabilizzare l’uomo – nella sua relazione con l’altro, con sé e con il mondo – facendo leva su un testo condiviso. In particolare, la declinazione laica del discorso da parte dei Gang e di De Luca riguarda il rapporto con i migranti, con gli sbarchi e le stragi del Mediterraneo, cioè con un conflitto culturale e politico a tutt’oggi irrisolto. In questi testi, il dialogo tra la letteratura e altri linguaggi esprime quindi una lettura profonda del nostro tempo, offre un orizzonte non banale a cui tendere e dimostra come esso sia cercato da artisti diversi attraverso le parole di una preghiera universale ripensata e riscritta anche in chiave civile. È l’espressione della ricerca di un «noi», di una comunità solidale capace di costruire parole diverse rispetto alla retorica dominante.
Giovedì 23 luglio, ore 21
Paolo Nori, CHE DISPIACERE. Un’indagine su Bernardo Barigazzi (Salani). Con Nicola Borghesi, attore e regista. Bernardo Barigazzi è uno scrittore che ha cominciato a fare il giornalista ma non l’ha detto a nessuno. Quando non scrive è impegnato a corteggiare Marzia, barista laureata in filosofia, con cui ha una relazione fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati. Con lo pseudonimo di Ivan Piri dirige “Che dispiacere”, un giornale sportivo che esce in edicola solo i giorni successivi alle sconfitte della Juventus. Sembrerebbe uno svago innocente, finché Barigazzi non si trova suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Manuel Carrettieri, ultrà con la passione per la cocaina, è stato ucciso e più di un indizio collega Barigazzi al delitto. In una Bologna autentica e insieme fiabesca, tra le osterie del centro e i vialoni della periferia, va in scena una commedia degli equivoci popolata di indimenticabili protagonisti, densa di umorismo e umanità. Per la prima volta Paolo Nori si misura con il giallo, passando dal racconto in prima persona a quello in terza, e orchestrando una sinfonia di voci e personaggi.
Lunedì 27 luglio, ore 21
Caterina Mazzucato, IO SONO IL MARE (Il Saggiatore). Con Cristiano Governa, giornalista, scrittore e sceneggiatore. Il mare è un abisso di tenebra: ad andare troppo in fondo non si torna più. Una ragazza di quindici anni scompare nella notte, vicino alla Scogliera degli Angeli. Non ci sono tracce, non si trova il corpo; solo le scarpe sono rimaste, una sulla pietra, l’altra in acqua, a suggerirne il destino. La notizia travolge il paese, lì vicino: arrivano i telegiornali, poi i sommozzatori. Eppure, nulla. Sparita. Sul caso cala impietoso un velo di indifferenza, a fagocitare ogni ipotesi e ogni pettegolezzo. C’è qualcuno però che non si arrende: un uomo, un appassionato di immersioni subacquee, decide di tornare in acqua per trovare la ragazza. A spingerlo è il desiderio di riscattarsi nei confronti della donna amata che lo ha lasciato e, insieme, di annegare nello sforzo la propria insostenibile sofferenza. Nella solitudine e nel silenzio delle profondità marine, tuttavia, circondato solamente dalla vastità e dalle creature dell’ombra, i ricordi lo travolgeranno e sarà costretto a rivivere tutto: il primo, romantico incontro; la passione, la felicità; l’ultimo dolore condiviso, l’addio straziante. Io sono il mare è un viaggio romanzesco in un universo rovesciato; un’immersione in un luogo senza tempo, in cui anemoni variopinti e coralli millenari dominano la superficie della Terra e animali estinti sopravvivono attraverso le forme di migliaia di specie differenti. Tra storie dimenticate e rimorsi mai confessati, nella sua ricerca disperata il protagonista dovrà esplorare ogni centimetro del fondale della sua anima fino a capire qual è la differenza tra ciò che sparisce per sempre e ciò che invece sa tornare a galla. Perché il mare è un involucro trasparente: più lo si indossa, più ci si rivela.
Martedì 28 luglio, ore 21
Filippo Venturi, GLI SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE NON ESISTONO (Mondadori). Con Giovanni Egidio, Direttore la Repubblica Bologna. È un venerdì sera come tanti alla Vecchia Bologna: ci sono le coppie che chiacchierano bevendo Lambrusco, c’è la food blogger che mangia con la forchetta in una mano e il telefonino nell’altra e ci sono i soliti turisti che osano chiedere al padrone di casa eresie come gli “spaghetti alla bolognese”. Emilio Zucchini li corregge bonariamente e dirige il traffico tra sala e cucina con piglio esperto e gioviale, quando d’un tratto una ragazza alle prese con un piatto di tagliatelle comincia a gridare e contorcersi in preda a una crisi allergica. A pochi isolati da lì, intanto, Mirko Gandusio detto il Grande Gandhi, abbattuto per aver mandato all’aria in un colpo solo il suo lavoro da buttafuori e la relazione più seria della sua vita – dopo quella con sua madre, s’intende -, si imbatte nel Duomo di Bologna e decide di entrare. Dall’altare uno sguardo misericordioso lo attrae: “è lei, la Diva, l’unica e inimitabile Madonna di San Luca, il simbolo della città”, che come tutte le primavere è stata portata in processione in centro. Sarà un richiamo mistico, sarà che ormai non ha più nulla da perdere, fatto sta che Gandhi si arrampica sull’altare, raggiunge la tavola di legno che ritrae la beata vergine e, anziché inginocchiarsi ad adorarla, la stringe al petto e se la fila nell’oscurità. È l’inizio di un weekend rocambolesco per l’intera città, ma soprattutto per Zucchini, che presto scoprirà che lo strano teatrino andato in scena nel suo ristorante e il rapimento della Madonna di San Luca sono legati a doppio filo, e si ritroverà suo malgrado impantanato in entrambi. Toccherà a lui, con le sue entrature alla Curia e le sue, meno efficaci, conoscenze in questura, dare una mano a districare la matassa e lanciarsi alla ricerca della signora più amata di Bologna.
Mercoledì 29 luglio, ore 21
Presentazione del libro Guglielmo Marconi. Memorie 1895-1899 a cura di Gabriele Falciasecca (Pendragon). Con Mauro Felicori, Assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna. Un testo inedito di Guglielmo Marconi: un dattiloscritto in inglese riscoperto di recente, conservato a Oxford nella Bodleian Library, in cui lo scienziato bolognese scrive in prima persona. Si tratta di un documento probabilmente non destinato alla pubblicazione nelle intenzioni del suo autore (sebbene molte sue parti siano state utilizzate per interventi pubblici): in esso Marconi non si limita a ricostruire le sue ricerche di laboratorio, ma esprime anche le sue idee su grandi temi, si lancia in previsioni – per lo più del tutto azzeccate – sul futuro della radio, racconta aneddoti personali, si concede divagazioni e addirittura qualche spiritosaggine. Ed è proprio questa dimensione intima, il fatto che non fosse destinato alla divulgazione, che rende questo testo un reperto eccezionale: il grande scienziato, di solito molto asciutto nei suoi scritti ufficiali – nei quali raramente lasciava trasparire emozioni o idee personali – ci svela qui infatti aspetti poco conosciuti del suo complesso e affascinante mondo interiore.
Giovedì 30 luglio, ore 21
Serata in commemorazione della strage del 2 agosto. In collaborazione con l’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980. Roberto Scardova, L’oro di Gelli. La strage del 2 agosto 1980, 40 anni dopo. (Castelvecchi) e Cinzia Venturoli, Storia di una bomba. Bologna 2 agosto 1980: la strage, i processi, la memoria (Castelvecchi). Modera Paolo Bolognesi.
Volume in corso di pubblicazione.
Comune di Bologna – Ufficio Stampa
Rotary/ Al Presidente della WOIR conferito il titolo di «Paul Harris Fellow»
– Il presidente e segretario generale della World Organization for International Relations (www.woirnet.org), Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, in considerazione dell’impegno nel perseguire le finalità umanitarie e filantropiche tipiche del Rotary e più in particolare del suo impegno nella promozione del Progetto contro l’Alzheimer voluto dal Rotary Club Roma Capitale, è stato insignito insieme ai consoci organizzatori del progetto Renato Boccia e Claudio Pernazza ed al consocio Giuliano Cenciarelli, della «Paul Harris Fellowship», la più alta distinzione rotariana.
Il diploma di conferimento dell’onorificenza è stato consegnato dal Presidente 2019-2020 del Rotary Club Roma Capitale Pierluigi Di Giorgio, durante una cerimonia che si è tenuta martedì scorso presso il prestigioso «Polo Club» di Roma, che è stata anche occasione per accogliere nella famiglia rotariana due nuovi illustri soci: la scrittrice Adriana Pelo, ricercatrice di Linguistica Italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre, e l’architetto Filippo Maria Martines, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma nonché progettista della nuova sede del Ministero dell’Ambiente.
Continua così l’impegno contro le malattie da parte dell’associazione internazionale fondata nel 1905 da Paul Harris. Proprio grazie al Rotary i casi di poliomielite si sono oggi ridotti del 99.9% rispetto al 1988, quando questa malattia colpiva 350 mila bambini l’anno.
«Bisogna trovare molti più fondi per finanziare la ricerca e di questo possiamo farci carico noi rotariani, proprio come abbiamo fatto per la poliomielite» sostiene il dottor Renato Boccia, portavoce e responsabile -insieme al consocio Claudio Pernazza- del Progetto Alzheimer del Rotary Club Roma Capitale. Il progetto rotariano a carattere internazionale sull’Alzheimer è partito dal Rotary Club Roma Capitale, dunque dal nostro Paese, ma anche il progetto contro la poliomielite ha la sua prima origine, 41 anni fa, per opera di un piccolo club italiano: il Rotary Club di Treviglio, che, tramite il suo presidente Sergio Mulitisch, propose alla Convention di Roma del 1979 l’idea di vaccinare contro la poliomielite i bambini dei Paesi in via di sviluppo. Il progetto, subito accettato dal board della sede centrale di Evanston del Rotary International, fu dapprima riservato ai soli club italiani che, a proprie spese, provvidero alla raccolta dei primi vaccini da inviare nelle Filippine. Poi il progetto ebbe così tanto successo che il Rotary decise di coprire tutto il mondo con il programma di vaccinazione «Polio Plus». Oggi, forti della circostanza che Albert Sabin, rotariano di Cincinnati, padre del vaccino orale, ha lasciato in eredità al Rotary International l’utilizzo del suo vaccino, grazie anche alla collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, la poliomielite può dirsi praticamente eradicata dal mondo, restando solo pochi focolai isolati.
«Con l’Alzheimer ci proponiamo di fare lo stesso» commenta il dottor Pier Luigi Di Giorgio presidente 2019-2020 del Rotary Club Roma Capitale, che in occasione del conferimento delle onorificienze e del «passaggio della campana» al presidente eletto, avvocato Gennaro Contardi, ha anche tracciato un bilancio dell’attività del club romano. Tra i molti progetti concretizzati quest’anno, durante l’emergenza COVID-19 vi è stata anche la donazione —realizzata dal Rotary Club Roma Capitale insieme ai giovani del Rotaract Roma Tirreno Monte Mario— di un respiratore ad un noto ospedale romano, con un impegno economico di 18.500 euro raccolti grazie all’adesione di una cinquantina di soci. Al presidente e segretario generale della Woir, Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, già membro del Rotary dal 2010, è stata ora concessa un onorificenza rotariana con la quale vengono nuovamente riconosciuti il suo spessore umano, le sue qualità professionali ed i risultati conseguiti, grazie alla competenza e dedizione con cui ha sempre svolto il suo dovere.
LA WOIR. Fondata nel 1978 per iniziativa di Emilia Lordi-Jantus, già funzionaria dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP), per contribuire in maniera indipendente allo sviluppo e all’applicazione delle Relazioni Internazionali ed a preservare così l’armonia nel mondo, la World Organization for International Relations (WOIR) è un’organizzazione internazionale che si propone di sostenere gli sforzi volti ad eliminare i motivi di conflitto tra le nazioni, promuovere la cooperazione internazionale ed operare al servizio della causa della pace e della difesa dei diritti umani. La WOIR è accreditata presso il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite come organizzazione internazionale non governativa (OING). Info: www.woirnet.org
IL ROTARY. Il Rotary International è sorto a Chicago nel 1905 e riunisce tutti i Rotary Club, oltre 33 mila, in quasi tutte le nazioni del mondo, con complessivamente oltre 1.200.000 soci rotariani che credono nella visione di un mondo dove tutti i popoli, insieme, promuovono cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità vicine, in quelle lontane ed in ognuno di noi. Con passione, integrità e competenza, il Rotary è quotidianamente impegnato a svolgere progetti umanitari con un impatto positivo a lungo termine, agendo con perseveranza per trovare soluzioni efficaci e dura.
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Coronavirus, l’OMS: “La trasmissione aerea è possibile in luoghi pubblici affollati, chiusi e poco ventilati”
Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus.
a) Continua la discussione sulla trasmissione aerea del virus.
“La possibilità di trasmissione aerea del virus in luoghi pubblici affollati, chiusi e poco ventilati non può essere esclusa”; questa al momento la posizione dell’OMS
b) “Dobbiamo abituarci all’idea di fare test su una larga fetta della popolazione finché il virus circolerà”; la dichiarazione è del viceministro della Salute.
Coronavirus/ Negli USA nuovo record di contagi
E’ una situazione che sembra essere fuori controllo.
Gli Stati Uniti fanno segnare un nuovo record dall’inizio dell’emergenza coronavirus con 60.209 nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore. Mai negli Usa si erano contati tanti contagi da Covid-19 in un solo giorno.
Le vittime in più rispetto a ieri sono 1.114, per un totale di 131.362 decessi, come riferisce la Johns Hopkins University.
Vino/ Primi lenti segnali di ripresa, ma nel 2020 fatturato in calo
Le enoteche stanno registrando qualche piccolo segnale di ripartenza e di fiducia, soprattutto in giugno. Seppur con differenze importanti, soprattutto tra i locali che si trovano nelle grandi città d’arte e di business, che continuano a soffrire di più per la mancanza di turismo e per lo smart working, e quelli in periferia e nei piccoli borghi, che sembrano meno in difficoltà. Ma anche tra tipologie di attività, con chi è concentrato sul puro asporto e sulla vendita delle bottiglie che, in questa fase, sembra ripartire meglio di chi fa anche mescita, distribuzione e piccola ristorazione.
In media la perdita del giro d’affari è tra il -30% ed il -50% nel primo semestre 2020 (rispetto al 2019), che, comunque, era il terzo anno di crescita consecutivo per il settore, come ha riportato WineNews.
Sociale/ La povertà è sempre più donna
Tra le rilevazioni del rapporto annuale Istat la notizia che più mi ha colpito è stata, la tenuta del Paese, dovuta al “saldo rifugio nei valori familiari” e al senso civico degli italiani. Gli Italiani si sono dimostrati ligi alle indicazioni del governo nei giorni del lockdown osservando, con piccolissime eccezioni, le regole dettate dalla scienza e dalla politica: distanziamento, igiene, riduzione di visite ad amici e“congiunti”, spostamenti ridotti al minimo. La cura dei figli, per l’85,9% delle lavoratrici mamme, è stata la prima occupazione, nei giorni in cui l’insegnante si poteva vedere al massimo sullo schermo di un computer. Si è notata la differenza tra chi ha accesso alle nuove tecnologie digitali e chi no, non solo per questione anagrafica, anziani contro giovani, ma soprattutto di censo, di chi può permettersi un Pc e chi deve spartirselo con altri membri della famiglia organizzando turni, o addirittura neanche lo possiede. La bellissima notizia dei quindici bebè nati in un solo giorno all’ospedale di Cremona è un’eccezione, quei pianti di neonati che abbiamo visto in Tv dopo tanto dolore non sono rappresentativi della normalità.
La paura e l’incertezza della pandemia porteranno entro il 2021 a un calo di 10mila nuovi nati, passando dai 435mila del 2020 a 426mila alla fine del 2021, se la crisi economica non dovesse alleggerirsi, la previsione diventerebbe un deserto di culle vuote: i nati alla fine del 2021 potrebbero scendere, addirittura, a 396mila. La diseguaglianza che viene disegnata riguarda soprattutto le donne ed è associata a; precarietà, part time “involontario”, difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, mancanza di nidi. Lo stereotipo del povero è donna; giovane, madre con figli, sola, con lavoro precario, che quando viene mancare diventa notte fonda, è impressionante vedere quante madri si rivolgono alle associazioni di solidarietà, a cominciare dalla Caritas. Nei giorni in cui si magnificano le sorti dello “smart working”, l’orario di lavoro risulta rigido per quasi 17 milioni di lavoratori, tra questi, 5,6 milioni dichiarano forti difficoltà a ottenere permessi per motivi personali, ancora una volta le più svantaggiate sono le donne, il 40% dichiara di essere stata contattata fuori dell’orario di lavoro almeno tre volte da superiori o colleghi nei due mesi precedenti. Ci sarà da lavorare, e non poco, per restituire un futuro a questo Paese.
Alfredo Magnifico
Un vino,un territorio/ Abruzzo-Cerasuolo d’Abruzzo La Valentina

Pietro Colagiovanni*
Il territorio: questa settimana siamo in Abruzzo, una delle ultime regioni italiane ad affacciarsi alla ribalta del movimento vinicolo italiano ma già diventata, con i suoi vitigni e i suoi vini, un chiaro punto di riferimento con prodotti di qualità. Siamo a Spoltore, cittadina di 19.000 abitanti vicina al capoluogo Pescara. Spoltore ha origini alto medievali ed il suo nome deriva dal termine germanico spelt ossia farro, il cereale la cui coltivazione era diffusissima in zona. Nel medioevo diversi casati si successero alla guida del centro.
L’impianto urbano attuale è quella che gli dette la famiglia Castriota che governò Spoltore per 50 anni a partire dal 1496. Da vedere la Chiesa di San Panfilo Vescovo e il Castello Longobardo. L’azienda La Valentina, di proprietà della famiglia Di Properzio è nata nel 1990 punta tutta sulle radici storiche della collina pescarese e su una viticoltura ecocompatibile e fondata su vitigni espressioni del territorio. La cantina infatti è a conduzione biologica, con 350.000 bottiglie annue su 40 ettari vitati.
Il vitigno: questo vino rosato è prodotto al 100% con Montepulciano, uno dei vitigni più importanti nella viticoltura di questa regione. L’uva a bacca rossa Montepulciano ha una larghissima diffusione in Italia ma trova nella fascia medio adriatica, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo i propri territori di elezione. Confuso per secoli con il Sangiovese l’uva Montepulciano dà origine a vini di buon tenore alcolico, adatti all’invecchiamento, con forti sentori di frutta. Oltre a vini rossi questo vitigno come nel caso odierno si presta molto bene anche alla produzione di rosati e anche alla vinificazione in bianco.
Il vino: questo rosato 2019 versatile e gradevole macera sulle bucce per 18 ore. Dopo il salasso del mosto fermenta a bassa temperatura in acciaio e affina sempre in acciaio con stabilizzazione naturale e imbottigliamento a metà Gennaio. E’ un vino dalla buona struttura (13,5% gradazione alcolica) ma equilibrato da una altrettanto buona freschezza. Di un bel rosa carico esprime profumi prevalentemente di frutta rossa, di bosco con qualche lieve nota minerale.
Al sorso colpisce il suo equilibrio, nonostante come si diceva una gradazione non bassa. Persistente e gradevole è un vino di estrema versatilità, da accompagnare con antipasti di pesce ma anche con salumi, con pesce alla griglia o con la pizza. Un prodotto di qualità, peraltro biologico certificato, ad un prezzo quasi imbattibile: una bella sorpresa
Valutazione: 3,75 5
Prezzo medio: 7,5 euro
Rapporto qualità/prezzo: molto favorevole
* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais
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