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Coronavirus, l’attenzione si sposta su Usa e America Latina

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USA e Ameica Latina son i due focolai maggiori del coronavirus nel mondo.

I dati dell’università americana Johns Hopkins continuano a registrare morti e contagi legati al coronavirus SARS-CoV-2. Gli Usa restano il paese più esposto al virus, con 98.902 morti, seguono Regno Unito con 37.130 e Italia con 32.955 decessi.

Altro discorso per i contagi che confermano gli Usa al primo posto con oltre 1,68 milioni, seguiti da Brasile, circa 392 mila casi, e Russia con oltre 362 mila infetti.

L’America Latina è il nuovo epicentro dell’epidemia Covid-19 superando sia l’Europa sia gli Stati Uniti per numero di infezioni,con 2,4 milioni di contagi e oltre 143.000 decessi e si teme che i numeri siano inferiori a quelli reali.

Lo ha detto il direttore dell’Organizzazione della sanità panamericana Carissa Etienne.

Coronavirus, giornata negativa, alto il numero dei deceduti

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E’ un quadro quasi tutto in negativo, con poche luci e molte ombre, quello odierno sull’epidemia da Covid. Sono 117 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in risalita rispetto ieri (erano state 78) e nel totale salgono così a 33.072. I dati sono stati resi noti dalla Protezione Civile. Otto regioni e la Provincia di Bolzano senza nuove vittime.
Risalgono i nuovi positivi, con un ritorno ai livelli di 4 giorni fa. Sono ora 231.139 i contagiati totali, compresi guariti e deceduti, 584 più di ieri.
Sono 50.966 i malati, 1.976 meno di ieri, quando il calo era stato di 2.358. Sono 147.101 i guariti e i dimessi ( +2.443).
Sono 505 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, ( -16).
I malati ricoverati con sintomi sono invece 7.729, ( – 188), mentre quelli in isolamento domiciliare sono 42.732 ( -1.772).

Meteo/ venerdì arriva il maltempo

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FOTO DI REPERTORIO

Cambiano le temperature e il tempo, in peggio. Le avvisaglie si avvertiranno già nella serata di giovedì, quando il fronte avrà raggiunto le Alpi orientali e comincerà a riversarsi sulla Val Padana orientale con i primi rovesci e temporali.
ma è venerdì che inizieranno i veri cambiamenti . Al Nord nella notte ancora qualche rovescio tra basso Veneto ed Emilia Romagna. Al Centro avvio di giornata instabile su adriatiche, Toscana interna e Appennino con piogge e rovesci anche temporaleschi e localmente grandinigeni. Più soleggiato in Sardegna.
Al Sud inizialmente poco o parzialmente nuvoloso, aumentano le nubi in giornata su Molise, alta Puglia e Appennino in genere con formazione di acquazzoni e qualche temporale, specie in serata.
Più soleggiato in Sicilia. Temperature in calo.

UE, l’on.Adinolfi (M5S): “L’Italia è pronta a investire risorse del Recovery Fund”

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“Alcuni elementi della proposta del Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ci fanno davvero ben sperare: i trasferimenti a fondo perduto nel complesso sono superiori ai prestiti, è presente l’emissione di titoli di Stato europei a lunga scadenza, ci sono le risorse proprie dell’Unione che non colpiranno le tasche dei cittadini ma i privilegi di poche multinazionali e di chi inquina. Si accelera, infine, per una transizione verde e digitale. Ma ora inizia la sfida più grande: vedremo come andrà la partita in Consiglio, dove alcuni Paesi proveranno a ridimensionare qualsiasi speranza di solidarietà europea. Questi Paesi non vanno più definiti come frugali, ma egoisti. L’Italia è pronta per questo appuntamento, oggi il Presidente Conte ha annunciato un piano strategico che guarda al futuro, a partire dal rilancio degli investimenti. Per fare questo il Movimento 5 Stelle si aspetta un aiuto forte dall’Europa e il Recovery Fund ci auguriamo serva proprio a questo. Per decenni l’Europa si è rifiutata di cambiare il suo modo di agire, spiace che solo una catastrofe come quella che stiamo vivendo abbia fatto emergere quello che realmente conta: lo spirito di solidarietà europea. Stiamo scrivendo una pagina di storia? Forse sì, speriamo sia una vera svolta per i cittadini di questa vecchia ma resiliente Europa”, così l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi durante il suo intervento al Parlamento europeo.

Antonio Vuolo

Lo studio/ Il sole fa scemare il coronavirus del 26% 

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 “Dallo studio effettuato dal mio team multidisciplinare comprendente esperti e accademici delle Università Bicocca di Milano, Roma Tre e Chieti-Pescara, è emerso che solo il Sole fa scemare il Coronavirus ma appena del 26% e che il rischio resta perché non incidono in modo significativo sull’involuzione della pandemia sia il clima caldo che primaverile. L’interazione statistica tra pandemia e ambiente fisico sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione e nel modo di socializzare. Dunque il virus in Estate scemerà ma bisognerà stare attenti. Non è escluso che possa ulteriormente scemare oltre i 27 gradi ma siamo in un campo minato, nuovo e per questo stiamo continuando la ricerca”. Lo ha affermato Massimiliano Fazzini Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul “Rischio Climatico” della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA). Fazzini che, in piena fase acuta è stato in “trincea” coordinando ben tre aree di emergenza in Lombardia, ha guidato il team multidisciplinare – accademico formato da importanti esperti della Bicocca di Milano, Roma Tre, Università di Chieti – Pescara e Università di Camerino, nell’importante ricerca che ha messo in relazione l’andamento della pandemia con le variazioni climatiche.  La ricerca è in corso anche su altre aree dell’Italia. 

“Si tratta di uno studio annunciato nei mesi scorsi, del quale abbiamo ora i risultati avanzati e che ha messo in relazione clima, morfologia e coronavirus – ha continuato Fazzini – al quale hanno partecipato geografi, virologi ed altri specialisti sanitari – prossimo ad essere inviato per la rilettura sulla prestigiosa rivista “Science of the total Environment”. Dall’analisi dei dati climatici ed epidemiologici giornalieri relativa al bimestre 20 febbraio – 20 aprile effettuata su situazioni rappresentative dell’area più intensamente colpita dalla pandemia nel territorio lombardo si evincerebbe una scarsa dipendenza dell’evoluzione epidemiologica rispetto a tutte le variabili climatologiche normalmente misurate presso le più moderne ed attrezzate stazioni di rilevamento meteo-ambientali disponibili.  L’analisi dei dati meteo è riferita alle stazioni di rilevamento gestite dall’ARPA LOMBARDIA a norma WMO di Bergamo stadio, Brescia Ziziola, Chiari, Soncino, Codogno, Cevo, Limone sul Garda e Manerba sul Garda. Relativamente all’aspetto epidemiologico, è stato considerato, per ciascun comune delle province di Lodi, Bergamo e Brescia, il parametro giornaliero risultato scientificamente e statisticamente più verosimile, la percentuale di primi tamponi positivi rispetto al totale. Lo studio è stato forzatamente interrotto il 20 aprile, in quanto, vista la graduale attenuazione dell’epidemia, non si disponeva più, per i singoli comuni degli appena menzionati dati relativi ai tamponi”.

 Ma ecco cosa è emerso di particolarmente significativo:

“Dall’analisi multivariata condotta tra la variabile indipendente “tamponi” e le variabili dipendenti temperatura minima e massima, umidità relativa media, direzione e velocità del vento medio, radiazione solare, alle quali sono state aggiunte le variabili morfologiche – ha proseguito Fazzini – quali: quota, distanza dall’asse del fiume Po e distanza dai rilievi prealpini prospicienti la pianura padana, è emerso che  solamente il parametro radiazione solare è relazionato inversamente con la variabile epidemiologica, con una percentuale di variabilità spiegata però comunque bassa, circa il 26% . Dunque è per lo meno possibile affermare che in giornate molto soleggiate, il numero di tamponi positivi tende a scemare. Allo stesso tempo, però, non risulta esserci alcuna evidenza con la temperatura massima che nel periodo oggetto delle analisi non ha comunque superato i 25.5°C in nessuna stazione meteorologica analizzata”.

Ricerca anche in Molise e Basilicata.  Lo studio sta continuando anche su Brescia.  

“Tentando poi ulteriormente di comprendere l’eventuale legame tra temperature medie e pandemia, sono stati analizzati i dati delle stazioni di rilevamento meteorologico di Campochiaro e Potenza – ha concluso Fazzini –  evidentemente molto rappresentative delle condizioni termiche medie delle due regioni meno colpite dalla pandemia: Molise e Lucania. Ebbene, i dati termici medi e massimi per i mesi di marzo ed aprile di entrambe le due stazioni situate nell’Italia centro-meridionale mostrerebbero valori medi più bassi – di circa 1,5°C –  rispetto a quelli delle principali città lombarde coinvolte nello studio –nella fattispecie Bergamo e Brescia, a conferma che, almeno per i climi temperati e nella stagione primaverile, non vi sarebbe alcuna influenza di temperature più elevate sull’eventuale “involuzione” della pandemia

D’altro canto, infine, lo studio sta proseguendo per la città di Brescia e neppure le temperature decisamente elevate di questi ultimi giorni sembrerebbero influenzare al momento l’evoluzione del virus. Dunque l’interazione statistica tra pandemia s.l. è ambiente fisico sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione. Siamo dinanzi ad un campo nuovo e dunque tutti gli scenari futuri sono possibili”.

Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA)

Economia in crisi, crolla il fatturato nel settore dei servizi

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Sono dati forse facilmente ipotizzabili, ma che colpiscono in ogni caso per il peso di preoccupazione che generano. Nel primo trimestre 2020 le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano una forte diminuzione del fatturato delle imprese dei servizi. Lo rileva l’Istat che stima che l’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi diminuisca del 6,2% rispetto al trimestre precedente e che l’indice generale grezzo registri una diminuzione, in termini tendenziali, del 7,2%.

La flessione ha raggiunto, “su base tendenziale, valori simili a quelli registrati durante la crisi del 2008-2009, mentre il calo congiunturale non ha precedenti (le serie storiche disponibili hanno inizio nel 2001)”.
In particolare, si registra una diminuzione del 24,8% per le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, del 6,4% per il trasporto e magazzinaggio, del 6,0% per il commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli e del 2,0% per le agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese. Notevolmente più contenute risultano le flessioni nei settori dei servizi di informazione e comunicazione (-0,9%) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche (-0,4).

Ambiente/ L’impegno della ricerca Crea in difesa delle api

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Grazie alla loro instancabile attività di impollinazione, le api assicurano i ¾ dei prodotti agricoli che arrivano sulle nostre tavole (con gli altri insetti impollinatori), mentre 20 mila specie contribuiscono all’impollinazione del 90% della flora selvatica. Ormai siamo tutti consapevoli dello straordinario ruolo di sentinella ambientale e di sostegno della biodiversità – anche in funzione di resilienza al cambiamento climatico – svolto dalle api, allevate e selvatiche.

Tuttavia, questi preziosi insetti da decenni, ormai devono far fronte a numerosi fattori di rischio, naturali (parassiti, patologie, cambiamenti climatici) ed antropici (inquinamento, pesticidi ecc). Per tali ragioni, il CREA, con il suo centro di ricerca Agricoltura e Ambiente, erede dell’Istituto Nazionale di Apicoltura nato negli anni ’30, si occupa da anni di monitorare lo stato di salute delle nostre sentinelle ambientali.

La difesa delle api. I ricercatori CREA studiano da un lato come difenderle dai nuovi pericoli (patologie e parassiti), dall’altro, invece, come tutelarle e valorizzarle. Nel primo caso sono stati messi a punto sistemi di controllo o di biocontrollo, specialmente dell’acaro Varroa destructor, del fungo unicellulare Nosema ceranae, del coleottero Aethina tumida e del calabrone asiatico Vespa velutina. Nel secondo, si punta alla conservazione ed al miglioramento genetico delle api italiane, in particolare di due specie: Apis mellifera ligustica e Apis mellifera siciliana, rispettivamente un patrimonio naturale dall’elevato valore economico e un importante elemento di biodiversità. Nel dettaglio, il CREA si occupa della caratterizzazione biometrica e genetica delle popolazioni di api presenti sul territorio nazionale e dello studio delle loro caratteristiche comportamentali e produttive, anche per l’individuazione di caratteri di resistenza ai parassiti. E proprio per svolgere queste attività il Centro gestisce l’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Italiane (fondato con Decreto Ministeriale n. 20984 del 10 marzo 1997). Inoltre, i ricercatori sono impegnati nella gestione delle problematiche sanitarie o del controllo di altri fattori di stress, ma si guarda anche alla nutrizione come mezzo per aumentare le difese delle api senza alterare le qualità costitutive del miele, nell’ottica di un sostenibile controllo degli aggressori (progetto “Controllo delle malattie e degli aggressori delle api mediante la gestione della nutrizione”). Senza dimenticare di valutare gli effetti sulla salute provocati dagli agrofarmaci utilizzati per il controllo dei fitofagi e delle piante infestanti. Si tratta di un’analisi effettuata con strumenti diagnostici rapidi per identificare le cause di malessere e sviluppare modelli previsionali (progetto Horizon POSHBEE “Pan-european assessment, monitoring, and mitigation Of Stressors on the Health of BEEs”)

Api e tutela ambientale Inoltre, il CREA da tempo sta studiando l’uso delle api nel monitoraggio dell’ambiente, del suo inquinamento (presenza di pesticidi, metalli pesanti) e della sua qualità (valutazione della biodiversità vegetale, grazie all’identificazione delle piante più utili al loro sostentamento). Le api, infatti, oltre al nettare, raccolgono anche polline, acqua, resina, e percorrono normalmente più di un chilometro per farlo. Quindi, le api di un alveare possono “bottinare” in un’area di circa 7 km quadrati, e sul loro corpo ricoperto di peli possono trattenere particelle di vario genere. Per questo, in alcuni progetti, le api sono utilizzate come bio-indicatori, in grado di fornire una misura del livello di contaminazione di un agro-ecosistema da pesticidi, metalli pesanti o altre sostanze. E, proprio a tale attività, è finalizzato il progetto “BeeNet: api e biodiversità nel monitoraggio dell’ambiente”, attraverso postazioni, dislocate su tutto il territorio italiano ed equipaggiate con dispositivi tecnologici (smart hives), in grado di misurare e trasmettere dati in maniera automatica.

Le prospettive della ricerca “La nostra ricerca ambisce a salvaguardare le api e la loro biodiversità – spiega Marcello Donatelli, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – ed a tal fine è fondamentale guardare al futuro, puntando sulle tecnologie innovative a supporto della certificazione dei prodotti, del miglioramento genetico e sullo sviluppo del digitale, basti pensare alla digitalizzazione delle arnie e alle applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle sottospecie e per determinare gli impatti dei sistemi agricoli sulle api e gli apoidei selvatici. Queste – conclude Donatelli – sono le aree di ricerca del gruppo di lavoro in apidologia che, nel Centro di ricerca CREA Agricoltura e Ambiente, coniuga le professionalità apidologiche con competenze informatiche, sulla modellazione dei sistemi, su applicazioni di analisi molecolare.”

Contatto stampa Micaela Conterio

Economia/ Recovery Fund, proposto un pacchetto da a 750 miliardi di euro

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Il pacchetto del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea ammonterebbe a 750 miliardi di euro. Lo scrive la Dpa in un’anticipazione citando fonti ben informate. Stando all’agenzia tedesca, 500 miliardi sarebbero versati come aiuti, 250 miliardi come prestiti.
“La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti”: così il commissario all’economia Paolo Gentiloni.
Secondo indiscrezioni il pacchetto del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea per l’Italia ammonterebbe a 172.700 milioni di euro.

Durum Days 2020/ Compag: allarme finanziario nella filiera del grano duro

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“La filiera del grano duro è finanziariamente sostenuta dalle rivendite agricole. Questa situazione non è sopportabile e rischia di far saltare l’intero sistema”. E’ questa la dichiarazione shock di Fabio Manara, presidente della federazione nazionale delle rivendite agricole Compag, fatta in occasione dei Durum Days, l’appuntamento annuale che riunisce i maggiori attori della filiera al fine di stimolare il confronto e aumentare la trasparenza informativa del mercato. 

Si ignora infatti che le rivendite agrarie, che identificano in un certo modo l’anima commerciale del mondo agricolo per la loro doppia funzione, ovvero quella di rifornire le aziende agricole di mezzi tecnici e quella di raccogliere/gestire/immettere sul mercato i cereali da esse prodotti, fanno credito alle aziende agricole fino a che queste, solo una volta venduti loro i raccolti all’industria molitoria/pastaria, saldano quanto anticipato dalle rivendite per l’acquisto dei mezzi tecnici e del necessario per la semina.

Tipo una banca, insomma, sebbene le rivendite agrarie banche non siano, e debbano al contrario pagare i fornitori, ovvero le industrie dei mezzi tecnici, dei sementi e dei diserbanti, con una calendarizzazione ben più contratta. “Quest’anno più che mai, aggravato dall’emergenza sanitaria” continua Manara “il sistema logistico rappresentato dalle rivendite agrarie sta scricchiolando sotto questo assurda funzione creditizia che gli si impone: le aziende agricole hanno scarsa liquidità e praticamente nessuna possibilità di accesso al credito. Le rivendite devono attendere intere stagionalità prima di rientrare dei costi anticipati”.  Che sia il caso di considerare delle operazioni di sgravio?!

Ma non è tutto, perché in tempo di Covid le rivendite agrarie sono state fortemente penalizzate anche nell’altra loro attività, ovvero quella della commercializzazione del frumento che, come detto sopra, viene raccolto nei centri di stoccaggio per poi essere distribuito sul mercato e ripartito tra le industrie per i vari utilizzi. “Questa emergenza sanitaria ha sgretolato in un mese quello che il libero scambio delle merci tra i vari paesi pareva aver costruito” dichiara Manara. “Il blocco delle frontiere, così come quello tra regione e regione, ha impedito i rifornimenti, mettendo paesi importatori come l’Italia in grave rischio di indisponibilità di generi alimentari”. Fortuna ha voluto che gli stock mondiali (così come quelli italiani) siano riusciti in questi mesi a soddisfare il fabbisogno globale, ma viene automatica la riflessione sull’importanza di garantirsi un minimo di autosufficienza in prodotti agroalimentari. Valutazione, per Compag, da tenere in seria considerazione.

Imprese e istituti bancari, Casanova e Grant: “Troppa burocrazia e rigidismi, urgono norme straordinarie”

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““Occorre intervenire con urgenza e con modalità operative straordinarie sul sistema bancario a favore delle imprese, derogando agli impianti normativi normalmente applicati in periodo ante-Covid. Il rischio è che falliscano intere filiere produttive sotto i colpi di un drammatico effetto domino”. A lanciare l’allarme sono gli europarlamentari della Lega Massimo Casanova e Valentino Grant.


“Ci consta personalmente che sussistono macroscopiche difficoltà per le imprese nell’accesso alle misure di liquidità immediate riferite ai Decreti emanati dal Governo. Le lungaggini burocratiche e i rigidi parametri di erogazione che normano gli istituti di credito stanno provocando un preoccupante effetto domino: da un lato le piccole imprese che, in assenza di credito, rischiano il fallimento; dall’altro, le medie aziende fornitrici delle imprese in questione che, dopo aver correttamente concesso dilazioni nei termini di pagamento ai loro clienti per tutelarne l’attività, ora si trovano nell’impossibilità, a loro volta, di incassare i crediti prorogati e, di conseguenza, di onorare i loro di impegni finanziari.


La sofferenza, pertanto, è duplice: da un lato le pmi, dall’altro le aziende capo filiere che si trovano nella difficoltà di dover intervenire tramite la propria capacità finanziaria a sostegno dell’intera catena, sia a monte che a valle”.
“A fronte di questo – denunciano gli europarlamentari-, è urgente che gli interventi su tutte le forme finanziarie di sostegno alle imprese (finanza medio termine, finanza a breve termine, factoring, assicurazione del credito, ecc..) siano strutturati con la massima urgenza e con procedure straordinarie che non possono evidentemente, visto il momento, rifarsi a modalità operative ordinarie, le quali irrigidiscono le procedure di erogazione del credito, oltre che per questioni burocratiche, anche a causa delle responsabilità soggettive di coloro che si trovano a dover decidere in merito alla concessione dei finanziamenti.


Analogamente a quanto è successo per la realizzazione del nuovo “Ponte Morandi” a Genova, pertanto, dove i tempi sono stati notevolmente ridotti grazie alla “sburocratizzazione” del codice degli appalti, dovrebbero essere studiate procedure di urgenza analoghe e di maggior flessibilità per chi opera nel settore del credito.
Il rischio è che gli impianti normativi ordinari tengano frenata la liquidità necessaria al sistema economico e che la ripartenza sia molto più lenta rispetto alle attese” concludono.