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Economia in crisi, crolla il fatturato nel settore dei servizi

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Sono dati forse facilmente ipotizzabili, ma che colpiscono in ogni caso per il peso di preoccupazione che generano. Nel primo trimestre 2020 le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano una forte diminuzione del fatturato delle imprese dei servizi. Lo rileva l’Istat che stima che l’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi diminuisca del 6,2% rispetto al trimestre precedente e che l’indice generale grezzo registri una diminuzione, in termini tendenziali, del 7,2%.

La flessione ha raggiunto, “su base tendenziale, valori simili a quelli registrati durante la crisi del 2008-2009, mentre il calo congiunturale non ha precedenti (le serie storiche disponibili hanno inizio nel 2001)”.
In particolare, si registra una diminuzione del 24,8% per le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, del 6,4% per il trasporto e magazzinaggio, del 6,0% per il commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli e del 2,0% per le agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese. Notevolmente più contenute risultano le flessioni nei settori dei servizi di informazione e comunicazione (-0,9%) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche (-0,4).

Ambiente/ L’impegno della ricerca Crea in difesa delle api

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Grazie alla loro instancabile attività di impollinazione, le api assicurano i ¾ dei prodotti agricoli che arrivano sulle nostre tavole (con gli altri insetti impollinatori), mentre 20 mila specie contribuiscono all’impollinazione del 90% della flora selvatica. Ormai siamo tutti consapevoli dello straordinario ruolo di sentinella ambientale e di sostegno della biodiversità – anche in funzione di resilienza al cambiamento climatico – svolto dalle api, allevate e selvatiche.

Tuttavia, questi preziosi insetti da decenni, ormai devono far fronte a numerosi fattori di rischio, naturali (parassiti, patologie, cambiamenti climatici) ed antropici (inquinamento, pesticidi ecc). Per tali ragioni, il CREA, con il suo centro di ricerca Agricoltura e Ambiente, erede dell’Istituto Nazionale di Apicoltura nato negli anni ’30, si occupa da anni di monitorare lo stato di salute delle nostre sentinelle ambientali.

La difesa delle api. I ricercatori CREA studiano da un lato come difenderle dai nuovi pericoli (patologie e parassiti), dall’altro, invece, come tutelarle e valorizzarle. Nel primo caso sono stati messi a punto sistemi di controllo o di biocontrollo, specialmente dell’acaro Varroa destructor, del fungo unicellulare Nosema ceranae, del coleottero Aethina tumida e del calabrone asiatico Vespa velutina. Nel secondo, si punta alla conservazione ed al miglioramento genetico delle api italiane, in particolare di due specie: Apis mellifera ligustica e Apis mellifera siciliana, rispettivamente un patrimonio naturale dall’elevato valore economico e un importante elemento di biodiversità. Nel dettaglio, il CREA si occupa della caratterizzazione biometrica e genetica delle popolazioni di api presenti sul territorio nazionale e dello studio delle loro caratteristiche comportamentali e produttive, anche per l’individuazione di caratteri di resistenza ai parassiti. E proprio per svolgere queste attività il Centro gestisce l’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Italiane (fondato con Decreto Ministeriale n. 20984 del 10 marzo 1997). Inoltre, i ricercatori sono impegnati nella gestione delle problematiche sanitarie o del controllo di altri fattori di stress, ma si guarda anche alla nutrizione come mezzo per aumentare le difese delle api senza alterare le qualità costitutive del miele, nell’ottica di un sostenibile controllo degli aggressori (progetto “Controllo delle malattie e degli aggressori delle api mediante la gestione della nutrizione”). Senza dimenticare di valutare gli effetti sulla salute provocati dagli agrofarmaci utilizzati per il controllo dei fitofagi e delle piante infestanti. Si tratta di un’analisi effettuata con strumenti diagnostici rapidi per identificare le cause di malessere e sviluppare modelli previsionali (progetto Horizon POSHBEE “Pan-european assessment, monitoring, and mitigation Of Stressors on the Health of BEEs”)

Api e tutela ambientale Inoltre, il CREA da tempo sta studiando l’uso delle api nel monitoraggio dell’ambiente, del suo inquinamento (presenza di pesticidi, metalli pesanti) e della sua qualità (valutazione della biodiversità vegetale, grazie all’identificazione delle piante più utili al loro sostentamento). Le api, infatti, oltre al nettare, raccolgono anche polline, acqua, resina, e percorrono normalmente più di un chilometro per farlo. Quindi, le api di un alveare possono “bottinare” in un’area di circa 7 km quadrati, e sul loro corpo ricoperto di peli possono trattenere particelle di vario genere. Per questo, in alcuni progetti, le api sono utilizzate come bio-indicatori, in grado di fornire una misura del livello di contaminazione di un agro-ecosistema da pesticidi, metalli pesanti o altre sostanze. E, proprio a tale attività, è finalizzato il progetto “BeeNet: api e biodiversità nel monitoraggio dell’ambiente”, attraverso postazioni, dislocate su tutto il territorio italiano ed equipaggiate con dispositivi tecnologici (smart hives), in grado di misurare e trasmettere dati in maniera automatica.

Le prospettive della ricerca “La nostra ricerca ambisce a salvaguardare le api e la loro biodiversità – spiega Marcello Donatelli, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – ed a tal fine è fondamentale guardare al futuro, puntando sulle tecnologie innovative a supporto della certificazione dei prodotti, del miglioramento genetico e sullo sviluppo del digitale, basti pensare alla digitalizzazione delle arnie e alle applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle sottospecie e per determinare gli impatti dei sistemi agricoli sulle api e gli apoidei selvatici. Queste – conclude Donatelli – sono le aree di ricerca del gruppo di lavoro in apidologia che, nel Centro di ricerca CREA Agricoltura e Ambiente, coniuga le professionalità apidologiche con competenze informatiche, sulla modellazione dei sistemi, su applicazioni di analisi molecolare.”

Contatto stampa Micaela Conterio

Economia/ Recovery Fund, proposto un pacchetto da a 750 miliardi di euro

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Il pacchetto del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea ammonterebbe a 750 miliardi di euro. Lo scrive la Dpa in un’anticipazione citando fonti ben informate. Stando all’agenzia tedesca, 500 miliardi sarebbero versati come aiuti, 250 miliardi come prestiti.
“La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti”: così il commissario all’economia Paolo Gentiloni.
Secondo indiscrezioni il pacchetto del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea per l’Italia ammonterebbe a 172.700 milioni di euro.

Durum Days 2020/ Compag: allarme finanziario nella filiera del grano duro

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“La filiera del grano duro è finanziariamente sostenuta dalle rivendite agricole. Questa situazione non è sopportabile e rischia di far saltare l’intero sistema”. E’ questa la dichiarazione shock di Fabio Manara, presidente della federazione nazionale delle rivendite agricole Compag, fatta in occasione dei Durum Days, l’appuntamento annuale che riunisce i maggiori attori della filiera al fine di stimolare il confronto e aumentare la trasparenza informativa del mercato. 

Si ignora infatti che le rivendite agrarie, che identificano in un certo modo l’anima commerciale del mondo agricolo per la loro doppia funzione, ovvero quella di rifornire le aziende agricole di mezzi tecnici e quella di raccogliere/gestire/immettere sul mercato i cereali da esse prodotti, fanno credito alle aziende agricole fino a che queste, solo una volta venduti loro i raccolti all’industria molitoria/pastaria, saldano quanto anticipato dalle rivendite per l’acquisto dei mezzi tecnici e del necessario per la semina.

Tipo una banca, insomma, sebbene le rivendite agrarie banche non siano, e debbano al contrario pagare i fornitori, ovvero le industrie dei mezzi tecnici, dei sementi e dei diserbanti, con una calendarizzazione ben più contratta. “Quest’anno più che mai, aggravato dall’emergenza sanitaria” continua Manara “il sistema logistico rappresentato dalle rivendite agrarie sta scricchiolando sotto questo assurda funzione creditizia che gli si impone: le aziende agricole hanno scarsa liquidità e praticamente nessuna possibilità di accesso al credito. Le rivendite devono attendere intere stagionalità prima di rientrare dei costi anticipati”.  Che sia il caso di considerare delle operazioni di sgravio?!

Ma non è tutto, perché in tempo di Covid le rivendite agrarie sono state fortemente penalizzate anche nell’altra loro attività, ovvero quella della commercializzazione del frumento che, come detto sopra, viene raccolto nei centri di stoccaggio per poi essere distribuito sul mercato e ripartito tra le industrie per i vari utilizzi. “Questa emergenza sanitaria ha sgretolato in un mese quello che il libero scambio delle merci tra i vari paesi pareva aver costruito” dichiara Manara. “Il blocco delle frontiere, così come quello tra regione e regione, ha impedito i rifornimenti, mettendo paesi importatori come l’Italia in grave rischio di indisponibilità di generi alimentari”. Fortuna ha voluto che gli stock mondiali (così come quelli italiani) siano riusciti in questi mesi a soddisfare il fabbisogno globale, ma viene automatica la riflessione sull’importanza di garantirsi un minimo di autosufficienza in prodotti agroalimentari. Valutazione, per Compag, da tenere in seria considerazione.

Imprese e istituti bancari, Casanova e Grant: “Troppa burocrazia e rigidismi, urgono norme straordinarie”

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““Occorre intervenire con urgenza e con modalità operative straordinarie sul sistema bancario a favore delle imprese, derogando agli impianti normativi normalmente applicati in periodo ante-Covid. Il rischio è che falliscano intere filiere produttive sotto i colpi di un drammatico effetto domino”. A lanciare l’allarme sono gli europarlamentari della Lega Massimo Casanova e Valentino Grant.


“Ci consta personalmente che sussistono macroscopiche difficoltà per le imprese nell’accesso alle misure di liquidità immediate riferite ai Decreti emanati dal Governo. Le lungaggini burocratiche e i rigidi parametri di erogazione che normano gli istituti di credito stanno provocando un preoccupante effetto domino: da un lato le piccole imprese che, in assenza di credito, rischiano il fallimento; dall’altro, le medie aziende fornitrici delle imprese in questione che, dopo aver correttamente concesso dilazioni nei termini di pagamento ai loro clienti per tutelarne l’attività, ora si trovano nell’impossibilità, a loro volta, di incassare i crediti prorogati e, di conseguenza, di onorare i loro di impegni finanziari.


La sofferenza, pertanto, è duplice: da un lato le pmi, dall’altro le aziende capo filiere che si trovano nella difficoltà di dover intervenire tramite la propria capacità finanziaria a sostegno dell’intera catena, sia a monte che a valle”.
“A fronte di questo – denunciano gli europarlamentari-, è urgente che gli interventi su tutte le forme finanziarie di sostegno alle imprese (finanza medio termine, finanza a breve termine, factoring, assicurazione del credito, ecc..) siano strutturati con la massima urgenza e con procedure straordinarie che non possono evidentemente, visto il momento, rifarsi a modalità operative ordinarie, le quali irrigidiscono le procedure di erogazione del credito, oltre che per questioni burocratiche, anche a causa delle responsabilità soggettive di coloro che si trovano a dover decidere in merito alla concessione dei finanziamenti.


Analogamente a quanto è successo per la realizzazione del nuovo “Ponte Morandi” a Genova, pertanto, dove i tempi sono stati notevolmente ridotti grazie alla “sburocratizzazione” del codice degli appalti, dovrebbero essere studiate procedure di urgenza analoghe e di maggior flessibilità per chi opera nel settore del credito.
Il rischio è che gli impianti normativi ordinari tengano frenata la liquidità necessaria al sistema economico e che la ripartenza sia molto più lenta rispetto alle attese” concludono.

Coronavirus, il settore viticolo potrebbe avere un danno di 2 miliardi di euro

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FOTO DI REPERTORIO

La notiziia viene dalll’Area Studi Mediobanca, che ha pubblicato l’indagine sul settore vinicolo italiano e internazionale, analizzando l’andamento economico delle principali aziende del settore. Il 63,5% delle aziende prevede di subire nel 2020 un calo delle vendite, con una flessione addirittura superiore al 10% per il 41,2% degli imprenditori.
Con riferimento alle sole esportazioni, il 60% delle imprese si aspetta per il 2020 una flessione delle vendite e, all’interno di queste, il 37,5% prevede che la flessione sarà superiore al 10%: un quadro peggiore a quello del 2009.
Il 53,4% delle cooperative ha formulato per il 2020 previsioni meno pessimistiche: si ferma al 26,7% la quota di chi si aspetta un calo superiore al 10%.
I produttori di vini spumanti esprimono attese meno negative degli altri: tra i primi, il 55,5% prevede perdite di fatturato, quota che sale oltre il 65% per i produttori di vini fermi. Si stima una contrazione dell’export nel 2020 compresa tra 700 milioni e 1,4 miliardi di euro.
Quanto al mercato domestico, si stima fino alla metà di maggio una perdita di oltre 500 milioni di euro, ed ipotizzando per i mesi a seguire una riapertura dell’Horeca a ritmi inferiori del 30% rispetto al 2019, si registrerebbe un’ulteriore contrazione del fatturato di altri 500 milioni di euro.
Una fotografia che porta a stimare, nel 2020, una contrazione complessiva del fatturato per circa 2 miliardi di euro.

Coronavirus, la ‘movida’, Lopalco: “Gli eventuali effetti li vedremo a metà giugno”

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E’ certamente una notizia poco rassicurante.
Sulla ‘movida’ dice l’epidemiologo Lopalco: «Gli eventuali effetti li vedremo a metà giugno, quando si ammaleranno i genitori».
Il responsabile della task force per l’emergenza coronavirus in Puglia, ha commentato ad Agorà su Rai3 le immagini degli assembramenti visti nei giorni scorsi.

foto di repertorio

Trasporti/ Dal 15 giugno riprendono i voli in Italia di EasyJet

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FOTO DI REPERTORIO

Il nodo dei trasporti è sempre tra quelli più delicati in questo periodo caratterizzato dall’epidemia da Covid-19. Ora arriva una buona notizia.
Tornano a volare i vettori di EasyJet. Dal 15 giugno la compagnia aerea riaccenderà i motori dei propri velivoli in Italia. La ripresa sarà graduale, ha sottolineato la compagnia aerea: si inizierà con i voli nazionali in otto aeroporti che collegheranno Milano Malpensa, Palermo, Catania, Bari, Napoli, Lamezia Terme, Cagliari e Olbia.
Ma è previsto anche un collegamento internazionale da Brindisi a Ginevra.

FOTO DI REPERTORIO

Un vino,un territorio/ Friuli-Collio Bianco Edi Keber

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Pietro Colagiovanni*

Il territorio: questa settimana torniamo in Friuli, sulle colline di Gorizia, con una delle aziende tra le più iconiche nella rinascita vitivinicola della regione, quella di Edi Keber a Cormons, in località Zegla. Ci troviamo ad appena 4 chilometri dal confine con la Slovenia, nel Collio, zona pianeggiante ai piedi del monte Quarin. Cormons, circa 7.000 abitanti, nasce come stazione militare in epoca romana e viene lungamente contesa in epoca medievale per la sua importanza strategica, quale accesso alla città di Gorizia. Tranne qualche incursione veneziana Cormons fece stabilmente parte dell’Impero Asburgico.

Al termine della prima guerra mondiale, dopo alterne vicende, tornò definitivamente all’Italia. Da visitare il castello di Cormons, di origine longobarda e la chiesa di San Leopoldo, in stile barocco. Cormons offre una localizzazione ideale per la viticoltura : a poca distanza dai monti e dal mare ha una buona ventilazione ed una certa escursione termica.

Il terreno, la caratteristica Ponka del Collio rappresenta un altro elemento fondamentale: il caratteristico terreno del Collio, una marna arenaria di origine eocenica dove spesso si ritrovano fossili marini crea l’habitat ideale per una viticoltura dalla forte personalità, con mineralità e sapidità in primo piano. E proprio sulla ponka a Zegla, in un anfiteatro naturale Edi Keber produce il suo vino, un’azienda che ha origini nel XVIII secolo.

E’ lui il promotore del progetto Collio, fortemente radicato nel territorio e nella cultura del territorio. Una scelta quasi radicale di questa cantina, che nel tempo ha ottenuto numerosi riconoscimenti ed è diventata il faro per la produzione vinicola di questa zona. Abbandonati i trattamenti chimici Edi Keber (dal 2010 affiancato da suo figlio Kristian) produce 57.000 bottiglie su 12 ettari vitati di un solo prodotto, il Collio Bianco, espressione e sintesi di un territorio, di una cultura, di una comunità

Il vitigno: il vino è un blend autarchico di vitigni friulani. Il 70% è Friulano, il buon vecchio Tocaj cui l’Unione Europea nel 2008 ha tolto questo nome tradizionale per assegnarlo esclusivamente al vino passito e muffato dell’Ungheria. Coltivato in diverse regioni di Italia in Friuli trova la sua patria ideale. Questo vitigno a bacca bianca dà origine a vini dal colore giallo paglierino con una nota molto caratteristica di mandorla amara ed una buona struttura. Il 15% è invece Malvasia Istriana, vitigno a bacca bianca, aromatico, facente parte della grande famiglie delle malvasie di origine ellenica, coltivata in Friuli ma anche in Veneto e da qualche tempo sperimentata anche in Sardegna. Dà origine a vini di buona struttura, con forti sentori di frutta fresca, di acacia. Nei terreni marnosi, come nel caso del nostro vino, questi sentori diventano più delicati e aiutano a creare un bouquet complesso e variegato. Il restante 15% è Ribolla Gialla, altro vitigno a bacca bianca che ha dato al Friuli una riconoscibilità internazionale. Un vitigno che origina vini dal bel colore giallo paglierino, dalla spiccata acidità e da diffuse note floreali.

Il vino: il Collio di Edi Keber (2017-13,5 gradi) è un vino che negli anni ha fatto il pieno di riconoscimenti tra gli esperti e le maggiori guide del settore . E’ un bianco che fermenta in cemento e poi affina in cemento per almeno 5 mesi. Può essere bevuto subito ma può riposare in cantina anche per 2 o 3 anni. Alla vista è di un giallo paglierino intenso, quasi scintillante. Al naso propone una forte e intensa personalità, quella che è poi la sua nota complessivamente predominante. Puoi quasi sentire il territorio che lo produce, senti la pesca, la mandorla, ma senti anche la sapidità e la mineralità delle correnti marine, i profumi che il vento porta dalla costa verso la collina. Al sorso questa spiccatissima personalità diventa totalizzante. Il Collio Bianco di Keber è un vino importante, con una personalità che è assertiva, potente, quasi ingombrante. E’ morbido al punto giusto, fresco al punto giusto ma poi esplode con un mix di mineralità e sapidità che lo rende probabilmente unico. E’ un vino molto particolare, ovviamente di ottimo livello. Solo il gusto personale decide se lo odi (o se non lo gradisci) o lo ami. Vie di mezzo non ce ne sono. Abbinamenti con antipasti caldi di pesce, torte salate, primi piatti al pomodoro con verdure o con pesce. In generale piatti non esili, di media struttura e con una buona complessità di sapori, per contrastare la personalità importante, quasi imponente del Collio Bianco di Keber.

Valutazione: 3,75/5

Prezzo medio: 18 euro

Rapporto qualità/prezzo: corretto

* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais

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Roma/ Aereo precipitato nel Tevere, trovato il corpo del disperso

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FOTO DI REPERTORIO

Le ricerche hanno richiesto l’utilizzo dei sommozzatori.
È stato trovato il corpo del passeggero del biposto precipitato lunedì nel Tevere all’altezza di via Vitorchiano, in zona Due Ponti.
Si tratta del 23enne che risultava disperso; è stato individuato dai sommozzatori dei vigili del fuoco impegnati a scandagliare il fondale del fiume, in quel punto profondo 9 metri, con il side scan sonar. FOTO DI REPERTORIO