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Coronavirus, l’OMS: “In Italia ci potrebbero essere fino a tre milioni di contagiati”

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Il coronavirus in Italia forse è più esteso di quanto si possa pensare. Il giudizio dell’OMS su questo e altri aspetti dell’epidemia non la scia spazio a molti dubbi. Andiamo per gradi: i tamponi e la localizzazione dei contatti.
Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e componente del Comitato Tecnico Scientifico ha detto: “Andranno eseguiti a coloro che hanno una sintomatologia suggestiva che però, rispetto all’inizio, si è diversificata molto: mentre prima era una polmonite o una infezione polmonare, oggi invece la sintomatologia clinica per cui si ricorre al tampone è più ampia”.
Poi ha aggiunto: “Quello che importa, oltre a fare una diagnosi precoce, è identificare i contatti. L’app sarà fondamentale. Il tampone di massa non è una soluzione, vanno fatti sulla base di un sistema di sorveglianza attivo che identifichi il positivo entro 24 ore, prima che vada in ospedale”.
Guerra ha ribadito: “Sarà fondamentale essere rapidi nei tamponi, eseguirli entro 24 ore”.
Infine il numero di contagiati.

Guerra ha anche detto: “Non mi sbilancerei sul numero di contagiati in Italia. Stando ai dati della Cina, però, siamo nel giro di qualche milione. Anche più di tre milioni. Abbiamo regioni, molto popolose, che hanno avuto un attacco intenso del virus. Ma i valori saranno ovviamente molto differenti da regione a regione”.

Fase 2, dal Ministero della Salute indicazioni operative sul medico competente

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Il riavvio dell’attività lavorativa nella fase di pandemia contrassegnata dalla convivenza con il virus mette in evidenza l’importante ruolo che dovrà svolgere il medico competente nell’azione di supporto al datore di lavoro per la gestione del rischio nelle aziende. Lo afferma una circolare della Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, che riepiloga compiti e funzioni del medico competente alla luce dell’emergenza in corso e fornisce indicazioni preziose sulle attività da svolgere per la sorveglianza sanitaria connessa al contenimento del contagio da Covid ì-19.

Il Protocollo tra le parti socisli e il Documento tecnico Inail. La circolare, in premessa, rileva la necessità di fornire precisazioni sull’argomento con riferimento all’applicazione del “Protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti lavorativi”, sottoscritto con le parti sociali il 14 marzo scorso e integrato il 24 aprile, e alle indicazioni contenute nel Documento tecnico Inal “sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”, approvato il 9 aprile scorso dal Comitato Tecnico Scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile.

Il ruolo del medico competente come “consulente globale”. Premesso che la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro coinvolgono numerose figure professionali, il documento ribadisce che il ruolo del medico competente, primario per la tutela sanitaria nello svolgimento ordinario delle attività lavorative, è destinato ad ampliarsi in una fase straordinaria come quella attuale, in cui viene riaffermata la sua funzione di “consulente globale” del datore di lavoro. Il medico competente deve essere coinvolto nelle attività di informazione e formazione dei lavoratori sul rischio di contagio e sulle precauzioni attuate dall’azienda e informerà adeguatamente il datore di lavoro sugli aggiornamenti provenienti dalle fonti sanitarie istituzionali, in modo da evitare il rischio di comunicazioni inesatte o di fake news.

Le informazioni per i lavoratori. Nella fase 2, prosegue la circolare, i medici competenti vanno coinvolti preliminarmente nelle attività di informazione ai lavoratori, che andranno avvisati sull’obbligo di rimanere a casa in presenza di febbre superiore ai 37,5° o di altri sintomi influenzali come tosse e difficoltà respiratorie, comunicando queste affezioni al proprio medico di medicina generale. I lavoratori dovranno essere informati anche che sono tenuti a comunicare eventuali contatti con persone positive al virus avvenuti nei 14 giorni precedenti, restando al proprio domicilio secondo le disposizioni dell’autorità sanitaria, e ad avvisare tempestivamente il datore di lavoro dell’insorgere di qualsiasi sintomo influenzale rilevato successivamente all’ingresso in azienda. Spetta al medico competente anche fornire informazioni circa l’adozione delle misure cautelative per accedere in azienda, e in particolare: il mantenimento della distanza di sicurezza; il divieto di assembramento; le regole d’igiene delle mani e l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale.

Supporto nella valutazione dei rischi, anche psicosociali. Il medico competente inoltre è chiamato a collaborare con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione nella valutazione del rischio, che in base all’art. 28 del decreto legislativo 81/2008, riguarda tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, inclusi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari. La circolare precisa che è necessario adottare azioni per l’integrazione del Documento di valutazione del rischio (Dvr), al fine di prevenire il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro, contribuendo altresì alla prevenzione della diffusione dell’epidemia. Con riferimento al lavoro a distanza, invece, viene espressa l’opportunità che il medico competente collabori con il datore di lavoro nell’individuazione di strumenti e contenuti informativi/formativi per i lavoratori, anche per contribuire a evitare l’isolamento sociale e a tutela del benessere psico-fisico.

Sorveglianza sanitaria. La circolare fornisce importanti indicazioni sulle azioni da adottare in relazione alle attività di sorveglianza sanitaria connesse alla gestione dell’emergenza da Covid-19. Con riferimento in particolare alle visite mediche, viene spiegato che andranno garantite, possibilmente scaglionate per turni e senza assembramenti, nel rispetto delle misure igieniche indicate dal Ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sarà opportuno – viene precisato – che le visite vengano effettuate nell’infermeria aziendale o in altri ambienti idonei per spazio, ventilati e con il rispetto del distanziamento interpersonale, usando mascherine e altri dispositivi di protezione. Andranno privilegiate le visite con carattere di urgenza e di indifferibilità quali quelle preventive, quelle su richiesta del lavoratore o effettuate in occasione del cambio di mansione, e la visita medica precedente alla ripresa del lavoro dopo un’assenza per malattia superiore a 60 giorni continuativi.

Coronavirus/ Accordo Governo-Cei: sì alle messe dal 18 maggio

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Gli ostacoli sembrano essere stati superati e tra Cei e Governo Italiano è tornato il sereno.

E’ stato siglato, a Palazzo Chigi, il protocollo che permetterà la ripresa delle messe. L’accordo è stato firmato dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ed entrerà in vigore da lunedì 18 maggio., con il rispetto di tutte le norme anticontagio.

La distanza tra i fedeli a messa dovrà essere di “almeno un metro laterale e frontale”. Ci saranno alcuni volontari, all’ingresso delle chiese, protetti da mascherine e guanti, a garantire che in chiesa possano entrare solo il numero di persone che garantiscono le distanze anticontagio. Ci dovranno essere posti riservati ai disabili per favorire la loro partecipazione.

Si continuerà ad omettere il segno della pace, mentre per la Comunione è chiesto al sacerdote di igienizzarsi prima le mani e di indossare la mascherina. per le confessioni nelle quali va sempre garantita la distanza tra fedele e sacerdote e per la raccolta delle offerte .

Le norme valgono per le messe in generale ma anche per funerali, matrimoni e battesimi.

Coronavirus, probabile apertura anticipata per ristorazione e parrucchieri

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La discussione è aperta e sarà risolta rapidamente. Sono tante e forti le richieste di anticipare i tempi imposti a livello nazionale per la riapertura delle attività. In particolare bar, pub, ristoranti, gelaterie, pizzerie, così come parrucchieri, barbieri e centri estetici che, secondo il programma delineato dal Dpcm del 26 aprile, dovrebbero alzare le saracinesche solo dal 1° giugno.

Il Governo ha dato segnali di apertura alle richieste dei governatori e delle categorie: «In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture» ha detto il premier Giuseppe Conte in un’intervista al Fatto quotidiano

Turismo: a rischio 40 mila imprese e 184 mila posti di lavoro

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Secondo un’indagine di Demoskopika il coronavirus devasta il turismo italiano: oltre 40mila imprese del comparto turistico italiano –-rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 10 miliardi di euro.

Una mortalità imprenditoriale che si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro con una perdita di oltre 184mila posti, nell’ipotesi di una graduale cessazione degli effetti della crisi sanitaria e nella quasi totale assenza di provvedimenti mirati per la ripresa del sistema turistico da parte delle istituzioni ai vari livelli.

Nei primi tre mesi dell’anno ci sono quasi 7mila unità in meno, contro un calo di 6mila del primo trimestre 2019, il saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate. Il peggiore bilancio della nati-mortalità del sistema turistico dal 1995 ad oggi.

Migliaia di posti di lavoro nel comparto turistico sono appesi al filo di un integrato piano di provvedimenti che deve sostenere il sistema a superare la crisi in tempi rapidi.

Un organico pacchetto di misure che, almeno ad oggi, stenta a vedere la luce e senza il quale sarà difficile coprire le insolvenze e scongiurare i fallimenti degli operatori della filiera.

Occorre mettere in campo un piano integrato suddiviso in alcune sezioni attuative: in primo luogo, misure di sostegno economico per gli adeguamenti sanitari necessari alla ripartenza in sicurezza (suddivisione spazi comuni per il distanziamento sociale, ammodernamento tecnologico per self-check in, sanificazione locali, etc.); in secondo luogo, occorre strutturare provvedimenti mirati a sostenere la liquidità delle imprese del comparto anche mediante finanziamenti a “tasso zero” e a fondo perduto, buoni vacanza per le famiglie o detrazione della spesa dei soggiorni, smobilizzo immediato dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione oltre a modalità di sgravio fiscale e contributivo; in terzo, luogo, puntare a valorizzare i sistemi turistici regionali tempificando le azioni di promozione in relazione ai differenti gruppi di turisti (identitari, esterofili, nazionalisti e stranieri), tutto questo va realizzato in costante condivisione tra i vari livelli istituzionali per scongiurare che l’inevitabile competizione già in atto tra i sistemi turistici regionali possa generare livelli qualitativamente discriminanti.

Alfredo Magnifico 

Slow Food: “Ripartiamo dalla terra”

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Riceviamo e pubblichiamo

All’appello dei cuochi dell’Alleanza Slow Food per chiedere alle istituzioni di sostenere la migliore agricoltura d’Italia e la ristorazione di qualità hanno aderito a oggi 2500 cuochi, contadini, allevatori, artigiani e cittadini

Ripartire. Rinascere. Sono parole che, in questi giorni, si susseguono senza sosta in ogni dove. Nel settore agroalimentare, ma non solo, una possibile soluzione è fare rete: dal campo al ristorante. Proprio la rete dei 540 cuochi dell’Alleanza, uno dei più importanti progetti di Slow Food, ha lanciato l’appello Ripartiamo dalla terra per chiedere al Governo e agli enti territoriali di sostenere con iniziative concrete la migliore agricoltura d’Italia e la ristorazione di qualità.

 Grazie alla nostra cucina abbiamo diffuso conoscenza, bellezza, piacere. Abbiamo raccontato territori e culture locali. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro quotidiano di contadini, allevatori, casari, viticoltori e artigiani che producono con passione e rispetto per la terra e per i loro animali. […] Oggi siamo in crisi, e con noi lo sono i nostri produttori, una parte dei quali faticava già prima a reggere la concorrenza dell’agroindustria e le logiche del mercato e della distribuzione. La parte migliore dell’agricoltura di questo Paese dipende infatti fortemente dalla ristorazione di qualità. Crediamo che l’immagine di questo Paese sia legata alla sopravvivenza di queste aziende e di chi, proponendo i loro prodotti, li rappresenta al meglio.

L’appello, già sottoscritto da 2500 cuochi, contadini, allevatori, artigiani e cittadini, è aperto alla firma di tutti coloro che credono in un futuro basato sulla cura dei territori, sui saperi delle comunità, sul piacere della condivisione.

Le attività di ristorazione e i produttori di piccola scala in crisi
Secondo recenti dati di Unimpresa, il 30% delle attività commerciali di vendita al dettaglio e somministrazione a giugno non avrà le condizioni economiche per ripartire e non riaprirà. Nella ristorazione, in particolare, non si sa ancora bene cosa accadrà alla riapertura: è un settore terribilmente in crisi. E proprio da alcuni esponenti di questo settore arriva la richiesta forte di maggiore attenzione a tutto il settore agricolo e alimentare, consapevoli che oltre ai ristoratori e al loro personale, sta andando in crisi anche tutto un mondo di produttori virtuosi di piccola scala, inclusi quelli supportati e messi in rete dai progetti di Slow Food (Presìdi, Mercati della Terra, Comunità di produttori, le reti Slow Beans e Slow Mays, e altre). Tutti questi produttori riescono a mantenere un tipo di produzione fatto di cura e rispetto per la terra e per chi la lavora anche grazie al rapporto privilegiato con la migliore cucina del nostro paese, che ai loro prodotti attinge a piene mani. Oggi questi produttori registrano cali che arrivano fino al 60% del proprio fatturato in conseguenza della prolungata chiusura dei ristoranti.

 Credito d’imposta: iniziative concrete a sostegno della filiera

I cuochi dell’Alleanza che hanno lanciato l’appello riconoscono l’importanza delle richieste fatte dalle associazioni di categoria, ma hanno voluto evidenziare un elemento in più, la forza del dialogo interno alla filiera.

 Chiediamo quindi di estendere il credito di imposta, già previsto per alcune spese legate all’emergenza Covid-19, agli acquisti di prodotti agricoli e di artigianato alimentare di piccola scala legato a filiere locali (dove per locale si intende la dimensione regionale), in una misura pari almeno al 20%, da aumentare al 30% nel caso in cui tali aziende pratichino un’agricoltura biologica, biodinamica, o siano localizzate in aree marginali, disagiate e di particolare valore ambientale del nostro Paese. Un provvedimento come questo rappresenterebbe una grande occasione, economica, sociale e culturale: permetterebbe di innalzare il livello dell’offerta gastronomica italiana, garantendo una maggiore qualità, e al tempo stesso sosterrebbe e rilancerebbe le piccole e medie aziende agricole locali e il turismo rurale, che vive essenzialmente di paesaggi agrari. Infine, aiuterebbe i ristoratori ad affrontare mesi e forse anni difficili. La rete dei cuochi e Slow Food sono consapevoli del ruolo centrale che possono avere le istituzioni per sviluppare iniziative a sostegno di chi genera economie e benessere per tutta la comunità e non solo per la propria impresa. Per chi acquista prodotti di agricoltori, allevatori e artigiani del proprio territorio. Perché i veri nemici da combattere nel post pandemia saranno ancora la perdita di biodiversità, l’erosione del territorio, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, l’impoverimento della fertilità nei nostri terreni, la cementificazione, l’abbandono delle aree rurali e dei piccoli borghi, lo spreco alimentare, lo sfruttamento del lavoro, l’indifferenza per chi produce con attenzione alle ragioni e ai tempi della natura e l’individualismo, che fa prevalere l’io sul senso di comunità.

 Facciamo sì che questa grande crisi ci insegni qualcosa. Non si può ripartire con il sistema produttivo e di sviluppo di prima perché proprio quel sistema è all’origine di questa crisi. Larga parte della comunità scientifica, e con loro la società civile pressoché unanime, ma anche molti economisti, sono concordi nell’affermare che il futuro deve essere più green. Ci vuole un radicale cambio di paradigmi, e l’agricoltura, i sistemi alimentari, possono davvero costituire un perfetto punto di partenza, utile anche a ispirare altri settori. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite non sono archiviati, anzi la pandemia li ha resi ancor più attuali e urgenti. E noi di Slow Food non dimentichiamo la lezione dello Stockholm Resilience Centre, che nel rileggere quei 17 obiettivi ci ha detto che il cibo, e solo il cibo, li connette tutti quanti. Dal cibo, da sistemi alimentari buoni, puliti e giusti, da un’agricoltura vocata a questa missione, può ripartire tutto quanto.

Firmare questo appello è il primo passo che Slow Food propone per una nuova strategia che abbraccerà tutti i temi su cui l’associazione lavora da oltre 30 anni, cercando nuovi strumenti e nuove alleanze per fronteggiare non solo questa emergenza, ma una lunga crisi da cui possiamo e dobbiamo uscire migliori.

Ufficio stampaValter Musso – Elisa Virgillito 

Edilizia/ In arrivo l’ecobonus al 110% sulle ristrutturazioni

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Buone notizie per chi deve effettuare lavori di adeguamento sismico o di miglioramento della classe energetica. Gli interventi di isolamento termico o di sostituzione degli impianti di riscaldamento dei condomini ‘traineranno’ anche altri interventi coperti dall’ecobonus fino al 110% (ora vanno dal 50% al 65%, o all’85% per i condomini). Lo stesso vale per interventi che migliorano la classe antisismica: in più per chi stipula una polizza per proteggere la casa dai danni di un terremoto la detrazione passa dal 19% al 90%.
Il superbonus ovviamente spetta anche per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Sale al 110% il bonus facciate se con miglioramento energetico o antisismico (per lavori da inizio 2020 a fine 2021). C’è anche la possibilità, estesa, di chiedere lo sconto in fattura o di cedere il credito d’imposta alle banche o a intermediari finanziari (dal 1 gennaio 2020).

Terminus online/ Corso per babysitter e assistenza all’infanzia

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In vista dell’estate con la chiusura di asili nido, con i genitori che tornano al lavoro, quella della babysitter è una figura molto ricercata. Per lavorare come assistente all’infanzia sono indispensabili concrete competenze che consentono di svolgere nel migliore dei modi questa professione . Il corso è adatto a chiunque desideri ricevere una formazione adeguata per lavorare con i bambini.


Il corso sarà erogato interamente on line, con orari flessibili a scelta, prevede materiale didattico a disposizione e un Certificato Finale.


Per maggiori informazioni invia una mail a [email protected]
Costo del corso in promozione € 22 invece di € 49,00

Migranti/ Fermo amministrativo per le navi Alan Kurdi e Aita Mari

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Problemi di sicurezza per le navi di alcune Ong impegnate nel soccorso a migranti.

Come per la Alan Kurdi, anche per la nave spagnola Aita Mari è scattato il fermo amministrativo dopo che un’ispezione della Guardia costiera ha riscontrato diverse irregolarità a bordo. La nave è ormeggiata al porto di Palermo.
Come la Alan Kurdi, la Aita Mari era arrivata a Palermo trasportando migranti soccorsi che sono stati poi trasferiti sulla nave Rubattino per la quarantena.
L’ispezione, fa sapere la Guardia costiera, “ha evidenziato nell’unità navale battente bandiera spagnola diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto”. (foto di repertorio)

Economia/ Il Mespi: “Il buon esempio comincia dai tagli volontari agli stipendi dei parlamentari”

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Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Presidente Giuseppe Conte,

stiamo tutti vivendo un tempo molto difficile. Una pandemia inaspettata, perfida, pervicace, sconcertante, con cui ci confrontiamo con evidenti, sostanziali, differenze, ricchi, meno ricchi, borghesi, popolo, chi tira alla giornata, i poveri, i disperati, quelli precipitati di colpo nel baratro. Tutti. Le attività produttive, devono necessariamente riattivarsi, non c’è dubbio. Le industrie, rimettersi in moto, assieme alle iniziative commerciali e alle cosiddette “partite iva”: insomma, il sistema Italia deve ripartire presto e in sicurezza. Un buon padre di famiglia, sa che è importante mettere da parte denaro da poter utilizzare nei momenti critici. Fino ad ora, invece, i vari governi e le politiche che ci hanno amministrato hanno fatto ben poco per generare risparmio utile per tutti i cittadini, e per tenere in sicurezza la nazione. Anzi, sono riusciti a portare il deficit dell’Italia a livelli elevatissimi e pericolosi anche in tempo di pace e tranquillità. Grave, molto grave, visto che oggi, in questa emergenza sanitaria, sociale ed economica, sarebbe stato utile poter contare su un assetto economico più forte, come Germania, Francia, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi, con tutti gli italiani che giustamente chiedono di poter ripartire potendo contare su liquidità statale accessibile e disponibile e finanziamenti a fondo perduto. Purtroppo, o per fortuna, è toccato a Lei dover gestire questa impasse. Una cosa difficile, con grandi responsabilità, che non vogliamo giudicare. Ci chiediamo come andare avanti, sapendo di non avere l’albero di Pinocchio per produrre denaro, e a cospetto ad un’Europa che per egoismo o per incapacità non sa gestire, non vuol decidere, tentenna, mentre il tempo invece corre inesorabile. La domanda semplice e drammatica è: dove prenderemo i soldi necessari per risollevarci?

Non sono un’economista, ma un imprenditore che fa i conti con l’economia reale. Anch’io, come tutti, sono alle prese con le difficoltà del momento, convinto che comunque ci riprenderemo, perché l’Italia è un grande Paese, il più bel Paese del mondo. Ma per riprenderci, dobbiamo fare necessariamente un grande lavoro di squadra, remando tutti nella stessa direzione. E’ indispensabile. E perciò, nei momenti di difficoltà, si sa, servono anche i buoni esempi per avvicinare i cittadini alle istituzioni, per trovare la forza di ritornare forti e volitivi. E allora, al di là delle varie “misure” varate, che non discutiamo nemmeno queste, egregio Presidente, una ora è prioritaria a tutte e non può essere elusa: il taglio, almeno per 12 mesi, dei costi della politica (a partire dagli stipendi dei Parlamentari) cui solo alcuni si sottopongono in modo volontario. Sarebbe una bella sfida, un “beau geste”, e vi renderebbe onore di fronte ad ogni cittadino italiano, oltre che darebbe ulteriore significato a quanto di buono è stato fatto finora per salvare l’Italia dal nuovo temibile nemico. Accanto a questa misura, ne è necessaria un’altra, uguale e parallela, e un po’ “rivoluzionaria” ma altrettanto giusta e sacrosanta: il taglio proporzionale dei megastipendi dell’apparato dirigenziale dello Stato, di chi guadagna più di 400 mila euro l’anno, non più accettabile, a meno di voler inneggiare alla rivolta popolare. Infine, dolorosa, ma anche questa necessaria, un’imposta sui patrimoni superiori ai 500 mila euro. Sono misure “impopolari”? Direi di no. Al contrario, misure “popolarissime”, di concreta economia, che farebbero tanto bene al riequilibrio sociale e alla credibilità di Governo e Stato.  

Questo “buon esempio” potrebbe e dovrebbe naturalmente affiancarsi al pagamento dell’Iva dilazionata almeno in 12 mesi, al blocco delle cartelle esattoriali e alla redistribuzione del reddito con la reale attuazione dell’art. 53 della Costituzione, che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Come nelle vecchie comunità cristiane, sarebbe allora veramente bello e giusto, così pensiamo, poter condividere e dividere in parti. Una proposta, questa mia, fatta prima che da Presidente del M.E.S.P.I. – Movimento Economico Social Popolare Intereuropeo Culturale (il nuovo, e credo anche, importante sodalizio con sedi a Roma, Napoli e Milano, che ascolta i bisogni della gente per portarli al tavolo delle Istituzioni, che con orgoglio appunto presiedo) da cittadino che vorrebbe un Paese più giusto e solidale.

Con i migliori saluti.                            

                                      Ing. Francesco Terrone