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Internet Casa: velocità connessioni diminuite durante il lockdown, l’analisi regionale

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Nei primi quattro mesi del nuovo anno la velocità media della connessione di casa in Italia è cresciuta del 32% rispetto al 2019. Un’accelerata che ha subito tuttavia quasi ovunque una battuta d’arresto (-24,28% in meno) nel periodo di lockdown. Al Centro – Sud gli aumenti maggiori. L’ultima indagine SosTariffe.it si sofferma sul confronto tra i tempi medi di download registrati tra il 2019 e il 2020.

Nel 2020 la velocità della connessione domestica in Italia è cresciuta del 32%. In media nei primi quattro mesi del nuovo anno quasi tutte le regioni italiane, Campania e Lazio in testa, raggiungono tempi di download più alti rispetto allo stesso periodo del 2019. Fatta eccezione per Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Se si considera tuttavia il periodo di lockdown, rispetto ai mesi precedenti, le velocità hanno subito quasi dappertutto una battuta d’arresto (-24,28% in meno). Anche se, durante le settimane di quarantena, molte più famiglie dichiarano di navigare a 100 mega (probabilmente con una connessione a fibra ottica). L’ultimo studio dell’osservatorio SOStariffe.it ha passato in rassegna la velocità della connessione di casa durante i primi mesi del 2020, in tutte le regioni d’Italia, ponendo i dati a confronto con lo stesso periodo del 2019. E osservando anche come il lockdown abbia inciso sui tempi di download.

I dati rilevati dal tool ‘Speed test’ SOStariffe.it

L’indagine SOStariffe.it si è avvalsa dei dati medi di velocità in download, espressa in Mb/s, rilevati in tutte e venti le regioni della penisola grazie agli speedtest rilasciati al comparatore offerte internet casa di SOStariffe.it . Il periodo preso in esame comprende i primi quattro mesi dell’anno 2020, posto a confronto con i primi quattro mesi del 2019.

L’analisi si è soffermata anche nel rilevare le variazioni tra il periodo precedente al lockdown (nelle settimane tra il 9 gennaio e il 27 febbraio) e durante il periodo di quarantena a casa (dati stimati tra il 9 marzo e il 27 aprile). Infine si è registrato anche l’incremento di utenti che durante il lockdown hanno dichiarato di navigare da casa a una velocità di almeno 100 mega, con tutte le tecnologie di connessione che a oggi garantiscano queste performance, compresa la fibra ottica.

Internet casa: nel 2020 molto più veloce del 2019. In testa Campania, Lazio e Umbria

Se esaminiamo l’andamento generale della velocità di download da casa, confrontando i primi quattro mesi di quest’anno con lo stesso periodo del 2019, emerge che in generale la velocità è cresciuta quasi dappertutto. Si è passati infatti da una velocità di download media di 33,06 megabit al secondo a 43,65 mb/s, con un incremento del 32,03%.

La velocità non è cresciuta in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, tuttavia. Nella classifica delle regioni d’Italia più rapide sul web ne svettano tre. Al primo posto troviamo la Campania, con tempi di download da record. Se nel 2019 ci si accontentava di 35,34 mb/s, quest’anno si viaggia attorno a 64,9 mb/s (+83,64%). A seguire c’è il Lazio. Anche qui la velocità ha fatto rilevare un’impennata del 70,51% (dai 30,42 mb/s del 2019 ai 51,87 del 2020).  L’Umbria ne eguaglia i progressi (+70,06%), seguita dal Molise, che pur viaggiando a ritmi assai più bassi, ha migliorato di tanto le proprie prestazioni (+52,03%).

Se scorriamo i dati delle altre regioni ci accorgiamo che quasi tutte hanno migliorato i tempi di download nel corso del 2020. Restano indietro solo tre territori. La Sardegna ha compiuto un minimo regresso (-2,21%). Va peggio anche in Friuli Venezia Giulia (-24,69%). Ma in assoluto la regione con performance più scadenti rispetto al 2019 è la Valle d’Aosta (-63,75%). Qui infatti si è scesi da una velocità media in download di 39,45 mb/s a soli 14,3 mb/s.

Durante il lockdown tempi dilatati di connessione quasi ovunque

Purtroppo durante le settimane di lockdown (dal 9 marzo al 27 aprile) la velocità delle connessioni domestiche ha subito un generale rallentamento, che a un primo sguardo potrebbe essere ricondotto a un picco di accessi contemporanei. Le regioni che hanno subito i maggiori rallentamenti sono state: Emilia Romagna (-46, 26%), seguita da Umbria (- 43, 83%) e Sicilia (-40,15%). Velocità in calo anche in tutte le altre regioni.

Si registrano tuttavia alcuni territori in controtendenza. Regioni che durante le stesse settimane hanno potuto contare su una velocità di connessione anche migliore.

Se in alcuni casi parliamo di minimi progressi, come Liguria (+2,61%), Campania (+3,91%) e Puglia (+6,01%), ci sono alcune regioni che, a sorpresa, sono riuscite a navigare molto più velocemente. È il caso della Valle d’Aosta, passata da una velocità di 11,74 a 13,62 mb/s (+16,1%) ma soprattutto del Molise, che da 20,66 mb/s è schizzata a 30,69 mb/s (+48,55%), registrando un progresso significativo.

Connessione a 100 mega: la fibra comincia a prender piede

Con il lockdown diverse famiglie hanno anche deciso di migliorare la qualità della connessione di casa. Optando per una promozione che consenta loro di navigare a una velocità nominale di 100 mega, comprese le offerte per l’accesso alla fibra ottica. In base alle dichiarazioni rese in fase di speed test, i territori in cui si è deciso di passare a una tecnologia più performante rispetto ai mesi precedenti il lockdown sono: Friuli Venezia Giulia (+187,50%), Puglia (+180%), Veneto (+153, 25%), Campania (+125,25%), Abruzzo e Basilicata (+100%).

Per vagliare con disinvoltura tutte le offerte sul mercato ci si può avvalere dell’ausilio dello strumento di comparazione delle tariffe ADSL e fibra ottica di SOStariffe.it, che è stato anche impiegato per realizzare questa indagine. Un tool semplice e intuitivo il quale consente di confrontare tutte le proposte delle principali compagnie attive in Italia: https://www.sostariffe.it/internet-casa/

Inoltre, grazie all’App SOStariffe.it, scaricabile gratis da iOS e Android store, è possibile anche ricevere consigli di risparmio “su misura” dagli esperti del comparatore per mezzo della funzione “Scatta e risparmia”. Funziona così: basta fotografare la bolletta di fibra o Adsl tramite l’applicazione. Un esperto di SOStariffe.it ci contatterà per proporci una soluzione di risparmio pensata per noi: https://www.sostariffe.it/app/

Coronavirus/ Uecoop: spesa di 2 miliardi di euro per l’acquisto delle mascherine anti contagio nei prossimi 6 mesi

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FOTO DI REPERTORIO

Una spesa da oltre due miliardi di euro per famiglie e aziende per l’acquisto delle mascherine anti contagio nei prossimi 6 mesi. E’ quanto emerge da una elaborazione dell’Unione europea delle cooperative Uecoop sui dati diffusi dal Governo in riferimento al prezzo calmierato a 50 centesimi per i dispositivi di protezione contro il coronavirus. In vista delle ripartenza del 4 maggio – sottolinea Uecoop – nelle aziende e nelle cooperative è corsa ai dispostivi di sicurezza oltre che a una generale riorganizzazione degli spazi e delle procedure di lavoro.

Ma – evidenzia Uecoop – resta il problema degli approvvigionamenti considerato che molte realtà faticano a trovare tutto il materiale necessario in previsione di una convivenza di mesi con il rischio contagio in attesa del vaccino, mentre le protezioni al viso più professionali arrivano a costare anche 11 euro l’una.Pubblicità

Fra gli italiani – continua Uecoop – la mascherina è ormai un oggetto di uso quotidiano da portarsi sempre dietro come le chiavi di casa e che se non si trova da comprare in farmacia o nei negozi specializzati viene recuperata in qualche modo da amici e parenti o addirittura costruita con il fai da te a domicilio magari seguendo tutorial on line più o meno affidabili. Ma la situazione più delicata è quella delle case di riposo dove sono accuditi oltre 300mila anziani in più di 7mila strutture a livello nazionale, alcune delle quali investite in piena dalla pandemia. 

Nella guerra al Coronavirus è fondamentale – sottolinea Uecoop – che gli operatori in servizio nelle case di riposo vengano dotati di tutti gli strumenti di protezione per tutelare sia la propria salute che quella degli anziani che devono accudire, la maggior parte dei quali non autosufficienti.

Infatti il focolaio in una casa di riposo – evidenzia Uecoop – può trasformarsi, come purtroppo è successo, in un dramma per i nonni ricoverati, per i loro parenti e per gli stessi operatori socio sanitari che li seguono ogni giorno.

L’emergenza coronavirus – conclude Uecoop – ha evidenziato il ruolo di un settore come quello dell’assistenza agli anziani che nei prossimi anni sarà sempre più importante considerato il progressivo invecchiamento della popolazione italiana con oltre 14mila ultracentenari e 13,8 milioni di over 65 in crescita di quattro milioni nei prossimi 15 anni con un balzo del 29% secondo un’elaborazione dell’Unione europea delle cooperative sull’ultimo report di Ubi Banca sulle RSA in Italia.

‘Fase 2’,Vietina (Forza Italia): “Da Conte solo parole, il Paese è bloccato nel limbo”

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“Mancano le mascherine che dovrebbero essere obbligatorie in qualunque interazione fra persone tanto sul lavoro quanto in famiglia, di tamponi o esami sierologici ad ampio spettro non si parla ancora ma, in compenso, si fanno dichiarazioni-fiume piene di parole e vuote di contenuto: la tanto attesa Fase 2 annunciata ieri sera da Conte si è rivelata un comizio vuoto, ricco soltanto di iperboli che parlano di sforzi straordinari e poderosi. Intanto il Paese è sempre più impantanato in una palude dal quale rischia di non uscire, i sostegni economici promessi sono in ritardo, quando inesistenti, sul turismo e sulla scuola manca qualunque indicazione precisa. Il Governo naviga a vista ma con gli occhi bendati e, in questo modo, il rischio di arenare irrimediabilmente il Paese è altissimo: visto che nel suo soliloquio di ieri sera Conte non è riuscito a citare una sula vera riforma, Forza Italia è pronta a offrirgli le proprie, anche a costo di permettere che il Premier le faccia sue. Perché le riforme vanno fatte, il Paese non può più aspettare”.

Così Simona Vietina, parlamentare di Forza Italia e sindaco di Tredozio (FC).
Non capisco poi – incalza la parlamentare azzurra – perché accanirsi contro le celebrazioni religiose: la dura nota emessa ieri dalla CEI al termine della conferenza stampa di Conte trova tutto il mio appoggio. Se pensiamo di regolamentare gli accessi negli esercizi commerciali o sul posto di lavoro perché non dovremmo farlo anche per le funzioni religiose, così importanti per la popolazione italiana?”.

Coronavirus, una famiglia su 5 in grave difficoltà economica

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Lo studio “Termometro Italia” effettuato sulle famiglie e realizzato da Innovation Team, società del gruppo Cerved, (primario operatore italiano nella gestione del rischio di credito), evidenzia che una famiglia su cinque in Italia è in grave difficoltà economica per l’emergenza Covid-19, e monitorerà ogni mese l’impatto e l’evoluzione della crisi Covid-19 su 500 nuclei familiari, stratificati per reddito, composizione e area geografica.

Lo studio prevede che il 40% degli italiani, teme di perdere il lavoro, nell’immediato o nel 2021, una percentuale ancora maggiore paventa nei prossimi mesi una forte riduzione delle entrate o del denaro duramente messo da parte e quasi tutte ritengono che l’emergenza Covid-19 cambierà il loro tenore di vita, costringendole a rinunce anche importanti sul fronte della salute, dell’istruzione, della cura dei familiari.

Le conseguenze dell’epidemia si stanno facendo sentire: una su 5 (21,2%) accusa un impatto molto pesante sul reddito, quota che sale al 32,2% nella fascia meno abbiente (fino a 20.000 euro netti all’anno), e quasi la metà (47,8%) ha dovuto intaccare i risparmi, il 18,6% in maniera consistente, solo il 25,4% ha avuto contraccolpi trascurabili, secondo le famiglie, la crisi non sarà passeggera e le aspettative per il 2021 sono anche peggiori.

Il 37,5% delle famiglie teme molto (il 23,2% moltissimo) la chiusura dell’azienda o la perdita del lavoro per almeno uno dei componenti, percentuale che sale al 41,2% se si ragiona sul prossimo anno ,lo stesso per la perdita di reddito: il 43,6% crede che subirà una forte riduzione delle entrate (il 47,3% se si ragiona sul 2021), pur continuando a lavorare, e il 45% pensa di non poter mantenere i risparmi (53% tra i redditi bassi). Il segmento che sta pagando il prezzo più alto in tutti gli ambiti esaminati è quello delle famiglie con reddito basato sul lavoro autonomo, il 31% di queste ha avuto un crollo delle entrate (contro il 21,2% della media) e il 34,9% ha dovuto intaccare in modo consistente i risparmi (contro il 18,6%). Ciò si traduce, per il 50-60% di questi nuclei familiari, in una visione più negativa del futuro: una su due è molto preoccupata per la possibile chiusura dell’attività (50,1%) o per la perdita del lavoro (48,6%), quasi il 60% teme una consistente perdita di reddito (58,1%) o di non riuscire a mantenere i propri risparmi (57,4%).

La crisi ha determinato notevoli cambiamenti nelle capacità di consumo: solamente il 15,7% delle famiglie crede di potere affrontare la crisi con serenità, mentre il 22,4% (il 30% tra le meno abbienti) prevede di dover rinunciare anche a spese per bisogni primari come la salute, la cura dei familiari e l’istruzione. Già nell’ultimo anno, il 52,2% (che diventa addirittura il 68,5% nelle fasce con reddito più basso) non ha fatto ricorso a prestazioni in ambito sanitario, anche importanti (17,9%), ma oltre la metà (55%) le ha posticipate a causa dell’emergenza sanitaria, sia per paura del contagio che per non sovraccaricare gli ospedali.

Ma ci sono anche alcuni aspetti positivi: il lockdown ha dato un forte impulso all’adozione dello smart working, destinato a cambiare l’organizzazione del lavoro in modo permanente e a diventare la modalità principale per il 22,9% degli intervistati, mentre il 47,5% lo utilizzerà in modo parziale ma sistematico. Il 57,5% di chi lo ha sperimentato lo giudica un’esperienza positiva e il 49,7% è soddisfatto di come ha potuto condurre le attività ordinarie, mentre solo il 34,1% lo valuta altrettanto efficace nello sviluppo di nuovi progetti.

Alfredo Magnifico

Ricerca/ Fondazione Telethon apre tre bandi di ricerca: c’è anche un’iniziativa speciale dedicata a Covid19

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L’attuale emergenza coronavirus ha reso ancora più fragili le persone affette da una malattia genetica rara, aumentando le difficoltà che questi pazienti devono affrontare, ma ha fatto anche comprendere il valore universale e l’importanza della ricerca. Fondazione Telethon lavora da 30 anni al fianco di queste persone per offrire loro una speranza grazie alla ricerca scientifica e annuncia che tra maggio e giugno lancerà tre bandi per selezionare i migliori progetti proposti da ricercatori di tutto il Paese. Accanto al tradizionale bando generale per progetti di ricerca sulle malattie genetiche rare, saranno infatti avviate anche due iniziative speciali. La prima è una nuova edizione del “seed grant”, in collaborazione con tre associazioni di malattie rare – Associazione Italiana Glicogenosi, Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche, “Una vita rara AHDS-MCT8 Onlus”: i fondi già raccolti dalle associazioni saranno assegnati a progetti esplorativi di durata annuale selezionati grazie al metodo rigoroso della Fondazione Telethon, così che questi “semi” possano effettivamente far crescere la conoscenza su malattie fino ad oggi molto poco studiate.

L’altra iniziativa è invece la risposta della Fondazione all’emergenza sanitaria attuale: un bando dedicato a progetti che utilizzino le malattie genetiche come modello per far luce su COVID19 e il comportamento del nuovo coronavirus. In questi mesi in cui la comunità scientifica di tutto il mondo ha iniziato a studiare questo nuovo agente infettivo sono emersi infatti diversi punti di contatto con l’ambito di studio della Fondazione: dai sistemi di trasporto che il virus sfrutta per riprodursi una volta infettata la cellula che sono gli stessi mutati in alcune malattie genetiche del “traffico cellulare”, a specifiche molecole responsabili, quando alterate, di malattie genetiche che sono risultate essere coinvolte anche nell’interazione tra SARS-CoV2 e le cellule umane. Lo studio del particolare comportamento del sistema immunitario nei pazienti affetti da malattie genetiche rare può inoltre dare informazioni molto importanti oggi per disegnare farmaci e vaccini che contrastino efficacemente anche il nuovo coronavirus.

«La ricerca scientifica è un percorso, che non può portare a risposte nette e immediate, ma che piuttosto aggiunge progressivamente frammenti di conoscenza che si sedimentano nel tempo. Queste conoscenze sono preziose perché possono avere un impatto in campi molto diversi da quello in cui sono nati, con un effetto domino spesso inimmaginabile – dichiara Manuela Battaglia, responsabile ricerca Fondazione Telethon – Studiare le malattie genetiche rare porta a conoscere meccanismi così fondamentali dal punto di vista biologico da avere ricadute in tutti i campi della medicina. È questo il motivo per cui abbiamo messo a disposizione la nostra conoscenza e la nostra esperienza nella ricerca scientifica per lo studio dell’infezione da SARS-CoV-2, così apparentemente distante dall’ambito per cui siamo nati, quello delle malattie genetiche rare, che rimangono comunque il focus principale della nostra attività, quello per cui continuiamo a lavorare».

Fondazione Telethon da 30 anni porta avanti una ricerca di eccellenza. Grazie anche alla generosità degli italiani e alla preziosa partnership con Rai, ha raggiunto traguardi eccezionali arrivando a mettere a punto terapie che stanno curando bambini di tutto il mondo e a sviluppare delle competenze scientifiche che oggi più che mai rappresentano un valore universale per tutta la società.

«In questo momento tutti gli scienziati del mondo stanno riflettendo su come le loro ricerche e il know-how sviluppato nei laboratori da loro diretti possano contribuire a una sfida che è comune all’umanità. Noto un grande fermento creativo, che è alla base di ogni programma di ricerca, e vedo nascere frequenti occasioni di confronto tra ricercatori – osserva Francesca Pasinelli, Direttore Generale di Fondazione Telethon – Questo spirito alimenta anche l’avvio dei nuovi bandi sostenuti da Fondazione Telethon, perché le persone affette da malattie genetiche rare continuano e continueranno ad avere bisogno della ricerca scientifica per sperare in un miglioramento della diagnosi, della qualità di vita e dello sviluppo di terapie».

Per ribadire ancora una volta che la ricerca non deve fermarsi, dal 27 aprile al 3 maggio torna il consueto appuntamento con gli esperti della Fondazione, i pazienti e le loro famiglie, ospiti sui canali TV, radio e web della Rai. E proprio per restare sempre aggiornati sulle nuove iniziative e su come continuare a sostenerla, Fondazione Telethon invita a visitare il sito www.telethon.it, perché se è vero che la ricerca non deve fermarsi è altrettanto vero che ha bisogno di tutti.

Per conoscere maggiori dettagli sul “Bando Progetti di Ricerca Telethon 2020”, è possibile consultare il sito: https://www.telethon.it/cosa-facciamo/gestione-della-ricerca/bandi-di-ricerca/.

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare. La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. Telethon inoltre sviluppa collaborazioni con istituzioni sanitarie pubbliche e industrie farmaceutiche per tradurre i risultati della ricerca in terapie accessibili ai pazienti. Dalla sua fondazione ha investito in ricerca oltre 528 milioni di euro, ha finanziato oltre 2.630 progetti con oltre 1.600 ricercatori coinvolti e più di 570 malattie studiate.

Ad oggi grazie a Fondazione Telethon è stata resa disponibile la prima terapia genica con cellule staminali al mondo, nata grazie alla collaborazione con l’industria farmaceutica e Ospedale San Raffaele. Strimvelis, questo il nome commerciale della terapia, è destinata al trattamento dell’ADA-SCID, una grave immunodeficienza che compromette le difese dell’organismo fin dalla nascita. La terapia genica è in fase avanzata di sperimentazione anche per la leucodistrofia metacromatica (una grave malattia neurodegenerativa), la sindrome di Wiskott-Aldrich (un’immunodeficienza), la beta talassemia, e due malattie metaboliche dell’infanzia (rispettivamente, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 e di tipo 1). Inoltre, all’interno degli istituti Telethon è in fase avanzata di studio o di sviluppo una strategia terapeutica mirata anche per altre malattie genetiche, come per esempio l’emofilia o diversi difetti ereditari della vista. Parallelamente, continua in tutti i laboratori finanziati da Telethon lo studio dei meccanismi di base e di potenziali approcci terapeutici per patologie ancora senza risposta.


Per maggiori informazioni:
Ufficio stampa – HAVAS PR Milano

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Coronavirus, l’OMS teme una seconda ondata del contagio

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‘Fase 2’, sale la paura di un’impennata dell’epidemia. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha chiaramente detto di temere una seconda ondata di contagi, che potrebbe essere devastante.
Ecco la posizione dell’OMS: “Vogliamo ribadire che allentare le restrizioni non rappresenta la fine dell’epidemia in nessun paese. La fine dell’epidemia richiederà uno sforzo costante da parte di individui, comunità e governi per continuare a reprimere e controllare il virus…I cosiddetti lockdown possono aiutare a smorzare l’epidemia, ma non possono farcela da soli. I Paesi devono ora assicurarsi di poter rilevare, testare, isolare e curare ogni caso e rintracciare ogni contatto”.
A parlare è Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intervenuto in conferenza stampa a Ginevra su COVID-19.

Milano/ Conte: “Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità”

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Giuseppe Conte

Torna a parlare delle modalità della ‘fase 2’ il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ieri in Prefettura a Milano, tappa iniziale della sua prima visita in Lombardia da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. Conte ha incontrato il prefetto di Milano, Renato Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, e Carlo Bonomi, da poco nominato presidente di Confindustria.
“Alcuni saranno scontenti, perché credevano si potesse subito tornare alla normalità, ma non ci sono le condizioni per tornare alla normalità; questo lo dobbiamo dire chiaro e forte. Adesso siamo alla fase 2 di convivenza con il virus, non di allontanamento dal virus. Abbiamo introdotto qualche allentamento ma è chiaro che non possiamo mollare in questa fase”.

Con il brano “Sing Sing Sing” l’Epic Music Orchestra augura una pronta ripresa dall’emergenza Covid 19 (Video)

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L’Epic Music Orchestra con il brano jazzistico “Sing Sing Sing”, ringrazia il direttore e la redazione di negozioterminus.com ed augura a tutti i nostri lettori una pronta ripresa. Con la speranza di uscire di finalmente da questa drammatica emergenza sanitaria legata al Covid 19.

Il brano dedicato è l’esecuzione dal vivo di “Sing, Sing, Sing” eseguito dalla “Epic Music Orchestra” il 25 gennaio 2020 sul Palco dell’Auditorium “Unità d’Italia” di Isernia in occasione della Conferenza di lancio di “UNESCO EDU 2020”, il Programma nazionale per l’Educazione dell’UNESCO in collaborazione con il MIUR.Pubblicità

Sing, Sing, Sing (With a Swing) è un brano musicale del 1936, scritto da Louis Prima ed originariamente registrato da Prima con la New Orleans Gang che lo pubblicò nel 1936 attraverso l’etichetta Brunswick Records . Considerato una delle canzoni jazz più belle, uno dei brani più rappresentativi del genere big band e swing, è stato interpretato in celebri cover da Fletcher Henderson e da Benny Goodman. Originariamente il brano era intitolato Sing, Bing, Sing, in riferimento a Bing Crosby, benché poi si preferì utilizzare il titolo Sing, Sing, Sing per poter utilizzare il brano in un contesto più ampio.

LINK BRANO Sing Sing Sing

L’organico della Epic Music Orchestra:

Claudio Luongo (pianoforte, direzione e arrangiamenti)

Pio Cavalluzzo (sint, programmazione e arrangiamenti)

Nicola Graziano (chitarra elettrica, direzione e arrangiamenti)

Alessio Lalli (tromba)

Cinzia Romano (violino)

Matteo Iannaccio (violino e arrangiamenti)

Francesca Cimino (violino)

Marta Paoliello (violoncello)

Enzo Cimino (flauto)

Giuseppe Lanese (clarinetto)

Gioacchino Granada (clarinetto)

Addolorato Valentino (sassofono contralto, soprano, tenore)

Enrico Verrecchia (basso elettrico)

Oreste Sbarra (batteria)

Luca Mainella (percussioni)

La Epic Music Orchestra è una formazione di 15 elementi molisani, tutti docenti di Strumento musicale nelle scuole e musicisti professionisti che hanno deciso di creare un gruppo inedito ed originale. La Epic Music Orchestra è un progetto culturale (nato in collaborazione con l’associazione Musicsart) che mira a promuovere la cultura e la musica in Italia e nel mondo.

E’ già attiva la partnership con il Tetracordo International Music Festival e con l’associazione culturale Digital Media. La Epic Music Orchestra ha collaborato con l’Associazione italiana Giovani per l’Unesco per l’evento di lancio del programma UNESCO EDU 2020 esibendosi durante l’evento di lancio del 25 gennaio 2020.

Nel repertorio figura la musica epica, ma non solo. Il programma spazia dalla classica, al pop al jazz. Musica epica è un termine per definire la musica di commento musicale per film e/o fiction televisive dove si evocano suggestioni di gesta eroiche, leggendarie o di fantasia. È un genere di recente conio e dal grande impatto emotivo. Musiche “epiche” evocative tratte da film e colonne sonore come “Il Gladiatore”, “I Pirati dei Caraibi” (Hans Zimmer), “Trono di Spade” (Ramin Djawadi), “Superman – Predatori dell’Arca perduta” (John Williams), “Prince of Persia” (H. Gregson) e tanti altri ancora.

Coronavirus, ‘fase 2’,Paolo Capone (Ugl): “Le regioni del Sud meno colpite devono ripartire da subito”

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“La Fase 2 prevista dal Governo è deludente e priva di coraggio, il Sud è stato dimenticato. Comprendiamo i rischi che potrebbero derivare dal diffondersi della pandemia, tuttavia si potrebbe riaprire il Paese a seconda delle zone di contagio. In particolare, nelle regioni meridionali la curva epidemiologica è praticamente pari a zero. Riaprire bar e ristoranti dal primo giugno significherebbe far saltare la stagione estiva con un danno incalcolabile e irreversibile per l’economia meridionale. Nessuna parola dal Governo neppure sulla riapertura degli hotel e degli stabilimenti balneari. È quindi lampante che manca un piano strategico per il rilancio del turismo.”
Lo ha dichiarato in una nota Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito all’annuncio del Governo sulla ‘Fase 2’. “Diciamo da sempre che abbiamo un’Italia a due velocità, questo è il momento di offrire al Mezzogiorno l’occasione di ripartire con condizioni più favorevoli. È forse l’unica possibilità per non lasciare il Sud in balia delle mafie che approfitterebbero per insediarsi nelle sane economie del turismo meridionale. Al netto di tutte le misure di sicurezza e le distanze sociali per evitare il rischio di nuovi contagi, il 4 maggio le regioni del Sud devono avere la possibilità di ripartire prima del resto d’Italia”.

Carabinieri NAS: controlli presso le farmacie, tre persone deferite in stato di libertà.

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Nonostante l’emergenza epidemiologica, i Carabinieri del NAS continuano ad effettuare i controlli finalizzati ad assicurare la sicurezza dei prodotti commercializzati presso le farmacie.
In tale ambito, i NAS di Bari, Foggia, Taranto e Lecce, in una serie di servizi coordinati dal Gruppo per la Tutela della Salute di Napoli, hanno ispezionato 26 farmacie pugliesi.
Nel corso delle operazioni, i militari hanno segnalato quattro persone per aver commercializzato mascherine chirurgiche prive delle indicazioni in lingua italiana e sottoposto a sequestro 622 dispositivi per la protezione individuale del viso.

Il NAS di Brescia ha invece deferito due persone all’Autorità Giudiziaria: gli indagati sono i titolari di due diverse farmacie, accusati di essersi venduti reciprocamente dei medicinali senza essere in possesso della specifica autorizzazione di commercio all’ingrosso.

Il NAS di Bologna, infine, ha denunciato la responsabile di una parafarmacia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rimini. L’indagata infatti, nonostante fosse priva dei titoli di studio previsti dalla legge, utilizzava dei test diagnostici ad uso esclusivo di personale medico e/o infermieristico per la rilevazione rapida degli anticorpi al virus SARS COV-2.