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Covid-19: Il Ministero della Salute fornisce chiarimenti su disinfettanti e detergenti

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Il ministero della Salute ha reso disponibile sul proprio sito un aggiornamento in materia di disinfettati e detergenti, con particolare riguardo alle modalità d’uso ed alle percentuali di efficacia per l’uso domestico.

Federfarma, nel riportare la notizia in una circolare, richiama l’attenzione sulla circostanza che qualora il cittadino, anziché ricorrere al lavaggio delle mani con acqua e sapone per circa un minuto, intenda utilizzare disinfettanti a base alcolica, questi ultimi devono avere una percentuale di alcool etilico non inferiore al 70%.

Tale percentuale andrà pertanto osservata dalle farmacie nel caso di eventuale predisposizione galenica di soluzioni cutanee adatte alla disinfezione delle mani.

In considerazione di tali aggiornamenti, la scrivente ritiene che le preparazioni già allestite che riportano una percentuale di etanolo inferiore del 70% possono continuare ad essere dispensate, informando correttamente la clientela circa la loro non efficacia antivirale attiva per per COVID-19, rimanendone impregiudicato l’uso per ogni altro uso detergente.

La nota ministeriale ricorda inoltre che per disinfettare superfici come ad esempio tavoli,  maniglie di porte e finestre, cellulari, computer, interruttori della luce, etc, soggette ad essere toccate direttamente, anche da più persone, si possono utilizzare sia disinfettanti a base alcolica, con percentuale di alcool (etanolo/alcool etilico) al 75%, che prodotti a base di cloro (es. ipoclorito di sodio).

La percentuale di cloro attivo in grado di eliminare il virus senza provocare irritazioni dell’apparato respiratorio è lo 0,1% in cloro attivo per la maggior parte delle superfici; anche per la disinfezione dei pavimenti si possono usare prodotti a base di cloro attivo allo 0,1%.

A tale riguardo la nota fornisce, per i prodotti a base di cloro, indicazioni per giungere alla corretta diluizione dello 0,1% in cloro attivo.

Tomasini: “Con lo smart working l’Inail affronta i nuovi compiti dell’emergenza Coronavirus”

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Le nuove modalità di lavoro agile, la capacità di adattamento del personale Inail alle attività svolte in remoto, ma anche l’opportunità di ripensare le amministrazioni pubbliche secondo modelli organizzativi più sinergici e condivisi. Stefano Tomasini, direttore centrale Organizzazione digitale dell’Inail, in una videointervista rilasciata al Forum PA si è soffermato sul momento che stiamo vivendo e sulla capacità dell’Istituto, grazie ai suoi dipendenti e alle piattaforme tecnologiche, di gestire questa complessa fase lavorativa. Grazie all’esperienza già maturata negli anni precedenti, l’Inail è riuscito a far scattare lo smart working per gran parte dei propri dipendenti già dagli inizi dell’emergenza Covid-19 ed è stato in grado di affrontare anche le nuove competenze e l’incremento delle attività collegate al contrasto alla pandemia, come la validazione straordinaria dei dispositivi di protezione individuale, i riconoscimenti di infortunio sul lavoro per contagio da Covid-19, il supporto alle attività del Comitato tecnico scientifico, le iniziative informative e di sostegno, in particolare per gli operatori sanitari, e l’analisi delle situazioni di rischio connesse alla gestione della fase 2 dell’emergenza.

“Il lavoro agile avviato nel 2018 con una sperimentazione che ha coinvolto 360 persone”. Il lavoro agile, che oggi coinvolge la maggior parte dei dipendenti, è stato attivato con rapidità anche grazie a una fase sperimentale avviata da tempo. “Sul tema dello smart working – ha spiegato Tomasini – abbiamo avuto la fortuna di partire nel 2018 con una sperimentazione rivolta a 360 persone, che ci ha permesso di mettere a punto le postazioni nel loro complesso. Oggi all’Inail siamo in 4.600 a utilizzare le potenzialità del nuovo digitalworkplace. Stiamo utilizzando moltissimo Teams e tutti gli strumenti di collaboration di Microsoft”.

È possibile operare anche attraverso postazioni virtualizzate. Il numero dei fruitori del lavoro agile è stato esteso al personale anche mediante la possibilità di utilizzare i propri dispositivi informatici. “Il nuovo digitalworkplace – come precisato dal direttore centrale della Dcod – ha abilitato l’utilizzo di tutti gli strumenti dell’Inail e delle applicazioni istituzionali dalla propria casa. Oltre ai 4.600 lavoratori abilitati con i primi segnali del Covid-19, abbiamo poi rapidamente incrementato il numero  di dipendenti abilitati a lavorare in remoto, sino a consentire a  tutti i dipendenti Inail di  accedere alle procedure istituzionali ed alle piattaforme di collaboration e comunication con i propri device personali, in modalità sicura attraverso la virtualizzazione del desktop aziendale”.

Il personale si è adattato a un modo diverso di lavorare. Tomasini ha sottolineato come il personale Inail si sia adeguato alle nuove modalità di lavoro agile in maniera abbastanza rapida e che, salvo alcune professionalità specifiche, la maggior parte dei dipendenti può operare in modalità agile. “Al di là delle funzioni svolte da medici, infermieri e personale amministrativo di supporto, che hanno la necessità di recarsi presso gli ambulatori per erogare i servizi per gli infortunati, tutti i dipendenti possono svolgere le proprie attività da remoto, in modalità agile”.

“È un’occasione per testare dal vivo la nostra capacità di adattamento”. A giudizio del direttore centrale della Dcod, la drammatica emergenza sanitaria che stiamo vivendo può rappresentare “un’occasione per testare, in tempo reale, la capacità di mettere a frutto e capitalizzare un diverso approccio al lavoro. Un’impostazione culturale capace di comprendere al proprio interno l’utilizzo di nuove piattaforme di comunicazione e un modo diverso di operare basato sugli obiettivi e sulla tracciabilità dei risultati raggiunti da ciascuna struttura”.

“Creata una dashboard con finalità conoscitive, non di controllo”. Tomasini si è soffermato anche sulla creazione di un sistema conoscitivo in grado di fornire utili indicazioni alla dirigenza. “In tempi molto brevi abbiamo messo in piedi una dashboard con un approccio essenzialmente conoscitivo, non con funzioni di controllo, offrendo alla dirigenza Inail la possibilità di percepire come le persone stanno lavorando all’interno dell’ecosistema digitale dell’Istituto”.

“Opportuno un ripensamento del modello organizzativo della PA”. L’approccio al lavoro, secondo modalità sempre più agili e digitali, si accompagna a un nuovo modo di intendere i rapporti tra le amministrazioni pubbliche. È opportuno – ha spiegato Tomasini a questo proposito – un ripensamento del modello organizzativo dell’amministrazione pubblica. In quest’ultimo anno l’Inail ha avviato collaborazioni importanti con altre amministrazioni, tra cui il Ministero della Salute, per il quale eroga servizi infrastrutturali. La nostra è una sinergia finalizzata a raggiungere percorsi di miglioramento e standardizzazione”.

“Occorre avviare un percorso di aggregazione e convergenza delle piattaforme e dei servizi digitali”. Secondo il direttore centrale della Dcod, è sempre più auspicabile una collaborazione tra le pubbliche amministrazioni in grado di favorire percorsi sinergici di concentrazione dei servizi e delle piattaforme. Nell’ambito dei processi lavorativi – ha aggiunto – è inimmaginabile che ogni amministrazione pubblica, su attività comuni, si organizzi in maniera differenziata, in quanto è opportuno convergere verso soluzioni standardizzate sotto il profilo organizzativo. Questo approccio potrà consentirci di ripensare il nostro modo di erogare i servizi. Se vogliamo stare al passo con i tempi e valorizzare le competenze, dobbiamo intraprendere un percorso di aggregazione e convergenza delle piattaforme e dei servizi digitali. Il cittadino-utente non è più in grado di comprendere le forti differenziazioni esistenti tra le varie PA” .

Tecnologia, organizzazione e percorsi di formazione. Indispensabile nel nuovo modo di pensare i modelli amministrativi appare il funzionamento del binomio tecnologia-organizzazione, accompagnato da adeguati strumenti di formazione. Ciò che la tecnologia abilita – ha precisato Tomasini – può essere messo in campo soltanto dall’organizzazione. Se queste due piste non viaggiano in maniera sinergica, le opportunità create dall’una non possono essere sfruttate dall’altra. Un altro elemento importante sono le persone. Nelle future selezioni, particolare attenzione andrà attribuita a quelle specializzazioni e professionalità che abilitano il percorso verso il digitale. In questa direzione vanno anche i percorsi di formazione per il personale già in servizio. In questi giorni stiamo mettendo a disposizione dei colleghi che lavorano da casa tutta una serie di corsi, webinar, finalizzati ad accompagnarli in questa fase. Finora da parte del personale c’è stata una buona accoglienza verso questi nuovi supporti formativi”.

“Dobbiamo cambiare il nostro modo di interagire”. Il direttore centrale della Dcod ha concluso sottolineando come la difficile esperienza di queste settimane possa offrire utili indicazioni per nuovi punti di partenza. “Stiamo cercando di dotarci di persone – ha detto – in grado di gestire i processi, governare le forniture, i gruppi di lavoro, i progetti, che sappiano svolgere il proprio ruolo attraverso l’utilizzo delle piattaforme, comunicando e interagendo in modo efficace. Il problema non è soltanto la gestione di questa fase di crisi, ma tutto quello che verrà dopo. Sarà opportuno fare memoria e tesoro dell’esperienza che stiamo vivendo al fine di cambiare il nostro modo di interagire e andare all’obiettivo in maniera sempre più digitale e al passo con i tempi”.

Coronavirus, aumentano i decessi e record di guarigioni

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I dati della Protezione civile di oggi. Sale a 183.957 casi il totale dei malati colpiti da coronavirus in Italia, un aumento di 2.729 unità, ma con molti più tamponi eseguiti, 52.126 contro i 41.483 di ieri.

I nuovi guariti sono 2.723, record di sempre, che portano così il totale a 51.600. Il numero dei decessi torna a salire, 534 oggi contro i 454 di ieri, e salgono in tutto a 24.648.
Diminuisce ancora il numero dei malati: 528 meno di ieri. In tutto sono 107.709.

Si conferma il trend in calo sui ricoveri: oggi -772 (in tutto scendono a 24.134) e di questi -102 in terapia intensiva (2.471 totali), mentre le persone in isolamento domiciliare sono 81.104.

Iva, Coronaviruss: non solo mascherine, Codacons chiede di ridurla per tutti i DPI

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L’Iva va ridotta non solo sulle mascherine, ma su tutti i Dpi e gli strumenti sanitari destinati alla lotta al coronavirus. Ad affermarlo il Codacons, prima associazione ad essere scesa in campo per un taglio delle aliquote in ambito sanitario.
“Sosteniamo la proposta di abbassare l’Iva sulle mascherine, ma riteniamo che l’imposta debba essere ridotta su tutta una serie di beni indispensabili per contrastare il Covid-19 – spiega il presidente Carlo Rienzi – Ad esempio oggi, mentre si moltiplicano le raccolte fondi per sostenere gli ospedali nella lotta al coronavirus, l’Erario si arricchisce attraverso le imposte che gravano sulle stesse donazioni. Su tutti i dispositivi medicali da destinare a medici e strutture sanitarie in genere, infatti, vige infatti l’Iva al 22%: questo significa che su ogni 100 euro versati dagli italiani per sostenere la sanità italiana attraverso le varie iniziative di solidarietà, 22 euro finiscono nelle casse dello Stato”.
“Per questo il Codacons ha inviato nei giorni scorsi una istanza al Governo chiedendo di abbattere l’Iva su tutti di dispositivi medici per uso personale o destinati agli ospedali italiani” – conclude Rienzi.

Covid-19 Rinvio delle udienze e sospensione dei termini processuali ad ampio raggio. Con una circolare arrivano i chiarimenti delle Entrate

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Sono pronte le istruzioni dell’Agenzia sul rinvio delle udienze e la sospensione dei termini del processo tributario in seguito all’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19. Nella circolare n. 10/E di oggi le Entrate illustrano i primi chiarimenti in materia sulla base dell’articolo 83 del dl n.18/2020 (“Cura Italia”) e dell’articolo 36 del dl n. 23/2020 (“Liquidità Italia”).

Processo tributario, il rinvio delle udienze – Il documento di prassi di oggi precisa che, in riferimento al processo tributario, le udienze che avrebbero dovuto tenersi fra il 9 marzo 2020 e l’11 maggio 2020 sono rinviate d’ufficio. Fanno eccezione i procedimenti di sospensione cautelare della esecutività provvisoria delle sentenze oggetto di impugnazione e, in genere, tutti i procedimenti la cui ritardata trattazione può produrre grave pregiudizio alle parti, come, ad esempio, quello finalizzato alla sospensione degli effetti dell’atto impugnato.

Sospensione dei termini processuali ad ampio raggio – In sostanza, prosegue il documento di prassi, le disposizioni sulla sospensione dei termini, con l’ulteriore estensione della finestra temporale dal 9 marzo 2020 all’11 maggio 2020 prevista dal Dl “Liquidità” n. 23/2020, sono da intendersi di amplissima portata e con riferimento a tutti gli adempimenti processuali, tra cui la proposizione dell’appello, del ricorso per cassazione e del controricorso, dell’atto di riassunzione, nonché la costituzione in giudizio del ricorrente e del resistente, l’integrazione dei motivi di ricorso e la proposizione del reclamo contro i provvedimenti presidenziali. La sospensione, invece, continua la circolare, non opera su altri termini, quali: quelli relativi ai procedimenti cautelari, quelli soggetti alla sospensione di nove mesi prevista dall’art. 6 del Dl n. 119/2018, in tema di definizione agevolata delle liti pendenti, quello del 31 maggio 2020 concernente il pagamento della quinta rata relativa alla predetta definizione agevolata.

Stop anche dei termini per la proposizione del ricorso di primo grado e per la conclusione del procedimento di mediazione – Sono altresì sospesi, chiarisce l’Agenzia, sia il termine per la proposizione del ricorso di primo grado da parte del contribuente, sia il termine di 90 giorni per la conclusione del procedimento di mediazione, riguardante le controversie di valore non superiore a 50.000 euro. Al riguardo, la sospensione ricomprende, come illustra la circolare, anche il termine di 20 giorni per il versamento del totale ovvero della prima rata delle somme dovute sulla base dell’accordo di mediazione raggiunto tra le parti.

Coronavirus, Conte: “Pronto un decreto da 50 miliardi”

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Il governo pronto a mettere in campo una nuova misura di sostegno dell’economia per combattere i danni causati dall’epidemia: e sarà una misura sostanziosa. Il nuovo decreto avrà un valore non inferiore a 50 miliardi che, sommati con le precedenti misure, porta a un importo complessivo di 75 miliardi.
Il premer Giuseppe Conte ne ha spiegato la sostanza al Senato e precisato anche gli orientamenti dell’esecutivo nazionale per le prossime settimane.
“Si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo. Il motore del Paese – dice Conte – deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato”.
Importante il sostegno alle famiglie. “Questa emergenza incide sulle fasce più fragili, rischia di creare nuove povertà… occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese prolungato nel tempo ancora più incisivo”, ha spiegato il premier.
Le disposizioni sanitarie. “Mantenere e far rispettare distanziamento sociale, promuovere un utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non saranno disponibili terapia e vaccino”.
Ma sarà un comportamento comprensivo dei disagi.

“Non ci sfugge – dice ancora Conte-, la difficoltà dei cittadini nel continuare a rispettare le regole anticontagio e l’aspirazione al ritorno alla normalità”.

Coronavirus, per la prima volta diminuiscono i casi positivi

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FOTO DI REPERTORIO

Per la prima volta si ferma la crescita dei nuovi casi positivi al coronavirus nelle 24 ore con una diminuzione del totale delle persone attualmente contagiate di 20 unità, a quota 108.237 rispetto ai 108.257 di ieri. I dati aggiornati sono stati forniti dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, in conferenza stampa nel pomeriggio di ieri.
Intanto ammontano a 128 milioni 338mila 17 euro le donazioni arrivate finora al Dipartimento della Protezione civile per contribuire alla lotta alla diffusione dell’epidemia da coronavirus.

Coronavirus, ‘iorestoacasa.delivery’, 5mila negozi con consegna a domicilio

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Prima ancora che inizi la fase 2, la voglia di ripartire nonostante il lockdown si fa sentire dalle piccole e medie realtà commerciali. È la voce dei quasi 5 mila negozi che in poco meno di un mese hanno risposto all’appello di iorestoacasa.delivery e si sono registrati gratuitamente sul portale che si offre di essere un punto di riferimento per tutti i commercianti che fanno la consegna al domicilio. Panetterie, lavanderie, fruttivendoli, negozi di abbigliamento e persino officine hanno rimodulato la loro operatività, inserendo la necessaria – quanto indispensabile – consegna (o servizio) al domicilio; la risposta è negli oltre 300 mila cittadini che hanno usato il servizio. Forse perché area più colpita dall’emergenza sanitaria, forse perché è stata quella che ha visto la nascita del portale, la regione più reattiva è stata la Lombardia: quasi due negozi su cinque sono infatti lombardi. Nella sola città di Milano, si sono registrati su iorestoacasa.delivery circa un quarto delle attività commerciali presenti.

«Il successo non è determinato solamente dai numeri dei negozi che si sono registrati, ma anche dal volume di interazioni che sono state generate», afferma Corrado Tonello, ideatore dell’iniziativa e CEO di Ennevolte, società che opera nel settore del welfare aziendale e che insieme con Loud Digital Studio ha dato vita a iorestoacasa.delivery. «Parliamo di oltre 35 mila telefonate verso i negozi che sono partite dal portale e di quasi 5 mila messaggi via whatsapp, funzione che abbiamo introdotto solamente un paio di settimane fa». L’obiettivo non cambia: «iorestoacasa.delivery è un servizio gratuito nato con la volontà di far incontrare la domanda di quanti, anziani e non, si sono visti chiusi in casa con l’impossibilità di andare a fare la spesa, e l’offerta di un mondo commerciali locale che, messo in ginocchio dal lockdown poteva dare risposte ai loro bisogni trovando anche un po’ di respiro». Un punto di incontro basato però su una rete territoriale. «L’ottica è quella glocale – prosegue Tonello -. Ovvero, la valorizzazione del mondo locale così da coinvolgere il tradizionale negozio sotto casa, quello che rappresenta spesso l’ossatura di un quartiere o di un piccolo paese; il tutto inserito in un canale nazionale così da dare risposta per chi vive da Milano a Palermo».

Nell’attraversare tutto lo Stivale, iorestoacasa.delivery ha intercettato negozi di ogni genere e di ogni tipologia, capaci di dare risposte in termini locali anche alle più banali esigenze. Del resto, ci troviamo ancora in una situazione dove la grande distribuzione fatica a tenere il passo delle richieste online e la paura di uscire è ancora elevata. «Guardiamo alla cosiddetta fase 2 senza però che vi siano aperture: l’obiettivo è mettere nelle condizioni i commercianti di proseguire, per quanto con fatica, nel loro lavoro e al contempo dare risposte a chi è in casa».

L’iniziativa che ha avuto una partenza decisamente sprint, arrivando a oltre 200 mila utenti unici, è destinata a crescere ancora e a mantenere la sua gratuità di servizio, senza alcuna commissione. Registrarsi è semplice e non costa nulla: ogni negoziante inserisce la sua tipologia merceologica, la propria sede e un recapito telefonico per essere contattato. Il contatto tra domanda e offerta, così come ogni genere di transazione, è lasciato interamente agli utilizzatori del portale. Nell’ottica di rete, più realtà ci sono e più opportunità potranno essere offerte. Per questo, i Comuni, le circoscrizioni e i gruppi di vicinato che hanno dato vita a elenchi di negozi disposti a portare a casa la spesa sono invitati a popolare il sito con le informazioni in loro possesso così da ampliare il più possibile il servizio offerto. «Con il contributo di tutti non solamente è possibile dare delle risposte a quanti sono ancora in casa, ma anche vedere uno spiraglio da questa complessa – quanto difficile – situazione. L’invito è quindi a iscriversi e iscrivere i negozi della propria città sul portale per farne una grande rete di servizio locale».

Eo Ipso SrlMarco Parotti

Allenare la mente in quarantena, la Federazione italiana Gioco Bridge attiva corsi di bridge gratuiti on line

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Per promuovere la diffusione di questo sport della mente, la Federazione Italiana Gioco Bridge ha avviato un progetto di insegnamento online. I corsi sono gratuiti e dedicati a chi vuole scoprire il Bridge partendo da zero. Anche chi ha già qualche piccola conoscenza può partecipare, e cogliere l’occasione per ricominciare. Punto di forza dei corsi gratuiti di Bridge sono l’interattività e la socializzazione. Le lezioni si tengono tramite una piattaforma di videoconferenza in gruppi da quattro persone, oltre all’istruttore ufficiale della Federazione. I partecipanti possono, quindi, vedere e sentire l’insegnante, interagire con lui e con gli altri partecipanti e, a loro discrezione, condividere o meno la propria immagine. Contemporaneamente, si gioca tutti insieme a Bridge fin da subito, naturalmente con la guida dell’istruttore. Un format apprezzatissimo e che ha già spopolato: prima ancora del lancio ufficiale del progetto, il passaparola aveva fatto il suo corso e centinaia di persone hanno aderito all’iniziativa.

Fare, attivamente, sport durante la “quarantena”? Oggi è possibile, senza infrangere alcun decreto! Siamo orgogliosi di offrire un’opportunità di socializzazione, oltre che di apprendimento del nostro sport, a tante persone che ora sono, come tutti noi, obbligate a casa.” ha dichiarato l’avvocato Francesco Ferlazzo Natoli, Presidente della Federazione Italiana Gioco Bridge. “Abbiamo già attivato nuovi istruttori, quindi c’è posto per tutti. Cerchiamo anche di comporre gruppi di persone che siano omogenei per zona geografica, in modo che gli allievi abbiano poi la possibilità, se lo desiderano, di proseguire a giocare insieme ai tavoli delle Associazioni di Bridge sparse per tutto il territorio italiano, appena sarà possibile uscire di nuovo dalle abitazioni.

Il Bridge è l’unico gioco di carte riconosciuto dal CONI come sport. Nonostante impegni più il cervello che i muscoli, questa disciplina è stata elevata al rango di attività sportiva grazie a studi scientifici che ne dimostrano i benefici sulla salute (anche fisica) e al fatto che la fortuna non conti assolutamente nulla. Per avere buoni risultati ci vogliono allenamento, concentrazione e tenuta psicologica – proprio come nelle altre discipline sportive. Il Bridge in Italia è giocato con interesse ed entusiasmo da tesserati che vanno dai 10 ai 100 anni e oltre. Gli italiani che conoscono il Bridge sono ben due milioni. Gli albi federali contano circa 530 arbitri e 330 insegnanti in attività.

Ufficio stampa Federazione Italiana Gioco Bridge

Encanto Public Relations- Maria Cristina Cadario

Coronavirus, fase 2: ripartire dai giovani

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Riceviamo e pubblichiamo

Il 2020 è un anno che ricorderemo a lungo. L’emergenza Covid-19 ha costretto persone e aziende a un forte cambiamento, di abitudini, di stili di vita e di organizzazione delle attività. Pone inoltre molti interrogativi, in tutti e a tutti i livelli. Come Business School, CUOA lavora con imprenditori e imprese, con manager e professionisti e con giovani laureati/laureandi. È a questi ultimi e alle loro famiglie che CUOA rivolge la sua nuova iniziativa di Corporate Social Responsability. Grazie al supporto di tutti i CLUB Member, aziende e organizzazioni che sostengono la scuola riconoscendone il valore per la preparazione di capitale umano preparato, CUOA mette a disposizione 100mila euro di contributi finalizzati alla partecipazione ai Master Full Time 2020.

Abbiamo a cuore il futuro dei nostri giovani – spiega il Presidente di CUOA Business School, Federico Visentin – per questo abbiamo coinvolto i nostri soci e deciso con loro, come Consiglio di Amministrazione CUOA, di destinare il 20% dei contributi legati alla membership delle aziende, pari a oltre 100mila euro, ad agevolazioni economiche per favorire la partecipazione di brillanti neolaureati/laureandi ai nostri Master full time. Come imprenditore, sono fermamente convinto che solo le competenze possono fare la differenza. Nelle nostre imprese, in una situazione complessa e difficile come quella che stiamo vivendo, è e sarà indispensabile avere nuove energie, che si affiancano ai team di collaboratori che già abbiamo. I giovani possono essere portatori di questa energia e sono il nostro futuro. Come Presidente del CUOA, inoltre, ritengo indispensabile che una scuola di management sia a servizio di persone e aziende, abbiamo anche un ruolo sociale. La scelta di investire sui giovani nasce dalla nostra radice storica, perché il CUOA è nato come scuola di specializzazione post universitaria oltre 60 anni fa, abbiamo sempre lavorato con i giovani, fin dalla prima ora. Oggi inoltre abbiamo un’altra motivazione: i giovani non vanno lasciati indietro. Con le loro famiglie vivono un momento di profonda incertezza, forse non credono nemmeno nella possibilità che le aziende vogliano investire su di loro. Con questa iniziativa vogliamo dire loro che non è così: investiamo noi come scuola e investono con noi le nostre aziende socie”.

I Master full time 2020, tradizionalmente sempre svolti in sede ad Altavilla Vicentina, sono stati completamente riprogettati e partiranno in modalità online già a giugno 2020, proprio per far fronte alla situazione. Il lavoro fatto dalle Direzioni scientifiche e dal team CUOA ha avuto come principale obiettivo il mantenimento dell’approccio concreto, esperienziale, applicativo della didattica, pur con modalità a distanza. Le lezioni si svolgeranno in un ambiente virtuale dedicato, che consentirà comunque la massima interazione tra partecipanti e con i docenti. Appena possibile alcune attività si svolgeranno anche in sede. La modalità combinata online e in sede consente ai giovani di tutta Italia di sostenere l’impegno di studio, limitando al massimo i costi di trasferimento e potendo contare comunque su una esperienza completa, finalizzata all’ingresso nel mondo del lavoro.

La riprogettazione di questi percorsi è una risposta concreta e affidabile della scuola – continua Visentin – I giovani troveranno un ambiente virtuale molto vivace, potranno interagire e lavorare in gruppo, saranno seguiti e accompagnati nel loro percorso dal team CUOA. Ad ognuno di loro sarà garantito il lavoro individuale per la valorizzazione del loro talento con un coach e saranno accompagnati in un percorso di avvicinamento al mondo del lavoro. Il team CUOA infatti lavorerà per identificare i progetti di stage, che è obbligatorio, garantito e retribuito dall’azienda ospitante, per gli allievi e ne seguirà l’ingresso in azienda. Invitiamo i giovani a cogliere l’opportunità, è indispensabile non fermarsi e usare il tempo a disposizione, per prepararsi, per iniziare il proprio cammino professionale. Bisogna agire”.