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Andria/ Coronavirus, sospesi i posteggi a pagamento fino al 3 aprile

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Riceviamo e pubblichiamo

Con propria ordinanza n.125 del 20 marzo 2020, il Commissario Straordinario ha disposto la temporanea sospensione delle attività di sorveglianza e riscossione della sosta a pagamento, sino alla fine dell’emergenza epidemiologica nazionale da VIRUS COVID 19 e, comunque sino al 03/04/2020.
COC-Funzione Comunicazione dr.Vincenzo Rutigliano

#Coronavirus: Salvamamme onlus in prima linea con gli aiuti a domicilio.

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Raddoppia il sostegno di Salvamamme onlus ai tempi del #coronavirus. L’associazione, sempre in prima linea con il sostegno a famiglie in difficoltà, grazie al contributo del Principe Carlo di Borbone e dell’Ordine Costantiniano di Sangiorgio ha messo in campo e intensificato gli aiuti a domicilio per le famiglie fragili con bimbi malati e anziani e a quelle che stanno pagando il prezzo dell’epidemia con la perdita di posti di lavoroiperprecari lavoratori senza contrattoconsegne che verranno effettuate grazie alla disponibilità delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato.

Saranno anche sostenute con abbondanti pacchi viveri i nuclei familiari residenti in quartieri particolarmente complessi e disagiati della Capitale che ospitano un numero molto elevato di persone nella terza età, che vivono in gravi difficoltà socio economiche e in condizioni di salute che non consentono di poter affrontare il rischio di un contagio. Oltre la scorta alimentare, verrà donato un libro, accuratamente scelto da Mamma Roma che ne ha fatto ampia donazione, e un bel regalo pasquale corredato di cioccolatini, un’attenzione in più per chi è particolarmente esposto.Le famiglie riceveranno direttamente al proprio domicilio senza alcun contatto fisico, oltre igiene ed alimentari, quanto necessita anche per lo svezzamento. Sono stati richiesti anche giochi di societàgiocattolimateriale da disegno per poter passare con più serenità il tempo in casa. Saranno sostenuti, tra gli altri, anche i bimbi con importanti patologie già inseriti nel quadro del progetto “Salvamamme passerotti” della Fondazione Terzo Pilastro.   

In collaborazione con le Associazioni “Angeli in Moto”, “Calcio sociale” ed altre realtà operanti sul territorio abbiamo individuato specifiche modalità per poter effettuare le consegne, tra le quali l’uso di una “sedia solidale” a cura delle famiglie da porre davanti alla porta dell’abitazione ove sarà lasciato grande pacco con abbondanti viveri a lunga conservazione impacchettati in modo ermetico” – spiega Carlo di Borbone, che sottolinea – l’operazione sarà regolata da uno stringente protocollo di sicurezza verificato da professionisti del settore, in cui saranno utilizzati tutti i dispositivi di protezione individuale al fine di rispettare i protocolli vigenti. Saranno pochissimi i volontari, formati alla perfezione che se ne faranno carico”“In questi giorni Salvamammme ha consegnato 200 pacchi contenenti beni di prima necessità, alcuni anche in emergenza grazie anche al tempestivo intervento del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, da sempre in prima linea per il sostegno dei più fragili e bisognosi – è il primo bilancio tracciato da Grazia Passeri, Presidente di Salvamamme che aggiunge – “il nostro lavoro non si ferma.  Gli operatori stanno rispondendo ad una serie di telefonate disperate da parte di famiglie che hanno terminato le loro scarse risorse e perso i lavoretti occasionali. In alcune situazioni manca anche il latte speciale per bimbi malati. Ringrazio l’Ordine Costantiniano di San Giorgio per essere ancora una volta accanto a chi soffre”.

COVID-19: De Lieto (LI.SI.PO.): “Impiego dell’esercito e porti chiusi”

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Circa l’impiego dell’esercito in Campania con l’obiettivo del contenimento del contagio da Covid-19, il Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.) auspica che tale provvedimento venga esteso su tutto il territorio nazionale, tenuto conto che non tutti i cittadini rispettano il divieto di uscire dalle proprie abitazioni, fatte salve esigenze particolari, tra l’altro già contemplate nel decreto del CDM. Il Libero Sindacato Polizia LI.SI.PO.  ribadisce la forte posizione di condanna sostenuta dal Segretario Generale Antonio de Lieto nei confronti di tutti coloro che non hanno rispettato il divieto di uscire dalle proprie abitazioni, contribuendo, a parere del LI.SI.PO., al possibile aumento di contagi di COVD-19. Il Libero Sindacato di Polizia LI.SI.PO. – ha continuato de Lieto – auspica che, quanto prima, si provveda ad inasprire le sanzioni per chi non rispetta i divieti imposti nelle ordinanze, siano esse nazionali che regionali. Le immagini trasmesse durante gli odierni TG, ove è stato mandato in onda il servizio fatto a Bergamo che riprende una “processione” di circa 70 autocarri militari che trasportavano salme di persone contagiate dal COVD-19, deve far riflettere coloro i quali, incuranti del rischio che corre l’intero Paese, hanno violato le prescrizioni restrittive. Infine, il LI.SI.PO. – ha concluso de Lieto – rivolge l’ennesimo appello al Ministro dell’Interno affinchè provveda a chiudere tutti i nostri porti per meglio tutelare, a giudizio del LI.SI.PO., la salute dei cittadini. Tale provvedimento sempre a nostro giudizio, servirebbe a scongiurare eventuali contagi che, forse, ad oggi non vengono messi in conto.

Coronavirus, 42681 positivi al test, con 4825 deceduti e 6072 guariti

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Terminata la quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile, con un bilancio, purtroopo ancora pesante, in termini di malati e deceduti, in riferimento all’epidemia di coronavirus.

Sono 42681 i positivi totali (4821 in un solo giorno), con 4825 morti (793 nelle ultime 24 ore) e 6072 guariti (943 in un solo giorno). Nel mondo i casi di coronavirus sono 275mila con 11400 deceduti.

Domani intanto arriveranno 52 medici da Cuba, che opereranno all’interno dell’ospedale da campo di Cremona; sarebbero in arrivo a breve anche 3.000.000 di mascherine da destinare in prevalenza alle istituzioni sanitarie.

Coronavirus/ A Padova la cura con il Tocilizumab sembra funzionare

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Si apre uno spiraglio di ottimismo, o almeno di speranza, nella battaglia contro il coronavirus. Le buone notizie arriverebbero da Padova.
Sembra che qualche numero positivo, da prendere con tutte le precauzioni del caso e con i benefici d’inventario, stia uscendo fuori. Nell’Azienda ospedaliera universitaria è partita la sperimentazione del farmaco per l’artrite reumatoide, il Tocilizumab, che, in un numero ancora esiguo di malati di Covid 19, tuttavia sembrerebbe dare già buoni risultati.
Sui primi 11 soggetti trattati, gli esiti farebbero ben sperare, anche se la strada per accertare l’efficacia del farmaco sul virus è ancora lunga.
Quella padovana è ad oggi la più alta casistica di utilizzo del farmaco per l’artrite reumatoide nella terapia contro il Covid 19.

Coronovirus/ Gli italiani che non rispettano le regole, già 70mila denunce

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FOTO DI REPERTORIO

Continua l’azione di controllo per il rispetto delle restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus. Ieri le Forze di polizia – indica il Viminale – hanno controllato 223.633 persone e 9.888 sono state denunciate.

Gli esercizi commerciali controllati sono stati 91.129, denunciati 104 esercenti e sospesa l’attività di 19 esercizi commerciali. I 10mila denunciati in un giorno sono un record dall’avvio dei controlli, l’11 marzo.
Salgono così a 1.650.644 le persone controllate dall’11 al 20 marzo: 70.973 quelle denunciate per mancato rispetto degli ordini dell’autorità, 1.600 per attestazioni false; 834.661 gli esercizi commerciali controllati e 1.977 i titolari denunciati. FOTO DI REPERTORIO

Coronavirus/ Massaro: “No alla confusione, l’emergenza si affronta con i tamponi”

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FOTO DI REPERTORIO

L’emergenza per fermare i contagi si affronta con i tamponi. Gli esami anticorpali su sangue hanno utilità importanti, diverse e non sovrapponibili. In troppi giocano sull’equivoco»: la dichiarazione di Stefano Massaro, CEO di Cerba HealtCare Italia, la realtà specializzata nelle analisi di laboratorio disponibile a impegnare risorse e biologi molecolari nella battaglia al virus

È il tampone ciò che serve per un test di biologia molecolare volto alla individuazione del paziente infetto. 

«La nostra Direzione Scientifica ha le idee chiare – afferma il CEO di Cerba HealthCare Stefano Massaro – ed è nostro compito veicolare una comunicazione corretta».

Dal momento iniziale dell’emergenza COVID 19, i test utilizzati e rilasciati e con i quali attualmente si contano i positivi sono i test molecolari per la ricerca dell’RNA virale di SARS-COV2 su tampone naso-faringeo. Si tratta di una ricerca diretta: se è presente il virus nelle mucose il test è positivo e la diagnosi certa è di infezione in corso, a prescindere dai sintomi.

I test per la ricerca anticorpale invece, sono una ricerca indiretta effettuata su siero ematico: se il paziente è entrato in contatto con il virus, dopo un certo periodo attualmente non noto, chiamato periodo finestra, iniziano ad essere riscontrabili nel siero gli anticorpi prima di classe IgM (Fase attiva), e a seguire quelli di classe IgG. Con il passare del tempo le IgG salgono mentre scendono le IgM, con tempi e cinetiche attualmente non note.

Questo significa che un paziente asintomatico con IgG positive è già stato a contatto con il virus, quindi o è guarito o non ha avuto sintomi; un paziente asintomatico con IgM positive potrebbe avere in corso la malattia ma, su paziente con anticorpi negativi, non si ha nessuna certezza che non possa essere infetto senza avere ancora sviluppato anticorpi. Per questa individuazione l’unico test utile è il tampone.

Vanno distinti i test anticorpali rapidi “drive thru” su cui si specula in queste ore, rispetto a test di laboratorio su strumentazione dedicata con controlli, calibrazioni, specificità e sensibilità superiori.

Da sempre sia le istituzioni sanitarie che la comunità scientifica hanno prediletto i test di laboratorio.

Passata l’emergenza i test anticorpali su siero ematico svolgeranno un ruolo importantissimo in fase di follow up per capire se i propri familiari saranno protetti e per capire quanti avranno avuto l’infezione pur essendo asintomatici. Sicuramente i laboratori sia del comparto pubblico che privato saranno pronti nei modi e nei tempi corretti ad effettuare questa tipologia di analisi.

«È importante che questi aspetti non vengano confusi – conclude Massaro –. Nessuno deve contribuire a creare confusione. Le strutture sanitarie pubbliche e private uniscano le proprie forze per superare l’emergenza in modo organico e tornare al più presto ad occuparsi di prevenzione e di salute del cittadino».

Cerba HealthCare Italia – Parte del gruppo internazionale dedicato alla diagnostica ambulatoriale e alle analisi cliniche presente in 16 nazioni, Cerba HealthCare Italia è specializzata nei settori dei laboratori analisi, medicina dello sport, medicina del lavoro, radiologia, poliambulatori e service lab. Nel nostro Paese serve 960mila pazienti/anno e conta 160 dipendenti, 32 centri medici e una piattaforma di laboratorio HUB. www.cerbahealthcare.it

Coronavirus/ Women for Oncology Italy: “Superare le disparità regionali e aiutare i medici ad aiutare”

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Sono 3.000, circa il 9% dei casi totali, gli operatori sanitari contagiati dal nuovo coronavirus. Un dato allarmante se si considera che chi è esposto in prima linea per prendersi cura della salute di tutti i cittadini non ha a disposizione sempre gli strumenti più idonei per svolgere la propria professione in massima sicurezza.  Secondo gli ultimi dati emersi da uno studio pubblicato sulla rivista internazionale “Science”, i pazienti asintomatici sono considerati i principali veicoli con i quali il virus si muove e si diffonde nella popolazione. In questo senso le categorie più esposte sono proprio gli operatori sanitari che ogni giorno si trovano in una vera e propria “trincea” dovendo spesso sacrificare i propri affetti personali mettendo davanti la loro professione in questa emergenza globale.  Nel mondo della salute inoltre le donne in tutto il mondo rappresentano circa l’80% degli operatori sanitari e degli iscritti alle facoltà tematiche: le donne medico quindi rappresentano la categoria più esposta ai rischi che la diffusione del Covid-19 comporta, seppur la mortalità resta più frequente nel sesso maschile. 

 “Oggi non è più possibile considerare la diagnosi soltanto per i pazienti sintomatici, come dimostrato anche dalla letteratura scientifica: questo comporta il rischio che, se anche gli operatori si ammalano, potrebbe essere interrotta o fortemente ridimensionata la possibilità di curare i pazienti. È dunque necessario mettere in sicurezza tutti noi medici e gli operatori sanitari attraverso un processo diagnostico che possa escluderne la positività e dotarci di tutti i dispositivi di protezione necessari per poter essere a nostra volta efficaci nella nostro compito di supporto e cura dei pazienti positivi – ha dichiarato Rossana Berardi, Direttore Medico, Ospedali Riuniti di Ancona, Università Politecnica delle Marche – Oltre alle paure per la nostra personale sicurezza, siamo preoccupati come medici di poter essere esposti al così alto rischio di contagio e questo ci porta a mettere in sicurezza i nostri affetti più cari, dai figli ai genitori, per evitare che possano essere a loro volta soggetti all’infezione. Si tratta di un aspetto da tenere in considerazione in una situazione emergenziale come quella attuale, che ci impone anche a livello personale di salvaguardare soprattutto i soggetti considerati più a rischio, come ad esempio le persone anziane che spesso si prendono cura dei nostri figli mentre siamo al lavoro”.

 La situazione allarmante è certificata inoltre da un articolo pubblicato sulla rivista “The Lancet” che mette in evidenza come con l’accelerazione della pandemia, l’accesso al personale i dispositivi di protezione sanitari sia motivo oggi di forte preoccupazione. Il personale medico ha la priorità in molti paesi, ma la carenza di tali dispositivi è stata descritta nella maggior parte dei casi dalla gran parte delle strutture interessate. Alcuni medici sono in attesa di attrezzature durante la visita a pazienti che potrebbero essere infetti o sono forniti con apparecchiature che potrebbero non soddisfare i requisiti.

 “È fondamentale che i governi, sia quello Nazionale sia le giunte regionali, non vedano i lavoratori semplicemente come pedine da schierare, ma come esseri umani. Nella risposta globale alla pandemia, la sicurezza degli operatori sanitari deve essere garantita. Gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, sono la risorsa più preziosa di ogni paese, soprattutto in un contesto come quello attuale – ha dichiarato la Dottoressa Marina Chiara Garassino, Presidente di Women for Oncology Italy – Un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione rappresenta in questo senso proprio il primo passo.  Risulta fondamentale, e lo chiediamo a gran voce, che vengano superate le disparità regionali per quanto riguarda di diagnosi di Covid-19 e che in tutto il territorio nazionale siano omogenee le modalità diagnostiche per tutto il personale sanitario”.

Women For Oncology Italy

Women for Oncology Italia è un percorso di coaching rivolto alle donne-medico che lavorano in oncologia.
Attraverso workshop, eventi, corsi ECM e un dialogo aperto della community, l’iniziativa sostiene la formazione manageriale delle oncologhe italiane e lo sviluppo della loro carriera verticale nella leadership sanitaria.

Come nasce

Women for Oncology Italia nasce nel 2016 come spin-off dell’omonima iniziativa internazionale lanciata dall’European Society for Medical Oncology (ESMO): un network per valorizzare le professioniste dell’oncologia italiana, sempre più preparate ma ancora troppo poco presenti in modo consolidato nei ruoli di rilievo.

 Perché
Ancora oggi le donne fanno spesso ancora fatica a raggiungere posizioni apicali in ambito professionale, perché devono destreggiarsi tra famiglia e lavoro e si scontrano con stereotipi di genere. In Italia, solo il 15% dei 223 primari di oncologia è donna.

 Obiettivi

L’obiettivo di Women for Oncology Italy è aprire e consolidare la strada a una futura classe dirigente al femminile più numerosa e preparata ad affrontare e vincere le sfide legate al gender gap ancora esistenti nell’oncologia italiana. 

 Comitato Scientifico

In Italia, l’esperienza di Women For Oncology è stata voluta e avviata da nove oncologhe italiane che, ciascuna nel suo ambito, rappresentano l’eccellenza del nostro Paese in questa specializzazione, che si sono già distinte per il conseguimento di importanti risultati professionali e che oggi ne costituiscono il Comitato Scientifico:

  • Rossana Berardi – Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona
  • Fabiana Letizia Cecere – Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
  • Rita Chiari – Azienda Ospedaliera di Perugia
  • Marina Chiara Garassino – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
  • Valentina Guarneri – Università degli Studi di Padova, IOV IRCCS
  • Nicla La Verde – ASST Fatebenefratelli Sacco, Milano
  • Laura Locati – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
  • Domenica Lorusso – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
  • Erika Martinelli – Università della Campania Luigi Vanvitelli, Napoli

Nocciola: il Ministero delle Politiche Agricole pronto a riavviare il confronto nella filiera

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Superata l’emergenza legata alla pandemia Coronavirus, si darà avvio al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali al gruppo di lavoro sulla nocciola italiana, propedeutico all’istituzione del tavolo della filiera corilicola. La conferma arriva oggi dalla videoconferenza tra il Sottosegretario Giuseppe L’Abbate e il Presidente dell’Associazione nazionale Città della Nocciola, Rosario D’Acunto, a cui aderiscono 258 Comuni in Italia. L’esigenza è emersa durante la XV assise nazionale tenutasi lo scorso novembre ad Ucria in Sicilia.

È importante dare avvio al confronto dell’intera filiera – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giuseppe L’Abbate – Lo scenario del comparto, rispetto al Piano del Settore Corilicolo 2010-2012, si è profondamente evoluto con la conseguente necessità di un confronto per politiche unitarie e condivise. Qualità, aggregazione e innovazione devono essere le direttrici per il futuro ed il Ministero è pronto a svolgere il proprio ruolo di guida e sintesi”.

Ci troviamo di fronte ad uno scenario nuovo – afferma il Presidente Rosario D’Acunto – con emergenze attuali e del passato che richiedono una governance e una regia nazionale. Le aziende del settore vanno sostenute, valorizzando la nocciola italiana nelle etichette e i territori di produzione come nuove destinazioni turistiche enogastronomiche”.

Oggi, con 71mila ettari, l’Italia conta per l’11% della superficie mondiale coltivata mentre con una produzione oscillante tra 100mila e 130mila tonnellate, pari al 13%, rappresenta il secondo produttore mondiale di nocciole dopo il “gigante” Turchia. Il predominio mondiale turco, però, è prettamente quantitativo e vede i nostri nocciolicoltori avvalersi di tecniche di produzione più moderne con tecnologie decisamente più avanzate.

Dal 1961 ad oggi, la produzione di nocciole è aumentata ad un ritmo medio molto sostenuto (+6,3% annuo) ma la vera forte espansione della corilicoltura italiana si è avuta negli ultimi 20-25 anni, legata soprattutto alla sempre più crescente domanda da parte del comparto dolciario, cui la nostra produzione è pressoché interamente destinata. Uno sviluppo concentratosi principalmente nei territori di nove province presenti in Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia.

La corilicoltura italiana coinvolge oltre 70.000 imprese – conclude il Sottosegretario Giuseppe L’Abbate – Ben si comprende, pertanto, l’importanza di attuare politiche di salvaguardia della qualità e di abbattimento dei costi di produzione da parte delle aziende. Diviene sempre più necessario pertanto rafforzare la cooperazione, supportare l’innovazione tecnologico-scientifica ed intensificare gli sforzi per una maggior integrazione nella filiera”.

Milano/ Il gruppo Perfetti Van Melle dona 2 milioni di euro per la realizzazione del nuovo ospedale in Fiera

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Riceviamo e pubblichiamo

In questa emergenza epocale che mette a dura prova il nostro Paesela determinazione e la passione degli operatori sanitari ci stimolano a fare la nostra parte perché più vite umane possibili possano essere salvate.

 Per questo motivo il Gruppo Perfetti Van Melle ha deciso di effettuare una donazione del valore di 2 milioni di euro alla Fondazione Fiera per la realizzazione del nuovo Ospedale in Fiera Milano. Il nostro contributo vuole essere un segnale di solidarietà e fiducia nelle capacità e nello spirito combattivo delle istituzioni e in particolare di medici, infermieri, volontari e di tutti coloro che instancabilmente lottano per dare una speranza alle tante persone colpite da questa drammatica emergenza.

 Siamo certi che con la collaborazione di tutti, e con un grande gioco di squadra la Lombardia vincerà questa sfida per realizzare una struttura indispensabile in tempi record, aiutando l’intero Paese che si rialzerà e ne uscirà più forte.

Facciamo tutti la nostra parte. Coraggio Italia!

Informazioni per la stampa

Claudio Rossetti Echo Comunicazione d’Impresa