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Coronavirus, mille contagiati in Francia

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Dilaga sempre più l’epidemia di coronavirus nel mondo mentre l’Italia mette in isolamento la Lombardia e altre 14 province. Ha superato la soglia dei 100 Paesi e regioni del mondo colpite dal contagio del coronavirus. Sono 106 i Paesi e i territori nei quali il virus si è diffuso, secondo l’ultimo aggiornamento dell’università Johns Hopkins. I casi confermati in totale sono 106.378, le persone uccise dal virus 3.594 e quelle guarite 60.013.
La Francia ormai ha raggiunto la quota di 1000 contagi: sabato sera il bilancio parlava di 949 positivi e 16 decessi. Allarmante anche la situazione della Spagna con ben 589 casi, 159 nelle ultime ore: il 60% è concentrato a Madrid, nei Paesi Baschi e a La Roja.

In Germania sono più di 800 i casi: è sempre il Nord-Reno Westfalia il land più colpito.

Nuovo Dpcm, gli industriali: “Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati”

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Arrivano precisazioni in merito al contenuto dell’ultimo Dpcm. Assolombarda sottolinea: “Alcuni chiarimenti al Dpcm che impatta su imprese e lavoratori: rientrano tra ‘comprovate esigenze lavorative’ tutte le attività di impresa. Nessun blocco ad attività produttive e lavorative né a trasporti e circolazione delle merci”.

“Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci”.
Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia aveva sottolineato che “bisogna tutelare i vari aspetti del lavoro, sia nelle fabbriche perché nella manifattura non si può applicare lo smartworking, sia per quanto riguarda il transito merci. Se si fermano le merci ci sarà un effetto collaterale negativo acceleratore sull’economia” .

Viaggi estate 2020: la tendenza è quella di rimanere in Italia

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 «La psicosi da Corona Virus non ha determinato un arresto della crescita del settore dei viaggi» sostiene Giuseppe Gambardella, fondatore di SpeedVacanze.it, portale che per primo ha introdotto in Italia l’esclusiva formula dei viaggi e delle crociere di gruppo e per single, e di SpeedDate.it, il portale che offre ai single il modo più veloce e divertente per incontrare gente nuova e tanti potenziali partner.

«Al contrario, il Corona Virus ha fatto crescere la voglia di evadere. D’altra parte, tra uffici chiusi e quarantene, il tempo libero degli italiani si è moltiplicato nelle ultime settimane, determinando un aumento delle ore trascorse su Internet e -più in particolare- delle ore trascorse su portali come il nostro, dove poter fantasticare sulla prossima vacanza, o meglio sulla prossima “esperienza di viaggio”, che è ciò in cui ci siamo specializzati» Roberto Sberna, direttore generale di SpeedVacanze.it.

Secondo le proiezioni di SpeedVacanze.it, a smanettare online alla ricerca di un’idea per le prossime vacanze estive è stato 1/3 degli italiani: ben 20 milioni di connazionali.

Dove vogliono andare? La tendenza è quella di rimanere in Italia (38%), ma anche le isole del divertimento (ad esempio Ibiza e Mykonos) vanno per la maggiore (32%) e perfino le crociere tengono (19%).

Sospesi i colloqui in carcere, scatta la protesta dei detenuti a Salerno, Modena e Frosinone

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FOTO DI REPERTORIO

Tensione ieri nel carcere di Salerno-Fuorni a causa di una rivolta inscenata da duecento detenuti. Ci sono danni in un piano della struttura. La protesta sarebbe scoppiata dopo l’annunciata sospensione dei colloqui per l’allerta Coronavirus. Gli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante, hanno tentato di domare la rivolta. La protesta è rientrata dopo alcune ore, in serata i detenuti sono tornati nelle sezioni.
Rivolta, nel primo pomeriggio, anche nel carcere di Modena. Dalle prime informazioni molti sarebbero i detenuti coinvolti e i danni alla struttura. Alla base della rivolta la protesta dei detenuti per questioni relative alla protezione per il Coronavirus.
Tensioni anche nel carcere di Frosinone. Un centinaio di detenuti, impauriti dal rischio di contagi dal Coronavirus e chiedendo provvedimenti ad hoc, sono usciti dalle sezioni raggiungendo l’area passeggi e salendo sulle mura. Al momento non ci sarebbe stata alcuna evasione e sul posto sono intervenuti il direttore del carcere e il comandante del reparto degli agenti della penitenziaria.

Angolo della Psicologa/ Ce la possiamo fare? Come continuare a vivere al tempo del Corona virus

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Tempo fa lessi un libro, un bel libro, un pò difficile da leggere, un po’ troppo cruento per digerirlo facilmente ma bello. Molto bello. Mentre procedevo nella lettura un unico pensiero mi gironzolava nella testa: “che assurdità” mi ripetevo.

Il libro in questione, il mio preferito in assoluto, si chiama Cecità edè statoscritto dal premio Nobel porteghese Josè Saramago.

Il romanzo racconta del dilagare di un’epidemia.

Un terribile virus, che non si sa da dove sia venuto e che non si capisce come si trasmette, rende improvvisamente ciechi.

All’improvviso colpisce gli occhi e non fa vedere più nulla.

Il tema del romanzo è l’indifferenza che esplode con il dilagare dell’epidemia, ma che in realtà già esisteva prima dell’avvento dell’improvvisa pestilenza.

Nei giorni passati, le notizie trasmesse dai mezzi di comunicazione, in particolare la messa in quarantena dei primi rimpatriati, il saccheggio dei supermercati e il clima di tensione che velocemente si propagava mi ha fatto tornare alla mente quelle pagine lette molto tempo prima e, dopotutto non così assurde come pensavo.

Ho avuto l’impressione, per un istante, di essere un personaggio di quel libro.

“Che strano”, ho pensato, “pensavo fosse impossibile ed invece, a quanto pare, nulla di più reale”.

Un’epidemia si sta impadronendo della nostra vista, del nostro tempo del nostro spazio, delle nostre abitudini, un’epidemia venuta da lontano ed ora cosi tanto vicina: il Corona virus.

Prima di questa ci sono state altre terribili epidemie, l’Aviaria, l’Ebola, la Sars eppure quella attuale è diversa, fa più paura.

Penso che sia proprio qui la questione la paura che sentiamo e come la gestiamo.

Non ho le competenze per mettere a confronto i diversi virus e neppure voglio farlo, ma voglio soffermarmi sulla paura.

Anche le altre epidemie ci avranno sicuramente spaventato, seppure  ora non lo ricordiamo perfettamente ma, la differenza, a mio avviso sta nella paura che più velocemente della luce, con i mille mezzi di comunicazione a nostra disposizione, si è immediatamente diffusa e ci ha contagiati lasciandoci ciechi come accadde per i personaggi di Cecità. E’ emblematica la frase conclusiva del lungo romanzo pronunciata da una delle protagoniste: “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono”. Ho pensato, giunta all’ultima pagina, che tutti i coinvolti riacquistarono la vista perché smisero di avere paura e cominciarono a comportarsi lucidamente.

Non so se ho colto a pieno il senso del libro ma credo che, se è questo , ben si adatti a questo nostro tempo.

Un mio collega qualche giorno fa ha lasciato un interessante spunto di riflessione su FB: “Se bruciasse la tua stanza mentre tu stai dormendo, non vorresti essere svegliato?” a mio avviso ha pienamente ragione, chi non vorrebbe essere svegliato? Ma aggiungo: chi non vorrebbe, una volta svegliato, essere abbastanza lucido per potersi salvare la vita?

Ho riflettuto sulla modalità di comunicazione che in questi giorni ci sta travolgendo. Tutti trasmettono messaggi pieni di ansia e paura, informazioni apocalittiche con una perfetta dizione, degna della migliore scuola di teatro in cui l’accento si pone sistematicamente sul contagio, sulla morte, sulla malattia e poi alla fine, solo alla fine, quando la mente di chi ascolta è completamente in panne viene sussurrata la notizia delle persone guarite.

Per non parlare di quelli che colgono, anche in questa occasione, lo spunto per recriminare su tutto.

Insomma, tutto questo per dire che la paura, molto spesso utile e nostra alleata, in questo modo ci sta annichilendo e sta facendo perdere il buon senso.

Tale modo catastrofico di gestire la questione non ci sta aiutando a fare la cosa migliore per stare bene e mettere in atto i comportamenti più adeguati che ci preservino non solo dal Corona Virus, ma anche dalla paura imperante che si contagia molto più velocemente del virus vero e proprio, e che ci fa perdere il contatto con la realtà, la speranza e la possibilità di  credere che possiamo farcela anche questa volta.

Il Corona virus causa tanto disagio psicologico perché, al di là della sua concreta natura virale, ci viene presentato con:

  • Informazioni che favoriscono in noi il dubbio e l’assenza di controllo (non sapere con esattezza cosa sia, la sua origine e la sua evoluzione);
  • catastrofizzazione (una modalità che apre solo prospettive drammatiche e senza soluzione);

favorendo cosi:

  • l’ aumento dei sensi di colpa (non sapendo se noi stessi ne siamo portatori e abbiamo contagiato involontariamente qualcuno);
  • la concentrazione selettiva sulle notizie negative che rinforzano il circolo vizioso dell’ansia e della paura;
  • l’ aumentano il senso di allarme e di pericolo che facilita atteggiamenti impulsivi e danneggia le relazioni.

Un validissimo aiuto per la gestione psicologica dello stato di emergenza arriva dal Conisiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi Italiani (CNOP) che prontamente ha divulgato un utile vademecum con le migliori indicazioni per meglio gestire le nostre preoccupazioni relative al momento che stiamo vivendo.

Il CNOP fornisce indicazioni anti-ansia e  suggerisce le buone pratiche per affrontare l’emergenza (il pieghevole potrà essere scaricato anche da  questa pagina) come segue:

  • Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie.
  • Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi.  Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099.
  • Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci come quelle suggerite dalle Autorità Sanitarie.
  • In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.
  • Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.

Tre buone pratiche per affrontare il Coronavirus:

  • Evitare la ricerca compulsiva di informazioni.

Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.

  • Usare e diffondere fonti informative affidabili.

E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate.

Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.

( Fonte delle indicazioni di cui sopra: CNOP)

Pertanto, restiamo presenti a noi stessi, ottimizziamo le nostre risorse e le nostre possibilità per uscire da questo momento critico lasciandocelo alle spalle.                          Per occupare il tempo senza perderlo in comportamenti ansiogeni e compulsivi vi suggerisco di cogliere l’occasione per fare qualcosa che da tempo si rimandava, vedere qualche film, curare il proprio hobby, leggere e magari cominciare proprio da Cecità.

Auguro a noi tutti di tornare, il prima possibile, a vedere la luce che vince il buio e cominciare ad apprezzare ancora di più tutto quello che normalmente abbiamo e che tendiamo, con troppa facilità, a dare per scontato. Non lo è.

Coraggio! Ce la possiamo fare!

Dott.ssa Antonella Petrella, psicologa- Psicoterapeuta

Coronavirus, Save the Children: “Contrastare gli effetti negativi della chiusura delle scuole”

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Al via in tutta Italia il programma di intervento straordinario “Non da soli” per affrontare la crisi dal punto di vista dei bambini: contrasto alla povertà educativa, sostegno alla didattica a distanza e alla genitorialità. Attenzione ai “bambini invisibili” che rischiano di uscire dal radar delle agenzie educative
Durante l’emergenza Coronavirus è necessario prestare particolare attenzione alle famiglie che già vivono in situazioni di maggior disagio, quelle con genitori vulnerabili, disoccupati o con redditi molto bassi, lavori precari o che lavorano nei settori direttamente colpiti. Per i bambini che vivono in queste famiglie, la lontananza dalla scuola e dai consueti luoghi di aggregazione rischia di trasformarsi – in assenza di interventi mirati – in maggiore marginalità e isolamento, aumentando le disuguaglianze e la povertà educativa. Oggi in Italia, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – più di 1 famiglia con minori su 10 (l’11,3% del totale) vive in condizioni di povertà assoluta; tra i 750 mila nuclei monogenitoriali, circa il 17% è in povertà assoluta ed è in questa condizione anche quasi 1 famiglia su 3 (31%) tra quelle in cui entrambi i genitori sono stranieri. Iil 20% delle  famiglie con minori è in condizioni di povertà relativa (20%) e corre il rischio concreto di cadere in povertà assoluta. A questa “emergenza nell’emergenza”, si aggiungono poi le difficoltà incontrate dai molti genitori che lavorano (sono oltre 3,8 milioni le coppie con figli minorenni in cui entrambi i genitori lavorano) nell’affrontare una riorganizzazione familiare in seguito alla chiusura delle scuole. In Italia, solo una famiglia con figli su quattro può contare sull’aiuto gratuito di persone vicine, come i nonni e altre figure adulte di riferimento. Date le carenze strutturali nei meccanismi e nei servizi di conciliazione tra tempi di lavoro e di vita familiare, sono in particolare i lavoratori precari e le madri lavoratrici – su cui pesa quella che gli studiosi chiamano la Child Penalty – a dover essere sostenuti in questo frangente.
“E’ fondamentale, in questa situazione difficile, intervenire a favore della genitorialità, con misure concrete di breve e di medio periodo. E’ necessario infatti offrire nell’immediato un sostegno per la riorganizzazione familiare a seguito della chiusura delle scuole. Allo stesso tempo, è importante attivare un piano di interventi che si rivolga in particolare a coloro che già vivono in condizioni di precarietà e di disagio socio-economico e oggi sono ancora più esposti a causa della crisi in atto. Accanto ai provvedimenti di tutela del lavoro, occorre prevedere, ad esempio, la facoltà di richiedere, anche per l’anno corrente, esenzioni e tariffe agevolate per i servizi per l’infanzia sulla base dell’indicatore della situazione reddituale (ISEE corrente) anche per quelle famiglie che non ne usufruivano e che oggi iniziano a scontare gli effetti della crisi. L’ISEE corrente dovrebbe poter essere utilizzato anche per le richieste di reddito di cittadinanza”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, l’Organizzazione, riconoscendo l’attenzione del Governo manifestata in queste ore, richiama la necessità di far usufruire della possibilità di assentarsi dal luogo di lavoro per accudire i figli minorenni alternativamente entrambe i genitori, per tutelare le mamme lavoratrici – già mosche bianche nel nostro Paese – e poter così dividere equamente il carico di cura più impegnativo durante la fase dell’emergenza.
Per evitare il rischio di un aumento delle disuguaglianze, è necessario inoltre sostenere le scuole attraverso il rafforzamento dell’accesso gratuito ad internet, per supportare i più di 8 milioni di studenti oggi alle prese con la didattica a distanza.
“Non bisogna dimenticare i bambini “invisibili” che rischiano di uscire definitivamente dal radar delle agenzie educative; per loro importante attivare da subito progetti speciali sul campo”, ha sottolineato Raffaela Milano.
E’ in particolare per i bambini e ragazzi che vivono nelle condizioni di maggior fragilità socio economica che Save the Children ha avviato, a fronte della crisi in atto e per partecipare allo sforzo collettivo del Paese, un programma straordinario di intervento “Non da soli”, per rispondere alla crisi dal punto di vista dei bambini, con interventi mirati a contrastare la povertà educativa, sostenere la genitorialità e promuovere la didattica a distanza. Il progetto prevede, tra l’altro, la distribuzione alle famiglie dei bambini e ai ragazzi che vivono nelle condizioni più difficili di dispositivi elettronici e delle connessioni indispensabili per proseguire il loro percorso educativo, di materiale per il gioco e lo studio, attività educative e di sostegno allo studio a distanza, realizzazione di webinar per i docenti, sostegno ai genitori e alle figure familiari di riferimento oltre che, naturalmente, azioni informative sui comportamenti da tenere per la prevenzione sanitaria. Tutte le equipe educative di Save the Children e delle associazioni partner sul territorio – dai “Punti Luce”, alle scuole Fuoriclasse – sono operative, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie, per garantire un sostegno continuativo a tutti i bambini e alle loro famiglie, anche attraverso le opportunità offerte dalle reti digitali. “Con questo progetto vogliamo essere vicini ad ogni bambino, ancorché a distanza, e garantire alle famiglie che vivono in situazioni di disagio un contatto costante e un aiuto concreto” ha concluso Raffaela Milano.
Save the Children Italia Onlus

Coronavirus, la Campania mette in quarantena chi proviene dalla zona rossa

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I governatori meridionali prendono contromisure contro la prevista ‘invasione’ al Sud di persone partite dal Nord prima dell’estensione della zona rossa.
Obbligo di isolamento domiciliare per le persone rientrate in Campania dalla zona rossa definita nel decreto del Presidente del Consiglio.
Lo prevede un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Libano/ Il Paese è in default

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Il Libano è al default. Il primo ministro Hassan Diab ha annunciato in conferenza stampa, al termine di una riunione dell’Esecutivo, che il Libano ha deciso di sospendere il pagamento delle obbligazioni emesse in valuta estera per un valore di 1,2 miliardi di dollari.

La scadenza dei bond è datata 9 marzo 2020. E’ la prima volta nella storia del paese mediorientale che accade una simile circostanza.

Politica/ Il governatore del Piemonte positivo al coronavirus

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Il Governatore della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dopo la notizia della positività al Coronavirus, ha diffuso un video messaggio, nel quale si dichiara tranquillo, dicendo di essere a casa in modalità asintomatica e di non essere distolto dal lavoro da fare.

Coronavirus, estesa la moratoria sui finanziamenti per le Pmi

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Nuove misure finanziarie a sostegno delle imprese. Viene estesa ai prestiti fino al 31 gennaio 2020 la possibilità di chiedere la sospensione o l’allungamento.
La moratoria è riferita ai finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese danneggiate dal coronavirus.
Lo afferma l’ Abi.