Rischio microbiologico per superamento limiti prescritti conta batterica. Questo il motivo che ha spinto il Ministero della salute a diffondere un avviso di richiamo di un lotto di ghiaccio alimentare a cubetti Ice Cube per rischio microbiologico (superamento conta batterica dei limiti stabiliti da decreto legislativo 31/2001). Il prodotto interessato è venduto in sacchetti da 2,5 kg con il numero di lotto LA 16/09/21. Il ghiaccio richiamato è stato prodotto da Ice Cube Impianti Srl a Termini Imerese, in provincia di Palermo nello stabilimento di contrada Canne Masche.
Salute/ Richiamo volontario di un medicinale per le ulcere venose, i lotti interessati
La Società Neopharmed Gentili, informa di aver attivato un richiamo volontario, a scopo precauzionale, della specialità medicinale PRISMA. Questo farmaco è indicato per la terapia e cura di varie malattie come le ulcere venose croniche.
Nello specifico si tratta del lotto n. NGP19075 con scadenza aprile 2024 della specialità medicinale PRISMA*30CPS 50MG – AIC 023653076. Il provvedimento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato disposto a seguito di una segnalazione di “probabile frammischiamento”.
L’azienda invita i pazienti a sospendere immediatamente l’utilizzo del suddetto lotto. (foto di repertorio)
Monza: uomo 49enne muore schiacciato in cantiere
Un uomo di 49 anni, autista, è morto dopo essere rimasto schiacciato da un quintale di materiale edile destinato alla costruzione di una palazzina, che gli sarebbe caduto addosso mentre lo scaricava dal suo tir, all’interno di un cantiere . A causa dei traumi riportati l’uomo, è morto prima dell’arrivo dei soccorsi. Sulla dinamica dell’incidente indagano i carabinieri.
Terminus/ Corsi per bambini per le certificazioni Cambridge English
Terminus Formazione offre corsi di preparazione alle certificazioni “Cambridge English”. I corsi si terranno presso la sede di Termoli in via Asia 3/v a partire dal 2/10/19 il costo per ogni bambino è di € 35,00.
Politica/ Taglio dei parlamentari in Aula il 7 ottobre
E’ uno dei punti più spesso enunciati nel periodo di crisi che ha anticipato la formazione del nuovo governo nazionale.
La conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso: l’Aula di Montecitorio avvierà l’esame della proposta di legge costituzionale sul taglio dei parlamentari il 7 ottobre, con la discussione generale.
Il voto sul testo è fissato per il giorno dopo.
È la quarta e ultima lettura parlamentare del provvedimento, fortemente voluto dai pentastellati, che taglierà di netto 345 tra deputati e senatori.
Pausa bagno negata, azienda dovrà risarcire operaio che si urinò addosso
Il Tribunale di Lanciano accogliendo il ricorso di un operaio della Sevel di Atessa, Chieti, che avendo impellente bisogno di andare al bagno, non fu autorizzato all’abbandono della propria postazione, tanto che si fece la pipì addosso.
La Sevel è stata condannata a risarcire il lavoratore, che il tribunale ha disposto che lo stabilimento del Ducato dovrà corrispondergli una somma di 5mila euro, più la rivalutazione monetaria e le spese di giudizio.
Secondo la ricostruzione dei fatti come da sentenza, erano le 16.45 del 7 febbraio 2017 quando il lavoratore ha azionato la prima volta il dispositivo di chiamata-emergenza per potersi allontanare dalla postazione, senza che nessun team leader si portasse nella sua postazione.
L’operaio “ha dunque azionato il dispositivo di chiamata- emergenza della postazione vicina”, sempre “con esito negativo” e alla fine ha chiesto ai team leader che si trovavano nei paraggi il permesso di recarsi alla toilette, senza però ottenere risposta positiva, fino a quando, “giunto allo stremo, e non avendo alternativa alcuna, lasciava la postazione e correva verso i servizi igienici, non riuscendo ad evitare di farsela nei pantaloni ,nonostante ciò, riprendeva immediatamente il suo lavoro; chiedeva di potersi cambiare in infermeria, ma tale permesso gli veniva negato”, tanto che il lavoratore è riuscito a cambiarsi solo “durante la pausa, alle 18, presso il cosiddetto “Box Ute”, al cospetto di tutti i lavoratori vicini, donne comprese.
La vicenda si è chiarita con la testimonianza di diversi colleghi di lavoro, assumendo così un ruolo importante nell’iter giudiziario.
Il giudice ha stabilito che il datore di lavoro ha arrecato concreto e grave pregiudizio alla dignità personale del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione, indubbiamente derivante dall’imbarazzo di essere osservato dai colleghi con i pantaloni bagnati.
Ricordo più di qualche anno fa per questo problema indissi uno sciopero in Mc Donald, con grande eco sulla stampa, fui posto tra i no global, per me fu solo difendere la dignità di lavoratori e lavoratrici
La sentenza ha reso giustizia al lavoratore restituendogli, in parte, la dignità che rimane irrimediabilmente lesa, anche per le conseguenze che la vicenda ha inevitabilmente generato a livello morale e psicologico.
Alfredo Magnifico
Google/ Adinolfi (M5S): sbagliato mettere confini alla tutela dei diritti
“La decisione della Corte di Giustizia Ue sul diritto all’oblio rappresenta forse una vittoria per Google, ma sicuramente è una sconfitta per i cittadini. La tutela dei diritti non può avere confini continentali.
Quanto deciso oggi sostiene un’altra verità: i contenuti che in Ue possono essere ritenuti ‘dimenticabili’ saranno comunque visibili nei risultati di ricerca di Google al di fuori dell’Unione europea. Un’idea non solo lesiva dei diritti umani e in particolare del diritto alla privacy, ma anche anacronistica in un mondo sempre più interconnesso a livello digitale”, dichiara l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi.
“La politica deve essere in grado di tenere il passo con i cambiamenti della società. La digitalizzazione implica la nascita di nuovi diritti, come il diritto all’identità digitale. Il Movimento 5 Stelle auspica che quest’ultimo sia riconosciuto quale diritto fondamentale e che esso sottintenda la tutela della privacy e la protezione dei dati personali a livello globale”, conclude Adinolfi.
Infanzia: Save the Children, per quasi 1 terzo dei bambini che vivono in aree colpite da crisi umanitarie, la principale preoccupazione è poter andare a scuola
Tra i bambini che nel mondo vivono in aree di crisi colpite da emergenze umanitarie, quasi 1 su 3 considera come priorità la possibilità di tornare a scuola (29%), un numero più che doppio rispetto a quelli che indicano bisogni più immediati come il cibo (12%), la salute (12%), l’acqua e i servizi igienico-sanitari (12%), la necessità di avere un riparo (9%) o il denaro (9%).
Eppure nel 2018, dei 25 miliardi di dollari di aiuti stanziati dai donatori internazionali per i paesi colpiti da crisi umanitarie come guerre, epidemie e disastri, solo il 2% (606 milioni) è stato destinato all’istruzione, contro il 5,98% (1,5 miliardi) allocato per le cure mediche e il 23.85% (6miliardi) alla sicurezza alimentare.
Lo rivela il rapporto “Istruzione contro le disuguaglianze” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, diffuso oggi per richiamare l’attenzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’inadeguatezza dei fondi per gli aiuti dedicati all’istruzione.
Il rapporto raccoglie le opinioni di 1.215 bambini e adolescenti dai 5 agli 11 anni in alcuni degli scenari di crisi in Asia, Africa e medio Oriente paesi nella più ampia indagine di questo tipo svolta sino ad ora, dai bambini che lottano per sopravvivere alle distruzioni del tifone Haiyan nelle Filippine, ai bambini rifugiati siriani e afghani, da quelli che vivono in zone di conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, ai bambini Rohingya nei campi profughi in Bangladesh e i bambini sfollati per fuggire ai combattimenti in Etiopia e nel Sud Sudan.
Ali, 10 anni, oggi vive a Idlib in Siria, dove nel nord-ovest quasi la metà delle scuole sono inutilizzabili. Chiede di poter tornare a scuola, dopo che i bombardamenti nel villaggio d’origine hanno distrutto la sua, costringendolo a fuggire per mettersi in salvo con la sua famiglia: “La mia scuola è stata distrutta, sono molto triste per questo. Io e i miei amici torneremo a studiare a scuola. Adoro la mia scuola, non voglio che venga più bombardata e distrutta. La ricostruiremo e la renderemo migliore di prima. Adoro studiare. Voglio diventare un medico per curare le persone bisognose e servire il mio paese “.
Ad oggi, 262 milioni di bambini, 1 su 5 nel mondo, non vanno a scuola, molti dei quali a causa di crisi improvvise o prolungate come guerre, focolai di malattie o catastrofi naturali. Secondo le stime attuali, si prevede che 225 milioni di bambini saranno fuori dall’istruzione nel 2030, tra le cause la grave carenza di finanziamenti all’istruzione livello globale.
In Siria e Yemen, nel solo 2017 ci sono stati 1.432 attacchi verificati contro le scuole e 4 milioni di bambini sono stati tagliati fuori dall’istruzione poiché le loro scuole sono state distrutte da missili e bombe o occupate da uomini armati. In Nigeria, il Boko Haram ha ucciso circa 2.295 insegnanti e oltre 600.000 bambini hanno perso la possibilità di accedere all’istruzione. Quasi il 65% delle 920 scuole chiuse in Mali si trova nella regione di Mopti; la maggior parte ha chiuso a causa dell’insicurezza, privando più di 179mila bambini del loro diritto fondamentale all’educazione.
Alla fine del 2017 erano quasi 31 milioni i bambini sfollati nel mondo, di cui 14 milioni rifugiati e richiedenti asilo e circa 17 milioni sfollati interni a causa di violenze e conflitti scoppiati nei propri paesi. Quasi 40 milioni di bambini l’anno hanno dovuto interrompere la loro istruzione a causa di catastrofi ambientali come inondazioni, siccità, terremoti, frane e uragani. La crisi climatica sta intensificando molte di queste minacce. Le catastrofi ambientali spesso causano la distruzione, il danneggiamento o l’indisponibilità delle scuole, utilizzate come rifugi temporanei. I governi nazionali e la comunità internazionale devono urgentemente assumersi pienamente questa responsabilità, investire di più e meglio dando priorità ad interventi di lungo periodo per garantire l’accesso all’istruzione per i bambini che ne sono esclusi in tutto il mondo.
In occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Save the Children chiede ai leader mondiali di aumentare considerevolmente gli stanziamenti degli aiuti all’istruzione – in particolare nelle emergenze – attraverso meccanismi di finanziamento quali il fondo Education Cannot Wait (ECW), il primo fondo globale dedicato a fornire istruzione nei paesi colpiti dalle crisi.
Save the Children auspica che questo impegno venga ripreso anche all’interno della Dichiarazione Politica che verrà oggi adottata nella sessione di apertura Forum Politico di Alto Livello sullo Sviluppo Sostenibile durante il Summit sugli SDGs: “L’impegno più importante dell’Agenda 2030 è la promessa di realizzare gli obiettivi per tutti, in primis per i bambini e i ragazzi, senza escludere nessuno e portando avanti ogni possibile sforzo per raggiungere in precedenza chi è rimasto più indietro” ha dichiarato Filippo Ungaro, Direttore Comunicazione di Save the Children.
“Ciò che i bambini ci hanno detto è chiaro e inequivocabile. Anche quando il cibo è scarso, l’acqua sporca e l’assistenza medica quasi inesistente, i bambini vogliono ancora andare a scuola. Sanno che un’istruzione darà loro le competenze di cui hanno bisogno per riscattarsi da una crisi. Sanno che li può proteggere da un matrimonio precoce, dallo sfruttamento e dagli abusi. Capiscono che li aiuta a riprendersi dal trauma subito. I bambini vogliono di più della semplice sopravvivenza, e l’istruzione dà loro la capacità di costruire un futuro migliore” conclude Ungaro.
Aosta/ precipita dal Cervino per 50 metri, alpinista in gravi condizioni
Un alpinista è stato portato in condizioni molto gravi all’ospedale Parini di Aosta dopo essere precipitato nella parte bassa del Cervino. L’uomo è caduto per una cinquantina di metri a quota 2.800 metri, nella zona della Croce Carrel, una zona con una traccia di sentiero, percorribile anche da escursionisti. L’allarme è stato dato dai compagni di cordata. Sul posto è intervenuto il Soccorso alpino valdostano in elicottero.
Spostare la produzione in Vietnam per evitare i dazi sulla Cina. Il caso di un imprenditore italiano: «Ma Vietnam non è sinonimo di low cost»
La trade war tra USA e Cina sta portando sempre più imprese a spostare la produzione in altri paesi asiatici, primo fra tutti il Vietnam. Nei primi quattro mesi del 2019 questo paese ha attirato investimenti esteri per 14,59 miliardi di dollari, +81% rispetto allo stesso periodo del 2018 secondo laForeignInvestment Agency. Protagoniste soprattutto imprese del settore manifatturiero e hi-tech, fra le quali una realtà fondata da un imprenditore italiano: la NiRoTech Ltd di Hong Kong, specialista in componentistica per la meccatronica, partner di numerose aziende del nostro Paese, ormai da un anno ha aperto una società ad Hanoi che conta già 9 dipendenti.
«Qui abbiamo riprodotto il modello di supply chain che ha decretato il nostro successo – spiega Roberto Leone, imprenditore di origine bellunese co-fondatore e Managing Director di NiRoTech –. Ci basiamo cioè su un network di fornitori affidabili e controllati per essere il “braccio produttivo” per i nostri clienti italiani ed europei che richiedono prodotti elettronici finiti, gestendo produzione, qualità e spedizioni con mentalità “italiana”».
A fare la differenza rispetto alla mera delocalizzazione c’è la presenza fisica di NiRoTech in Vietnam, la sua conoscenza delle dinamiche specifiche del Paese e lo stretto rapporto con i produttori locali, che garantisce gli alti standard che i clienti desiderano, ed evitando in più i problemi derivanti dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Tutto facile, dunque? No, perché sul Vietnam ci sono alcuni miti da sfatare. E il primo è che sia sinonimo di low cost. «Non è così – spiega Roberto Leone – perché il costo del lavoro, pur essendo minore rispetto alla Cina, non è così basso da comportare un risparmio significativo. Il tessuto industriale ha grosse potenzialità e si sta orientando su produzioni di alto livello: c’è un mercato consolidato costituito dalle aziende hi-tech di Corea del Sud e Giappone, che ovviamente richiedono ai fornitori locali alti standard»
Inoltre ci sono in Vietnam ci sono da considerare gli extra costi di logistica: «Occorre fare attenzione e pianificare bene gli investimenti – sottolinea Leone – perché il reperimento e la movimentazione delle merci in Vietnam possono rivelarsi molto laboriosi».
Insomma, partire da zero in Vietnam non è semplice. Bisogna sapere come muoversi e le realtà di successo sono frutto di molto lavoro. E la concorrenza ormai è alta: «Bisogna essere veloci perché ormai moltissimi produttori, anche cinesi, si spostano fuori dalla Cina –. Noi abbiamo il vantaggio di gestire acquisti e supply chain in modo centralizzato da Hong Kong, cosa che ci dà l’opportunità di essere rapidi e flessibili. La scelta del Vietnam è avvenuta molto tempo prima di questa “corsa” determinata dalla guerra dei dazi, e l’abbiamo fatta sulla base di una strategia di diversificazione». Che ora sta dando i suoi frutti, portando la società dell’imprenditore bellunese a diventare sempre di più, nella sua natura ibrida tra trader e manufacturer, un ponte tra Italia e Asia per i progetti di elettronica e meccatronica.
NiRoTech Ltd è la società specialista dei progetti di meccatronica che unisce Italia e Cina in un’unica realtà. Con sede a Hong Kong e siti produttivi in Cina e Vietnam, NiRoTech è il partner ideale delle aziende che vogliono cogliere il vantaggio di produrre in Asia, ma con una qualità e una mentalità “su misura” tutte italiane. www.nrtltd.com












