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Da Berna la nuova frontiera di arredamento urbano dedicato ai felini: le scale per gatti

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A Berna, nel contesto urbano i felini trovano vita facile per le amate scorribande, notturne o meno, sulle rampe posizionate fuori dagli edifici. Questi variegati ausili per arrampicarsi, destinati ai felini, sono perfettamente integrati nelle facciate degli edifici residenziali. Una soluzione appositamente studiata, come autentiche sopraelevate che collegano un albero al balcone dell’abitazione, e altre messe a punto con rami e cassette postali. L’andirivieni degli amici gatti si declina più spesso negli zig zag di linee che risaltano sulle facciate dei condomini della capitale svizzera.

Qui gli abitanti si curano del benessere dei gatti in maniera straordinaria con un’inedita abbondanza e varietà di scalette e passaggi esterni alle case. Le scale per gatti sono transitorie e in continuo divenire poiché a un certo momento, quando si usurano, vengono rimosse e se ne aggiungono delle nuove. Secondo gli esperti, i gatti non sanno assolutamente nulla della rampa costruita per loro, ma amano saltare e sono in grado di intercettare la rotta migliore nel loro territorio, che sia una scala, un muro o un tubo. Ma c’è di più. Dietro l’aria sonnecchiante il vostro micio nasconde un’anima da instancabile viaggiatore.

Lo dimostrano i risultati di uno studio promosso da un’organizzazione governativa australiana, il Domestic cat tracking project, che rivela quanta strada percorrono i felini, quando possono uscire di casa in tutta libertà. Tra l’altro i gatti amano sia arrampicare che stare in alto per natura, infatti discendono dal proailuro (Proailurus lemanensis), un mammifero carnivoro estinto della famiglia dei felidi che saliva abitualmente sugli alberi. La postazione elevata consente di vedere meglio le prede e di mettersi al sicuro, mentre la conformazione muscolo-scheletrica ha conferito loro una coordinazione e un equilibro eccezionali.

Questa consuetudine, riscontrata in Europa, è presente anche in Germania e Austria, ma non in modo così evidente come a Berna, che è una città decisamente «cat friendly» e che secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene possa essere adottata anche in Italia. Insomma, un sistema di strutture, che appaiono come ponti d’amicizia fra i gli uomini e i gatti, traiettorie di libertà per i felini che amano guardare il mondo dall’alto.

Il Sogno degli Italiani per continuare a crescere? Sicurezza e Libertà

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Dalla ricerca Censis “Cosa sognano gli italiani” realizzata nell’ambito del progetto “Il nuovo immaginario collettivo degli italiani” emerge che secondo il 55,4% degli italiani negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata, invece per il 36,9% è rimasta uguale mentre solo per il 7,7% è migliorata.

Il rischio di essere vittima di reati è per il 42,3% è peggiorato mentre è rimasta uguale per il 47,6%,ed è migliorata per il 10,1%  si respira un aria di incertezza ed è forte il timore che il peggio debba ancora arrivare, perché l’incertezza fa vedere tutto nero, nei prossimi dodici mesi la situazione economica andrà, ancora di più, a peggiorare per il 48,4% degli italiani, resterà uguale per il 34,7%, mentre migliorerà solo per il 16,9%, sul piano della sicurezza per il 40,2% peggiorerà, invece resterà stabile per il 42,4%, mentre migliorerà per il 17,4%.

La psicologia del peggio attanaglia le menti degli italiani, per il 70% nell’ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso immigrati, a causa di : difficoltà economiche, insoddisfazione della gente (50,9%), paura di subire reati (35,6%), percezione che gli immigrati siano troppi (23,4%), il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza, porta alla caccia del capro espiatorio, da qui il rischio che le attuali distanze divengano incolmabili: il 20,4% degli italiani si sente distante da persone con valori diversi dai propri; ruolo della donna, la famiglia, ecc., il 19,8% da persone che conducono stili di vita diversi dai propri, il 17,5% da persone con altre idee politiche, il 15,7% dalle persone di un’altra nazionalità, il 15,5% da chi è di un’altra religione.

Beneficiano ancora della fiducia dei cittadini, grandi scienziati (40,7%), Presidente della Repubblica (30,7%), Papa (29,4%) e vertici delle forze dell’ordine (25,5%): mentre il resto delle élite è completamente sfiduciato dagli italiani,  una fiducia ai minimi termini e riservata a: vertici dei partiti (4%), parlamentari (3,2%), direttori di giornali e telegiornali (3,6%), editorialisti e opinion maker (3,8%), soprattutto i banchieri (1,5%) leggermente più alta è la fiducia riposta nei grandi imprenditori industriali (10,9%),nei vertici dei corpi intermedi e delle associazioni di categoria (8,1%), c’è tanta voglia di figure rassicuranti, che siano l’incarnazione del senso di responsabilità e in grado di trasmettere sicurezza.

Il 66,2% degli italiani non vuole l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira, il 65,8% è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l’uscita dall’Unione europea, il 52% non è favorevole all’idea di ristabilire confini impermeabili e controlli alle dogane tra i Paesi europei,  tra le persone con redditi bassi sono più elevate le percentuali di chi si dice d’accordo con il ritorno alla lira (il 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti, l’uscita dall’Ue (il 31,6%, contro l’11% delle persone con redditi alti), il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei (il 39,2%, rispetto al 25,3% delle persone con redditi alti).

Una Unione europea non solidaristica e disattenta alle condizioni dei ceti meno abbienti è percepita come matrigna, da cui sarebbe meglio fuggire, secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono: dare più spazio al merito e a chi è bravo, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1%), maggiore uguaglianza e una distribuzione più equa delle risorse (47,8%), più welfare e protezione sociale per dare maggiore sicurezza alle persone (34,3%), minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%).

Il grande sogno italiano non è fatto di assistenzialismo, né di “Stato padrone”, né di un generico buonismo ma è, ancora una volta, la possibilità di inseguire il proprio destino, ricevendo il giusto riconoscimento economico, concretamente, il 73,9% degli italiani si dice favorevole all’imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9% all’introduzione di un salario minimo per legge.

Nell’immaginario collettivo la sicurezza non gioca contro la libertà individuale ma è  la condizione necessaria per non essere risucchiati in basso e per poter sprigionare tutto il potenziale di energie psichiche necessarie per dare concretezza alle proprie aspirazioni di un più alto benessere.

Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo ,il Censis ci racconta un’Italia immersa nell’incertezza e ci suggerisce la strada da seguire per uscire dall’epoca della paura e dell’immobilismo, il Paese ha bisogno di più equità e meritocrazia, di una politica che premi l’impegno e promuova; solidarietà, legami sociali e senso di comunità, presupposti necessari per tornare a condividere un grande sogno collettivo, il più potente motore della crescita.

In gioco c’è qualcosa di molto importante, le democrazie hanno bisogno di crescita, perché si sorreggono sulla soddisfazione dei bisogni, benessere e consumi di massa, uguaglianza delle opportunità, processi di mobilità sociale per i ceti meno abbienti, altrimenti vince l’odio.

Alfredo Magnifico

Torna il Cineforum Palestina con “Jerusalem the east Side Story”

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Ritorna il Cineforum Palestina! Mercoledì 15 maggio, in occasione del NAKBA day e giorno scelto dagli Stati Uniti per spostare la loro Ambasciata a Gerusalemme in violazione delle convenzioni internazionali, avrà luogo alla sala Zavattini dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico un focus su Gerusalemme che vedrà la proiezione di due film:  ZAHRAT AL MADAIN di Ali Siam (7’) filmato da Hani Jawariyah, fondatore della Palestinian Film Unit e JERUSALEM – THE EAST SIDE STORY del noto documentarista palestinese Mohammed Alatar. Alla visione delle opere seguiranno gli interventi di Raniero La Valle e Wasim Dahmash e, al termine della serata, il collegamento Skype da Ramallah con il regista.

IL FILM

JERUSALEM – THE EAST SIDE STORY
Il film documenta la vita quotidiana dei palestinesi sotto l’occupazione israeliana a Gerusalemme Est. Nello specifico, descrive la politica israeliana nello giudaizzare la città al fine di ottenere la maggioranza ebraica, allontanando i palestinesi dalla città. Il documentario include interviste con i leader politici palestinesi e israeliani, analisti politici e attivisti per i diritti umani.


Raniero La Valle
Giornalista, intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire d’Italia», più volte parlamentare e senatore. È autore di numerose pubblicazioni e gestisce il blog ranierolavalle.blogspot.it. Attualmente è direttore di Vasti – scuola di critica delle antropologie e presidente del Comitato per la democrazia internazionale. Continua la sua attività giornalistica sulla rivista Rocca.

Wasim Dahmash
Ricercatore di Lingua e Letteratura araba presso la facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Cagliari. Tra il 1985 e il 2006 ha insegnato Dialettologia araba all’Università di Roma La Sapienza. I suoi ambiti di ricerca si concentrano principalmente sulle questioni attinenti la traduzione letteraria, la dialettologia araba e le letterature migranti, in particolare degli scrittori e poeti arabo/palestinesi. Ha curato molti volumi di poesia araba. 
E’ fondatore delle Edizioni Q.


IL REGISTA


Mohammed Alatar
Attualmente uno dei maggiori registi di documentari della cinematografia palestinese, Mohammed Alatar ha seguito corsi di formazione come regista alla fine degli anni ’90 negli Stati Uniti. Le sue precedenti esperienze lavorative includono posizioni come Future Stories Director per CBS News, Media Advisor per l’UNDP e il Ministero per gli Affari di Gerusalemme. Nel 2002, ha fondato e diretto «Palestinese per la pace e la democrazia». Con un profondo impegno per i diritti umani e la lotta del suo popolo, Mohammed Alatar si definisce più come attivista per i diritti umani che come cineasta. Usa la sua opera per promuovere le sue idee e convinzioni in tutto il mondo, dando spazio alle cause e ai valori che difende. I suoi mentori sono Oliver Stone e il regista egiziano Yousef Chahin, che sono «persone che fanno film con un messaggio, non solo intrattenimento». Nel 2006, Mohammed Alatar ha pubblicato «The Iron Wall», un film sull’insediamento degli insediamenti israeliani nella West Bank, che copre anche la controversa costruzione del muro israeliano nella West Bank. Il film sostiene che gli insediamenti sono l’aspetto visibile di una strategia per l’occupazione permanente del territorio. «The Iron Wall» segue la cronologia degli insediamenti ed esamina i loro effetti sul processo di pace. Riferendosi al Wall e al film, l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ha dichiarato: “La migliore descrizione della barriera, il suo instradamento e impatto è mostrata nel film The Iron Wall.” Nel 2008, Mohammed Alatar ha pubblicato “Jerusalem the East Side”, uno dei documentari politici più visti in Palestina. Presenta gli effetti e le ingiustizie dell’occupazione israeliana di 51 anni di Gerusalemme Est “.

Trailer del film
https://www.youtube.com/watch?v=zSmZ6yTtLF4&fbclid=IwAR3KBmyTMLpNnLqOtAJZun3mxjlRktWSQZ59EJlPHzfq9J5ShZWq-_MI5so

Strategia Marina: la plastica è il nemico numero 1 dei nostri mari con 179.023 particelle plastiche per km quadrato e l’80% dei rifiuti spiaggiati

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Durante la prima giornata di Slow Fish (l’evento biennale di Slow Food dedicato ai mari e alla pesca a Genova fino a domenica 12), sono stati presentati i primi dati raccolti dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con ISPRA e le 15 ARPA costiere sullo stato complessivo dei mari italiani. L’analisi rientra nelle misure da mettere in atto dopo il recepimento della Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, che si basa su un approccio integrato e intende diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione europea. «Si tratta di un vero e proprio punto zero» commenta Irene Di Girolamo, referente ambiente marino dell’ufficio del sottosegretario di Stato all’Ambiente on. Salvatore Micillo. «I dati sono il risultato dell’analisi condotta dal 2015 al 2017 e costituiscono la fotografia dello stato attuale del nostro mare. Al termine del secondo ciclo di analisi, nel 2021, potremo fare un confronto preciso e capire se le prime misure messe in atto hanno dato i loro frutti e se la strada intrapresa è quella giusta». Come previsto dalla direttiva, infatti, ogni Paese deve ora stabilire un programma di azioni concrete per raggiungere gli obiettivi europei, e l’Italia ha iniziato proprio dalle azioni volte a sensibilizzare il pubblico sul tema dei rifiuti.

I principali risultati della ricerca: le specie aliene e i rifiuti

Specie aliene

Al 2018 sono state calcolate 263 specie non indigene nelle acque italiane, di cui il 68% ha stabilito popolazioni stabili lungo le nostre coste. «Questo dato ci dice che la bioinvasione nel Mediterraneo è in costante aumento e, per quanto riguarda le specie provenienti dal Mar Rosso, il cambiamento climatico ha avuto un effetto determinante, sia attraverso la modifica delle correnti, che hanno consentito l’arrivo di queste specie dai mari orientali, sia rendendo l’ambiente più favorevole a specie tropicali» aggiunge Franco Andaloro, esponente del Comitato scientifico di Slow Fish.«Quindi se da un lato si riducono le specie introdotte volontariamente dall’uomo con l’acquacoltura, dall’altro aumenta la migrazione di quelle che arrivano attraverso il canale di Suez. La conservazione dell’ambiente è essenziale in quanto si è evidenziato che le specie aliene sono meno presenti in ambienti sani e protetti». Un tema, questo, analizzato anche all’interno del programma di Slow Fish, dove cuochi e pescatori si confrontano e raccontano come stanno cercando di trasformare un problema in una risorsa. «È infatti importante un loro utilizzo alimentare per limitarne la diffusione», conclude Andaloro.

Rifiuti

Grazie al monitoraggio effettuato e presentato oggi a Genova, è possibile avere una prima base di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini. Tra le aree, monitorate due volte l’anno, troviamo le spiagge, le stazioni di profondità, la superficie marina e gli esemplari di tartarughe spiaggiate e successivamente analizzate. «Ne emerge un quadro significativo» commenta Silvio Greco, presidente del Comitato scientifico di Slow Fish. «Con una media di 777 rifiuti spiaggiati ogni 100 metri lineari. La plastica – incluse bottiglie, sacchetti, cassette in polistirolo, lenze da pesca in nylon – emerge come il materiale più abbondante con una percentuale dell’80%». Tra i 10 e gli 800 metri di profondità la media degli oggetti per km quadrato passa da 66 e 99: anche qui la plastica è il materiale predominante con il 77%, rappresentata da buste, involucri per alimenti e attrezzi da pesca.

«Significativa soprattutto la densità dei microrifiuti plastici inferiori ai 5 mm ritrovati sulla superficie marina, che è di 179.023 particelle per km quadrato» continua Greco. «Questo ci fa riflettere soprattutto sull’incuria che abbiamo avuto nei confronti del mare in passato, perché queste particelle sono il risultato della frammentazione di tutto ciò che abbiamo gettato indiscriminatamente pensando che il mare fosse la nostra discarica naturale». Basti pensare infatti che i tempi di degradazione in mare per le bottiglie di plastica sono stimati in 500-1000 anni, mentre passiamo a 20-30 per i bastoncini cotonati e a 10-20 anni per le buste di plastica.

Rifiuti, lo sappiamo, che hanno conseguenze sullo stato della biodiversità marina, pesci e tartarughe in primis. Dall’analisi di 150 esemplari di tartarughe Caretta caretta spiaggiate è emerso che il 68% presentava plastica ingerita.

«Diversamente da quanto atteso, l’80% dei rifiuti plastici spiaggiati censiti nelle spiagge risulta derivare dai fiumi, mentre il 20% è scaricato direttamente in mare. Dato, questo, che dovrebbe farci riflettere in merito al fatto che la cura dei mari comincia dai nostri comportamenti a terra» continua Greco. «Insomma, da questi dati emerge un quadro sicuramente da tenere sotto controllo: alcune aree risultano più contaminate di altre, ma si tratta di un punto di partenza fondamentale per muovere i prossimi passi» conclude Irene Di Girolamo.

La Strategia Marina

Il 17 giugno 2008 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno emanato la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010. La Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Ogni Stato deve quindi mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una “fase di preparazione” e di un “programma di misure”. La Direttiva quadro stabilisce che gli Stati membri elaborino una strategia marina che si basi su una valutazione iniziale, sulla definizione del buono stato ambientale, sull’individuazione dei traguardi ambientali e sull’istituzione di programmi di monitoraggio. Gli Stati devono redigere un programma di misure concrete diretto al raggiungimento dei suddetti obiettivi. Tali misure devono essere elaborate tenendo conto delle conseguenze che avranno sul piano economico e sociale.

 Slow Fish è possibile grazie al supporto di una grande rete formata dalle numerose realtà che credono nel progetto. Tra queste citiamo gli Official partner: Agugiaro&Figna Molini, BBBell, Iren, Pastificio di Martino, Quality Beer Academy, Unicredit.

Slow Fish è un evento a ingresso libero, buon divertimento!

ASL della Provincia di Bari concorsi per varie figure professionali

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L’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Bari ha indetto 6 concorsi pubblici per l’assunzione di 125 risorse in vari profili professionali.
I bandi di concorso scadono in data 20 maggio 2019

 

La ASL di Bari ha pubblicato 6 avvisi pubblici finalizzati alla copertura di 125 posti di lavoro per le seguenti figure:

  • n.10 posti per Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica. Requisiti specifici: laurea triennale o diploma universitario in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica; iscrizione all’albo professionale.
  • n.15 posti per Educatore Professionale. Requisiti specifici: laurea triennale o diploma universitario o diplomi e attestati di Educatore Professionale; iscrizione all’albo professionale.
  • n.25 posti per Ostetrica. Requisiti specifici: laurea triennale o diploma universitario o diplomi e attestati di Ostetrica; iscrizione all’albo professionale.
  • n.30 posti per Logopedista. Requisiti specifici: laurea triennale o diploma universitario o diplomi e attestati di Logopedista; iscrizione all’albo professionale.
  • n.30 posti per Fisioterapista. Requisiti specifici: laurea triennale o diploma universitario o diplomi e attestati di Fisioterapista; iscrizione all’albo professionale.
  • n.15 posti per Assistente Sociale. Requisiti specifici: laurea triennale abilitante alla professione di Assistente Sociale della classe Scienze del Servizio Sociale o Servizio Sociale o diploma universitario di Assistente Sociale o diplomi abilitanti all’esercizio della professione oggetto del concorso; iscrizione all’albo professionale.
  • bandi

Legge 104: possibili permessi fino a sei giorni al mese

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Si discute spesso della Legge 104/1992 che, come noto, riguarda i permessi retribuiti per assistere il familiare che si trovi in situazione di grave handicap. Finora erano previsti tre giorni al mese per assistere il familiare e stabilito che questi fossero fruibili anche in maniera frazionata, con due ore di permesso in caso di orario lavorativo uguale o superiore a sei ore.

E’ vero che la normativa stabilisce che è possibile fruire di tre giorni al mese per assistere un solo familiare, ma questa non esclude la possibilità di assistere più di un familiare.

I permessi si cumulano e possono diventare sei giorni al mese.

Il terzo settore italiano un’eccellenza per l’Unione Europea

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Ho avuto occasione per la mia esperienza lavorativa di partecipare a numerose riunioni del terzo settore, ho fatto parte della commissione giuridica che esaminava di volta in volta il lungo Iter legislativo per l’approvazione della legge che avrebbe poi regolamentato il settore.

Il Terzo settore, comprende tutto il vasto mondo delle associazioni non profit e del volontariato, è un’eccellenza italiana che si origina nelle congreghe di Carità da secoli operanti nella società italiana, questa esperienza ritengo vada difesa e promossa a livello nazionale, anzi occorre adoprarsi perché trovi legittimazione a livello europeo, affinché diventi il punto di riferimento del ‘Civil Compact’,

Penso sia ora di smettere di considerare l’economia unicamente in termini di profitto e dividendi per gli azionisti.

il Terzo settore non è assolutamente una «mangiatoia», come lo ha definito l’attuale ministro dell’Interno, Salvini e non è un qualcosa che riguarda solo gli Stati membri, come lo considera l’attuale normativa dell’Unione Europea, non è un settore di ‘serie B’, distinto dall’Economia con la “E” maiuscola, come credono molti

Senza ombra di dubbio è scandalosa la lotta che sta facendo questo Governo contro le associazioni del non profit e dei volontari.

Non sappia la destra quel che fa la sinistra o viceversa è una raccomandazione evangelica, personalmente sono coinvolto in azioni di volontariato,non posso tollerare che con l’accusa assurda di “buonisti” si stanno mettendo alla berlina e si sta rendendo la vita difficile a chi si occupa della cura dei poveri, dei disabili, degli anziani e degli ammalati, volontari che si impegnano in prima persona negli ospedali, nelle case di accoglienza e negli ospizi che meriterebbero dallo Stato, di cui spesso sopperiscono le mancanze, tutto il sostegno possibile e tutto il riconoscimento dovuto per il valore civile e insostituibile delle loro azioni.

Bisogna portare rapidamente a compimento la riforma del Terzo settore varata dai governi precedenti per difendere e valorizzare le professionalità, spesso altamente qualificate, che lavorano nel non profit, si tratta di proteggere l’impegno di oltre 6 milioni di volontari e i posti di lavoro di oltre 800 mila persone.

Inoltre bisogna promuovere un ‘Civil Compact’ a livello europeo affinché le istituzioni comunitarie riconoscano le specificità delle associazioni non profit, che non possono essere considerate come aziende votate unicamente al profitto quando si applicano le normative fiscali.

È ora di riconoscere che non può funzionare un’economia che ha come unici parametri il profitto, il Pil o il deficit. In questi anni c’è stata una crescente consapevolezza e numerosi studi che hanno allargato la nostra concezione di economia, dal superamento del parametro del Pil, alla responsabilità sociale di impresa, alla finanza a impatto sociale.

Ora è necessario che a livello europeo tutte queste conoscenze e tutte le politiche comunitarie che già esistono in materia sociale, ma che devono essere rese visibili e potenziate, vengano incluse in una nuova Unione Sociale, con la stessa dignità e importanza dell’Unione Monetaria.

Ritengo che sia arrivato il momento di applicare concretamente i princìpi del Pilastro Sociale europeo e della Politica della Solidarietà e Sussidiarietà, con una legislazione sottoscritta da tutti i leader dell’Ue; dall’indennità di disoccupazione europea, al salario minimo, che non deve assolutamente sostituirsi alla contrattazione sindacale, alla parità di retribuzione tra uomini e donne.

Se c’è una cosa evidente, che abbiamo imparato nella crisi degli ultimi anni, è che nessuna Unione Monetaria può sopravvivere se non è affiancata da una vera Unione Sociale altrimenti si casca nei Sovranismi che lacerano e distruggono.

Alfredo Magnifico

MediaWorld : CANDIDATURE

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MediaWorld è l’insegna italiana della Media Markt, catena tedesca di distribuzione, specializzata nell’elettronica e negli elettrodomestici di consumo.

 Seleziona periodicamente personale, in vista di assunzioni.

CANDIDATURA

Comune di Corsico: concorsi per contabili

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Il Comune di Corsico, in provincia di Milano, ha indetto due concorsi pubblici per la selezione di tre contabili.

Previste assunzioni a tempoindeterminato.

I bandi di concorso scadono in data 3 giugno 2019.

DOMANDA

Per partecipare ai concorsi Comune di Corsico, i candidati dovranno compilare l’apposito modulo di domanda, in allegato al relativo bando, e presentarlo entro il 3 giugno 2019 secondo una delle seguenti modalità:
– consegna a mano presso l’Ufficio protocollo del Comune;
– a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento indirizzata a: Comune di Corsico – Via Roma, 18 – 20094 – Corsico (Mi);
– mediante una casella di posta elettronica certificata personale all’indirizzo PEC: [email protected].

BANDO

Salute/ L’obesità aumenta più rapidamente in campagna rispetto alla città

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Il gruppo di lavoro del Neuromed

Una grande ricerca internazionale, alla quale partecipa il Progetto Moli-sani dell’I.R.C.C.S. Neuromed, evidenzia come il problema dell’obesità stia colpendo in modo molto più grave chi vive in aree rurali.

L’obesità sta aumentando più rapidamente nelle aree rurali del mondo rispetto alle città. Sono i risultati di un’indagine scientifica che ha coinvolto oltre mille ricercatori in tutto il mondo, analizzando i dati di 112 milioni di adulti in 200 Paesi tra il 1985 e il 2017. Guidata dall’Imperial College di Londra, e con la partecipazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la ricerca ha visto il contributo dei dati raccolti dal Progetto Moli-sani dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS). 

Pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, lo studio ha valutato peso e altezza di tutte le persone che hanno partecipato alle varie indagini. In questo modo è stato possibile calcolare l’Indice di massa corporea (BMI), un numero espresso come chilogrammi su metro quadrato. Le analisi hanno mostrato che dal 1985 al 2017 l’indice di massa corporea è aumentato in media a livello mondiale di 2,0 kg/m2 nelle donne e di 2,2 kg/m2 negli uomini, equivalente a un aumento individuale di peso di circa 5-6 chili. Il dato più interessante è che oltre la metà dell’aumento globale in questi 33 anni è dovuta all’incremento dell’indice di massa corporea nelle zone rurali. I ricercatori hanno infatti rilevato che il BMI medio nelle aree rurali è aumentato di 2,1 kg/m2 sia nelle donne che negli uomini. Ma nelle città l’aumento è stato decisamente inferiore: rispettivamente di 1,3 kg/m2 e di 1,6 kg/m2.

La geografia mondiale dell’obesità sta insomma cambiando profondamente. “I risultati di questo massiccio studio globale – dice Majid Ezzati, professore nell’Imperial College di Londra e principale autore dello studio – ribaltano la percezione comune secondo la quale l’aumento globale dell’obesità è dovuto soprattutto alle persone che vivono nelle città. Ciò significa che dobbiamo ripensare a come affrontare questo problema di salute globale”.

Il gruppo di studio ha anche riscontrato importanti differenze in base al reddito medio. Nei paesi ad alto reddito, infatti, l’aumento dell’indice di massa corporea è stato più sostenuto nelle zone rurali, soprattutto per quanto riguarda le donne. I ricercatori suggeriscono che ciò possa essere dovuto agli svantaggi sperimentati da coloro che vivono fuori città: reddito e istruzione inferiori, prezzo più elevato di cibi sani e meno strutture per lo svago e lo sport.

“Le discussioni sulla salute pubblica tendono a concentrarsi maggiormente sugli aspetti negativi della vita nelle città.”- continua Ezzati – Ma proprio le città offrono opportunità migliori per uno stile di vita sano, opportunità spesso difficili da trovare nelle aree rurali “.

Al di là delle allarmanti differenze tra campagna e città, una analisi complessiva dei dati per singolo Paese mostra anche situazioni positive, come nel caso delle donne europee. In dodici Paesi del continente (Italia, Grecia, Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Portogallo, Serbia, Francia, Malta), infatti, il loro BMI è leggermente diminuito. Per gli uomini le cose vanno diversamente: l’aumento è stato generale in tutto il mondo.

“Valutare la situazione dell’obesità – dice Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e professore di Igiene e Sanità Pubblica all’Università dell’Insubriaè un obiettivo cruciale. Si tratta di un problema enorme a livello mondiale per la salute dei cittadini. Conoscere quanto sia diffusa, e quanto gli interventi siano efficaci nel ridurne l’incidenza, significa affrontare meglio quella che è una vera e propria emergenza sanitaria. Ed è importante sottolineare che le possibili soluzioni al problema sono a portata di mano: fare più attività fisica, mangiare meno e meglio. In altri termini, meno zuccheri semplici, meno grassi animali e maggiore adesione alla dieta Mediterranea”.

Ma i dati di questo studio indicano anche una importante strada per il futuro: combattere le differenze socioeconomiche tra vari strati della popolazione. “I livelli più bassi – continua Iacoviello – sono quelli che maggiormente stanno risentendo dei cambiamenti. La sfida è grande, ma tutto sommato semplice: fare in modo che tutti i cittadini, indipendentemente dal loro livello di istruzione o da quanto guadagnano, possano condurre una vita sana”.

Lo Studio Moli-sani, con i suoi 25.000 partecipanti, tutti residenti in Molise, ha raccolto dati preziosi che hanno arricchito in modo significativo queste osservazioni condotte in tutto il mondo.

“È un grande contributo quello che la gente del Molise sta dando alla medicina mondiale. – commenta Giovanni de Gaetano, Presidente di Neuromed – È una scommessa partita più di dieci anni fa: fare del Molise un grande laboratorio scientifico, assieme ai cittadini. E offrire risposte ai ricercatori di tutto il mondo”.