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Google cambia l’ecosistema di AdWords

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Novità in vista per la piattaforma pubblicitaria di search marketing Google AdWords. Si tratta di iniziative progettate anzitutto per sostenere le agenzie partner di Google ma anche per incentivare l’ecosistema Internet in Italia.
La prima di tali novità è relativa al programma Gap (Google Advertising Professionals), che si indirizza ai professionisti che gestiscono account AdWords per conto di inserzionisti. Tale programma ha cambiato la denominazione in Google Certification Program e presenta una serie di modifiche relative alla formazione, agli esami, alla certificazione rilasciata e agli strumenti a sostegno dei partecipanti.
In secondo luogo, Google ha attivato il sistema di Ricerca Partner, una directory di partner certificati AdWords consultabile online. L’obiettivo di questo nuovo strumento è aiutare in particolar modo i piccoli e medi inserzionisti a trovare una serie di partner certificati che rispondano ai propri criteri di ricerca e alle proprie esigenze. Per essere incluse nell’elenco dei risultati pertinenti, le agenzie dovranno attivare Ricerca Partner Google nella propria sezione “profilo” raggiungibile dal sito del programma e fornire alcuni dati che mettano in risalto il proprio know-how e le proprie aree di specializzazione.
Infine è disponibile un prezzo preferenziale per l’Api di AdWords, il codice che consente agli sviluppatori di creare applicazioni che interagiscono direttamente con la piattaforma AdWords. La nuova tariffazione prevede che si possa utilizzare gratuitamente l’Api di AdWords sulla base della spesa del cliente, a condizione però che siano soddisfatti alcuni requisiti.
Fonte: http://lazio-side.it/attualita/news/google-cambia-lecosistema-di-adwords.html

La settimana lunga dei prezzi

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di Enrico D’Elia

Il protocollo sulla ristrutturazione della rete distributiva dei carburanti, siglato il 21 aprile al ministero dello Sviluppo economico, oltre a rimandare a futuri provvedimenti strutturali, prevede che i gestori fissino ogni settimana un prezzo che potrà essere solo diminuito nei giorni successivi. (1)
Nel migliore dei casi, si tratta di una misura bizzarra, ma sostanzialmente ininfluente. Nel peggiore, può contribuire a innescare o ad amplificare fluttuazioni dei prezzi e della domanda in un mercato che non ha certo bisogno di essere destabilizzato. L’unico vantaggio è un lieve miglioramento del contenuto informativo e della comparabilità dei prezzi, che indubbiamente agevola le scelte dei consumatori. Tuttavia, la possibilità di effettuare successivi sconti in corso d’opera rende piuttosto evanescente anche questo eventuale modesto guadagno. Per contro, l’accordo sui tetti, se preso sul serio, comporta rilevanti costi amministrativi per controllare ciò che succede realmente nelle circa 23mila pompe sparse in tutta Italia. Se ci si limitasse solo al minimo indispensabile di un paio di visite settimanali, della durata di appena cinque minuti (compresi gli spostamenti dei controllori), sarebbero necessarie oltre 15mila ore di lavoro al mese, con un costo del lavoro stimabile in oltre due milioni di euro l’anno.
PREZZI FISSI, ASPETTATIVE E INFORMAZIONI
Una delle poche cose su cui gli economisti sembrano d’accordo è che, di fronte a uno shock momentaneo o nel corso di un cambiamento strutturale, è meglio che si muovano i prezzi piuttosto che oscillino le quantità scambiate, che di solito si portano dietro costosi aggiustamenti dell’occupazione, delle scorte e degli investimenti. L’accordo appena siglato, invece, introduce ulteriori elementi di rigidità nel sistema dei prezzi. Ma non basta: è almeno dagli anni Settanta che ci si è resi conto che i prezzi vengono fissati secondo meccanismi che “guardano al futuro” e quindi solo eventi inattesi e imprevedibili possono alterarne la dinamica generale , indipendentemente dalle convenzioni sulla pubblicazione dei listini. Quindi, fissare un tetto ai prezzi dei carburanti per un mese o per un anno serve solo trasferire gli aumenti (e le riduzioni) nel tempo, ma non incide minimamente su quei problemi strutturali passati in rassegna anche di recente da Marzio Galeotti, che rendono i carburanti italiani tra i più costosi d’Europa.
In ogni caso, se i gestori o le compagnie dovranno fissare un tetto valido per i successivi sette giorni, saranno naturalmente portati a essere molto “prudenti”, in modo da lasciarsi ampi margini per assorbire eventuali rialzi delle materie prime. In pratica, il “tetto” sui carburanti farebbe la fine delle “condizioni minime” per i servizi bancari o delle tariffe professionali minime, che risultano quasi sempre peggiori di quelle che qualsiasi cliente riesce a spuntare. Come se non bastasse, la pubblicizzazione di prezzi massimi settimanali artificiosamente elevati potrebbe gonfiare le aspettative e i prezzi “di riserva” dei consumatori, contribuendo a spingere ancora più in alto le quotazioni dei carburanti. (2) Le conseguenze potevano essere anche peggiori se l’intervento del presidente dell’Autorità antitrust non avesse scongiurato il pericolo che le compagnie potessero fissare contemporaneamente il prezzo settimanale con evidenti rischi di collusione.
In realtà, la semplice predeterminazione dei prezzi non fornisce alcuna garanzia sulla loro moderazione, come dimostra anche l’andamento delle tariffe amministrate a livello locale e nazionale, che tipicamente variano al massimo un paio di volte l’anno. Ad esempio, l’ultimo rapporto di Indis-Unioncamere segnala come il complesso dei prezzi “regolati” sia aumentato di quasi il 16 per cento negli ultimi cinque anni, contro una inflazione media dell’11,2 per cento, con punte del 21,8 per cento per acqua e rifiuti. (3) Per non parlare dell’andamento di un altro tipico prezzo “prefissato”, ossia le tariffe Rc auto che, dal 1996 al 2009 sono aumentate del 131,3 per cento, contro il 35,3 per cento della zona euro. Insomma, sembra proprio che i tetti periodici non servano a molto e, laddove sono già applicati, possano anche fare qualche danno.
In realtà, se gli elevati prezzi dei carburanti italiani dipendessero solo dalle quotazioni del greggio, non ci sarebbe quasi nulla da fare. Se invece fossero soprattutto il risultato dell’inefficienza e dell’eccessivo potere di mercato di compagnie e gestori, come sostengono in molti, allora sarebbe più semplice scoraggiare gli aumenti con altri mezzi, possibilmente senza ricorrere alle lungaggini della nostra legislazione antitrust. Ad esempio, invece di sbandierare ogni giorno i record toccati dai vari carburanti, si potrebbero rilevare e diffondere i prezzi più convenienti praticati sul mercato, in modo da deprimere i prezzi “di riserva” dei consumatori e schiacciare verso il basso l’intero sistema dei prezzi.
LO SCAMBIO TRA ACCISE E IMPOSTE PROPORZIONALI AI PREZZI
Se invece si preferiscono ricette più tradizionali, si potrebbero tagliare le accise, aumentando nella stessa misura l’Iva sui carburanti, oppure introducendo anche in Italia una carbon tax, che presenterebbe anche il vantaggio di evitare possibili contrasti con la normativa comunitaria in materia di Iva. Oggi, infatti, se il prezzo finale della benzina aumenta di 10 centesimi al litro, le compagnie e il sistema di distribuzione incassano circa 8,3 centesimi in più, al netto delle accise (che non variano con il prezzo) e dell’Iva che pesa per il 20 per cento sul prezzo industriale comprensivo delle accise. Per lo stesso motivo, una riduzione di 10 centesimi del prezzo finale costa ai gestori 8,3 centesimi.
Supponiamo, invece, di tagliare le accise di circa 17 centesimi al litro e di portare l’Iva sui carburanti dal 20 al 40 per cento (strappando il via libera della Commissione europea), oppure di introdurre una imposta ecologica pari al 20 per cento del prezzo industriale. Il prezzo alla pompa rimarrebbe lo stesso, ma, in futuro, un aumento di 10 centesimi frutterebbe ai gestori solo 7,1 centesimi, e una riduzione costerebbe loro 1,2 centesimi meno di prima. Di conseguenza, sarebbe minore l’incentivo ad aumentare i prezzi finali dei carburanti, mentre risulterebbe relativamente più vantaggioso diminuirli. Lo scambio tra accise e imposte proporzionali al valore, come Iva e carbon tax, avvantaggerebbe inoltre i settori e i soggetti che possono “scaricarle”, perché utilizzano i carburanti come semplici input intermedi. Infine, è molto probabile che la rimodulazione delle imposte porterebbe spontaneamente a ridurre la frequenza dei rincari, senza bisogno di protocolli e controlli amministrativi, perché aggiornare continuamente i listini ha un costo sia per le compagnie, sia per i gestori.
L’altra faccia della medaglia di un ridimensionamento delle accise sarebbe naturalmente l’amplificazione degli effetti delle fluttuazioni del Brent e degli altri costi di produzione dei carburanti, nonché dei margini di profitto delle compagnie, ma questi aspetti non possono essere affrontati efficacemente mediante semplici provvedimenti congiunturali.
Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001679.html

Federalismo: Vendola, il Sud non è sprecone

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Il federalismo non è che “una truffa” ai danni del Meridione con cui “si giustifica lo spostamento di soldi al Nord fondandosi esclusivamente sull’argomento che il Sud è sprecone. In questa maniera ogni giorno viene praticato uno scippo nei nostri confronti”. Lo ha affermato in una intervista al Riformista il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che attacca il federalismo e invita le Regioni del Sud a unirsi nella fase dei decreti attuativi.
“Mentre il Nord e’ diventato una lobby potente – afferma Vendola – il Sud si presenta a ranghi sparsi all’appuntamento fondamentale che è quello dei decreti delegati per la concreta applicazione del federalismo. E’ su questo – sottolinea – che dobbiamo lavorare”.
Nessuna ”rivolta sudista”, spiega il Presidente della Puglia, ”non serve il sudismo del Sud. Noi dobbiamo essere i critici più implacabili di noi stessi”. Ciò che serve, prosegue, è “un programma condiviso da tutte le forze politiche, imprenditoriali e del mondo della cultura, per far capire alle lobby nordest che il sud non e’ sprecone”.
Fonte: http://www.regioni.it/newsletter/newsletter.asp?newsletter_data=2010-04-30&newsletter_numero=1567#art5

Approvate le misure a sostegno del reddito

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Martedì 27 la Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge concernente Misure straordinarie per il sostegno del reddito e per la tutela di determinate categorie di lavoratori (C2100 e abb.). Il provvedimento è passato all’esame del Senato.

Mercoledì 28 si è svolto l’esame del disegno di legge recante Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica) (C1441-quater-E).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli ha reso, a nome del Governo, una informativa urgente circa le conseguenze sul traffico aereo determinate dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall’Islanda. E’ seguito un breve dibattito al quale ha partecipato un oratore per gruppo.

Giovedì 29 la Camera ha approvato il disegno di legge recante Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica) (C1441-quater-E). Il provvedimento è passato all’esame del Senato.
Fonte: http://webmaildominiold.aruba.it/cgi-bin/webmail.cgi/To_view_full_html_email_click_here?cmd=itempart-2378∂=0&folder=INBOX&utoken=info!40negozioterminus.it!40localhost!3A143_!7E2-1dfcc96590f8ae250de000_0/To_view_full_html_email_click_here#1

Comunitaria, in dirittura d’arrivo 
la legge di organizzazione

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Dopo il sì della Camera, il disegno di legge, approvato in terza lettura, sarà ora sottoposto in quarta lettura al Senato

Il testo della Comunitaria 2009, inizialmente approvato dalla Camera il 22 settembre 2009 e successivamente dal Senato il 28 gennaio di quest’anno, nel corso dell’iter procedurale si è notevolmente arricchito di nuove disposizioni passando dallo snello disegno di legge iniziale, formato da soli nove articoli, alla versione attualmente approvata che comprende la delega per l’attuazione di una serie di direttive non contemplate in origine. L’attuale formulazione comprende  56 articoli, suddivisi in tre Capi e dagli allegati A e B nei quali sono presenti  le direttive da recepire mediante decreti legislativi. Nell’allegato A sono indicate 10 direttive e 52 figurano nell’allegato B.

La struttura della legge di organizzazione
La sua formulazione consolida gli standard degli ultimi anni, caratterizzati da una ridotta presenza di contenuto sostanziale immediatamente precettivo (la concreta disciplina delle materie oggetto della legge viene rinviata ai decreti legislativi o agli atti amministrativi), confermando i criteri direttivi di massima  presenti nelle ultime. Il progetto di legge disciplina vari settori (lavoro, società, ambiente, sanzioni) in alcune materie ricorrendo allo strumento della delega al Governo, tenuto ad adottare i decreti legislativi, oppure disponendo il diretto adeguamento della legislazione vigente all’ordinamento comunitario.

La lotta contro le frodi e i mezzi di pagamento
Il Capo III attribuisce al Governo tre deleghe per l’attuazione di alcune decisioni quadro adottate nell’ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, riguardanti la lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti; la repressione del favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali; la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei reati ed alle sanzioni applicabili in materia di traffico illecito di stupefacenti. Il Senato ha aggiunto la delega per l’attuazione di una decisione quadro relativamente alla figura della vittima nel procedimento penale.

Il rispetto del principio di sussidiarietà
Nel capo I sono invece previste le disposizioni sulle procedure per l’adempimento degli obblighi comunitari mediante il conferimento di deleghe al Governo per il recepimento delle direttive riportate negli allegati A e B. Le procedure debbono concludersi tassativamente  entro il termine previsto da ciascuna delle direttiva relativamente alle norme recanti sanzioni penali o amministrative conseguenti alle violazioni di obblighi contenuti in provvedimenti comunitari, e per l’adozione di testi unici o codici di settore di coordinamento con disposizioni attuative delle direttive comunitarie. Nell’ultimo passaggio al Senato, in particolare, sono state introdotti cinque articoli di modifica della legge 11/2005 sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea. In particolare assume rilievo  quanto previsto dall’articolo 9, che introduce un articolo 4-quater nella legge 11/2005. Tale disposizione pone in capo al Governo alcuni obblighi di informazione alle Camere “al fine di permettere un efficace esame parlamentare nell’ambito delle procedure previste dai trattati dell’Unione europea, in merito alla vigilanza del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati sul rispetto del principio di sussidiarietà da parte dei progetti di atti legislativi dell’Unione europea”.

Il peso dell’Unione e il ruolo del trattato di Lisbona
La modifica è da ricollegare alle recenti disposizioni introdotte dal Trattato di Lisbona (in vigore dal 1° dicembre 2009) che hanno attribuito ai Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea la facoltà di esercitare un controllo sul rispetto del principio di sussidiarietà da parte delle istituzioni europee, potendo anche bloccare l’adozione di un atto giuridico dell’Unione qualora l’opposizione provenga da una maggioranza qualificata di Parlamenti di Stati membri.

L’attuazione delle direttive nel settore energetico
Nel Capo II sono contenute specifiche disposizioni in materia di recepimento delle direttive nonché principi e criteri di delega legislativa tra cui quello concernente il finanziamento della politica agricola comune e le disposizioni sanzionatorie amministrative per le violazioni di regolamenti comunitari.
Nel corso dell’esame al Senato sono stati inseriti diversi articoli aggiuntivi riguardanti, in particolare, l’attuazione delle direttive nel settore energetico e in quello dei rifiuti, la regolamentazione nei sistemi di pagamento, la remunerazione degli amministratori di società quotate,  il riutilizzo di documenti nel settore pubblico.
Tra le modifiche apportate dalla Camera dei Deputati, in terza lettura, c’è la soppressione all’articolo 25 della previsione che il trattamento economico omnicomprensivo degli amministratori di società quotate non possa superare il trattamento annuo lordo dei membri del Parlamento.

Il recepimento del diritto comunitario
La legge comunitaria 2009, confermando lo standard strutturale delle precedenti, si pone come legge di organizzazione della legislazione nazionale. I processi normativi di recepimento del diritto comunitario saranno realizzati mediante delega all’esecutivo, che adotterà i dovuti provvedimenti (decreti legislativi attuativi, integrativi e correttivi nonché atti regolamentari e amministrativi).

Il profilo storico della legge Comunitaria
Istituita nel 1989 dalla legge n. 86 del 9 marzo 1989, (c.d. legge La Pergola), è attualmente disciplinata dalla legge n. 11 del 4 febbraio 2005 concernente le “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari”. Gli ultimi interventi normativi hanno inciso in modo rilevante sia sulle tecniche di attuazione che nella sostanza del corpus. Anteriormente alla legge di istituzione, infatti, la tecnica di attuazione degli obblighi di adattamento dell’ordinamento interno a quello comunitario si realizzava caso per caso. La riforma “La Pergola” ha, invece, introdotto i principi di adattamento annuale e polifunzionale.

Organizzare la legislazione nazionale
Il periodico adeguamento dell’ordinamento interno a quello comunitario motiva la complessità strutturale del provvedimento. La  legge comunitaria è divenuta, nel tempo, la legge di organizzazione della legislazione nazionale attraverso i vari processi normativi con cui si pone concretamente in essere il recepimento del diritto comunitario mediante delega all’esecutivo (decreti legislativi attuativi, integrativi e correttivi nonché atti regolamentari ed amministrativi che il Governo è tenuto ad adottare).

L’iter procedurale e i passaggi successivi
La legge comunitaria 2009 è giunta in dirittura d’arrivo dopo un iter che, per prassi procedurale consolidata a decorrere dall’anno di approvazione della prima  (il 1990), sfora l’anno di riferimento.
La Camera dei Deputati, con 257 voti a favore, contro i 249 astenuti e due contrari, ha approvato, in terza lettura, il disegno di legge (C2449 -C) recante le “Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee” (Legge comunitaria 2009). Il provvedimento sarà sottoposto, in quarta lettura, al Senato.
Antonina Giordano

Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/dal-mondo/articolo/comunitaria-2009-quasi-al-traguardo-la-legge-di-organizzazione

Comunicazioni di irregolarità, 
assistenza per tutti tramite Pec

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Il servizio è ora utilizzabile anche direttamente dai contribuenti dotati di posta elettronica certificata
E’ passato ormai quasi un anno da quando l’Agenzia delle Entrate ha attivato, in via sperimentale, il servizio di assistenza sulle comunicazioni di irregolarità basato su Posta elettronica certificata (Pec).
Il servizio, inizialmente riservato agli intermediari incaricati della trasmissione delle dichiarazioni, può essere utilizzato per inoltrare richieste di riesame in autotutela degli esiti scaturenti dall’attività di liquidazione automatizzata dei tributi.

Le prime comunicazioni su cui è stato possibile usufruire del nuovo canale sono state quelle relative al modello Unico Società di capitali 2007, inviate nel mese di giugno 2009. Terminata con successo la fase sperimentale, il servizio è stato ora esteso ai contribuenti (purché dotati, ovviamente, di una casella di posta elettronica certificata) con riferimento a tutte le tipologie di modello Unico (Persone fisiche, Società di persone, Società di capitali, Enti non commerciali), al 730 e al 770 (sia semplificato che ordinario).

L’invio delle comunicazioni relative a Unico Società di capitali 2008, iniziato proprio in questi giorni, rappresenta un’occasione per usufruire del nuovo canale di assistenza.

Attualmente, il contribuente viene informato dell’esito dell’attività di liquidazione dei tributi risultanti dalle proprie dichiarazioni:
– direttamente, tramite comunicazione cartacea inviata per raccomandata al domicilio fiscale del contribuente stesso
oppure
– indirettamente, mediante avviso telematico messo a disposizione dell’intermediario incaricato della trasmissione della dichiarazione (attraverso il canale Entratel).

In entrambi i casi, l’intermediario, agendo su delega del contribuente, può fornire all’Agenzia delle Entrate i chiarimenti eventualmente ritenuti necessari al riesame della posizione, utilizzando, in via alternativa rispetto ai consueti canali di assistenza, il seguente indirizzo di posta elettronica:
dc.sac.controllo_automatizzato@pce.agenziaentrate.it
Tale indirizzo può essere ora utilizzato, come detto, anche direttamente dai contribuenti dotati di posta elettronica certificata.
Per una efficiente gestione delle pratiche, è importante che ciascuna richiesta di assistenza abbia ad oggetto una singola comunicazione di irregolarità.
Al messaggio di posta elettronica deve essere allegato l’apposito modulo predisposto per la tipologia di dichiarazione oggetto di controllo, compilato nelle parti di interesse. Nel modulo, sottoscritto dal richiedente (contribuente o intermediario), devono essere indicati gli elementi eventualmente non considerati in sede di controllo automatizzato (ad esempio, un versamento non intercettato), appositamente codificati in un elenco.

Attualmente sono previsti tre diversi moduli, predisposti per i modelli Unico (lo stesso modello può essere utilizzato anche per le dichiarazioni Iva presentate in forma autonoma), 730 e 770, disponibili per gli utenti Entratel e Fisconline, insieme alle relative istruzioni, sul sito dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, alla voce “Assistenza via Pec”.
Copia dei documenti ritenuti utili per il riesame della posizione (ad esempio, ricevute di versamento) possono essere allegati all’e-mail in formato pdf.

Le richieste di assistenza, così pervenute, sono esaminate da operatori specializzati che rispondono nel giro di pochi giorni, sempre tramite posta elettronica certificata, comunicando l’accoglimento oppure il rigetto dell’istanza a seguito del riesame della posizione. Solo nei casi che presentano una complessità tale da richiedere un più approfondito esame di merito, il richiedente viene invitato a rivolgersi ai competenti uffici periferici dell’Agenzia.
Fabio Colaiacovo

Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/comunicazioni-di-irregolarita-assistenza-tutti-tramite-pec

L’Enterprise 2.0 chiamata al salto di qualità

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La buona notizia: la crisi non ha fermato il fenomeno dell’Enterprise 2.0 in Italia. La notizia meno buona: l’Enterprise 2.0 è ancora nella maggior parte dei casi relegata a un ruolo pilota marginale e fatica a sfondare nel cuore dei processi di business. 

Secondo l’indagine Enterprise 2.0, condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunta quest’anno alla terza edizione, le aziende sono molto interessate agli strumenti 2.0: oltre il 90% delle imprese del campione (160 aziende di medie e grandi dimensioni) ha in essere iniziative di Unified Communication & Collaboration (UC&C) ed Enterprise Content Management (ECM) e più della metà (57%) utilizza soluzioni di Social Network & Community (SN&C).
Gli investimenti negli strumenti 2.0 
L’interesse negli strumenti 2.0 è sottolineato dal fatto che il 42% delle aziende prevede un aumento di budget rilevante nei tool di SN&C, il 32% negli strumenti di UC&C e il 31% nelle soluzioni di ECM.
Budget che per ora sono piuttosto modesti sul totale della spesa Ict: si parla infatti di un investimento medio di 110mila euro per le iniziative SN&C, per arrivare ai 225mila e 265mila euro per soluzioni di UC&C ed ECM.
“Il punto – commenta Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Enterprise 2.0 – è che le iniziative raramente escono dalla fase sperimentale. Si assiste a una sorta di “sindrome di Peter Pan”, come se l’Enterprise 2.0 si rifiutasse di crescere”.
L’analisi mette in luce come il livello di maturità delle iniziative sia oggi molto eterogeneo, dove a fianco di casi di successo si trovano molto spesso applicazioni sperimentali o confinate a pochi processi: per esempio strumenti come blog, forum, wiki, podcasting, videosharing mostrano tassi di diffusione interessanti ma con uno scarso livello di maturità e stentano a uscire dalla fase di sperimentazione.
Organizzazione vs tecnologia
Il vero snodo è comprendere che l’Enterprise 2.0 è un fenomeno innanzitutto organizzativo, non tecnologico: gli strumenti 2.0 non fanno altro che abilitare o facilitare nuovi modelli organizzativi (una sorta di Organizzazione 2.0) basati su una leadership diffusa, sulla delega e responsabilizzazione e sulla trasparenza e coerenza.
“Paradossalmente- commenta Stefano Mainetti anch’egli responsabile dell’Osservatorio – bisogna “degegnerizzare” i processi. E se fino a qualche anno fa i Cio dovevano gestire primariamente i dati, adesso sono i processi collaborativi a dover essere supportati”.
Il piano urbanistico dell’informazione
A fronte di questi mutamenti, i sistemi informativi dovranno ovviamente evolvere. “I Cio – spiega Stefano Mainetti, anch’egli responsabile dell’Osservatorio – devono far parte del tavolo dell’Organizzazione 2.0 e devono entrare nell’ottica di accettare (o meglio barattare) un po’ più di libertà per l’utente a fronte dello sviluppo degli strumenti 2.0”. Il professore del Politecnico parla di un vero “piano urbanistico dell’informazione”. Dice Mainetti: “Oggi l’intero presidio dell’architettura Ict non è più possibile, bisogna fare un passo indietro e dare spazio alle persone”.
Sì, ma in quali ambiti? Dall’Osservatorio emerge che i Sistemi Informativi, il Marketing, le Risorse Umane e la Comunicazione interna sono le attività all’interno delle quali gli strumenti 2.0 hanno preso piede. Meno rilevanti sono le iniziative 2.0 in ambito Commerciale, Customer Service e Ricerca e Sviluppo.
Si è notata poi una forte correlazione fra l’uso degli strumenti 2.0 e il settore merceologico dell’azienda. Per esempio le aziende dei servizi (anche Ict), le banche e le assicurazioni stanno iniziando a puntare in modo deciso e sistematico negli strumenti 2.0. Anche l’automotive, il tessile, la Gdo stanno mostrando interessanti trend di crescita (pur con investimenti in valore assoluto più contenuti). Stabili invece i budget nella Pa che ha però investito in modo significativo in questi strumenti per migliorare l’efficienza dei processi fra più sedi. Marginali invece il trend di crescita in settori più tradizionali e meno Ict-intensive quali il metalmeccanico, la logistica, l’alimentare o il chimico/farmaceutico.
Fonte: http://lazio-side.it/attualita/news/lenterprise-20-chiamata-al-salto-di-qualita.html

Consegna 730 al sostituto, si chiude. Entro maggio, a Caf e professionisti

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Nessuna documentazione va prodotta da chi presenta il modello al datore di lavoro o all’ente pensionistico

Ultime ore per affidare il 730/2010 alle cure del sostituto d’imposta che ha comunicato di voler prestare assistenza fiscale. La scadenza per la presentazione del modello semplificato della dichiarazione dei redditi è infatti fissata al 30 aprile.
Assistenza fiscale: per i sostituti una facoltà, non un obbligo
I titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati possono consegnare il modello 730 al proprio sostituto d’imposta solo se quest’ultimo ha espresso la volontà di prestare assistenza fiscale (articolo 37, comma 1, Dlgs 241/1997). Per tale attività, ai sostituti d’imposta (ad esclusione delle Amministrazioni dello Stato, della Camera, del Senato, della Corte costituzionale e della Presidenza della Repubblica) spetta un compenso, riconosciuto sotto forma di riduzione dei versamenti delle ritenute effettuate dagli stessi sostituti.
Ma il conguaglio è obbligatorio
Se prestare assistenza fiscale ai propri sostituiti per adempiere all’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi tramite modello 730 è una libera scelta, il discorso cambia per quanto riguarda le operazioni di conguaglio. Infatti, tutti i sostituti d’imposta, compresi quelli che hanno deciso di non prestare assistenza fiscale, sono obbligati a “monetizzare” i risultati contabili delle dichiarazioni elaborate dai Caf e dai professionisti abilitati e che sono stati loro trasmessi, entro il 30 giugno, tramite i modelli 730-4. In particolare, i sostituti d’imposta devono effettuare il rimborso degli importi a credito e trattenere le somme a debito sulle retribuzioni di luglio, mentre gli enti pensionistici eseguono le stesse operazioni sulla prima rata di pensione erogata a partire dal mese di agosto o di settembre.
Nessun documento al sostituto
Chi decide di avvalersi dell’assistenza fiscale del proprio sostituto d’imposta deve consegnargli: il modello 730, compilato e sottoscritto, con indicazione anche dei dati che riguardano lo stesso sostituto (redditi erogati, eventuali acconti trattenuti), e la scheda modello 730-1 per la scelta della destinazione dell’8 per mille e del 5 per mille dell’Irpef.
La consegna del 730 al sostituto d’imposta presenta l’ulteriore vantaggio, rispetto alla presentazione del modello a un Caf o a un professionista abilitato, che non va prodotta alcuna documentazione comprovante i dati dichiarati. Tutti i documenti e i certificati “giustificativi”, però, devono essere conservati fino al 31 dicembre 2014 ed esibiti, se richiesti, ai competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate.
Cosa succede dopo la consegna del 730
Il sostituto, a seguito della presentazione del modello 730, rilascia all’assistito un’apposita ricevuta (“modello 730-2 per il sostituto d’imposta”). Se durante le operazioni di liquidazione riscontra anomalie tali da determinare l’interruzione dell’assistenza fiscale, informa della circostanza l’interessato, che in tal caso sarà tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi attraverso il modello Unico.
Quando invece è tutto ok, il sostituto, entro maggio, rilascia una copia della dichiarazione elaborata e il relativo prospetto di liquidazione (modello 730-3). A questo punto, è opportuno che il contribuente verifichi tempestivamente la presenza di eventuali errori commessi dal sostituto per far apportare le opportune modifiche: la trasmissione telematica di tutti i dati all’Agenzia delle Entrate deve avvenire entro il 30 giugno. Poi, come già visto, nei mesi successivi (tra luglio e settembre), gli effetti pratici in busta paga.
Entro maggio l’alternativa al sostitutoChi non può o non vuole avvalersi dell’assistenza fiscale del sostituto d’imposta, ha tempo fino al 31 maggio per rivolgersi ad un Caf o ad un professionista abilitato. In questo caso, però, deve attrezzarsi con la dovuta documentazione per consentire la verifica dei dati esposti in dichiarazione. In particolare, vanno prodotte le certificazioni delle ritenute (modello Cud e certificati dei sostituti d’imposta per le ritenute sui redditi di lavoro autonomo occasionale, di capitale, eccetera) e la documentazione relativa agli oneri deducibili e/o detraibili (fatture, ricevute, contratto di compravendita e contratto di mutuo per gli interessi passivi, polizza di assicurazione sulla vita, eccetera). Da documentare anche gli eventuali acconti d’imposta effettuati direttamente dal contribuente e l’eccedenza evidenziata nella precedente dichiarazione, per la quale è stato chiesto il riporto in quella successiva.

Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/consegna-730-al-sostituto-si-chiude-entro-maggio-a-caf-e-professionisti

Parametri 2010: on line il software 
per i calcoli non “di settore”

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L’applicativo permette di quantificare ricavi e incassi di aziende e professionisti non sottoposti agli studi
On line il prodotto “Parametri 2010”. Il software aggiornato permette ai contribuenti che esercitano attività di impresa, o arti e professioni per le quali non sono approvati gli studi di settore, di determinare i ricavi o compensi. “Parametri 2010” è utilizzabile anche da coloro che svolgono attività ricomprese in studi di settore approvati, per le quali operano condizioni di inapplicabilità non estensibili ai parametri.

Il sistema di calcolo utilizzato dal software si basa sulle variabili contabili specifiche dell’attività svolta dal contribuente e sulla combinazione di diverse tecniche statistico-matematiche. L’applicativo informatico utilizza i valori delle variabili per individuare i “parametri di riferimento” da impiegare per il calcolo del maggior ricavo o del maggior compenso.

Anche quest’anno l’Agenzia ha predisposto un servizio di assistenza telefonica, al numero verde 800279107, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18 e il sabato dalle 8 alle 14. Il servizio di assistenza è a disposizione dei contribuenti che incontrano difficoltà sia nell’istallazione del software sia nella gestione del prodotto stesso. Gli operatori raccoglieranno le richieste di chiarimenti di carattere normativo o relativi all’interpretazione dei parametri che saranno vagliate dal Fisco.

Il programma è scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate nel box “Strumenti”, sezione “Studi di settore”, nella cartella software (Gerico – Parametri).
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/parametri-2010-line-il-software-i-calcoli-non-di-settore

Una Pec gratuita per i cittadini, una PA con meno burocrazia

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Dal 26 aprile cinquanta milioni di cittadini italiani possono attivare la propria casella di Posta elettronica certificata. Senza alcuna spesa. La Pec inviata avrà il valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno. La potranno richiedere tutti i maggiorenni con codice fiscale seguendo le indicazioni sul portale link
Con il servizio di Posta Certificat@ si apre un nuovo percorso nel rapporto tra cittadino ed enti pubblici. La Pec avrà una memoria da 500 mega e permetterà al cittadino di “dialogare in maniera certificata non solo con la P.A., ma anche con le public utilities, le società gestrici di luce e gas”, ha affermato il ministro Brunetta al momento del lancio, incentivando gli uffici a regolare le pratiche e adeguarsi alle normative.
Ci sono infatti ancora tanti casi di Pubbliche Amministrazioni non ancora in regola con gli obblighi di legge (vedi la circolare) sulla pubblicazione degli indirizzi di Posta certificata sul proprio sito istituzionale e nell’Indice delle PA (link).
Tuttavia, rispetto a qualche giorno fa, quando la problematica era stata sollevata, la situazione è migliorata grazie ai ripetuti solleciti di DigitPA e Formez, e alle verifiche avviate dal Ministero dell’Innovazione e dall’Ispettorato della Funzione Pubblica. L’elenco delle PA che hanno il servizio attivo è on line sul sito del Ministero.
Secondo i dati più aggiornati sarebbero 16 mila i cittadini che sono riusciti a completare la registrazione per avere la casella di Posta certificata in questi giorni (vedi le indicazioni su come richiedere la PostaCertificat@ al cittadino). I contatti al call center solo per informazioni e richieste sono stati oltre 400 mila. Del resto il battage pubblicitario è stato enorme, con conferenze stampa, video spot e una campagna televisiva molto efficace.
Gli italiani sembrano quindi molto interessati ad averla, segno che il percorso per una digitalizzazione della PA e un risparmio di tempo agli sportelli  sono un desiderio di tutti. Ora tocca al Ministero, a Telecom e Poste non deludere le aspettative, a rendere più chiare le procedure di iscrizione per esempio (alcuni cittadini lamentano le difficoltà operative) e aprire davvero un corso epocale in cui la burocrazia e le file allo sportello per partecipare a concorsi, ottenere certificati o prenotare visite mediche siano veramente una cosa d’altri tempi.
Per tutto questo, però, c’è bisogno anche di lavorare sul potenziamento della banda larga (problema sollevato anche da Galateri di Genola, presidente Telecom), che dopo gli annunci della Presidenza della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati di una Roadmap per la digitalizzazione del paese presenta comunque grosse lacune sul territorio. La banda larga è una realtà per appena il 39% delle famiglie italiane (contro una media Ue del 56%) con circa 2,3 milioni di cittadini privi di copertura o con problemi di accesso alla rete. Per loro la Pec sarà ancora un miraggio, almeno per il momento.
Fonte: http://lazio-side.it/attualita/news/una-pec-gratuita-per-cittadini-una-pa-con-meno-burocrazia.html