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Se l’Ai fa l’oculista, ‘batte i medici sui disturbi degli occhi’

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(Adnkronos) – L'intelligenza artificiale passa l'esame da oculista. Nell'inquadrare un problema agli occhi, stilando una diagnosi e prospettando possibili terapie, "l'Ai batte i medici". O almeno i dottori non specialisti. E' la conclusione di uno studio che ha messo alla prova il maxi-modello linguistico Gpt-4, un upgrade di ChatGpt, confrontandolo con medici in diversi step di carriera: dal generalista all'oculista tirocinante, fino all'oftalmologo più esperto. Il lavoro è pubblicato su 'Plos Digital Health'.  Ecco l'esperimento. Ai camici bianchi in carne e ossa sono stati sottoposti 87 casi-scenario, relativi a pazienti con uno specifico problema oculare, ed è stato chiesto loro di inquadrare il disturbo fornendo una diagnosi o un consiglio terapeutico scegliendo fra 4 opzioni. Nel test "Gpt-4 ha prodotto risultati significativamente migliori rispetto ai giovani medici non specializzati, che avevano una conoscenza dell'occhio paragonabile a quella dei medici di base". Ha incassato invece "punteggi simili a quelli degli oculisti tirocinanti ed esperti, anche se i medici" veri "che hanno ottenuto i risultati migliori si sono guadagnati punteggi più alti". Ipersensibilità alla luce, calo della vista, lesioni oculari, prurito o dolore agli occhi: le domande vertevano su un'ampia gamma di problemi ed erano tratte da un testo utilizzato per valutare oculisti in tirocinio, non disponibile su Internet e quindi difficilmente già 'letto' dall'Ai in fase di addestramento.  "I modelli linguistici di grandi dimensioni probabilmente non sostituiranno gli operatori sanitari", tengono a precisare gli autori guidati da Arun Thirunavukarasu, in forze presso la School of Clinical Medicine dell'università di Cambridge (Uk) ai tempi della ricerca, oggi all'Oxford University Hospitals – Nhs Foundation Trust. Però "potrebbero essere utili per proporre diagnosi e offrire suggerimenti in contesti ben controllati come il triage dei pazienti, oppure dove le possibilità di accedere a operatori sanitari specializzati sono limitate".  "Potremmo realisticamente utilizzare l'intelligenza artificiale per valutare i pazienti con problemi agli occhi – spiega Thirunavukarasu – per decidere quali casi sono emergenze", cioè pazienti "che devono essere visitati immediatamente da uno specialista, quali possono essere visti da un medico di famiglia e quali non necessitano di cure". Inoltre, "con un ulteriore sviluppo – aggiunge l'autore principale dello studio – modelli linguistici di grandi dimensioni potrebbero anche consigliare i medici di base che hanno difficoltà a ottenere suggerimenti tempestivi dagli oculisti". Gli scienziati ritengono la nuova ricerca superiore a quelle analoghe condotte finora, perché l'Ai si è misurata direttamente con i medici. Gli studiosi hanno testato anche altri modelli (Gpt-3.5, PaLM2 e LLaMA), ponendo loro le stesse domande, ma Gpt-4 è quello che ha dato le risposte più accurate.  Anche guardando a un futuro in cui i sistemi di intelligenza artificiale saranno ancora più sofisticati, "penso che i medici continueranno ad essere responsabili della cura dei pazienti", è convinto Thirunavukarasu. "La cosa più importante – conclude – è dare ai pazienti la possibilità di decidere se vogliono che i sistemi informatici siano coinvolti nel loro processo di cura o meno. Sarà una decisione individuale che ciascun paziente prenderà". —[email protected] (Web Info)

European Cancer Organisation, ‘in Italia serve migliorare screening, ecco come’

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(Adnkronos) – Prima si scopre un cancro, migliore è la possibilità di cura. Ma in Italia sugli screening per la diagnosi precoce i dati sono allarmanti e le differenze regionali elevate. Per il tumore al collo dell'utero, per esempio, meno del 40% della popolazione target in Italia è sottoposta a screening, rispetto a una media Ue del 56%. Nel nostro Paese non ci sono programmi per il cancro al polmone e alla prostata nonostante i recenti investimenti. Sul tumore al seno il divario tra Nord e Sud Italia è ampio, con un tasso del 23% della copertura per la popolazione target in meridione, contro il 63% al Nord. Infine, per il colon-retto solo il 77% della popolazione viene invitata allo screening e in regioni come la Sicilia meno del 20% si avvale di questa opportunità. Sono i dati del nuovo 'Report nazionale per l'Italia' dell'European Cancer Organisation (Eco), redatto in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi e presentato oggi in un evento a Roma al Senato.  Nel corso dell'incontro si è parlato dello sviluppo di metodi innovativi per migliorare, promuovere e rendere accessibile a tutti i cittadini la diagnosi precoce del cancro. Secondo gli esperti, le ragioni alla base della scarsa diffusione degli screening sono molteplici, "ma queste lacune contribuiscono a spiegare perché in Italia i pazienti vengono diagnosticati quando sono già in stadi più avanzati del tumore, rispetto al resto d'Europa. Ciò ha un impatto diretto sugli esiti e sulle possibilità di sopravvivenza dei pazienti".  L'Eco ha dunque illustrato una serie di raccomandazioni specifiche, tratte dal suo 'Manifesto europeo contro il cancro per il 2024', evidenziando le migliori pratiche che possono essere utilizzate a livello nazionale. Queste proposte riflettono le esperienze e le prospettive raccolte negli ultimi 5 anni rispetto alle politiche per la lotta contro il cancro promosse dall'Unione europea. Le raccomandazioni sottolineano la necessità di migliorare la consapevolezza nel pubblico, condividendo più informazioni sui sintomi e gli allarmi precoci causati dal cancro. Necessario poi promuovere un migliore accesso ai servizi sanitari e ai programmi di screening, compreso il potenziamento delle capacità nell'assistenza primaria, per un'attenzione medica tempestiva. Utile, inoltre, pubblicare resoconti periodici sui progressi compiuti nell'attuazione delle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea sullo screening dei tumori, per supportare l'implementazione a livello regionale e nazionale. Fondamentale monitorare i gruppi ad alto rischio, come le persone affette dai virus dell'epatite B ed epatite C, capaci di causare cancri. E ancora: serve fornire solide infrastrutture di dati per i programmi di screening e standard comuni per consentire una comparabilità efficace. Infine, è necessario stimolare l'innovazione tecnologica per sostenere migliori pratiche e prestazioni di screening (ad esempio attraverso l'uso dell'auto-campionamento). Durante l'incontro di oggi si è anche parlato di altri elementi critici per la prevenzione, come la crisi del personale italiano in oncologia e l'importanza della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (Hpv) come metodo efficace contro il cancro del collo dell'utero e del pene, e altri tipi di tumore, sia nelle donne sia negli uomini. —[email protected] (Web Info)

Tumori, effetto restrizione calorica su terapie, italiano primo studio al mondo

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(Adnkronos) – Il potere terapeutico del digiuno contro il cancro. Parte in Italia "il primo studio al mondo" che valuterà gli effetti della restrizione calorica – confrontata con un'alimentazione sana e bilanciata, ma non restrittiva – sulle pazienti candidate a ricevere un trattamento chemio-immunoterapico pre-chirurgico contro il tumore al seno triplo negativo. Il più cattivo dei carcinomi mammari, che colpisce il 10-15% delle malate di cancro al seno. Il trial permetterà di chiarire non solo l'impatto della restrizione calorica sul tumore, rispetto a uno schema dietetico differente, ma consentirà anche di analizzare come il 'simil-digiuno' influenza gli esiti delle cure farmacologiche. Lo studio, coordinato dall'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, durerà 2 anni; si chiama Breakfast-2 e arruolerà circa 150 donne dai 18 ai 75 anni. Dodici i centri coinvolti nella Penisola. Fra le peculiarità del progetto c'è anche l'utilizzo di una web-app che manterrà pazienti e medici in contatto diretto via chat. "L'avvio di questo studio rappresenta un momento storico importante per il nostro team di ricerca – afferma Filippo de Braud, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int, professore ordinario all'università Statale di Milano – Lo schema nutrizionale di restrizione calorica è sempre il medesimo dal 2016 e in questi 8 anni è stato l'oggetto di studi che hanno coinvolto in totale più di 250 pazienti, prevalentemente con tumore al seno. Abbiamo dimostrato che con questo approccio è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, 'potenziando' le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora siamo in una fase successiva della sperimentazione, in cui stiamo valutando l'impatto di questo programma nutrizionale sull'attività antitumorale dei trattamenti farmacologici". Nel caso specifico, di un trattamento a base di 4 chemioterapici e un immunoterapico, somministrato prima dell'intervento chirurgico a pazienti con cancro al seno triplo negativo in stadio precoce (II-III). "Lo studio Breakfast-2 rappresenta una sfida interessante perché, per la prima volta – evidenzia Giovanni Apolone, direttore scientifico della Fondazione Irccs Int – l'approccio nutrizionale viene valutato in uno studio che prevede un braccio di controllo, come comunemente effettuato negli studi. E' fondamentale sottolineare anche la presenza della web-app, che recepisce il concetto dei patient-reported outcomes, essenziali per il nostro istituto, che ha da sempre nella sua missione il benessere del paziente". Lo schema di restrizione calorica ciclica – ricordano dall'Int – prevede 5 giorni di regime alimentare a base di cibi e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, che viene ripetuto ogni 3 settimane. Nel braccio di controllo del nuovo trial, l'alimentazione raccomandata è basata invece sull'utilizzo di un'ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana, come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali (Word Cancer Research Fund; European Code Againist Cancer; America Cancer Society). Tutte le pazienti di Breakfast-2 seguiranno la chemio-immunoterapia pre-chirurgica. "E' la prima volta che combiniamo uno schema terapeutico così complesso con un programma nutrizionale che prevede la restrizione calorica – dice Claudio Vernieri, medico oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int, ricercatore di UniMi e Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) – Lo scopo è di valutare se l'approccio di restrizione calorica è sicuro, ben tollerato e, soprattutto, se è in grado di aumentare l'attività antitumorale della chemioimmunoterapia. Alle donne arruolate nel braccio di controllo verrà proposto un programma nutrizionale che è il miglior comportamento alimentare ad oggi noto. Queste pazienti – precisa – verranno monitorate dal punto di vita oncologico e nutrizionale con la stessa frequenza e modalità delle pazienti arruolate nel braccio sperimentale. Dunque anche queste pazienti trarranno beneficio dall'adesione allo studio". Tutte le pazienti reclutate nello studio Breakfast-2 verranno seguite anche tramite una web-app realizzata dai ricercatori dell'Int in collaborazione con Eurama Precision Oncology. "La web-app è stata disegnata sulla base dell'esperienza maturata con le donne coinvolte nei nostri precedenti studi – illustra Francesca Ligorio, oncologo medico presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int e ricercatrice Ifom – Alla app possono avere accesso anche i diversi team dei centri coinvolti, ma è l'Int a prestare l'assistenza alle pazienti in caso di necessità o dubbi", con i suoi oncologi e nutrizionisti. "Il vantaggio è che ci permette di avere in tempo reale un'idea globale sull'andamento dello studio, sull'aderenza delle pazienti al trattamento, sugli eventuali effetti collaterali e sullo stato di salute di ogni persona coinvolta, senza passaggi intermedi". Tra gli obiettivi dello studio c'è anche la ricerca di biomarcatori molecolari. "Valutiamo l'evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale, e l'associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali – conclude Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata dell'Int e presidente di Eurama Precision Oncology – Le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti e, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l'efficacia di questo approccio terapeutico". —[email protected] (Web Info)

Kinsella e il cancro al cervello, cos’è il glioblastoma che l’ha colpita

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(Adnkronos) – "Alla fine del 2022 mi è stato diagnosticato il glioblastoma, una forma di cancro al cervello aggressivo. Non l'ho condiviso prima perché volevo assicurarmi che i miei figli fossero in grado di ascoltare ed elaborare queste notizie nella privacy e adattarsi alla nostra 'nuova normalità'". Inizia così il racconto affidato ai social dalla scrittrice britannica Sophie Kinsella, che ha voluto rendere pubblica la sua malattia spiegando di essere stata presa in carico da un team dell'University College Hospital di Londra e di aver subito un intervento chirurgico che è andato bene. A seguire "radioterapia e chemioterapia, che è ancora in corso", ha aggiunto l'autrice di 'I Love Shopping'.   Il glioblastoma è il più comune dei tumori maligni del cervello e in Italia colpisce circa 1.500 persone ogni anno, riferisce l'Osservatorio malattie rare (Omar). Questa neoplasia si sviluppa a partire dalle cellule gliali, che svolgono importanti funzioni di sostegno e nutrizione delle cellule nervose, approfondisce una scheda pubblicata online sul sito dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano. Questo tumore può insorgere in qualsiasi parte del cervello "ed è generalmente caratterizzato da un rapido accrescimento e dalla capacità di infiltrare il tessuto circostante", si legge. Anche gli esperti dell'Istituto clinico Humanitas ne evidenziano l'aggressività. Nella 'famiglia' dei tumori gliali, fa parte della classe degli astrocitomi, che sono l'85% circa di tutti i gliomi dell'adulto. Nel mondo i nuovi casi ogni anno sono circa 40mila.   I sintomi del glioblastoma, elenca il San Raffaele, variano a seconda della posizione nel cervello: mal di testa; nausea; vomito; debolezza; difficoltà di equilibrio; problemi di vista o udito; difficoltà di memoria e di linguaggio; crisi epilettiche; cambiamenti di personalità. E' possibile inoltre che il glioblastoma esordisca in maniera simile ad un ictus, con un deficit neurologico improvviso, solitamente secondario al sanguinamento acuto della lesione. I fattori di rischio del glioblastoma includono l'età avanzata, l'esposizione a radiazioni ionizzanti, la presenza di determinate mutazioni geniche, la storia familiare di tumori cerebrali. Tuttavia, la maggior parte dei casi si verificano in assenza di fattori di rischio noti. Il sospetto di una lesione gliale di alto grado viene posto solitamente con la risonanza magnetica. La diagnosi è istologica e richiede un prelievo del tumore mediante un intervento neurochirurgico.   La ricerca è al lavoro per migliorare i trattamenti disponibili per questo tumore. Attualmente il glioblastoma può essere affrontato con un triplice approccio: chirurgia per rimuovere il tumore, chemioterapia con temozolomide e radioterapia, spiega la Fondazione Veronesi, che aggiunge: "Ultimamente alcuni studi hanno dimostrato, in un sottogruppo di tumori, l'efficacia seppur parziale dell'immunoterapia. Strategie di cura che comunque non hanno mai migliorato sensibilmente il dato della sopravvivenza".  Questa è una malattia che colpisce prevalentemente le persone dopo i 50 anni. E purtroppo, nonostante le terapie, l'aspettativa di vita resta bassa. Ciò accade perché il glioblastoma presenta tassi di recidiva molto elevati. E quando il tumore si ripresenta è spesso resistente alle terapie. Gli scienziati puntano ad approfondire proprio a cosa è dovuta la scarsa risposta alle terapie che caratterizza molti casi, con l'obiettivo di arrivare a trattamenti più mirati e di allungare la sopravvivenza. E si lavora a terapie sperimentali, che è la missione anche di scienziati italiani attivi sia nel Belpaese che all'estero. Scienziati come Antonio Iavarone e Angelo Vescovi, che hanno all'attivo diverse pubblicazioni scientifiche al riguardo.   —[email protected] (Web Info)

La storia di Pinky, bruciata dal marito e oggi rinata grazie al progetto RigeneraDerma

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(Adnkronos) – La violenza di genere non si ferma. Oltre al dato spaventoso dei femminicidi, ben 13 dall'inizio del 2024, ce n'è un altro che fa ugualmente paura: quello delle donne che provano a liberarsi da un partner violento che infligge loro, come 'punizione', cicatrici sul volto e sul corpo. Ogni cicatrice, oltre al danno funzionale, porta con sé il trauma psicologico e relazionale e la convinzione di non poter avere una vita sociale normale. Anche Pinky, donna di origini indiane cresciuta nel nostro Paese, porta sul volto e sul collo le cicatrici che le ha inflitto l'ex marito, un uomo indiano impostole dalla sua famiglia di origine. Dopo le nozze tutto sembra scorrere in modo relativamente sereno e la coppia dà alla luce due figli. Ma iniziano i soprusi ai danni di Pinky, che culminano con l'evento che cambierà per sempre la sua vita: una sera il marito la cosparge di Diavolina liquida e la brucia davanti ai figli di 2 e 5 anni. A distanza di anni da quel drammatico evento, la donna ha iniziato un percorso terapeutico di 12 sedute con Biodermogenesi*, i cui risultati sono stati presentati oggi in occasione di una conferenza stampa presso la sede del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell'Università di Verona. "La storia di rinascita di Pinky si affianca a quella di Filomena Lamberti e Maria Antonietta Rositani che, proprio come lei, hanno beneficiato delle cure gratuite di RigeneraDerma", spiega l'azienda in una nota. "Il progetto nasce da un'idea di Maurizio Busoni, ricercatore, docente del master di Medicina estetica dell'università di Camerino e dell'università di Barcellona. Il progetto, che è stato presentato già due volte alla Camera dei deputati, si pone un nobile obiettivo: riparare il danno funzionale per migliorare la vita delle donne vittime di violenza di genere. E lo fa offrendo a 500 persone la cura gratuita delle cicatrici con Biodermogenesi, la metodologia per la rigenerazione dei tessuti cutanei, 100% italiana, presente in 32 Paesi nel mondo". Partner del progetto RigeneraDerma è l'università di Verona che vede impegnati in prima linea Andrea Sbarbati, direttore della sezione di Anatomia e istologia, e Sheila Veronese, ingegnere del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento. 
"La cura delle cicatrici – sottolinea Sbarbati – rappresenta una sfida per la medicina, in quanto le terapie attualmente a disposizione non sempre consentono la guarigione dei tessuti lesionati. Il nostro gruppo di lavoro è da tempo impegnato nello sviluppo di terapie innovative in grado di limitare i danni sia estetici, sia funzionali legati alla presenza di cicatrici. In particolare, le numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali prodotte testimoniano come l'approccio mediante la terapia con campi elettromagnetici e vacuum rappresenti un efficace metodo per il trattamento di queste patologie. Gli aspetti etici di questa ricerca sono evidenti e, anche se rappresentano ovviamente solo una goccia nel mare di un problema ben più vasto, è comunque importante che la comunità scientifica si impegni su questi temi". "Pinky è venuta alla nostra attenzione per delle ustioni diffuse al viso e al collo, presenti ormai da qualche anno – racconta Sara Zecchetto, specialista in Medicina interna e medico estetico, che ha erogato le terapie pro bono – Dopo l'incidente ha subito numerosi interventi chirurgici, grazie ai quali ha recuperato in parte la regolare fisionomia del volto. Permaneva però tessuto cicatriziale fibrotico e deturpante nella parte medio-inferiore del volto e al collo. La cicatrice era molto ampia e le procurava un deficit di movimento del collo, con conseguente contrattura posturale della schiena. Per trattare le cicatrici, nell'ambito del progetto RigeneraDerma, le è stato offerto un ciclo di sedute gratuito con metodologia Biodermogenesi, che si basa sull'utilizzo di onde elettromagnetiche e vacuum. Questa metodologia ha dimostrato, grazie a numerosi studi scientifici, di rigenerare i tessuti cutanei. Le sedute effettuate sono state 12, una a settimana. Il trattamento è stato ben tollerato. Seduta dopo seduta abbiamo osservato un progressivo ammorbidimento dei tessuti e un assottigliamento delle cicatrici. E' migliorata la postura e si è attenuata la contrattura alle spalle, secondaria alla cicatrice. Completato il ciclo di trattamenti, Pinky ha recuperato, inoltre, maggiore serenità nella sua vita".  "Ho valutato Pinky prima e dopo aver eseguito il trattamento delle cicatrici che ha sul viso e sul collo – afferma Alessandro Picelli, professore associato di Medicina fisica e riabilitativa presso il Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell'Università di Verona e vicepresidente della Società italiana di riabilitazione neurologica – Alla prima visita mi ha riferito una importante riduzione della qualità di vita ed una grande difficoltà nel dormire a causa del senso di fastidio e di peso che sentiva". "C'era una limitata possibilità di muovere il collo in tutte le direzioni associata a dolore – rimarca Picelli – Ho potuto inoltre osservare una aumentata rigidità delle aree cicatriziali grazie all'utilizzo di un particolare tipo di ecografia, detto elastonografia, che è in grado di misurare l'elasticità di un tessuto biologico. Strumenti di valutazione come questo sono già stati applicati in studi eseguiti collaborando col professor Sbarbati e l'ingegnere Veronese nell'ambito delle attività del Centro di ricerca in Riabilitazione neuromotoria e cognitiva, afferente alla sezione di Medicina fisica e riabilitativa del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, e diretto dal Nicola Smania. Alla visita di controllo eseguita al termine del ciclo di trattamento è stato possibile osservare un significativo miglioramento di tutti i parametri esaminati, con un conseguente effetto positivo sulla qualità di vita di Pinky, che ora riesce addirittura a dormire per tutta la notte".  "All'inizio – dice Pinky – ero molto dubbiosa: non credevo che, grazie ai trattamenti, avrei ottenuto miglioramenti. Anche a livello psicologico non è stato semplice, poiché trattare le cicatrici mi riaccendeva i ricordi e il conseguente trauma. Quando ho iniziato il ciclo di cure avevo difficoltà nel muovere il collo e non riuscivo a rotearlo completamente. Sentivo la pelle che tirava, al punto tale che di notte non riuscivo a dormire, perché non trovavo una posizione comoda. Una seduta di Biodermogenesi dopo l'altra ho visto i primi risultati. Oggi sento la pelle più morbida e non tira più come prima. Sebbene non sia ancora perfetta, la mobilità del collo è migliorata di molto e adesso la notte dormo. Durante i primi trattamenti avvertivo un minimo di fastidio che man mano è scomparso. Ho iniziato a percepire il trattamento come un massaggio, senza fastidio né dolori, anzi come una sensazione piacevole e rilassante. Con la dottoressa Zecchetto si è creato un bellissimo rapporto: in lei, oltre all'elevata professionalità, ho trovato sempre conforto. Dopo tanti anni ho ritrovato la speranza". "Pinky è solo una delle tante persone che abbiamo trattato e stiamo trattando con Biodermogenesi – dichiara Busoni – forse più mediatica di altre, ma con le medesime cicatrici fisiche e psicologiche che incontriamo tutte le volte. RigeneraDerma ci mette di fronte persone devastate da coloro che dichiaravano di amarle. Il nostro obiettivo è aiutarle giorno dopo giorno a ritrovare fiducia in sé stesse e negli altri, intraprendendo un percorso destinato a migliorarne le cicatrici, a mitigarne le conseguenze psicologiche e a migliorare il loro livello di qualità della vita". Che cosa può fare l'università contro le violenze di genere? Per Veronese "la risposta è 'divulgare'. La partecipazione a questo progetto è stata fortemente voluta, in primis perché eravamo consapevoli delle potenzialità della terapia Biodermogenesi nella rigenerazione dei tessuti cicatriziali, ma anche per dimostrare che tutti possono fare qualcosa. E' importante parlare di queste situazioni e promuovere trattamenti che permettano un miglioramento della qualità della vita di queste persone. Il recupero funzionale è fondamentale per rendere più facile tutti gli aspetti della vita di una persona, sia nell'ambito domestico, ma soprattutto nell'ambito lavorativo, perché può permettere di avere una vita lavorativa normale. Non è secondario il recupero estetico, perché è stato dimostrato da numerosi studi quanto un danno, soprattutto al volto, generi dei correlati psicologici importanti. Abbiamo intenzione di pubblicare i risultati ottenuti da Pinky perché in letteratura ci sono pochi studi che parlano dei danni fisici, reversibili e non, che le violenze di genere causano, e ancora meno che documentano terapie efficaci per risolvere o mitigare questi danni. Sembra quasi un tabù. Ed è ora, per il bene di queste persone, che lo violiamo".  Oltre alle donne vittime di violenza, RigeneraDerma è aperta a persone di entrambi i sessi, economicamente svantaggiate. Le terapie saranno erogate interamente pro-bono nei centri con metodologia Biodermogenesi che aderiscono all'iniziativa su tutto il territorio nazionale. —[email protected] (Web Info)

Si sente male su volo Torino-Lamezia Terme, morto giovane passeggero

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(Adnkronos) – Tragedia questa mattina all’aeroporto di Torino Caselle dove un uomo trentenne è morto dopo essersi sentito male mentre era in volo dal capoluogo piemontese verso Lamezia Terme.  Secondo una prima ricostruzione, la vittima, che si trovava in compagnia della moglie, si sarebbe sentito male quando era a metà del tragitto e avrebbe ricevuto un primo soccorso a bordo mentre il comandante ha invertito la rotta e fatto rientro nello scalo torinese per un atterraggio di emergenza. All’arrivo, si apprende dalla Sagat, la società che gestisce l’aeroporto, l'aereo era atteso in pista dall'ambulanza aeroportuale e dal personale medico aeroportuale.  Medico e infermiere sono saliti immediatamente a bordo dell'aereo e hanno prestato soccorso ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare, il passeggero è deceduto. La moglie colpita da malore è stata accompagnata in ospedale.  —[email protected] (Web Info)

Engineering al 5G&CO, driver strategico per lo sviluppo del settore telco e media

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(Adnkronos) – L’AI al centro dello sviluppo del settore Telco e Media attraverso una costante integrazione con le tecnologie di frontiera come il 5G, per creare ecosistemi digitali ad alte prestazioni, sicuri e capaci di offrire servizi sempre più immersivi e di abilitare soluzioni che portano benefici reali ai cittadini. È questo uno dei messaggi chiave che Engineering, azienda leader nei processi di digitalizzazione per aziende e Pa, ha portato al 5G&Co, conferenza promossa dal Cnit, in programma a Roma il 16 e 17 aprile. Nel corso della due giorni, Engineering è intervenuta con il ceo Maximo Ibarra, Nello Luzi (telco & media executive director) e Giuseppe Sajeva (direttore tecnico, PNT Italia).  Intervistato da Andrea Biondi del Sole24Ore, Maximo Ibarra ha spiegato in che modo una digital transformation company come Engineering può supportare la crescita e l’innovazione del settore Telco: “Attraverso le nostre competenze in tecnologie all’avanguardia come l’Intelligenza Artificiale, e grazie alla nostra profonda conoscenza del settore, in Engineering agiamo su 3 direttrici: garantire e migliorare la business continuity delle piattaforme esistenti; abilitare la loro evoluzione, utilizzando l’AI per ottimizzare le risorse di rete e realizzare servizi sempre più data oriented e quindi personalizzabili; creare ecosistemi digitali che permettano a player del mondo Telco e Media di creare sinergie con operatori provenienti da altri mercati, come quelli dell’energy o del fintech. Tre sfide che affrontiamo con le nostre soluzioni proprietarie e in partnership con importanti tech player internazionali”. Nel panel '5G e Intelligenza Artificiale', Nello Luzi ha spiegato: “AI e 5G sono due tecnologie assolutamente complementari, che interagendo sinergicamente, creano un ecosistema tecnologico avanzato dove abilitare l’edge computing, espandere l’IoT in settori strategici come l’Industry 4.0, le smart city e le reti di trasporto intelligenti, migliorare l’interazione tra l’uomo e la macchina”. Giuseppe Sajeva, intervenendo nel panel '5G e sanità' ha invece raccontato i vantaggi della Telemedicina e la roadmap della Piattaforma nazionale di telemedicina, realizzata da Engineering insieme con Almaviva: “Lo sviluppo delle tecnologie di telecomunicazione, in particolare reti ad alte prestazioni e affidabilità come quelle del 5G, stanno abilitando nuove modalità per la presa in cura dei pazienti, in particolare per quelli con fragilità e anziani, che possono usufruire di prestazioni sanitarie direttamente dal proprio domiciliare. In questo contesto la Piattaforma nazionale di telemedicina offrirà modelli di governo e monitoraggio e strumenti per ottimizzare i percorsi di cura, diffondendo le migliori pratiche”. —[email protected] (Web Info)

Mattia Giani, morto per malore in campo: si indaga per omicidio colposo

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(Adnkronos) – Si indaga per omicidio colposo dopo la morte di Mattia Giani, il calciatore 26enne deceduto per un arresto cardiaco durante una partita. Al momento non risultano persone indagate nel fascicolo d'indagine aperto dalla Procura di Firenze.  L'indagine della Procura è stata avviata dopo che i genitori di Mattia Giani sono stati sentiti martedì 16 aprile, 'a sommarie informazioni' come persone informate sui fatti dai carabinieri della compagnia di San Miniato (Pisa), comune in cui la famiglia del 26enne risiede. Il punto da chiarire, secondo genitori del calciatore, è quello che riguarda la tempistica dei soccorsi. I genitori di Mattia Giani, che ancora non hanno presentato una denuncia, erano sulle tribune dello stadio di Campi Bisenzio domenica scorsa e hanno seguito momento per momento quello che stava accadendo nel campo di gioco. Domenica 14 aprile il calciatore del Castelfiorentino United si è sentito male durante una partita del campionato di Eccellenza contro il Lanciotto Campi allo stadio di Campi Bisenzio in provincia di Firenze. Il 26enne è morto il lunedì successivo all'ospedale fiorentino di Careggi. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Giuseppe Ledda, ha disposto che venga effettuato l'esame autoptico sulla salma. —[email protected] (Web Info)

Negli Emirati mai così tanta pioggia in 75 anni, 18 morti in Oman per alluvione

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(Adnkronos) – Oltre 250 millimetri di pioggia in meno di 24 ore, le precipitazioni più abbondanti degli ultimi 75 anni. Con strade allagate, palme sradicate, facciate degli edifici distrutti e un uomo di 70 anni che ha perso la vita dopo essere stato trascinato con la sua auto a Ras Al Khaimah. Succede negli Emirati Arabi Uniti che, come si legge in una nota del governo, sono stati colpiti dalle piogge più forti dal 1949.  La perturbazione si è poi spostata nella Penisola Arabica e verso il Golfo dell'Oman. Ed è proprio in Oman che il bilancio delle vittime delle inondazioni causate dalle piogge è più alto: almeno 18 morti, come ha reso noto il Comitato nazionale per la gestione delle emergenze di Muscat. Tra loro anche studenti, come ha riferito l'agenzia di stampa omanita. Le Nazioni Unite confermano che a Dubai in sole 12 ore sono caduti cento millimetri di pioggia, tanta quanta ne cade solitamente in un anno intero. E nonostante gli allarmi che erano stati diramati, le stesse autorità sono rimaste stupite della potenza delle precipitazioni oltre che della loro rapidità. Duro colpo anche per la circolazione e il traffico, che è stato bloccato. Chiuso l'aeroporto internazionale di Dubai, il secondo più trafficato al mondo, dove i voli sono stati cancellati e la compagnia Emirates ha cancellato i check in per i passeggeri in partenza da Dubai.  Grandi disagi anche per gli automobilisti che, sorpresi dalla pioggia caduta così forte e così rapidamente, sono stati costretti ad abbandonare le loro auto in strade trasformate in fiumi. Allagata anche una stazione della metropolitana di Dubai. Dagli Emirati, la perturbazione si è poi spostata verso est colpendo alcune zone dell'Iran meridionale e del Pakistan. La città più meridionale dell'Iran, Chabahar, nella provincia del Sistan e del Baluchistan, ha registrato 130 millimetri di pioggia. —internazionale/[email protected] (Web Info)

Cancro, l’effetto del ‘digiuno’ sulle terapie: il primo studio è italiano

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(Adnkronos) –
Il potere terapeutico del digiuno contro il cancro. Parte in Italia "il primo studio al mondo" che valuterà gli effetti della restrizione calorica – confrontata con un'alimentazione sana e bilanciata, ma non restrittiva – sulle pazienti candidate a ricevere un trattamento chemio-immunoterapico pre-chirurgico contro il tumore al seno triplo negativo. Il più cattivo dei carcinomi mammari, che colpisce il 10-15% delle malate di cancro al seno. Il trial permetterà di chiarire non solo l'impatto della restrizione calorica sul tumore, rispetto a uno schema dietetico differente, ma consentirà anche di analizzare come il 'simil-digiuno' influenza gli esiti delle cure farmacologiche. Lo studio, coordinato dall'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, durerà 2 anni; si chiama Breakfast-2 e arruolerà circa 150 donne dai 18 ai 75 anni. Dodici i centri coinvolti nella Penisola. Fra le peculiarità del progetto c'è anche l'utilizzo di una web-app che manterrà pazienti e medici in contatto diretto via chat. "L'avvio di questo studio rappresenta un momento storico importante per il nostro team di ricerca – afferma Filippo de Braud, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int, professore ordinario all'università Statale di Milano – Lo schema nutrizionale di restrizione calorica è sempre il medesimo dal 2016 e in questi 8 anni è stato l'oggetto di studi che hanno coinvolto in totale più di 250 pazienti, prevalentemente con tumore al seno. Abbiamo dimostrato che con questo approccio è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, 'potenziando' le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora siamo in una fase successiva della sperimentazione, in cui stiamo valutando l'impatto di questo programma nutrizionale sull'attività antitumorale dei trattamenti farmacologici". Nel caso specifico, di un trattamento a base di 4 chemioterapici e un immunoterapico, somministrato prima dell'intervento chirurgico a pazienti con cancro al seno triplo negativo in stadio precoce (II-III). "Lo studio Breakfast-2 rappresenta una sfida interessante perché, per la prima volta – evidenzia Giovanni Apolone, direttore scientifico della Fondazione Irccs Int – l'approccio nutrizionale viene valutato in uno studio che prevede un braccio di controllo, come comunemente effettuato negli studi. E' fondamentale sottolineare anche la presenza della web-app, che recepisce il concetto dei patient-reported outcomes, essenziali per il nostro istituto, che ha da sempre nella sua missione il benessere del paziente".  Lo schema di restrizione calorica ciclica – ricordano dall'Int – prevede 5 giorni di regime alimentare a base di cibi e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, che viene ripetuto ogni 3 settimane. Nel braccio di controllo del nuovo trial, l'alimentazione raccomandata è basata invece sull'utilizzo di un'ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana, come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali (Word Cancer Research Fund; European Code Againist Cancer; America Cancer Society). Tutte le pazienti di Breakfast-2 seguiranno la chemio-immunoterapia pre-chirurgica. "E' la prima volta che combiniamo uno schema terapeutico così complesso con un programma nutrizionale che prevede la restrizione calorica – dice Claudio Vernieri, medico oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int, ricercatore di UniMi e Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) – Lo scopo è di valutare se l'approccio di restrizione calorica è sicuro, ben tollerato e, soprattutto, se è in grado di aumentare l'attività antitumorale della chemioimmunoterapia. Alle donne arruolate nel braccio di controllo verrà proposto un programma nutrizionale che è il miglior comportamento alimentare ad oggi noto. Queste pazienti – precisa – verranno monitorate dal punto di vita oncologico e nutrizionale con la stessa frequenza e modalità delle pazienti arruolate nel braccio sperimentale. Dunque anche queste pazienti trarranno beneficio dall'adesione allo studio". Tutte le pazienti reclutate nello studio Breakfast-2 verranno seguite anche tramite una web-app realizzata dai ricercatori dell'Int in collaborazione con Eurama Precision Oncology. "La web-app è stata disegnata sulla base dell'esperienza maturata con le donne coinvolte nei nostri precedenti studi – illustra Francesca Ligorio, oncologo medico presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Int e ricercatrice Ifom – Alla app possono avere accesso anche i diversi team dei centri coinvolti, ma è l'Int a prestare l'assistenza alle pazienti in caso di necessità o dubbi", con i suoi oncologi e nutrizionisti. "Il vantaggio è che ci permette di avere in tempo reale un'idea globale sull'andamento dello studio, sull'aderenza delle pazienti al trattamento, sugli eventuali effetti collaterali e sullo stato di salute di ogni persona coinvolta, senza passaggi intermedi".  
Tra gli obiettivi dello studio c'è anche la ricerca di biomarcatori molecolari. "Valutiamo l'evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale, e l'associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali – conclude Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata dell'Int e presidente di Eurama Precision Oncology – Le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti e, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l'efficacia di questo approccio terapeutico". —[email protected] (Web Info)