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Fiere: We Make Future, l’innovazione made in Italy protagonista a giugno a Bologna

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(Adnkronos) – 'We Make Future', fiera internazionale e festival dell’innovazione, digital, AI e Tec, torna a BolognaFiere dal 13 al 15 giugno. Potenziate tutte le attività dedicate al business e incentivate le opportunità di scambio con le realtà nazionali che, nel contesto della fiera, proporranno l’innovazione made in Italy. Tutte le novità e le anticipazioni sono state presentate in conferenza stampa a Bruxelles. "Wmf è pronta a realizzare la sua missione principale: mettere in connessione le eccellenze globali. Da brand rinomati ad attivisti, da istituzioni a investitori e startup, da network innovativi a Onp, Wmf funge da catalizzatore di idee e saperi per un impatto positivo su scala globale”, dice Cosmano Lombardo, Founder e Ceo di Search On Media Group e ideatore del Wmf. Ampia la rappresentanza internazionale per Wmf 2024, grazie a delegazioni di startup e aziende e rappresentanti da Germania, Bulgaria, Lettonia, Svizzera, Lussemburgo, Grecia, Serbia, Croazia, Polonia, Egitto, Marocco, Brasile, Repubblica Dominicana, America centrale, Africa e molti altri Paesi ancora. Inoltre, grazie alla collaborazione con Ice, Wmf sarà anche meta di una delegazione di investitori, Vc, Cvc e Fondi nazionali provenienti, tra gli altri, da Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Israele, Regno Unito, Francia, Svezia, Finlandia e Portogallo. Tra le presenze, Google, Microsoft, TikTok, Intel, Esa, Lenovo, Ford, Monge, Aruba, Qonto, che popoleranno i distretti fieristici dedicati a Intelligenza Artificiale, Startup, Robotica, Martech, eSports & Gaming, e-commerce con centinaia di altre realtà. Non solo opportunità di business tuttavia, ma anche formazione, informazione e discussione su temi, primi fra tutti l'Intelligenza Artificiale. Annunciati più di 40 stage formativi. Tra gli ospiti della manifestazione, Enrico Mentana, il Cardinale Matteo Zuppi, il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Napoli Nicola Gratteri e l’ex calciatore e campione del mondo Marco Tardelli. E poi Peter Fletcher, direttore globale della Privacy presso Google; Pegah Moshir, attivista per i diritti umani e Siyabulela Mandela, consulente per la regione Africa & Giornalisti per i Diritti Umani. Non mancheranno anche gli eventi verticali e tematici per esplorare a fondo il mondo dell’innovazione: tornano l’Ai Global Summit, il World Startup Fest con la nuova call appena aperta per startup, il Music Fest con concerti e set live, e il GovTech Summit. —[email protected] (Web Info)

Droni e missili, l’Iran sfida Israele con l’aiuto russo

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(Adnkronos) – Il fattore Russia potrebbe incidere, e non poco, sulle sorti della sfida tra Iran e Israele, scatenata dal raid su Damasco e che, dopo l'attacco scenografico, condotto dalla Repubblica islamica sullo Stato ebraico, rischia ora di accendersi ancora di più considerate le minacce di nuova rappresaglia arrivate da Tel Aviv. A oltre due anni dall'invasione dell'Ucraina, infatti, l'alleanza tra Teheran e Mosca si è rafforzata fino a diventare una partnership strategica che potrebbe rivelarsi un elemento per nulla trascurabile da Israele, che medita vendetta. "Siamo pronti a utilizzare un'arma mai usata prima in caso di aggressione israeliana", ha minacciato il portavoce della Commissione per la Sicurezza Nazionale del Parlamento iraniano. La svolta nei rapporti tra Russia e Iran è avvenuta nel 2022, quando gli ayatollah decisero di entrare nel conflitto ucraino dalla porta laterale, accettando di fornire migliaia di droni e missili a Mosca, che a sua volta – scrive il Washington Post, citando funzionari dell'intelligence ed esperti di armi statunitensi, europei e mediorientali – ha acconsentito di vendere al suo alleato jet da combattimento avanzati e tecnologia di difesa aerea, risorse che potrebbero aiutare Teheran a rafforzare le sue difese contro qualsiasi eventuale raid da parte di Israele o degli Stati Uniti, trasformando la Repubblica islamica in un avversario molto temibile.  Questa cooperazione, che vede al centro la coproduzione di droni per uso militare in Russia, sta portando benefici sostanziali per entrambi i Paesi, elevando allo stesso tempo lo status dell'Iran da alleato minore a partner strategico. "Non è più la dinamica fornitore-cliente in cui la Russia detiene tutto il potere – ha affermato Hanna Notte, direttrice del Programma di non proliferazione dell'Eurasia presso il James Martin Center for Nonproliferation Studies – Gli iraniani stanno ottenendo benefici da questo cambiamento. Si è andati oltre il semplice ottenere cose. C'è il trasferimento di conoscenze, ci sono guadagni immateriali". Funzionari dell'intelligence hanno rivelato ad esempio di accordi negoziati in segreto per fornire all'Iran i Su-35, uno dei cacciabombardieri più potenti della Russia che cambierebbe il volto dell'Aeronautica iraniana, che consiste principalmente in aerei statunitensi e sovietici ricostruiti risalenti a prima del 1979. Non ci sono prove pubbliche che i Su-35 siano stati consegnati e, secondo un funzionario dell'intelligence statunitense, potrebbe essere a causa di un ritardo nei pagamenti da parte dell'Iran. La Russia si è anche impegnata a fornire assistenza tecnica ai satelliti spia iraniani. Dal punto di vista difensivo, inoltre, la Repubblica islamica cerca da tempo le migliori batterie missilistiche antiaeree della Russia per proteggere i suoi impianti nucleari e militari da un possibile attacco. Nel 2007, Teheran stipulò un accordo per l'acquisto del sistema antiaereo russo S-300, ma Mosca ritardò la fornitura delle armi a causa delle pressioni degli Stati Uniti e dell'Europa. Il divieto autoimposto è terminato nel 2016 e gli S-300 iraniani sono diventati operativi nel 2019. Da allora l'Iran ha cercato di acquistare il sistema S-400, alcune varianti del quale sono dotate di radar in grado di annientare la tecnologia 'stealth' utilizzata dai moderni aerei da guerra, anche se non è noto se Mosca si sia mossa per fornire questo tipo di batterie. Anche Mosca sta raccogliendo benefici dalla collaborazione. Oltre alle migliaia di droni procurati dall'Iran, alla fine dello scorso anno – secondo i funzionari dell'intelligence a conoscenza dell'affare – la Russia ha acquistato altri asset militari per un valore di circa 2 miliardi di dollari, compresi i sistemi difensivi anti-droni che sono diventati una priorità assoluta per i generali russi in Ucraina. L'Iran ha concordato separatamente di vendere alla Russia missili terra-terra e, secondo una nuova valutazione dell'intelligence, dovrebbe iniziare a breve il trasferimento delle armi. —internazionale/[email protected] (Web Info)

Draghi: “Ue va ridefinita con ambizione, Stati devono agire insieme”

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(Adnkronos) – "I nostri rivali marciano avanti a noi, con un vantaggio, perché possono agire come un unico Paese, con un’unica strategia, e allineare dietro di essa tutti gli strumenti e le politiche necessarie. Se vogliamo uguagliarli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri: una ridefinizione della nostra Unione, non meno ambiziosa di quella che fecero i padri fondatori 70 anni fa, con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio". Lo dice l'ex presidente della Bce e del Consiglio Mario Draghi, intervenendo a La Hulpe, nel Brabante Vallone, ad una conferenza di alto livello organizzata dalla presidenza belga del Consiglio Ue.  "La coesione politica della nostra Unione – continua – richiede che agiamo insieme, possibilmente sempre. E dobbiamo essere consapevoli che la nostra stessa coesione politica è oggi minacciata dai cambiamenti nel resto del mondo. Ripristinare la nostra competitività non è una cosa che possiamo raggiungere da soli, o solo battendoci a vicenda. Ci impone di agire come Unione Europea in un modo mai avvenuto prima", conclude.  L'Unione Europea, specie dopo la crisi del debito sovrano, ha perseguito una strategia basata sulla competizione interna tra gli Stati membri, con il risultato di indebolirsi rispetto agli altri concorrenti globali, in grado di agire unitariamente come Stati, e – sottolinea l'ex premier – si è lasciata cogliere "di sorpresa" quando gli altri attori hanno iniziato a non rispettare le regole che il sistema multilaterale creato nel Dopoguerra si era dato.  "Nel 1994 l'economista, che poi avrebbe vinto il premio Nobel, Paul Krugman – dice Draghi – ha definito focalizzarsi sulla competitività 'un'ossessione pericolosa'. La crescita a lungo termine viene dal migliorare la produttività, cosa che beneficia tutti, piuttosto che dal tentare di migliorare la propria posizione relativa rispetto agli altri e tentare di catturare la loro fetta di crescita. L'approccio adottato verso la competitività in Europa dopo la crisi del debito sovrano sembra confermare la sua tesi". In Europa, nota, "abbiamo perseguito una strategia deliberata di ridurre i costi del lavoro" rispetto a quelli degli altri Paesi Ue. Questo, "unito ad una politica di bilancio prociclica, ha prodotto l'effetto netto di indebolire la domanda interna e di minare il nostro modello sociale".  "Ma il punto chiave – prosegue Draghi – non è che la competitività è un concetto sbagliato, ma che l'Europa si è focalizzata sulle cose sbagliate. Ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche in settori, come la difesa e l'energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni. Nello stesso tempo, non abbiamo guardato al di fuori" con sufficiente attenzione. "Con un saldo positivo della bilancia commerciale, dopotutto, non vedevamo la competitività esterna come una questione seria. Avevamo fiducia nell'ordine internazionale basato sulle regole, aspettandoci che gli altri avrebbero fatto lo stesso. Ma il mondo sta cambiando rapidamente e ci ha colti di sorpresa". Gli Stati Uniti d'America, evidenzia Draghi, "usano la loro politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiera ad alto valore aggiunto all'interno dei propri confini, inclusa quella delle aziende europee, usando nel contempo il protezionismo per tagliare fuori i concorrenti e dispiegando la propria potenza geopolitica per riorientare e mettere in sicurezza le catene del valore".  La Cina "mira a catturare e internalizzare tutte le parti della catena del valore nelle tecnologie avanzate e pulite e ad assicurarsi l'accesso alle risorse necessarie. Questa rapida espansione dell'offerta sta portando ad una significativa sovraccapacità produttiva in più settori e minaccia di minare le nostre industrie". I concorrenti dell'Ue, continua, "stanno attivamente concependo politiche mirate a migliorare la loro posizione competitiva. Nel migliore dei casi, queste politiche sono concepite per deviare gli investimenti verso le loro economie, a spese delle nostre. Nel peggiore dei casi, sono concepite per renderci permanentemente dipendenti da loro".  Un ambito in cui nell'Ue "non stiamo sfruttando la dimensione è quello delle telecomunicazioni. Abbiamo un mercato di circa 450 milioni di consumatori nell’Ue, ma gli investimenti pro capite sono la metà di quelli degli Stati Uniti e siamo in ritardo nella diffusione del 5G e della fibra", evidenzia l'ex premier. "Uno dei motivi di questo divario – continua – è che in Europa abbiamo 34 gruppi di reti mobili (e questa è una stima prudente, in realtà ne abbiamo molti di più), che spesso operano su scala nazionale, contro tre negli Stati Uniti e quattro in Cina. Per produrre maggiori investimenti, dobbiamo razionalizzare e armonizzare ulteriormente le normative sulle telecomunicazioni tra gli Stati membri e sostenere, non ostacolare, il consolidamento". Nell'Ue "ci manca una strategia su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie – sottolinea Draghi –
. Oggi investiamo meno in tecnologie digitali e avanzate rispetto a Stati Uniti e Cina, anche per la difesa, e abbiamo solo quattro attori tecnologici europei globali tra i primi 50 a livello mondiale".  —[email protected] (Web Info)

Tpl: 15 mln passeggeri al giorno e 124 mila lavoratori, Asstra espone azioni prioritarie per settore

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(Adnkronos) – Il contesto attuale evidenzia l'importanza strategica del Tpl, sia a livello ambientale che socioeconomico, con ricadute positive sull’intera economia nazionale, come pilastro fondamentale per la mobilità urbana e il benessere delle comunità. Lo confermano i numeri: sono 15 milioni i passeggeri trasportati ogni giorno; 124 mila i lavoratori coinvolti nel settore; 12 miliardi il fatturato annuo del settore con 33 miliardi di investimenti assorbiti nel 2023. I benefici del Tpl su ambiente, economia e occupazione sono altrettanto tangibili: 40 auto tolte dalla strada per ogni autobus; 600 per ogni metropolitana; 1.500 per ogni treno regionale. A fronte di questo impegno, ha senso ricordare che la congestione stradale costa ogni anno in Europa oltre 100 miliardi. Di converso, il Tpl ha generato nell’ultimo anno un +25% di posti di lavoro rispetto a quelli prodotti dalla gestione complessiva della mobilità privata. Asstra ha presentato le sue proposte prioritarie per sostenere il Trasporto Pubblico Locale (Tpl) durante il XVIII Convegno Nazionale tenutosi a Roma il 15 e 16 aprile 2024. Numeri positivi, che tracciano una direzione virtuosa da seguire senza esitazione. Ed è per questo che l’Associazione – tramite la relazione del Presidente Andrea Gibelli – sottolinea la necessità di rafforzare e stabilizzare il sistema di Tpl, sia dal punto di vista normativo che economico per favorire il graduale passaggio dal trasporto privato a quello collettivo. Passaggio fondamentale per ridurre l'impatto ambientale, gestire in modo più efficiente e sostenibile il traffico nelle città e sostenere l’economia. Un punto cruciale riguarda l'importanza della transizione energetica e digitale nel settore del Tpl. Asstra evidenzia la necessità di investimenti mirati per promuovere l'innovazione tecnologica e sostenibile, sia nella flotta di mezzi utilizzati che nell'infrastruttura di supporto. Questo, non solo per migliorare l'efficienza e la qualità del servizio offerto, ma anche per creare opportunità di sviluppo industriale e occupazionale nel settore.  Tra le proposte concrete presentate dall'Associazione vi è la revisione e l'aggiornamento del Fondo Nazionale Trasporti, al fine di allineare la normativa nazionale alle direttive europee e garantire risorse a lungo termine per lo sviluppo del settore. Questo include anche la promozione di sinergie tra imprese, l'adeguamento delle tariffe e la fidelizzazione del personale attraverso accordi collettivi e programmi di formazione. Un altro punto focale riguarda gli investimenti in transizione energetica e digitale.  Asstra propone di integrare le quote di ammortamento direttamente nei contratti di servizio per garantire stabilità finanziaria agli operatori del trasporto pubblico e favorire l'adozione di tecnologie più sostenibili. Funzionale in questa direzione, anche la possibile estensione delle agevolazioni energetiche agli operatori del settore ed il potenziamento della digitalizzazione dei servizi per migliorare l'esperienza dei passeggeri e ottimizzare la gestione delle risorse. Sul fronte tariffe, Asstra propone una politica equilibrata che tenga conto delle esigenze economiche, ambientali e sociali. L'obiettivo è evitare la gratuità totale, che potrebbe causare squilibri finanziari e problemi di redistribuzione del reddito. Al contempo, suggerisce l'implementazione di meccanismi automatici di aggiornamento delle tariffe e la promozione di politiche innovative per incentivare l'uso del trasporto pubblico. Come parte propedeutica del discorso, in questa seconda sessione di lavori, Asstra ha prodotto e presentato un Modello di valutazione degli impatti della transizione energetica per quantificare a livello nazionale gli impatti generati dalla transizione, calcolando il fabbisogno di autobus e le risorse finanziarie necessarie, oltre a fornire uno strumento utile per valutare, definire e aggiornare spese e investimenti per i contratti di servizio e contributi in sede di piano economico finanziario. Lo studio è stato realizzato da Asstra attraverso il Gruppo di Lavoro tecnico “autobus” con il contributo di alcune aziende associate e presentato da Paolo Rapinesi (Atb Bergamo), Marco Zanini (Gtt Torino), Fabrizio Cagossi (Tper Bologna) e Marco Locatelli (Trasporti Bergamo Sud-Ovest Spa). Il lavoro ha permesso di costruire un nuovo modello, attraverso un algoritmo, per consentire a tutti gli operatori del Tpl in Italia e ai decisori pubblici di quantificare le risorse necessarie per gestire il processo di transizione energetica. Il modello prevede tre scenari che considerano i target europei nel lungo periodo e l’evoluzione tecnologica in atto, con la necessità di arrivare ad emissioni zero entro il 2050 e di ridurre l’età media del parco ricolante a 7,5 anni nei prossimi 15 anni.  Secondo le indicazioni comunitarie, la percentuale di nuove immatricolazioni nei territori urbani dei bus a zero emissioni dovrebbe arrivare al 100% già nel 2035. Mentre a livello extraurbano andrebbero abbattute del 65% le emissioni di CO2 entro il 2040. A livello macro l’applicazione del modello evidenzia la difficoltà nel raggiungere gli obiettivi comunitari, anche seguendo scrupolosamente le indicazioni fornite dell’UE, oltre alla necessità a livello nazionale di risorse aggiuntive sia per spese correnti che per gli investimenti, al fine di aggiornare parco mezzi e infrastrutture. A livello micro l’algoritmo permette alle singole aziende di adeguare gli ulteriori costi aggiuntivi da valutare caso per caso, dovuti all’eccessiva eterogeneità del sistema a livello territoriale. Lo studio conferma che le attuali condizioni di contesto non consentono il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica fissati a livello comunitario: da qui, la necessità di promuovere un mix energetico attraverso scelte orientate secondo il principio di neutralità tecnologica e della compatibilità delle esigenze di esercizio (profilo di missione) e di sostenibilità economica e finanziaria. Cionondimeno, fornisce uno strumento di pianificazione economico-finanziaria, a disposizione sin da subito di aziende, amministrazioni e istituzioni. In questo senso, a conclusione dei lavori, Asstra ha sottolineato l'importanza di un approccio olistico e strategico per affrontare le sfide attuali e future del Trasporto Pubblico Locale: le proposte e lo studio presentato mirano infatti a garantire la sostenibilità economica, ambientale e sociale del settore, promuovendo al contempo l'innovazione e lo sviluppo industriale a lungo termine. —[email protected] (Web Info)

Sanità, italiani insoddisfatti: liste attesa insostenibili per 9 su 10

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(Adnkronos) –
Italiani insoddisfatti del Servizio sanitario nazionale. A pesare sono i soliti problemi, soprattutto le liste d'attesa: per 9 su 10 si aspetta troppo per una prima visita (88%), per esami diagnostici specifici o di controllo (85%) e anche per gli interventi chirurgici (84%). Insomma, per la quasi totalità i tempi d'attesa sono insostenibili. Quasi 7 italiani su 10, inoltre, considera difficile reperire uno specialista, mentre 5 su 10 lamentano di non riuscire a trovare sempre medici competenti. Il 49% ripone piena fiducia nel Ssn, mentre il 51% non si fida. Quasi 8 connazionali su 10 sono critici sulla qualità del sistema sanitario regionale, che salgano a 9 su 10 se si guarda a quello nazionale. Ma, fortunatamente, oltre metà italiani si sente in buona salute. Questo, in estrema sintesi, l’esito del 'check-up' alla salute degli italiani e del sistema sanitario nazionale che emerge da EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica, campus di Cremona diretto dalla professoressa Guendalina Graffigna. L’indagine rivela che gli italiani sono sempre più attenti nella gestione della loro salute, ma non per tutti il personale sanitario risponde adeguatamente alle esigenze e soprattutto il Sistema sanitario nazionale sembra non stare al passo con le richieste dei cittadini. In particolare, emerge una spaccatura sulla percezione della competenza dei medici: più critiche le donne (55%), coloro che si orientano politicamente a destra (59%) e chi ha una bassa fiducia nel Ssn (54%). Le donne manifestano maggiormente anche il disagio per i lunghi tempi d'attesa per una prima visita (90%), forse perché tradizionalmente sono loro a farsi maggiormente carico delle iniziative di cura della famiglia. A seguire troviamo gli abitanti del Sud Italia e delle Isole (90%), gli over 59 (94%) e gli italiani che hanno una malattia cronica (95%). 
Non manca qualche dato positivo. Sei italiani su 10 si dicono in buono stato di salute, poco più di 2 su 10 godono di una salute molto buona, mentre quasi 2 su 10 dichiarano di avere uno stato di salute non ottimale. In generale il 67% ritiene di essere in grado di gestire la propria salute in modo efficace, credendo sia importante collaborare con il personale sanitario (circa 8 italiani su 10), per occuparsene al meglio. In realtà, però, quando rilevano sintomi inusuali o variazioni nel loro stato di salute, solo 4 su 10 ne parlano con il medico. I più abituati a confidarsi con i medici sono gli anziani (68%), chi ha alta fiducia nel Ssn (73%) e nella ricerca scientifica (65%). E ancora, il 47% degli italiani non condivide con i medici di famiglia le preoccupazioni sullo stato di salute. Lo studio segnala però una crescita significativa della percentuale degli italiani che danno valore alla collaborazione con il personale sanitario: si è passati da un 71% del 2022 all’80% del 2024.  "Le evidenze rilevate dall’ultimo Engagement Monitor – commenta Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds Hub dell’Università Cattolica – tratteggiano sì il quadro di un cittadino italiano sempre più attento alla sua salute e proattivo nella gestione della cura, ma le cui aspettative di 'engagement' nel percorso sanitario sono in qualche modo frustrate dall’esperienza di un personale sanitario non sempre disponibile o pronto a cogliere anche questa nuova dimensione partecipativa e psico-sociale del paziente". Ecco che oltre 7 italiani su 10 ritengono che il Governo debba investire più risorse sul Ssn, mentre solo 2 connazionali su 10 pensano che sia meglio farlo nel privato. E ancora, oltre 8 italiani su 10 sono sfiduciati sull’impatto reale del Pnrr in tema di riforme da attuare in ambito sanitario.  "Gli italiani appaiono divisi tra chi guarda di buon grado la sanità privata, tendenzialmente tra i più giovani, e chi invece auspica maggiori investimenti e rilancio della sanità pubblica – conclude Graffigna – In generale quello su cui si dovrebbe investire è anche la promozione di un engagement consapevole dei cittadini nella loro fruizione del sistema sanitario nazionale, volto a valorizzarne la dimensione di bene comune, e quindi di corresponsabilità dei fruitori stessi nella sua efficienza e sostenibilità”. —[email protected] (Web Info)

Ipotesi trasloco per Kate e William, ma i principi devono contenere i costi

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(Adnkronos) – Sembra che il principe e la principessa del Galles stiano prendendo in considerazione l'idea di rinnovare e ampliare una poco conosciuta dependance accanto alla loro casa, l'Adelaide Cottage a Windsor. Secondo quanto scrive il Mirror, William e Kate Middleton
vorrebbero ristrutturare la casa in mattoni rossi, dove la principessa, in cura per il cancro, starebbe meglio. La famiglia, che si è trasferita nella tenuta del Berkshire verso la fine dell'estate 2022, attualmente divide il proprio tempo tra il cottage con quattro camere da letto e il loro amato rifugio di Anmer Hall nella tenuta di Sandringham. Sebbene Adelaide Cottage offra una posizione ideale grazie alla sua vicinanza alla Lambrook School, frequentata dal principe George, la principessa Charlotte e il principe Louis, gli addetti ai lavori suggeriscono che la famiglia stia valutando l'idea di ristrutturare la dependance attualmente vuota allo scopo di aiutare la principessa nella guarigione. Tuttavia, questa decisione non sarebbe priva di sfide: secondo alcune fonti, il principe di Galles è "consapevole del controllo pubblico" riguardo alle spese reali e sta adottando un approccio cauto nel finanziare personalmente i costi.  Uno spazio più ampio, secondo gli insider, è vitale per il percorso di Kate verso la guarigione, dal momento che le fornirebbe un ambiente sereno dove gestire la sua terapia. Anmer Hall sarebbe la scelta migliore al momento, grazie alle sue dimensioni generose e al suo isolamento. Ma resta distante dalle scuole dei figli. Memori delle reazioni negative del passato sui finanziamenti pubblici, i principi di Galles stanno valutando di pagare da sé il conto per la ristrutturazione della dependance di Adelaide Cottage.  —internazionale/[email protected] (Web Info)

Duchenne, famiglie ancora in attesa decisione europea su farmaco Translarna

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(Adnkronos) – Manca poco alla risposta definitiva sulla situazione regolatoria di Translarna™ (ataluren), unico farmaco destinato alla distrofia muscolare di Duchenne (DMD) per le mutazioni nonsenso. Dopo la comunicazione del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali del 24 gennaio scorso, in cui era stato emesso il secondo parere negativo per il rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata in seguito alla procedura di riesame, la Comunità Europea ha comunicato che la decisione relativa a Translarna™ (ataluren) verrà comunicata nel corso della settimana del 22 aprile si legge su osservatoriomalattierare.it. “Dopo il secondo parere negativo del CHMP ci siamo basati sui tempi medi di conclusione delle procedure – spiega l’associazione Parent Project Aps in una nota stampa – che solitamente prevede 60 giorni, ma senza indicazioni precise abbiamo potuto solo fare supposizioni su possibili date. Ora, finalmente, è stata ricevuta una comunicazione ufficiale che indica la settimana del 22 aprile come periodo in cui verrà presa una decisione.” “È importante sottolineare che questa comunicazione non specifica una data precisa ma fornisce un intervallo temporale entro cui ci si aspetta una risposta definitiva dalla Commissione Europea. In attesa della settimana del 22 aprile – conclude la nota – Parent Project Aps rimane vigile e spera che la decisione tenga conto delle esperienze dei pazienti.”  È stata infatti la comunità scientifica italiana ad appellarsi, insieme alle associazioni di pazienti, alla Commissione Europea e all’EMA, con una lettera sottoscritta da 28 esperti, tra cui il Prof. Eugenio Mercuri, che confermano chiaramente che un’improvvisa interruzione dell’accessibilità a questo farmaco – spiegano i clinici nella lettera – mentre altre potenziali vie terapeutiche sono ancora in fase di studio clinico, potrebbe influenzare la loro qualità di vita, così come quella dei loro genitori, parenti e operatori sanitari. “Posticipare in modo coerente la fase critica della perdita della deambulazione è infatti un risultato importante – spiegavano i clinici nella lettera – che si riflette in una migliore qualità della vita e in risultati sociali ed educativi più elevati, anche se saranno necessari anche altri approcci terapeutici in modo coordinato per curare questo disturbo. Per questi motivi desideriamo esprimere il nostro sostegno al mantenimento di Translarna (ataluren) come opzione medica nell'Unione europea e chiediamo rispettosamente di concedere un parere positivo sul riesame del rinnovo dell'autorizzazione condizionata.” Difficile dunque per le famiglie restare in attesa senza poter fare nulla: un gruppo di genitori, soprattutto madri, hanno indirizzato un’accorata lettera a tutte le principali istituzioni governative, compreso il Presidente Sergio Mattarella. Diverse sono state le dimostrazioni di attenzione e supporto. L'europarlamentare di Azione, Fabio Massimo Castaldo, ha inviato una lettera ufficiale alla Direzione Salute e Sicurezza alimentare della Commissione Ue, attraverso la quale ha espresso "preoccupazione" e chiesto di "intervenire con urgenza" affinché il farmaco translarna, usato per la cura della Distrofia muscolare di Duchenne possa continuare ad essere utilizzato. "Si tratta di un farmaco che rappresenta l'unica opzione terapeutica alla Distrofia muscolare di Duchenne (DMD) – ha spiegato Castaldo – una malattia genetica rara che colpisce circa un maschio ogni cinquemila, che è caratterizzata da degenerazione muscolare progressiva e che alla fine porta alla perdita di tutta la massa muscolare e alla morte prematura. Translarna è stata un faro di speranza per questi pazienti portando loro un ritardo tangibile nella perdita della capacità di camminare e di altre funzionalità cruciali per la loro qualità di vita.” —[email protected] (Web Info)

Trasporti, Arrigoni (Gse): “Incentivare efficientamento energetico aziende Tpl”

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(Adnkronos) – ''Il Gse è il braccio operativo del governo per la sostenibilità nel Paese e l'incentivazione per l'efficientamento energetico per la mobilità pubblica con gradualità e attraverso la neutralità tecnologica che è imprescindibile. Noi monitoriamo l'andamento della transizione energetica del trasporto. Dobbiamo correre perchè gli obiettivi in Europa sono sfidanti con l'obiettivo al 2050 Net Zero''. Lo sottolinea Paolo Arrigoni, presidente Gestore dei servizi energetici (Gse), in occasione del XVIII convegno nazionale Asstra in corso a Roma.  ''Il Gse promuove la mobilità sostenibile che deve passare attraverso il consumo dei biocarburanti e il biometano da promuovere per il settore dei trasporti -aggiunge Arrigoni- . Avremo 170 impianti per il biometano e 100 sono già entrati in esercizio e qunaod saranno tutti in esercizio ad un miliardo di metri cubi. Inoltre noi gestiamo i certificati bianchi per le aziende che sostituiranno le flotte veicolari''. ''Inoltre il Gse sta lavorando per il raddoppio delle infrastrutture di ricarica elettrica dei veicoli nei prossimi anni -spiega Arrigoni-. Stiamo lavorando ad una piattaforma con app per la mobilità elettrica dove si troveranno tutte le colonnine di ricarica, le stazioni per i biocarburanti e l'idrogeno''.  —[email protected] (Web Info)

Atp Bucarest, Sonego ko al primo turno contro 17enne Fonseca

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(Adnkronos) – Lorenzo Sonego fuori al primo turno del torneo Atp 250 di Bucarest (terra, montepremi 651.856 euro). Il 28enne azzurro, numero 51 del mondo e sesta testa di serie, cede al 17enne brasiliano Joao Fonseca, numero 276 del ranking Atp, con il punteggio di 7-6 (7-5), 7-5 in due ore e cinque minuti di gioco.  —[email protected] (Web Info)

Trasporti, Nardella: “Gestire Tpl e mobilità delle nostre città”

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(Adnkronos) – ''Il Tpl è fondamentale per le nostre città metropolitane e l'obiettivo green in alcune città forse arriveranno con dieci anni di anticipo rispetto a quello stabilito dalla Ue. Nella vita delle città la mobilità e il Tpl è come uno spettacolo al teatro, dove lo spettatore non si chiede cosa c'è dietro al palco. Vuole vedere solo lo spettacolo ed è quello che gli interessa. A noi spetta lavorare dietro le quinte. E' un lavoro complesso. A noi spetta investire e prendere decisioni importanti per migliorare i servizi del Tpl. Dobbiamo far cambiare l'abitudine di prendere l'auto ai cittadini in città. Le aree a 30 km/h devono poter essere gestite dai Sindaci per ragioni di sicurezza e ambientali''. Lo sottolinea Dario Nardella, Sindaco di Firenze e coordinatore Anci dei Sindaci metropolitani, in occasione del XVIII convegno nazionale Asstra in corso a Roma.  "L’associazione Asstra ha dato un numero che per noi è plausibile. Ci vorrebbero 560 milioni di euro in più rispetto alle risorse già disponibili nel Fondo nazionale per i trasporti per adeguare il sistema del trasporto pubblico urbano e extraurbano delle città italiane agli standard fissati a livello europeo sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale sia dal punto di vista della qualità del servizio".  "E’ un tema importante quello legato alle risorse che i sindaci chiedono da tempo e con forza: ovvero che venga integrato e rafforzato il Fondo nazionale trasporti. Questo fondo è necessario per una gestione efficiente dei trasporti perché se da un lato è vero che abbiamo 6 miliardi di euro dal Pnrr da investire sull’infrastrutture della mobilità, dall’altro è altrettanto vero che poi ci sono i costi di gestione e di formazione del personale adeguato", ha aggiunto Nardella. "Noi dobbiamo partire sempre dalla visione del cittadino perché altrimenti non riusciamo a costruire un servizio che sia davvero tarato sui bisogni concreti del territorio". “Chiediamo un sistema più flessibile nella gestione del trasporto pubblico locale da inserire nei contratti di servizio. Pensiamo, in particolare, a una maggiore integrazione con il trasporto scolastico, con il trasporto a domanda, e a una maggiore libertà di regolazione per i sindaci sia per quanto riguarda la sicurezza stradale sia per quanto riguarda anche i limiti di velocità”.  “Riteniamo che sia fondamentale anche la formazione di persone specializzate con profili lavorativi adeguati alla sfida che abbiamo di fronte – ha continuato il primo cittadino – cioè quella di investire sulla transizione digitale e quella di avere un maggior rapporto tra pubblico e privato che si basi sulle esigenze effettive dei cittadini. I comuni medi e medio piccoli non hanno risorse professionali per formare veri e propri mobility manager che conoscano tutte le problematiche legate alla mobilità”, ha concluso. —[email protected] (Web Info)