(Adnkronos) –
Amadeus lascia la Rai per sbarcare sul Nove? "Ne sarei ovviamente molto, molto felice". Lo afferma Fabio Fazio che all'Adnkronos commenta le indiscrezioni sul passaggio del conduttore degli ultimi cinque Festival di Sanremo al canale di Discovery. Il trasloco, infatti, sembra ormai prossimo visto l'addio ufficiale alla Rai, formalizzato da Amadeus questa mattina al Dg Giampaolo Rossi. L'anno scorso è toccato a Fazio dire addio alla Rai: dopo quasi 40 anni ha cambiato 'casa', portando su canale Nove, insieme a Luciana Littizzetto, il suo storico programma 'Che tempo che fa'. —[email protected] (Web Info)
Fazio: “Amadeus al Nove? Ne sarei ovviamente molto felice”
Ucraina-Russia, droni paralizzano la guerra: lo scenario
(Adnkronos) –
Droni di pattugliamento affollano i cieli sull'Ucraina, in corrispondenza della linea del fronte nella guerra con la Russia. Le forze di Mosca e Kiev hanno scarsa capacità di spostamento sul campo di battaglia senza essere individuate e fatte saltare.
Il sistema di blitzkrieg con droni costringe allo stallo. Se il poter operare da lontano dal nemico ha salvato alcune vite, molte di più ne ha uccise la saturazione dello spazio con i droni che quindi non lasciano scampo a nessuno a terra. I droni passano da una trincea all'altra, nella speranza che i piloti al comando dei droni nemici non siano abbastanza capaci da individuarli. Gli operatori esperti possono inseguire solo un soldato a terra, andandolo a scovare in trincea. L'aumento della presenza di droni di piccole dimensioni ha trasformato la zona grigia fra i due lati della linea del fronte in una "zona di morte", ha testimoniato Oleksandr Nastenko, comandante di Code 9.2, unità di droni della 92esima brigata ucraina. Chi osa muoversi di giorno o di notte sotto gli occhi dei droni nemici "è un uomo morto".
In un primo momento i droni a basso costo che hanno trasformato il modo di fare la guerra hanno offerto un vantaggio su un campo di battaglia dove sono in numero ridotto e con meno armi dell'avversario. "Si tratta dell'evoluzione per la nostra sopravvivenza", ha spiegato Nastenko. Ma poi c'è stata una sovrabbondanza di droni usa e getta, mortali e con strumenti elettronici come disturbatori. Normalmente, sono droni controllati da un pilota con un casco e un telecomando. "Stiamo assistendo in questo momento a una guerra di btlizkrig con droni", ha commentato Andrew Cote, capo dello staff a Brinc Drones. una azienda di Seattle che invia equipaggiamenti in Ucraina. I droni in Ucraina sono diventati il punto di svolta come lo erano stati i carri armati nella Prima guerra mondiale. L'Ucraina punta ad arrivare a produrre più di un milione di droni quest'anno, unica speranza rimasta a Kiev per bloccare l'offensiva di Mosca. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Roma Tre, laurea honoris causa alla presidente delle ‘Abuelas de Plaza de Mayo’ Estela de Carlotto
(Adnkronos) – La tragedia dei desaparecidos in Argentina e l’impegno per il diritto all’identità
anche in ambito letterario-drammaturgico saranno al centro dell’attenzione, mercoledì 17 aprile alle 11.30, all’Università degli Studi Roma Tre, presso l’Aula Magna di Lettere, in occasione della cerimonia di conferimento della Laurea Honoris Causa in Lingue e letterature per la didattica e la traduzione a Enriqueta Estela Barnes de Carlotto. Estela de Carlotto è la presidente dell’Associazione delle “Abuelas de Plaza de Mayo” (le nonne di Piazza di Maggio), che con l’Associazione delle “Madres de Plaza de Mayo”, avevano iniziato a cercare, già negli anni più bui della dittatura argentina (1976-1983), non solo i propri figli ma anche i nipoti, nati nei centri clandestini di detenzione, tortura e sterminio o, in alcuni casi, rubati dai militari durante i sequestri delle loro vittime.
Candidata più volte al premio Nobel per la Pace, per il suo straordinario impegno e la sua azione umanitaria, Estela de Carlotto ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, tra i quali spiccano l’Ordine al merito nel grado di Commendatore della Repubblica Italiana, il Premio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e il Premio Unesco per la Pace. La Laurea Honoris Causa conferita da Roma Tre, alla luce di un impegno civile, umano e culturale unanimemente riconosciuto, consente di fare memoria della tragedia consumata in Argentina con il colpo di stato militare del 1976. Il programma della giornata del 17 aprile 2024 a Roma Tre prevede la lectio magistralis di Estela de Carlotto, dopo i saluti del Rettore di Roma Tre, Massimiliano Fiorucci. Prima del conferimento della Laurea verranno letti due micro-monologhi del Teatro por la Identidad (TxI), iniziativa promossa dall’Associazione “Abuelas de Plaza de Mayo” oltre vent’anni fa, per ribadire l’importanza di riscoprire e ristabilire le proprie origini familiari per costituire una solida identità umana e personale. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Malattie rare, il 17 aprile Giornata mondiale dell’emofilia, Schillaci: “Sinceri auguri a convegno FedEmo”
(Adnkronos) – "Ringrazio per il cortese invito a partecipare alla tavola rotonda" per "la XX Giornata mondiale dell'emofilia. Sarei intervenuto con piacere; purtroppo, concomitanti e inderogabili impegni istituzionali fuori regione non mi consentono di essere presente. Desidero esprimere il mio più sincero augurio per l'ottima riuscita della manifestazione e l'occasione mi è gradita per porgerle i migliori saluti, che la prego di estendere a tutti i partecipanti". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un messaggio indirizzato a Cristina Cassone, presidente di FedEmo, Federazione associazioni emofilici, in occasione del convegno 'Io conto! Mec: il registro di patologia e i dati sanitari, fondamentali strumenti di conoscenza e programmazione', promosso nella XX Giornata mondiale dell'emofilia che si celebra in tutto il mondo il 17 aprile. —[email protected] (Web Info)
Virus delle scimmie, cos’è e come si trasmette all’uomo l’Herpesvirus che ha colpito un 37enne
(Adnkronos) –
Il virus B delle scimmie, nei casi umani ha un "alto rischio di mortalità". L'Herpesvirus che "infetta alcuni primati può contagiare l'uomo attraverso morsi o graffi da parte di una scimmia portatrice del patogeno". Se inizialmente il virus provoca "sintomi locali, di tipo simil-influenzale" e trattabili con farmaci antivirali, "in almeno la metà dei casi l'infezione arriva a livello cerebrale e quando ciò accade la morte è altamente probabile". A fare il punto per l'Adnkronos Salute sull'Herpesvirus simiae che a Hong Kong ha colpito un 37enne, attaccato durante un'escursione in un parco, è Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv). "Certamente – premette l'esperto – non stiamo parlando di un pericolo epidemico né tantomeno pandemico". E' però "importante controllare il diffondersi dell'infezione tra le scimmie" e "sapere – avverte – che anche l'uomo può ammalarsi, se accidentalmente ferito da una scimmia infetta". Il virus B delle scimmie "è un virus erpetico", spiega Caruso, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all'università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili. "I virus erpetici sono molto diffusi – ricorda – mentre questo virus in particolare è limitato ad alcune scimmie, evidenziato per la prima volta nei primi decenni del secolo scorso nei cercopitechi e chiamato perciò anche virus 'cercopitechino'. Per molto tempo si è trattato più che altro di una curiosità scientifica. In passato, infatti – racconta lo specialista – ad alcuni operatori di laboratorio che per i loro esperimenti avevano a che fare con le scimmie, lavorando direttamente con questi animali oppure maneggiandone tessuti o materiali biologici, è successo di infettarsi. Si è capito allora che il graffio o il morso di una scimmia portatrice di questo virus, o il contatto con un suo fluido infetto, magari attraverso un taglio accidentale, poteva far ammalare l'uomo. E l'infezione poteva essere grave, rapidamente mortale se coinvolgeva il sistema nervoso centrale". "Si è quindi cominciato a fare analisi sulle scimmie che venivano importate per la ricerca e questo pericolo, a livello di laboratorio o comunque di animali in cattività – sottolinea Caruso – è stato completamente sventato. E' rimasto però il problema delle scimmie 'wild', in libertà nella natura". Negli ultimi anni qualcosa è cambiato. "Si sa che negli Usa, per esempio in Florida – rimarca Caruso – ci sono delle colonie di scimmie portatrici di questo virus che pare si stia diffondendo all'interno delle colonie stesse. Anche le scimmie, infatti, mordendosi o attraverso il contatto reciproco, possono trasmettersi il virus B". E poi c'è il caso umano di Hong Kong, il primo registrato dal territorio autonomo nel Sudest della Cina. Tutti segnali di allerta, perché se "dal punto di vista pratico oggi sembra difficile che una scimmia riesca ad avere con l'uomo contatti tali da infettarlo, certamente – ammonisce l'esperto – se questo virus continua a diffondersi tra gli animali, e questi animali entrano in contatto con l'uomo, il rischio di trasmissione all'uomo cresce. Serve dunque controllare l'infezione all'interno delle popolazioni di scimmie, valutare le colonie". Come si manifesta la malattia da virus 'Monkey B' nell'uomo, e come si cura? Il giovane contagiato a Hong Kong è arrivato in ospedale il 21 marzo scorso con febbre e perdita di coscienza, e quando a inizio aprile la notizia si è diffusa le sue condizioni venivano definite "critiche". Secondo le testimonianze dei familiari, a fine febbraio l'uomo era stato ferito durante una visita al Kam Shan Country Park, una destinazione escursionistica nota per il suo branco di scimmie selvatiche. Le persone infettate possono presentare inizialmente sintomi locali e simili a quelli dell'influenza, che però rischiano di progredire fino a un'infezione del sistema nervoso centrale. "Complicanze frequenti", descrive il presidente dei virologi italiani: insorgono appunto "almeno nella metà dei casi" e che questi pazienti possano morire "purtroppo è molto facile. Come per tutti i virus erpetici, anche per curare l'Herpesvirus simiae nell'uomo esistono dei farmaci antivirali (aciclovir, ganciclovir). Medicinali che "vanno dati immediatamente, non appena si sospetta l'infezione. Perché se arriva al cervello i farmaci non possono più agire". In questi casi, da fare resta poco o nulla. —[email protected] (Web Info)
La tolgono alla madre per abusi su minori, ma poi torna in famiglia: muore bimba di 5 anni
(Adnkronos) –
Una bimba di soli 5 anni è morta di stenti in una casa di Mooresville nell'Indiana. Secondo quanto riporta il MailOnLine la madre di 29 anni, il suo compagno di 27 e la nonna di 53 sono stati arrestati con l'accusa di maltrattamento su minori con conseguente morte della piccola. La polizia ha trovato la piccola in fin di vita, malnutrita e sporca delle su stesse feci nell'appartamento. L'hanno portata in ospedale, ma non ce l'ha fatta. I medici hanno detto che pesava come una bambina di due anni e mezzo pur avendone cinque.
Sulla sua morte sta indagando anche il Dipartimento dei servizi per l'infanzia dell'Indiana. "Una morte orribile" hanno detto gli investigatori rivelando che i documenti del tribunale spiegano che la mamma ha avuto problemi anche in passato quando la bimba venne tolta alla madre e affidata ai servizi sociali per le "terribili condizioni igienico-sanitarie" in cui viveva, ma poi dopo qualche mese la riportarono a casa. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Iran, attacco a Israele è flop tecnico: metà dei missili fa cilecca
(Adnkronos) –
L'attacco dell'Iran contro Israele è stato un successo o un flop? Israele ha reso noto di aver intercettato il 99% dei droni e dei missili lanciati da Teheran. In un quadro complesso, in cui è difficile filtrare le news e arrivare ad un'analisi indipendente, l'azione difensiva di Israele potrebbe essere stata facilitata da diversi fattori. Oltre all'attacco 'telefonato', con informazioni anticipate da Teheran ad alcuni paesi della regione, ha influito anche la modalità dell'operazione 'Promessa vera', avviata con il lancio dei droni e non con quello dei missili. Il risultato finale dell'offensiva, però, è stato condizionato anche da altri fattori che Teheran omette di citare. Tre funzionari statunitensi, in particolare, hanno dichiarato al Wall Street Journal che "circa la metà dei missili balistici partiti dall'Iran non sono stati lanciati correttamente o si sono schiantati prima di raggiungere la loro destinazione". Secondo le fonti, durante l'attacco contro Israele l'Iran ha lanciato tra 115 e 130 missili balistici e solo circa la metà di essi sono stati intercettati con successo. Il resto è fallito per motivi tecnici. "Non c'è assolutamente nulla della famosa capacità dei missili balistici iraniani", ha detto una delle fonti. Nella notte tra sabato e domenica, inoltre, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno condiviso con gli Stati Uniti informazioni di intelligence utili a Israele per contrastare l'attacco missilistico e con droni lanciato dall'Iran. Due giorni prima di attaccare Israele, osserva ancora il Wsj, l'Iran aveva informato dei propri piani diversi Paesi del Golfo, tra cui l'Arabia Saudita. Queste informazioni sono state poi passate agli Stati Uniti. Israele, quindi, ha avuto tutto il tempo di attrezzarsi.
L'attacco è stato proprio un colpo a vuoto? Non del tutto, a giudicare dalle news diffuse da Al Jazeera. Almeno nove missili balistici iraniani sono riusciti a eludere l'elaborato sistema di difesa aerea israeliano e il fuoco degli eserciti alleati nella regione. Cinque missili hanno colpito la base aerea di Nevatim, danneggiando un aereo da trasporto C-130, una pista e strutture di stoccaggio vuote. Altri quattro hanno colpito un'altra base aerea, ma non sono stati segnalati danni significativi. Israele ha utilizzato il sistema Arrow-3, un meccanismo nuovo impiegato per la prima volta. Il sistema è progettato per abbattere i missili balistici. Il fatto che nove siano riusciti a passare sarà motivo di preoccupazione per gli israeliani. Secondo l'emittente del Qatar, è in corso un'indagine sull'efficacia del sistema di difesa, anche se gli israeliani hanno dichiarato pubblicamente che tutti i sistemi hanno avuto successo. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Iran e l’attacco simbolico contro Israele: vittime ridotte al minimo e spettacolo massimo
(Adnkronos) – Vittime ridotte al minimo e massima spettacolarizzazione. L'attacco dell'Iran contro Israele, con droni e missili che hanno illuminato il cielo israeliano e della Cisgiordania, sembra essere stato progettato con questo scopo. Di fatto confermato da quanto sostenuto dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano Naser Kanani, secondo cui l'Occidente dovrebbe "apprezzare la moderazione" dimostrata da Teheran. L'operazione della notte tra sabato e domenica è apparsa alquanto coreografica e in gran parte è abortita grazie all'intervento degli alleati di Israele che però non sono riusciti a impedire il primo attacco in assoluto di Teheran contro il territorio israeliano. Ancora una volta è stata dimostrata l'efficacia del sistema di difesa aerea Iron Dome rispetto a un'operazione che sembrava destinata a fallire, ma ha comunque avuto una portata simbolica significativa. Proprio perché invece che attaccare da un Paese vicino dell'Iran, Teheran ha deciso di colpire direttamente dal suo territorio contro quello israeliano. I circa 1.600 chilometri di distanza tra Iran e Israele hanno dato a quest'ultimo un largo preavviso e quindi la possibilità di preparare la risposta, evitando l'effetto sorpresa e quindi di infliggere ingenti danni. Eppure, secondo la Cnn, per circa quattro ore il mondo è rimasto con il fiato sospeso mentre si temeva l'inizio di una nuova guerra catastrofica. Un sospiro di sollievo è stato tirato quando la missione permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite ha postato su 'X' che l'operazione era ''conclusa''. E' a quel punto che si è avuta la sensazione che l'Iran abbia voluto abbaiare, anche forte, ma senza mordere. L'attacco è stato condotto come rappresaglia per i raid aerei israeliani sul consolato iraniano a Damasco ed era in linea con le aspettative dell'intelligence Usa. La leadership iraniana, sottolinea un'analisi dell'emittente americana, si è sentita in dovere di colpire Israele per ribadire la sua immagine di potenza regionale e la sua forza agendo dal proprio territorio e non per procura. Allo stesso tempo, l'Iran doveva cercare di evitare di scatenare una guerra totale. E questo perché deve fare i conti con il malcontento interno, con una popolazione che non sopporta più le sue politiche repressive e che fa i conti con una economia schiacciata sotto il peso delle sanzioni. Lo stile dell'attacco iraniano a Israele ricorda la risposta di Teheran all'uccisione del generale Qassem Soleimani da parte dell'Amministrazione dell'ex presidente Donald Trump, nel gennaio 2020. Teheran ha dato alle truppe statunitensi 10 ore di preavviso prima di lanciare missili balistici sulle posizioni militari statunitensi in Iraq. L'attacco non causò vittime americane. In quel momento gli iraniani volevano dimostrare ciò che i loro militari erano in grado di fare, piuttosto che ciò che erano disposti a fare. All'epoca gli Stati Uniti non hanno reagito, evitando la guerra regionale. Israele ha già promesso di rispondere e il governo del premier Benjamin Netanyahu appare sempre più imprevedibile, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che non parteciperanno a una ritorsione israeliana rassicurando così Teheran. Ma se Netanyahu decidesse di attaccare l'Iran, Teheran potrebbe utilizzare il sud del Libano come trampolino di lancio. Una settimana prima dell'attacco, una fonte libanese aveva escluso che Hezbollah avrebbe preso parte alla rappresaglia iniziale dell'Iran, ma ''è preparata per la fase che verrà dopo la risposta iraniana''. Una forte ritorsione israeliana potrebbe spingere l'Iran ad assumere una posizione ancora più dura. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Il report, 40% italiani farebbe più controlli con liste attesa più corte
(Adnkronos) – Quattro italiani su 10 farebbero più prevenzione, sottoponendosi a più controlli medici, se i tempi di attesa fossero inferiori. Resta stabile al 41% la percentuale di persone che fa controlli regolari, mentre il 45% si cura solo quando inizia a stare male. Una donna su 4 (25%) non va dal ginecologo da oltre 3 anni e il 30% delle italiane non fa il Pap test. Insomma, si fa ancora poca prevenzione in Italia e tra i fattori che più scoraggiano ci sono proprio le liste d'attesa. Lo indica l'ultima indagine dell'Osservatorio Sanità di UniSalute, che sonda periodicamente, insieme a Nomisma, l'attitudine degli italiani nei confronti dei controlli e delle visite di prevenzione. La a ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.200 persone, tra i 18 e i 75 anni, intervistate nel 2023. Oltre alle attese, una parte di italiani è frenato da problemi organizzativi: il 22% si controllerebbe di più se ci fosse maggior disponibilità di date e orari. Tra i dati positivi: quasi la totalità del campione (93%) afferma di essersi rivolto al proprio medico di base almeno una volta nel 2023. Negli ultimi 12 mesi, 4 italiani su 5 (80%) hanno anche svolto delle analisi del sangue, con le donne più attente (l'83% le ha effettuate) rispetto agli uomini (77%). Risultano però ancora decisamente trascurate molte visite specialistiche: più di un italiano su 3 (35%), ad esempio, non fa una visita odontoiatrica o un'igiene dentale da oltre 3 anni, e il 44% non ha mai eseguito una visita dermatologica per la valutazione dei nei. Oltre ai tempi di attesa, in molti casi influiscono anche considerazioni economiche: tra chi non ha effettuato alcun esame di prevenzione da oltre 3 anni, ben il 36% cita come motivazione i costi troppo elevati e il 47% dice che ne effettuerebbe di più se fossero gratuiti. Ma l'indagine evidenzia anche quanto pesi sulle decisioni degli italiani la scarsa cultura della prevenzione: circa 2 su 3 (64%) confessano di evitare le visite, rimandandole in caso di problemi di salute trascurabili (48%) o ammettendo di cercare di farne il meno possibile (16%). Quasi uno su 2 (45%), infine, dichiara di preferire curarsi solo quando comincia a soffrire di un disturbo o di una malattia vera e propria. —[email protected] (Web Info)
Medicina, milza su misura con stampa 3D per pianificare intervento
(Adnkronos) – La stampa 3D per creare un modello della milza fatto su misura per una paziente, e utilizzato nel pre-operatorio per pianificare con precisione le modalità dell'intervento laparoscopico, minimamente invasivo, che ha permesso di salvare la vita alla giovane donna e di preservarle l'organo. L'esempio di integrazione tra tecnologie avanzate nell'ambito biomedicale e sanitario arriva da Bio3DModel (Gruppo SolidWorld), che ha realizzato la stampa in 3D della milza e ha fornito supporto fondamentale alla équipe medica dell'ospedale San Giovanni di Dio di Firenze, che portato a termine l'intervento. "Abbiamo effettuato degli incontri con i chirurghi e, una volta ricevuti i documenti quali tomografie ed esami medici, abbiamo ricreato un modello fedelissimo dell'organo nel tempo della pre-ospedalizzazione della paziente. Il nostro team di ingegneria biomedica, composto da Federica Giovannini e Paulina Socha, ha preparato il modello che comprendeva i punti critici e i rapporti delle varie anatomie, differenziate per colore, necessari per la guida intraoperatoria", ha affermato Giovan Battista Semplici, presidente di Bio3DModel. "Preservare la milza in casi del genere è spesso impegnativo, soprattutto quando l'aneurisma entra quasi nella milza – ha spiegato in una nota dell'Azienda Usl Toscana Centro Emiliano Chisci, chirurgo vascolare che assieme al primario della Chirurgia generale, Alessandro Anastasi, e alla guida del direttore del dipartimento chirurgico, Stefano Michelagnoli, ha condotto l'intervento – Tuttavia siamo riusciti a preservare l'organo escludendo un grande aneurisma dell'arteria splenica". Stampa 3D e Biostampa 3D è una tecnologia alla quale il Gruppo SolidWorld ha aggiunto, nel corso del 2023, anche la biostampa 3D. "Grazie a Electrospider, stampante in grado di riprodurre tessuti umani – si legge nella nota – SolidWorld Group è in grado di fornire supporto a ospedali, cliniche private, fondazioni ed istituti di ricerca italiani ed internazionali al fine di stampare per la prima volta contemporaneamente sia la struttura di supporto al tessuto, realizzata in materiale biocompatibile, tramite la tecnica di elettrofilatura, con spessore nanometrico, sia gli idrogel cellulari di diverse tipologie di cellule umane". —[email protected] (Web Info)












