(Adnkronos) –
Ridurre i rischi per il fumatore adulto, anche ricorrendo a device alternativi alla sigaretta. Ne hanno discusso cardiologi e medici di medicina generale, attraverso tavole rotonde interattive alla XV edizione del Congresso 'Nel Cuore di Santa' a Santa Margherita Ligure (Genova), nell'ambito del panel 'What really matters for adult smokers: an evidence-based opinion form cardiology experts', moderato dal presidente del congresso, Roberto Pescatori, e con protagonisti due cardiologi di fama internazionale: Dimitri Richter, president of the Council of Cardiology practice at European Society of Cardiology (Esc), e Silvio Festinese, cardiologo dell'Asl Roma 1 e responsabile della cattedra di Farmacologia dell'Università UniCamillus di Roma. "Il problema clinico è che tanti fumatori con un'età e un rischio particolarmente alti non vogliono o non riescono a smettere di fumare – afferma Richter – Se un medico, come è doveroso che sia, ha già provato a far smettere loro di fumare, ma non ha ottenuto alcun risultato, allora i prodotti a rischio ridotto rappresentato una buona soluzione. Dalle evidenze scientifiche che abbiamo ad oggi, device come ad esempio le e-cigarette provocano minore assunzione di sostanze nocive. Non è ancora dimostrato che ciò riduca effettivamente le malattie, però, se assumere cancerogeni è inevitabile, è preferibile assumerne il 95% in meno, come con i prodotti a rischio ridotto, invece di quel 100% della sigaretta". "Questo tipo di approccio, secondo me, è applicabile a tutti – prosegue Richter – Ovviamente esistono momenti in cui non bisogna dare al fumatore questa via d'uscita. Per esempio, se si ha un infarto, questo è il momento migliore per smettere di fumare. Se però da 6 a 12 mesi dopo si riprende a fumare, che è quel che accade a livello europeo al 50-60% dei fumatori, allora la cosa migliore che il medico possa dire al paziente è 'se non ce la fai, fai un'altra cosa, non ricadere nello stesso errore'. Quello che è importante – aggiunge – specialmente per prodotti che non possono essere pubblicizzati, non possono presentare i loro dati scientifici, è andare oltre l'opinione personale di ogni medico, è poter avere l'opinione dello Stato, delle commissioni indipendenti le quali possono affermare se veramente tutti questi claim siano veri o no. Fda, per esempio, dà l'approvazione o no a questi prodotti". A tale proposito, "la Grecia è stata la prima nazione in Europa in cui queste sostanze, 'heat not burn' (riscaldate non bruciate, ndr) hanno dimostrato il claim secondo cui producono meno sostanze nocive. Ritengo importante che ogni Paese abbia delle commissioni indipendenti che possano esprimere un parere, perché – conclude Richter – solo tramite un'informazione istituzionale ufficiale le persone possono informarsi veramente su quale sia la verità e quale no". —[email protected] (Web Info)
Fumo: Richter (Esc), ‘per chi non smette necessaria riduzione del danno’
Leggera, colorata e anti-allergie: ecco la dieta di primavera
(Adnkronos) – L'arrivo della primavera porta la voglia di rimettersi in moto, cambiare le abitudini a tavola e dare uno slancio di benessere per prepararsi all'estate. "Gli schemi alimentari che vengono elaborati a primavera solitamente hanno come alimenti cibi freschi e leggeri, in linea con la stagione che è caratterizzata da un clima più mite e un'ampia varietà di frutta e verdura disponibili" dice all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp). "In questo periodo dell'anno, è buona abitudine preferire cibi leggeri e facilmente digeribili e colorati, in quanto spesso a ogni colore è associato un particolare nutriente, come insalate verdi, zuppe di verdure, fragole, asparagi, carciofi, piselli, spinaci, lattuga, rucola che sono ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti, e preparare piatti a base di pesce magro e carni bianche. Ma, nel parlare di dieta primaverile, non si può non tener conto del gran numero di soggetti per cui l'arrivo della primavera, più che l'inizio della bella stagione, rappresenta l'inizio della stagione allergica". "Con l'aumento delle temperature – raccomanda – è importante rimanere idratati per mantenere l'energia e favorire la digestione con bevande rinfrescanti come acqua aromatizzata con fette di agrumi o erbe aromatiche, tè freddo alla menta o frullati di frutta fresca, cercando nel contempo di ridurre il consumo di alcolici e di limitare il consumo di cibi ricchi di zuccheri aggiunti e grassi saturi, come dolci, gelati, cibi fritti e alimenti trasformati. Per rimanere leggeri a pranzo, apportando tutti i nutrienti essenziali, come fibre, vitamine e minerali – suggerisce l'immunologo – è consigliabile anche scegliere cereali integrali come quinoa, farro, orzo e riso integrale per preparare insalate di cereali integrali con verdure fresche e erbe aromatiche, condite sempre con olio extravergine di oliva o olio di semi di lino. Yogurt greco, formaggio fresco e ricotta possono essere consumati con moderazione per aggiungere proteine e calcio alla dieta primaverile". "Una buona dieta che si rispetti è sempre accompagnata dalla corretta pratica di attività fisica: a primavera è bene approfittare del clima più mite per fare sport all'aperto, come passeggiate, jogging, ciclismo o yoga all'aria aperta. E anche se è importante mangiare in modo sano, è altrettanto importante concedersi qualche piacere ogni tanto, consumando con moderazione i cibi che più piacciono", osserva Minelli.
La dieta di primavera come antidoto alle allergie. "Nel mese di marzo i pollini rappresentano la principale causa di allergie in soggetti predisposti, ma molti non sanno che la dieta può essere un valido alleato per ridurne i sintomi. Per i soggetti allergici – precisa l'immunologo – è fondamentale ridurre l'assunzione di cibi che contengono istamina, come nel caso dei formaggi stagionati o di vegetali come pomodori e spinaci, e cibi che rilasciano tale sostanza, come avviene per cioccolata e fragole". Infine, "non bisogna trascurare le reazioni allergiche crociate, le quali si manifestano esclusivamente in quei soggetti che presentino una sensibilizzazione verso allergeni omologhi contenuti tanto nei pollini quanto negli alimenti. Questa è la ragione per cui – conclude Minelli – gli allergici ai pollini delle graminacee possono manifestare i sintomi di allergia con l'assunzione di alimenti come grano, kiwi, pomodoro, melone, mentre gli allergici alla parietaria devono prestare attenzione ad alimenti quali basilico, gelso, ciliegia e melone". In primavera "fastidi come insonnia, stanchezza e irritabilità diventano più comuni, proprio perché dobbiamo abituarci non solo a orari nuovi, ma anche a un clima ballerino, che sempre più spesso diventa improvvisamente caldo". "Contro il malessere primaverile, che può mettere a dura prova la nostra salute psicofisica, la dieta può essere un validissimo aiuto: molti cibi sono, infatti, degli integratori naturali che possono supportare queste difficoltà" dice la nutrizionista Gemma Fabozzi, biologa esperta anche in Embriologia clinica e Fertilità e responsabile del centro B-Woman di Roma, che stila per l'Adnkronos Salute la 'dieta di primavera'. "E come sempre la natura ci viene in aiuto proponendoci proprio alimenti di stagione che ci aiutano a contrastare gli effetti della primavera". In questa stagione, spiega, "abbiamo ad esempio le fragole che ci aiutano, da un lato, a contrastare l'irritabilità e gli sbalzi di umore grazie al loro contenuto di calcio e bromo e, dall'altro, anche a mantenere la linea grazie al contenuto di iodio che funge da stimolo per il nostro metabolismo. Inoltre, sono ricche di vitamina C che può aiutarci per gli ancora presenti malanni stagionali". Ecco qualche suggerimento della nutrizionista su come consumarle: "Innanzitutto è sconsigliato lavarle dopo aver eliminato il picciolo – raccomanda – poiché aprirebbe una cavità all'interno della quale entrerebbero eventuali antiparassitari o altre sostanze che sono invece da rimuovere con il lavaggio stesso. E' meglio comprarle biologiche e lavarle, prima di togliere il picciolo, con un solvente alcolico acido come ad esempio il vino rosso o il succo di limone", è l'insolta indicazione: "Sono gli unici in grado di rimuovere sostanze nocive eventualmente presenti". Le fragole sono indicate "nelle donne in menopausa; per contrastare l'irritabilità data da sbalzi ormonali; in bambini ipereccitabili; come frutto a cena per agevolare il sonno; quando si ha un aumentato fabbisogno di vitamina C; in pazienti con problematiche reumatiche o infiammatorie". Uno spuntino goloso e salutare è composto da "fragole con 2-3 cucchiai di panna, rigorosamente montata fresca senza zucchero; fragole immerse in cioccolata fondente (80% o più) sciolta a bagnomaria; yogurt intero, granola di frutta secca e 2 fragole; frullato di kefir, mezzo avocado e 4-5 fragole". Altro alimento di stagione da portare a tavola sono "gli asparagi, vitalizzanti, energizzanti e tonici nervini". "Stimolano la funzione del surrene e aumentano la risposta adrenergica: per questo – sottolinea Fabozzi – sono adatti alla stagione primaverile, la stagione del risveglio. Gli asparagi sono ricchi di calcio, magnesio, potassio, ferro e fosforo. Inoltre, il loro contenuto in zinco e vitamina C li rende alleati utili per il sistema immunitario. Si possono mangiare crudi, utilizzando solo la parte apicale più tenera nelle insalate, oppure lessi e conditi olio e limone o, ancora, direttamente cotti in padella senza lessarli, con olio ben caldo e cipolla se si vuole potenziare l'azione diuretica". Inoltre, sono indicati "dopo importante attività fisica e sudorazione, per reintegrare la perdita di liquidi e sali".
Gli asparagi si possono mangiare insieme a "uova, ricotta, pasta e riso. Da evitare l'abbinamento con carne e pesce". Un altro prodotto "molto prezioso" sono "gli agretti, ricchi di minerali tra cui spicca il magnesio, importantissimo per il sistema nervoso – ricorda l'esperta – ed elettroliti che hanno una grande azione remineralizzante. Sono diuretici, depurativi e anche ricchi di ferro. Si possono cucinare lessi, condendoli poi con olio e limone, oppure in padella, con olio e aglio". Da abbinare a uova e carne, non al pesce. Fabozzi raccomanda, infine, "ovviamente di mantenersi sempre idratati, non solo bevendo il giusto quantitativo d'acqua ma anche consumando ad ogni pasto, o come spuntino, della verdura cruda ricca di acqua di vegetazione. Anche in questa stagione, infine, è importante consumare regolarmente grassi buoni, antiossidanti naturali per contrastare lo stress ossidativo, come olive e frutta secca". —[email protected] (Web Info)
Cani e gatti possono trasmettere superbatteri ai proprietari: lo studio
(Adnkronos) – Gesti di cura, ma anche semplici coccole scambiate con il pet di casa, dai 'baci' alle carezze, potrebbero nascondere insidie infettivologiche non calcolate. Sembra infatti che i cani e i gatti possano trasmettere batteri resistenti agli antibiotici ai loro amici umani. A fare il punto è uno studio che ha raccolto evidenze di questo passaggio di 'superbug' tra Fido e Micio ammalati e i coinquilini umani sani in Portogallo e nel Regno Unito, scoprendo che sia gli animali che gli uomini di ciascuna 'famiglia' infetta presa in esame erano portatori degli stessi batteri resistenti e accendendo i riflettori sul fatto che gli animali domestici possano fungere da serbatoi di resistenza a farmaci vitali e quindi favorirne la diffusione. Lo studio prospettico longitudinale ha coinvolto 5 gatti, 38 cani e 78 esseri umani provenienti da 43 famiglie in Portogallo e 22 cani e 56 esseri umani di altre 22 famiglie nel Regno Unito. La ricercatrice principale Juliana Menezes, del Laboratorio di resistenza agli antibiotici del Centro di ricerca interdisciplinare sulla salute animale, Facoltà di Medicina veterinaria Università di Lisbona, ha testato insieme ai colleghi tamponi cutanei e campioni di feci e urina dei partecipanti per individuare Enterobacterales (vasta famiglia di batteri che comprende Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae) resistenti ai comuni antibiotici. Secondo il lavoro, presentato per il Congresso Escmid Global di Barcellona (27-30 aprile), non è stato possibile provare la direzione della trasmissione, ma in 3 delle case al centro della ricerca in Portogallo la tempistica dei test positivi per i batteri produttori di Esbl/AmpC suggeriva fortemente che, almeno in questi casi, i batteri venivano passati dall'animale domestico (2 cani e un gatto) all'essere umano. La resistenza agli antibiotici, ricordano gli esperti, sta raggiungendo livelli pericolosamente alti in tutto il mondo. Le infezioni da superbatteri uccidono più di 1,2 milioni di persone l'anno a livello globale, dato destinato a salire a 10 milioni entro il 2050 se non verrà intrapresa alcuna azione. E' questa per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una delle maggiori minacce alla salute pubblica. "Ricerche recenti – spiega Menezes – indicano che la trasmissione" di superbug "tra esseri umani e animali, compresi quelli domestici, ha un ruolo fondamentale nel mantenere i livelli di resistenza, sfidando la convinzione tradizionale secondo cui gli esseri umani siano i principali portatori di questi patogeni nella comunità". "Comprendere e affrontare la trasmissione" dei superbatteri "dagli animali domestici agli esseri umani" è dunque "essenziale per combattere efficacemente la resistenza antimicrobica nelle popolazioni sia umane che animali", continua l'esperta. Menezes e colleghi si sono concentrati nello studio sui batteri resistenti alle cefalosporine di terza generazione e ai carbapenemi (parte dell'ultima linea di difesa quando altri antibiotici hanno fallito). Tutti gli esseri umani considerati nello studio erano sani, mentre tutti gli animali domestici presentavano infezioni della pelle e dei tessuti molli o infezioni del tratto urinario. In Portogallo, un cane (su 43 pet, 2,3%) è stato colonizzato da un ceppo di E. coli multiresistente producente Oxa-181, enzima che conferisce resistenza ai carbapenemi. Tre gatti e 21 cani (su 24, 55,8%) e 28 proprietari (su 78, 35,9%) ospitavano Enterobacterales produttori di Esbl/AmpC, che sono resistenti alle cefalosporine di terza generazione. In 5 famiglie, una con un gatto e 4 con cani, sia l'animale domestico che il proprietario erano portatori di batteri produttori di Esbl/AmpC. L'analisi genetica ha mostrato che i ceppi erano gli stessi, indicando che i batteri si trasmettevano tra l'animale domestico e il proprietario. In una di queste 5 famiglie, anche un cane e il proprietario avevano lo stesso ceppo di Klebsiella pneumoniae resistente agli antibiotici. Nel Regno Unito, un cane (su 22 animali domestici, 14,3%) è stato colonizzato da due ceppi di E.coli multiresistenti che producono beta-lattamasi Ndm-5, resistenti alle cefalosporine di terza generazione, ai carbapenemi e a diverse altre famiglie di antibiotici. Gli Enterobacterales produttori di Esbl/AmpC sono stati isolati da 8 cani e 3 proprietari (36,4% e 12,5%). In due famiglie, sia il cane che il proprietario erano portatori degli stessi batteri produttori di Esbl/AmpC. "I nostri risultati – osserva Menezes – evidenziano l'importanza di includere le famiglie che possiedono animali domestici nei programmi nazionali che monitorano i livelli di resistenza agli antibiotici. Scoprire di più sulla resistenza degli animali domestici aiuterebbe lo sviluppo di interventi informati e mirati per salvaguardare sia la salute animale che quella umana".
I batteri possono trasmettersi tra i pet e l'uomo attraverso baci e carezze, in generale toccando il proprio amico a 4 zampe, e attraverso la manipolazione delle feci. Per prevenire la trasmissione, i ricercatori raccomandano ai proprietari di praticare una buona igiene, compreso lavarsi le mani dopo aver accarezzato il cane o il gatto e dopo aver maneggiato i suoi rifiuti. "Quando il proprio pet non sta bene, va considerata l'idea di isolarlo in una stanza per prevenire la diffusione di batteri in tutta la casa e di pulire accuratamente le altre stanze", aggiunge Menezes, ricordando che tutti i cani ei gatti dello studio sono stati trattati con successo per le loro infezioni. I proprietari non avendo infezione non avevano bisogno di cure. —[email protected] (Web Info)
Vaccino covid e morti improvvise, nessun legame: i dati Usa
(Adnkronos) –
"I dati non supportano un'associazione tra vaccinazione anti-Covid e morte cardiaca improvvisa nei giovani". E' questo l'esito di una nuova indagine condotta in Oregon e resa nota dai Cdc statunitensi (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) nell'ultimo 'Morbidity and Mortality Weekly Report'. "A beneficio dei soliti somaroni: ennesimo studio che dimostra (numeri alla mano) oggettivamente come la vaccinazione contro il Covid non c'entri nulla con i malori improvvisi dei giovani. Sarebbe ora di rassegnarsi al fatto che la Terra non è piatta", twitta Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, commentando su X i risultati dell'indagine. Sulla stessa ricerca posta anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Genova: "Cosa si scopre con gli studi seri e ben condotti? Che le morti improvvise sono più frequenti tra i non vaccinati per Covid-19. E ora cosa diranno i soliti ciarlatani?", chiede il medico. Lo studio torna su uno degli argomenti che finisce spesso al centro di polemiche da parte di chi esprime posizioni critiche verso i vaccini. Nell'aprile 2021, ricordano i Cdc, sono stati segnalati al Vaccine Adverse Event Reporting System casi di miocardite post iniezione-scudo, in particolare tra i giovani maschi sottoposti a immunizzazione. E dopo che la vaccinazione Covid è stata associata a miocardite in questa fascia di adolescenti e giovani adulti, sono state sollevate preoccupazioni su possibili decessi cardiaci correlati al vaccino in questa fascia di età. Per valutare questo aspetto, i ricercatori hanno preso in esame i certificati di morte dei residenti dell'Oregon di età compresa tra 16 e 30 anni che sono deceduti nel periodo giugno 2021-dicembre 2022 per cause di morte cardiache o indeterminate. Sono stati poi esaminati per i deceduti identificati i registri nel sistema informativo sulle immunizzazioni dell'Oregon. Tra i 1.292 decessi identificati, Covid-19 è stato citato come causa di 30. Per altri 101 non è stato possibile escludere una causa di morte cardiaca. Tra questi deceduti, erano disponibili dati del sistema informativo sulle immunizzazioni per 88. Dei 40 decessi avvenuti tra persone che avevano ricevuto una dose di vaccino anti-Covid a mRna, 3 si sono verificati entro i 100 giorni successivi alla vaccinazione. Ma 2 erano casi di persone con malattie croniche di base e un singolo deceduto aveva una causa di morte indeterminata. Questi dati, concludono gli autori, "non supportano un'associazione tra la ricezione del vaccino a mRna anti-Covid e la morte cardiaca improvvisa tra giovani precedentemente sani". —[email protected] (Web Info)
Scienziato italiano negli Usa: “Aiuti fiscali per far tornare i medici? Serve molto di più”
(Adnkronos) –
La sfida di riuscire ad attrarre i migliori cervelli dall'estero "è un problema molto grave e complesso che richiederebbe strategie serie e a lungo termine da parte dell'Italia, ma purtroppo queste strategie non sono mai state messe in atto da parte di nessuno dei Governi che si sono succeduti da quando io possa ricordare. Ovviamente non so nello specifico quale sia l'idea del ministro della Salute italiano Orazio Schillaci". Ma Antonio Iavarone, professore di Chirurgia neurologica, Deputy Director del Sylvester Comprehensive Cancer Center, University of Miami – Miller School of Medicine, è molto scettico sulla riuscita dell'operazione. Ancora nei giorni scorsi il ministro ha ribadito: "Stiamo pensando a sgravi fiscali anche per i medici che vorranno tornare" dall'estero. Parlando con l'Adnkronos Salute dagli Usa, il top scientist di Benevento, in forze negli Stati Uniti ormai da tanti anni, è molto diretto. Il copione si ripete da troppo tempo, è il succo del suo pensiero. "Sono annunci che vengono fuori ciclicamente, finora chiacchiericcio, pubblicità, ma mai niente di serio. E' chiaro che il problema non è certo offrire l'aiuto fiscale. Sono cose che vengono dette più per soddisfare il pubblico in Italia, per dare delle suggestioni a chi non si rende conto dei problemi" di sanità e ricerca. Alla domanda se tornerebbe 'in patria' alle condizioni attuali, Iavarone risponde "no. Ma – aggiunge – il tema è chiaramente molto più complesso, va oltre la singola persona. Dipende da qual è l'obiettivo: se è aumentare la popolazione dei medici" con camici bianchi "con un livello anche scarso, si può andare ovunque e se ne trovano di persone non particolarmente qualificate. Se si vuole invece aumentare il valore della sanità, che è purtroppo andata peggiorando progressivamente, è ben più complicata la questione". E il nodo per Iavarone è che serve una drastica rivoluzione di sistema che faccia diventare "la meritocrazia" il faro da seguire e accresca l'attrattività del Paese. "Io stesso da molti anni ho provato senza alcun successo a realizzare delle strutture importanti in Italia che dovevano essere poli di attrazione per i migliori medici, i migliori scienziati italiani. Ma tutto questo non si è mai voluto fare. Il problema rimane il fatto che c'è un sistema all'interno della sanità e delle università italiane che è diffuso e accettato da tutti e non premia sempre la meritocrazia". Ci sono realtà "soprattutto al Sud in cui la sanità è carente, e molte situazioni nel campo di cui mi occupo, cioè i tumori, in cui le persone ricevono cure inadeguate. Ricevo spesso richieste di aiuto dall'Italia alle quali ovviamente non posso dare risposta, perché magari il trial clinico innovativo è stato aperto a Parigi o a Londra e invece non c'è la struttura locale" nel nostro Paese. "Noi ci stiamo provando, ancora e ancora", assicura Iavarone. Ma, fa notare, in generale i migliori medici e scienziati "non vanno dove non ci sono dei progetti seri che permettano di realizzare quella comunità scientifica che si realizza nei migliori centri internazionali. Una singola persona non può riuscire a cambiare una realtà, a meno a che non si metta in piedi un progetto strategico, con grandi finanziamenti e una gestione completamente svincolati dal sistema clientelare. Finora tutto questo non lo si è mai voluto fare, non c'è mai stato nessun Governo di destra, di sinistra, di centro che abbia voluto farlo e su questo tutte le parti politiche si trovano completamente d'accordo. Poi ogni tanto arrivano questi piccoli annunci. E io mi ritrovo a rispondere in maniera ripetitiva sempre le stesse cose", sorride. Di proposte dall'Italia Iavarone ne ha ricevute diverse. E dagli Usa ha seguito anche le notizie che si sono susseguite negli anni su grandi progetti scientifici. Solo in un paio di casi il suo scetticismo ha vacillato. Uno di questi è stato lo Human Technopole di Milano. Un progetto "che potenzialmente era quello che si doveva fare" e "nel quale sono stati messi tanti soldi". Ma poi la direzione che ha preso non aveva pienamente convinto l'esperto. "Mi si chiede quando tornerei in Italia, per cosa. Ecco, io tornerei per fare uno Human Technopole serio. Si dovrebbe fare non solo a Milano, ma a Roma, al Sud, in tutta Italia, se ci fosse una volontà seria di cambiare le cose". Quindi, conclude, "io non riesco a essere ottimista. Tutti i tentativi che sono stati fatti non sono andati a buon fine. Potrei fare una decina di esempi. Io ci ho provato per 20 anni. E certamente sarei venuto in Italia per realizzare progetti importanti che avrebbero rappresentato dei punti di riferimento per la comunità internazionale di scienziati. Ma non ho trovato volontà di fare questo né al Nord, né al Centro, né al Sud. Ho avuto tante bellissime interazioni, baci, abbracci, cene, discorsi con politici e istituzioni di ogni genere, tutti finiti nel nulla. E temo che questo discorso lo affronteremo ancora nei prossimi anni e sarà sempre uguale. Il problema non è la fuga dei cervelli – chiosa – ma l'assenza di circolazione dei cervelli, e non lo si capisce fino in fondo: significa attrarre le persone migliori in un determinato campo in Italia, indipendentemente dalla nazionalità". —salute/[email protected] (Web Info)
Sanità, D’Angelo (Inps): “Fse grande occasione per nuovi servizi”
(Adnkronos) – "Il fascicolo sanitario elettronico sarà una grandissima occasione per l’Inps per realizzare servizi nuovi”. Lo ha detto Massimiliano D’Angelo, direttore centrale Sistemi informativi e tecnologici dell’Inps nel corso del Digital Health Forum che si è tenuto oggi a Roma a Palazzo Wedekind. "L’Fse si inserisce nel contesto più ampio legato all’evoluzione della ‘nuova invalidità civile’ che vedrà la luce l'anno prossimo e che consentirà lo sviluppo di nuovi servizi basati su informazioni che deriveranno dal fascicolo. In una prima fase, l’Istituto introdurrà nel fascicolo sanitario elettronico i documenti introduttivi e, successivamente, i verbali prodotti dall’Inps stesso. Da qui – conclude – si avvieranno una serie di nuovi servizi che consentiranno l’evoluzione di ulteriori sviluppi” a partire da “ciò che riguarda le informazioni sanitarie dell’utente”. —[email protected] (Web Info)
Sanità, Innocenti (Chiesi): “Digitale e prevenzione per sostenibilità sistema”
(Adnkronos) – “I fattori chiave per la sostenibilità del sistema sanitario sono due: la digitalizzazione e la prevenzione”. Così Raffaello Innocenti, Ad e Managing Director Chiesi Italia, intervenendo oggi a Roma nel corso del Digital Health Forum. Sulla prevenzione, in particolare “si deve investire di più e pensare a norme che possano agire a monte su fattori come inquinamento atmosferico e cambiamento climatico, che hanno effetti molto negativi su malattie respiratorie”. Sull’altro aspetto, “quello della digitalizzazione – conclude – bisogna avere la capacità di usufruire di tutti i vantaggi tecnologici che potremmo avere. Sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse) stiamo facendo passi importanti così come sulla telemedicina, pilastro a livello territoriale del Servizio sanitario che si basa sulla prossimità". —[email protected] (Web Info)
Vaccini, Landazabal (Gsk): “Usare tecnologia per chiamata attiva aumenta copertura”
(Adnkronos) – "In questo momento abbiamo tecnologie di comunicazione che ci permettono di inviare messaggi a tutti i cittadini. Bisogna sfruttare queste tecnologie per creare l’opportunità di una chiamata attiva ai cittadini su quale vaccinazione fare per prevenire” la specifica “malattia”. Lo ha detto Fabio Landazabal, presidente e Ad Gsk Italia, nel corso del Digital Health Forum che si è tenuto oggi a Roma a Palazzo Wedekind. L’uso della tecnologia, "dove già accade – continua Landazabal – ha permesso di aumentare la copertura vaccinale che oggi, negli adulti e nei pazienti a rischio, è molto bassa. Bisogna sfruttare tutte le risorse sul digital per strutturare questa chiamata attiva efficace. Invecchiare attivamente vuol dire migliorare la qualità di vita. La prevenzione vaccinale – conclude – è importante, ma il cambio dev’essere totale e nello stile di vita”. —[email protected] (Web Info)
Farmaci, Campagnoli (Gsk): “Mepolizumab efficace in 4 patologie con alterazione eosinofili”
(Adnkronos) – "Attraverso la ricerca abbiamo sviluppato l'anticorpo monoclonale mepolizumab, diretto contro l'interleuchina-5, che ha dimostrato la sua efficacia clinica in quattro differenti patologie: l'asma eosinofilico severo, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, la granulomatosi eosinofila con poliangite e la sindrome ipereosinofila. Ad accomunare queste quattro patologie è un'alterazione della funzione degli eosinofili, target che con mepolizumab possiamo controllare, avendo quindi efficacia clinica". Lo ha detto Elisabetta Campagnoli, Specialty Medical Head di Gsk, in occasione della conferenza stampa promossa da Gsk oggi a Milano, durante la quale è stato presentato lo studio condotto da un team multidisciplinare composto da immunologi e otorini dell'ospedale Careggi di Firenze, che ha investigato il ruolo degli eosinofili infiammatori nella severità clinica dell'asma grave eosinofilico e l'efficacia dell'anticorpo monoclonale mepolizumab come equilibrante. Lo studio, pubblicato dalla rivista 'Allergy', ha rilevato infatti che il trattamento con l'anticorpo monoclonale mepolizumab ripristina il bilanciamento fisiologico fra i sotto fenotipi di eosinofili, riportando i livelli di eosinofili 'buoni' e 'cattivi' a quelli osservati nei soggetti sani, spiegando così come il farmaco possa consentire di controllare una patologia così severa ed impattante. "Le patologie respiratorie sono un campo nel quale Gsk ha sempre investito in ricerca. In particolare – illustra Campagnoli – negli ultimi anni c'è stata un'evoluzione, con investimenti in una ricerca volta alla conoscenza delle patologie e dei meccanismi patologici attraverso i quali nascono i sintomi e le patologie stesse. Nei nostri studi clinici e registrativi abbiamo sempre valutato l'impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Anche negli studi di pratica clinica, che stanno iniziando ad emergere, lo scopo è valutare l'impatto sul sintomo e, quindi, permettere ai nostri pazienti di avere una qualità di vita migliore. La nostra pipeline è sempre volta all'innovazione e a capire quali possono essere i prossimi passi. Quello più vicino a noi, temporalmente parlando, è un farmaco 'long acting' che ha un meccanismo d'azione simile al mepolizumab, ma che può avere il vantaggio, qualora i risultati siano positivi, di avere una somministrazione ogni sei mesi. Ciò risponderebbe al bisogno di migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti e la sostenibilità di tutto il sistema". —[email protected] (Web Info)
Cronaca nazionale/ Litigio al concerto musicale, spettatore 47enne perde la vita
Una serata che sarebbe dovuta essere distensiva, ascoltando la propia band musicale preferita, si è trsaformata in tragedia, purtroppo mortale.
Dramma al concerto a Firenze al Mandela Forum. Un uomo è morto in seguito a una lite avvenuta al palazzetto dello sport.
Secondo una prima ricostruzione della polizia, ci sarebbe stato un diverbio poi degenerato in una colluttazione in cui lo spettatore – si tratta di un uomo di 47 anni – ha riportato gravi traumi alla testa cadendo.
L’uomo è stato soccorso dal 118 e trasferito in codice rosso all’ospedale fiorentino di Careggi, dove poi è deceduto nella notte.
Foto di repertorio












