(Adnkronos) – “Oggi abbiamo un vaccino disegnato su misura degli adulti che è un cambio di paradigma per la patologia pneumococcica. Il 23 valente era già presente, ma essendo glicosidico, ha un antigene più debole e deve essere rifatto a distanza di anni”. Il V116, che è 21 valente, è invece "proteico” e quindi, per l’esperienza maturata con questo tipo di vaccini, “potrebbe essere efficace con una sola somministrazione”. Inoltre, “i 21 sierotipi hanno determinato una risposta immunitaria molto simile, senza dare interferenze, coprono l’80% delle patologie pneumococciche dell’anziano e, di questi, gli 8 ceppi esclusivi proteggono questa popolazione da circa un quarto delle patologie invasive da pneumococco. Questo vaccino è quindi un game changer non solo perché disegnato su misura della popolazione adulta e fragile, ma anche perché ha funzionato bene per tutti i sierotipi. Perché però abbia un impatto sull’epidemiologia, bisogna che la sanità pubblica metta in atto un sistema che ne favorisca la somministrazione”. Così Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all'università del Salento, nel corso di un incontro con la stampa organizzato da Msd sui risultati di Fase 3 sul vaccino pneumococcico coniugato 21-valente sperimentale V116. “Il fatto che esista un congresso in cui si parla solo di pneumococco – aggiunge – indica quanto sia impattante la malattia a livello globale. La novità, è il semaforo verde, con corsia preferenziale da parte dell’Agenzia del farmaco americana, Fda per V116”. È molto “consistente il corpo di evidenze (studi Stride) presentato all’Isppd – spiega Lopalco – Parliamo di 8 trial clinici in doppio cieco che hanno messo a confronto il nuovo vaccino coniugato 21-valente con quelli che fino ad oggi sono gli standard di protezione nei confronti dello pneumococco nell’adulto. Non solo, sono stati anche inclusi in questi studi molte migliaia di soggetti appartenenti a diverse fasce d’età e fra questi alcuni particolarmente ‘fragili’ come gli individui Hiv positivi che, in una condizione di potenziale immunodepressione, sono più suscettibili alla malattia. La complessità del corpo di studi sta nel fatto che V116 è stato testato in tutte le condizioni possibili che si potranno incontrare nella vita reale. I risultati positivi presentati non erano affatto scontati perché tutti i sierotipi contenuti in questo vaccino hanno soddisfatto tutti i criteri richiesti per l’autorizzazione all’uso. Il vaccino V116 si è dimostrato non essere inferiore ai prodotti con i quali è stato messo a confronto per tutti quei sierotipi, 13, che sono in comune con gli altri vaccini con cui è stato confrontato”. Sono “risultati sorprendenti – rimarca l’esperto – perché purtroppo fino ad oggi eravamo ben consapevoli che aggiungendo dei sierotipi a un vaccino, l’aggiunta poteva comportare alcune interferenze e, quindi, non è automatico che ad esempio un vaccino 15-valente funzioni meglio di un 7-valente, né che un 20-valente funzioni meglio di un vaccino 15-valente, anzi, a volte l’addizione di sierotipi può comportare il manifestarsi di interferenze per cui un ceppo risponde meno a causa della presenza di altri ceppi. Gli studi clinici hanno dimostrato, pertanto, che per tutti i 13 ceppi contenuti nel vaccino 21-valente, che sono in comune con i vecchi vaccini, V116 funziona allo stesso modo o meglio, ovvero non è inferiore”. Ma la novità di V116 “è rappresentata dagli 8 ceppi – osserva Lopalco – che sono contenuti solo in questo vaccino e sono proprio quei ceppi responsabili, in alcune casistiche, fino al 30% della malattia dell’adulto. V116 è stato disegnato per proteggere specificamente l’adulto e il fragile. Non è un vaccino per il bambino che può proteggere anche l’adulto e l’anziano. Gli studi condotti sull’epidemiologia e l’ecologia dello pneumococco nell’anziano hanno dimostrato che la presenza degli 8 ceppi che non sono presenti nei vaccini per l’infanzia forniscono quella protezione aggiuntiva ed esclusiva per l’adulto a rischio e per l’anziano”. “I risultati in termini di immunogenicità sono stati realmente eccezionali, perché non c’è stata alcuna non risposta da parte di ciascun ceppo. Riguardo alla sicurezza, i vaccini pneumococcici sono ormai utilizzati da moltissimi anni e hanno dimostrato di essere sempre ben tollerati. V116 negli studi clinici ha confermato la safety rispetto ai vecchi vaccini, quindi, non sono emerse sorprese per la sicurezza e la tollerabilità. Oltre agli studi clinici, è stato presentato al Congresso uno studio epidemiologico molto interessante condotto negli Stati Uniti, uno studio cosiddetto sul “campo”, in real world che ha coinvolto oltre 2 mila soggetti adulti/anziani affetti da polmonite per i quali è stata effettuata la sierotipizzazione dei ceppi circolanti e ha mostrato come in questi individui la protezione con il 21-valente sarebbe potuta arrivare fino all’84%, evitando così oltre l’80% dei casi di patologie pneumococciche in questi soggetti. In definitiva – conclude – dai dati che suggeriscono una copertura superiore all’80% grazie agli 8 ceppi esclusivi di V116, che è stato disegnato specificamente per l’adulto e l’anziano, possiamo affermare che questo vaccino realmente potrebbe rappresentare una svolta nella prevenzione a 360 gradi della malattia pneumococcica dall’infanzia alla terza età”. —[email protected] (Web Info)
Tumori in aumento fra giovani, lo studio: effetto di invecchiamento biologico accelerato
(Adnkronos) – Perché alcuni tumori, tradizionalmente ritenuti una malattia dell'età avanzata, sono in aumento tra i giovani adulti? Potrebbe essere l'effetto dell'invecchiamento biologico accelerato, a prescindere dalla data di nascita, secondo i ricercatori della Washington University di St.Louis, che hanno presentato lo studio al congresso dell'American Association of Cancer Research. L'invecchiamento è uno dei principali fattori di rischio per molti tipi di cancro: più si invecchia, più è probabile che venga diagnosticato. Ma sempre più esperti riconoscono che l'età non è solo il numero di candeline su una torta di compleanno. E' anche l'effetto dello stile di vita, dello stress e della genetica, in pratica l'età biologica.
I ricercatori l'hanno misurata in 150mila persone, di età compresa tra 37 e 54 anni, attraverso l'analisi di 9 marcatori nel sangue – dai livelli di albumina e creatinina al volume cellulare – e poi hanno analizzato l'incidenza di tumori, per valutare quelli diagnosticati prima dei 55 anni. La loro conclusione è che l'invecchiamento accelerato è associato a un aumento del rischio di cancro, in particolare di quello del polmone, dello stomaco, dell'intestino e dell'utero. "Questo studio fornisce spunti interessanti che possono essere collegati all'attività di ricerca e ai pilastri della longevity", commenta Ennio Tasciotti, direttore Human Longevity Programn dell'Irccs San Raffaele di Roma e ordinario di Tecnologie avanzate per il benessere e l'invecchiamento all'Università Telematica San Raffaele di Roma. "In primis, appare evidente la rilevanza dell'età biologica rispetto a quella anagrafica nel determinare il rischio di sviluppare alcune patologie, in questo caso il cancro. Questo concetto – spiega – è cruciale nell'ambito della ricerca sulla longevity, perché sottolinea come fattori quali lo stile di vita, lo stress e persino l'epigenetica possano influenzare il processo di invecchiamento e, di conseguenza, la predisposizione a determinate malattie". "L'identificazione di biomarcatori associati all'invecchiamento accelerato, come menzionato nell'articolo – puntualizza lo scienziato – potrebbe fornire preziose informazioni per sviluppare strategie preventive personalizzate, un concetto in linea con l'approccio a una medicina personalizzata, che personalmente sostengo come uno dei pilastri della ricerca sulla longevity. Potrebbe infatti consentire una valutazione più accurata del rischio individuale di sviluppare malattie legate all'invecchiamento, consentendo interventi preventivi mirati. Sì dunque ad uno stile di vita sano, come dieta equilibrata, attività fisica regolare e sonno adeguato, per ridurre il rischio di malattie croniche; questo approccio richiama un concetto olistico di salute, fondamentale nell'affrontare l'invecchiamento". "Ritengo infatti importante adottare abitudini di vita salutari per favorire il benessere fisico e mentale a lungo termine integrando interventi preventivi personalizzati che considerino sia i fattori genetici che quelli ambientali, al fine di promuovere una migliore qualità della vita per tutti", conclude Tasciotti. —[email protected] (Web Info)
Vaccini, gli esperti: “Rafforzare le vaccinazioni nei pazienti oncologici”
(Adnkronos) – Tra i principali problemi di salute pubblica in Italia vi sono i decessi provocati dai tumori, pari a poco meno di 500 persone al giorno, con oltre 1.400 diagnosi quotidiane. Ad aggravare questo quadro vi è la poca consapevolezza degli strumenti preventivi a disposizione contro le malattie infettive. Per questo occorre una maggiore sensibilizzazione sulla disponibilità di protezione vaccinale contro infezioni come pneumococco, Herpes zoster (Hz), Rsv (virus respiratorio sinciziale), oltre che contro Covid e influenza. Ai pazienti fragili, più esposti a queste infezioni e a una maggiore gravità della sintomatologia, si deve offrire l'opportunità di ricevere le vaccinazioni in ospedale e sul territorio. Questi i messaggi emersi nell'incontro scientifico-istituzionale che si è tenuto oggi al ministero della Salute, 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici', organizzato da Aristea con il contributo non condizionante di Gsk. L'appello lanciato dalla comunità scientifica e dalle associazioni dei pazienti è stato proprio volto a diffondere consapevolezza e "accesso alle vaccinazioni tanto sul territorio quanto in ospedale", in linea con quanto già prescritto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale che al quinto punto – ricorda una nota – promuove interventi vaccinali nei gruppi di popolazione ad alto rischio per patologia, favorendo un approccio centrato sulle esigenze del paziente. Secondo l'Oms le vaccinazioni prevengono 2-3 milioni di morti l'anno, ma molti decessi sono ancora causati da malattie infettive prevenibili con vaccinazione, soprattutto tra i pazienti immunocompromessi e con comorbosità. Tra questi, i pazienti oncologici rappresentano una delle popolazioni a maggior rischio. "E' necessario avvicinare il più possibile le vaccinazioni ai pazienti fragili – sottolinea Roberta Siliquini, presidente Siti (Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) – Infatti, una malattia infettiva in pazienti immunocompromessi o con malattie croniche come le neoplasie potrebbe aggravare la situazione di base o, in alcuni casi, costringere a interrompere delle cure salvavita. E' altresì necessario che i percorsi vaccinali privilegiati per questi pazienti siano correttamente organizzati, uguali su tutto il territorio nazionale e abbiano una governance sostenuta dai dipartimenti di prevenzione". "Una survey su oltre 500 pazienti condotta dall'Aiom Associazione italiana di oncologia medica, ha rivelato che il 20% dei pazienti oncologici non ha mai discusso di vaccinazioni con il proprio specialista di riferimento e solo un paziente su 10 è consapevole della raccomandazione della vaccinazione anti Herpes zoster – evidenzia Giuseppe Tonini, delegato Aiom – Inoltre, l'80% dei pazienti non sa che la protezione vaccinale può migliorare i risultati delle terapie antitumorali. Per questo la nostra società scientifica ha lanciato una nuova campagna informativa, rivolta anche ai caregiver, che promuove la consapevolezza sull'importanza dei vaccini, come quelli contro influenza, pneumococco, Sars-CoV-2, Herpes zoster, virus respiratorio sinciziale. Sono in procinto di essere pubblicate le Linee guida sulle vaccinazioni nei pazienti oncologici. Gli effetti di queste patologie possono essere particolarmente gravi: l'Herpes zoster, ad esempio, nel paziente oncologico può anche ritardare la cura della patologia di base; i soggetti fragili che contraggono l'Rsv sono ad alto rischio di malattie gravi". Le raccomandazioni a sostegno della prevenzione sono ulteriormente avvalorate dai più recenti traguardi conquistati dalla ricerca scientifica, che ha reso disponibili nuovi vaccini per l'Hz e l'Rsv, offrendo così un'opportunità importante per i pazienti oncologici. Il virus respiratorio sinciziale – riporta la nota – è un virus ubiquitario, molto diffusivo, che attacca le alte vie respiratorie e successivamente, diffondendosi nel tratto respiratorio inferiore, può provocare bronchiolite/polmonite. E' uno dei virus più comuni nei bambini ed ora è sempre più riconosciuto come patogeno nella popolazione anziana e immunocompromessa. Nei Paesi industrializzati, negli adulti, provoca oltre 420mila ricoveri ogni anno e 29mila decessi. Finora non sono state disponibili terapie e vaccinazioni, ma è da poco disponibile in Italia il primo vaccino per gli adulti, con straordinaria efficacia – si legge nella nota – nei soggetti con patologie concomitanti: nello studio cardine ha mostrato una riduzione del 94,1% della malattia grave da Rsv e un'efficacia complessiva dell'82,6%. "I soggetti fragili che contraggono l'Rsv sono ad alto rischio di malattia grave a causa del declino dell'immunità correlato all'età e delle condizioni sottostanti – rimarca Roberto Parrella, presidente Simit (Società italiana di malattie infettive e Tropicali) – Se infatti la maggior parte delle persone guarisce entro un paio di settimane, il virus può determinare gravi espressioni di malattia nelle persone vulnerabili, in cui può portare a esiti gravi come polmonite, ospedalizzazione e morte. In generale, chi ha patologie pregresse rischia un aggravamento delle proprie condizioni e va incontro a tassi di ospedalizzazione più elevati. Infatti, negli adulti/anziani Rsv determina un aumento di 3-5 volte dei tassi di ricovero rispetto ai soggetti più giovani. Recenti studi americani rilevano come ogni anno ci siano da 60mila a 120mila ricoveri dovuti all'Rsv, di cui circa 6-8mila decessi". In Europa "vengono stimati almeno 33mila decessi Rsv-correlati nei pazienti ospedalizzati. Da questi dati si evince l'importanza che può rivestire uno strumento preventivo come il vaccino". L'Herpes zoster – è stato riferito durante l'incontro – ha un'incidenza di circa 8 casi per mille abitanti per anno, ma aumenta con l'età, tanto che a 80 anni si ha il 50% di possibilità in più di incorrere in questa patologia. E in coloro che sono affetti da neoplasie ematologiche, l'incidenza è di 31/mille soggetti-anno. L'Hz è molto pericoloso per i pazienti fragili, perché peggiora spesso il controllo della malattia, ed ancora di più per quelli immunocompromessi, in particolare coloro che sono affetti da patologie oncologiche o oncoematologiche. Il rischio di sviluppare nevralgia post-erpetica, infatti, nei pazienti con tumore ematologico varia tra il 6% e il 40%. Il cancro orale, esofageo, dello stomaco, colorettale, del polmone, del seno, delle ovaie, della prostata, del rene e della vescica sono associati ad un aumento della probabilità di sviluppare l'infezione fra il 10-50%. "Il virus dell'Herpes zoster è presente in oltre il 90% della popolazione e il riattivarsi è legato all'immunodeficienza legata all'età o alla malattia di base – ricorda Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit – Comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, come la nevralgia post-erpetica, un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che può persistere anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la vaccinazione, tanto più che il nuovo vaccino ricombinante adiuvato, a differenza del precedente a virus attenuato, si può somministrare anche nei soggetti immunocompromessi; inoltre ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d'effetto di 10 anni”. L'incontro scientifico-istituzionale si è aperto con i saluti istituzionali di Francesco Saverio Mennini, capo del Dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute. A seguire quattro tavole rotonde. Nella prima, 'L'investimento nella prevenzione come tutela della salute e forma di risparmio pubblico', sono intervenuti tra gli altri i senatori Francesco Zaffini, Presidente X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato; Daniele Manca ed Elisa Pirro (V Commissione Bilancio, Senato); Luciano Ciocchetti (vicepresidente XII Commissione Affari sociali, Camera); Gian Antonio Girelli e Simona Loizzo (XII Commissione Affari sociali, Camera); Nicola Ottaviani, segretario V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera. Nella sessione che ha messo a confronto i diversi modelli regionali sono intervenuti Guido Bertolaso, assessore alla Sanità, Regione Lombardia; Luca Coletto, assessore alla Salute e politiche sociali, Regione Umbria; Claudio D'Amario, direttore Dipartimento Sanità, Regione Abruzzo; Roberto Ieraci, membro Gruppo di lavoro Strategie vaccinali, Regione Lazio. La tavola rotonda scientifica ha visto la partecipazione del direttore scientifico Simit, Massimo Andreoni; Andrea Mandelli, presidente Fofi; Roberto Parrella, presidente Simit; Alessandro Rossi, presidente Simg; Carlo Signorelli, presidente Nitag; Roberta Siliquini, presidente Siti; Giuseppe Tonini, delegato Aiom. La parte delle associazioni dei pazienti ha coinvolto Adriana Bonifacino, presidente Fondazione IncontraDonna; Stefano Giordani, direttore scientifico Associazione Onconauti; Anna Maria Mancuso, presidente Salute Donna; Marcella Marletta, Comitato esecutivo Favo; Giuseppe Tonini, coordinatore Comitato scientifico nazionale Lilt. —[email protected] (Web Info)
Parrella (Simit): “Dopo Covid tra malati cancro c’è maggiore esitazione”
(Adnkronos) – "Dopo la pandemia da Covid, anche tra i malati di cancro è aumentata l'esitazione verso i vaccini. C'è una stanchezza su questo tema, comprensibile perché la popolazione è stata chiamata ad effettuare una serie di vaccinazioni. Ora è il momento di riprendere il dialogo con le categorie più a rischio. Bisogna lavorare per aumentare nei soggetti fragili conoscenza e coscienza vaccinale, attraverso informazioni in campo medico, specialistico, ma soprattutto nella comunità. E' necessario trasmettere informazioni adeguate riguardo alla possibilità di proteggere, esaltando i vantaggi della vaccinazione rispetto a quelli che possono essere invece gli svantaggi di una popolazione che, se non immunizzata, può avere serie conseguenze". Lo ha detto Roberto Parrella, direttore Unità operativa complessa Malattie infettive respiratorie Ospedale Cotugno di Napoli, presidente della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali), nel suo intervento in occasione del convegno 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici', oggi al ministero della Salute. Soprattutto "gli immunodepressi e gli oncologici", ha sottolineato, sono pazienti "particolarmente a rischio di sviluppare malattie gravi, severe, che oggi possiamo prevenire attraverso degli schemi vaccinali che abbiamo a disposizione contro pneumococco, Herpes zoster", virus respiratorio sinciziale "Rsv, meningococco, senza mai trascurare la classica influenza stagionale o l'anti-Covid". —[email protected] (Web Info)
L’oncologo Tonini: “Pazienti poco consapevoli dell’importanza dei vaccini”
(Adnkronos) – I pazienti oncologici "non sempre sono consapevoli dell'importanza della vaccinazione. Molti, pur essendo in condizione di fragilità, non parlano di vaccini con il proprio specialista che deve sempre consigliare tutte le vaccinazioni: antinfluenzale, Herpes zoster, anti-pneumococco e il vaccino contro l'Rsv, il virus sinciziale respiratorio. Questi ultimi due per scongiurare polmoniti importanti, anche mortali nei soggetti fragili". Lo ha detto Giuseppe Tonini, professore ordinario di Oncologia medica e direttore Uoc di Oncologia medica presso il Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, in occasione del convegno 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici', oggi al ministero della Salute. "Molti pazienti non affrontano l'argomento con il proprio specialista. Ma sicuramente le nostre associazioni di volontariato, le società scientifiche o la stessa Lega italiana per la lotta ai tumori – ha sottolineato Tonini, che nella Lilt è coordinatore del comitato scientifico – stanno lavorando molto sull'informazione, arma fondamentale per fare capire che il paziente vaccinato è più in sicurezza e ha meno complicanze". E proprio la Lilt, ha concluso l'oncologo, "sta realizzando una campagna promozionale per aiutare chi ha avuto esperienza di tumori: il punto importante è la riabilitazione e cercare di mettere in sicurezza i pazienti e le loro famiglie. Facciamo corsi per caregiver e per tutti coloro che rinunciano al proprio lavoro per stare vicino e assistere un familiare malato". —[email protected] (Web Info)
Siliquini (Siti): “Proteggere pazienti oncologici dal rischio infezioni respiratorie”
(Adnkronos) – "E' importantissimo proteggere le persone fragili, soprattutto i pazienti oncologici, da alcune patologie infettive che possono intercorrere durante la malattia. Per questo abbiamo a disposizione dei vaccini estremamente efficaci e sicuri che possono ridurre in questi pazienti il rischio di ammalarsi durante il trattamento che in alcuni casi dovrebbe anche essere interrotto". Lo ha detto Roberta Siliquini, presidente della Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), nel suo intervento in occasione del convegno 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici', oggi al ministero della Salute. "Fondamentale – sottolinea – immunizzare i pazienti oncologici praticamente contro tutte le patologie, soprattutto contro quelle a diffusione respiratoria: influenza, virus respiratorio sinciziale (Rsv), Sars-CoV-2, pneumococco. Ma anche contro l'Herpes zoster, più noto come Fuoco di Sant'Antonio, che ha un vaccino efficace e sicuro contro una patologia che spesso si propone in maniera molto prorompente nei pazienti con basse difese immunitarie". "Il ruolo dei clinici – rimarca la presidente Siti – è estremamente importante nel sensibilizzare verso la vaccinazione. I pazienti oncologici hanno un problema prioritario di salute, che non è quello di una possibile malattia infettiva che magari non arriva. Quindi, è fondamentale che i clinici facciano capire che è importante vaccinarsi e che un vaccino non contrasta in alcun modo la terapia che le persone stanno facendo. Gli igienisti sono a disposizione per fornire consulenze e discutere dei singoli pazienti". —[email protected] (Web Info)
Bologna/ Incidente alla centrale idroelettrica: 4 morti e 5 dispersi
Una tragedia enorme, con un bilancio di vittime altissimo.
Un’esplosione è avvenuta in una centrale idroelettrica del bacino artificiale di Suviana, a Camugnano, nel Bolognese.
L’incidente in una delle due centrali elettriche che regolano il bacino a 30 metri di profondità, quella di Bargi, la più potente dell’Emilia Romagna, gestita dall’Enel, ha interessato un trasformatore.
Coinvolte 12 persone: 4 sono morti, 5 dispersi, 3 feriti. Pare fossero in corso dei lavori di manutenzione.
Sono in corso le ricerche dei dispersi da parte di vigili del fuoco e carabinieri, giunti sul posto assieme alla polizia locale e al 118.
Primo autotrapianto di tessuto adiposo crioconservato in Italia
(Adnkronos) – Primo caso, in Italia, di autotrapianto di tessuto adiposo crioconservato. Lo ha eseguito Damiano Tambasco, responsabile della Chirurgia plastica dell'ospedale San Carlo di Nancy di Roma, effettuando l'intervento lo scorso 4 aprile su una paziente che si era sottoposta ad una liposuzione a giugno 2023. "Questa tecnologia ha un potenziale enorme", sottolinea Tambasco. Una tecnologia frutto del brevetto di una startup emiliana, che è riuscita dove molti prima avevano fallito: mantenere vitali a lungo le cellule del tessuto adiposo, tramite la crioconservazione, per poterle poi utilizzare a fini terapeutici. Grazie ad una partnership pubblico-privata tra Lipobank, società di ricerca e sviluppo nell'ambito della scienza criogenica tissutale, e Banca della cute della Regione Emilia-Romagna è possibile crioconservare il proprio tessuto adiposo. "L'applicazione di questa tecnologia, anche nell'ambito della chirurgia plastica ed estetica, ha dei vantaggi senza precedenti – spiega Tambasco – La paziente che ho operato qualche giorno fa, che si era precedentemente sottoposta a un intervento di liposuzione all'addome, soffriva di ipoplasia del gluteo e aveva al viso una serie di cicatrici che le creavano forti disagi, perché molto evidenti. Grazie al tessuto adiposo crioconservato in occasione della liposuzione, è stato possibile, tramite un intervento poco invasivo ed effettuato con delle piccolissime cannuline, effettuare delle infiltrazioni nelle sedi ipoplasiche e cicatriziali". Per il chirurgo, "il tessuto adiposo autologo rappresenta il miglior filler che ci sia perché è un riempitivo completamente naturale che non ha effetti collaterali, ma solo benefici". "La crioconservazione permette di effettuare un unico prelievo di grasso – prosegue – per poi utilizzarlo successivamente e rispetto ad altre tecniche presenta tutta una serie di vantaggi, primo fra tutti il fatto che il grasso innestato è assolutamente biocompatibile e sia prelievo che reimpianto avvengono mediante interventi poco invasivi. Inoltre, nella maggior parte dei casi per massimizzare i risultati e l'attecchimento è preferibile effettuare multipli impianti piuttosto che un unico innesto di grossi volumi (che andrebbe incontro ad un alto tasso di riassorbimento), pertanto, con questa metodica, oltre a essere possibili infiltrazioni multiple nel tempo queste risultano essere assolutamente poco invasive prescindendo dalla fase di prelievo". I campi di applicazione sono molteplici: dall'ortopedia alla ginecologia, dalla cura delle ferite alla colonproctologia e, in centri altamente specializzati, anche la ricostruzione mammaria post-oncologica. —[email protected] (Web Info)
Atp Montecarlo, Alcaraz si ritira per un infortunio al braccio: Sonego in tabellone
(Adnkronos) – Carlos Alcaraz si ritira dal torneo Atp Masters 1000 di Montecarlo (terra, montepremi 5.950.000 euro). Il ventenne spagnolo, numero 3 del mondo e terza testa di serie, rinuncia al torneo monegasco per un infortunio al braccio destro. A dare l'annuncio lo stesso campione di Wimbledon sui social. "Ho lavorato a Montecarlo e ho cercato di riprendermi fino all'ultimo minuto da un infortunio al pronatore rotondo del braccio destro, ma non è stato possibile e non posso giocare. Non vedevo davvero l'ora di scendere in campo, ci vediamo l'anno prossimo". Al suo posto entra in tabellone, già al 2° turno, l'azzurro Lorenzo Sonego che sfiderà domani il canadese Felix Auger-Aliassime. Alcaraz ha saltato il torneo di Montecarlo già nel 2023: l'assenza nell'edizione di quest'anno non condiziona quindi il ranking dello spagnolo. Jannik Sinner, salito al numero 2 della classifica dopo il trionfo nel Masters 1000 di Miami, un anno fa nel Principato è arrivato fino alla semifinale prima di essere sconfitto dal danese Holger Rune. L'azzurro, nell'edizione 2024 del torneo, deve arrivare in semifinale per mantenere la seconda posizione del ranking: una sconfitta in un turno precedente farebbe scivolare Sinner al terzo posto. —[email protected] (Web Info)
Atp Montecarlo, Berrettini sconfitto al primo turno
(Adnkronos) – Matteo Berrettini sconfitto al primo turno dell'Atp Masters 1000 di Montecarlo. Il 27enne romano, reduce dal trionfo nel torneo Atp di Marrakech, è stato sconfitto dal serbo Miomir Kecmanovic, che si è imposto per 6-3, 6-1 in 1h13'. Berrettini si può parzialmente consolare con la wild card che gli garantirà un posto nel tabellone principale degli Internazionali d'Italia, in programma a Roma dal 6 al 19 maggio. "Daremo una wild card per il tabellone principale a Matteo Berrettini e Fabio Fognini" per gli Internazionali Bnl d'Italia, dice il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, nel corso della sua intervista a Storie Italiane su Rai 1. Berrettini ha giocato cinque volte il torneo di casa, l'ultima nel 2021, con un bilancio di 7 vittorie e 5 sconfitte. Il miglior risultato è il quarto di finale del 2020 perso contro il norvegese Casper Ruud dopo le vittorie sull'argentino Federico Coria e Stefano Travaglia. Berrettini e Fognini si aggiungono così ai sette italiani già sicuri per classifica di un posto nel main draw nel torneo maschile: Jannik Sinner (numero 2 del mondo), Lorenzo Musetti (24), Matteo Arnaldi (38), Lorenzo Sonego (57), Flavio Cobolli (63), Luciano Darderi (64) e Luca Nardi (76). —internazionale/[email protected] (Web Info)


