(Adnkronos) – "Dopo la caduta del Muro di Berlino", l'Ue pensava di "essere circondata da un anello di amici", ma si è ritrovata "circondata da un anello di incendi e di instabilità". Lo sottolinea l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, intervenendo al Forum Europa a Bruxelles. "La prospettiva di una guerra convenzionale ad alta intensità non è più una fantasia: dobbiamo naturalmente fare di tutto per evitarla, ma per fare deterrenza abbiamo bisogno di mezzi" commisurati allo scopo. In Ucraina oggi "la situazione è estremamente difficile. La macchina militare russa marcia a tutta velocità: con costi notevoli, ma a tutta velocità", sottolinea Borrell. Tra Russia e Ucraina, osserva, "c'è una assoluta asimmetria", perché Mosca "può mantenere una guerra di attrito prolungata", dando "l'impressione di vincere", mentre Kiev "per non perdere ha bisogno di vincere". Gli Stati membri dell'Ue "hanno gli eserciti. Noi a Bruxelles non abbiamo un esercito. E non avremo un esercito europeo domani. Gli Stati sono i padroni delle politiche di difesa. Ho sentito personalmente alcuni capi di Stato e di governo dire alla Commissione 'noi non vogliamo un trasferimento di competenze nella difesa all'Unione'", ha affermato l'Alto Rappresentante Ue. "La difesa – ha continuato – è una prerogativa della sovranità nazionale e non vogliono ulteriori trasferimenti di sovranità in questo campo. Ma dobbiamo fare in modo che ciascun Paese lavori e si impegni all'obiettivo" di una spesa pari al "2%" del Pil dedicato alla difesa. "Siamo lontani da quell'obiettivo, ma quel numero non dice tutto, perché è troppo sintetico: si può aumentare la spesa nella difesa anche aumentando le pensioni dei militari, ma questo non aumenta la capacità di difesa. Si può anche spendere di più facendo più ricerca e sviluppo o costruendo stabilimenti industriali". Tra gli Stati, ha osservato Borrell, è ancora ben viva la tendenza a localizzare la produzione di armi a livello nazionale: gli Stati Ue vogliono essere in grado di produrre le armi necessarie alla difesa del Paese, perché "non si sa mai". E' una cosa che provoca la "frammentazione" della produzione della difesa in Europa, a differenza di quello che succede dall'altra parte dell'Atlantico. A Bruxelles "non c'è un Pentagono" che centralizza gli acquisti: negli Usa, se uno stabilimento industriale che produce armi "è ubicato nell'Ohio, nel Nevada o a Miami non fa differenza". In Europa è tutta "un'altra faccenda". L'Unione Europea soffre di una "forte dipendenza" dagli Stati Uniti d'America per quanto riguarda gli armamenti ed è una cosa che non si può permettere, se vuole essere "responsabile". "Dall'inizio della guerra in Ucraina – afferma Borrell – l'80% di tutte le armi acquistate in Europa è stato comprato da fornitori che producono fuori dai nostri confini. E l'80% di questo 80% viene dagli Usa. Beh, questa è una forte dipendenza. Non possiamo permettercela – conclude – se vogliamo davvero essere responsabili". —internazionale/[email protected] (Web Info)
Coldiretti, frutta e verdura stranieri i prodotti più pericolosi, 6 su 10 extra Ue
(Adnkronos) – Nell’ultimo anno è scoppiato in Italia oltre un allarme alimentare al giorno con ben 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno. E in quasi 6 casi su 10 si tratta di prodotti provenienti da paesi Extra Ue. Frutta e verdura sono al primo posto per numero di segnalazioni, pari al 30% del totale. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Rasff al 1 aprile 2024, diffusa in occasione della mobilitazione degli agricoltori al Brennero per fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spesso spacciati per italiani. Frutta e verdura guidano la blacklist. Si va dai pistacchi turchi e iraniani con alti livelli di aflatossine – rileva Coldiretti – alle carote dall’Egitto con residui di Linuron, un pesticida vietato in Europa. Ma ci sono anche i fagioli all’occhio del Madagascar con Chlorpirifos, una sostanza bandita in Ue perché sospettata di danneggiare il cervello dei bambini, presente peraltro anche sui fagioli dal Bangladesh. Norovirus sui frutti di bosco congelati tedeschi e serbi, ma neppure il succo d’arancia congelato è sicuro, poiché su quello iraniano ci sono residui di Propiconazole, sostanza anch’essa vietata. Pesticidi banditi anche sui peperoncini dal Kenya, mentre sui fichi secchi turchi sono state rinvenute aflatossine. Al secondo posto tra i prodotti più pericolosi c’è il pesce, con 107 segnalazioni. Si va dalle ostriche francesi e olandesi con la presenza di norovirus – prosegue Coldiretti – alle seppie congelate dall’Albania con contenuto di cadmio, dal pesce spada e dal tonno spagnoli con presenza di mercurio oltre i limiti ai filetti di merluzzo congelato dalla Cina con la salmonella, presente anche nelle cozze cilene. Tra i prodotti più pericolosi segnalati da Coldiretti, ci sono anche le carni, quasi principalmente per la presenza di salmonella. Ne è stata scoperta nelle carni di pollo e di tacchino dalla Polonia, dall’Olanda dalla Spagna e dall’Olanda, ma anche nelle cosce di rana turche e cinesi. Al quarto posto i cereali dove la quasi totalità delle segnalazioni riguardano il riso dal Pakistan, per la presenza di aflatossine e residui di pesticidi vietati, mentre al quinto troviamo le spezie, dal peperoncino dello Sri Lanka con aflatossine all’originano turco con tossine naturali, dal peperoncino cinese con salmonella al cumino indiano con residui di pesticidi. “E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Dal Brennero chiediamo dunque l’applicazione del principio della reciprocità, ovvero stesse regole uguali per tutte a partire dai fattori di produzione. Basti pensare all’uso dei pesticidi. Un quarto di quelli usati negli Stati Uniti risulta vietato nella Ue e le percentuali salgono se si tengono in conto i paesi del Sudamerica. E’ assurdo che noi continuiamo a importare cibi prodotti con sostanze che in Europa sono vietate da decenni”. —[email protected] (Web Info)
Dengue, oltre mille morti in Brasile nel 2024: è record storico
(Adnkronos) –
L'emergenza Dengue continua la sua scia di casi e decessi in Brasile. I contagi superano quota 3 milioni e nelle prime 13 settimane del 2024 il Paese ha già superato il record storico annuale di morti per febbre Dengue. Lo riferisce il ministero della Salute brasiliano. Il report aggiornato a ieri indicava 1.116 morti confermati, causati dalla malattia, mai così tanti dal 2000. E nel 2023 i morti per Dengue erano stati in totale poco più di mille. Segnali positivi sembrano arrivare dal trend epidemiologico. Secondo il governo brasiliano, infatti, "nella maggior parte delle regioni del Paese è già stato superato il picco di contagi. Otto dei 27 stati mostrano una consolidata tendenza in calo e in altri 12 si evidenzia una tendenza alla stabilità". "Dengue non è certamente un'emergenza nazionale e non ci aspettiamo una grande epidemia". Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, a margine del convegno 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili a rischio', promosso oggi al ministero della Salute. "Tuttavia, dobbiamo controllare quello che accade. Lo scorso anno abbiamo avuto 82 casi autoctoni, questo a dimostrazione che il sistema è in grado di sviluppare, di ampliare la malattia una volta che è arrivata nel nostro Paese. Vista la situazione generale, è presumibile che qualche caso in più in Italia quest'anno lo avremo. La possibilità che una persona, dopo aver contratto infezione in una zona ad alta endemia (Sud America o Sud Est Asiatico), arrivi da noi e avendo noi il vettore – la zanzara tigre – sia in grado di trasmettere la malattia è molto probabile". "Non ci aspettiamo grandi numeri – rassicura l'infettivologo – anche perché la zanzara tigre è meno competente della zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti) a trasmettere il virus. Dobbiamo fare attenzione ovviamente a quante persone arrivano in Italia con la malattia, perché bloccando il paziente si blocca il circuito. E' bene fare attenzione che non arrivi l'Aedes aegypti in Italia, perché è già presente sul Mar Caspio e quindi sta vicino. Se arrivasse anche in Italia questa zanzara, evidentemente la situazione si modificherebbe e diventeremmo più simili ai Paesi ad alta endemia", conclude Andreoni. "La Dengue in Italia non rappresenta un problema di sanità pubblica per la popolazione, semmai deve esserlo per gli amministratori locali perché ormai abbiamo una densità di zanzare anomala per il nostro Paese, vettore di una serie di patologie, tra cui la febbre da Dengue. Gli amministratori locali devono intervenire con disinfestazioni". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Roberta Siliquini, presidente della Società italiana di Igiene e medicina preventiva e sanità pubblica (SItI), a margine del convegno 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili a rischio' promosso oggi a Roma, nell'Auditorium del ministero della Salute. La vaccinazione contro Dengue "non è assolutamente consigliata per il nostro Paese. Ma anche per coloro che si recano all'estero, in particolare in zone endemiche, la vaccinazione è raccomandata solo se queste persone hanno già avuto un episodio di Dengue. Quindi, ripeto, non c'è nessun pericolo per la popolazione". —internazionale/[email protected] (Web Info)
Libri, da Bologna a Francoforte l’Italia ospite d’onore trainata da boom settore ragazzi
(Adnkronos) – Alla 61esima edizione di Bologna Children's Book Fair (Bcbf) si sente già aria di Francoforte. La partecipazione dell’Italia come Ospite d’Onore alla Frankfurter Buchmesse del prossimo ottobre è stata tra i temi al centro di questi primi giorni di programma della fiera dedicata a chi lavora nel campo dell'editoria e dei contenuti per bambini e ragazzi. Due panel – a cura dell’Associazione Italiana Editori (Aie) – rivolti agli operatori stranieri ed un momento di networking hanno segnato la presenza di Italia Ospite d’Onore 2024 Fiera del Libro di Francoforte nei padiglioni di BolognaFiere. Presente nel capoluogo emiliano – riferisce una nota – anche il Commissario Straordinario del Governo, Mauro Mazza, che coordina le attività connesse alla partecipazione di ottobre con il supporto del ministero della Cultura e del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. C’è grande interesse in Germania per il ritorno dell’Italia come Ospite d’Onore: a Bologna il Commissario ha incontrato una delegazione di giornalisti tedeschi specializzati nell’editoria con i quali si è soffermato sull’importanza del "libro per ragazzi come prima forma di compagnia che non prepara alla solitudine ma allo stare insieme con gli altri". La 76esima edizione della Buchmesse rappresenta una storica occasione per promuovere l’eccellenza dell’editoria e dell’industria editoriale italiana nel mondo. Come dimostrano i dati presentati di recente in una rielaborazione a cura dell’ufficio studi dell'Associazione italiana editori (Aie), il nostro Paese arriva a quest’appuntamento potendo contare su uno straordinario stato di forma dell’editoria nazionale per bambini e ragazzi grazie al significativo rafforzamento della vendita di diritti all’estero registrato negli ultimi decenni. Tra i padiglioni di BolognaFiere ha fatto il suo debutto grafico anche il manifesto “Radici nel futuro” realizzato dal maestro Lorenzo Mattotti in vista della partecipazione dell’Italia alla Buchmesse. Una testimonianza emblematica del ruolo centrale che l’illustrazione – di cui la Bcbfluogo principe a livello internazionale – rivestirà nel programma italiano alla prossima Fiera del Libro di Francoforte. —[email protected] (Web Info)
Carlo e Camilla, 19 anni di matrimonio: anniversario senza sfarzo per la coppia reale
(Adnkronos) –
Il 9 aprile di 19 anni fa Carlo e Camilla si sposavano con una piccola cerimonia civile a Windsor, dopo una lunga relazione iniziata nei primi anni '70 e a quasi 8 anni dalla morte della principessa Diana. L'anniversario del matrimonio dei sovrani britannici, date le condizioni di salute del re, non sarà niente di sfarzoso, prevedendo – secondo gli esperti reali – solo una cena e uno scambio di lettere e di regali. Il 9 aprile, inoltre, è una ricorrenza poco felice per Charles, che proprio in questo giorno, tre anni fa, perse il padre. Il commentatore reale Richard Fitzwilliams, ha dichiarato a Gb News che "il 9 aprile è anche la data della morte del principe Filippo, quindi sarà venata di tristezza", aggiungendo che probabilmente il re Carlo e la regina Camilla celebreranno "in privato" il loro anniversario, ma "potrebbero benissimo pubblicare una fotografia". La coppia reale si è sposata nel 2005, dopo essersi incontrata 35 anni prima a una partita di polo. Carlo e Camilla fecero la loro prima apparizione pubblica come coppia nel gennaio 1999. Poiché il futuro re e la futura regina erano entrambi divorziati, scelsero una cerimonia civile seguita da una benedizione al Castello di Windsor. Fitzwiliams ha commentato il rapporto della coppia, affermando che “la regina Camilla è la roccia cui si aggrappa il re, sono perfettamente adatti l'uno per l'altro, con gli stessi interessi, amici e senso dell'umorismo. Il fatto che lui soffra di una grave malattia li legherà ancora di più, poiché lei gli fornirà il sostegno emotivo fondamentale di cui ha bisogno in questo momento". —internazionale/[email protected] (Web Info)
Alimenti, Raimondo (Consorzio Mozzarella Dop): “Innovazione digitale per la trasparenza del comparto”
(Adnkronos) – “L’obiettivo del nostro Consorzio è di potenziare sempre più la trasparenza del comparto, puntando sull’innovazione digitale. Questo progetto si aggiunge alla totale tracciabilità della filiera, che oggi, partendo da una singola mozzarella di bufala Dop, consente di risalire fino alla partita di latte con cui è stata prodotta. L’ulteriore step realizzato eleva gli standard di efficienza della filiera e consente di differenziare ancor di più la Bufala campana Dop dalle altre mozzarelle in commercio”. Lo ha affermato Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop, in occasione della presentazione, a Roma, nella sala Cavour del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, del primo progetto in Italia realizzato da un Consorzio, che punta sull’intelligenza artificiale come strumento innovativo per la tutela di un prodotto Dop. "E' un mezzo in più – ha sottolineato con Adnkronos/Labitalia – rispetto a quanto già facciamo, sempre per garantire i nostri consumatori quando comprano la mozzarella di bufala campana. Questa nuova tecnologia basata sull'intelligenza artificiale raccoglie nel suo 'cervello' tutte le nostre etichette e ad ogni assonanza con la mozzarella di bufala campana o con l'area di produzione va a confrontare e se non è nel database delle nostre etichette autorizzate si accende un alert, così possiamo andare a verificare con le nostre squadre ispettive e nel caso di problemi a bloccare ed eventualmente denunciare il falso". "Noi ci abbiamo creduto, ci abbiamo scommesso e credo che questo sia il nuovo orizzonte. Ben venga, dunque, un aiuto nel nostro campo, sempre per garantire ai nostri consumatori un prodotto sulle tavole originale e di eccellenza", conclude. —[email protected] (Web Info)
Mozzarella di bufala campana Dop, contro fake e italian sounding arriva ‘guardia virtuale’ che usa l’Ia
(Adnkronos) – Una 'guardia del corpo' virtuale a tutela della mozzarella di bufala campana Dop. Si chiama 'Nina' (dal nome di una delle bufale più longeve e produttive nella storia del comparto) ed è il primo progetto in Italia realizzato da un Consorzio, che punta sull’intelligenza artificiale come strumento innovativo per la tutela di un prodotto Dop. A lanciarlo il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, che utilizzerà così l’intelligenza artificiale per l’attività di vigilanza contro le fake-mozzarelle e per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding. L’iniziativa è stata presentata oggi, a Roma, nella sala Cavour del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. All’incontro con i giornalisti sono intervenuti: Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli e presidente del Comitato scientifico del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop; Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela; Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio; Angela Nobile, responsabile settore Vigilanza del Consorzio; Giorgio Ciardella, Cto Farzati Spa. A portare i saluti del ministero dell'Agricoltura il capo dipartimento Marco Lupo. Ha moderato Mauro Rosati, direttore di Origin Italia, che, aprendo i lavori, ha sottolineato come la mozzarella sia un prodotto che rappresenta il fulcro dell'innovazione nel sistema di produzione agroalimentare. Il progetto, ideato dal Consorzio, è stato commissionato alla società Farzati spa, che ha messo a punto un sistema di intelligenza artificiale, in grado di apprendere e riconoscere i pattern di autenticità degli incarti. Il nuovo sistema si basa su una piattaforma che sfrutta l’intelligenza artificiale in un processo di miglioramento continuo. L’Ia cerca e verifica sul web, con tecniche di 'scraping', tutti i riferimenti che incontra sulla Mozzarella di Bufala Campana Dop, analizza in base a delle regole di apprendimento la presenza di imitazioni, contraffazioni, evocazioni e abusi. Il sistema verifica gli incarti di mozzarella Dop, imparando a distinguere quelli autentici da eventuali imitazioni, migliorando con l’esperienza e diventando sempre più preciso nel riconoscere i fake. Attraverso questo modello di apprendimento continuo, l’Ia perfeziona la sua capacità di identificare i criteri di autenticità e conformità degli incarti, offrendo un livello aggiuntivo di protezione. E’ uno strumento di supporto alla Vigilanza, fornisce un pre-screening, consentendo l’ottimizzazione dei controlli, anche in contesti di segnalazione dal mondo reale. —[email protected] (Web Info)
Infertilità in aumento, colpisce 15% coppie in Italia
(Adnkronos) – L’infertilità è una patologia sempre più diffusa a livello globale, che riguarda approssimativamente il 17,5% della popolazione adulta, ossia circa 1 persona su 6. In Italia la percentuale si attesta intorno al 15% delle coppie. Numeri significativi che sottolineano l'importanza di rendere più accessibili le procedure di procreazione medicalmente assistita (Pma) e garantire trattamenti di alta qualità a chi ne ha bisogno. Nel nostro Paese è disponibile una nuova formulazione di menotropina – principio attivo per il trattamento dei disordini della fertilità – per un approccio personalizzato. “A livello globale e nazionale stiamo assistendo a un calo costante della natalità e a un ritardo nell'età media della prima maternità. Sempre più coppie credono di poter facilmente concepire anche dopo i 40-45 anni, ignorando i limiti biologici – afferma Nicola Colacurci, past president della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e coordinatore Giss Medicina della riproduzione – Pertanto è essenziale promuovere un’educazione sulla maternità e sulla sessualità responsabile che sensibilizzi le coppie sull’età biologica ottimale per avere figli, considerando che la capacità riproduttiva diminuisce già dai 35 anni, il che va a incidere anche sulla riuscita del percorso di Pma”. Le cause più comuni di infertilità "includono per la donna una ridotta riserva ovarica, problematiche alle tube, infertilità endocrina ed endometriosi – spiega Guglielmo Ragusa, presidente della Società italiana della riproduzione umana (Siru) – mentre l'infertilità maschile si verifica quando è basso il numero di spermatozoi sani o quando si riscontrano problemi con la funzionalità spermatica che rendono difficile la fertilizzazione dell'ovocita in condizioni normali. Il suggerimento per le coppie con difficoltà a concepire è quello di non aspettare troppo per consultare un ginecologo, soprattutto se la donna ha più di 35 anni". Quello dell’età è sicuramente un fattore fondamentale anche per quanto riguarda la stimolazione ovarica, passaggio che avviene in una fase iniziale e per questo molto importante del percorso di Pma il cui obiettivo è quello di aumentare la produzione di follicoli maturi durante un ciclo ovarico, per raccogliere un numero adeguato di cellule uovo che possono poi essere fecondate in laboratorio con gli spermatozoi del partner o di un donatore esterno. La fase di stimolazione, che dura in media 15 giorni – si legge in una nota – prevede l’iniezione sottocute di ormoni detti gonadotropine che stimolano le ovaie a produrre più ovociti maturi e che la donna può autosomministrarsi in autonomia. Nei cicli ovarici, questi ormoni sono fisiologicamente secreti dall’ipofisi e regolano le funzioni riproduttive degli organi genitali maschili e femminili. “Grazie ai progressi scientifici, oggi abbiamo diverse opzioni di trattamento che ci consentono di personalizzare l'approccio alla stimolazione ovarica, selezionando il protocollo di trattamento ottimale per ciascuna paziente. In tal modo aumenta la probabilità di gravidanza al contempo minimizzando i rischi di questi trattamenti – commenta Adolfo Allegra, presidente nazionale di Cecos Italia (Centri conservazione ovociti e spermatozoi) – Poter disporre di nuove formulazioni versatili nelle modalità di somministrazione viene incontro concretamente all’esigenza, molto sentita da parte delle donne, di poter disporre di terapie facili da maneggiare e da autosomministrare, aumentando così l’aderenza al trattamento. Inoltre, in tal modo è possibile calibrare con grande precisione il dosaggio del farmaco sulla base delle specifiche esigenze individuali”. Sono diversi i fattori che possono incidere sulla risposta ovarica alla stimolazione. “Oltre all’età della donna – ricorda Paola Anserini, presidente della Società italiana di fertilità, sterilità e medicina della riproduzione (Sifes-mr) – va considerata la sua riserva ovarica, ovvero il numero di ovociti ancora immaturi presenti nelle ovaie, che diminuisce in funzione dell’avanzare degli anni ma che può essere influenzata anche da altri elementi. Inoltre, altri fattori da considerare nella valutazione della fertilità della donna includono anche l’indice di massa corporea e la risposta a cicli precedenti di stimolazione ovarica, così come la causa di infertilità e la sua durata che possono influenzare l’esito dei trattamenti”. Le gonadotropine, impiegate nei trattamenti di Pma già dagli anni ‘80 – riporta la nota – hanno un solido profilo di efficacia e sicurezza dimostrato nel tempo. “Per ciò che concerne la possibile relazione tra l'uso delle gonadotropine e l’aumento del rischio di cancro non vi sono ancora evidenze conclusive – aggiunge Allegra – anche se la letteratura più recente appare confortante, almeno per le donne che non hanno avuto figli. Peraltro, con l’uso di questi farmaci non sono stati riportati né effetti a distanza né un incremento del rischio di insorgenza di altre malattie in maniera significativamente diversa rispetto alla popolazione controllo non trattata”. L'avanzamento tecnologico ha inoltre migliorato sempre più nel tempo i processi di produzione delle gonadotropine, garantendo oggi un elevato grado di purezza e affidabilità. “Nel campo della medicina della riproduzione, Ibsa ha una lunga esperienza e ha generato un know-how scientifico e tecnologico molto solido. La nostra filosofia di ricerca e sviluppo si basa sull'ascolto attento dei pazienti per offrire trattamenti nella forma migliore” – afferma Tiziano Fossati, Responsabile della Ricerca e Sviluppo Farmaceutica di Ibsa. Secondo recenti stime, dal 2012 al 2022 – dettaglia la nota – si è registrato un aumento del 73% nell'utilizzo delle tecniche di Pma, con ben 3,7 parti su 100 ottenuti con procreazione assistita. In particolare, la fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni nell’utero (Fivet) si conferma la tecnica più utilizzata passando in dieci anni dal 37% al 48%. Le procedure di Pma entreranno prossimamente anche a far parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). "L'integrazione delle tecniche di Pma nei Lea è un passo avanti fondamentale per garantire l'accesso equo a tutte le coppie con problemi di fertilità in cerca di un figlio, indipendentemente dalla Regione di residenza – rimarca Luca Mencaglia, presidente Fondazione Pma – Purtroppo, è notizia recente che l’entrata in vigore del nuovo tariffario Lea è slittata ulteriormente a gennaio 2025, rinvio che pesa in particolare nell’ambito della medicina della riproduzione dove il fattore tempo gioca un ruolo cruciale sulla probabilità di successo dei trattamenti, almeno per quelle coppie che si avvicinano a questi percorsi già in età avanzata”. Il percorso di Pma, incluso lo step di stimolazione ovarica, è un cammino complesso anche dal punto di vista psicologico. “La diagnosi di infertilità e il ricorso alla Pma possono rappresentare una vera e propria crisi di vita, personale, relazionale e familiare – ammette Silvia Grossi, psicologa psicoterapeuta – dal momento che sono una fonte importante di stress, cronico e costante, che ha un impatto significativo sia sul benessere psicologico sia in diverse sfere di vita". Tali livelli di stress "possono incidere in modo significativo anche sulla decisione di abbandonare i trattamenti: 1 coppia su 4 rinuncia proprio a causa delle sfide emotive e fisiche spesso sottovalutate all’inizio del percorso. Molte coppie evitano il supporto psicologico per timore di sentirsi ancora più inadeguate, ma in realtà è un’occasione per vivere meglio le fatiche emotive del momento, migliorare il benessere individuale e rafforzare il legame di coppia, con conseguenti effetti positivi anche sulla compliance ai trattamenti" conclude l'esperta. —[email protected] (Web Info)
Inps, avviso di accreditamento per screening patologie oncologiche e cardiovascolari
(Adnkronos) – "Si rinnova la prestazione di screening per la prevenzione oncologica e cardiologica, istituita in via sperimentale nel 2021 in favore degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. Visti i risultati positivi della sperimentazione, in termini di percentuale di utenza coinvolta e in numero di casi di effettivo accertamento di stati iniziali delle patologie, che hanno consentito un intervento sanitario tempestivo con esito positivo, l’Inps – Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali rinnova anche per l’anno 2024 la prestazione di screening. È stato pubblicato l’Avviso di Accreditamento Screening 2024, rivolto a tutte le strutture che operino in campo sanitario (centri medici, ambulatori polispecialistici, laboratori analisi) e siano provviste delle strumentazioni e del personale medico specializzato per l’espletamento, all’interno della propria struttura, delle tipologie di screening previste". Lo comunica una nota dell'Inps. "La domanda di accreditamento potrà essere presentata dalle ore 12.00 dell’8 aprile 2024 sino alle ore 12.00 del 7 maggio 2024. Presso le strutture accreditate sarà possibile eseguire gli screening sanitari, per i quali l’Inps, per effetto di apposito bando, metterà a disposizione contributi sotto forma di voucher dotato di QR Code stampabile o scaricabile su dispositivi elettronici. Il bando, che sarà pubblicato successivamente all’Avviso, è rivolto agli iscritti/e alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali rientranti nella fascia di età compresa tra i 40 ed i 67 anni", spiega. "Data l’importanza della materia trattata, è opportuna la massima diffusione su tutto il territorio nazionale, così da garantire agli utenti la possibilità di rivolgersi presso strutture presenti o limitrofe al proprio Comune di residenza. La diagnostica preventiva, infatti, è essenziale per la prevenzione di alcune malattie molto diffuse, prime tra tutte quelle di tipo oncologico e cardiologico. L’intervento tempestivo è fondamentale in quanto la diagnosi precoce permette di salvare in molti casi la vita, di evitare l’insorgere di stati invalidanti e comunque di affrontare più efficacemente la malattia prima che essa si aggravi", conclude. —[email protected] (Web Info)
Compensi troppo bassi, attori e doppiatori portano Netflix in tribunale
(Adnkronos) – Netflix citata in giudizio al tribunale di Roma da 'Artisti 7607', la società cooperativa che tutela e gestisce i diritti connessi di migliaia di attori e doppiatori in Italia e nel mondo per "ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge ai propri artisti mandanti". Dopo "oltre otto anni di sterili trattative per ottenere i dati necessari alla determinazione del compenso per gli artisti previsto dalla normativa europea e nazionale – si legge nel comunicato della cooperativa di collecting – Artisti 7607 si vede costretta a ricorrere al giudice ordinario per chiedere il rispetto della legge". Diversi degli artisti rappresentati dalla cooperativa hanno detto la loro a sostegno della decisione di citare Netflix in tribunale. "Artisti 7607 fa una scelta doverosa per difendere la dignità professionale non solo dei nostri artisti ma di tutta la categoria – afferma Neri Marcorè – . Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani. Tutti – sottolinea – reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi". "Questi compensi di fatto costituiscono il salario differito di una professione per sua natura saltuaria e precaria. I diritti connessi al diritto d’autore – dice dal canto suo Carmen Giardina – non sono altro che un credito da lavoro. È molto grave e pericolosa questa spinta a svalutare le prestazioni artistiche degli interpreti’’. Sulla questione interviene anche Elio Germano sottolineando che "proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive’’. "La Direttiva Copyright – spiega Michele Riondino – ha chiarito che le remunerazioni degli artisti devono essere 'adeguate e proporzionate' ai ricavi. Invece ci troviamo davanti a un sistema in cui le piattaforme, senza fornire tutte le informazioni previste dalla legge, chiudono accordi al ribasso e poi cercano di imporre le stesse cifre a tutto il mercato, così da tenere i livelli dei compensi degli artisti sempre molto bassi", sottolinea. "In questo modo Artisti 7607 – afferma la presidente Cinzia Mascoli – per tutelare gli interessi degli artisti, è costretta a ritardare tempi di incasso e di distribuzione sia dell’equo compenso sia della copia privata, a scapito anche delle iniziative a sostegno della categoria. Da tempo fronteggiamo prassi di mercato al ribasso ma, tenendo posizioni ferme nell’interesse di tutti, siamo riusciti ad ottenere la giusta remunerazione. Molti artisti capiscono ciò che stiamo facendo e continuano a sceglierci’’. "A tutela dell’intera categoria Artisti 7607 si oppone ad un sistema nel quale gli interpreti vengano sottopagati – conferma anche Alberto Molinari – : accettare compensi che appaiono irrisori rispetto agli immensi guadagni generati da uno sfruttamento globale esponenziale delle opere audiovisive peserebbe come un grave precedente sul futuro di tutti gli artisti". "Ci assumiamo questa responsabilità – sottolinea Valerio Mastandrea – perché le scelte che vengono fatte oggi riguardano tutti e avranno ripercussioni sul presente e sul futuro di tanti artisti e di tante generazioni. Anche quelle che verranno dopo di noi, quindi a brevissimo". "Gli artisti – conclude Paolo Calabresi – chiedono nuovamente che il Governo e le Autorità di settore prendano una posizione chiara nei confronti di questa prassi, così come è avvenuto per il settore dell’editoria". —[email protected] (Web Info)


