(Adnkronos) – Nove condanne e oltre dieci assoluzioni nel maxi processo sullo Stadio della Roma. I giudici dell'ottava sezione penale, dopo oltre otto ore di Camera di Consiglio, hanno condannato tra gli altri a 8 anni e 8 mesi l'ex presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito, a 9 anni l'avvocato Camillo Mezzacapo, a due anni l'imprenditore Luca Parnasi che ha optato per il rito abbreviato. Condannati anche Gianluca Bardelli a 6 anni e 8 mesi, Adriano Palozzi a un anno e dieci mesi, Luca Lanzalone a 3 anni, Giuseppe Statuto a un anno e mezzo e il deputato della Lega Giulio Centemero a un anno, oltre ad Andrea Manzoni a 8 mesi. Assolti, invece, Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, Gianluca Talone, Domenico Petrolo, Fortunato Pititto, Fabio Serini, Claudio Santini, Francesco Prosperetti, Davide Bordoni, Giampaolo Gola, Nabor Zafiri, Paolo Desideri, Vanessa Adabire Aznar e l'ex assessore regionale Michele Civita. Nell'udienza del 27 ottobre scorso la Procura di Roma aveva chiesto la condanna di tutti i 22 imputati. Le accuse, contestate dalle pm Giulia Guccione e Luigia Spinelli agli imputati, a vario titolo e a seconda della posizione, andavano da corruzione a traffico di influenze illecite e finanziamento illecito. Con la sentenza i giudici dell’ottava sezione penale di Roma hanno parzialmente accolto l'impianto accusatorio. ''Siamo molto soddisfatti della sentenza, abbiamo fatto una grande battaglia processuale, sono state riconosciute gran parte delle questioni che avevamo posto, ci hanno riconosciuto l’attenuante della collaborazione, le generiche, siamo contenti anche della derubricazione tra corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione per l’esercizio della funzione''. Così l’avvocato Emilio Ricci, difensore insieme ai colleghi Giorgio Tamburini e Fabrizio Merluzzi, dell’imprenditore Luca Parnasi, dopo la sentenza sullo stadio della Roma. Per Parnasi la procura aveva sollecitato invece una condanna a 8 anni e 8 mesi. ''Ci hanno assolti dall’associazione per delinquere che era il reato che faceva più pressione anche sulla persona di Luca Parnasi, quindi non possiamo che essere contenti e soddisfatti. Leggeremo la sentenza e comunque la appelleremo'' aggiunge. ''L’assoluzione di Civita Pier Michele è la conferma dell’onestà e onorabilità dell’ex assessore all’urbanistica della Regione Lazio" dice l'avvocato Maurizio Frasacco, difensore dell'ex assessore regionale Michele Civita, assolto nel processo sullo stadio della Roma. "Purtroppo, a causa delle errate deduzioni della Procura di Roma, Civita ha dovuto ingiustamente sopportare un periodo di arresti domiciliari e svariati anni di un processo lungo e faticoso. Resta confermato che sullo 'Stadio della Roma' tutto era conforme alla legge e che, anche su questo, l’ipotesi accusatoria era totalmente errata''. —[email protected] (Web Info)
Cerimonia master accademico “D-ESG e Responsabile d’Impatto, l’assessore Tronzano : “Istruzione alla base della futura classe dirigente”
(Adnkronos) – A margine dell’evento di presentazione del master accademico “D-ESG e Responsabile d’Impatto” che si sta svolgendo oggi a Torino, l'Assessore della Regione Piemonte, Andrea Tronzano, è intervenuto per portare i suoi saluti istituzionali in rappresentanza della Regione: "Porto i saluti della Regione Piemonte, del suo Presidente Cirio e mio personale all’inaugurazione di questo master di II livello D ESG e responsabile d’impatto. Credo che compito di un istituzione, anche a livello formativo, sia quello di saper cogliere le trasformazioni in atto nelle nostre comunità e di indirizzare le politiche di istruzione e di preparazione della futura classe dirigente verso posizioni che permettano alle aziende di essere competitive sul mercato. Oggi l’acronimo ESG lo designa perfettamente, ambiente, società e capacità di emettere governance sono le tre qualifiche utili per stare al passo coi tempi. Da qui anche il messaggio che sta nella qualifica Responsabile d’impatto che non significa altro che essere in grado di reggere le trasformazioni evolutive in ambito d’impresa e lavorativo. Chi prima saprà cogliere queste opportunità, prima riuscirà a stare al passo in un mercato sempre più veloce e competitivo. Conclude così l'assessore. —[email protected] (Web Info)
Perché Apple licenzia 600 lavoratori? Quando gli errori si pagano
(Adnkronos) – Negli Stati Uniti è ormai una prassi consolidata. Quando i manager sbagliano i progetti, pagano i lavoratori. Non fa eccezione Apple, che sta licenziando più di 600 lavoratori in California. Che colpa hanno? Nessuna, se non quella di essere forza lavoro al servizio di progetti che vengono archiviati. Lo sviluppo del veicolo elettrico a guida autonoma finisce in un vicolo cieco, così come le speranze riposte in un team dedicato alla produzione interna degli schermi degli smartwatch. La stessa riga usata per depennare le due voci dalle prospettive di crescita serve a cancellare 614 posti di lavoro che non servono più. Dal 27 maggio, tutti a casa. Si dice sempre che sono gli svantaggi, compensati dalla grande facilità di trovare nuova occupazione, di un mercato del lavoro flessibile. Vero, a patto però che le cose girino bene. Nel caso delle big tech americane, invece, non tira una buona aria. Restando in casa Apple, lo schema che si ripete sembra tutt'altro che virtuoso. La necessità di trovare sbocchi commerciali alternativi a quelli degli i-phone, prodotto che ha venduto tantissimo ma che ormai soffre un mercato saturo, in cui la concorrenza degli altri brand si è alzata e i progressi della tecnologia hanno abbassato il tasso di ricambio, ha spinto a immaginare strade innovative, che hanno comportato investimenti consistenti. Quando però arriva il momento di cambiare strada, perché i calcoli sono stati evidentemente sbagliati, arrivano le decisione drastiche. Progetto chiuso e lavoratori a casa. La questione si complica quando sugli errori impatta il fattore tempo. Quello perso con le scelte infelici e quello sottratto allo sviluppo che invece avrebbe potuto portare benefici. Apple è infatti in ritardo nella corsa all'implementazione dell'intelligenza artificiale al servizio di nuovi prodotti o di prodotti già esistenti che possono utilizzarla. Il rischio, concreto è che per far tornare i conti ci si trovi di fronte a un bivio: continuare a tagliare personale o investire con più decisione dove si può intravedere un ritorno in tempi ragionevoli. Le scelte, per ora, sembrano andare nella prima direzione. (Di Fabio Insenga) —[email protected] (Web Info)
Dengue, coppia contagiata in Umbria: “Avevano fatto un viaggio all’estero”
(Adnkronos) – Altri due casi importati di Dengue in Italia. Una coppia è stata contagiata a Magione, in provincia di Perugia, dove è in programma per questa sera un intervento di disinfestazione straordinaria nella frazione di Borgogiglione. Punta ad "abbattere eventuali zanzare, unico potenziale vettore dell'infezione", sottolinea su Facebook il sindaco Giacomo Chiodini. "Il contagio – spiega – è avvenuto all'estero oltre 15 giorni fa. Lo stato di salute della coppia, residente in una zona molto remota del territorio – precisa il primo cittadino – è buono, anche se sono presenti sintomi e le analisi effettuate hanno individuato la presenza del virus della Dengue". "La febbre da Dengue è una malattia infettiva tropicale trasmessa da zanzare tigre del genere Aedes" spiega il primo cittadino. "Si presenta con febbre, cefalea, dolore muscolare e articolare, oltre al caratteristico esantema simile a quello del morbillo. In una piccola percentuale dei casi si sviluppa una febbre emorragica pericolosa per la vita. La prevenzione si ottiene mediante l'eliminazione delle zanzare e del loro habitat per limitare l'esposizione al rischio di trasmissione: le zanzare tigre sono infatti l'unico possibile vettore di trasmissione da uomo a uomo". —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, indagine: fa sport 40% persone con Sma e distrofie muscolari
(Adnkronos) – Lo sport è un valore riconosciuto in modo unanime ma, di fatto, lo praticano circa 4 su 10 degli intervistati nell'indagine qualitativa 'Ada informa: lo sport e le malattie neuromuscolari'. La ricerca – presentata in occasione dell'undicesima Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, che si celebra domani 6 aprile – nasce nell'ambito del progetto educativo 'La SMAgliante Ada', con l'obiettivo di approfondire la conoscenza e l'impatto della pratica sportiva adattiva (lo sport accessibile a chi vive con una disabilità) sulla vita quotidiana, sulla salute e sul benessere psico-fisico di bambini, ragazzi e adulti con atrofia muscolare spinale (Sma) e distrofie muscolari. "In questa giornata in cui si celebra lo sport come potente strumento per rafforzare i legami sociali, la solidarietà, la pace e il rispetto, la voce di chi pratica uno sport adattivo è preziosa per costruire conoscenza su un tema ancora poco esplorato dal punto di vista scientifico – afferma Alberto Fontana, presidente dei Centri clinici Nemo – I dati di questa indagine, infatti, non solo ci permettono di promuovere l'impatto positivo che la pratica sportiva adattiva ha sulla qualità di vita di chi vive una malattia neuromuscolare, a pochi mesi dal riconoscimento costituzionale dello sport, ma ci consente di comprenderne le opportunità di sviluppo per imparare a tracciare nuovi significati del concetto di cura". Promossa da Nemolab, con il patrocinio di Centri clinici Nemo, Associazione famiglie Sma Aps Ets, Uildm (Unione italiana lotta distrofia muscolare), Fipps (Federazione italiana oaralimpica powerchair sport) e Comitato italiano paralimpico, con il contributo non condizionante di Roche Italia – si legge in una nota – l'indagine ha coinvolto 67 giovani adulti tra i 18 e i 40 anni e 50 genitori di bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni, per un totale di 117 intervistati, distribuiti uniformemente per età e genere, la cui patologia necessita, per la maggior parte dei rispondenti, l'uso della carrozzina e l'aderenza ad un programma di riabilitazione presso un centro specializzato. Anche se chi pratica sport è il 34% dei bambini/ragazzi e quasi il 42% degli adulti intervistati, percentuali lontane da quelle della popolazione generale, il dato è un segno concreto dell'impegno delle associazioni dei pazienti in questo ambito, in quasi cinquant'anni di storia. E' il nuoto lo sport più praticato dal campione, soprattutto in età evolutiva, seguito dagli sport di squadra, con la lunga tradizione del powerchair hockey e l'affacciarsi, negli ultimi anni, del powerchair football, soprattutto per le giovani generazioni. "Lo sport è una scintilla, un attivatore di energia – osserva Marco Rasconi, presidente nazionale Uildm – E' strumento prezioso di inclusione senza perdere l'aspetto di competizione. Ed è proprio questo equilibrio che va protetto e mantenuto anche nello sport adattivo. Per un giovane con disabilità, lo sport diventa un obiettivo fisso. Cominciare a fare sport rende tutte le altre attività più raggiungibili, perché di fronte al 'non posso fare' legato a una diagnosi, subentra il pensiero del 'posso fare tutto'". Infatti, i dati confermano che praticare sport ha un forte impatto positivo sulla qualità di vita percepita (62% dei genitori e 75% degli adulti) in termini di benefici fisici come: una migliore percezione delle proprie capacità e del proprio benessere fisico (70%); un maggiore senso di autocontrollo mentale del proprio corpo e delle proprie abilità fisiche (55%), e un aumento del senso di operosità e di voglia di fare (80%degli adulti, 68% dei genitori). "La scelta di iniziare un sport adattivo è dettata prima di tutto da un interesse personale – sottolinea Elena Carraro, medico fisiatra, referente area riabilitativa Centro clinico Nemo Milano e co-curatrice dell'indagine – Tuttavia è interessante notare come, nonostante gli intervistati frequentino un centro di riferimento per il trattamento riabilitativo, il 52% dei genitori e il 34% degli adulti riferisca di non aver ricevuto alcuna indicazione dal personale sanitario riguardo la possibilità di intraprendere attività sportive, con le eventuali controindicazioni o benefici. Per questo è importante continuare a indagare anche dal punto di vista clinico e scientifico la relazione tra sport adattivo e salute, con scale di valutazione funzionali mirate, imparando nel tempo a valorizzare nella storia di malattia anche i benefici ed i vantaggi che lo sport può portare al loro benessere psico-fisico e alla qualità di vita". Sul piano psicologico, emotivo e relazionale, "giocare in squadra – aggiunge Silvia Bolognini, psicologa di Nemolab e co-curatrice dell'indagine – è un potente veicolo per formare nuove amicizie, consolidare legami sociali e sperimentare il senso di appartenenza ad un gruppo, indipendentemente dall'età, come ha evidenziato quasi il 40% dei genitori e circa 66% degli adulti". Non solo, gli intervistati riferiscono anche: una percezione di maggiore autoefficacia nell'utilizzare strategie per gestire la vita quotidiana (55% genitori e 53% adulti); un miglioramento dell'autostima, con una maggiore consapevolezza delle proprie abilità e sicurezza (70% dei genitori e 78% degli adulti); un aumento della determinazione nel perseguire gli obiettivi (75% dei genitori e 84% degli adulti), del senso di autorealizzazione personale e delle proprie aspirazioni con un miglioramento dell'umore (60% dei genitori e 66% degli adulti). "Attraverso l'attività sportiva adattiva, i nostri bambini e ragazzi hanno la possibilità di mettersi alla prova in un campo da gioco e di vivere un'esperienza come i loro pari – rimarca Anita Pallara, presidente di Famiglie Sma – E' vero, si fanno i conti anche con i propri limiti, ma si imparano nuove skills per superarli e questo è fondamentale soprattutto per i bambini in fase di crescita e con una disabilità motoria come la Sma. La pratica sportiva, inoltre, aiuta a conoscere e a gestire il proprio corpo al di fuori delle attività ordinarie alle quali i nostri bambini sono abituati, come la fisioterapia e la riabilitazione, a rafforzare il legame con i genitori, stimolare nuove amicizie e creare legami di fiducia con persone al di fuori della propria cerchia familiare, come ad esempio con l'allenatore". Gli ostacoli che impediscono la pratica sportiva adattiva sono, in particolare, barriere fisiche e strutturali, come la difficoltà di identificare un centro di riferimento accessibile a sport adatti alla propria patologia (87,8% dei genitori e 86,6% degli adulti), la fatica di organizzare e gestire i trasporti, la scarsa sostenibilità economica e la percezione di poca inclusività delle attività sportive proposte (50% degli intervistati). "L'inclusione è il traguardo di un lungo progetto – commenta Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico – Questa indagine ci racconta di come lo sport possa migliorare sensibilmente la qualità della vita di persone con disabilità gravi e gravissime e favorire percorsi di socialità e di integrazione. Con lo sport è possibile superare i propri limiti e contribuire alla costruzione di una società più giusta, più equa, più solidale". I benefici della pratica sportiva "sono testimoniati dalla partecipazione e dalla resilienza dei tanti atleti, familiari, volontari, tecnici, tifosi – rimarca Andra Piccillo, presidente federale Fipps – Ma indagini come questa sono occasioni fondamentali per raccogliere dati ed evidenze statisticamente tangibili sui benefici e impatti che le discipline sportive che promuoviamo hanno sulla qualità della vita delle persone che le praticano e che le vivono, come vi invitiamo a sbirciare, in occasione della Giornata internazionale dedicata al powerchair hockey di domenica 7 aprile", sui social con #ipchday. "Più che di diversità, a me piace parlare di unicità: siamo tutti diversi e per questo unici – conclude Amelia Parente, Rare Condition Government Affairs & Transformation Enabling Head Roche Italia – Lo sport è uno dei linguaggi universali capaci di compiere una operazione fondamentale per la coesione sociale: riconoscere l'unicità e il talento di ciascuno mentre si fonde con quello degli altri. E' per questo che siamo orgogliosi di aver fatto parte del progetto educativo 'La SMAgliante Ada', che mette al centro la salute mentale, quella fisica e la diversità e inclusione come la vogliamo intendere: unicità di ciascuno e unità tra tutti". —[email protected] (Web Info)
Cronaca nazionale/ Cade dal lucernario, 45enne perde la vita
Ennesimo tragico incidente sul lavoro.
E’ accaduto a Mestre, dove un impresario edile di 45 anni è morto mentre stava lavorando sul tetto di un teatro.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo sarebbe precipitato da un lucernario.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia locale, mentre i rilievi sono a cura della Polizia.
La notizia su Fanpage.it.
Foto di repertorio
Dengue, la zanzara tigre si risveglia. “Priorità combatterla ora”
(Adnkronos) –
La tigre si sta risvegliando. Non il felino, ma la zanzara. E' già stata segnalata nel Sud Italia e a breve gli esperti si aspettano di avvistarla anche più a Nord, a Milano. Sotto i riflettori da quando è scattata l'allerta Dengue, sulla scia della situazione emergenziale che stanno vivendo in Sudamerica, l'Aedes albopicuts, vero nome scientifico della zanzara tigre, sta entrando nella sua stagione. Ed è per questo che "è una priorità ridurre tempestivamente il numero di zanzare che possono essere potenziali vettori di virus in generale". A tracciare un quadro della situazione ad oggi è Sara Epis, professore associato di parassitologia all'università degli Studi di Milano. Missione: 'mappare' con la squadra di colleghi del gruppo Entopar l'insetto ronzante, per un censimento completo di questa popolazione invisibile che abita la Penisola. Nel capoluogo lombardo, spiega all'Adnkronos Salute, "al momento la zanzare tigre non è ancora stata segnalata. Non è presente perché ancora le notti sono piuttosto fredde. Diversamente al Sud. Già per esempio a Roma questa specie sta circolando, tant'è che la Capitale è partita con le campagne di disinfestazione e di controllo in città. Ovviamente dipende sempre molto dalle condizioni climatiche, ma ci aspettiamo che entro la fine del mese le zanzare tigre comincino a circolare anche da noi. E infatti a fine aprile cominciamo la nostra attività di monitoraggio, che avevamo già avviato nel contesto del Progetto Musa" – Multilayered Urban Sustainable Action, maxi progetto finanziato con fondi del Pnrr che coinvolge diversi atenei e studia in più dimensioni come trasformare l'area metropolitana di Milano per migliorare il benessere delle persone e la sostenibilità. Chi si sta già facendo sentire è invece la zanzara Culex pipiens, la nostra zanzara notturna, importante vettore del virus West Nile. "Sta già circolando, ne abbiamo già trovata qualcuna nella città di Milano, qualche adulto presente", riferisce Epis. Quanto alla zanzara tigre, quest'anno temuta più che mai nel Belpaese, "è una specie ben diffusa nell'area urbana – dice l'esperta – Questa è una zanzara che si adatta molto bene alle diverse condizioni e agli ambienti domestici, basta poca acqua perché possa deporre le sue uova. Quindi i sottovasi, i secchi lasciati sui balconi o nei giardini, oppure tutte quelle aree che hanno dei ristagni d'acqua nei parchi presenti in città sono ambienti favorevoli allo sviluppo. E' una zanzara che dunque non necessita di particolari situazioni" per 'prosperare'. Qualche quartiere milanese risulta in genere domicilio prediletto della zanzara tigre, e quindi più infestato di altri? "Noi stiamo lavorando in diversi siti e la sua distribuzione è piuttosto omogenea su tutto il territorio – osserva l'esperta – Ovviamente l'anno scorso durante l'estate nelle zone dove vengono fatte importanti campagne di disinfestazione ne abbiamo catturate un numero limitato. Mentre invece abbiamo lavorato in particolare nelle zone come gli orti botanici, dove sono state segnalate, quindi comunque nel centro della città". Insomma, ogni Cap della metropoli può andar bene per loro. I metodi che in genere si usano per controllare le popolazioni di zanzare e su cui si punta molto in questo momento "sono l'utilizzo di insetticidi e l'utilizzo di larvicidi, in particolare quelli a base di Bacillus thuringiensis, sistema ecocompatibile ed efficace che può essere utilizzato anche a livello domestico per uccidere le larve in maniera selettiva. E' quello che prevede il Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi". Finora, prosegue l'analisi di Epis, "non abbiamo per fortuna segnalazioni della zanzara Aedes aegypti, che è il vero vettore di Dengue e di Zika. Però – puntualizza – questa è comunque presente in alcuni Paesi che si affacciano sull'area del Mediterraneo. E' stabilmente presente in Portogallo sull'isola di Madeira, nel Mar Nero, a Cipro", elenca. "E per questo è particolarmente 'attenzionata'. Per fortuna è una zanzara che non supera gli inverni, cioè non resiste alle basse temperature. Quindi perlomeno in tutto il Nord Italia è difficile che si stabilizzi". A meno a che, è il monito di diversi esperti, il climate change non metta scompiglio in futuro nel meteo tricolore. Tornando al presente della lotta alle zanzare già 'di casa', "priorità assoluta è garantire una protezione completa delle aree, limitando i focolai di sviluppo mediante interventi di prevenzione e trattamenti con larvicidi. E – ribadisce Epis – invitare i cittadini a contribuire a queste strategie di controllo, perché il Comune può fare la sua parte, però se i giardini privati, i balconi, gli orti hanno ristagni d'acqua, diventa molto difficile cercare di limitare il numero" di questi insetti. "E' davvero fondamentale ridurre la quantità di zanzare che poi possono essere potenziali vettori di virus in generale". I fatti di cronaca parlano chiaro. "E' già scattato l'allarme un po' ovunque, soprattutto in relazione a ciò che sta succedendo in Sudamerica, dove il sistema sanitario è veramente sotto pressione", conferma Epis. Dengue "non avrà lo stesso impatto da noi – rassicura – perché non abbiamo così tante persone infette e così tante zanzare come nelle zone tropicali, ma serve attenzione". "Già, a mio avviso – commenta – si sta cercando di fare più di quanto si faceva in passato. Abbiamo interventi specifici previsti dal ministero della Salute, dagli istituti zooprofilattici sperimentali. Però non è mai abbastanza. I casi ci sono. Ed è importante che anche i ricercatori e l'università contribuiscano. E che i cittadini diano una mano".
EFFETTO CLIMATE CHANGE – Le zanzare intanto stanno cambiando 'casa'. Ed è un po' colpa anche del climate change. Il nodo del cambiamento climatico viene chiamato in causa da molti esperti anche per approfondire il trend che sta portando malattie un tempo definite tropicali a ben altre latitudini. "Il cambiamento climatico – spiega Epis – impatta sulla fisiologia, sul comportamento, sul ciclo vitale e quindi anche sulla distribuzione geografica delle diverse specie di zanzare. E questo è sicuramente uno dei fattori che sta influenzando tanto la diffusione di specie autoctone e di specie aliene come possono essere per esempio la Aedes japonicus o l'Aedes koreicus", cioè le zanzare giapponese e coreana, "che si sono adattate molto bene ai nostri climi".
LE SPECIE RARE DI MILANO – All'ombra della Madonnina una 'babele' di lingue, e di ronzii. Milano, metropoli cosmopolita, non poteva non avere il suo 'melting pot' di zanzare. Quali specie hanno eletto il capoluogo lombardo a proprio domicilio? "Abbiamo già iniziato di nuovo le nostre attività per cercare di capire se riconfermiamo le specie 'censite'. Fra quelle che abbiamo identificato nelle zone urbane della città, domina ovviamente la zanzara tigre" e c'è anche "la Culex pipiens", la zanzara comune, molto attiva in orari notturni e già 'al lavoro'. Ma "parlando della biodiversità nella città di Milano, la cosa interessante è che l'anno scorso, facendo il nostro lavoro di monitoraggio (che riprenderemo a breve), abbiamo visto che ci sono anche specie abbastanza rare nella nostra metropoli, che potrebbero essere comunque considerate dei vettori competenti di virus per l'uomo". Epis traccia la 'mappa' delle zanzare di città. L'esperta con la squadra di colleghi del gruppo Entopar (Agata Negri e Irene Arnoldi in particolare), nell'ambito del progetto Pnrr Musa, lavora a un censimento completo del popolo di insetti pungenti. Attività che ha riservato delle sorprese, come appunto l'avvistamento di specie rare, su cui è in preparazione una pubblicazione scientifica. "Si tratta di specie che a Milano non sono sicuramente mai state segnalate", accenna l'esperta. Da dove arrivano? "Sono già presenti sul nostro territorio – precisa – però sono specie rare che non ci aspettavamo di trovare in un ambiente urbano come quello di una metropoli". Praticamente zanzare in trasferta. "Ovviamente vanno monitorate, sono già popolazioni stabili che però occupano particolari ambienti e quindi non ci si aspetta si espandano più di tanto", dice Epis. Mentre si attende il risveglio dell'Aedes albopictus (zanzara tigre) anche nelle città più fredde del Nord, la Culex sta già circolando. "Non sono invece presenti a Milano città, al momento, quelle specie invasive più resistenti come la zanzara coreana e la zanzara giapponese (Aedes koreicus e Aedes japonicus), che sono quelle su cui noi poniamo particolare attenzione. Entrambe sono presenti in altre città della Lombardia, in particolare nel Nord Italia. Sopravvivono molto bene nelle condizioni climatiche più fredde, ed è già da marzo che le stiamo osservando e raccogliendo – segnala Epis – Sono zanzare più rurali e ad oggi non sono state ancora trovate nella metropoli" meneghina. A livello di numerosità di popolazione, dare una quantità delle zanzare milanesi "è ovviamente difficile – sorride la ricercatrice – La sensazione è che ce ne siano numericamente meno rispetto alle città del Sud, o a una città come Roma, ma è difficile dirlo. Rispetto al passato sicuramente ce ne sono di più, soprattutto perché abbiamo queste specie invasive aliene che ormai sono diventate autoctone, come la zanzara tigre, che fino a vent'anni fa non era presente". —salute/[email protected] (Web Info)
Giornata attività fisica, 10 consigli per avere energia e sentirsi meglio
(Adnkronos) – Domani si celebra la Giornata mondiale dell'attività fisica (World Day for Physical Activity). L'iniziativa, nata nel 2002 in occasione della 55esima Assemblea mondiale della sanità per sottolineare l'importanza di promuovere uno stile di vita attivo e la pratica di regolare attività fisica, è promossa dal network internazionale 'AgitaMundo' e sostenuta dall'Organizzazione delle nazioni Unite (Onu) come Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace (International Day of Sport for Development and Peace 2024). "In linea con le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), con l'obiettivo del Piano d'azione globale Oms per promuovere l'attività fisica (Global Action Plan on Physical Activity 2018-2030: more active people for a healthier world') di ridurre del 15% la prevalenza dell'inattività inattività fisica e con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, l'Agenzia di salute pubblica della Catalogna (Aspcat) – ricorda l'Istituto superiore di sanità sul proprio sito – ha realizzato il decalogo delle 10 ragioni per rendere più attiva la propria vita e il poster della Giornata, tradotti in italiano dal DoRS (Centro regionale di documentazione per la promozione della salute del Piemonte) e scaricabili dal proprio sito web". Ecco i 10 suggerimenti per avere energia e sentirti meglio: 1) Inizia la giornata attivamente con esercizi di stretching e posizioni di base dello yoga; 2) Pratica un'attività fisica o sportiva che ti appassiona per migliorare il benessere psicofisico; 3) Balla. E' un modo per fare movimento ed esprimersi; 4) Cammina un po' di tempo ogni giorno. Il movimento aiuta anche a controllare lo stress; 5) Allena il tuo cuore e il tuo corpo con esercizi cardiovascolari e di forza; 6) Attività come lo yoga o il tai chi ti aiuteranno a recuperare la sensazione di benessere; 7) Muoviti in bicicletta o a piedi in alternativa al trasporto motorizzato; 8) Gioca nel tempo libero con giochi tradizionali, popolari, che richiedono il movimento. Coinvolgi amici, familiari o altre persone; 9) Ridi. Quando ridi muovi quasi 300 muscoli del tuo corpo; 10) Esercizi di respirazione, meditazione o mindfulness, prima di andare a dormire, ti aiuteranno a riposare meglio. —[email protected] (Web Info)
Iren, Dal Fabbro: “Circular Plastic dimostra che plastica è preziosa e può essere valorizzata”
(Adnkronos) – “Con l’impianto Circular Plastic prosegue il forte impegno nella gestione e trattamento dei rifiuti da parte del Gruppo Iren attraverso un progetto all’avanguardia a livello internazionale”. Così’ uca Dal Fabbro, presidente del Gruppo Iren in occasione dell’inaugurazione dell’impianto che ogni anno processerà fino a 100mila tonnellate di plastiche. “La cosa interessante di questo impianto è la capacità di recupero oltre l’80% che lo rende il più moderno e più innovativo d’Europa dove tutti gli altri impianti simili recuperano il 60/70% – ha aggiunto Dal Fabbro – in Iren abbiamo voluto fare uno sforzo aggiuntivo proprio per dimostrare che la plastica si può riutilizzare e riciclare e può essere valorizzata”. “Il rifiuto e’ un valore prezioso pertanto ai cittadini dico di non buttarlo via ma recuperarlo” ha detto ancora Dal Fabbro che ha proseguito “l’innovazione e l’efficienza nell'utilizzo circolare della materia rappresenta la strategia vincente del modello industriale di Iren e valorizza un territorio strategico come il Piemonte, attraverso impianti che garantiscono autonomia nella gestione dei rifiuti, produzione di energia e creazione di valore aggiunto”, ha detto ancora Dal Fabbro. “Con la raccolta – continua- differenziata abbiamo superato i nostri obiettivi di piano, in alcune zone siamo addirittura oltre la media europea, in altri ci stiamo arrivando e di questo siamo molto soddisfatti”. “Il salvataggio di Egea – ha sottolineato- sperabilmente ci sarà, io sono stato un grande sostenitore insieme a tutta l’azienda, dobbiamo però aspettare il closing che sperabilmente sarà tra giugno e luglio per dire che l’azienda e’ salvata”. “Stiamo lavorando pancia a terra, seriamente per fare in modo che ciò avvenga”, ha aggiunto sottolineando che “sarà un’operazione che coniuga il business con una grande impronta sociale. Dal primo giorno ho detto, anche a scapito della nostra offerta economica, che preferisco guadagnare qualcosa in meno, ma garantire che tutti i 1.200 dipendenti restino, anzi si cresca. Niente macelleria sociale ma investimento in un territorio importante come quello di Alba”. “L’economia circolare sarà il grande settore di rinascita dell’economia che non è fatta per produrre tante vecchie automobili, quindi non è grave se noi perdiamo l’industria dell’automobile come la immaginavamo nel passato, sarebbe grave se noi perdessimo quella dell’economia circolare o dell’aerospazio o dell’intelligenza artificiale, l’automobile e’ il passato”. —[email protected] (Web Info)
Sindrome del bambino scosso, pediatra Perilongo ‘maltrattato 5% bimbi’
(Adnkronos) – Arrivano al pronto soccorso con abrasioni o fratture "incongruenti rispetto alla logica con cui viene descritto l’incidente o la causa del danno. Sono piccoli che hanno traumi eccessivi rispetto al racconto dell’accaduto. Così si insinua il dubbio del maltrattamento”. In particolare, “per la sindrome dello scuotimento è significativa la presenza di una emorragia retinica. Ma il dubbio va verificato, per questo serve un centro con esperti in grado di fare una diagnosi corretta”. Così Giorgio Perilongo, professore ordinario di Pediatria dell’Università di Padova, direttore della clinica Pediatrica e del dipartimento Salute donna e bambino, racconta all’Adnkronos Salute l’attività del Centro di riferimento regionale per la diagnosi del bambino maltrattato, in occasione della prima giornata di sensibilizzazione e prevenzione della 'Shaken baby syndrome', in programma il 7 aprile, contestualmente alla Giornata internazionale della Salute. Promossa da Terre des Hommes, insieme a Simeup (Società italiana di medicina di emergenza pediatrica) e con il supporto di Anpas, Fimp e della Rete ospedaliera contro il maltrattamento infantile, l’iniziativa porterà per la prima volta, negli spazi pubblici di 25 città coinvolte nella campagna ‘Nonscuoterlo!’, punti informativi sulla 'sindrome del bambino scosso' e su come prevenirla. Nel centro padovano, che partecipa all'iniziativa, “vediamo tra 1 e 2 casi di scuotimento al mese – continua l'esperto – Circa il 5% della popolazione pediatrica italiana soffre di una forma di maltrattamento fisico o di abuso, trascuratezza o l’esposizione ad agenti tossici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, intorno al 36% dei piccoli è a rischio di una violenza psicologica, meno del 20% di tipo fisico. Il rischio di abuso sessuale interessa il 13% delle bambine e l’8% dei bambini”. Al di là della questione clinica, il dubbio di qualche problema di abuso può accendersi quando “un bambino non ha un'attività sociale, relazionale normale e presenta una sorta di trascuratezza”. All’origine della sindrome del bambino scosso, spesso c’è “esasperazione”: si scuote il bambino violentemente perché si è al limite della stanchezza, per problemi di depressione post partum, ma anche per altri fattori perché “il maltrattamento – chiarisce Perilongo – si distribuisce in tutte le classi sociali, economiche e culturali. Non è sempre collegato a un genitore violento”, ma piuttosto a quello fragile. Certo, “possono esserci condizioni psicopatologiche, ma spesso, questi casi si verificano in seguito a momenti” scatenati, ad esempio, dal pianto inconsolabile del lattante – i più colpiti sono i bambini tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita – che “esaspera il genitore al punto che, in un momento di reazione inconsulta e immotivata, scuote il piccolo in modo violento. Non serve che il movimento sia prolungato per causare dei danni perché la testa del neonato – avverte l’esperto – è molto più grande rispetto al corpo e i muscoli non sono abbastanza forti per contrastare la sollecitazione". Secondo una indagine recente, 1 caso su 4 di scuotimento può essere letale o portare al coma. “In generale – osserva Perilongo – possono esserci danni neurologici più o meno gravi che possono perdurare nel tempo", come disturbi dell’apprendimento, cognitivi, comportamentali, attacchi epilettici, ritardi nello sviluppo psicomotorio, cecità, diplegia spastica (paralisi di entrambi i lati), tetraplegia (paralisi di tutti i lati). Il centro padovano, tra i primi in Italia, fondato quasi vent’anni fa dalla professoressa Paola Facchin, opera con un approccio multispecialistico allargato. "Il valore aggiunto – precisa Perilongo – è quello di essere esperti nel formulare la diagnosi”, quindi evitare di trasformare dei genitori in mostri, ma anche "nel gestire poi i rapporti con la famiglia e nel mondo del sociale, che deve dare supporto alla famiglia”. In termini di prevenzione, dato che i casi di maltrattamento si registrano all’interno del nucleo familiare, sono fondamentali “politiche a favore della famiglia, ma è improntate anche sensibilizzare l'opinione pubblica, far crescere la consapevolezza, soprattutto nei genitori, che il bambino – conclude – è un soggetto fragile". —[email protected] (Web Info)












