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Cronaca nazionale/ Trovati due cadaveri in un appartamento, ipotesi femminicidio-suicidio

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FOTO DI REPERTORIO

Macabra scoperta in Lombardia.

Un uomo e una donna sono stati trovati senza vita in un appartamento a Lonato del Garda, in provincia di Brescia. A dare l’allarme è stato un vicino di casa, il quale avrebbe notato sangue sul terrazzino.

I carabinieri arrivati sul posto hanno trovato i due corpi senza vita con le vene dei polsi recise. La notizia su Fanpage.it.

L’ipotesi degli inquirenti è che si sia trattato di femminicidio-suicidio.

Foto di repertorio

Al via Nutrimi, 18esima edizione del forum di nutrizione pratica

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(Adnkronos) – Torna, oggi e domani a Milano, l'appuntamento annuale con Nutrimi, congresso nazionale indipendente sulla sana alimentazione rivolto ai professionisti della salute. Tema della 18esima edizione del forum di nutrizione pratica è 'Alimentazione positiva e stile di vita per riscrivere la salute'.  L'evento – spiega una nota – è un appuntamento fisso nel calendario annuale della nutrizione per gli specialisti della salute e gli stakeholder del mondo alimentare. Oltre 70 relatori fra i massimi esponenti del sapere scientifico, nei rispettivi ambiti, nella due giorni milanese dibatteranno per esplorare gli argomenti più caldi del mondo della sana alimentazione: dalla nutrizione come pilastro della lifestyle medicine alla nutrizione positiva e inclusiva, al ruolo del microbiota come decision maker del benessere, fino a una tavola rotonda sulla nutrizione del futuro. Sono previsti inoltre workshop dedicati alla nutrizione al femminile, in età pediatrica e per la longevità. Per la prima volta il congresso si svolgerà nella prestigiosa cornice del Palazzo dei Giureconsulti in zona Duomo, e sono attese oltre mille presenze tra partecipanti in sede e da remoto. Nutrimi rappresenta inoltre la più ampia community digitale di professionisti della nutrizione in Italia, con oltre 70 mila followers sui propri canali social e una corposa attività redazionale sul sito Nutrimi.it. —[email protected] (Web Info)

Sla e Sma, inaugurati i primi 4 posti letto al Centro Nemo Bologna

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(Adnkronos) – E' realtà il primo nucleo di 4 posti letto che danno avvio al Centro clinico Nemo Bologna presso l'Ospedale Bellaria. Nell'Aula magna del Palazzo regionale, il primo passo concreto verso la realizzazione di quello che diventerà, entro i prossimi 2 anni, un intero reparto dedicato esclusivamente alla cura e alla ricerca sulle malattie neuromuscolari, secondo il consolidato modello multidisciplinare dei Centri clinici Nemo, già presenti in sette sedi su tutto il territorio nazionale.  Al Bellaria – si legge in una nota – si avvia dunque la presa in carico multidisciplinare a cura dell'équipe che ha seguito la formazione ricevuta in questi mesi dagli esperti dei Centri clinici Nemo. L'aspetto più innovativo, infatti, sono proprio il team dei clinici e degli operatori specializzati e integrati in un unico reparto. Al momento, i primi 4 posti letto sono situati nel reparto di Pneumologia (terzo piano Padiglione G dell'ospedale) e rappresentano il primo passo concreto di una riorganizzazione nella presa in carico di queste patologie complesse. Un progetto che evolverà nel primo luogo di cura a vocazione totalmente pubblica, nato sull'esperienza dei Centri Nemo che hanno dimostrato la loro efficacia prendendosi cura dal 2008 di 20mila famiglie in tutta Italia. Sono circa 15 le figure del primo nucleo di professionisti (tra medici e operatori sanitari) che collaboreranno per rispondere in modo integrato ai bisogni complessi di cura dei pazienti con Sla, Sma, distrofie muscolari o sindromi atassiche, guidati da Rocco Liguori, direttore della Uoc Clinica neurologica e professore ordinario di Neurologia dell'Università degli Studi di Bologna, secondo il quale "la formazione che abbiamo iniziato nei mesi scorsi è stata frutto di una collaborazione preziosa e proficua con gli esperti dei Centri Nemo. I nostri operatori – sottolinea – hanno potuto toccare con mano cosa significhi integrare la competenza con un nuovo modello di cura e continueremo nei prossimi mesi a confrontarci ed apprendere in una formazione dinamica. Mettere il paziente al centro di ogni nostro operare è questa per noi la parte sfidante, la nostra stella polare".  "Il percorso di cura, altamente specialistico e multidisciplinare, che concentrerà presso l'istituto pazienti affetti da malattie neuromuscolari rare, in parte genetiche, rappresenta una sfida ed un'opportunità per i nostri ricercatori – evidenzia Raffaele Lodi, direttore scientifico dell'Irccs Istituto delle Scienze neurologiche di Bologna – La realizzazione del centro favorirà lo studio dei meccanismi di malattia attraverso le più aggiornate conoscenze e le ultime tecnologie disponibili. Inoltre ci consentirà di implementare la valutazione dell'efficacia di trattamenti innovativi a cui potranno essere sottoposti in sicurezza i singoli pazienti nelle fasi acute e croniche della malattia". Dal punto di vista strutturale, la localizzazione definitiva del Nemo Bologna – dettaglia la nota – si inserisce nel piano di ristrutturazione che l'Ospedale Bellaria ha previsto con la valorizzazione dei fondi del Pnrr, secondo la 'Missione 6 – Salute, per un ospedale più sostenibile e sicuro'. Le planimetrie del progetto presentate – e già condivise con le associazioni dei pazienti AssiSla, Asamsi, Aism, Aisla, Aisa, Telethon e Uildm – prevedono che 2 dei 4 piani del Padiglione C in ristrutturazione saranno dedicati interamente al Nemo. Oltre mille metri quadrati per un'area di degenza con 14 posti letto: spazi completamente attrezzati per la movimentazione del paziente e l'accoglienza del suo caregiver; ambulatori, aree di attesa e accettazione e una palestra di 60mq per la riabilitazione motoria. "Per tutti noi il Centro Nemo Bologna non è solo un cambio organizzativo, ma è prima di tutto un cambio culturale importante – afferma Paolo Bordon, direttore generale dell'Azienda Usl di Bologna – E' un cambio di paradigma del prendersi cura e questi primi 4 posti letto sono preziosi per permetterci di avviare un nuovo modello multidisciplinare, e così allenarci ad un metodo. Questo primo passo è ancora più importante perché siamo stati riconosciuti anche come Centro regionale di riferimento per le malattie neuromuscolari. Questo traguardo ci deve spingere a mettere in rete la diffusione della conoscenza tra professionisti per migliorare ulteriormente la cura e l'assistenza per i pazienti". "Per la Regione Emilia Romagna questa sperimentazione nell'ambito dei ricoveri riabilitativi per i casi di malattie neuromuscolari rappresenta una sperimentazione e si integra alle attività già messe in campo – dichiara Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute – Il nostro obiettivo è quello di continuare ad assicurare le migliori cure possibili a chi si affida alle nostre strutture e, anche per questo motivo, realizzeremo uno studio prospettico osservazionale, in stretta connessione con il Programma Centro clinico Nemo, per una costante verifica dei risultati". "L'ateneo supporta con convinzione tutte le iniziative, quali quelle meritorie del Centro clinico Nemo, in grado di fornire risposte concrete alla complessità dei bisogni assistenziali dei pazienti e alle necessità delle loro famiglie – rimarca il rettore dell'Università di Bologna, Giovanni Molari – Sotto questo profilo, l'università, anche attraverso la programmazione del proprio Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie, non farà mancare il proprio sostegno mettendo a disposizione la propria capacità di far collaborare professionisti di altissimo livello in discipline complementari, quali la neurologia, la fisiatria e la pneumologia, contribuendo in modo decisivo alle attività di ricerca e di sviluppo di soluzioni innovative per le principali patologie neuromuscolari". "Questa giornata celebra l'inizio di un nuovo viaggio per la nostra comunità neuromuscolare – commenta Alberto Fontana, presidente dei Centri clinici Nemo – Il progetto del Nemo Bologna diventerà presto il luogo fisico interamente gestito dalla pubblica amministrazione in cui i professionisti potranno accogliere le nostre famiglie, dando loro la sicurezza di sentirsi a casa. Questi primi 4 posti letto segnano l'avvio del cambiamento dell'esperienza di cura e insieme li proteggeremo, perché sono il laboratorio prezioso dove imparare a costruire l'integrazione delle competenze. Ringrazio le istituzioni di questa meravigliosa terra di innovazione per aver creduto ed investito nella possibilità di realizzare questo viaggio".  —[email protected] (Web Info)

Aviaria e rischio pandemia, Usa al lavoro per strategie e vaccini

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(Adnkronos) – Quanto sono preparati gli Usa per una eventuale pandemia di influenza aviaria? "I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) e l'intero governo degli Stati Uniti stanno prendendo molto sul serio questa situazione", ha assicurato in un'intervista la direttrice dei Cdc, Mandy Cohen. "Non avevamo riscontrato l'influenza aviaria nei bovini prima della scorsa settimana. Questa è una novità. È un serbatoio in cui il virus può circolare e potenzialmente cambiare", ha osservato. Dopo che nei giorni scorsi è stata rilevata la positività al ceppo H5N1 dell'influenza aviaria ad alta patogenicità di un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas, entrato in contatto con bovini infetti, i funzionari federali si stanno dunque preparando alla possibilità di ulteriori casi umani. E stanno testando componenti per creare un vaccino. Due candidati sembrano ben abbinati per proteggere contro il ceppo H5N1 che circola tra i bovini da latte e gli uccelli.  Probabilmente passeranno da settimane a mesi prima che quelle iniezioni scudo possano essere rese disponibili, se necessario, secondo un funzionario degli Health and Human Services. E alti funzionari dei Cdc hanno assicurato che l'agenzia è ben preparata a rilevare se una persona ha l'H5N1 attraverso la sorveglianza regolare dell'agenzia per l'influenza stagionale in più di 100 laboratori di sanità pubblica in tutti gli Stati Usa, nonché attraverso il monitoraggio rafforzato messo in campo nel 2022 per chiunque sia stato esposto ad uccelli infettati da quel ceppo. Il dibattito è aperto su quanto siano pronti Oltreoceano per gestire un'epidemia di influenza dopo che la pandemia di Covid, e la conseguente peggiore crisi sanitaria mondiale dell'ultimo secolo, hanno messo in luce le debolezze delle infrastrutture sanitarie pubbliche. Alcuni funzionari federali precisano che il loro compito è prepararsi al peggio, ma che il rischio per le persone al momento rimane in generale basso.  "Ritengo che possiamo dire che il rischio di influenza aviaria rimane basso per il pubblico perché il virus che osserviamo nei bovini e in questo caso umano è lo stesso virus a livello genetico che abbiamo riscontrato nel pollame", ha affermato Cohen. Poiché l’influenza aviaria non è un virus nuovo, alcuni esperti ritengono che il Paese sia più preparato ad affrontare un'epidemia di questo tipo rispetto al Covid, ma gli stessi esperti mettono in guardia da un atteggiamento di eccessiva sicurezza. Altri, invece, hanno sottolineato il drastico taglio nei fondi per la preparazione a pandemie future. Se si dovesse verificasse un'epidemia nell'uomo, aumentare rapidamente la vaccinazione sarebbe fondamentale, è stato evidenziato da più parti. E nel Paese il piano decennale per modernizzare la vaccinazione antinfluenzale fissa l'obiettivo di fornire le prime dosi entro 12 settimane dalla dichiarazione di una eventuale pandemia influenzale. I funzionari federali evidenziano alcune buone notizie: produrre un vaccino che corrisponda a questo ceppo specifico del virus e poi produrlo in serie, assicurano, è più semplice dello sforzo visto per sviluppare un vaccino contro il coronavirus. Questo perché esistono già vaccini per l'influenza aviaria e possono essere modificati, dicono gli esperti, per proteggersi meglio da questo ceppo specifico. Ovviamente l'operazione andrebbe conciliata con limiti ed esigenze a livello produttivo. Questo scenario in ogni caso, precisano gli esperti, probabilmente si verificherebbe solo se ci fosse una trasmissione da uomo a uomo abbastanza diffusa. Ci sono infine i farmaci antivirali approvati dalla Fda, per chi dovesse risultare contagiato dall'influenza aviaria e, secondo gli esperti, non ci sono segni che il ceppo virale attuale sia resistente a queste terapie.  —internazionale/[email protected] (Web Info)

Aviaria, rischio nuova pandemia? “Virus preoccupa e va monitorato”

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(Adnkronos) – "Certamente il virus" dell'influenza aviaria "H5N1 è preoccupante e va monitorato. Quello che preoccupa" per esempio nel caso segnalato negli Usa, in Texas, "è che si siano infettati bovini, quindi c'è stato un salto di specie rispetto al virus originario. Il caso umano è quello di un addetto all'allevamento. Come è successo in altri casi, dunque, non c'è traccia ancora di una trasmissione interumana. Certo serve monitorare, serve attenzione a questo virus perché può in qualche modo darci delle sorprese". A evidenziarlo all'Adnkronos Salute è il virologo Massimo Clementi. "C'è un controllo molto stretto da diverso tempo, memori forse di precedenti esperienze – osserva l'esperto, commentando anche il report delle autorità europee Ecdc ed Efsa -. Soprattutto la sanità veterinaria sta portando avanti veramente un'attività di controllo meritevole di elogio, perché tutto quello che c'è viene fuori. E' ovviamente un'attività un po' favorita dal fatto che gli allevamenti si controllano meglio rispetto alla fauna selvatica, ma comunque certamente c'è un controllo molto buono. Ora occorre mantenere certamente la vigilanza e cercare di sviluppare con attenzione presidi da mettere in campo qualora servisse limitare i danni di una trasmissione interumana. Perché all'inizio anche una trasmissione da uomo a uomo avviene in piccole comunità, in piccoli ambiti e lì andrebbe bloccata. Si può se ci sono i presidi per farlo. E' chiaro che questo è molto importante". 
Quali sono i fattori che potrebbero esporci un maggior rischio di pandemia? "Ce ne sono diversi – analizza il virologo che per anni ha diretto il Laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano -. Per esempio questo elemento del passaggio da specie a specie", che si sta osservando sempre più frequentemente. "Come è noto la specie di origine di questo virus è quella aviaria, o meglio sono diverse specie aviarie. Però adesso si stanno osservando piccoli focolai epidemici in animali diversi, sempre da allevamento. Questo presuppone un salto di specie, un adattamento del virus a queste nuove condizioni di crescita e presuppone anche una capacità di evolvere geneticamente nelle proteine esterne del virus, nei geni delle proteine esterne del virus che mostrano un'adattabilità notevole".  Quindi, conclude Clementi, "serve attenzione a questo virus che era già uno dei sospettati, direi forse più sospetto di altri come possibile agente di una futura pandemia da virus influenzale. Non sarebbe la prima" pandemia di influenza "ed eventualmente non sarà l'ultima. Ce ne sono state altre e a volte si è trattato di allarmi andati un po' a vuoto. Tutti ricorderanno l'A/H1N1, il virus della cosiddetta 'influenza suina'. Quel virus era dovuto a un mescolamento di vari virus influenzali, è diventato umano ma comunque non ha dato grande preoccupazione perché era un virus molto attenuato dal punto di vista della patogenicità. In ogni caso è possibile" un rischio pandemia. "Pericolo e terrore no, ma attenzione sì". Questa la parola d'ordine di fronte al rischio aviaria per l'epidemiologo Massimo Ciccozzi. "Prevenzione e sorveglianza", raccomanda l'esperto interpellato dall'Adnkronos Salute. "Il virus è passato dai volatili ai mammiferi. Adesso quello che dobbiamo evitare è che circoli tra i mammiferi. Perché se poi muta o fa un riassortimento genico – avverte – nessuno ci dice che poi, una volta passato all'uomo, non ci possa essere una trasmissione interumana".  Dopo il caso di influenza aviaria identificato in Texas in un lavoratore del settore lattiero-caseario che ha avuto contatti con bovini infetti, "innanzitutto dobbiamo star tranquilli – premette Ciccozzi – perché dal 2002 la trasmissione interumana" di questa infezione "non è ancora stata dimostrata. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo tenerla alta a livello di prevenzione – ammonisce l'epidemiologo – per evitare la circolazione tra mammiferi. E chiaramente serve sorveglianza, cioè bisogna cominciare a capire quello che sta succedendo tra gli animali".  "Sappiamo che dall'animale il virus" aviario "può passare all'uomo – ricorda lo specialista – L'uomo già si può infettare dall'animale, ma dobbiamo fare in modo che non contragga un'infezione con un virus aviario mutato. Il clade" di H5N1 che preoccupa gli esperti negli Usa, dove il patogeno sta contagiando le mucche da latte in diversi stati, è "particolarmente sotto osservazione: se questo fa riassortimento o muta, passando continuamente tra mammiferi – ribadisce Ciccozzi – nulla ci dice che poi quella mutazione, una volta che arriva all'uomo, non possa fargli compiere il passaggio da uomo a uomo". E' questo il pericolo da scongiurare. "Ci sono centinaia di casi in letteratura di infezioni da H5N1 passata da volatili a uomo. E' certo che questo passaggio in Usa da un mammifero ad uomo è un segnale di adattamento del virus che crea preoccupazione". Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, commentando il secondo caso di aviaria negli Stati Uniti. Il virus H5N1 di influenza aviaria potrebbe essere la prossima malattia X che porterà una pandemia? "La mortalità per questo virus è intorno al 50% quindi potrebbe essere la malattia X, i virus influenzali aviari sono gli indiziati numero uno e i più temuti – risponde Andreoni -. I virus H5N1 e H7N9 sono quelli più pericolosi, il secondo ha una mortalità intorno al 30%, è chiaro che se diventasse possibile una loro trasmissione da uomo a uomo, al momento mai confermata, potrebbero essere molto dannosi".   —[email protected] (Web Info)

Calcio e ripetute commozioni cerebrali, neurologa: “Rischi a lungo termine”

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(Adnkronos) – "La commozione cerebrale è il trauma cranico traslato nello sport. Possono esserci confusione, disorientamento, sintomi transitori come disturbi della memoria, convulsioni e mal di testa, che possono passare nell'arco delle 8-12 ore in cui l'atleta va monitorato. Ma se questi sintomi persistono la commozione va valutata da uno specialista con l'imaging. Una recente meta analisi ha dimostrato che gli atleti che praticano sport che espongono a collisioni ad alta velocità, hanno una maggior rischio di sviluppare patologie neurologiche con perdita o alterazione della memoria anni dopo il termine della carriera. Va detto che se mancano segni neurologici questa diagnosi è difficile, c'è in alcuni sport ad esempio il football americano una epidemia silente, considerata, ma non drammatizzata". A fare il punto per l'Adnkronos Salute è Matilde Leonardi, consigliere della Sin (Società italiana di Neurologia) e direttore Coma Research Centre Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, intervenendo dopo l'intervista del calciatore francese Raphaël Varane che ha denunciato di aver giocato con un trauma cranico.  Il trauma cranico di tipo sportivo è molto frequente nel football americano, nel rugby, nell'hockey e nel pugilato. Ma può accadere anche in tutte quelle situazioni in cui si ha una brusca accelerazione-decelerazione della testa. Anche sport non strettamente definiti 'da contatto' come ad esempio il calcio, possono esporre a questo tipo di trauma. "Ogni sportivo professionista dopo una trauma al cranio viene sottoposto ad una valutazione medica – precisa Leonardi – che può comportare anche il ricorso ad una Tac, se non c'è un risultato positivo l'atleta rimarrà comunque sotto controllo medico per le prime 24 ore. Se anche qui va tutto bene, dopo una settimana si può tornare alla normale routine. Stessa cosa anche al calciatore amatoriale che prende una botta in testa durante una partita di calcetto e – di certo – non ha uno staff medico a disposizione".  Sul fronte dei trauma cranico sportivo. Secondo gli autori dello studio, pubblicato da 'Neurology', i livelli ematici di un neurofilamento leggero (NfL), una proteina rilasciata dalla mielina delle cellule nervose lesionate, sono elevati tra gli atleti che hanno ricevuto molti colpi alla testa, moderati in coloro che hanno subito una singola commozione cerebrale e bassi nei controlli sani. "Si ipotizza che la misurazione di questa proteina possa aiutare ad identificare gli atleti che a lungo termine potrebbero avere delle conseguenze", conclude Leonardi.  —[email protected] (Web Info)

Farmaco contro diabete protegge cuore e contrasta obesità, lo studio italiano

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(Adnkronos) –
E' un farmaco contro il diabete, ma sembra anche in grado di proteggere il cuore e di contrastare l'obesità. Si chiama tirzepatide (Tzt), è fresco di debutto sul mercato Usa ed è il protagonista di uno studio italiano pubblicato su 'Cardiovascular Diabetology', firmato da un team di ricercatori coordinato da Giuseppe Paolisso, docente all'università UniCamillus di Roma e ordinario di Medicina interna all'università Vanvitelli di Napoli. Il lavoro ha coinvolto anche scienziati dell'università di Salerno e dell'Inrca-Irccs di Ancona.  Utilizzando un approccio in 3 fasi, gli autori hanno condotto una metanalisi sull'azione della Tzt a livello cardiovascolare. In laboratorio hanno valutato gli effetti protettivi cardiaci in vitro su cellule cardiache umane, quindi hanno realizzato un'analisi bioinformatica per confermare il suo meccanismo d'azione. Sono emersi "potenti effetti protettivi sul cuore", informa una nota di UniCamillus. "I risultati – si legge – hanno mostrato che la tirzepatide riduce le probabilità di eventi cardiovascolari gravi, proteggendo le cellule cardiache da ipertrofia, fibrosi e morte cellulare. Inoltre, favorisce la contrattilità cardiaca". Per gli studiosi, "il fatto che si tratti di un farmaco antidiabetico rende questo principio attivo doppiamente valido, considerando che i soggetti diabetici sono esposti ad un maggior rischio di sviluppare complicanze cardiovascolari, compresa l'insufficienza cardiaca".  La tirzepatide, non ancora disponibile in Italia, "è un nuovo farmaco per la cura del diabete di tipo 2 – spiega Paolisso – che però si associa anche a notevoli effetti anti-obesità, nonché protettivi nei confronti delle cardiopatie indotte dal diabete. Nel nostro studio evidenziamo che gli effetti cardioprotettivi della Tzt sono legati ad azione antinfiammatoria e di contrasto dello stress ossidativo e della fibrosi cardiaca. Tali effetti rendono questo nuovo farmaco di estrema attualità e di grande efficacia nella terapia del diabete di tipo 2", sottolinea lo specialista che aggiunge: "Tutti sono concordi nel ritenere che sostituirà la semaglutide", il principio attivo dell'anti-diabete Ozempic e della sua versione dimagrante Wegovy, "come farmaco per perdere peso, e che potrebbe diventare in breve il principio più efficace per trattare obesità e diabete, nonché per prevenire le malattie cardiovascolari, prima causa di morte nel paziente diabetico di tipo 2". —[email protected] (Web Info)

Al Gemelli arriva Toetva, nuova tecnica per togliere la tiroide senza cicatrici

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(Adnkronos) – Un’innovativa procedura di tiroidectomia per via endoscopica. Al Gemelli di Roma arriva la Toetva (tiroidectomia endoscopica trans-orale con approccio vestibolare), per togliere la tiroide senza cicatrici: poche settimane fa è stato eseguito dagli endocrinochirurghi del policlinico capitolino un intervento di asportazione attraverso la bocca. La procedura è stata inventata nel Sud-Est asiatico (Tailandia), dove le cicatrici sul collo costituiscono un importante stigma culturale. La paziente sottoposta qualche settimana fa a questo intervento sta bene ed è molto soddisfatta dei risultati. "Sono oltre 1.500 gli interventi di tiroidectomia effettuati ogni anno al Policlinico Gemelli – ricorda Marco Raffaelli, direttore della Uoc di Chirurgia endocrina e metabolica di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e ordinario di Chirurgia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – di questi almeno la metà per tumori della tiroide, che possono insorgere anche in persone molto giovani. E sono in molti, soprattutto tra le giovani donne, ad avere una certa ritrosia ad accostarsi a questo tipo di intervento, per timore che possa lasciare una cicatrice visibile sul collo. Per questo, la nostra offerta si è arricchita negli anni di procedure che non lasciano cicatrici visibili sul collo, quali la chirurgia robotica per via transascellare, con il robot da Vinci. Ed è su questa scia che abbiamo deciso di ampliare la nostra offerta chirurgica con la Toetva”. "La maggior parte degli interventi di tiroidectomia – prosegue Raffaelli – continueranno a essere effettuati attraverso la collaudatissima tecnica chirurgica tradizionale e con la tecnica mini-invasiva video-assistita, che lascia in genere una cicatrice di piccole dimensioni (un paio di cm). Ma per chi non vuole cicatrici sul collo, possiamo proporre la chirurgia robotica per via trans-ascellare e da oggi anche alla Toetva, per cercare di offrire al paziente che abbiamo di fronte, l’intervento più consono alle sue esigenze”.  La tecnica Toetva è relativamente recente – nasce nel 2014 – e per arrivare a utilizzarla è necessario effettuare corsi di formazione e simulazioni (cadaver lab), perché è un intervento che ha alcune peculiarità nella tipologia di approccio. Non ci si può improvvisare, insomma. "Come Società europea di endocrinochirurgia – prosegue Raffaelli – abbiamo organizzato su questa procedura innovativa anche corsi di formazione in Turchia, in collaborazione con l’Università di Izmir e con il patrocinio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Policlinico Gemelli, poiché siamo coinvolti come docenti”. La Toetva resta al momento un intervento eseguito ancora in pochi centri in Italia e nel mondo, ha indicazioni limitate e richiede un’accurata selezione dei pazienti. Sono esclusi ad esempio quelli con tiroidi molto voluminose o in precedenza operati o irradiati sul collo – ricordano gli esperti – La procedura si effettua in anestesia generale e con intubazione naso o oro-tracheale. Si praticano tre piccole incisioni all’interno della bocca, sotto il labbro inferiore, attraverso le quali si introducono gli strumenti endoscopici e si procede quindi all’intervento di tiroidectomia, rimuovendo poi la tiroide dalla bocca. L’intervento dura almeno un paio di ore. Tra le possibili complicanze, la lesione del nervo mentoniero, con perdita di sensibilità a livello del mento. —[email protected] (Web Info)

Ilaria Salis, il padre: “Governo Orban ha già deciso la condanna”

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(Adnkronos) – "Il presidente Mattarella ha richiamato il governo ad agire". Lo ha dichiarato Roberto Salis, il padre di Ilaria Salis, ospite a Buongiorno su Sky Tg24, parlando della figlia di 39 anni detenuta da 13 mesi in un carcere di massima sicurezza a Budapest con l'accusa di aver aggredito alcuni militanti di estrema destra nel corso di una manifestazione. "Io sono fortemente determinato, sono una persona che ha un grande senso dello Stato. Per cui mi auguro che lo Stato possa fare tutto il possibile, perché quando lo Stato lavora bene si possono fare grandi cose. Le attività operative devono essere gestite dal governo".  “Il post del segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali dell’Ungheria è grave" ha detto il padre di Ilaria Salis. "Prima di tutto perché si tratta del portavoce di Orban e poi perché questo rappresenta che il potere esecutivo, ossia Orban stesso, ha deciso che il processo è una farsa e che mia figlia è colpevole e deve essere condannata a una pena esemplare. Mattarella ha già detto che su questa questione non può fare nulla ma specificando che le azioni necessarie possono essere intraprese dal governo”. “La chiamata di Mattarella mi ha fatto molto piacere, perché è servita farmi sapere che le istituzioni sono al nostro fianco” ha aggiunto. “Il nostro governo qualcosa può fare" spiega Roberto Salis. "Mia figlia viene condotta in catene in aula e qui un governo autorevole può porre fine a questo scempio. Inoltre, c’è la questione dell’estradizione in cui si può agire. L’articolo 3 della nostra Costituzione specifica che i cittadini italiani sono tutti uguali di fronte alla legge e lo Stato italiano dovrebbe far valere la sua autorevolezza perché non ci sia questa differenza di trattamento su una cittadina italiana in Ungheria”. “Mia figlia è in carcere da 13 mesi, e per 10 di questi su di lei non è stato detto nulla. Tajani dovrebbe spiegare cosa ha fatto in tutto quel tempo invece di dire di abbassare i toni” ha aggiunto.   —[email protected] (Web Info)

Loredana Bertè riprende il tour: “Finalmente stasera torno sul palco”

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(Adnkronos) – "Finalmente ritorno sul palco!". Dopo essere stata protagonista ieri sera di un'intervista a 'Belve' apprezzatissima dai suoi fan, Loredana Bertè annuncia sui social la ripresa del suo 'Manifesto Tour Teatrale 2024', con il concerto che terrà questa sera alle 21 al Teatro Rossetti di Trieste. "Non vedo l'ora", scrive l'artista su Instagram accanto ad un video che la ritrae in viaggio in treno verso Trieste impegnata a firmare autografi e a concedere selfie ai fan.  Il tour, che aveva esordito con un concerto a Milano il 5 marzo scorso, si era interrotto l'11 marzo, quando Loredana era stata costretta a rimandare il live previsto al Teatro Brancaccio per dolori addominali che si erano fatti insopportabili. L'artista è poi tornata in video a 'The Voice Senior' e ieri sera a 'Belve' ma quello di questa sera è il primo concerto che terrà dopo l'interruzione di Roma.  —[email protected] (Web Info)