(Adnkronos) – Erano pronti a commettere in ogni momento atti violenti. Un network estremista all’interno del quale venivano diffusi contenuti antisemiti, xenofobi e apologetici del nazismo è stato smantellato nell’ambito del contrasto al fenomeno del radicalismo online di matrice suprematista e neo nazista. Il 9 novembre 2023 la Polizia di Stato ha partecipato a una vasta operazione internazionale di polizia coordinata dalle Agenzie Eurojust e Europol, che ha permesso di smantellare un network di internauti denominato 'Sturmjager Division', attivo in almeno in sei Paesi europei (Belgio, Lituania, Croazia, Romania, Germania ed Italia), pronti a commettere in ogni momento atti violenti. L’indagine – in Italia condotta dalle Digos di Torino e Salerno, insieme ai Centri Operativi Sicurezza Cibernetica di Torino e Napoli, diretta dalle Procure per i Minorenni di Torino e Salerno, con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e, per i profili di carattere operativo, della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – ha consentito di smantellare un network estremista all’interno del quale venivano diffusi contenuti antisemiti, xenofobi e apologetici del nazismo. Sulle chat, contraddistinte da una forte proiezione alla violenza nonché dal ricorso ai simbolismi d’area tra cui la svastica, la “skull mask” e il “sole nero”, erano stati pubblicati veri e propri manuali per l’attacco e il sabotaggio delle infrastrutture critiche nonché istruzioni per la fabbricazione di armi, in particolare ordigni, bombe molotov e sostanze chimiche corrosive. In questo contesto virtuale, gli internauti hanno mostrato inclinazione all’odio, rendendosi disponibili anche a commettere reati nel nome delle ideologie professate e a colpire ebrei, musulmani e chiunque fosse considerato di “razza inferiore”, coltivando un vero e proprio “culto” verso suprematisti resisi responsabili di gravi attentati terroristici, come la strage di Utoya (Norvegia) del 2011 e quella di Christchurch (Nuova Zelanda) del 2019. Nel nostro Paese, l’attività investigativa delle Digos e della Polizia Postale aveva portato alla perquisizione nei confronti di 2 minorenni, transitati inizialmente all’interno del network e in seguito fuoriusciti per aderire a un altro gruppo Telegram di uguale matrice. Dall’ulteriore sviluppo dell’attività di indagine, sono emersi nuovi elementi a carico dei due indagati in merito alla concreta pericolosità della loro propaganda, all'"ossessione" per gli attentati di natura suprematista, al “fastidio” per gli immigrati nonché all’avversione per gli ebrei. Pertanto, i Tribunali per i Minorenni di Salerno e Torino hanno disposto due misure cautelari della permanenza in casa dei giovani internauti, eseguite oggi dalla Polizia di Stato. —[email protected] (Web Info)
Ilaria Alpi, 30 anni fa l’omicidio della giornalista e di Miran Hrovatin in Somalia
(Adnkronos) – Sono trascorsi 30 anni dall'assassinio a Mogadiscio di Ilaria Alpi e il suo cineoperatore, Miran Hrovatin. I due vennero uccisi in un agguato in Somalia, il 20 marzo 1994. Da due anni la giornalista Rai seguiva la missione di pace Restore Hope, coordinata dall’Onu, per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991 dopo la caduta di Siad Barre. Alpi e Hrovatin stavano lavorando a un’inchiesta su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici in cui sarebbe stata coinvolta l’Italia. Nonostante dalla vicenda siano nati diversi procedimenti giudiziari, i motivi di questo assassinio non sono stati ancora definitivamente chiariti. "A trent’anni dall’agguato mortale che spezzò le vite di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il loro ricordo è presente come nei giorni drammatici in cui la terribile notizia da Mogadiscio piombò sul nostro Paese. Erano giornalisti di valore alla ricerca in Somalia di verifiche e riscontri su una pista che avrebbe potuto portare a svelare traffici ignobili". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che aggiunge: "Le Medaglie d’oro al Merito Civile, di cui Alpi e Hrovatin sono stati insigniti, testimoniano il valore che la Repubblica riconosce alla loro opera. Un prezzo pagato nell’esercizio di un diritto, quello all’informazione, che è un presidio essenziale alla libertà di tutti e un pilastro su cui si regge la vita democratica". "Gli assassini e i mandanti sono ancora senza nome e senza volto dopo indagini, depistaggi, ritrattazioni, processi finiti nel nulla – ricorda il capo dello Stato – È una ferita che riguarda l’intera società. Le Istituzioni sanno che non ci si può mai arrendere nella ricerca della verità". "Il valore dell’autonomia della stampa libera è sotto attacco in tante parti del mondo. Molti giornalisti pagano con la vita la loro indipendenza dai poteri, la loro ricerca di verità. Il ricordo di Alpi e Hrovatin suona anche impegno, a rimuovere gli ostacoli alla libertà di informazione, ovunque si manifestino", conclude. La Camera dei deputati ricorderà Ilaria Alpi e Miran Hrovatin con una commemorazione in programma oggi in aula dalle 16.30. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo. "Io credo che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, non vanno dimenticati, che appartengono al novero di coloro che per garantire il diritto alla informazione e alla libertà hanno dato la vita, ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa al Tg2 post. —[email protected] (Web Info)
Tallulah, figlia di Bruce Willis, rivela: “Ho scoperto di essere autistica”
(Adnkronos) –
"Sono autistica". Per Tallulah Willis un video su Instagram con il padre Bruce Willis si è trasformata in una rivelazione. La figlia 30enne della star di 'Die Hard' e dell'attrice Demi Moore ha rivelato che l'anno scorso le è stato diagnosticato l'autismo. Su Instagram ha postato un video di lei più giovane in braccio al padre mentre risponde alle domande di una première sul red carpet. Nella clip, la Willis più giovane passa le mani sulla testa del padre, toccandogli le orecchie. "Dimmi che sei autistico senza dirmi che sei autistico ", ha scritto nella didascalia del post. Quando un follower di Instagram ha chiesto informazioni sulla diagnosi di autismo di Willis, lei ha risposto: "È la prima volta che condivido pubblicamente la mia diagnosi". "L'ho scoperto quest'estate e mi ha cambiato la vita", ha risposto in un commento che ha ottenuto più di 1.000 like. L'autismo è una condizione neurologica e dello sviluppo che influisce sul modo in cui le persone interagiscono, comunicano, imparano e si comportano ricorda il Los Angeles Times. Le persone che vivono con l'autismo sperimentano la condizione in modi diversi e possono rientrare in varie parti dello spettro autistico. Tallulah e le sue sorelle, tra cui Rumer Willis, hanno condiviso foto e video del padre durante la sua continua battaglia contro l'afasia e la demenza frontotemporale. Alla star, che martedì ha compiuto 69 anni, è stata diagnosticata l'afasia nel 2022 e la demenza frontotemporale nel 2023. —[email protected] (Web Info)
Ucraina, Meloni condanna elezioni farsa Putin e gela Macron: “No invio truppe”
(Adnkronos) – Giorgia Meloni nell'Aula del Senato tenta di spegnere l'incendio divampato dopo le parole di Matteo Salvini sulle elezioni in Russia. La premier non la tocca piano, blinda la posizione del suo governo rivendicando quanto fatto dall'Italia per l'Ucraina e puntando il dito contro il verdetto delle urne arrivato da Mosca: "Ribadiamo la nostra condanna allo svolgimento di elezioni farsa in territori ucraini – mette in chiaro – e alle vicende e che hanno portato al decesso in carcere di Aleksei Navalny. Il suo sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato", dice tra gli applausi dell'emiciclo. Al suo fianco Antonio Tajani annuisce convinto. L'altro vicepremier però non siede sui banchi del governo: Salvini non c'è, e anche il ministro Giancarlo Giorgetti, seppur presente in Aula, diserta gli scranni dell'esecutivo e siede, solo, a pochi metri, salvo poi lasciare l'Aula al fianco della presidente del Consiglio. "Salvini non c'era, immagino avrà avuto qualche impegno…", taglia corto il capogruppo leghista Massimiliano Romeo rispondendo ai cronisti, mentre le opposizioni pungono in Aula: "Ognuno ha il suo Orban", l'affondo, tra i tanti, del dem Filippo Sensi. A stretto giro di posta, una nota del Mit chiarisce che il leader della Lega era assente in Aula perché impegnato al ministero: dopo la mattinata a Palazzo Chigi per la cabina di regia sull'emergenza idrica, Salvini ha raggiunto Porta Pia per prendere parte a una serie di incontri e riunioni. Ma a Palazzo Madama la sua assenza non passa inosservata, mentre in tanti si interrogano se la posizione ambigua sulla Russia possa spostare voti alle europee. Dove Meloni svela per la prima volta il suo obiettivo, puntando sotto quell'asticella del 30% che in tanti vedono a portata di mano: "Per me una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, e sarebbe cosa non facile: non accade spesso che dopo un anno e mezzo chi è il governo possa confermare quel consenso. Ma è sicuramente un obiettivo al quale punto", dice nell'intervista trasmessa ieri mattina da Agorà, su Rai3. Nel mirino c'è dunque quel 26% che l'ha condotta alla guida del Paese, che timona ormai da 17 mesi. Senza mai discostarsi dalla rotta del sostegno a Kiev, senza se e senza ma. Segnando tuttavia la distanza -ed è la prima volta che lo chiarisce in un'Aula del Parlamento – dalla proposta targata Emmanuel Macron sull'invio di truppe sul territorio ucraino. "In questi giorni si è molto discusso di un intervento diretto, approfitto per ribadire, come fatto dal ministro Tajani, che la nostra posizione non è affatto favorevole, si rischia infatti una pericolosa escalation", mette in guardia la premier. Che subito incassa il placet della Lega: "Piena sintonia" con Salvini, rimarcano fonti Lega, riconoscendo responsabilità e buonsenso alle parole di Meloni. Si marcia a tratti distanti ma come un sol uomo quando è il Presidente francese da rimettere al suo posto, con la Lega pronta a 'bacchettare' l'Eliseo. E anche dalle file di Fdi si attacca a muso duro: il senatore Roberto Menia, intervenendo in Aula, arriva a parlare "di pruriti muscolari da parte di uno che di solito si dimostra piuttosto femmineo", subito richiamato a più miti parole da Pier Ferdinando Casini. Che, insieme a quasi tutti gli altri parlamentari intervenuti in Aula, condanna il gesto di uno studente in visita con la sua scolaresca in Senato, reo di aver fatto con la mano il segno della pistola puntando dritto alla premier. Un gesto grave, tanto più nel giorno in cui cade l'anniversario dell'omicidio, per mano delle Br, del giuslavorista Marco Biagi, come verrà ricordato dalla stessa premier in Aula commentando l'accaduto che l'ha vista protagonista suo malgrado. Ed è proprio nella replica alle osservazioni mosse dai senatori che Meloni risponde agli attacchi sulle presunte divisioni che animano la maggioranza sull'Ucraina, rinviando le accuse ai mittenti. E ricordando che, se c'è qualcuno che risulta diviso su Kiev, quella è proprio l'opposizione, a partire dai dem. Sul tema dell'Ucraina, rivendica, "questo governo ha dimostrato sempre la stessa posizione e coesione, qualche tentennamento sta da altre parti, il Pd si è per esempio astenuto sull'invio delle armi", punge. Senza dimenticare di tirare in ballo Giuseppe Conte: per lui "la soluzione – attacca Meloni – è che Zelensky indossi la cravatta: glielo dica a chi vede ogni giorno morire i suoi cittadini, ma certo Conte governava con la pochette…". Alla vigilia di un Consiglio europeo che si preannuncia impegnativo, Meloni rivendica l'accordo targato al Cairo con la presidente Ursula Von der Leyen al suo fianco. E richiama anche le polemiche nate attorno al caso Regeni, che su quell'intesa tra Europa-Egitto dal valore di ben 7,4 miliardi di euro ha gettato più di un'ombra. "A differenza di quanto sostenuto da alcuni – rimarca -, non abbiamo interrotto, e non intendiamo interrompere, la ricerca della verità sul caso di Giulio Regeni, come dimostra il processo in corso in Italia, che il Governo segue con molta attenzione e rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile". Applausi dagli scranni della maggioranza, mentre le opposizioni rumoreggiano. E lo fanno ancor più quando la premier rivendica il lavoro portato avanti sull'emergenza migranti, con un cambio di passo che il suo governo, afferma a più riprese, ha impresso all'agenda europea. Un'agenda a cui lei contribuisce, afferma, dialogando con tutti, contraria alla divisione -che rimprovera a chi l'ha preceduta- tra buoni e cattivi, "tra Paesi di serie A e B". Ed è con questo registro che risponde alle critiche sull'amicizia con Viktor Orban. "Trattare alcuni come condomini antipatici, come paria – rimprovera – finisce per indebolire l'Europa. Io dialogo con tutti ma faccio gli interessi del mio Paese". Rivendica il suo lavoro, Meloni, decisa ad andare avanti "finché avrò il consenso degli italiani", come ribadito nell'intervista ad Agorà. Ci sono solo due cose che potrebbero convincerla a mollare: la mancanza della "libertà di incidere" perché "non sto qua a sopravvivere", e la figlia Ginevra "se dovessi rendermi conto che lei sta pagando un prezzo troppo alto". E' una domanda che a volte mi faccio – confessa – ma lei è una bambina forte, intelligente e comprensiva, stiamo facendo del nostro meglio per non perderci in questa tempesta". —[email protected] (Web Info)
Hiv eliminato da cellule infette con editing genetico: lo studio
(Adnkronos) – Un team di scienziati ha dimostrato che si può eliminare completamente ogni traccia del virus Hiv dalle cellule infette utilizzando le 'forbici molecolari', l'editing genetico Crispr-Cas. Il potenziale dell'utilizzo di questa tecnologia è stato sondato su colture cellulari in laboratorio in uno studio presentato in anticipo al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2024, in programma dal 27 al 30 aprile a Barcellona), da ricercatori dei Paesi Bassi. Gli esperti puntualizzano che si tratta di risultati preliminari "molto incoraggianti", ma c'è un lungo lavoro da fare per trasformare questa in una cura per l'Hiv. Si conferma la validità dell'approccio che prevede di 'tagliare' il Dna dell'Hiv dalle cellule infette e questo lavoro, spiegano gli esperti, alimenta le speranze di un trattamento che elimini l'infezione. E' un "passo avanti significativo" nella ricerca di questa cura, viene evidenziato. Gli studi sono stati condotti da Elena Herrera-Carrillo e dal suo gruppo (composto dai ricercatori Yuanling Bao, Zhenghao Yu e Pascal Kroon) all'University Medical Center di Amsterdam. La tecnologia di editing genetico Crispr-Cas è un metodo che ha rivoluzionato la biologia molecolare: consente alterazioni precise ai genomi degli organismi viventi. Una tecnica che ha fruttato il premio Nobel per la Chimica 2020 ai suoi inventori, Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier. Con queste forbici molecolari gli scienziati possono individuare e modificare con precisione dei segmenti specifici del codice genetico di un organismo. Crispr-Cas taglia il Dna in punti precisi con l'aiuto dell'Rna guida (gRna). Questa azione facilita la cancellazione di geni indesiderati o l'introduzione di nuovo materiale genetico nelle cellule di un organismo, aprendo la strada a terapie avanzate. Tutto questo può aiutare in una delle sfide più complesse nel trattamento dell'Hiv. Il virus è infatti capace di integrare il proprio genoma nel Dna dell'ospite, rendendone estremamente difficile l'eliminazione. Numerosi potenti farmaci antivirali sono attualmente in uso per l'infezione da Hiv. Nonostante la loro efficacia, una terapia antivirale permanente è essenziale, poiché il virus può ricomparire dai 'serbatoi' esistenti quando il trattamento viene interrotto. Gli autori spiegano che lo strumento di modifica del genoma Crispr-Cas fornisce un nuovo mezzo per colpire il Dna dell'Hiv. "Il nostro obiettivo – spiegano – è sviluppare un regime robusto e sicuro, cercando una 'cura per l'Hiv per tutti', inclusiva, che possa inattivare diversi ceppi di Hiv in vari contesti cellulari". Il virus può infettare diversi tipi di cellule e tessuti del corpo, ciascuno con il proprio ambiente e le proprie caratteristiche uniche. I ricercatori stanno quindi cercando un modo per colpire l'Hiv in tutte queste situazioni. Nella ricerca è stata utilizzata la forbice molecolare Crispr-Cas e due Rna guida (gRna) contro le sequenze 'conservate' dell'Hiv, in pratica ci si è concentrati su parti del genoma del virus che rimangono le stesse in tutti i ceppi conosciuti. Così facendo gli scienziati hanno ottenuto la cura delle cellule T infettate dall'Hiv. Concentrandosi su queste sezioni conservate, l’approccio mira a fornire una terapia ad ampio spettro in grado di combattere efficacemente molteplici varianti dell'Hiv. Tuttavia, ci sono alcune sfide da superare: prima di tutto la sfida logistica rappresentata dalle dimensioni troppo gradi del vettore utilizzato per trasportare la 'cassetta degli attrezzi' che codifica i reagenti terapeutici Crispr-Cas nelle cellule. I ricercatori hanno sperimentato varie tecniche per ridurne le dimensioni e stanno tentando ora di caricare i grandi 'bagagli' in una 'auto compatta' per il viaggio verso la cellula infetta, e cercano modi per ridimensionare il 'bagaglio' in questione per un trasporto più semplice. Un altro problema è raggiungere le cellule 'serbatoio' dell'Hiv che vivono un effetto rimbalzo quanto il trattamento antiretrovirale per l'Hiv viene interrotto. Gli autori hanno valutato vari sistemi Crispr-Cas per capirne efficacia e sicurezza nel trattamento delle cellule T Cd4+ infette da Hiv. E hanno condiviso i risultati su due di questi sistemi. In particolare SaCas9 ha mostrato prestazioni antivirali rilevanti, riuscendo a inattivare completamente l'Hiv e ad asportare il Dna virale. La strategia di ridurre al minimo le dimensioni del vettore ha avuto successo, migliorando la 'spedizione' alle cellule infette. E gli scienziati sono stati in grado di prendere di mira i serbatori nascosti del virus. "Abbiamo sviluppato un efficiente attacco combinato sul virus Hiv e dimostrato che le terapie possono essere somministrate specificamente alle cellule d'interesse. E' un progresso verso la progettazione di una strategia di cura". Cura che non arriverà subito domani. ribadiscono. "I nostri prossimi passi prevedono l'ottimizzazione" di vari aspetti e il passaggio "a modelli preclinici per studiare in dettaglio efficacia e sicurezza". Missione: "Evitare il rilascio di Crispr-Cas in cellule non serbatoio e rendere il sistema il più sicuro possibile per future applicazioni cliniche". Raggiunto il giusto equilibrio, "potremo prendere in considerazione sperimentazioni cliniche di 'cura' negli esseri umani per disattivare il serbatoio dell'Hiv". —[email protected] (Web Info)
Michelle Impossible & Friends, stasera l’ultima puntata
(Adnkronos) – Ultimo appuntamento stasera con Michelle Impossible & Friends, il one woman show di Michelle Hunziker in prima serata su Canale 5. In questa puntata tra gli ospiti Mika, Claudio Amendola, Max Angioni, con la partecipazione di Biagio Antonacci. Gran finale anche per la saga di 'Lugano amara', parodia della serie turca 'Terra amara', con la Gialappa’s Band e Aurora Ramazzotti. Michelle Hunziker è affiancata dal cast fisso formato da Gialappa’s Band, Katia Follesa, Andrea Pucci, Alessandro Betti, Valentina Barbieri e Scintilla. —[email protected] (Web Info)
Tumori, leucemia linfatica cronica può regredire con dieta mima-digiuno
(Adnkronos) –
La dieta mima digiuno, abbinata a una terapia farmacologica mirata, può contribuire alla regressione della leucemia linfatica cronica (Llc), il tipo di leucemia più diffuso nei Paesi occidentali (15-20% di tutti i casi di leucemia), con un'incidenza di 1-2 casi all'anno ogni 100.000 persone. E indicazioni di questa alleanza 'promettente fra dieta e terapie mirate arrivano da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Ifom di Milano, guidati da Valter Longo, 'papà' di questo schema alimentare, con la collaborazione del gruppo di ricerca di Claudio Vernieri di Ifom e Istituto nazionale tumori (Int) del capoluogo lombardo, Dipartimento di oncologia diretto da Filippo de Braud. I risultati del lavoro, sostenuto da Fondazione Airc, sono pubblicati sulla rivista 'Cancer Research'.
La leucemia linfatica cronica è "una malattia complessa – premette Longo – con forme indolenti e aggressive che richiedono approcci terapeutici distinti". I pazienti che manifestano una forma indolente mostrano una progressione lenta, quelli che affrontano una variante aggressiva hanno un accumulo rapido di linfociti leucemici nel midollo osseo e nei tessuti linfoidi. L'accumulo sostituisce progressivamente le normali cellule ematopoietiche, portando a una citopenia ematica, ossia a una carenza di tutti gli altri tipi di cellule e componenti essenziali del sangue, tra cui un'estrema riduzione dei livelli di piastrine e dell’emoglobina, con effetti potenzialmente letali. Mentre la forma aggressiva dev'essere trattata immediatamente, per quella indolente i medici spesso seguono una strategia di 'watch and wait' (in italiano, letteralmente, 'osservare e attendere'), approccio che consente di monitorare l'evoluzione clinica dei pazienti e iniziare trattamenti farmacologici solo in caso di segni di peggioramento. Esistono diverse opzioni, che vanno dalla chemio all'immunoterapia a diverse terapie mirate. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi 10 anni, la ricerca di nuovi approcci sostenibili ed efficaci resta importante, evidenziano gli esperti, soprattutto per un sottogruppo di pazienti che presenta forme particolarmente insidiose caratterizzate da alterazioni del gene p53. In questo contesto alcuni farmaci sperimentali, come bortezomib, stanno emergendo come promettenti.
La tavola può dare un contributo? Già in passato i ricercatori del laboratorio 'Longevità & Cancro', guidato da Longo all'Ifom, avevano dimostrato che la dieta mima digiuno rende chemio, immunoterapia e altri trattamenti più efficaci contro vari tipi di tumori solidi. "In questo nuovo studio – spiega lo scienziato – ci siamo invece focalizzati sulla ricerca di una terapia che fosse meno tossica per il trattamento di un tumore del sangue. Grazie al lavoro condotto da Franca Raucci e Claudio Vernieri, i due primi autori dell'articolo, abbiamo osservato, in esperimenti con topi affetti da leucemia, che la dieta mima digiuno può neutralizzare in parte i linfociti tumorali. Ciò sembra avvenire in parte grazie alla riduzione dei livelli di fattori di crescita, che di per sé pare rallentare la progressione tumorale". "In questo studio – precisa Vernieri – sono anche stati esaminati gli effetti di 8 cicli consecutivi di dieta mima digiuno in 2 pazienti affetti da leucemia linfatica cronica. Abbiamo osservato che, dopo 5-6 anni di approccio watch and wait, per nessuno dei due è stato necessario iniziare un trattamento farmacologico. Si tratta di un risultato preliminare ma promettente". I dati raccolti dovranno essere confermati in studi molto più ampi, sia di laboratorio sia clinici, puntualizzano gli esperti. Per il momento indicano che il digiuno ciclico o la dieta mima-digiuno in topi di laboratorio contrastano o rallentano la patologia. "Tuttavia – prosegue Raucci – abbiamo notato che utilizzando la dieta mima digiuno o il digiuno come unico intervento si ottiene, sì, un rallentamento nella progressione tumorale ma le cellule tumorali continuano comunque a crescere piuttosto rapidamente. Pertanto abbiamo combinato cicli di dieta mima digiuno o di digiuno con due farmaci mirati, il bortezomib e il rituximab, ottenendo un forte potenziamento dell’effetto dei cicli di dieta contro la patologia". Questa combinazione sembra agire bloccando le 'vie di fuga' che si attivano durante il digiuno, attivando l'apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata, aumentando significativamente la sopravvivenza dei topi affetti da Llc. I risultati, fanno notare i due primi autori dell'articolo, "suggeriscono che l'integrazione del digiuno ciclico con farmaci mirati non chemioterapici, come bortezomib e rituximab, potrebbe essere una strategia terapeutica efficace e innovativa". Se sarà validata in studi clinici con ampie casistiche, la strategia potrebbe essere utilizzabile per il trattamento della leucemia linfatica cronica e potrebbe portare beneficio a un certo numero di pazienti oncologici in terapia, soprattutto più anziani e sottoposti a molti farmaci che attivano il sistema immunitario e che causano forti effetti collaterali, concludono gli esperti. —[email protected] (Web Info)
“Credete in noi”. L’appello di Marta all’Onu ispira il video della Giornata sulla sindrome di Down
(Adnkronos) – "Sono una ragazza ottimista e studiosa e mi è sempre piaciuto imparare cose nuove. Gli insegnanti che ricordo con affetto e gratitudine sono quelli che mi hanno visto come Marta, e non come una persona Down". Era marzo 2019 quanto Marta Sodano, oggi 30enne, rappresentava l'associazione Coordown al quartier generale della Nazioni Unite di New York. Nel suo discorso raccontava la sua esperienza educativa con parole chiare e scelte con cura e spiegava quanto è importante che gli altri – educatori che dovrebbero trasmettere conoscenze per la vita, datori di lavoro, amici stessi e famiglia – credano nelle potenzialità di ogni persona, indipendentemente da quello che c'è scritto nella loro 'carta d'identità cromosomica'. Al suo racconto appassionato si è ispirata una campagna internazionale, targata Coordown in Italia. Il video che la lancia, in occasione della Giornata mondiale sulla sindrome di Down di giovedì 21 marzo, si intitola 'Assume that I can' e ha raggiunto più di 100milioni di visualizzazioni online in 4 giorni. Obiettivo: abbattere stereotipi sulla disabilità e mettere fine ai pregiudizi che impediscono alle persone con sindrome di Down di sviluppare pienamente le loro vite, i loro potenziali. "Ho scoperto che in psicologia esiste un concetto, in inglese 'self-fulfilling prophecy', cioè una profezia che si auto-avvera, per cui l'insegnante che pensa che lo studente non possa capire si comporta di conseguenza, non spiega, e fa avverare la profezia. Ma per me non esistono concetti facili o difficili. Se penso alle cose che non mi sono state spiegate e insegnate, questo mi fa arrabbiare", aveva evidenziato Marta nel suo discorso all'Onu. E oggi, in una testimonianza raccolta per l'Adnkronos Salute, spiega perché ha voluto parlare proprio di questo: "Mi sono accorta che nel mondo c'è tanta discriminazione nei confronti delle persone diverse, e io sono stata una di quelle che ha subito questa discriminazione. Volevo dare un po' una voce per far ampliare di più la mentalità delle persone, anche sul fatto che bisogna essere inclusivi, darci i mezzi, la fiducia e soprattutto farci credere in noi, che abbiamo delle capacità che possiamo mettere a frutto". Marta vive in provincia di Bergamo, con la mamma Laura. E spiega come è stata la sua vita fra i banchi: "Certi professori sono partiti da basse aspettative. Quelli di ginnastica, di inglese, di diritto hanno pensato: 'Ha la sindrome di Down, perché insegnarle? A cosa le serve? Non capirà mai'. E mi facevano fare cose diverse rispetto alla lezione".
STUDIO, LAVORO E VOGLIA DI FARCELA – Marta non si è data per vinta, quello che le serviva e che non le è stato trasmesso, ha provato ad acquisirlo da sé. "Tramite il computer studio inglese, studio l'etimologia, i significati delle parole. Insomma a me piace studiare e mi sarebbe piaciuto se mi avessero insegnato", dice. Qualcuno ha creduto in lei. E Marta anche nel suo discorso li ha voluti ricordare, citando per esempio l'insegnante di sostegno delle elementari che l'ha aiutata a "costruire delle fondamenta solide per la mia casa futura". O le sue "amiche-sorelle" che le hanno "fatto capire che io sono io e che non c'è niente di più bello che essere se stessi". "A me serve capire il mondo intorno a me, perché sennò come faccio a interagire con gli altri e inserirmi nella società?", era stato il suo appello. La realtà non è sempre come vorrebbe, conferma oggi, evidenziando quanto certe figure siano importanti per come possono influire sulle vite altrui. "Al triennio iniziale delle superiori in un istituto di Scienze sociali – ricorda – la prima professoressa di diritto mi faceva studiare, mi ha insegnato e da lì ho imparato qualcosa. Così quella di psicologia. Nel biennio è stato tutto diverso, perché non hanno creduto in me. Mi facevano fare proprio altre cose. Mi facevano disegnare animali". La mamma Laura racconta come il passaggio a un'altra scuola per finire il biennio abbia segnato il percorso scolastico di Marta. "Se alcuni professori avevano fatto un ottimo lavoro", consentendole anche di fare le prove di triennio insieme agli altri compagni, "in quest'altra scuola improvvisamente non era più in grado di fare nulla. Alcune materie le ha seguite, con l'insegnante di sostegno più che altro, e faceva più o meno lo stesso programma, per altre materie non c'era verso. Ad esempio, il professore di ginnastica disse che non aveva tempo da perdere. Lei non lo sapeva al momento, perché l'ho schermata da queste cose". Alla fine del biennio, arriva il tempo degli esami di maturità. "E non volevano farle fare l'esame con tutti gli altri – racconta mamma Laura – Ovviamente lei avrebbe avuto un certificato diverso. Ma, insomma, mi hanno detto: viene qui da sola a fine sessione e va in uno stanzino a fare la sua chiacchierata. Abbiamo detto no. Insieme alla nostra associazione abbiamo dovuto litigare, abbiamo detto che non esisteva che vivesse un'esperienza del genere", per la quale "la giustificazione era che non volevano metterla sotto pressione. Abbiamo lottato e Marta ha fatto il suo esame, l'ha fatto benissimo, è stata bravissima, i suoi compagni l'hanno festeggiata. Pressione zero. Di tutte queste cose abbiamo parlato quando è stato chiesto a Marta di parlare alle Nazioni Unite e lei ha capito fino in fondo cosa accadeva a scuola". Oggi Marta lavora nel magazzino di un'azienda di Bonate, dove ha fatto un tirocinio ed è stata assunta a tempo indeterminato. Coltiva anche le sue passioni. Come quella per la natura e gli animali. "Quando ho compiuto 30 anni i miei zii e un'amica mi hanno regalato un sito web mio, e ogni domenica pubblico un articolo perché voglio proteggere la natura", spiega. Quanto al lavoro, "sono addetta al controllo e archiviazione dei certificati di trasporto mezzi nella logistica. La mia azienda è molto accogliente, mi sento ascoltata, credono in me, mi insegnano le cose, insistono con me perché io diventi autonoma, ma soprattutto sicura. La parola che userei è: sostenuta".
TRASFORMARE IN SENSO BUONO LE PROFEZIE CHE SI AUTOAVVERANO – La campagna internazionale, che nasce con il contributo di diverse associazioni, "la trovo molto d'ispirazione". Nel video una ragazza con sindrome di Down ha intorno persone che credono che non possa bere un cocktail, praticare boxe, studiare Shakespeare, andare a vivere da sola e limitano le sue possibilità. Ma a metà film la svolta: la giovane donna invita con determinazione a usare in senso positivo la profezia autoavverante. Se credi in me, se mi dai fiducia, potrai avere un impatto positivo e allora, forse, potrò raggiungere obiettivi, anche inaspettati. Un format breve che mostra come bambini, giovani e adulti con sindrome di Down possono suonare perfettamente il pianoforte, sciare, farsi un tatuaggio, tenere un Ted Talk di fronte a un grande pubblico, vincere un Emmy, ballare la breakdance, pattinare, avere un lavoro, andare all'università, vivere da soli, avere una relazione e sposarsi. "Solo in una cosa io ho più difficoltà", rispetto alla protagonista del video, dice Marta: "Io vivo in un paese piccolo, non ci sono molte persone qui sul territorio, vorrei avere più amici per uscire la sera. Mi mancano le opportunità che la ragazza nel video ha, non posso fare tutte quelle cose perché non ho autonomia nei trasporti. Vorrei andare al cinema, ai musei, qui però non ci sono mezzi per muoversi e mi dovrebbe portare mia madre verso Bergamo o Milano. Purtroppo non prendo più il bus da sola perché sono stata oggetto di brutte attenzioni, da un gruppo di ragazzi. Io parlo molto e sono socievole e loro mi hanno avvicinata alla fermata. Ho avuto paura quando ne ho parlato a casa". Il suo desiderio per il futuro? "Se più persone accogliessero, se insegnassero alle persone con disabilità cose utili per la loro vita, sarebbe meglio. Vorrei che fossimo più inclusi nella società. Serve più compassione e rispetto, anche verso la natura e gli animali". —[email protected] (Web Info)
L’immunologo: “celiaci hanno diritto a una vita sana, ma non chiamiamola malattia”
(Adnkronos) – "La crescente presenza di celiaci nel mondo che ci circonda impone una presa di coscienza del 'problema celiachia’ aggiornata su ciò che non è più omissibile. I celiaci, che prima di arrivare ad una definizione precisa della loro condizione possono aver attraversato percorsi non facili nei meandri di un labirinto diagnostico, hanno il diritto di pretendere una vita sana e sicura certamente senza glutine, ma anche con la garanzia di poter gestire al meglio le piccole grandi conseguenze che quella esclusione può comportare. Ma, se proviamo ad analizzare in maniera un po’ meno tradizionale e un po' più obiettiva la celiachia che, com’è noto, per essere controllata non ha bisogno di farmaci ma solo di un adeguato regime alimentare senza glutine, dovremmo più correttamente considerarla più una ‘condizione’ che non una ‘malattia’, con la conseguente deduzione che quella del celiaco non può essere definita ‘dieta per malati’, ma semmai un profilo alimentare non in linea con quello più classicamente associato al Paese della dieta Mediterranea". Così all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp), commenta la Relazione del ministero della Salute al Parlamento sulla celiachia in Italia. "Come ulteriore supporto a questo assunto, può esserci anche il fatto che il glutine in fondo è solo il collante che conferisce elasticità all’impasto preparato con la farina di frumento, a fronte di un suo scarso valore nutrizionale e di una digeribilità piuttosto problematica – ricorda l'immunologo – Tuttavia, le nuove evidenze che scaturiscono soprattutto dalla scienza del microbiota ci impongono qualche riflessione aggiuntiva su premesse che appartengono al racconto storico di questa condizione. In effetti, le conseguenze di una dieta priva di glutine sul microbiota intestinale sono ben note da quando la celiachia ha consentito di verificarne la portata e le conseguenze anche sul versante metabolico. La dieta priva di glutine riduce l'abbondanza di specie batteriche benefiche per il nostro organismo come Bifidobacterium, Lactobacillus, Ruminococcus bromii, Roseburia faecis, aumentando invece specie del microbiota potenzialmente patogene come Victivallaceae e Clostridiaceae". "Senza dimenticare che il mais – avverte – abitualmente utilizzato per creare i pasti alternativi per i celiaci, in ragione del suo contenuto in fruttosio, è carboidrato fermentabile appartenente al grande gruppo degli alimenti Fodmap (Fermentable Oligo-saccharides, Di-saccharides, Mono-saccharides and Polyols) noti per aumentare i problemi digestivi e causare la sindrome dell'intestino irritabile". "Altro elemento da considerare è l’integrità della barriera intestinale. Nella celiachia, l’attivazione del sistema immunitario dopo il consumo di glutine comporta il danneggiamento della mucosa intestinale e delle microscopiche proiezioni di cellule chiamate villi, riducendo l'assorbimento dei nutrienti e causando infiammazione – evidenzia Minelli – Questa alterazione strutturale può portare ad un aumento della permeabilità intestinale, noto anche come 'leaky gut' o intestino permeabile. È una condizione in cui la barriera intestinale diventa meno efficace nel controllare il flusso di sostanze nocive, come batteri, tossine, particelle parzialmente digerite e altri agenti patogeni, verso il flusso sanguigno e linfatico. Questo processo contribuisce ai sintomi gastrointestinali e può anche portare a complicazioni a lungo termine come malnutrizione, osteoporosi, anemia e aumentato rischio di altre condizioni autoimmuni". "Sono complicazioni della celiachia ormai ben note, ma anche molte ben diagnosticabili senza alcun bisogno di ricorrere ad esami invasivi e altrettanto facilmente gestibili, ancora una volta senza bisogno di farmaci ma con opportuna integrazione pre o probiotica nella piena consapevolezza che la sola esclusione del glutine non possa consentire a una barriera intestinale alterata di ripararsi da sola, né tantomeno ad una compagine batterica sbilanciata verso una disbiosi di riequilibrarsi spontaneamente tanto più in presenza di una alimentazione deprivata del glutine", conclude l'immunologo. —[email protected] (Web Info)
Dengue, infettivologi: “Italia deve essere pronta, medici famiglia determinanti”
(Adnkronos) – "Verso la Dengue serve attenzione senza creare allarmismo. Bisogna dire che la maggior parte dei casi si autorisolvono e abbiamo anche un vaccino a disposizione che va usato nelle situazioni che ci possono esporre al rischio della Dengue e per chi ha già fatto la malattia. Tutte le attenzioni vanno ai medici sul territorio che sono in prima linea e che devono essere in grado di riconoscere i sintomi collegati alla Dengue. Il medico di famiglia deve rivolgere la sua attenzione verso patologie un tempo rare in Italia ma che diventano oggi più presenti alle nostre latitudini. In alcune zone dove la frequenza delle zanzare è più alta serve mettere in campo tutte le azioni di prevenzione, dalle disinfestazioni ai larvicidi e ai repellenti. Ma serve anche l'anamnesi accurata rispetto a punture o alla comparsa dei sintomi, perché questo passo è discriminante". Così all'Adnkronos Salute il presidente degli infettivologi Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, Roberto Parrella, a margine dell'evento al ministero della Salute a Roma 'La sanità che vorrei-infezioni respiratorie', promosso dalla Simit. Dal Sud America continua infatti l'allarme sull'aumento dei casi di Dengue. —[email protected] (Web Info)












