(Adnkronos) – Giovanni Toti, il governatore ligure agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio con l’accusa di corruzione, chiede di incontrare il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e i due assessori regionali Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. L'istanza è stata presentata al giudice di Genova dal difensore Stefano Savi. Salvini sarà nel capoluogo ligure lunedì 15 luglio ma non è detto che l'incontro con il leader della Lega possa avvenire già quel giorno. I confronti serviranno anche per decidere su come proseguire il lavoro in Regione all’indomani della decisione del Riesame di lasciare Toti ai domiciliari. —[email protected] (Web Info)
Verona, 67enne ucciso a coltellate: fermato il figlio
(Adnkronos) – Un uomo di 67 anni è stato ritrovato morto nell'abitazione del figlio 46enne a Lazise, sul lago di Garda, in provincia di Verona. Fermato il figlio, presunto responsabile dell'accoltellamento dell'uomo, che al momento si trova però in ospedale, e poi sarà accompagnato in caserma per accertamenti da parte dei Carabinieri di Verona. I militari dell'arma sono attualmente sul posto per un sopralluogo con il pm incaricato dalla procura. —[email protected] (Web Info)
Caregiver figura centrale, serve welfare personalizzato che metta la persona al centro
(Adnkronos) – La figura del caregiver è centrale per quanto riguarda l’assistenza dei più fragili. Una considerazione che sembra ovvia ma che porta con sé una serie di importanti riflessioni, necessità e traiettorie da percorrere che sono state discusse al convegno Adnkronos Q&A “La cura delle persone” organizzato al Palazzo dell’Informazione a Roma, nell’ambito del canale verticale Demografica che si occupa di persone, trend, genitorialità e parità di genere. E quello che occorre è un welfare personalizzato, ha sottolineato in apertura nel suo intervento Luana Zanella, vicepresidente della Commissione Affari Sociali alla Camera dei deputati, che ha ricordato come proprio in questi giorni sia stata avviata una serie di audizioni su varie proposta di legge che riguardano la figura del caregiver. “Una figura che deve essere normata e riconosciuta per quella che è la realtà”, ha evidenziato la parlamentare spiegando: “Ad esempio non è detto che debba essere convivente con la persona che accudisce, perché si può benissimo avere una famiglia da gestire e doversi comunque occupare anche di qualcuno, facendo le notti o per qualsiasi esigenza”. Anzi, sottolinea la deputata, nella maggior parte dei casi il caregiver non convive con l’assistito “per cui per cui se nella legge non viene indicato il fatto del non convivenza, questo comincia a essere un problema”. Un welfare personalizzato e basato sulla realtà delle cose dunque. Per raggiungere questo obiettivo, secondo Zanella, è imprescindibile disporre di risorse economiche: “E’ soprattutto al momento della legge del bilancio che si affrontano questi temi, che se non sono accompagnati da un impegno preciso a livello di governo, e quindi a livello di risorse disponibili, sono degli impegni che rimangono un po’ una voce nel vento”. Quindi, ha continuato, “ci apprestiamo ad affrontare questo tema delle risorse sia per il sistema sanitario sia per tutte le politiche indispensabili per fronte alla cura che è sempre più impattante anche sul benessere delle famiglie, sia dal punto di vista esistenziale sia dal punto di vista economico”. Ma c’è un secondo punto imprescindibile: “la cooperazione tra i vari livelli. Non bastano le risorse disponibili, queste vanno anche integrate” e dunque la direzione non è, come è pure successo, sottrarre soldi ai Comuni, ma anzi procedere in senso opposto. Sul tema del convegno, e sulla necessità di partire da quella che è la realtà vissuta da caregiver e assistito, è intervenuta anche Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, che ha inviato un video in cui ha sottolineato come il caregiver sia una persona che ama e cura e non voglia essere sostituito nel suo ruolo, ma accompagnato nel percorso. Invece, soprattutto in seguito al grande dramma sanitario che è stato la pandemia da Covid, molto spesso queste persone si sono sentite e si sentono abbandonate e sole nella complessità della situazione e nella carenza di servizi. “Dobbiamo essere in grado di ristrutturare servizi che possano andare incontro alle esigenze di sollievo ma anche quelle temporanee del familiare, che ad esempio può avere un imprevisto”, ha affermato Locatelli. E se è necessario, come lo è, ripensare servizi e supporti, diventa “indispensabile una cornice normativa con tutele differenziate e crescenti, con un caregiver principale e altri caregiver che comunque si occupano” dell’accudito. La svolta, il punto di cambiamento e di non ritorno, ha spiegato la ministra, è la Riforma della disabilità e il previsto ‘Progetto di vita’. Una sperimentazione che comincerà il primo gennaio 2025 in nove province già individuate. Si parte “obbligando le istituzioni a sedersi intorno a un tavolo, quindi a muoversi loro per andare a parlare con la persona con disabilità, che deve essere al centro a partire dai suoi desideri, in condivisione con la famiglia per scrivere il progetto di vita, che non è altro che la risposta a bisogni che sono socio-sanitari e assistenziali ma anche sociali, e che non possono essere più frammentati perché la persona è un tutt’uno e ha bisogno di tutto mentre ancora oggi le persone ricevono risposte e prestazioni frammentate”. “Al primo posto – ha proseguito – deve esserci sempre il rispetto di quella vita in termini di relazioni, affetti, di dimensione anche sociale, sia che si tratti del contesto abitativo o di quello ospedaliero, sia che la persona abbia in qualche modo una dimensione della vita più partecipata”. Poi c’è il tema del lavoro: come ricordava anche Zanella, anche Locatelli ha sottolineato come ci siano ancora “tantissime situazioni, per la maggior parte si tratta di donne, in cui il caregiver lascia il proprio posto il lavoro per poter accudire i propri cari, che siano figli o genitori o altri parenti. C’è ancora tanta difficoltà nel mondo del lavoro a garantire una elasticità, a trovare quel compromesso chiamato nella Riforma per la disabilità ‘collocamento ragionevole’, per garantire alle persone di poter svolgere o il proprio lavoro in caso di disabilità oppure di poter accudire la persona cara continuando a poter mantenere uno stipendio”. Quello che è necessario, ha concluso la ministra, è un “cambio di sguardo e di prospettiva che parte dal vedere le potenzialità e i nomi i limiti della persona”. Un punto fondante anche per il prossimo G7 su inclusione disabilità che si svolgerà per la prima volta in Italia e sotto la Presidenza italiana, a ottobre in Umbria. E di lavoro ha parlato anche Chiara Gribaudo, presidente Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, che ha sottolineato come l’aumento dell’occupazione delle donne sia un altro aspetto centrale. Sia perché nell’ambito del settore della cura sta tornando ad aumentare la zona grigia del lavoro, sia per una questione di tipo economico: l’occupazione femminile non è solo una questione di parità opportunità ma anche di crescita del Paese. “La legge 162, votata all’unanimità dal Parlamento, viene sempre ricordata per la parità salariale ma chiede anche i dati per capire la crescita delle donne sul lavoro. Ora sono passati i due anni previsti, perciò presenteremo alla ministra delle Pari Opportunità la richiesta di avere questi dati”, ha fatto sapere Gribaudo aggiungendo che “non servono sussidi da medioevo come quelli proposti da Gasparri o l’attuale welfare novencentesco per le donne, ma investimenti a lungo termine, e serve che le donne possano esprimere il proprio talento e quindi lavorare”. “Chi lavora fa anche più figli e l’italianità o presunta tale si sostiene con i servizi innanzitutto: eppure il governo ha tagliato per gli asili nido”. Una nota meno pratica ma di grande rilevanza l’ha portata infine Antonio Guidi, componente Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale Senato, ex ministro per la Famiglia e oggi attivo sui temi della disabilità. Guidi ha invitato a riflettere sul concetto stesso di cura, diverso da quello di ‘guarire’: “Non bisogna avere l’ansia di guarire. Guarire da che? L’importante è dare la certezza laica di curare. Guarire magari, ma non è un obiettivo certo. Sì, se è una cosa semplice, ma quando hai patologie incurabili ovvero inguaribili, il nostro compito è non far sentire sola la persona che, diciamo così, soffre”. “L’importante è la leggerezza, il rapporto paritetico tra chi cura e chi viene curato. La cura deve servire a chi sta male ad aumentare l’autodeterminazione, la possibilità di decidere la propria vita. Cerchiamo di aumentare la libertà nostra e delle persone che curiamo”, ha affermato. E ha chiuso con una provocazione: “La nostra Costituzione è molto bella ma quando è così inapplicata – non inapplicabile ma inapplicata – siamo sicuri che sia perfetta? Allora rendiamola più cafona ma applicabile”. —[email protected] (Web Info)
Welfare generativo e 2.0, visioni per l’Italia
(Adnkronos) – Immaginate un’Italia dove il welfare non è solo una rete di sicurezza, ma un compagno di vita che ci accompagna in ogni fase dell’esistenza, dalla nascita alla vecchiaia, capace di adattarsi alle nostre esigenze e di supportarci in ogni fase della nostra esistenza. Questo è solo uno degli scenari emersi durante l’evento Adnkronos Q&A “La cura delle persone”, svoltosi oggi nella sede romana dell’agenzia di stampa, dove si è discusso di previdenza, politiche sociali e gestione demografica con un approccio innovativo e lungimirante. Gabriele Fava, presidente dell’Inps, insieme a Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Massimiliano Maselli, assessore ai Servizi Sociali, Disabilità e Terzo Settore della Regione Lazio, hanno offerto visioni complementari per ridefinire il futuro del welfare in Italia. Le loro proposte, incentrate su educazione previdenziale, valorizzazione del terzo settore e inclusione sociale, promettono di rivoluzionare il sistema di assistenza e supporto alla popolazione. Gabriele Fava, insediatosi come presidente dell’Inps il 18 aprile scorso, ha subito messo in chiaro la sua missione: restituire al governo un istituto di previdenza in perfetta salute. “L’Inps deve essere visto come un partner di vita, che ci accompagna dalla nascita alla vecchiaia”, ha dichiarato Fava. L’obiettivo è trasformare l’istituto in un ente sempre più efficiente e vicino ai cittadini. Giovani e previdenza: un nuovo focus Fava ha posto l’accento sull’importanza di educare i giovani alla previdenza. Una campagna di educazione previdenziale e fiscale sarà avviata per aiutare i giovani a comprendere l’importanza di evitare il lavoro nero e di costruire una carriera lavorativa sicura e gratificante. “I giovani devono maturare la consapevolezza di stare lontani dal lavoro nero”, ha affermato Fava, evidenziando come questa consapevolezza sia cruciale per un futuro lavorativo stabile e protetto. L’innovazione tecnologica è al centro della visione di Fava. L’Inps sta evolvendo verso un welfare generativo e personalizzato, capace di adattarsi alle diverse esigenze lungo tutto il ciclo di vita delle persone. “Un welfare su misura per giovani, anziani, coppie e persone con disabilità”, ha spiegato Fava, promettendo servizi più efficaci e facili da utilizzare grazie all’intelligenza artificiale. Fava ha, anche, enfatizzato l’importanza del vasto data center dell’INPS, uno dei più grandi al mondo, e il ruolo della tecnologia nel valorizzare le risorse umane dell’istituto. L’introduzione di sistemi tecnologici avanzati non mira a sostituire il personale, ma a liberarlo dalle attività ripetitive, permettendo loro di concentrarsi su compiti più complessi e di valore. “La tecnologia ci permetterà di dare risposte immediate e di migliorare la qualità dei nostri servizi”, ha concluso Fava, proiettando l’INPS verso un futuro di innovazione e vicinanza ai cittadini. Il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci ha posto l’accento sull’importanza del trend demografico come elemento cruciale per la pianificazione delle politiche sociali ed economiche. Secondo Bellucci, la demografia non è solo una questione di numeri, ma una lente attraverso cui leggere e governare i processi che plasmano il futuro della società. Bellucci ha evidenziato come l’Italia stia affrontando una sfida demografica senza precedenti: un tasso di natalità in costante diminuzione, sceso sotto i 400.000 nati annui, accompagnato però da un aumento della speranza di vita. Questo ha portato il paese ad essere il primo in Europa per numero di anziani e il secondo al mondo dopo il Giappone. “Abbiamo raggiunto un traguardo straordinario con oltre 22.000 centenari”, ha osservato Bellucci, indicando come la longevità sia un aspetto positivo che però richiede una pianificazione accurata per sostenere una popolazione sempre più anziana. La viceministro ha sottolineato l’importanza di adottare politiche che non solo affrontino la non autosufficienza, ma che promuovano anche la prevenzione e l’attività attiva nella terza età. Bellucci ha ricordato che il governo Meloni ha varato la prima riforma della terza età nella storia della Repubblica Italiana, un traguardo raggiunto in tempi record che prevede un insieme di decreti ministeriali e linee guida per supportare gli anziani non autosufficienti e promuovere un invecchiamento attivo e dignitoso. Questa riforma include politiche di prevenzione, promozione delle politiche attive e rigenerazione urbana. Bellucci ha spiegato come l’Italia abbia un patrimonio immobiliare non utilizzato di circa 300 miliardi di euro. Ha proposto di creare contesti abitativi a misura di anziano, con rapporti intergenerazionali che possano sostenere la coesione sociale. “Dobbiamo re-immaginare un sistema di long care che sia sostenibile ed economicamente equilibrato”, ha affermato, sottolineando la necessità di un sistema che integri trasferimenti economici, servizi pubblici efficienti e previdenza complementare. Bellucci ha anche affrontato il ruolo del terzo settore, definendolo un asset strategico per il welfare italiano, criticando il codice attuale che ha complicato la vita dei volontari e degli operatori sociali. “Dobbiamo valorizzare il contributo del terzo settore”, ha dichiarato, illustrando gli sforzi del governo per semplificarne l’attuazione, rendendo più agevole la gestione amministrativa e contabile delle organizzazioni. Bellucci ha evidenziato l’importanza della solidarietà sociale, che in Italia si radica in una lunga tradizione di volontariato e supporto reciproco, e ha espresso il suo impegno personale per affrontare le fragilità dei minori, in particolare quelli senza famiglia. L’assessore Massimiliano Maselli ha offerto un contributo importante all’evento, illustrando come le politiche regionali possano essere pioniere di innovazione e inclusività nel settore del welfare. Maselli ha evidenziato due iniziative chiave della Regione Lazio: la legge sui caregiver e le nuove politiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. La legge sui caregiver, approvata l’11 aprile 2024, rappresenta una svolta significativa per il riconoscimento e il supporto di coloro che assistono familiari con disabilità. Con una dotazione finanziaria di 15 milioni di euro per il triennio 2024-2026, questa legge non solo riconosce il ruolo centrale dei caregiver nel sistema di assistenza, ma introduce anche interventi specifici per il loro benessere sociale. Maselli ha sottolineato che, fino ad oggi, i caregiver hanno dovuto subire passivamente i piani di assistenza individuale predisposti dalle ASL. La nuova legge, invece, li pone al centro della rete di assistenza, riconoscendo il loro ruolo fondamentale e garantendo un maggiore equilibrio nei processi decisionali. Un altro aspetto innovativo della legge è l’introduzione di un mini-budget per il benessere sociale dei caregiver, che tiene conto delle loro esigenze specifiche e mira a prevenire il rischio di isolamento e stress. Questo è particolarmente importante dato che il 75% dei caregiver è composto da donne, molte delle quali dedicano la loro vita interamente alla cura dei familiari con disabilità. Maselli ha anche discusso delle iniziative per favorire l’inclusione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro. Una nuova convenzione quadro facilita l’assunzione di persone con disabilità da parte da parte delle aziende attraverso le cooperative sociali. Questo approccio innovativo mira a superare le difficoltà incontrate nell’applicazione della legge nazionale che impone alle aziende di assumere una quota di lavoratori con disabilità. Maselli ha sottolineato che l’obiettivo principale di queste iniziative è l’inclusione sociale delle persone con disabilità, permettendo loro di essere attivamente partecipi della società. Ha evidenziato l’importanza di creare un sistema che bilanci trasferimenti economici, servizi pubblici e previdenza complementare, garantendo che queste misure non siano sfruttate a fini economici, ma siano realmente utili per migliorare la qualità della vita delle persone coinvolte. Infine, Maselli ha risposto alle recenti polemiche riguardanti la trasformazione dei contributi economici in servizi per persone con disabilità gravissime, chiarendo che tali misure mirano a offrire servizi più mirati e adeguati alle necessità delle persone coinvolte, in linea con il piano nazionale. Concludendo, Maselli ha enfatizzato l’impegno della Regione Lazio verso un welfare più inclusivo e innovativo, capace di rispondere alle esigenze emergenti della società contemporanea. L’evento ha segnato un punto di svolta, delineando un percorso verso un welfare più innovativo e inclusivo. Le prospettive presentate da Fava, Bellucci e Maselli offrono una visione promettente per il futuro del welfare italiano, fondata su una sinergia tra istituzioni, governo e regioni. Un impegno condiviso per costruire una società che non lasci indietro nessuno, capace di rispondere alle sfide demografiche e sociali con soluzioni concrete e lungimiranti. —[email protected] (Web Info)
Nuovo nomenclatore tariffario, torna il dialogo tra Uap e ministero Salute
(Adnkronos) – Riparte il dialogo, con un clima più sereno, tra il ministero della Salute e l'Uap, l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, sul tema del nuovo nomenclatore tariffario per la specialistica ambulatoriale e protesica che entrerà in vigore dal primo gennaio 2025 dopo le proroghe. Oggi si è tenuto al ministero della Salute un tavolo di confronto tra le due parti. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti del ministero, il direttore generale della Programmazione Americo Cicchetti; per l’Agenas, Antonietta Guerrieri, per l’Uap la presidente Mariastella Giorlandino, il professor Maurizio Simmaco dell’ospedale Sant’Andrea, Valter Rufini di FederAnisap e Elisa Interlandi di Anmed. "Oggi ha prevalso il buon senso – ha sottolineato Giorlandino – che ha consentito di comprendere che l’unica soluzione per la sanità italiana è garantire l’efficienza e la qualità dei servizi sanitari erogati a tutela della salute degli italiani, in quanto unica possibilità per garantire una reale medicina di precisione". L’Uap "ringrazia il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per l’attenzione dimostrata per la tutela della qualità dei servizi, dell’appropriatezza dei costi e della salute dei cittadini italiani". "Da oggi – continua Giorlandino – sono sicura che nascerà una collaborazione con il ministero della Salute, che aprirà alla programmazione di progetti innovativi di qualità volti a salvare la vita di persone in difficoltà che soffrono di varie patologie". L’Uap ha partecipato in rappresentanza di tutte le associazioni di categoria degli ambulatori e poliambulatori privati autorizzati e privati accreditati, che rappresentano 95mila strutture sanitarie private capillarmente distribuite su tutto il territorio nazionale, che occupano oltre 350.000 dipendenti, "tutte coese e compatte nel rappresentare unitariamente l’intera categoria a livello nazionale per sostenere unitariamente la necessità di erogare servizi sanitari di qualità a tutela della salute dei cittadini", conclude la nota Uap. —[email protected] (Web Info)
Il dilemma della doccia quando fa molto caldo: fredda o calda? Ecco la risposta
(Adnkronos) – Durante un’ondata di calore come quella che sta vivendo l'Italia in questi giorni, proviamo a rispondere a una domanda che si fanno in molti: per rinfrescarsi è meglio una doccia fredda o una doccia calda?
Può sembrare strano, ma una doccia fredda non aiuta ad abbassare il calore corporeo: poiché restringe i vasi sanguigni della pelle, si compromette uno dei principali meccanismi del corpo per rinfrescarsi: avvicinare il sangue alla superficie della pelle per permettere la dispersione del calore (è per questo che diventiamo rossi quando fa caldo). Il corpo dopo una doccia gelida proverà a riscaldarsi, facendoci sentire più bollenti di prima. Un'immersione prolungata in acqua fredda, come una nuotata nel mare di primavera, raffredda gradualmente il corpo, ma le docce fredde durano poco. Fare una doccia tiepida, soprattutto prima di dormire, è preferibile, poiché aumenta il flusso sanguigno verso la pelle, migliorando la dispersione del calore. Un bagno caldo/tiepido è ancora meglio, anche se non è la scelta più amica dell’ambiente. Il fatto è che per molti una doccia calda è la scelta preferita per rilassarsi. Secondo uno studio presentato alla Joint International Conference on Water Distribution System Analysis and Computing and Control for the Water Industry, la temperatura ideale dell'acqua per la maggior parte delle persone si aggira tra i 40 e i 41°C.
Quali sono i vantaggi delle docce calde? Favoriscono il rilassamento, migliorano la qualità del sonno e riducono la tensione muscolare e i dolori legati a malattie croniche come l'osteoartrite. Inoltre, migliorano la circolazione. Il calore dilata i vasi sanguigni, diminuendo la rigidità arteriosa, un elemento cruciale per prevenire problemi cardiovascolari, e aumenta il flusso sanguigno nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica. Tra gli aspetti negativi, l’effetto su pelle e capelli, che risultano più secchi, e la possibilità di un calo di pressione con possibili svenimenti (e dunque infortuni legati a cadute improvvise). Le docce fredde hanno effetti positivi sul corpo, soprattutto se l’acqua fredda segue quella calda, una pratica che migliora la circolazione, attiva il sistema nervoso simpatico e accelera il metabolismo. Sono ormai famosi i bagni ghiacciati di Gianluca Vacchi che ogni mattina si immerge in una vasca a temperature sotto zero nell’ostinata missione di restare eternamente giovane. Certo, le docce fredde possono provocare shock da freddo, che può causare iperventilazione o addirittura infarto… La Croce Rossa inglese consiglia un metodo per raffreddarsi rapidamente e per consumare poca acqua: immergere mani e piedi nell'acqua fredda. “I polsi e le caviglie hanno molti punti di pulsazione in cui i vasi sanguigni sono vicini alla pelle, per cui ci si raffredda più rapidamente”. Ma per un effetto a lungo termine, soprattutto prima di affrontare una lunga notte estiva, niente di meglio di una doccia tra il tiepido e il caldo. —salute/[email protected] (Web Info)
Il lavoro più richiesto senza laurea? E’ il global bartender
(Adnkronos) – 'Che lavoro vuoi fare?' è la domanda che mette in crisi troppi giovani e di conseguenza le loro famiglie finiti gli studi. Eppure, si stanno affermando professioni nuove, tutte da scoprire. Per esempio, quella dell’addetto al servizio di drink (alcolici e analcolici) nei bar, una volta definito ‘barman’, oggi può essere svolta a un tale livello di competenze multidisciplinari tanto da risultare la professione meglio pagata tra quelle che non richiedono una laurea. E i giovani iniziano a scoprirlo. Basta considerare il successo crescente della Mixology academy, la scuola di alta formazione selezionata anche da Martini&Rossi – Gruppo Bacardi per il progetto di Corporate social responsibility ‘Shake your future' 2024 a Roma e Milano, dove l’Accademia ha le sue sedi. La Mixology academy punta di diamante del polo Global training group, di Ilias Contreas e Luca Malizia, dichiara a fine 2023 un fatturato di 4.162.586,75 euro, +49,31% sul 2022; studenti totali: 1.483 e come Corso più venduto, quello del Global Bartender, di 184 ore. “Il tasso di occupazione degli studenti della Mixology academy – conferma il direttore generale Alessio Barchiesi – è di fatto del 99% e in alcuni casi c'è addirittura chi trova subito lavoro anche durante i corsi, potendo così autofinanziarsi”. Uno dei punti di forza è il servizio interno del ‘Bartender job’ che mette in contatto domanda e offerta di lavoro: si rivolgono a questo ufficio i locali e le catene che cercano personale qualificato. Per esempio, catene alberghiere quali Hilton, Sheraton, NH, Marriot, Anantara e catene di ristoranti quali Big Mamma e Zuma. L’offerta di lavoro in generale è in continuo aumento. Il bartender, di ogni sesso, è una figura ricercata, non solo nei bar, ma anche negli hotel stellati e di lusso, nei pub, nei ristoranti e negli eventi pubblici e privati, in Italia e all’estero. Lo stesso Massimo Barboni, general manager Martini & Rossi – Gruppo Bacardi, leader nel campo degli spirits, di recente a un evento alla Terrazza Martini, a Milano, ha detto che la sua azienda si aspettava che dopo il lockdown pandemico i bar sarebbero entrati in crisi, perché la gente avrebbe avuto paura di ritrovarsi insieme, invece hanno ripreso alla grande e forse di più la loro funzione sociale di luoghi di aggregazione e di svago. Il 60% delle insegne però non riesce a trovare personale preparato. “Aiutare le persone, in particolare i giovani, ad intraprendere una carriera nell’horeca’ con le necessarie competenze – spiega Ilias Contreas – è l’obiettivo della Mixology academy e ‘crescere e aiutare gli altri a crescere, sempre e in tutto il mondo’, è la nostra missione. Fare il bartender professionista è un’occupazione non solo ben remunerata, ma anche divertente; consente di essere liberi di vivere in qualunque parte del mondo e di imparare costantemente cose nuove, senza contare che si può crescere di mansione fino a diventare manager o magari aprire un proprio locale. In ogni caso, i corsi della Mixology academy aprono a carriere di alto livello in tutti i continenti. E la Global tranining group offre corsi per supportare ogni fase lavorativa: dai percorsi per imparare a creare eventi, a quelli per dirigere un team e per diventare imprenditori di successo”. Mixology academy è inoltre l'unico centro di formazione horeca in Italia con un proprio metodo scientifico, il global bartending, per ottimizzare l’attività al bancone evitando gli sprechi di materie prime e di tempo nella realizzazione dei cocktail, un’altra peculiarità apprezzata dal mercato. Inoltre, l’accademia, certificata ISO9001 per la progettazione e l’erogazione di corsi professionali dal prestigioso ente Rina service spa, a sua volta certificato da Accredia e Cisq, rilascia una certificazione riconosciuta a livello internazionale. L’ambiente alla Mixology academy è giovane (oltre il 60% degli iscritti ha tra i 18 e i 26 anni), e non competitivo: si favorisce anzi la collaborazione, che spesso inizia nelle aule e prosegue poi nella vita lavorativa. Possono essere ammessi anche i minorenni e gli adulti senza esperienza. I giovani arrivano soprattutto dagli studi superiori o dopo l’università, attratti dalla prospettiva di un lavoro che si può esportare facilmente ovunque, che consente di guadagnare bene da subito, di socializzare e di fare carriera fino all’apertura di una propria insegna. I corsi vanno dal 'Professional bartender’, che in sole 2 settimane di teoria e pratica avvia alla miscelazione, al più completo 'Global bartender', di 184 ore, con la possibilità di ulteriore perfezionamento per 12 mesi o più. L’opzione ‘Formula super-intensiva’ consente di concentrare le lezioni in 8 ore al giorno, invece di 4, riducendo drasticamente i costi di trasferta se si viene da lontano. Dal 2024, arricchisce il programma già completo un corso di comunicazione in risposta alle nuove esigenze dei clienti del bar: dopo il lockdown è stato ancor più evidente il ruolo sociale di questo tipo di servizio, dove sempre più si cercano e si scambiano emozioni. —[email protected] (Web Info)
Ucraina, Cremlino: “Piani Nato pericolosa escalation”
(Adnkronos) – Permettere alle forze armate ucraine di usare le armi fornite dall'Occidente per attaccare ovunque in Russia sarebbe una ''pericolosa escalation''. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, sottolineando che ''questi missili stanno già colpendo il nostro territorio''. E ''aumentare la distanza'' degli attacchi equivale a ''una vera e propria provocazione'' e una ''nuova pericolosissima escalation''. L'intervento di Peskov in conferenza stampa arriva, dopo che Kiev ha chiesto che vengano rimossi i limiti posti dall'Occidente sull'uso delle armi contro le posizioni usate dai russi per attaccare l'Ucraina. Molti leader occidentali, tra cui il Segretario generale della Nato Jen Stoltenberg e il presidente francese Emmanuel Macron, si sono espressi a favore della revoca dei limiti imposti ora. —internazionale/[email protected] (Web Info)
L’esperto Testori: “Cure dentali accessibili a tutti aumentando efficienza”
(Adnkronos) – “Rendere la cura dei denti accessibile a tutti nel nostro Paese è una tematica molto importante e può aversi grazie all’efficienza dei piani di trattamento e alla digitalizzazione. Aumentando l’efficienza del trattamento si possono ridurre i costi per la popolazione, ma bisogna pensare in modo diverso e cioè che la nostra è una professione di servizio dove i guadagni dovrebbero essere commisurati al reale beneficio che noi diamo. Una regolarizzazione delle tariffe che il paziente dovrà pagare, è sicuramente benaccetta dalla popolazione”. Lo ha detto Tiziano Testori, Adjunct Clinical Associate Professor, Department of Periodontics and Oral Medicine, University of Michigan all’Adnkronos, intervenendo oggi a Roma all’incontro ‘Odontoiatria e protesi dentaria: quali competenze e professionalità oggi e domani?’ Organizzata all’Università Campus Bio-medico (Ucbm) di Roma. “Il nuovo corso in odontoiatria che partirà nell’università Campus bio-medico di Roma – aggiunge Testori – ha tutti i presupposti per formare una nuova figura di odontoiatra, un medico, che sia allo stesso tempo tecnologico, etico, empatico ed infine possa essere al passo con i tempi per curare le persone. Le competenze e le professionalità di domani nel campo dell’odontoiatria – chiarisce – si possono sintetizzare in tre punti”. Il primo è “l’ibridizzazione delle competenze. Questo significa che, come medici odontoiatri, dobbiamo inserire le nuove tecnologie e i giovani; il secondo punto riguarda il non perdere il sapere medico perché si potrà essere il più grande odontoiatra digitale, ma senza conoscere le scienze di base non si potrà mai essere bravo; infine, l’umanizzazione e cioè imparare l’empatia proattiva e l’eticità. Quest’ultima – conclude Testori – dovrebbe essere insegnata nel curriculum studi di tutte le università italiane. In questo modo un medico odontoiatra cura e non ‘aggiusta’ i denti della popolazione”. —[email protected] (Web Info)
Ghirlanda (Andi): “Nel cambio generazionale nuovi odontoiatri associati”
(Adnkronos) – “Il futuro dell’odontoiatria in Italia è roseo: si continuerà a lavorare per assistere il paziente. Il messaggio deve essere sempre più in chiave di prevenzione e di welfare con un modello organizzativo della professione che declinerà sempre di più verso l’associazionismo e l’aggregazione. In questo momento solamente il 25% dei giovani professionisti ambirebbe ad aprire una propria attività come titolare di studio. In questo contesto, come sindacato, siamo assolutamente convinti che dalle università devono arrivare risposte molto importanti perché, soprattutto oggi, che si parla di laurea abilitante, il futuro professionista deve assumere tutte le capacità teoriche e manuali che solo le università possono essere in grado di poter garantire”. Lo ha detto Carlo Ghirlanda, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) all’Adnkronos nel corso dell’incontro ‘Odontoiatria e protesi dentaria: quali competenze e professionalità oggi e domani?’, che ha riunito i massimi esperti del settore all’Università Campus Bio-medico di Roma dove nei prossimi mesi partirà un nuovo corso di laurea. Tanti i temi emersi nel corso dell’evento. Uno su tutti il cambio generazionale. Secondo l’Andi oggi, nel nostro Paese, l’età media dei dentisti supera i 50 anni e si stima che circa 10 mila professionisti raggiungeranno la pensione nei prossimi 10 anni. Al rischio della mancanza di professionisti si è quindi aggiunta la questione demografica nazionale e l’accesso dei laureati alla professione, la democratizzazione delle cure, la modernità e la qualità degli studi dentistici in prospettiva, l’introduzione e l’utilizzo delle nuove tecnologie nelle cure. “L’odontoiatria – ha aggiunto Ghirlanda – è una disciplina di prossimità, quindi, dobbiamo essere presenti in ogni area del paese e non solo nelle aree urbane. Solo in questo modo si consente un rapporto di cura e prevenzione del paziente che solamente un modello diffuso può esercitare. Speriamo che questo nuovo corso di laurea che nasce al Campus Bio-medico possa dare un nuovo impulso alla formazione, alla creazione di consapevolezza e di coscienza da parte di giovani professionisti nella direzione che noi auspichiamo – ha concluso il presidente Andi – Si tratta di un corso che potrebbe essere anche foriero di una nuova identità dell’odontoiatria in termini di rapporto con il territorio e con le persone. Inoltre, potrebbe anche essere motivante rispetto a quelle generazioni che forse hanno bisogno di qualche ambizione in più, rispetto a quelle che oggi vediamo”. —[email protected] (Web Info)












