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Esofagite eosinofila e prurigo nodularis, infiammazione di tipo 2 nuovo target

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(Adnkronos) – Quando il nostro organismo riconosce la presenza di parassiti o allergeni, si attiva una risposta immunitaria di tipo 2 che porta a un processo infiammatorio. In alcuni casi però il sistema si può attivare anche in assenza di una vera e propria ‘minaccia’, danneggiando l'organismo stesso. Così l’infiammazione di tipo 2 diventa anche l’origine di diverse patologie atopiche, allergiche e infiammatorie come la dermatite atopica, l’asma, la poliposi nasale e la Bpco (Broncopneumopatia cronica ostruttiva), tra le più conosciute, ma anche come la prurigo nodularis e la esofagite eosinofila, patologie meno conosciute, ma che hanno un impatto notevole sulla qualità di vita dei pazienti. La scoperta di un denominatore comune ha portato una significativa rivoluzione nel campo clinico, avviando un cambio di paradigma nel trattamento delle patologie associate, appunto, all’infiammazione di tipo 2, al centro del media tutorial ‘Una causa, diverse patologie: l'infiammazione di tipo 2. Trasformare la pratica della medicina e imprimere un cambiamento anche nella vita dei pazienti con esofagite eosinofila e prurigo nodularis’ che si è tenuto oggi a Milano, organizzato da Sanofi, con la partecipazione di clinici esperti e associazioni pazienti. “L'infiammazione di tipo 2 è alla base di patologie croniche che possono insorgere sin dalla prima infanzia, ma anche manifestarsi a tutte le età, lasciando una forte impronta nella vita dei pazienti e influenzando la loro qualità della vita – spiega Stefano Del Giacco, professore ordinario di Medicina interna, direttore della Scuola di specializzazione in Allergologia e immunologia clinica, università di Cagliari e direttore Allergologia e immunologia clinica, Aou di Cagliari – Grazie alla ricerca e alla conoscenza del fattore comune dietro queste patologie è oggi possibile agire sui meccanismi alla base dell’infiammazione, ottenendo un controllo a lungo termine, anziché agire sull’organo bersaglio o sul sintomo della malattia con terapie generiche, come cortisonici o immunosoppressori, che possono offrire sollievo nel breve termine ma il cui uso continuo e prolungato è altamente sconsigliato.” La prurigo nodularis – si legge in una nota – è una condizione cronica, estremamente pruriginosa che si presenta tipicamente con la comparsa di noduli multipli, papule e placche, la cui diffusione e l'intensità del prurito risultano significativamente più gravi rispetto ad altre affezioni cutanee, come la dermatite atopica o l'orticaria. La nodularis rappresenta il sottotipo più comune di prurigo cronico e può persistere per lunghi periodi, con una durata media della malattia di circa 6 anni. “C'è molto di più dietro al prurito nella prurigo nodularis – afferma Laura Bonzano, medico chirurgo, specialista in Allergologia e immunologia clinica, Arcispedale Santa Maria Nuova, Ausl Reggio Emilia – Sebbene sia il sintomo predominante e causa della formazione delle lesioni cutanee, i pazienti affrontano anche sensazioni dolorose che possono portare anche a disturbi mentali. Questi sintomi impattano significativamente la vita quotidiana. Secondo uno studio europeo condotto su 552 pazienti, l’83% ha rinunciato a un'attività sportiva o ricreativa e il 92% ha rifiutato un invito a cena o a una festa. La difficoltà nella diagnosi – continua Bonzano – talvolta è un altro problema, con più di un terzo dei pazienti che riceve inizialmente una diagnosi errata e riscontra tempi medi decisamente lunghi (oltre 2 anni) per arrivare alla corretta identificazione della patologia. Questo vagabondaggio diagnostico non è solo una sfida clinica e terapeutica, ma anche un viaggio emotivo associato a un senso di disperazione e abbandono, che sconvolge la vita dei pazienti e influisce ulteriormente sul carico della malattia”. L’esofagite eosinofila colpisce principalmente l'esofago, causando fibrosi e restringimento dell'organo. I sintomi caratteristici, che includono difficoltà nella deglutizione, riduzione dell'appetito, vomito e dolore addominale, fanno sì che venga spesso confusa con altri disturbi gastrointestinali, come il reflusso gastroesofageo. Tuttavia, la sua natura cronica autoimmune richiede un trattamento mirato che vada oltre la semplice gestione dei sintomi.  “Oggi si stima che l’esofagite eosinofila colpisca circa 50 mila adulti e adolescenti in Europa – illustra Antonio Di Sabatino, professore ordinario di Medicina interna, direttore Uoc Medicina Interna 1, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo e direttore Scuola di Specializzazione in Medicina interna, Università di Pavia – Le statistiche registrano tuttavia un significativo aumento del numero di casi, dovuto a una migliore e maggiore informazione e ai progressi nella diagnosi precoce. In assenza di terapie mirate o efficaci nel lungo periodo, i pazienti che soffrono di esofagite eosinofila spesso adottano meccanismi compensatori tanto che i pazienti si autoconvincono di poter convivere con l’esofagite eosinofila e a volte ne minimizzano l’impatto, ritardando il confronto con uno specialista". Come osserva Roberta Giodice, socio fondatore e presidente Eseo Italia, Associazione di famiglie contro l'esofagite eosinofila e le patologie gastrointestinali eosinofile: "Il rapporto degli italiani con il cibo è profondo e ricco di significati culturali e valori che vanno ben al di là della semplice alimentazione. Tuttavia, patologie come l'esofagite eosinofila trasformano il piacere del cibo in ansia e paura” per possibili “crisi di soffocamento durante i pasti che comportano paura, dolore e disagio”. Il ritardo nella diagnosi e i comportamenti compensativi hanno "impatti psicofisici, isolamento sociale e rischio di arrivare alla diagnosi in condizioni gravemente compromesse. Sensibilizzare pediatri e medici innanzitutto ma tutti gli specialisti che, anche indirettamente, potrebbero intercettarla rispetto alle domande sentinella utili per sospettare o scongiurare, è fondamentale. Molti sono poi i disagi, i costi e le sperequazioni a livello regionale. Come associazione collaboriamo con le società scientifiche di riferimento per garantire l’esigibilità dei diritti e l’uniformità della presa incarico". L’innovazione terapeutica nel campo dell’infiammazione di tipo 2 ha fatto un significativo passo avanti con l'introduzione di dupilumab, sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron. L’anticorpo monoclonale, completamente umano, agisce inibendo le vie di segnalazione dell’infiammazione mediate da due citochine, l’interleuchina-4 (Il-4) e l’interleuchina-13 (Il-13). Non è un immunosoppressore, non richiede monitoraggi continui e ha dimostrato un notevole beneficio clinico a lungo termine su numerose patologie infiammatorie di tipo 2, a livello sia di sintomi sia di biomarcatori chiave di queste patologie. Le patologie per cui oggi il farmaco è indicato in Italia sono: dermatite atopica (adulto, adolescente e bambino); asma grave in adulti e adolescenti dai 12 anni di età; rinosinusite cronica con poliposi nasale grave negli adulti. Sono in arrivo le indicazioni per l’esofagite eosinofila (adulto e adolescente da 12 anni in su), la prurigo nodularis, la dermatite atopica del bambino da 6 mesi di vita a 5 anni e l’asma del bambino a partire dai 6 anni d’età. —[email protected] (Web Info)

Sanità, infettivologi: “Declino Covid ma aumento virus respiratori, pochi vaccinati”

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(Adnkronos) – "Quest'anno c'è stato un impatto importante per altri virus respiratori rispetto al Sars-CoV-2 che ci aveva lasciato tramortiti negli anni passati. Man mano che l'andamento del Covid è andato verso una fase di declino, nel frattempo il virus respiratorio sinciziale e l'influenza o i virus parainfluenzali sono saliti all'attenzione dei clinici e non solo. Hanno colpito non solo i neonati, ma anche i pazienti fragili, adulti over 70 e chi ha patologie croniche". Così all'Adnkronos Salute il presidente degli infettivologi Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, Roberto Parrella a margine dell'evento al ministero della Salute a Roma 'La sanità che vorrei-infezioni respiratorie', promosso dalla Simit.  "L'aspetto nuovo di questo inverno che ci siamo messi alle spalle è la copertura vaccinale che per il Covid è stata bassa. Per l'influenza c'è stata una maggiore risposta – continua Parrella – Ma riscontriamo una stanchezza vaccinale nella popolazione dopo le problematiche del Covid con i tanti richiami. Anche per questo è importante organizzare delle campagne di sensibilizzazione sui vaccini e sulla prevenzione. Ad esempio – conclude – sul virus respiratorio sinciziale, che in passato era identificato come responsabile di grossi problemi nella popolazione pediatrica e oggi viene attenzionato nella popolazione adulta".  —[email protected] (Web Info)

Spagna/ Autista forza posto di blocco: sei persone perdono la vita

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Un fatto gravissimo con un bilancio di vittime terribile.

Sei persone sono state travolte e altre tre sono rimaste ferite in un incidente avvenuto sull’autostrada AP 4 di Siviglia, all’altezza della località Los Palacios.

Un autista di un camion ha travolto un posto di blocco della Guardia Civile, causando il ferimento di 3 persone e la morte di altre 6.

Due vittime sono agenti dell’istituto armato, così come i tre feriti.
Stando a quanto finora ricostruito, il conducente dell’autotreno avrebbe travolto il posto di blocco composto da tre auto della Guardia Civile e altre due macchine civili ferme ai controlli.

Sanità, Andreoni: “Tanti ricoveri per bronchioliti, serve monoclonale anche in Italia”

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(Adnkronos) – Un inverno con tante bronchioliti in Italia nei bambini piccoli, causate dal virus respiratorio sinciziale senza avere per ora armi efficaci. "L'anticorpo monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale, è stato approvato dall'Agenzia europea del farmaco Ema ma non ancora dalla nostra Aifa, mentre sarebbe fondamentale soprattutto nel bambino piccolo. Quando si è indifesi nei confronti del virus, non abbiamo oggi farmaci attivi contro questo virus e gli anticorpi monoclonali sono un'arma fondamentale per bloccare l'infezione. Ma la finalità di queste terapie è duplice: al momento della diagnosi, ma anche in fase di prevenzione con la profilassi perché il monoclonale riesce a proteggere per diversi mesi il bambino". A fare il punto all'Adnkronos Salute è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, che oggi a Roma al ministero della Salute ha promosso l’evento 'La Sanità che vorrei – infezioni respiratorie'.  I tempi per l'ok in Italia? "Non lo sappiamo, c'è la possibilità di usare il monoclonale per via compassionevole ma sono casi molto limitati. Ma – avverte – se vediamo la stagione invernale appena passata, il virus respiratorio sinciziale è circolato e prosegue la sua attività soprattutto nei bambini ma anche negli adulti fragili. Nei bambini anche quest'anno ha fatto registrare diversi decessi e tante ospedalizzazioni. Diciamo che si sente il bisogno di avere anche in Italia questi monoclonali". —[email protected] (Web Info)

Olivotto (UniFi): “Identificare cardiomiopatie per prevenire morte improvvisa”

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(Adnkronos) – Colpisce sportivi e persone che non praticano attività fisica, la cardiomiopatia che “in forma lieve” permette “una vita completamente normale, ma l'obiettivo è identificare queste persone per prevenire la morte improvvisa” e curarle grazie anche a “nuove terapie mirate”. Lo ha detto all’Adnkronos Iacopo Olivotto, responsabile dell'Unità di cardiomiopatia Dipartimento di medicina sperimentale e clinica università di Firenze, oggi al Senato, nel corso della presentazione del report italiano sulle cardiomiopatie, iniziativa che rientra nel progetto ‘Cardiomyopathies Matter’, promosso da Bristol Myers Squibb a livello europeo e ora anche in Italia. Emblematico è il caso di “Domenico Fioravanti, campione olimpico di nuoto che aveva una cardiomiopatia ipertrofica – continua lo specialista – In molti Paesi avrebbe continuato a gareggiare mentre in Italia è stato fermato per le leggi sullo sport”. I calciatori Davide Astori e Piermario Morosini sono stati vittime di “cardiomiopatie aritmogene. Fioravanti per fortuna sta benissimo, è stato bloccato proprio per prevenire i rischi”. Gli atleti, ma anche le persone che hanno “forme molto lievi, stanno benissimo, però sono a rischio di aritmia – spiega Olivotto – All'altro estremo abbiamo invece i pazienti che hanno delle forme che portano a uno scompenso gravissimo perché il cuore perde forza, diventa tessuto cicatriziale, e quindi va incontro al classico scompenso” che può richiedere “il trapianto. Per esempio – ricorda l’esperto – Massimo Troisi”, il famoso attore, “aveva una cardiomiopatia dilatativa primitiva. Quando ha girato ‘il Postino di Neruda’, suo ultimo film, era già in una fase molto avanzata” di malattia, “aveva un muscolo che aveva perso forza. Con le terapie attuali forse avrebbe potuto fare qualcosa di più”. Tra i sintomi a cui prestare attenzione ci sono “la dispnea, il cardiopalmo protratto, la sincope”. In particolare, la sincope “senza preavviso è un sintomo fondamentale – sottolinea Olivotto – un grande campanello d’allarme, specialmente durante l’attività fisica. Poi c’è la presenza di dolore toracico ricorrente da sforzo. Un'angina che è diversa però dall'angina dalla coronaropatia, cioè è legata ad altri meccanismi”. Olivotto traccia poi il tipico identikit del paziente con cardiomiopatia: “una persona con circa quaranta anni di età che va a fare un controllo cardiologico perché magari da molto tempo ha dei disturbi che non erano stati mai inquadrati, forse di digestione, forse perché fuma, forse per problemi ai polmoni. In realtà poi si sottopone a un elettrocardiogramma il cui risultato è molto alterato, e da lì arriva la diagnosi. Però – avverte – la cardiomiopatia può colpire anche bambini neonati o novantenni”.  Sul fronte delle cure, “esistono, delle terapie standard che sono quelle per lo scompenso – illustra Olivotto – che noi utilizziamo anche per tantissime altre cardiopatie e che sono terapie già molto avanzate, ma vanno bene un po' per tutti i pazienti che hanno lo scompenso. Poi però nelle singole eziologie, a seconda delle cause abbiamo alcune malattie genetiche, per esempio, la malattia di Fabry, in cui c’è una carenza enzimatica, e io posso dare l'enzima. Ci sono malattie come la cardiomiopatia ipertrofica, per esempio”, per cui c’è “questo nuovo farmaco di Bms, che agisce in maniera molto specifica sul tipo di problema del paziente. Quindi cominciano ad esserci della terapie di precisione, come le 'small molecule' e le terapie geniche che sono in fase assolutamente sperimentale ma che per i pazienti giovani cominciano a emergere. Nei prossimi dieci anni ci sarà un'esplosione”.  Se nelle forme molto lievi le persone possono avere una vita normale, “nelle forme più gravi – conclude Olivotto – per esempio in quelle ipertrofiche, dopo un intervento o in seguito all'accesso a uno di questi nuovi farmaci”, i pazienti possono “non avvertire più i sintomi e avere un'aspettativa di vita che diventa normale”. Ma questo “purtroppo riguarda piccoli sottogruppi, non è la regola ma un'eccezione. Di regola sono pazienti che non hanno terapie specifiche”. —[email protected] (Web Info)

Cancro ai polmoni, individuato il punto debole: è nel ‘motore’ che lo fa crescere

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(Adnkronos) – Un punto debole nel 'motore' che fa crescere il cancro ai polmoni. Un tallone d'Achille da colpire, che potrebbe diventare un bersaglio per trattamenti più efficaci. Lo ha identificato un team di scienziati del Regno Unito in un'interfaccia cruciale per una proteina che guida l'avanzare del tumore. Si tratta di Egfr (recettore per il fattore di crescita dell'epidermide), ed è una proteina con un ruolo di 'quadro' nell'organigramma del cancro: si trova sulla superficie cellulare e riceve segnali molecolari che dicono alla cellula di crescere e dividersi. Insomma, una funzione di raccordo preziosa per la malattia. In alcuni tipi di cancro, infatti, l'Egfr mutato stimola la crescita incontrollata, provocando tumori. Lo studio, condotto dalla Central Laser Facility (Clf) del Science and Technology Facilities Council (Stfc) britannico, è stato pubblicato su 'Nature Communication' e ha utilizzato tecniche avanzate di laser imaging per identificare i dettagli strutturali della proteina mutata, che l'aiutano a eludere i farmaci. E infatti ci sono vari trattamenti anticancro che bloccano e inibiscono l'Egfr mutante con l'obiettivo di prevenire la formazione tumorale, ma sono limitati perché alla fine le cellule cancerose sviluppano comunemente ulteriori mutazioni dell'Egfr resistenti al trattamento. La ricerca, evidenziano gli autori, pone le basi per ulteriori studi futuri con l'obiettivo di sviluppare terapie antitumorali di più lunga durata.   Finora, non era stato compreso esattamente come le mutazioni dell'Egfr resistenti ai farmaci determinassero la crescita del tumore, ostacolando la nostra capacità di sviluppare trattamenti mirati. Gli scienziati sono andati a fondo, partendo dalle immagini ad alta risoluzione di una mutazione Egfr resistente ai farmaci nota per contribuire alla crescita del cancro ai polmoni. Per ottenere queste immagini è stata sviluppata una tecnica super avanzata ad hoc, nome in codice 'FLImP'. L'analisi ha rivelato dettagli strutturali piccoli fino a due nanometri e ha mostrato per la prima volta con precisione da record come interagiscono le molecole nella mutazione Egfr resistente. Ulteriori analisi di un gruppo dell'Università di Ginevra (Unige) hanno utilizzato simulazioni computerizzate avanzate che, combinate con l'analisi Flimp, sono state in grado di fornire ulteriori dettagli. Confrontando l'Egfr mutato e quello sano gli scienziati hanno identificato le interfacce tra le molecole che interagivano nella mutazione resistente.  "La scoperta è il culmine di anni di ricerca e sviluppo tecnologico. Se questa interfaccia si rivelasse un bersaglio terapeutico efficace, potrebbe fornire un approccio completamente nuovo allo sviluppo farmaceutico tanto necessario", commenta Marisa Martin-Fernandez, leader dell'Octopus Group del Clf, che ha condotto lo studio. Il team ha fatto degli esperimenti per approfondire il meccanismo messo nel mirino: prima in cellule polmonari in coltura e poi nei topi, gli esperti hanno introdotto ulteriori mutazioni nell'Egfr resistente ai farmaci, che interferivano con le interfacce appena scoperte. In questi test è stato dimostrato che una delle mutazioni aggiuntive bloccava la crescita del cancro, facendo sì che i topi non sviluppassero tumori. Un risultato che indica ulteriormente come la capacità di Egfr mutato di promuovere il cancro dipenda effettivamente da queste interfacce. La ricerca dimostra anche "il potere dell'imaging per comprendere meglio il funzionamento interno del cancro", fa notare Gilbert Fruhwirth, leader del gruppo Imaging Therapies and Cancer del King's College di Londra che ha convalidato i risultati sugli animali. Ora i ricercatori sperano che queste interfacce possano fungere da potenziali bersagli per nuove terapie in grado di superare la resistenza acquisita dalle mutazioni dell'Egfr. "Questa svolta è stata resa possibile da una combinazione di simulazioni all'avanguardia e tecniche sperimentali che ora possono 'visualizzare'" le dinamiche del tumore "con un dettaglio senza precedenti”, osserva Francesco Luigi Gervasio (Unige).  La risoluzione del microscopio è stata spinta "oltre i limiti dell'immaginazione", aggiunge Yiannis Galdadas (Unige), che ha eseguito le simulazioni. "È quasi possibile 'toccare' il sito della mutazione e vederne l'effetto", racconta. In ulteriori studi in corso al Clf si sta testando il metodo di ricerca su altre mutazioni dell'Egfr note anch'essere per contribuire al cancro del polmone. Obiettivo stabilire se c'è un eventuale ruolo di questa interfaccia nello sviluppo di altri tumori, compreso il cancro al cervello. —[email protected] (Web Info)

Vasiliou (Bms): “Da oltre 60 anni impegnati contro malattie cardiovascolari”

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(Adnkronos) – “Da oltre 60 anni, Bristol Myers Squibb è impegnata nella lotta contro le malattie cardiovascolari, siamo presenti in questo ambito con una tradizione talmente importante tanto da spingerci a continuare ad investire nel cardiovascolare. Recentemente abbiamo anche completato l'acquisizione di un'azienda, una biotech specializzata nello sviluppo di molecole di precisione nel cardiovascolare, e questo è un cambio di paradigma che in altre aeree terapeutiche c’è stato 10-15 anni fa”. Così all’Adnkronos Regina Vasiliou, General Manager di Bristol Myers Squibb Italia, in occasione della presentazione – oggi al Senato – del primo Report italiano sulle cardiomiopatie che in nel nostro Paese colpiscono 350mila persone. "Grazie alle nuove terapie possiamo trattare non solo i sintomi che i pazienti cardiologici hanno – aggiunge Vasiliou – ma anche la causa e la malattia stessa. Per cui ci rende molto orgogliosi, molto felici di poter far parte di questa rivoluzione nel cardiovascolare nel segno della tradizione lunga sei decenni". "La presentazione, oggi, di questo report vuole essere un primo passo verso un miglioramento generale dell’intero percorso di cura e di convivenza con la patologia – conclude – Un progetto per noi molto importante perché è la prima area terapeutica nel cardiovascolare, la cardiomiopatia ipertrofico-ostruttiva, nella quale un approccio multi-stakeholder è possibile, Inoltre, grazie all'innovazione possiamo oggi parlare di medicina di precisione nella cardiomiopatia ipertrofico-ostruttiva”. —[email protected] (Web Info)

Murelli (Lega): “Presto Tavolo nazionale al ministero su cardiomiopatie”

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(Adnkronos) – “Come Intergruppo sulle malattie cardiovascolari, che sono la prima causa di morte e di ricovero in Italia, vogliamo approfondire la situazione delle cardiomiopatie nel nostro Paese. Anche io ho avuto dei problemi di aritmia, so cosa si prova". Così all’Adnkronos Salute Elena Murelli, senatrice della Lega e presidente dell'Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, in occasione della presentazione – oggi in Senato – di una 'roadmap' per migliorare assistenza e cure per 350mila italiani colpiti da cardiomiopatia. L’evento, nella Sala Caduti di Nassiriya è stato promosso a Palazzo Madama proprio su iniziativa della senatrice Murelli.  "Grazie all'importante lavoro dei cardiologi dell'Università di Firenze e della Società italiana di cardiologia – aggiunge – è stato stilato un report che descrive il quadro della situazione e cosa c'è da fare. Come per tantissime altre patologie, la prevenzione e l'informazione sono importanti, anche in considerazione del fatto che questa malattia può avere un carattere genetico ereditario. Per questi motivi come Intergruppo vogliamo avviare un Tavolo nazionale al ministero della Salute, per fare in modo che sulle miocarditi e sulle altre malattie del cuore si possa fare informazione e prevenzione".  Il documento, che rappresenta il primo report italiano in materia, rientra nel progetto europeo "Cardiomyopathies Matter" promosso da Bristol Myers Squibb e individua alcune priorità di intervento: diagnosi precoce e screening familiare, gestione integrata tra specialisti, efficientamento dei percorsi assistenziali, promozione di informazioni per i pazienti, aggiornamento degli operatori sanitari e definizione di una rete nazionale delle cardiomiopatie. "Patologia da cui possono avere origine aritmie, scompenso cardiaco, morti improvvise, che purtroppo colpiscono anche giovani, atleti”. Di cardiomiopatia “si parla ancora troppo poco – sottolinea Murelli – non è conosciuta e soprattutto se ne viene a conoscenza solo grazie alla visita medico-sportiva, che molti non fanno perché non praticano sport. Quindi l’informazione e la conoscenza sono fondamentali, così come è molto importante per la sua qualità di vita supportare il paziente nella vita sociale così come nell'attività sportiva", conclude.  —[email protected] (Web Info)

Violenza su donne, studentessa in treno si salva grazie al bracciale anti stupro

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(Adnkronos) – Molestata e circondata da una baby gang mentre rientrava a casa in treno, si salva grazie al bracciale anti stupro. Vittima dell’aggressione Valentina, 17 anni. Con un’amica trascorre una giornata a Milano, poi il rientro a casa, nella provincia di Brescia. Il vagone in cui si siede Valentina è tranquillo, poco affollato. Decide di ascoltare un po’ di musica quando fa ingresso una baby gang con il chiaro intento di aggredirla e toccarla ripetutamente. Il provvidenziale ingresso di un’altra persona distrae per un attimo la gang, permettendo a Valentina di agire. La ragazza ha infatti a disposizione un importante alleato, piccolo ma efficace: si tratta di WinLet, un dispositivo elettronico che si aziona con facilità, premendo tre volte un pulsante centrale, e che accorre subito in aiuto di chi lo possiede attivando tempestivamente una sirena che emette un suono superiore ai 110 decibel, il cui obiettivo è mettere in fuga gli aggressori.  Una volta azionato il dispositivo invia poi una serie di messaggi d’aiuto a dei contatti precedentemente selezionati e, infine, avvisa una centrale operativa attiva 24 ore su 24. Per Valentina WinLet rappresenta una vera e propria ancora di salvezza: l’improvviso e insistente rumore prende alla sprovvista il gruppo di malintenzionati permettendo a Valentina di fuggire dal vagone e di scendere alla prima fermata disponibile, dove i suoi genitori andranno a prenderla, mettendo fine a quella disavventura. Nato da un’idea di Pier Carlo Montali, Ceo e creatore della startup milanese Security Watch, WinLet, riferisce una nota, si conferma una risposta alla crescente preoccupazione sulla sicurezza individuale, soprattutto nelle grandi città come Milano.  "Il dispositivo si rivela un alleato ideale anche nell’ambito della violenza domestica – riferisce la nota – infatti permette di attivare anche un allarme silenzioso. WinLet, che si è aggiudicato il premio Amazon Launchpad Innovation Awards come miglior prodotto in Italia, incontra anche le esigenze di comodità, infatti può essere indossato in qualunque occasione, come un ciondolo o un bracciale (assomiglia a un elegante smart-watch), oppure applicandolo alla borsa o al portachiavi. Nel caso di Valentina, la conferma che la tecnologia può salvare le persone, donne e uomini senza distinzione. Non a caso – conclude la nota – il dispositivo è apprezzato anche dal 15% degli acquirenti uomini". —[email protected] (Web Info)

Studio shock: nei libri di scuola i ragazzi italiani studiano la storia come vuole Putin

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(Adnkronos) – Cosa imparano i ragazzi delle medie quando si parla di Russia e Ucraina? Un’analisi di 13 sussidiari adottati nelle scuole italiane lascia piuttosto interdetti: 12 raccontano la storia (e la geografia) secondo la linea di Putin. L’allarme arriva da un gruppo di attiviste ucraine, che si è rivolto a Irina Cascei, giornalista ucraina che vive da molti anni a Roma e collabora con varie testate italiane. Cascei, dopo aver raccolto i libri e fotografato i capitoli dedicati a Russia e Ucraina, ha contattato Massimiliano Di Pasquale, direttore dell’Osservatorio Ucraina presso l’istituto Gino Germani, esperto di guerra ibrida e misure attive. L’Adnkronos ha parlato con entrambi e visionato le foto.  In “Vivi la geografia” (Zanichelli) si legge testuale: “Dal 1991, dopo un periodo di pace, in Europa sono scoppiate altre guerre sanguinose, in particolare in Europa orientale. Qui il crollo dei regimi comunisti, che sostenevano la pacifica convivenza tra le etnie, ha favorito la rinascita di nazionalismi, cioè movimenti politici fondati sull’identità culturale, economica e religiosa di una nazione”.  L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, in aperta violazione dei confini e del diritto internazionale, viene raccontata così: “Dopo aver chiesto l’intervento delle truppe di Mosca, la Crimea, abitata in maggioranza da russi, si è autoproclamata indipendente con un referendum ed è stata annessa alla Russia”. Dunque non Mosca che invia le sue forze speciali (senza uniformi ufficiali) a occupare illegalmente li territorio sovrano di un altro Stato – territorio mai rivendicato negli anni che seguirono la fine dell’Urss – ma un popolo che “chiede” l’intervento delle truppe di Mosca. Gli esempi continuano negli altri volumi: mappe in cui “la regione russa” include i confini di Ucraina e paesi baltici (nel 2018!), cancellando qualunque identità che non sia quella di Mosca; i russofoni d’Ucraina che diventano direttamente “russi” (e dunque perché mai dovrebbero far parte di un altro Stato, si chiederà il lettore undicenne); la Crimea che viene “ceduta” dall’ex Unione Sovietica all’Ucraina nel 1954 (ma all’epoca l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica); la narrazione forzata sulla povertà e l’arretratezza dell’Ucraina; i conflitti etnici (mai esistiti) tra ucraini e russofoni… insomma tutto l’armamentario della dottrina russa che è alla base dell’aggressione del 24 febbraio 2022. “Siamo davanti a un tipico caso di misure attive”, esordisce Di Pasquale. “È una definizione sovietica, aktivnye meroprijatija, azioni di influenza e destabilizzazione politica e psicologica usate dal Kgb e dal partico comunista sovietico per favorire l’indebolimento e il collasso dell’occidente capitalistico, e l’espansione del sistema comunista. Discorso ripreso dall’ideologia imperialista di Putin che mischia stalinismo e fascismo con la componente identitaria della Chiesa ortodossa russa. Le tecniche sono le stesse: operazioni palesi e occulte di propaganda; reclutamento di agenti di influenza, inseriti in politica, media, università, aziende. Finanziamento di partiti comunisti e della sinistra anti-sistema, anti-euro, anti-Nato; uso di milizie come la Wagner; l’appoggio al terrorismo di sinistra, etnico, separatista; operazioni brutali delle forze speciali come l’assassinio dei dissidenti in patria e all’estero, e i sabotaggi”, prosegue lo studioso.  “Infine l’uso della storia e della cultura come armi, in particolare con soggetti giovani e ancora ‘intellettualmente vergini’, in cui piantare il seme anti-democratico attraverso organizzazioni non governative e sedicenti pacifisti, quelli che dicono all’Ucraina di arrendersi; e anche, certamente, attraverso la diffusione di una versione distorta della storia nei libri di scuola, in cui leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace mentre gli Stati liberati dalla caduta dell’Urss sono oggi in preda a nazionalisti spietati”, dice all’Adnkronos Di Pasquale, che con i materiali raccolti da Irina Cascei sta preparando un paper scientifico, come quello inserito nel libro della Columbia University uscito nel 2021 sui fiancheggiatori della Russia nelle democrazie liberali.  “Finché non avremo analizzato la questione a fondo, insieme ad altri esperti, non intendo sbilanciarmi in un giudizio su questo o quell’autore, o casa editrice. Ma in questi libri di scuola si insinua l’idea di una guerra civile in Donbas, invece di spiegare che è una guerra per procura, manovrata e decisa dalla Russia con l’obiettivo di destabilizzare e infine annettere l’Ucraina”. E nessuno che citi mai il diritto internazionale violato. “Il caso della Crimea è sconcertante: tutti questi testi danno per scontato che sia “russa” ma nessuno cita il Memorandum di Budapest, con cui nel 1994 l’Ucraina si impegnò a cedere l’arsenale nucleare alla Russia in cambio della garanzia sulla sua sicurezza e integrità territoriale”, conclude Di Pasquale. —[email protected] (Web Info)