(Adnkronos) –
Vladimir Putin cambia il comandante della Marina dopo i flop nel Mar Nero. L'ammiraglio Alexander Moiseev, già a capo della Flotta del Mar Nero, è stato nominato nuovo comandante facente funzione della marina russa. La svolta arriva dopo i duri colpi subiti dalla Russia nelle acque del Mar Nero, dove l'Ucraina ha colpito più volte con i droni marini affondando diverse navi nemiche. L'ultimo bersaglio colpito e affondato da Kiev è la Caesar Kunikov, nave da sbarco russa centrata lo scorso 14 febbraio. L'Ucraina ha rivendicato sinora risultati rilevanti nelle offensive contro la flotta russa, che per Kiev avrebbe perso nel Mar Nero ben 8 navi su 13. La nomina di Moiseev è stata annunciata oggi dai media ufficiali russi dopo che per mesi non era arrivata conferma della notizia della sostituzione di Nikolai Evmenov, dopo cinque anni dalla sua nomina, in seguito alle perdite subite nel conflitto in corso. La nomina di Moiseev è stata citata oggi nelle celebrazioni per la Giornata di marinai di sottomarino a Koranstadt. Nato a Kaliningrad il 16 aprile del 1962, Moiseev ha frequentato l'Istituto Alexander Popov e l'accademia navale Kuznetsov di San Pietroburgo. Per quasi 30 anni ha servito a bordo di sottomarini nucleari. Nel 2011 è stato insignito del titolo di Eroe della Russia. Sette anni più tardi è stato nominato comandante della Flotta del Mar Nero e successivamente comandante della Flotta del Nord. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Russia, Putin cambia: Moiseev nuovo comandante della Marina
Automobilismo, presentata la quarta edizione della Coppa delle Alpi
(Adnkronos) – Presentata oggi la quarta edizione di Coppa delle Alpi, evento che per quest’anno si spingerà oltre la gara invernale di regolarità per auto storiche fino a diventare un Grand Tour di 5 tappe che attraverserà da Est a Ovest l’intero arco alpino, valicando i confini di Italia, Slovenia, Austria, Liechtenstein, Svizzera, Germania e Francia. Parallelamente all’itinerario della gara, 1000 Miglia ha infatti deciso di lanciare il progetto de Il Grande Viaggio Alpino, un percorso di riflessione finalizzato a rappresentare le trasformazioni socioeconomiche, antropologiche e ambientali della macroregione alpina. Per rendere i concorrenti, oltre che protagonisti della competizione sportiva, anche parte attiva del progetto, il numero delle vetture in gara è stato limitato a 30 esemplari ai quali si aggiungeranno 10 equipaggi composti da figure di riferimento sui cinque macro-temi affrontati nelle diverse giornate: agricoltura, artigianato, cultura, energia e turismo. Con il supporto del Consorzio AAster, che ha condotto anche lo studio propedeutico al progetto, in occasione dei pranzi e delle cene in ogni giorno di gara saranno organizzati incontri di approfondimento con le istituzioni locali e i rappresentanti delle best practice del territorio di passaggio. A fianco di 1000 Miglia in questo progetto ci saranno l’Università della Montagna, Fondazione Altagamma e la Regione Valle d’Aosta. La traccia della riflessione sarà costituita da un paper sintetico, canovaccio per il forum conclusivo del 4 Maggio. Partiti da Trieste, dopo le verifiche sportive di domenica 28 Aprile, lunedì 29 gli equipaggi saliranno fino a Kranjska Gora, luogo di pranzo, per proseguire via Tolmezzo fino all’arrivo di tappa a Cortina. Martedì 30 le vetture attraverseranno la Val Badia, sosteranno per il pranzo al Messner Museum di Ripa (Brunico), valicheranno il confine con l’Austria da Innsbruck fino a Seefeld. La terza tappa, Mercoledì 1 Maggio toccherà la Germania a Garmisch, rientro in Italia per il pranzo a Livigno e fine tappa in Svizzera a Saint Moritz. La mattina del 2 Maggio vedrà un break a Vaduz, capitale del Lichtenstein, il pranzo al Museo Svizzero dei Trasporti di Lucerna e l’arrivo in serata a Gstaad. Venerdì 3 sarà il giorno dell’ingresso in Francia e il pranzo a Chamonix per poi raggiungere, dopo oltre 1600 chilometri dal via, il traguardo finale a Courmayeur sede del convegno di Sabato 4. —[email protected] (Web Info)
Occlusione neoplastica al duodeno, intervento innovativo in Toscana
(Adnkronos) – Un paziente con tumore alla colecisti, con un’occlusione del duodeno, è stato sottoposto ad un innovato intervento, il primo in Toscana, di posizionamento di uno stent metallico tra lo stomaco e un’ansa intestinale, che ha consentito al paziente di tornare ad alimentarsi. l'operazione è stata effettuata all'Azienda ospedaliero-universitaria Senese dalla Gastroenterologia ed endoscopia operativa, in collaborazione con l'Anestesia e la rianimazione perioperatoria e le Professioni tecnico sanitarie dell’area radiologia medica "Siamo uno dei pochi centri in Italia – spiega Raffaele Macchiarelli, direttore della Gastroenterologia ed endoscopia operativa – dove è possibile attuare questa metodica alternativa alla chirurgia, in modo da consentire al paziente un minor tempo di ripresa dell’alimentazione, una ridotta degenza ospedaliera e un tasso inferiore di complicanze. Tramite questa tecnica endoscopica riusciamo a creare un’ampia comunicazione intestinale con il posizionamento di una protesi metallica ricoperta tra lo stomaco e il piccolo intestino". La procedura si basa sulla collaborazione multidisciplinare con l’Unità operativa di anestesia e la rianimazione perioperatoria, diretta da Pasquale D’Onofrio, che nell’intervento in questione ha visto la partecipazione del dottor Salvatore Quarta, e con i professionisti dell'Unità Professioni Tecnico Sanitarie area Radiologia Medica, dirigente dottoressa Francesca Luppi. "Nausea, vomito, calo ponderale, malnutrizione e disidratazione – aggiunge Macchiarelli – sono i sintomi tipici della ostruzione meccanica allo svuotamento dello stomaco. Un trattamento immediato di tale condizione è indicato per risolvere la sintomatologia ostruttiva, permette al paziente di riprendere un’adeguata alimentazione e poter così affrontare il delicato percorso di cura della patologia oncologica di base. Questo innovativo intervento va quindi nella direzione del miglioramento di qualità della vita del paziente, possibile grazie all’impegno multidisciplinare messo in campo all’interno del nostro ospedale". —[email protected] (Web Info)
Omicidio Giogiò Cutolo, 17enne condannato a 20 anni di carcere
(Adnkronos) –
Il killer di Giogiò Cutolo condannato a 20 anni di carcere. La sentenza emessa oggi nel processo per l'omicidio di Giovan Battista Cutolo, il 24enne musicista dell'orchestra Scarlatti di Napoli ucciso lo scorso 31 agosto in piazza Municipi, ha portato alla condanna del 17enne accusato di aver sparato: il giovane dovrà scontare il massimo della pena prevista per i minor. Il gup del tribunale per i Minorenni di Napoli, Umberto Lucarelli, ha accolto la richiesta dell'accusa. "Fu un omicidio volontario e senza alcuna motivazione" è stata la ricostruzione dell'accusa, condivisa dal giudice che, con rito abbreviato, ha condannato il giovanissimo imputato. Il giudice aveva rigettato la richiesta di messa alla prova avanzata dall'avvocato Davide Piccirillo per il suo assistito. In aula presenti sia mamma Daniela, insieme all'avvocato Claudio Botti, ma anche i familiari del killer che ha confessato di aver sparato, ma senza intenzione di uccidere. "Almeno è stata rigettata la richiesta di messa alla prova – aveva affermato la mamma di Giogiò, Daniela Di Maggio, uscendo dall'aula – la nostra è solo una richiesta di giustizia altrimenti sarà rivoluzione". —[email protected] (Web Info)
L’indagine, in Italia la medicina narrativa quasi sconosciuta e sottoutilizzata
(Adnkronos) – Grazie a parole o immagini i pazienti riescono a comprendere meglio la propria condizione e i medici possono prendersi cura con più efficacia di molti aspetti della malattia. E' la Medicina narrativa che secondo un’indagine svolta nella community di MioDottore su 224 medici e 2.281 pazienti, rivela però che "la quasi totalità dei pazienti (97%) non sa cosa sia, così come 1 medico su 2 (57%). In sostanza la medicina narrativa non è solo sottoutilizzata, ma praticamente sconosciuta tra i pazienti e in oltre la metà dei medici. Entrambi però concordano su quali siano le barriere alla diffusione di questa metodologia e per quasi tutti dipenderebbero dai medici e non dai pazienti: per il 72% dei medici in primo piano c'è l’esigenza di una formazione specifica e per il 49% la mancanza di tempo; per i pazienti invece al primo posto c'è la mancanza di tempo degli operatori sanitari (55%) e solo per il 30% è una questione di formazione". L'indagine è stata presentata questa mattina a Roma, all’Ara Pacis, nel corso del convegno 'Prevenzione, salute e medicina narrativa in Italia: quali scenari', che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, associazioni dei medici e dei pazienti. Eppure, "sulla carta l'Italia è uno dei paesi pionieri della medicina narrativa, visto che è il primo in Europa ad aver messo a punto linee di indirizzo ufficiali sull'argomento, promosse dall’Istituto Superiore di Sanità, ad aver avviato un progetto di ricerca specifico (Limenar) per mapparne l'utilizzo, oltre che a riunire centinaia di esperti in una società scientifica dedicata, la Simen. La scarsa conoscenza – evidenziano i promotori dell'indagine condotta da Dnm (Digital Narrative Medicine) – non corrisponde però a un disinteresse o a una percezione di scarsa rilevanza. Al contrario, in questa fase di grande trasformazione della sanità, la medicina narrativa emerge come una risorsa prioritaria (86% pazienti, con quasi la metà 48%, che la considera molto importante e 87% dei curanti con il 58% che dice molto importante). Un aiuto per aumentarne l’utilizzo arriva dalle tecnologie digitali per quasi 2/3 di medici e pazienti". “Nei percorsi di presa in carico dei pazienti la condivisione delle esperienze tra il personale medico, il paziente e il suo caregiver, rappresenta un tassello importante per il progresso collettivo nella prevenzione delle malattie, che segna un cambio di paradigma nella definizione dei percorsi di cura, in un’ottica di umanizzazione – spiega Ugo Cappellacci, presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera –. Ruolo della politica deve essere quello di orientare i servizi socio-sanitari e l’assistenza alla cronicità verso forme di sanità sempre più avanzate, partendo dalle opportunità offerte dalla tecnologia, che permette di accorciare le distanze, favorire il dialogo e rappresenta un valido supporto nella definizione di una vera medicina di precisione. Sarà importante chiudere quanto prima la fase delle sperimentazioni e dei progetti pilota nel campo della telemedicina, per programmare e implementare su larga scala programmi di tele-assistenza, tele-consulto e tele-riabilitazione, favorendo un ecosistema interconnesso ed omogeneo su tutto il territorio nazionale”. “La medicina narrativa è una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa – spiega Amalia Egle Gentile, responsabile del Laboratorio di Health Humanities del Centro nazionale Malattie rare dell’Istituto superiore di sanità – La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura, come descritto nelle Linee di Indirizzo che abbiamo pubblicato nel 2015. Con il progetto Limenar, il nostro intento è comprendere se e come le Linee di indirizzo per la medicina narrativa siano state recepite dalle comunità scientifica e associativa, ampliando lo sguardo all’utilizzo delle arti e delle nuove tecnologie e considerando ‘la relazione al centro’, come elemento base della cura”. “I dati generali dell’indagine sono molto interessanti anche per i decisori e le Istituzioni – sottolinea Cristina Cenci, antropologa e fondatrice di Dmn –. Spesso si tende ad enfatizzare i problemi del sistema sanitario e la conflittualità tra medici e pazienti. L’indagine ci aiuta ad andare oltre le polarizzazioni: medici e pazienti hanno una visione condivisa di quanto siano importanti nella cura la qualità della relazione e della comunicazione. La Legge sul consenso informato e sulle Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) stabilisce che il tempo della comunicazione è tempo di cura e su questo i risultati della ricerca ci dicono che c’è totale convergenza tra medici e pazienti. Occorre quindi lavorare meglio sui modelli organizzativi e favorire la formazione. Tra l’altro, per il 42% dei medici incide anche la mancanza di supporto istituzionale e di linee guida chiare”. Un altro dato che deve far riflettere riguarda le opportunità offerte dalla digitalizzazione. “Secondo i dati emersi dall'indagine – prosegue Cenci – medici e pazienti, rispettivamente il 60% e il 58%, ritengono che la telemedicina e in generale le tecnologie digitali siano strumenti che possono facilitare la diffusione della medicina narrativa in Italia. Contro lo stereotipo che vede nella telemedicina un rischio di spersonalizzazione della relazione medico-paziente, i partecipanti allo studio vedono invece grandi potenzialità per introdurre innovazioni, come appunto la medicina narrativa, che favoriscano la relazione medico-paziente e la personalizzazione delle cure”. A prescindere dagli strumenti di cui ci si avvale, la medicina narrativa può produrre grandi benefici sia per i pazienti che per i medici e, di conseguenza, anche per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. “Con la medicina narrativa – spiega Stefania Polvani, presidente della Società italiana di medicina narrativa – migliora l’esperienza di cura per il paziente, favorendo l’aderenza terapeutica e alla prevenzione, e riduce la conflittualità con l’operatore sanitario che, a sua volta, ha la possibilità di elaborare al meglio il carico emotivo della sua professione, riducendo il rischio di burnout”. “La medicina narrativa segna un cambio di paradigma fondamentale, valorizzando l’importanza di una personalizzazione della cura non solo clinica, ma anche psico-sociale, basata su esigenze, bisogni e aspettative di ogni persona – conclude Luca Puccioni, Ceo di MioDottore –. La narrazione del paziente e di chi se ne prende cura è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea, fondata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. Ecco perché abbiamo deciso di ‘indagare’ e consentire a istituzioni, pazienti e medici di migliorare l’approccio a questa importante risorsa, mostrando come la valorizzazione delle storie dei pazienti e del punto di vista di tutti gli attori possano diventare parte integrante di una sanità più equa e sostenibile”. —[email protected] (Web Info)
Jennifer Lopez cancella diverse date tour, pochi biglietti venduti?
(Adnkronos) – Un ritorno deludente? Dopo dieci anni di assenza, Jennifer Lopez ha pubblicato 'This Is Me… Now', un album di 16 tracce che accompagna due film sulla vita della cantante "romantica seriale". A sostegno del suo nuovo album, la popstar ha lanciato un tour di trenta date negli Stati Uniti e tre in Canada, ma i biglietti, secondo la stampa americana, stentano ad esaurirsi. Variety ha esaminato il numero di biglietti ancora disponibili su Ticketmaster, il sito di vendita di biglietti per i concerti, e i risultati sono a dir poco problematici: un mese dopo la messa in vendita, il numero di posti ancora disponibili supera di gran lunga quelli non in vendita (cioè presumibilmente già venduti). Di conseguenza, i produttori di Jennifer Lopez hanno cancellato sette date: Cleveland, Nashville, Raleigh, Atlanta, Tampa, New Orleans e Houston. Non è stata fornita alcuna motivazione ufficiale, la piattaforma afferma semplicemente: "Purtroppo l'organizzatore ha dovuto cancellare il vostro evento. Non è richiesta alcuna azione per ottenere un rimborso". La cantante 54enne ha aggiunto però altre date a Miami (28 e 29 giugno), Toronto (2 e 3 agosto) e New York (16 e 17 agosto), sua città natale e ora ultima tappa del suo tour. La cantante di On The Floor – che ha superato i 531 milioni di ascolti su Spotify – ha registrato il peggior debutto della sua carriera con questo nuovo album. La grande campagna di marketing condotta da Jennifer Lopez e dai suoi team non ha aiutato 'This Is Me… Now' a scalare le classifiche. Quando è stato pubblicato a metà febbraio l'album, che racconta la sua storia d'amore con l'attore Ben Affleck, ha raggiunto soltanto la posizione numero 38 della classifica Billboard. Un ritorno deludente per la cantante che ha avuto cinque album nella top 10 di Billboard. E uno, 'J.Lo', il suo secondo album del 2001, addirittura in prima posizione. L'album 'This Is Me… Now', il tour, il film musicale 'This Is Me…Now: A Love Story' e il documentario 'The Greatest Love Story Never Told' fanno parte di un progetto multimediale autofinanziato da 20 milioni di dollari che ruota, come ha descritto Variety in un recente articolo di copertina, intorno alla vita della Lopez "come romantica seriale", partendo dal suo ricongiungimento con l'attore Ben Affleck, che ha sposato nel 2022 quasi due decenni dopo che la coppia di superstar si era separata una prima volta primi anni 2002, ad un passo dalle nozze. —[email protected] (Web Info)
Su Gaza l’ombra della carestia, l’allarme Onu
(Adnkronos) – Insieme alle bombe, la fame. E mentre la comunità regionale e internazionale preme su Israele perché permetta l'ingresso di più aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, la popolazione dell'enclave fa i conti con quelle che le Nazioni Unite hanno descritto come ''condizioni simili alla carestia''. Ma cosa si intende, esattamente, per carestia? Per capirlo occorre affidarsi a un sistema di cinque livelli di una scala di insicurezza alimentare elaborato da un gruppo di organizzazioni internazionali ed enti di beneficenza noto come 'Integrated Food Security Phase Classification'. Quando si arriva al quinto livello, allora si ha una carestia, mentre al terzo si parla di ''crisi'' e al quarto di ''emergenza''. Le Nazioni Unite e gli esperti della 'Famine Review Committee' affiliata parlano di carestia quando, in una determinata area, almeno il 20 per cento delle famiglie si trova a dover affrontare una mancanza di cibo estrema, almeno il 30 per cento dei bambini soffre di malnutrizione acuta e due persone ogni 10mila muoiono ogni giorno a causa della fame o per malattie in qualche modo riconducibili alla mancanza di una alimentazione adeguata. Per capire se nella Striscia di Gaza sia in corso una carestia occorre tornare alla fine dello scorso anno quando funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che circa 377.800 persone, ovvero circa il 17% della popolazione della Striscia di Gaza, dovrebbero essere considerate al quinto livello della scala di insicurezza alimentare. Ciò significa che si trovavano ad affrontare le stesse condizioni delle persone che vivevano in aree precedentemente dichiarate zone di carestia. Come poteva essere la Somalia nel 2011 o il Sud Sudan nel 2017. L'''uso di una definizione concordata'' di carestia ''è uno sviluppo abbastanza recente. Prima del Duemila, non avevamo una definizione tecnica'', ha spiegato al Washington Post via mail Paul Howe, direttore del Feinstein International Center presso la Tufts University ed ex funzionario del World Food Program. A renderla necessaria sono state le preoccupazioni che ''la mancanza di una definizione condivisa potesse rinviare le risposte umanitarie, rendere difficile stabilire le priorità delle risorse nei diversi contesti e complicare gli sforzi per scoraggiare future carestie'', ha precisato Howe. Tuttavia la dichiarazione di carestia, fatta dal governo locale o da un alto funzionario delle Nazioni Unite nella zona, non comporta obblighi vincolanti. In ogni caso, serve come un modo per aumentare la consapevolezza globale sulla gravità di una crisi alimentare. Oltre alla carestia, ci sono la ''fame'', la ''malnutrizione'' e ''l'inedia''. Per ''fame'' si può intendere una condizione di breve o anche lungo termine. Una persona può avere fame se non mangia per tutto il giorno, mentre un bambino può avere fame se ha saltato i pasti o se ha avuto poco cibo per un lungo periodo di tempo, come spiega Catherine Bertini, professore emerito di Affari internazionali presso la Syracuse University. Invece la ''malnutrizione è quando si ha una cattiva alimentazione – prosegue Bertini – Una persona può essere malnutrita sia perché mangia troppo cibo non salutare, sia perché non ha abbastanza cibo con cui sfamarsi''. Invece ''l'inedia'' è un processo che porta alla morte nel caso in cui qualcuno non abbia calorie a sufficienza o una dieta equilibrata, precisa. ''Quindi la fame può diventare malnutrizione grave che porta all'inedia, che a sua volta porta alla morte. Quando le morti si registrano in una determinata popolazione, in particolare nei bambini, a causa dell'inedia, allora potrebbe trattarsi di una carestia'', spiega al Washington Post. Ed è quello che starebbe affrontando la popolazione della Striscia di Gaza che, come hanno rilevato le Nazioni Unite, soffre di una grave carenza di cibo. Dall'inizio della rappresaglia israeliana il 7 ottobre, le spedizioni quotidiane di cibo e di aiuti sono scese molto al di sotto dei 500 camion di forniture necessari ogni giorno per soddisfare i bisogni di base dei due milioni di palestinesi che vivono nell'enclave. Si parla di una ventina di camion di aiuti in sette giorni a febbraio, con un solo record di 300 camion il 28 novembre. Per gli aiuti si guarda ora al mare, dove sabato è approdata la prima nave di Open Arrms e World Central Kitchen, mentre una seconda è pronta a salpare da Cipro. ''Il problema è che la carestia, come anche la risposta ad essa, è diventata una questione politica. Dichiarare la carestia porrebbe fine alle condizioni che la determinano? No. La guerra è la causa della carestia, e finché continua, lo sarà anche la fame'', ha affermato Tylor Brand, professore di Studi sul Vicino e Medio Oriente al Trinity College di Dublino in Irlanda. La prima volta che, basandosi sul quinto livello di insicurezza alimentare, le Nazioni Unite hanno definito tecnicamente un Paese colpito dalla carestia è stato nel luglio del 2011, la Somalia. Almeno 250mila persone, la metà delle quali con meno di cinque anni, sono morte a causa della carestia, secondo quanto riportò il Washington Post. In alcune zone della Somalia, i bambini con meno di cinque anni morti ogni giorno superava i sei ogni 10mila, secondo l'allora funzionario dell'Onu Mark Bowden. Nel febbraio del 2017 l'Onu ha dichiarato una carestia in Sud Sudan, dicendo che 100mila persone soffrivano di inedia. La peggiore crisi alimentare nella storia moderna dell'umanità è stata la carestia del 1959-61 in Cina dove morirono oltre 20 milioni di persone, secondo stime del governo di Pechino. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Insulti razzisti tra giocatori, da Mawuli a Obi i precedenti sul campo
(Adnkronos) – L'episodio del presunto insulto razzista rivolto dal difensore dell'Inter Francesco Acerbi al napoletano Juan Jesus non è una vicenda isolata nel mondo del calcio italiano, anche se i casi di razzismo tra colleghi calciatori sono decisamente più rari rispetto agli insulti di matrice razziale rivolti dal pubblico ai giocatori quasi sempre della squadra avversarie. Ci sono stati due precedenti nei campi da calcio del nostro Paese. Poco più di tre anni fa, esattamente il 17 gennaio 2021, durante Sambenedettese-Padova, gara valida per la 19/a giornata del girone B di Serie C, Shaka Mawuli, centrocampista ghanese della squadra marchigiana, ha denunciato insulti razzisti da parte di Claudio Santini, attaccante del club veneto. Dopo la denuncia da parte del direttore tecnico della Samb, Giovanni Improta, la Procura della Figc ha aperto un'inchiesta, che si è chiusa qualche mese dopo, anche perché non c'erano immagini televisive, con la squalifica di 10 giornate per Santini. Meno di un mese prima, il 22 dicembre 2020, nel corso del match di Serie B fra Pisa e Chievo l’attaccante dei toscani Michele Marconi si è rivolto verso il centrocampista dei clivensi Joel Obi, con le parole, 'la rivolta degli schiavi'. Anche in quel caso la Procura federale ha aperto un'indagine che ha portato al deferimento di Marconi e poco dopo a una squalifica di 10 turni. —[email protected] (Web Info)
Cardiomiopatie per 350mila italiani, ‘roadmap’ per cure e assistenza migliori
(Adnkronos) – Diagnosi precoce e screening familiare, gestione integrata del paziente fra specialisti, semplificazione ed efficientamento dei percorsi assistenziali, promozione di informazioni da fornire ai pazienti, aggiornamento degli operatori sanitari e definizione di una Rete nazionale delle cardiomiopatie. Sono questi gli obiettivi da raggiungere per migliorare il percorso di cura e assistenza per i pazienti colpiti dalle varie forme di cardiomiopatia. Patologie gravi, che in Italia interessano in totale oltre 350mila pazienti. E’ quanto emerge dal Report italiano sulle cardiomiopatie presentato oggi al Senato. Si tratta di una “road map” stilata da un gruppo di lavoro composto da clinici e rappresentanti dei pazienti con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste malattie e garantire che ricevano la giusta attenzione da parte dei decisori del sistema sanitario. L’iniziativa rientra nel progetto Cardiomyopathies matter, promosso da Bristol Myers Squibb a livello europeo e ora anche in Italia. “Le cardiomiopatie coinvolgono il muscolo cardiaco e sono ancora ampiamente sottodiagnosticate – afferma Iacopo Olivotto, responsabile del Centro interaziendale di innovazione e ricerca per la diagnosi e cura delle cardiomiopatie Azienda ospedaliera universitaria Careggi e Meyer di Firenze – Si distinguono in dilatative, ipertrofiche, aritmogene e restrittive e tutte provocano una forte riduzione dell’efficienza del cuore che non riesce più a pompare il sangue. Possono essere caratterizzati da una crescita anomala, o da un ispessimento del muscolo cardiaco, oppure da una perdita di elasticità di quest’ultimo. Le complicanze sono molto severe e includono lo scompenso cardiaco o lo sviluppo di aritmie importanti, come la fibrillazione atriale e le aritmie ventricolari che in alcuni casi possono essere fatali. Possono presentarsi a tutte le età, ma spesso coinvolgono la popolazione più giovane e nelle forme più severe anche i bambini”. Il documento "vuole essere un piano d’azione nazionale per soddisfare le sempre maggiori esigenze dei pazienti e anche dei medici – prosegue Franco Cecchi, presidente Aicarm Aps– Associazione italiana cardiomiopatie – La diagnosi di cardiomiopatia è un ‘terremoto” che spesso sconvolge chi ne è affetto e i suoi familiari. Questo si verifica in particolare se la scoperta della malattia avviene in età adolescenziale o giovanile. Riteniamo di assoluta priorità la gestione integrata fra gli specialisti e una maggiore promozione delle informazioni da fornire ai pazienti nonché l’aggiornamento degli operatori sanitari. Di particolare aiuto possono essere le nuove tecnologie come, per esempio, l’utilizzo dei device wearable per un accurato monitoraggio domestico dei valori cardiaci. Attraverso la telemedicina è possibile, inoltre, ottenere una lettura più veloce e immediata dei risultati degli Ecg da parte del personale medico”. “Vi sono all’orizzonte delle sfide che il nostro sistema sanitario nazionale deve affrontare – sottolinea Matteo Pinciroli, presidente del Consiglio dei pazienti affetti da cardiomiopatia, Global Heart Hub -. Per esempio, l’erogazione di servizi di imaging avanzato e dei test genetici è oggi imprescindibile nel percorso assistenziale e dovrebbero essere garantiti in tutti i centri di riferimento. Tuttavia, la risonanza magnetica cardiaca rimane ancora oggi sottoutilizzata e solo il 40% dei pazienti la esegue regolarmente. Una carenza che andrà colmata nei prossimi anni, anche perché sono esami sempre più raccomandati dalle linee guida internazionali”. Le cardiomiopatie possono portare allo scompenso cardiaco, terza causa di ricovero ospedaliero nel nostro Paese. Contribuiscono perciò ad una spesa stimata per l’intero servizio sanitario nazionale di oltre 650 milioni di euro l’anno. “Oltre ad essere potenzialmente fatali, determinano un grande impatto in termini di qualità di vita dei pazienti – aggiunge Gianfranco Sinagra, direttore del Dai Cardiotoracovascolare dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asu GI) e presidente eletto della Società italiana di cardiologia – La cardiomiopatia ipertrofica è la forma più frequente e solo in Italia si stimano oltre 100mila casi, probabilmente solo un terzo dei quali attualmente diagnosticati”. Sono patologie a trasmissione ereditaria quindi i membri della famiglia necessitano di un’adeguata valutazione nel corso del tempo. Anche per questo presentano caratteristiche peculiari, rispetto alle altre malattie cardiovascolari e necessitano di un percorso di cura mirato. La diagnosi è ancora spesso tardiva, anche se può essere sospettata, in alcuni casi, attraverso semplici esami come l’elettrocardiogramma e un’accurata anamnesi individuale e familiare, normalmente eseguiti durante le visite mediche sportive, con un ecocardiogramma o nell’ambito degli screening familiari di soggetti accertati. Sul fronte delle terapie si registrano negli ultimi anni importanti novità, soprattutto per la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, di cui in Italia si stimano oltre 11mila casi diagnosticati. Le malattie cardiovascolari rappresentano ad oggi “la principale causa di morte nel nostro Paese – prosegue la senatrice Elena Murelli, presidente dell’intergruppo parlamentare malattie cardio cerebro vascolari -. Tra queste le cardiomiopatie possono portare allo sviluppo di aritmie, scompensi cardiaci e morti improvvise, soprattutto giovanili. A livello nazionale, stiamo già lavorando per aumentare l’attenzione su queste patologie. Il progetto ‘Cardiomyopathies Matter’ rappresenta uno strumento chiave sia per informare l’opinione pubblica e al contempo ispirare i lavori dell’intergruppo parlamentare che sono lieta di presiedere”. “Da oltre 60 anni, Bristol Myers Squibb è all’avanguardia nella lotta contro le malattie cardiovascolari. Siamo orgogliosi di poter collaborare con alcuni tra i migliori esperti clinici italiani nonché i rappresentanti delle Istituzioni e dei pazienti per informare su un gruppo di malattie cardiache che meritano maggiore attenzione – conclude Regina Vasiliou, General Manager di Bms Italia – È importante lavorare tutti insieme per una diagnosi precoce e un efficientamento dei percorsi assistenziali dei pazienti. La presentazione, oggi, di questo report vuole essere un primo passo verso un miglioramento generale dell’intero percorso di cura e di convivenza con la patologia”. —[email protected] (Web Info)
Arriva Equinozio di Primavera e torna la bella stagione
(Adnkronos) – Scatta domani, 20 marzo, l'equinozio di primavera del 2024 che accade alle 4.07 ora italiana (alle 03,07 Gmt), un passaggio che apre definitivamente le porte alla bella stagione. Dal punto di vista astronomico questo passaggio fa iniziare ufficialmente la primavera nell'emisfero boreale e rappresenta l'altro momento dell'anno – insieme all'equinozio d'autunno del 22 settembre prossimo – in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Domani il giorno avrà infatti 12 ore di luce e 12 ore di buio. Gli equinozi accadono quando nessuno dei due emisferi terrestri è inclinato verso il Sole e, per questo, il Sole si trova esattamente perpendicolare all'equatore, evento che vede tutti e due gli emisferi ricevere la stessa quantità di luce solare. Dopo l'equinozio di primavera, uno dei due emisferi – quello boreale a marzo e quello australe a settembre – si inclina verso il Sole, facendo sì che quell'emisfero abbia più ore di luce, grazie al Sole che sorge ogni giorno un po' prima e tramonta ogni giorno un po' dopo. L'Istituto Nazionale di Astrofisica ricorda che l'origine etimologica del termine Equinozio viene dal latino aequa-nox, appunto notte uguale, e indica che in un dato giorno la durata del periodo diurno e di quello notturno sono uguali. L'Inaf sottolinea inoltre che dal punto di vista astronomico gli equinozi, così come i solstizi, coincidano con precise posizioni della Terra nel suo moto di rotazione intorno al Sole e questo vuol dire, in termini pratici, che la definizione astronomica degli equinozi ha non solo un giorno, ma anche un orario preciso e quest'anno sarà domani 20 marzo, alle ore 4,07 ora italiana, le 03,07 Gmt.
L'equinozio però non identifica un intero giorno ma solo un istante in cui il Sole attraversa l'equatore celeste, da qui l'esigenza degli astronomi di definire un'orario ben preciso che scandisce il passaggio e l'ingresso della primavera che avviene solo nell'emisfero boreale, mentre nell'emisfero australe accade il contrario: inizia l'autunno. Con il ritorno della primavera anche quest'anno arriva la "Settimana aperta Inaf", sette giorni nei quali l'Istituto nazionale di astrofisica apre le porte dei suoi osservatori e istituti di ricerca in tutta Italia per accogliere il pubblico e condividere le meraviglie dell'universo. L'iniziativa, partita lunedì 18 marzo, va avanti fino a domenica 24 marzo e celebra così anche l'Equinozio di primavera di mercoledì 20 marzo. L'equinozio di primavera, indica l'Inaf, è legato all'inclinazione di 23°27′ dell'asse terrestre rispetto al piano orbitale del pianeta, e questo è anche il motivo alla base della durata variabile di giorno e notte e dell'alternarsi delle stagioni. Inoltre la diversa inclinazione dei raggi solari crea le condizioni climatiche che caratterizzano ciascuna di esse. Gli astronomi dell'Inaf segnalano che il cielo di marzo è dominato dalla figura del Leone e dall'asterismo del Grande Carro. La Via Lattea invernale si sposta sempre più verso occidente, lasciando il posto ad un'area con bassa densità di stelle. Orione e Cane Maggiore sono sempre più basse sull'orizzonte, sostituite a sud dalla costellazione del Leone, la cui presenza indica l'arrivo prossimo della primavera, e dall'Idra, quest'ultima tanto grande quanto poco appariscente. Rasente l'orizzonte meridionale, si intravedono alcune stelle appartenenti alla costellazione australe delle Vele, una volta parte della grande costellazione della Nave Argo. Ad est, sono evidenti due stelle luminose: una, dal colore rosso arancio vivo, è Arturo, nella costellazione del Boote; più a sud, Spica, la stella più brillante della Vergine, costellazione in cui è possibile osservare un grandissimo numero di galassie in virtù della presenza entro i suoi confini dell'omonimo ammasso galattico. Queste due stelle, insieme con Denebola (β Leonis), costituiscono l'asterismo del Triangolo di Primavera. A nord, il Grande Carro si mostra a pochi gradi dallo zenit, disposto 'capovolto' alle latitudini italiane; sempre osservabili, basse sull'orizzonte nord, le due figure di Cefeo e Cassiopea. Verso ovest, domina ancora la figura di Orione e dei Gemelli, la stella Sirio e la costellazione del Toro. Osservando il cielo oltre le prime ore della notte, sarà inoltre visibile a nord-est la brillante stella Vega, che sarà dominante nei prossimi mesi estivi e inizio-autunnali. Tornando infine al momento dell'Equinozio l'asse terrestre è inclinato di 23°27′ rispetto alla perpendicolare al piano orbitale e anche l'equatore celeste, cioè la proiezione dell'equatore terrestre nella sfera celeste, è inclinato di 23°27′ rispetto al piano orbitale. Questo significa che il Sole, man mano che la Terra si muove lungo la sua orbita, si trova sopra o sotto l'equatore celeste. I due equinozi – di primavera e di autunno – rappresentano i momenti in cui il Sole attraversa l'equatore celeste nel suo moto apparente durante l'anno, nei due equinozi il Sole raggiunge lo zenit all'equatore. Ai due Tropici i raggi solari raggiungono un'altezza di 66°33′ rispetto all'orizzonte, e ai Circoli Polari di 23°27′. Starwalks.space riferisce che nell'emisfero boreale, l'equinozio di primavera cade solitamente tra il 19 ed il 21 marzo e che in questo secolo 78 equinozi saranno il 20 di marzo, mentre solo due di essi cadranno il 21 del mese: i restanti 20 equinozi si verificheranno il 19 marzo. Nell'emisfero australe, invece, le date dell'equinozio di primavera variano dal 21 al 24 settembre. Nel ventunesimo secolo, avremo 76 equinozi che cadranno il 22 settembre, mentre il prossimo equinozio che si verificherà il 24 del mese sarà nel 2303. Nell'emisfero Nord gli Equinozi sono così scanditi: il 2024 il 20 marzo alle 03:07 Gmt; nel 2025 il 20 marzo alle 09:02 Gmt; nel 2026 il 20 marzo alle 14:46 Gmt; nel 2027 il 20 marzo alle 20:25 Gmt; nel 2028 il 20 marzo alle 02:17 Gmt. Le date nell'emisfero sud saranno: 2024: 22 settembre alle 12:44 Gmt; 2025: 22 settembre alle 18:20 Gmt; 2026: 23 settembre alle 00:06 Gmt; 2027: 23 settembre alle 06:02; Gmt 2028: 22 settembre alle 11:45 Gmt. —[email protected] (Web Info)












