(Adnkronos) –
Una zona cuscinetto, tra la Russia e l'Ucraina, è l'unico modo per proteggere il territorio controllato da Mosca dagli attacchi provenienti da quello ucraino. E' lo scenario che Vladimir Putin, a urne chiuse dopo le elezioni in Russia, ha delineato nel primo discorso da presidente rieletto. Il quadro è stato ribadito dal suo portavoce Dmitry Peskov nel briefing quotidiano. Perché mentre la comunità internazionale continua a esprimere preoccupazione e invia sostegno all'Ucraina perché possa difendersi dall'aggressione russa ormai al terzo anno, il Cremlino si concentra sugli attacchi a Belgorod e parte dalla regione al confine per ampliare lo sguardo sulla sicurezza dell'intera Russia. ''E' possibile che, visti i tragici eventi in corso, prima o poi saremo costretti a creare una 'zona cuscinetto', una zona di sicurezza che sarà abbastanza difficile da superare con i mezzi di distruzione utilizzati dal nemico'' ucraino, ha affermato Putin. Senza entrare nei dettagli, il presidente russo rieletto ha auspicato un'area talmente grande da impedire alle armi di fabbricazione straniera fornite a Kiev di poter raggiungere la Russia. Il progetto è stato rilanciato da Peskov proprio dopo i nuovi attacchi lanciati anche oggi dalle forze armate ucraine contro Belgorod e che, secondo il governatore Vyacheslav Gladkov, hanno causato la morte di due persone e il ferimento di quattro. "Devono essere adottate misure per proteggere questi territori dagli attacchi condotti con droni ucraini e dai bombardamenti sul nostro territorio'' dove vengono colpiti ''strutture pubbliche ed edifici residenziali'', ha detto il portavoce del Cremlino. Questi territori, ha specificato, ''possono essere messi in sicurezza solo creando una sorta di zona cuscinetto in modo che siano fuori dalla portata di qualsiasi mezzo utilizzato dal nemico per colpirci''. Non è chiaro quanto si estenderebbe la zona cuscinetto immaginata dal Crenlino, né se coinvolgerebbe la regione ucraina di Kharkiv che confina con quella di Belgorod. Nel febbraio del 2022, proprio dopo l'inizio dell'aggressione voluta da Putin, le forze armate russe tentarono di conquistare l'oblast di Kharkiv, ma furono respinte in una controffensiva ucraina andata avanti fino a settembre di due anni fa. Ora, Kharkiv potrebbe tornare nel mirino di Mosca che, secondo esperti e analisti, in estate potrebbe tentare una nuova spallata. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Russia, Putin pensa a ‘zona cuscinetto’ con Ucraina: il piano
Caso Regeni, pm: “Ecco i 10 punti che inchiodano gli 007 egiziani”
(Adnkronos) – Sono dieci i punti che 'inchiodano' i quattro 007 egiziani accusati del sequestro, tortura ed omicidio di Giulio Regeni. A illustrarli oggi in aula è stato il Procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, davanti ai giudici della Corte d’Assise nel processo per la morte del ricercatore friulano nel 2016, chiedendo anche di acquisire gli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta. Tra i dieci elementi probatori definiti "decisivi" a carico degli imputati ci sono i video di sorveglianza della fermata della metropolitana del Cairo dove Giulio venne rapito, in cui mancano proprio i dieci minuti in cui il ricercatore friulano fu prelevato; il computer portatile di Regeni, con all’interno una "miniera di dati’" che hanno fornito elementi utili sul movente, così come i tabulati telefonici. Infine ci sono i tentativi di depistaggio da parte delle autorità egiziane, dal movente sessuale, alla rapina e quello "più grave", il ritrovamento dei documenti del giovane in una abitazione collegata ad una banda di criminali poi uccisa dalle forze dell’ordine egiziane. "Il quadro complessivo che è emerso è quello di una ragnatela che piano piano, tra il settembre del 2015 ed il 25 gennaio del 2016, si è stretta attorno a Regeni da parte degli imputati. Ragnatela creata sia attraverso l'acquisizione del passaporto a sua insaputa, perquisizioni in casa in sua assenza, pedinamenti, fotografie e video, sia attraverso le persone 'amiche' che Regeni frequentava le quali riferivano, in tempo reale, agli imputati dei loro incontri con l'italiano", ha detto in aula il procuratore aggiunto di Roma, illustrando la lista dei testimoni da ascoltare nel procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani. "A seguito di questa attività gli imputati si sono erroneamente conviti che Regeni fosse una spia inglese, mandata per fornire finanziamenti i sindacati vicini ai Fratelli musulmani", ha aggiunto Colaiocco. Fra la lista dei testimoni depositata compaiono tra gli altri i nomi del presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah al-Sisi, l'ex premier Matteo Renzi e l'ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, Marco Minniti, ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, tre capi dei servizi segreti che si sono succeduti nel tempo e l'allora segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni. "Lo diciamo sin da ora: servirà un proficuo lavoro del Ministero degli Esteri che dovrà suscitare la collaborazione delle autorità egiziane. Solo la polizia egiziana, infatti, può notificare gli atti e dare il via libera per ascoltare a processo i 27 testimoni inseriti nella nostra lista e che vivono in Egitto. Questa collaborazione sarà fondamentale per una compiuta ed esaustiva ricostruzione dei fatti", ha detto in aula Colaiocco. —[email protected] (Web Info)
Tumori, in Italia primo e unico Adc verso CD19 per linfoma diffuso a grandi cellule B
(Adnkronos) – E' stato approvato dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il rimborso di loncastuximab tesirine, primo e unico coniugato anticorpo-farmaco (Adc) mirato verso il CD19, come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) e linfoma ad alto grado a cellule B (Hgbl) recidivanti o refrattari, dopo due o più linee di terapia sistemica. Lo comunica Sobi ricordando che nell'aprile 2021 l'Agenzia statunitense Fda aveva concesso l'approvazione accelerata a loncastuximab tesirine, come trattamento in monoterapia per pazienti adulti con Dlbcl recidivato o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica, e nel dicembre 2022 il farmaco aveva ricevuto l'approvazione da parte dell’Agenzia europea (Ema) per la medesima indicazione. I linfomi – ricorda una nota – sono un gruppo di tumori maligni del sangue caratterizzati da una crescita anomala dei linfociti (cellule del sistema immunitario che in condizioni normali ci proteggono da infezioni e tumori). Si distinguono il linfoma di Hodgkin e il linfoma non Hodgkin. Il Dlbcl è il tipo di linfoma non Hodgkin più frequente tra gli adulti. L'incidenza a livello mondiale è di circa 150mila persone e 36mila in Europa. In Italia, si stimano 4mila casi. Tra questi pazienti, circa il 40% è refrattario alle terapie o va incontro a recidiva dopo aver mostrato una risposta completa. Il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni è del 64%. La malattia generalmente si manifesta in persone con età superiore ai 60 anni, l'incidenza aumenta con il passare degli anni e l'età mediana alla diagnosi è compresa tra 64 e 74 anni. "Il linfoma diffuso a grandi cellule è la forma più frequente di linfoma nei Paesi occidentali – spiega Carmelo Carlo-Stella, professore ordinario di Ematologia all'Humanitas University, che ha partecipato allo studio registrativo del nuovo farmaco – A causa della sua natura aggressiva la prognosi può essere infausta, in particolare nei pazienti molto pretrattati o con malattia refrattaria e recidivata, ovvero in quei pazienti in cui i trattamenti iniziali non dimostrano di funzionare in modo duraturo. Si tratta di una popolazione di pazienti con un grande bisogno clinico e terapeutico insoddisfatto, per le quali la disponibilità di nuove terapie può davvero fare la differenza, anche in termini di remissione completa di lunga durata". La terapia standard di prima linea è in grado di curare circa i due terzi dei pazienti trattati. Dopo il fallimento della terapia in prima linea, per i pazienti in seconda linea che non sono eleggibili al trapianto di cellule staminali autologhe a causa dell'età, delle co-morbilità o della chemio-refrattarietà, e per tutti i pazienti oltre la seconda linea, l'approccio terapeutico è prevalentemente di tipo contenitivo. L'approvazione regolatoria si basa sui risultati positivi dello studio registrativo di fase 2 Lotis-2, un trial internazionale a braccio singolo, che ha valutato loncastuximab tesirine in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con Dlbcl refrattari alla terapia più recente, e soggetti che avevano ricevuto una precedente terapia cellulare con autotrapianto o Car-T. Lo studio ha arruolato 145 pazienti e ha dimostrato risposte rapide e durature, confermando i dati già osservati nel precedente studio Lotis-1 su altri 139 pazienti con Dlbcl recidivato o refrattario. Nello studio Lotis-2, loncastuximab – somministrato come monoterapia, una volta ogni 21 giorni in regime ambulatoriale – ha indotto una risposta completa nel 24,8% dei pazienti e il 48,3% ha ottenuto una risposta completa o parziale. Tra coloro che hanno ottenuto una risposta completa, l'82,9% ha mantenuto la risposta a 12 mesi. La durata mediana della risposta completa non è stata raggiunta. Il tempo mediano per ottenere una risposta completa è stato di soli 41 giorni. Gli eventi avversi più comuni sono stati neutropenia (riduzione dei globuli bianchi, 40%), anemia (riduzione della conta dei globuli rossi, 26%), trombocitopenia (riduzione della conta piastrinica, 33%) e aumento dell'enzima γGT (gamma glutamil-transferasi, 40%). "I risultati dello studio Lotis-2 hanno dimostrato un significativo beneficio clinico per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante e refrattario – commenta Pier Luigi Zinzani, presidente della Commissione attività formative della Società italiana di ematologia (Sie) e professore ordinario di Ematologia all'Università di Bologna, che ha partecipato allo studio registrativo di loncastuximab tesirine e ha trattato già diversi pazienti nell'ambito dell'uso compassionevole attivo in Italia – Per i pazienti affetti da linfoma Dlbcl recidivato o refrattario, trattati con almeno due precedenti linee di terapia, l'indicazione di loncastuximab permetterà di avere una nuova opzione terapeutica, per la quale è possibile prevedere un beneficio clinico significativo, come provato dai risultati dello studio Loris-2 in termini di remissione completa e di durata della risposta al trattamento. Si tratta dunque di un'opzione che si aggiunge al nostro armamentario terapeutico per questo tipo di linfoma che, grazie anche alla singola somministrazione eseguita a livello ambulatoriale, costituisce un programma estremamente vantaggioso anche dal punto di vista logistico". "L'esperienza maturata con lo sviluppo di loncastuximab nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario dopo almeno due precedenti linee di terapia – conclude Carina Fiocchi, direttore medico Sobi Italia – si è rivelata un'importante innovazione per tanti pazienti anche in Italia e rappresenta il presupposto per il suo ulteriore sviluppo – oggi in corso – anche in fasi più precoci della malattia, con l'obiettivo di aumentare in modo significativo i benefici a lungo termine. Oggi, con questa indicazione, la prima in ambito onco-ematologico, siamo felici di poter ampliare il raggio di azione delle nostre terapie anche verso i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario, fornendo loro una speranza di esiti migliori". —[email protected] (Web Info)
Metalcoop, tra più longeve esperienze di impresa rigenerata da lavoratori in forma cooperativa
(Adnkronos) – Trent’anni di attività. Una lunga storia di successo e una delle più longeve esperienze italiane di impresa rigenerata dai lavoratori in forma cooperativa (Workers buy out-Wbo). Un’impresa competitiva e una ricchezza per la comunità in cui opera. Una storia che inizia nel 1994: la ScatMetal viene travolta dalla crisi del gruppo finanziario che la controlla e un gruppo di lavoratori decide di non arrendersi e diventare protagonista del proprio futuro. Si costituisce la cooperativa che – con il sostegno della Legge Marcora – rileva l’azienda, salva decine di posti di lavoro e riprende la produzione di scaffalature industriali. Sino a diventare uno dei punti di riferimento del settore, attivo non solo in Italia ma anche all’estero. Una storia di lavoratori capaci di rigenerare impresa e creare occupazione, reddito, sviluppo che Metalcoop ha festeggiato oggi a Certaldo (Firenze) incontrando la comunità, amministratori locali, clienti e i partner che, in questi anni, ne hanno supportato la crescita. “Metalcoop – commenta la presidente Gabriella Barsottini – è un caso riuscito di cooperativa di lavoratori che ha avuto un rilevante impatto positivo sul territorio: ha salvato molti di posti di lavoro e ha saputo produrre e distribuire ricchezza, perfino negli anni del Covid. Nei suoi trent’anni, grazie anche al sostegno del socio Cfi, Metalcoop ha sempre investito, rinnovato i suoi impianti, realizzato nuovi prodotti e ampliato i mercati, fino a rendere il fatturato realizzato all’estero ampiamente superiore rispetto a quello derivante dal mercato interno. Oggi Metalcoop è dotata di un codice etico, è impegnata nella sostenibilità, produce e distribuisce ricchezza per soci, dipendenti e il territorio ed è un esempio virtuoso di come si possa utilizzare il sostegno pubblico in modo proficuo per restituirlo moltiplicato alla collettività”. Un’impresa cooperativa di proprietà dei suoi soci lavoratori, accompagnata sin dalla sua nascita dagli strumenti finanziari previsti dalla Legge Marcora e gestiti da Cfi-Cooperazione finanza impresa l’investitore istituzionale, partecipato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, deputato al sostegno finanziario delle cooperative di lavoro e, in particolare, dei Wbo. “Oggi – commenta il presidente di Cfi-Cooperazione finanza impresa, Mauro Frangi – festeggiamo anzitutto il lavoro e il successo dei soci di Metalcoop, persone che si sono unite in una cooperativa per cambiare il corso delle cose, per riemergere dalle difficoltà e costruire in prima persona il futuro. Un’esperienza che ha saputo durare a lungo, innovarsi, conquistare nuovi mercati e risultati positivi perché costruita sulla valorizzazione delle persone, della loro identità, del loro protagonismo e della loro professionalità. Su un modello di impresa cooperativo, partecipativo e responsabilizzante. E, insieme, costatiamo – una volta di più – i buoni risultati che produce la Legge Marcora e gli strumenti finanziari che mette a disposizione dei lavoratori che scelgono, di fronte alla crisi della loro impresa, di ripartire con impegno, collaborazione, fiducia e condivisione di obiettivi comuni. Un modello di intervento capace di mostrare come, attraverso la generazione di un’impresa cooperativa, si possa costruire bene comune e generare valore condiviso". Cfi-Cooperazione finanza impresa ha sostenuto e finanziato, grazie alla Legge Marcora, dal 1986 ad oggi, ben 333 imprese rigenerate dai lavoratori in forma cooperativa (Wbo) che hanno saputo garantire occupazione e continuità di reddito a 11.000 persone. Dal 2011 ad oggi – Cfi ha sostenuto 94 imprese cooperative rigenerate (Wbo), deliberando investimenti complessivi per 49,9 milioni di euro e contribuendo alla continuità dell’occupazione di poco meno di 3.000 persone e realizzano un volume della produzione complessivo superiore ai 500 milioni di euro. Imprese in larga prevalenza manifatturiere ed industriali, distribuite in tutte le regioni del Paese. Pur essendo imprese nate da crisi, talvolta molto profonde, solo 20 di esse (il 21%) ha interrotto l’attività. Una percentuale, cresciuta significativamente a seguito della pandemia Covid19, che rimane, in ogni caso molto più bassa rispetto ai tassi ordinari di mortalità delle piccole e medie imprese italiane. A non superare la sfida del mercato sono state soprattutto le imprese più piccole e, quindi, meno patrimonializzate. D’altro canto, i bilanci delle 74 imprese rigenerate che hanno sin qui avuto successo attestano che, rispetto al momento del loro avvio, hanno incrementato il numero dei loro occupati di ben il 37% e più che raddoppiato il loro valore della produzione. Le risorse finanziarie derivanti dalla Legge Marcora non costituiscono contributi a fondo perduto ma sono rimborsati dalle cooperative beneficiarie entro un periodo massimo di 10 anni. L’investimento delle risorse pubbliche ha generato – oltre all’occupazione e al reddito prodotto dalle imprese e la conservazione di attività e know-how che altrimenti sarebbe andato disperso – un rilevante ritorno per la collettività: il gettito fiscale e i versamenti contributivi assicurati dalle. Imprese beneficiarie è pari a 8 volte le risorse investite. —[email protected] (Web Info)
Metalcoop, De Santis (Forum Wbo): “Nostro obiettivo è diffondere buone pratiche”
(Adnkronos) – “Il Forum Wbo è una organizzazione no profit costituita da Cfi e da 30 imprese cooperative nate attraverso percorsi di Workers by out e di recupero di aziende fallite da parte dei lavoratori. Si propone di diffondere queste buone pratiche, la conoscenza di queste esperienze e anche i meccanismi che potrebbero consentire ai lavoratori di recuperare le loro aziende in presenza di condizioni particolarmente favorevoli e fare operazioni di salvataggio delle imprese, quindi recuperando i posti di lavoro anche sulla base delle esperienze che altre imprese e altri lavoratori hanno realizzato in Italia in questi anni". Sono le parole di Maurizio De Santis, presidente del Forum dell'impresa rigenerata, il forum dei workers buy out intervenuto nella sede di Metalcoop la Cooperativa che oggi festeggia i 30 anni dalla sua nascita. "Nell'ultimo ventennio del secolo scorso quindi dal 1985 al 2000 – ha continuato De Santis – si sono costituiti numerosi workers by out. Io ne ho contati almeno una cinquantina Poi molti si sono conclusi attraverso anche la conclusione del ciclo societario, del ciclo lavorativo, ma si sono conclusi dopo 15 anni, dopo 20 anni, portando comunque alla pensione due generazioni di lavoratori. Altri invece hanno continuato la loro esperienza come Metalcoop che ha iniziato a lavorare nel 94 e che nel 2024 continua a lavorare. Sono esperienze di salvataggio di molti posti di lavoro. Esperienza e ruolo molto positivo, da raccontare". —[email protected] (Web Info)
Metalcoop, Gamberini (Legacoop): “Esempio di successo del quale essere orgogliosi”
(Adnkronos) – “Un grande risultato perché per un'impresa recuperata arrivare a 30 anni di attività è un traguardo importante, ancora di più se pensiamo che questa cooperativa è il frutto di un percorso nel quale i lavoratori si sono uniti su un obiettivo che era quello di ricostituire, ridare vita a un'impresa che era purtroppo arrivata al fallimento”. Sono le parole di Simone Gamberini, presidente nazionale di Legacoop, intervenuto ai festeggiamenti per i 30 anni di Metalcoop la cooperativa di Certaldo (Firenze). "E' un risultato importante – spiega – perché è il frutto di un lavoro di squadra, i lavoratori hanno investito con le loro competenze, le loro risorse, i loro Naspi. Il movimento cooperativo ha investito, mettendo a disposizione le reti di relazioni con le altre cooperative che hanno fornito all'inizio il fatturato necessario per iniziare l'attività. Cfi ha messo a disposizione le risorse economiche, con il capitale che ha consentito anche di patrimonializzare la cooperativa e oggi penso, dopo 30 anni, che si possa fare un bilancio positivo di questo percorso". "L'impresa – avverte – non solo è rinata, è cresciuta, ha saputo imporsi anche sui mercati esteri, ha restituito una parte rilevante del capitale che era stato investito dai soci, in particolare da Cfi, e oggi guarda al futuro pensando a nuovi soci, nuovi mercati, alla possibilità di crescere. Una storia di successo che può essere penso di esempio per molti lavoratori oggi di aziende in crisi che stanno pensando, devono riflettere anche sul loro futuro e su come prendere in mano il loro futuro. Sicuramente MetalCoop è un esempio che possiamo dire è una storia di successo che va raccontata e del quale i soci devono essere assolutamente orgogliosi". —[email protected] (Web Info)
Incidente mortale Casilina, trovato senza vita il quarto uomo a bordo auto rubata
(Adnkronos) – E' stato trovato senza vita, a 300 metri dal luogo dell'incidente avvenuto sabato sera in via Casilina, il quarto uomo a bordo della Bmw rubata che si è ribaltata all’altezza del comune di Segni, al km 52.500, in direzione Anagni-Colleferro, prendendo fuoco subito dopo. Si tratta di un 33enne albanese, connazionale degli altri tre che si trovavano con lui, dei quali solo uno è sopravvissuto, ricoverato all'ospedale di Colleferro. Il suo corpo è stato trovato grazie alla denuncia presentata da una donna che ha detto ai carabinieri di non avere più notizie del compagno, in compagnia delle vittime dell'incidente. —[email protected] (Web Info)
Drone batte ambulanza e il defibrillatore arriva prima
(Adnkronos) – Drone batte ambulanza per soccorrere una persona colpita da arresto cardiaco. In un tragitto di appena 2,5 km arriva 3 minuti e 11 secondi prima, portando a destinazione il defibrillatore e permettendo l'erogazione della prima scarica con un vantaggio di 2 minuti e 11 secondi rispetto al'arrivo dell'ambulanza. Questo aumenta del 20% le chance di salvare il paziente. Sono i risultati certificati nel secondo test di volo che, ieri, ha messo a confronto drone e ambulanza in uno scenario di emergenza, all'interno del progetto sperimentale Seuam (Sanitary Emergency Urban Air Mobility) della Sis118, che prevede, attraverso l'utilizzo di droni iperveloci teleguidati dalle Centrali operative 118, l'impiego dell'aerospazio come via privilegiata per la cardioprotezione della comunità. "I droni arrivano molto più velocemente con un defibrillatore – sottolinea Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis118 – rispetto ai mezzi di soccorso ordinari inviati sulla scena dell'evento dalla Centrale operativa 118, per intervenire su una persona colpita da arresto cardiaco improvviso. Ridurre i tempi significa aumentare le probabilità di salvare vite: non dimentichiamo che si tratta di un flagello epidemiologico che uccide inesorabilmente, ogni ora, almeno 8 italiani, e quasi 60.000 persone l'anno. Almeno il 40% di loro, in qualsiasi fascia di età, può essere salvato senza esiti neurologici invalidanti – rimarca – se riceve, immediatamente dopo l'insorgenza dell’arresto cardiaco, compressioni toraciche ininterrotte (massaggio cardiaco) e, quando indicata, entro i primi 3-4 minuti la scarica elettrica erogata da un defibrillatore". Nel test di ieri ad Altomonte (Cosenza), alla richiesta di soccorso sono stati attivati il drone e l'ambulanza più vicina. A parità di punto di partenza, per raggiungere il paziente nella piazza di San Francesco di Altomonte, l'ambulanza ha dovuto percorrere un tratto stradale di collegamento tra le due aree di 2,5 km circa, mentre per il drone con il defibrillatore la distanza, in linea retta, è di circa 500 metri. "Sul soggetto con l'arresto cardiaco simulato – spiega Balzanelli – il drone è arrivato 3 minuti e 11 secondi prima dell'ambulanza. L'intervallo temporale tra la scarica erogata dal defibrillatore, trasportato dal drone, al paziente e l'arrivo successivo dell'ambulanza è stato di 2 minuti e 11 secondi. Significa che con questa metodologia del soccorso, con questa erogazione precocissima della scarica elettrica del defibrillatore trasportato dal cielo, in un futuro che è già presente, un paziente vero con arresto cardiaco improvviso con ritmo defibrillabile, avrebbe avuto ben il 20% circa di probabilità in più di salvarsi, quindi di tornare pienamente alla vita, rispetto al soccorso con metodologia tradizionale". Il 12 e 13 aprile il drone con il defibrillatore sarà testato in un percorso di volo più lungo, sempre in Calabria, circa 12 km da Lungro ad Altomonte, che in linea d'aria diventano 3,5 km. Prima verrà misurato il tempo impiegato dall'ambulanza dall'attivazione alla prima scarica erogata dal defibrillatore, poi si muoveranno insieme il mezzo e il drone per vedere di quanti minuti viene anticipata la scarica elettrica sul paziente con arresto cardiaco simulato. A prendere i tempi sarà la Società italiana cronometristi. "Abbiamo sempre creduto nella validità scientifica, tecnica, umana e sociale del progetto Seuam – commenta Giampietro Coppola, sindaco di Altomonte, Comune partner della sperimentazione – nella fondata speranza che la sua messa a punto ed entrata in esercizio permetterà, in un futuro ormai prossimo, di salvare migliaia di vite umane in tutto il mondo. E la Calabria, tramite l'esperienza di Altomonte, darà il suo contributo: dal cielo arriverà non più la morte, come nei tanti scenari di guerra odierni, ma la salvezza. La vita". "Sono felice di accompagnare, come imprenditore, la realizzazione di questo rivoluzionario progetto sperimentale – dichiara Carlo Villano Aquilino, amministratore del consorzio aerospaziale campano Caltec – con la prospettiva di promuovere, insieme all'innovazione della ricerca scientifica e della tecnologia al servizio della vita umana, lo sviluppo e l'occupazione di qualità dei giovani talenti del nostro territorio, affinché trovino presso di noi la risposta migliore alle proprie vocazioni professionali e non siano più costretti ad andare altrove". —[email protected] (Web Info)
Metalcoop, Frangi (Cfi): “I suoi 30 anni esempio che dimostra che la legge Marcora funziona”
(Adnkronos) – “I due terzi delle imprese che si costituiscono in Italia non arriva al terzo anno. Dovete essere orgogliosi dei vostri 30 anni, oggi festeggiamo anzitutto il lavoro e il successo dei soci di Metalcoop, persone che si sono unite in una cooperativa per cambiare il corso delle cose, per riemergere dalle difficoltà e costruire in prima persona il futuro". Così il presidente di Cfi-Cooperazione finanza impresa, Mauro Frangi, intervenendo oggi alle celebrazioni dei primi 30 anni di attività di Metalcoop, un’impresa cooperativa di proprietà dei suoi soci lavoratori, accompagnata sin dalla sua nascita dagli strumenti finanziari previsti dalla Legge Marcora e gestiti da Cfi-Cooperazione finanza impresa – l’investitore istituzionale, partecipato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, deputato al sostegno finanziario delle cooperative di lavoro e, in particolare, dei Wbo. "Un’esperienza – spiega – che ha saputo durare a lungo, innovarsi, conquistare nuovi mercati e risultati positivi perché costruita sulla valorizzazione delle persone, della loro identità, del loro protagonismo e della loro professionalità. Su un modello di impresa cooperativo, partecipativo e responsabilizzante. E, insieme, costatiamo – una volta di più – i buoni risultati che produce la Legge Marcora e gli strumenti finanziari che mette a disposizione dei lavoratori che scelgono, di fronte alla crisi della loro impresa, di ripartire con impegno, collaborazione, fiducia e condivisione di obiettivi comuni". "Un modello di intervento – sottolinea – capace di mostrare come, attraverso la generazione di un’impresa cooperativa, si possa costruire bene comune e generare valore condiviso. Cfi-Cooperazione finanza impresa ha sostenuto e finanziato, grazie alla Legge Marcora, dal 1986 ad oggi, ben 333 imprese rigenerate dai lavoratori in forma cooperativa (Wbo) che hanno saputo garantire occupazione e continuità di reddito a 11.000 persone". —[email protected] (Web Info)
Joe Barone resta in terapia intensiva, le sue condizioni
(Adnkronos) – Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone resta in terapia intensiva all'ospedale San Raffaele di Milano dopo il malore accusato domenica mentre era in ritiro con la squadra. Lo fa sapere il club dal suo sito in un aggiornamento sulle sue condizioni di salute. "Acf Fiorentina comunica che il dg Joe Barone rimane ricoverato presso la terapia intensiva cardio-chirurgica dell'ospedale San Raffaele di Milano in condizioni cliniche critiche in conseguenza di un arresto cardiaco extra ospedaliero. Le funzioni vitali sono sostenute da tecniche di supporto meccanico artificiale. Ogni previsione prognostica è attualmente fuori luogo. La famiglia Barone, la famiglia Commisso e tutta la Fiorentina ringraziano il San Raffaele e tutta l’equipe del Professor Zangrillo per l'operato che è stato messo in atto fin dal primo momento", si legge. Barone ha accusato il malore ieri, a poche ore dal match Atalanta-Fiorentina che è stato rinviato a data da destinarsi. Il dirigente è stato soccorso in hotel, portato in ospedale e poi trasferito al San Raffaele. —[email protected] (Web Info)












