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Vita da centenari nella Zona blu. Caccia ai segreti della longevità

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(Adnkronos) – Sono "soprattutto donne" e l'ultimo figlio lo hanno avuto molto tardi. Sono cresciuti e invecchiati a cavallo fra un mondo antico e il benessere portato dalla modernità. In comune hanno "una vita attiva", trascorsa perlopiù "in zone di collina e di montagna". Nei loro piatti c'è "poca carne e tanti ortaggi dell'orto di casa". Eccola la vita di un centenario nella Blue Zone d'Italia, la Sardegna. Anzi, la vita da centenaria, perché dopo i 100 anni è una 'valanga rosa'. A dipingere il ritratto dei super anziani della Penisola, campioni di longevità e di saggezza, è Graziella Caselli, professore onorario di Demografia all'Università La Sapienza di Roma, che ha studiato le popolazioni longeve delle Zone Blu contribuendo a rivelare gli elementi chiave che favoriscono una vita lunga e sana.  "Le Blue Zone devono avere caratteristiche precise, nel mondo sono 5", spiega l'esperta all'Adnkronos Salute in occasione del primo incontro (dedicato ai centenari) del Milan Longevity Summit, che dal 21 al 27 marzo riunirà nel capoluogo lombardo i più noti studiosi mondiali pronti a confrontarsi sul tema della longevità e dell'Healthy Aging. Un evento che prevede più di 40 incontri gratuiti e aperti al pubblico di tutte le età. Una di queste zone blu è in Sardegna. Inizialmente identificata nel Nuorese, con cuore nell'Ogliastra, in una zona di collina e di montagna, studiando le nuove generazioni di over 100 i suoi confini sono stati rimodulati e la patria dei 'Matusalemme' "si è allargata un po' verso Sud e verso Nord, non verso Ovest". Quella sarda è la prima, ripercorre la demografa che ha lavorato con gli scienziati pionieri: "Quando studiavamo i centenari li contavamo e li segnavamo sulla cartina dei Comuni sardi con un pennarello azzurro e blu. Più centenari c'erano più il colore blu aumentava d'intensità. Alla fine abbiamo visto che c'era una zona completamente blu. Perciò è stata chiamata Blue zone".  Si parte proprio da qui, dall'isola tricolore. "Poi di zone blu nel mondo ne abbiamo trovate altre: Okinawa in Giappone – elenca – Nicoya in Costa Rica, Icaria in Grecia, Loma Linda negli Usa". E "ne sta per arrivare un'altra che è nella Martinica francese". Gli scienziati contano i centenari, ma non solo: li 'validano'. Cioè indagano ogni aspetto biografico, ricostruiscono le loro storie. Dai dettagli di queste vite straordinarie arrivano input fondamentali per la ricerca. "Noi abbiamo bisogno di conoscere i loro certificati di nascita – racconta Caselli – la storia del loro stato civile, i certificati di matrimonio e di residenza per vedere se il luogo di nascita è diverso dal luogo dove vivono. I registri parrocchiali sono stati importantissimi per identificare anche eventuali matrimoni tra consanguinei, che dovevano avere una dispensa papale". Questo lavoro certosino è stato mirato anche a capire le caratteristiche del territorio degli over 100. Si è visto che "gli uomini erano pastori o contadini, le donne casalinghe. Vivere su un territorio di collina e montagna significa camminare, fare tanta attività fisica. E questi centenari hanno stili di vita e abitudini alimentari simili, condividono un ambiente sano per aria, acqua e così via". 
Nel piatto degli over 100 poca carne e ortaggi a km 0 –
E' il quadro che emerge dall'indagine demografica. Nella dieta, "oltre a poca carne e tanti ortaggi" a chilometro zero, "ci sono dei formaggi, del latte di capra, di pecora, qualche bicchiere di cannonau". Gli over 100 della zona blu, che si conferma tale anche nelle generazioni successive, "sono mediamente in buona salute". Altro aspetto "a cui nessuno aveva pensato – dice Caselli – è che sono entrati in età senile quando in Italia e in tutto il mondo occidentale è arrivata la rivoluzione cardiovascolare e anche quando è arrivata la sanità per tutti. Quindi alle caratteristiche 'antiche' sommano anche l'effetto positivo di una medicina contemporanea e moderna" e della copertura sanitaria universale "che ha permesso loro di affrontare la vecchiaia in modo migliore".  Caselli ha poi studiato, insieme al team multidisciplinare che comprende biologi, genetisti e altre figure, "tutti i centenari sardi, cioè un campione di over 100 viventi. Sono stati coinvolti 377 comuni della Sardegna per la validazione, i medici di base e un gruppo di camici bianchi dell'università di Sassari che mensilmente li ha visitati. In totale la nostra indagine ha preso in esame circa 200 centenari, oltre 100 donne e meno di 90 uomini. Sono state fatte analisi del sangue per verificare la presenza di eventuali stati morbosi e l'esame del Dna, nel quale i colleghi hanno trovato effettivamente dei marcatori di longevità".  "E' stato interessante – rimarca l'esperta – perché abbiamo preso anche dei gruppi di controllo e abbiamo sempre visto i nostri centenari in relazione al luogo di nascita, al genere. Il confronto è stato fatto con persone che non avevano legami familiari di parentela, nate nello stesso luogo, più o meno nelle stesse settimane, perché secondo la letteratura scientifica anche il mese di nascita influisce sulla longevità". I mesi teoricamente propizi? "Credo siano quelli invernali-primaverili", sorride. I ricercatori hanno analizzato dunque, a mo' di confronto, i 'centenari mancati'. Circa 500 tra 85-95enni e anche 60-70enni, "morti prima" di raggiungere quota 100. "Questo è il controllo più interessante perché ti dice se ciò che stai studiando ha senso o no per la longevità. Cosa abbiamo scoperto? Niente di significativo per gli uomini", anticipa. "Abbiamo analizzato ogni aspetto, indagando anche nelle linee di parentela, sulla fecondità delle madri. Abbiamo 25mila genealogie familiari. Di significativo c'era la trasmissione della longevità per via materna", da donna a donna: gli esperti hanno visto nonne, madri e figlie longeve.  
L'elisir di lunga vita di madre in figlia – E i genetisti hanno subito concentrato la loro attenzione sul Dna mitocondriale, che è di origine materna. "Noi invece abbiamo ragionato sul fatto che una madre trasmette alla figlia anche abitudini e stili di vita", approfondisce Caselli. Perché una lunga vita non è solo questione di geni. C'è di più. Altri segni particolari? "Rispetto a chi è morto prima dei 100 anni le nostre centenarie hanno avuto un padre più giovane, che ha potuto mantenerle più a lungo, hanno avuto anche 4-5 figli, l'ultimo dei quali dato alla luce alle soglie della menopausa, quindi frutto di una fecondità tardiva. E in relazione a tale caratteristica ricorrente, al di là del valore biologico di questo dato, abbiamo osservato che i centenari spesso non vivono in Rsa, ma sono quasi sempre a casa della figlia o del figlio ultimi nati, 50enni che possono essere a lungo validi caregiver" per i loro super anziani di famiglia.  Questo si ricollega al tema generale del benessere. "Avere una buona pensione, potersi pagare una badante, porta a longevità", ragiona l'esperta. Insomma, l'elisir di lunga vita non è uno solo. "Non c'è una ricetta, un segreto di longevità, ce ne sono tanti". E gli esperti per scoprirli hanno dato ognuno il loro contributo. "Noi demografi – riporta Caselli – per esempio abbiamo fatto notare che la Blue Zone dei centenari sardi corrispondeva alla Blue Zone della bassa mortalità per malattie cardiovascolari. I biologi sono tornati ad analizzare le analisi del sangue e hanno trovato che i loro processi infiammatori erano bassi". Altro esempio: "Dai questionari spiccava il fatto che molti over 100 avevano avuto la malaria". Analizzando a livello molecolare questi sopravvissuti, "si è identificato un marcatore di longevità. Sono molti i risultati ottenuti da questi studi", per avvicinare il sogno di decifrare il codice dell'eternità.  —[email protected] (Web Info)

Cronaca nazionale/ Sfida alla ‘roulette russa’, ragazzo si spara alla testa: non è in pericolo di vita

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FOTO DI REPERTORIO

Un gesto folle ed irresponsabile, che lascia senza parole.

I carabinieri sono giunti all’ospedale di Pozzuoli per un 19enne ferito alla tempia per un proiettile incastrato che sporgeva dal cranio, esploso con una pistola a salve modificata. A premere il grilletto lo stesso 19enne, mentre sfidava un giovane amico, minorenne, alla “roulette russa”.
I due sono stati identificati e sono stati denunciati per detenzione abusiva e ricettazione di arma alterata. Sequestrata la pistola, rinvenuta in una campagna di Frattamaggiore, su indicazione degli stessi ragazzi.

Il ragazzo non è in pericolo di vita.

Foto di repertorio

Malattie rare, Arzenton (Avec): “Continuare a fare rete tra medici e pazienti con emofilia”

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(Adnkronos) – "Giornate come questa sono importantissime per continuare a creare rete tra pazienti e medici, e per fare il punto sulle novità terapeutiche e di gestione della malattia che in questi ultimi anni hanno fatto passi da gigante, sia per i pazienti che per i clinici". E' il commento di Matteo Arzenton, presidente dell'Associazione veneta per l'emofilia e le coagulopatie (Avec), a margine della tappa padovana del progetto 'Articoliamo – Lo sai che?', un'iniziativa patrocinata da FedEmo, la Federazione delle associazioni emofilici, realizzata grazie all'azienda biofarmaceutica multinazionale Sobi e promossa dalle associazioni del Triveneto: Associazione bambini e giovani con emofilia e altre coagulopatie, Avec e Libera associazione genitori ed emofilici del Veneto. I pazienti con emofilia, oltre 5mila in Italia secondo l'ultimo Rapporto Istisan dell'Istituto superiore di sanità, "necessitano di un follow up contino", ha spiegato. "L'emofilia è una malattia cronica – ha ricordato – che ha bisogno di un approccio multidisciplinare e cure a 360 gradi per seguirne tutte le declinazioni", una condizione che richiede "check-up semestrali" durante i quali i pazienti "vengono inquadrati a tutto tondo", per considerare "le varie sfaccettature che può avere una patologia come l'emofilia". L'edizione di quest'anno di 'Articoliamo' si è presentata con un format nuovo: sono stati gli stessi pazienti a guidare il dibattito e il confronto con gli specialisti, in un incontro che si è sviluppato attraverso momenti interattivi con un avatar, sessioni di domande e risposte e simulazioni in un laboratorio digitale. Una dimostrazione di quanto l'evoluzione tecnologica possa supportare anche il rapporto medico-paziente: "Oltre al progresso delle terapie, i nuovi strumenti nell'ambito digitale ci aiutano a tenere in contatto i clinici con i pazienti, dando vita a giornate come questa, in cui si possono esplorare i vari ambiti della patologia, in modo anche più 'piacevole', rendendo questi incontri accessibili anche ai più piccoli, che sono i veri protagonisti", ha concluso Arzenton. —[email protected] (Web Info)

Emofilia, Ghio (Sobi): “Importante parlare del benessere delle articolazioni”

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(Adnkronos) – "Questa giornata riunisce le associazioni pazienti del Triveneto con i clinici che si occupano di emofilia, per parlare di questa patologia rara che comporta micro-sanguinamenti o anche emorragie più importanti, che possono mettere a repentaglio la salute delle articolazioni. E' sempre importante parlare della terapia e di come fare una corretta profilassi, per andare incontro alle esigenze di salute del paziente, ma soprattutto del benessere articolare". Lo afferma Tobia Ghio, Medical Science Liaisons di Sobi Italia, a margine della tappa padovana del progetto 'Articoliamo – Lo sai che?', un'iniziativa patrocinata da FedEmo, la Federazione delle associazioni emofilici, realizzata grazie all'azienda biofarmaceutica multinazionale Sobi e promossa dalle associazioni del Triveneto: Associazione bambini e giovani con emofilia e altre coagulopatie, Associazione Veneto per l'emofilia e le coagulopatie e Libera associazione genitori ed emofilici del Veneto. L'edizione di quest'anno di 'Articoliamo' è stata caratterizzata da momenti interattivi e simulazioni in un laboratorio digitale: "La tecnologia fornisce strumenti innovativi che permettono di semplificare la gestione della patologia per il paziente, così come per il clinico", ha sottolineato Ghio. La platea ha potuto assistere a una riproduzione tridimensionale delle articolazioni, per poter capire nel modo più semplice e chiaro quali sono i danni provocati dall'emofilia alle articolazioni stesse, "ma anche i benefici di una corretta impostazione della profilassi". —[email protected] (Web Info)

Malattie rare, ematologa Giuffrida: “Per emofilia progressi incredibili negli ultimi anni”

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(Adnkronos) – "L'emofilia e il danno alle articolazioni sono strettamente collegate. Nell'arco del tempo ci si trova ad avere persone con notevoli limitazioni funzionali e questo impatta tantissimo sulla qualità di vita. Negli ultimi anni i progressi sono stati incredibili, il nostro compito è quello di aiutare quanto più possibile il paziente adulto che ha più articolazioni coinvolte. Ma guardando al futuro, i nostri bambini, i nostri ragazzi dovranno avere una vita praticamente uguale a quella dei loro coetanei. E' quello a cui miriamo tutti i giorni". Così l'ematologa Anna Chiara Giuffrida, dell'Unità operativa complessa di Medicina trasfusionale, Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, a margine della tappa padovana del progetto 'Articoliamo – Lo sai che?', un'iniziativa patrocinata da FedEmo, la Federazione delle associazioni emofilici, realizzata grazie all'azienda biofarmaceutica multinazionale Sobi e promossa dalle associazioni del Triveneto: Associazione bambini e giovani con emofilia e altre coagulopatie, Associazione Veneto per l'emofilia e le coagulopatie e Libera associazione genitori ed emofilici del Veneto. Una giornata che ha evidenziato anche il rapporto tra medico e assistito: "Il senso è quello di trovarsi con i nostri pazienti, perché li vediamo quasi tutti i giorni e con loro ci relazionano in maniera molto particolare. Con alcuni diventiamo amici", ha raccontato la specialista. "Giornate come questa – ha sottolineato – sono la situazione ideale per parlare di salute articolare" e per trasmettere ai pazienti "l'importanza del movimento, delle buone abitudini e degli stili di vita corretti". —[email protected] (Web Info)

Un’ameba nel cervello dopo lavaggi nasali sbagliati, 10 casi negli Usa

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(Adnkronos) – Un'ameba nel cervello dopo lavaggi nasali sbagliati. I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani descrivono "10 casi di pazienti con infezione da Acanthamoeba non cheratite che hanno riferito di aver eseguito risciacqui nasali prima di ammalarsi". Sono 7 uomini e 3 donne, "tutti immunocompromessi", spiegano i Cdc. "La maggior parte faceva risciacqui da mesi o addirittura per anni e almeno la metà utilizzava acqua del rubinetto", sottolinea l'autorità sanitaria che avverte: "Educare contro l'uso di acqua di rubinetto non bollita per il lavaggio nasale può essere efficace nel prevenire le infezioni invasive da Acanthamoeba, in particolare tra gli immunodepressi". Le infezioni si sono verificate dal 1994 al 2022, ma 9 si concentrano nell'ultimo decennio, si legge nel report. Dei 10 pazienti, in media 60enni (dai 32 agli 80 anni), 5 soffrivano di cancro e 2 erano malati di Aids. Sette sono sopravvissuti: "Un dato inaspettatamente alto – puntualizzano i Cdc – considerando il tasso di mortalità dell'infezione da Acanthamoeba". L'infezione ha prodotto un insieme di condizioni che andava dalla rinosinusite alla malattia cutanea, dall'encefalite amebica granulomatosa all'osteomielite.  Pur precisando che il rapporto causa-effetto non è sicuro, ossia "non è stato stabilito con certezza che il lavaggio nasale sia la via di trasmissione in ogni caso" analizzato, i Cdc ribadiscono che soprattutto "le persone immunocompromesse dovrebbero essere educate a risciacqui nasali sicuri per prevenire infezioni da ameba". —[email protected] (Web Info)

Malattie rare, ematologo Zanon: “Nuovi farmaci altamente efficaci per persone con emofilia”

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(Adnkronos) – "Non è possibile guarire del tutto dall'emofilia, ma grazie alle innovazioni tecnologiche sono disponibili farmaci altamente efficaci nel prevenire il sanguinamento. Specialmente i farmaci a lunga emivita, se somministrati dalla nascita, non solo prevengono l'emorragia, ma evitano lo sviluppo delle conseguenze articolari delle emorragie stesse. Tra gli obiettivi di queste nuove terapie, rilanciate anche dalla Convenzione mondiale dell'emofilia, far sì che il paziente si senta uguale alle persone sane e possa svolgere le stesse attività fisiche e sociali". E' il commento di Ezio Zanon, responsabile Centro Emofilia di Padova, a margine della tappa padovana del progetto 'Articoliamo – Lo sai che?', un'iniziativa patrocinata da FedEmo, la Federazione delle associazioni emofilici, realizzata grazie all'azienda biofarmaceutica multinazionale Sobi e promossa dalle associazioni del Triveneto: Associazione bambini e giovani con emofilia e altre coagulopatie, Associazione Veneto per l'emofilia e le coagulopatie e Libera associazione genitori ed emofilici del Veneto. L'emofilia, ha ricordato lo specialista, "è una malattia congenita ereditaria che colpisce i soggetti maschi sin dalla nascita, che si manifesta attraverso forme emorragiche anche severe, come ad esempio l'emorragia cerebrale. Oppure, nel corso degli anni, i soggetti possono sviluppare una grave artropatia emofilica alle articolazioni".  Durante la tappa di 'Articoliamo' al Palazzo della Salute di Padova si è parlato di "come preservare le articolazioni" al fine di "svolgere tutte le attività quotidiane, comprese quelle fisiche e sportive". Dall'incontro "è emerso un grande interesse da parte dei pazienti" su come meglio utilizzare le terapie a disposizione. Interesse manifestato anche dai genitori, desiderosi di comprendere "come meglio insegnare ai propri figli le giuste scelte" affinché avvenga "un normale sviluppo muscolo scheletrico" che li renda in grado di "svolgere tutte le attività previste dalla loro età", ha concluso Zanon. —[email protected] (Web Info)

Piemonte, Pd candida Pentenero ed è rottura con M5S: “Presenteremo nostro candidato”

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(Adnkronos) – Rottura Pd-M5S sul candidato per le regionali in Piemonte. I dem ufficializzano il nome di Gianna Pentenero lasciando tuttavia la porta aperta all'interlocuzione con le altre forze politiche ma il Movimento 5 Stelle non ci sta e fa sapere che nei prossimi giorni avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente. "Gianna Pentenero è la candidata che il Partito democratico propone ai cittadini e mette a disposizione delle forze del centrosinistra del Piemonte, per costruire un'alternativa credibile alla destra che ha guidato la Regione negli ultimi cinque anni”, annunciano in una nota congiunta Igor Taruffi, responsabile Pd Organizzazione, e Davide Baruffi, responsabile Pd Enti Locali. "L'esito unitario, col voto unanime dell'assemblea regionale che ha indicato oggi Pentenero – continuano – è un importante passo avanti nel processo di costruzione dell'alternativa di cui il Piemonte ha bisogno. Il merito va a tutte le democratiche e ai democratici piemontesi, a partire da Daniele Valle e Chiara Gribaudo che hanno favorito l'unità, anteponendola ad ogni altra considerazione".  "Quello di oggi – sottolineano – non è un punto di arrivo ma di partenza, perché il compito del Pd è lavorare per costruire l'alleanza più ampia: ci rivolgiamo per questo a tutte le forze politiche e civiche che non si riconoscono nella destra. Nella convinzione che sui temi della difesa della sanità pubblica, della dignità del lavoro, dei diritti e di una nuova politica industriale che punti alla conversione ecologica si possano trovare ampie convergenze come già emerso nelle interlocuzioni avviate con le altre forze politiche, compreso il M5S, confermando la piena disponibilità del Partito Democratico a proseguire il confronto programmatico per trovare una sintesi più avanzata. Non crediamo che questo sia il tempo dei distinguo ma quello della sintesi, e rimaniamo aperti a compiere tutte le scelte utili per unire. Perché per noi – concludono – le ragioni dell'unità delle forze alternative alla destra vengono prima di ogni ragione di parte”. A stretto giro arriva, attraverso una nota analoga, la replica dei 5 Stelle. "Apprendiamo dalle agenzie di stampa la decisione maturata dal Partito Democratico di ufficializzare la candidatura di Gianna Pentenero alle prossime elezioni regionali del Piemonte", affermano Sarah Disabato, coordinatrice regionale e Capogruppo M5S Piemonte, Sean Sacco, consigliere regionale M5S Piemonte, Ivano Martinetti, consigliere regionale M5S Piemonte, Elisa Pirro, senatrice M5S, Chiara Appendino, deputata M5S, Antonino Iaria, deputato M5S. "Registriamo questo cambio di passo e di metodo, una decisione che cozza con il dialogo che – seppur tra difficoltà e differenze – era stato intavolato in trasparenza e franchezza in questi mesi per definire gli aspetti programmatici di una proposta politica condivisa e unitaria".  "Alla luce di tutto questo, nei prossimi giorni il Movimento 5 Stelle illustrerà il proprio programma elettorale e avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente – convinto che il nodo per far voltare pagina al Piemonte sia quello di un’agenda programmatica all’altezza della volontà di cambiamento richiesta dai cittadini".  Un appello all'unità arriva intanto da Sinistra Italiana. "Quella di Gianna Pentenero è una figura autorevole, capace di dialogo e unità e che ha ben chiara la portata della sfida contro il malgoverno della destra di Cirio e Marrone. È positivo che il Pd arrivi unito a questa scelta, ma per noi è solo un primo passo", scrivono in una nota Sinistra Ecologista Torino, Sinistra Italiana Torino, Sinistra Italiana Piemonte.  "Ora tutte le forze che vogliono il cambiamento in Piemonte e nel Paese hanno la responsabilità di riunirsi e condividere scelte su leadership e programmi, come è accaduto in Sardegna, Abruzzo e Basilicata. Un Piemonte diverso all'insegna della giustizia sociale e ambientale è possibile, ed è quello che vuole tutto il campo progressista: in gioco c'è la sanità pubblica, la lotta all'inquinamento, l'investimento sulle case popolari e sull'assistenza, l'autodeterminazione delle donne e i diritti di tutte le persone, comprese quelle straniere che la destra piemontese discrimina sistematicamente". "Per noi l'unità vera dei progressisti è condizione indispensabile per sfidare i nostri avversari e offrire una prospettiva di speranza a un elettorato deluso che va motivato alla partecipazione”.  —[email protected] (Web Info)

Migranti, Ocean Viking chiede ‘porto più vicino’: in 23 sbarcati a Catania per cure urgenti

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(Adnkronos) – "Dopo la morte di oltre 60 persone in seguito ad un calvario di 7 giorni in mare e ad una serie di intensi soccorsi, i superstiti a bordo della Ocean Viking rimangono in un limbo, lontani da un porto sicuro". Lo afferma l'Ong Sos Mediterranee che chiede "con urgenza" alle autorità italiane "un porto sicuro più vicino". La nave Ocean Viking, con a bordo 336 superstiti, si sta dirigendo verso Ancona, porto assegnato dalle autorità italiane. I team a bordo della Ocean Viking, la nave noleggiata da Sos Med, in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa hanno effettuato quattro separate operazioni di soccorso nell'arco di 48 ore questa settimana, salvando 361 migranti. Dopo aver chiesto urgentemente il permesso di sbarcare nel porto sicuro più vicino, i 23 superstiti di un naufragio in cui avrebbero perso la vita circa 60 persone, sono stati trasbordati, con la nave all'ancora, al largo del porto di Catania per essere sottoposti a cure mediche urgenti. "Questi sopravvissuti hanno bisogno di cure urgenti e quindi di attraccare in un porto sicuro il prima possibile – afferma Jennifer Vibert, responsabile delle operazioni della Ficr – Metà dei sopravvissuti sono molto giovani, bambini o adolescenti, e molti sono stati trovati in uno stato fisico e mentale estremamente fragile. La maggior parte ha sofferto di grave disidratazione e alcuni hanno fatto ricorso all'acqua di mare. Altri hanno riportato ustioni a causa del carburante e dell'acqua di mare mescolati nel gommone. Il personale medico a bordo della Ocean Viking ha prestato cure mediche urgenti e fornito prodotti igienici, cibo e acqua. Ma i sopravvissuti hanno urgente bisogno di cure a terra".  "Le vite perse e i volti segnati dalla sofferenza rendono il nostro cuore pesante – aggiunge Soazic Dupuy, direttrice delle operazioni di Sos Mediterranee – E' essenziale capire cosa è successo dal momento della partenza dell'imbarcazione fino al ritrovamento dei sopravvissuti per evitare che una simile tragedia si ripeta". —[email protected] (Web Info)

Ramadan, appello di Magdi Allam: “L’Italia vieti il digiuno ai bambini musulmani”

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(Adnkronos) –
Vietare il digiuno del Ramadan ai bambini musulmani che frequentano le scuole in Italia. E’ l’appello lanciato da Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore egiziano, che interpellato dall’Adnkronos spiega: "Lo spunto mi è venuto leggendo l’allarme segnalato da alcune maestre e dirigenti scolastiche. Finora infatti capitava di vedere ragazzini dagli 11 anni in su, alle scuole medie, digiunare per il Ramadan, ma adesso si segnalano casi anche alle scuole elementari, di bambini di 6-7 anni, costretti a non mangiare né bere, che in classe mostrano segni di spossatezza e difficoltà di concentrazione”.  “Lo Stato ha il dovere di tutelare la salute dei bambini – sottolinea Allam – che per un mese intero, per dodici ore al giorno, devono digiunare e non possono bere, con gravi rischi per la loro salute. Oltretutto ci sono i casi dei bambini musulmani che restano a scuola anche a pranzo e si ritrovano a mensa a vedere i loro compagni che mangiano e bevono mentre loro non possono farlo. Questa è tortura”. Lo scrittore commenta poi "la paradossale dichiarazione" dell'Imam di Firenze, Izzedin Elzir, "il quale sostiene che ‘sono i bambini che vogliono digiunare per emulare i grandi e dimostrare che sono in grado di fare il Ramadan’ ma lui stesso poi ammette che la salute deve essere al primo posto”.  “E’ bene quindi che lo Stato intervenga con una normativa da applicare in tutte le scuole italiane – conclude Magdi Allam ribadendo il proprio appello – è necessario chiarire che i bambini fino alla maggiore età non possono essere sottoposti a una condizione alimentare che metta a rischio la loro salute”.  —[email protected] (Web Info)