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“Sono il braccio destro di Putin”, badante russa arrestata a Napoli

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(Adnkronos) – "Sono il braccio destro di Putin", badante russa maltratta anziano invalido e viene arrestata. E' successo ieri sera a Portici, in provincia di Napoli, dove i carabinieri sono intervenuti d'urgenza dopo la segnalazione di gravi maltrattamenti in famiglia in un appartamento.  A chiamare il 112 è stata la figlia della vittima avvisata dal padre, un 81enne invalido al 100% costretto su una sedia a rotelle vessato dalla badante russa di 48 anni. L’uomo, dopo l’ennesimo episodio, non ce l'ha fatta più a resistere alle angherie ed è riuscito a contattare la figlia chiedendole aiuto. I carabinieri arrivati sul posto hanno sentito urlare la donna. Piatti rotti e urla nell’appartamento dove i militari hanno trovato la 48enne con la scopa tra le mani che stava raccogliendo dei cocci. In una piccola stanza sulla destra del corridoio l’uomo invalido a letto alla vista dei militari ha abbozzato un sorriso di sollievo mentre la donna, anche in presenza dei carabinieri, ha continuato a urlare e a rinfacciare all’anziano di essere vivo solo grazie a lei. La 48enne, palesemente ubriaca, prima di essere allontanata, ha lanciato all'uomo una banconota da 20 euro in segno di spregio.  L’anziano ha quindi raccontato ai carabinieri ciò che era appena avvenuto: lei voleva del denaro, come spesso accadeva, ma lui si era rifiutato innescando l’ira della badante. La 48enne a quel punto avrebbe scagliato dei piatti in faccia alla vittima che per proteggersi si è ferito il polso. Non era la prima volta che l'anziano aveva dovuto subire l’ira di quella donna. Da metà del 2022 la 48enne si prendeva cura di lui ed era sempre stata violenta per colpa dell’alcol. Dagli atteggiamenti vessatori e violenti era però passata ai fatti e spesso aggrediva l’anziano che per paura non denunciava. Diverse volte avrebbe rubato denaro impossessandosi della carta bancomat dell’uomo e del numero pin che la vittima aveva scritto su un biglietto per custodirlo. Molti gli episodi raccontati ai carabinieri.  Tra questi anche quella volta in cui lei aveva urinato davanti alla porta della stanza dell’uomo che si era rifiutato di aprire dopo che lo aveva preso a schiaffi e spintoni per del denaro. Inoltre, la badante aveva intimorito l’uomo dicendogli di essere il braccio destro di Putin. Ovvia bugia ma ascoltata dalle orecchie di un anziano invalido e in difficoltà. Sul posto è arrivato il 118 che ha curato l’uomo mentre la donna, poco dopo la mezzanotte, è stata trasferita in carcere. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia. —[email protected] (Web Info)

Ucraina, Tajani: “Truppe a Kiev? Rischio terza guerra mondiale”

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(Adnkronos) – "I nostri militari fanno bene quello che fanno nel Mar Rosso per proteggere le nostre navi, fanno bene quello che fanno in Libano, in Africa, in Iraq. I nostri militari sono portatori di pace, garanzia e libertà. Noi non siamo in guerra con la Russia". A dichiararlo, parlando con Bruno Vespa a LetExpo, è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un nuovo riferimento all'ipotesi ribadita da Emmanuel Macron di inviare truppe in Ucraina. "Io credo che la Nato non debba entrare in Ucraina. Sarebbe un errore entrare, noi dobbiamo aiutare l'Ucraina a difendersi, ma entrare noi a fare la guerra alla Russia significa rischiare la Terza guerra mondiale".  "Tutte le persone di buon senso non vorrebbero questo", ha aggiunto Tajani, che ha poi fatto riferimento alle parole del Papa. "Il Papa cosa ha detto: io voglio la pace. Mettetevi a un tavolo e fate la pace. Ma il Papa fa il Papa, deve dire questo. Non mi scandalizza né preoccupa". Capitolo Houthi. "I terroristi dicono bugie perché a loro fa comodo minacciare l'Italia, che in questo momento è alla guida di una missione europea a protezione del traffico commerciale", dice ancora Tajani sulla situazione nel Mar Rosso, dove non si fermano gli attacchi degli Houthi dello Yemen.  "Fortemente voluta, questa missione dal governo italiano", ha proseguito, ricordando che "il comando operativo è affidato ad un contrammiraglio della nostra Marina". "Voglio ricordare soltanto – ha poi sottolineato – che siamo un Paese che ha il 40% del Pil che viene dall'export. Il 40% dei nostri prodotti che vengono esportati via mare passa attraverso Suez e il Mar Rosso. Lo Stato italiano ha il dovere di proteggere quelle imbarcazioni perché sono parte fondamentale della nostra economia. Tuteliamo l'interesse nazionale, non solo le imprese. Per questo abbiamo voluto una missione difensiva".  Quanto alle polemiche sui costi Tajani ha fatto notare che "il drone è stato abbattuto a colpi di cannone e non con missili. Il comandante è stato bravo e gli artiglieri hanno usato lo strumento meno costoso per proteggere il traffico mercantile in quell'area".   —internazionale/[email protected] (Web Info)

Fagiuoli (UniMiB): “Contro epatite C la campagna di screening è in ritardo di quasi due anni”

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(Adnkronos) – "Con la campagna di screening per l'epatite C siamo in ritardo di quasi 2 anni. E' stato fatto il decreto che prevede di screenare tutti i pazienti afferenti ai SerD o detenuti nelle carceri, senza limitazioni di età, e per la popolazione generale dei nati dal 1989 al 1969. Ma ad oggi non tutte le Regioni hanno recepito questa delibera, alcune l'hanno recepita ma non attuata, altre l'hanno attuata e hanno dato il via agli screening. Troppo poche, comunque, per quello che è il significato di questa campagna che dovrebbe vedere tutto il Paese coinvolto". Lo ha detto Stefano Fagiuoli, direttore Uc di Gastroenterologia, epatologia e trapiantologia Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e del Dipartimento di Medicina università Milano Bicocca, nell'ambito del Congresso Aisf – Associazione italiana per lo studio del fegato, che a Roma ieri e oggi ha richiamato esperti per fare il punto sulle epatiti virali. Molte Regioni, secondo l'esperto, "vorrebbero estendere gli screening per l'epatite C ampliando le fasce d'età, ma non hanno un supporto formale per l'utilizzo dei fondi". Risorse che "potrebbero arrivare dal fondo per le epatopatie virali, dal fondo dell'oncologia, o della prevenzione generale e sanitaria, dove le epatiti virali e, in particolare le epatiti C, sono menzionate. Per cui, secondo me, il lavoro da fare è ampliare le classi di età e promuovere una campagna di informazione e di consapevolezza, come si faceva alla fine degli anni '90, attraverso spot televisivi, videocassette quando non avevamo a disposizione terapie efficaci. A differenza di oggi che abbiamo opzioni terapeutiche efficaci 100%. Tuttavia di epatite C non parla nessuno, un fatto che fatico a digerire". —[email protected] (Web Info)

Covid “può aver avuto origine in laboratorio”, il nuovo studio shock

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(Adnkronos) – "Covid-19 potrebbe aver avuto origine in un laboratorio". E' la suggestione che arriva da un nuovo studio condotto da ricercatori dell'University of New South Wales, in Australia, pubblicato sulla rivista 'Risk Analysis'. Gli autori spiegano che i risultati del loro lavoro indicano come "più probabile un'origine innaturale" del virus rispetto a "un'origine naturale". Il nodo di quale sia stata la 'scintilla' della pandemia che ha tenuto sotto scacco il mondo intero negli scorsi anni è molto dibattuto da sempre. Nel tempo si sono susseguite indagini, relazioni di commissioni di esperti, pubblicazioni scientifiche mirate a sciogliere il rebus dell'ospite intermedio che, in caso di un'origine naturale, potrebbe aver portato Sars-CoV-2 fino all'uomo. Ma sono stati diversi anche i lavori di scienziati che hanno sollevato dubbi e ipotizzato manipolazioni dell'uomo sul virus e fuga dal laboratorio. Mentre la maggior parte degli studi si è concentrata su un'origine zoonotica – spiegano gli esperti – questa ricerca ha esaminato l'altra faccia della medaglia, un prologo alternativo: la probabilità di un'origine innaturale, cioè da un laboratorio.  Gli scienziati hanno utilizzato quello che definiscono "uno strumento consolidato di analisi del rischio" per differenziare le epidemie naturali da quelle innaturali. Questo strumento di valutazione si chiama Grunow-Finke modificato (mGft) e gli autori lo hanno usato per studiare l'origine di Covid. Ma ancora prima, in un lavoro precedente, avevano fatto ricorso a questo sistema per valutare l'origine di un altro coronavirus: Mers-CoV in Arabia Saudita (primo autore Xin Chen, uno dei ricercatori che si è occupato anche di questo lavoro scientifico su Covid). Anche nel caso della Mers l'esito dell'analisi era stato "alta probabilità di origine innaturale". Tornando allo studio su Sars-CoV-2, "questa valutazione del rischio – puntualizzano gli autori – non può dimostrare l'origine specifica del Covid-19, ma mostra che la possibilità di un'origine di laboratorio non può essere facilmente scartata". Lo strumento di valutazione mGft è stato originariamente progettato per distinguere tra epidemie naturali e attacchi biologici deliberati, spiegano gli autori nello studio. "In questo caso, abbiamo considerato le prove di un'origine naturale o innaturale di Sars-CoV-2, concentrandoci su incidenti o 'fughe' da laboratorio come fonte di potenziale origine innaturale". L'mGft contiene 11 criteri: rischio biologico, ceppo insolito, distribuzione geografica, concentrazione ambientale, intensità epidemica, modalità di trasmissione, tempo, diffusione insolitamente rapida, limitazione della popolazione, approfondimenti clinici e speciali. A ciascun criterio viene assegnato un valore compreso tra 0 e 3 punti (dove 3 punti vengono attribuiti a una situazione in cui c'è una chiara indicazione o una prova), in base alle evidenze disponibili raccolte dalla letteratura e dalle fonti di dati disponibili. Il
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unteggio finale
, frutto di una serie di operazioni, fornisce la probabilità che l'epidemia sia naturale (se il punteggio è inferiore a 30) o innaturale (se è uguale o maggiore di 30).  
Gli elementi presi in considerazione sono numerosi e di vario tipo. Per esempio si fa riferimento al fatto che mancano prove definitive sull'animale che sarebbe stato ospite intermedio del virus. E, per fare un esempio di come sono stati assegnati i punti, in riferimento al criterio 1 – cioè l'esistenza di un rischio biologico – gli esperti hanno valutato che alcuni, ma non tutti i casi iniziali di polmonite causati da Sars-CoV-2 a Wuhan, in Cina erano collegati al mercato locale del pesce di Huanan. Si è considerato che il mercato in questione si trovava a "sole 8 miglia di distanza dall'Istituto di virologia di Wuhan (Wiv), che conduceva diversi progetti di ricerca sul cosiddetto 'guadagno di funzione'" dei virus. C'è poi il fatto che "gli incidenti di laboratorio sono comuni ed è possibile che un lavoratore infettato accidentalmente all'interno del laboratorio possa infettare altri nella comunità". Prendendo queste e molte altre informazioni, al criterio 1 sono stati dati 3 punti. Il punteggio finale ottenuto su Covid? "Utilizzando l'algoritmo Gft modificato, il risultato mostra un totale di 41 punti (68%) sui 60 massimi, indicando che Sars-CoV-2 è più probabile che provenga da un'origine innaturale", concludono gli autori. Per ridurre al minimo la soggettività, ciascun criterio è stato valutato in modo indipendente da due ricercatori e rivisto da due esperti. Alla fine del confronto, tutti i valutatori hanno raggiunto un consenso sul punteggio pari al 100%. Lo strumento di valutazione mGft è stato originariamente progettato per distinguere tra epidemie naturali e attacchi biologici deliberati, spiegano gli autori nello studio. "In questo caso, abbiamo considerato le prove di un'origine naturale o innaturale di Sars-CoV-2, concentrandoci su incidenti o 'fughe' da laboratorio come fonte di potenziale origine innaturale". L'mGft contiene 11 criteri: rischio biologico, ceppo insolito, distribuzione geografica, concentrazione ambientale, intensità epidemica, modalità di trasmissione, tempo, diffusione insolitamente rapida, limitazione della popolazione, approfondimenti clinici e speciali. A ciascun criterio viene assegnato un valore compreso tra 0 e 3 punti (dove 3 punti vengono attribuiti a una situazione in cui c'è una chiara indicazione o una prova), in base alle evidenze disponibili raccolte dalla letteratura e dalle fonti di dati disponibili. Il punteggio finale, frutto di una serie di operazioni, fornisce la probabilità che l'epidemia sia naturale (se il punteggio è inferiore a 30) o innaturale (se è uguale o maggiore di 30).  Gli elementi presi in considerazione sono numerosi e di vario tipo. Per esempio si fa riferimento al fatto che mancano prove definitive sull'animale che sarebbe stato ospite intermedio del virus. E, per fare un esempio di come sono stati assegnati i punti, in riferimento al criterio 1 – cioè l'esistenza di un rischio biologico – gli esperti hanno valutato che alcuni, ma non tutti i casi iniziali di polmonite causati da Sars-CoV-2 a Wuhan, in Cina erano collegati al mercato locale del pesce di Huanan. Si è considerato che il mercato in questione si trovava a "sole 8 miglia di distanza dall'Istituto di virologia di Wuhan (Wiv), che conduceva diversi progetti di ricerca sul cosiddetto 'guadagno di funzione'" dei virus. C'è poi il fatto che "gli incidenti di laboratorio sono comuni ed è possibile che un lavoratore infettato accidentalmente all'interno del laboratorio possa infettare altri nella comunità". Prendendo queste e molte altre informazioni, al criterio 1 sono stati dati 3 punti. Il punteggio finale ottenuto su Covid? "Utilizzando l'algoritmo Gft modificato, il risultato mostra un totale di 41 punti (68%) sui 60 massimi, indicando che Sars-CoV-2 è più probabile che provenga da un'origine innaturale", concludono gli autori. Per ridurre al minimo la soggettività, ciascun criterio è stato valutato in modo indipendente da due ricercatori e rivisto da due esperti. Alla fine del confronto, tutti i valutatori hanno raggiunto un consenso sul punteggio pari al 100%.  —[email protected] (Web Info)

Roma Tre contro le mafie, 12 aule dell’ateneo intitolate alle vittime

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(Adnkronos) – A pochi giorni dalla “XXIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, organizzata anche quest’anno da don Luigi Ciotti e dall’associazione “Libera”, l’Università degli Studi Roma Tre ha deciso di intitolare 12 aule dell'ateneo ad altrettante vittime innocenti delle mafie: un gesto simbolico, una memoria incancellabile e un impegno tangibile per ricordare e onorare coloro che hanno perso la vita a causa di un crimine vile e spietato. L’iniziativa sarà illustrata lunedì 18 marzo, alle ore 15 con un evento che si terrà presso l’aula magna del rettorato dell’ateneo, in via Ostiense 133, dal titolo “Roma Tre contro le mafie”.  Dopo i saluti istituzionali affidati al rettore, prof. Massimiliano Fiorucci, e al direttore generale, arch. Alberto Attanasio, e l’introduzione della professoressa Anna Lisa Tota, prorettrice Vicaria, interverranno don Luigi Ciotti, presidente Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Vincenza Rando, senatrice della Repubblica italiana e componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Nando Dalla Chiesa, presidente della Società scientifica italiana di studi su mafie e antimafia (Sisma) e presidente onorario di Libera, Paolo Borrometi, condirettore dell’Agenzia giornalistica italiana, e la studentessa di Roma Tre, Vittoria Podo. Coordina l’incontro il prof. Marco Catarci, prorettore alla Terza Missione. Presentando l’evento il rettore Fiorucci commenta: “L'università oltre che luogo di ricerca e formazione è anche uno spazio di educazione alla democrazia, alla cittadinanza e alla libertà. Ma non vi è libertà senza legalità. Inoltre, è il luogo per coltivare la memoria e renderla operante. Per queste ragioni abbiamo scelto di intitolare le aule dei nostri Dipartimenti alle vittime innocenti delle mafie affinché tutta la comunità accademica possa quotidianamente impegnarsi per una società più giusta e più equa. Voglio ringraziare l'associazione Libera per questa occasione di condivisione e per lo straordinario impegno che porta avanti”. Dal canto suo il direttore generale dell’ateneo, Attanasio, aggiunge: “Il ricordo delle vittime sarà un elemento centrale negli spazi delle nostre sedi: tutti i Dipartimenti hanno scelto di intitolare le principali aule delle proprie strutture. Alle studentesse e agli studenti che frequenteranno quelle aule saranno evidenti la forza e la convinzione con cui Roma Tre vuole tenere vivo questo ricordo e combattere contro tutte le mafie”. Con questo spirito, Roma Tre aderisce, dando il proprio patrocinio, alla “XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, l’iniziativa organizzata a Roma il 21 marzo 2024 da “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Don Ciotti che interverrà lunedì pomeriggio all’evento di Roma Tre sostiene che "le aule dell'università intitolate alle vittime innocenti sono un segnale importante perché attraverso questi nomi si raccoglie e si custodisce la loro memoria, per trasformarla in responsabilità ed impegno collettivo".  L'importanza di questo messaggio concerne in primo luogo la commemorazione delle vittime e l’espressione di una profonda e condivisa solidarietà per i loro famigliari. Inoltre, rispondendo pienamente al suo mandato istituzionale, con questa iniziativa Roma Tre, oltre a promuovere le culture della legalità e della solidarietà, intende contribuire al consolidarsi delle memorie pubbliche in relazione ai crimini delle mafie e vuole educare le giovani generazioni, presenti e future, affinché imparino ad opporsi con fermezza a tutte le forme di criminalità organizzata e a lavorare congiuntamente per costruire una società più giusta. Le mafie rappresentano una minaccia per la democrazia e per la convivenza civile. Combatterle è un dovere morale e civile che l'Università Roma Tre fa proprio ponendosi al fianco di coloro che lottano ogni giorno per contrastare questo fenomeno. “Roma Tre contro le mafie” è un progetto che va oltre i confini dell'Università e della propria comunità accademica: è un invito rivolto a tutte e tutti, affinché ci si possa unire nella lotta contro le mafie e nella costruzione di un futuro migliore. Insieme possiamo fare davvero la differenza e Roma Tre intende dare il proprio contributo iniziando dalle proprie aule. —[email protected] (Web Info)

Lampertico (UniMi): “Epatite Delta per 6-10mila italiani ma il sommerso è ancora molto elevato”

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(Adnkronos) –
Circa 10 milioni nel mondo, "tra 6 e 10mila in Italia". Queste le persone che, ad oggi, convivono con una infezione da epatite Delta. "Ma stiamo parlando solo di stime, perché per questa patologia il sommerso è ancora molto elevato e non sempre vengono fatti test adeguati. Molti di questi soggetti non sono gestiti nei centri patologici di riferimento e non sono tutti in trattamento antivirale". Lo ha detto Pietro Lampertico, professore di Gastroenterologia all'università degli Studi di Milano e direttore dell'Unità di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico di Milano, nell'ambito del Congresso Aisf – Associazione italiana per lo studio del fegato, che a Roma ieri e oggi ha richiamato esperti per fare il punto sulle epatiti virali. "L'epatite cronica Delta – spiega l'esperto all'Adnkronos Salute – è la forma più aggressiva che conosciamo di tutte le forme di epatite croniche virali, più pericolosa dell'epatite B e della C". Per far emergere il sommerso, prosegue Lampertico, "occorre effettuare screening. Quindi la priorità assoluta è che i colleghi epatologi, infettivologi e i medici si ricordino di screenare qualunque soggetto HbsAg positivo, qualunque, con un test molto semplice per gli anticorpi anti epatite Delta. Nel caso in cui il paziente fosse positivo all'anticorpo di epatite Delta, poi viene dosato il genoma quantitativo Hdv-Rna e, se positivo, si ha una diagnosi di epatite cronica Delta e il paziente verrà inviato al centro di riferimento per il trattamento". 
L'epatite Delta è stata scoperta "alla fine degli anni '70 dal professor Mario Rizzetto di Torino", ricorda Lampertico. "Per molti anni – evidenzia – l'unica terapia per l'epatite Delta è stata la somministrazione di interferone". Tuttavia questa strategia può essere utilizzata solo in alcuni pazienti. "Dal 2020 in Europa abbiamo a disposizione bulevertide, un farmaco che inibisce l'entrata dell'epatite Delta nelle cellule epatiche. Si tratta di un antivirale rimborsato per tutti i pazienti con epatite cronica Delta, indipendentemente dalla gravità della malattia", rimarca lo specialista. La disponibilità di un nuovo farmaco per l'epatite Delta, "per la prima volta in oltre 45 anni – precisa Lampertico – ha rivoluzionato il rapporto col paziente e sta rivoluzionando anche la qualità di vita del paziente. Molti pazienti con epatite Delta non vedono l'ora di iniziare il trattamento con questo farmaco e la maggior parte di loro ha un miglioramento della qualità di vita durante la terapia. Non solo, ma anche un miglioramento, naturalmente, di tutti quelli che sono i marcatori virologici e clinici legati alla malattia del fegato", conclude l'esperto. —[email protected] (Web Info)

Piccolo (Gilead): “Da oltre 30 anni al lavoro per lotta alle epatiti virali”

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(Adnkronos) – "L'impegno di Gilead va avanti da oltre 30 anni per trasformare il decorso naturale delle patologie portando terapie innovative ai pazienti. L'esempio migliore è quello delle terapie per le epatiti virali. Se pensiamo che Gilead è stata la prima azienda nel 2014 a lanciare una terapia curativa per l'epatite C (Hcv), capiamo l'importanza che per noi ha quest'area terapeutica che è altamente strategica". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Carmen Piccolo, direttore medico di Gilead Sciences Italia, nell'ambito del Congresso Aisf – Associazione italiana per lo studio del fegato, che ieri e oggi a Roma ha richiamato esperti per fare il punto sulle epatiti virali. "Anche altre forme di epatiti sono nella nostra sfera di interesse – spiega Piccolo – Per l'epatite B il trattamento oggi a disposizione è molto efficace e tollerabile. Per la forma più grave, ovvero l'epatite cronica Delta, i cui pazienti per 40 anni sono rimasti orfani di trattamenti, Gilead ha lanciato una terapia che è in grado di arrestarne il decorso verso complicanze potenzialmente fatali per i pazienti". Non solo epatiti virali. Nell'ambito delle patologie epatiche, "con la recente acquisizione di Cimabay – sottolinea – Gilead entrerà auspicabilmente nell'ambito della colangite biliare primitiva, una patologia che ha un bisogno medico insoddisfatto molto alto. E quindi l'auspicio è quello di portare ai pazienti un trattamento che ad oggi ha dimostrato dati molto efficaci all'interno dei trial clinici. Quindi il nostro impegno va ampliarsi anche ad aree diverse da quella infettivologica per entrare in un'area di competenza più immunologica". —[email protected] (Web Info)

As Roma, dipendente licenziata per video hard rubato: indaga la Procura Figc

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(Adnkronos) – La Procura della Figc apre un procedimento in merito ai comportamenti di alcuni tesserati della Roma che hanno portato al licenziamento di una donna e un uomo uniti da una relazione, a cui un calciatore della squadra Primavera aveva rubato un video hard, poi condiviso con compagni e staff del club giallorosso. Già in corso gli interrogatori e le acquisizioni degli atti.  "I chiarimenti chiesti alla As Roma non sono arrivati, per cui questa mattina ho depositato un’interrogazione parlamentare alla ministra Calderone e al ministro Abodi perché, se la ricostruzione giornalistica del video sottratto e diffuso dal cellulare di una dipendente, che ha causato paradossalmente il licenziamento della vittima e nessuna conseguenza per l’autore di quel gesto, fosse confermata, questo non sarebbe 'uno scandalo a luci rosse', ma una vera e propria violenza”, dice il responsabile Sport e deputato del Pd Mauro Berruto. “Un giovane calciatore della primavera della Roma chiede in prestito a una dipendente della As Roma il cellulare per fare una telefonata. Lei glielo presta. Lui non fa solo una telefonata, ma spulcia foto e video e ne diffonde uno con lei e il fidanzato in atteggiamenti intimi. La società che fa? Licenzia la dipendente. Ma non vi pare il mondo al contrario questo. Lo trovo un fatto gravissimo che lede ancora una volta la libertà e i diritti ad una donna", le parole del deputato democratico Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera. "Assurdo che a farlo sia una società guidata da una donna, ma in ogni caso una società prestigiosa come la Roma. Attendiamo chiarimenti e auspichiamo un sano ripensamento e diamo tutto il nostro sostegno alla dipendente, emblema oggi più che mai che l'8 marzo ha ancora senso e un senso di lotta perché queste assurdità non si verifichino mai più”, conclude.  —[email protected] (Web Info)

Meghan torna su Instagram e lancia un brand: boom di follower

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(Adnkronos) –
Meghan Markle ha lanciato un nuovo marchio di lifestyle su Instagram, segnando il ritorno sul social della duchessa di Sussex da cui mancava dal 2020. I primi 9 post, che insieme compongono semplicemente il nome della nuova attività commerciale, hanno contato in poche ore oltre 200mila follower, anche se non si sa ancora bene cosa American Riviera Orchard venderà. Probabilmente si tratterà di oggettistica legata al mondo della cucina, dai libri di ricette agli accessori. Per ora si vedono soltanto lo stemma e il logo dorati del marchio, che secondo gli osservatori reali rispecchierebbero la calligrafia della moglie di Harry. Nella domanda di registrazione del marchio – scrive il Guardian – l'ambito di attività si estende a libri di cucina, stoviglie, biancheria, una gamma di creme spalmabili e conserve tra cui gelatine, marmellate e burro di arachidi, oltre a segnaposto da tavolo specificati come "non di metalli preziosi". Una seconda domanda di registrazione internazionale comprende articoli di cancelleria, tessuti, borse a tracolla, attrezzatura per lo yoga e una gamma di articoli per animali domestici come guinzagli, collari, tappetini per l'alimentazione e becchime per uccelli. Oltre all'account Instagram, il marchio ha anche lanciato un sito web composto dal logo dell'azienda e da un link per iscriversi a una lista d'attesa. Si è ipotizzato che Meghan voglia lanciarsi in un tipo di attività stile Martha Stewart o Gwyneth Paltrow.   Da quando lei e Harry si sono dimessi da 'membri senior' della casa reale nel 2020, la coppia ha avviato una serie di iniziative mediatiche di alto profilo, tra cui un accordo quinquennale con Netflix del valore di 100 milioni di dollari, un contratto Spotify da 20 milioni di dollari terminato a metà del 2023 e il libro di memorie di Harry del 2023, 'Spare'. Ma American Riviera Orchard sarebbe la prima attività commerciale con la quale Meghan venderebbe beni fisici.  Meghan e Harry si impegnano anche in opere di beneficenza attraverso la Archewell Foundation, che si occupa di sicurezza digitale. Un marchio di lifestyle rappresenterebbe un ritorno al passato per Meghan, che in precedenza intervistava amici famosi, condivideva ricette e scriveva di viaggi, bellezza e cibo su The Tig, un sito web di lifestyle che aveva chiuso prima di sposare Harry.  —internazionale/[email protected] (Web Info)

Dengue, Vaia: “Nessun allarme, test in aeroporto per chi arriva da Paesi a rischio” – Video

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(Adnkronos) – "Non c'è assolutamente nessun allarme in Italia sulla Dengue. Mettiamo in campo la prevenzione per evitare che la zanzara vettore della Dengue attecchisca in Italia. Stiamo lavorando per sperimentare test anti-Dengue ai viaggiatori in arrivo in aeroporti italiani da Paesi a rischio, su base volontaria e gratuita". Lo ha affermato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia, a margine della presentazione a Roma della Giornata del Fiocchetto lilla, tornando sulla seconda circolare Dengue firmata ieri. "Stiamo anche pensando a messaggi video da poter lanciare con l'aiuto delle compagnie aeree direttamente sui voli", ha aggiunto.  "Dobbiamo far sì che la prevenzione, il buon senso, la precauzione siano messe al primo posto rispetto alla Dengue – ha aggiunto Vaia – Noi dobbiamo fare in modo che il virus responsabile della malattia, trasmesso attraverso la zanzara Aedes aegypti – che non c'è in Italia – non attecchisca nel nostro Paese. Quindi, dopo la prima circolare che alzava l'allerta, abbiamo fatto una seconda circolare che è dispositiva. Ovvero i nostri operatori degli Usmaf-Sans – che sono i nostri terminali in porti e aeroporti – verifichino all'interno delle navi e degli aerei che provengono dai Paesi dove la Dengue è presente che sia stata fatta la profilassi necessaria, e se non fossero state predisposte tutte le misure le disporranno i nostri operatori delle Usmaf-Sans".  —[email protected] (Web Info)