(Adnkronos) –
Domani a Roma la cardiologia italiana ricorderà Franco Romeo, professore ordinario di Cardiologia presso l'Università Tor Vergata e direttore della prestigiosa Scuola di specializzazione in Cardiologia, originario di Fiumara di Muro (Reggio Calabria), che si è spento nella Capitale il 12 gennaio scorso all'età di 74 anni. L'evento, promosso dall'Accademia Calabra e dall'Adnkronos Salute, vedrà la presenza di amici, colleghi, medici e personalità del mondo della scienza e della Medicina che hanno conosciuto Romeo e lavorato con lui. L'appuntamento è alle 18.30 al Palazzo dell'Informazione-Adnkronos in piazza Mastai. Sarà anche presente Gerardo Sacco, che ha voluto predisporre un particolare riconoscimento alla memoria che ritirerà la famiglia. "Una serata di grande, passionale e commossa calabresità in onore di un grande maestro, anzi di uno scienziato umile e silenzioso", sottolinea l'Accademia Calabra. Franco Romeo è stato componente del Consiglio superiore di sanità. E' stato insignito dal presidente della Repubblica con la Medaglia d'oro al merito della Sanità pubblica nel 2013. E' stato inoltre presidente della Società italiana di cardiologia e membro del Nominating Committee della Società europea di cardiologia. "Ma quello che si vuole ricordare è la sua umiltà, disponibilità, accoglienza, il sorriso, la solidarietà e vicinanza per tutti coloro che avevano bisogno di sostegno – prosegue l'Accedemia Calabra – Franco Romeo era il punto di riferimento di tutti i giovani cardiologi, ma, principalmente, dei suoi concittadini calabresi: chi aveva bisogno sapeva dove andare. Il maestro era a disposizione di tutti e maggiormente delle persone che soffrivano e non avevano condizioni economiche per poter accedere a prestazioni di altissimo livello. Franco, per gli amici, era uno di noi, era la persona che non tradiva mai. Sempre vicino ai concittadini e ai tantissimi amici per i quali non si tirava mai indietro. Sempre presente, anche silenziosamente, ma presente". Racchiude tutto ciò il cordoglio del capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri. "Sono molto rattristato dalla scomparsa del professor Franco Romeo. Insigne docente, grande e generoso medico, ha sempre portato una parola di esperienza e di saggezza in ogni contesto. Si trattasse di soccorrere chi soffriva o di impegnarsi nel campo accademico o nella difesa del ruolo della sanità. Tanti hanno fruito della sua competenza e del suo equilibrio – ricorda il senatore – Anche nel mondo associativo è sempre stato attivo e portatore di proposte concrete e utili per la salute pubblica. La sua prematura scomparsa rattrista profondamente e impoverisce il mondo della sanità e della scienza, che in lui ha avuto sempre un saldo e generoso punto di riferimento". E poi quell'amore sviscerato di Franco Romeo verso la sua Calabria, verso la sua Reggio, verso la sua Fiumara di Muro. "Non vi era occasione per non tornare nella sua terra, per vedere i suoi amici d'infanzia, per trascorrere delle ore ad osservare il mare tempestoso dello Stretto, per sognare guardando la neve sull'Etna, per parlare della bellezza della Calabria, della sua storia, della sua gastronomia e delle sue magnificenze. Franco – prosegue l'Accedemia Calabra – era veramente innamorato di questa terra, povera ma colma di ricchezze umane, di semplicità, di grande disponibilità ed affetto. Franco era un uomo della sua terra: duro, geniale e preciso sul lavoro, ma disponibile per tutti e con un cuore grande, anzi grandissimo. I calabresi vogliono ricordarlo con grande amore, quello che Lui ha dato a tutti". Saranno tanti gli amici presenti: Giuseppe Marra, presidente Adnkronos; Giuseppe Germanò, dell'Università Sapienza; Giacomo Francesco Saccomanno, presidente dell'Accademia Calabra; Domenico Gabrielli, direttore Uoc Cardiologia Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini; Francesco Barillà, direttore Scuola di specializzazione in Cardiologia dell'Università Tor Vergata; Pasquale Amato Fratto, direttore Uoc Cardiochirurgia Centro Cuore, Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria; Giuseppe Novelli, ordinario Genetica media, Università Tor Vergata; Roberto Occhiuto, presidente della G.R. Calabria. —[email protected] (Web Info)
La cardiologia italiana ricorda Franco Romeo, luminare generoso
Nardi contro Paul oggi a Indian Wells, orario in tv e streaming
(Adnkronos) –
Luca Nardi torna in campo oggi a Indian Wells per gli ottavi di finale dopo l'exploit contro Novak Djokovic, numero 1 del mondo. Il ventenne marchigiano, dopo il successo contro il fuoriclasse serbo, oggi 13 marzo affronta lo statunitense Tommy Paul, testa di serie numero 17 del tabellone californiano. Nardi, attuale numero 123 del ranking Atp, è già sicuro di entrare tra i primi 100 del mondo. Nardi cerca la seconda vittoria di prestigio dopo essere entrato in tabellone principale come lucky loser, ripescato dopo la sconfitta nell'ultimo turno delle qualificazioni. La sfida contro Paul è la seconda in programma sul campo numero 2, dopo il match d'apertura tra il norvegese Casper Ruud e il francese Gael Monfils. Nardi e Paul scenderanno in campo intorno alle 19, ora italiana. Il match sarà trasmesso in diretta tv da Sky Sport Tennis (205). La partita sarà disponibile in streaming su SkyGo, NOW e su Tennis Tv. —[email protected] (Web Info)
Indian Wells, Sinner batte Shelton ma ammette: “Non è stato un match semplice”
(Adnkronos) – "Non è mai facile giocare contro di lui, non ti dà molto ritmo: è un avversario che mi fa crescere". Così Jannik Sinner a caldo dopo la vittoria in due set sullo statunitense Ben Shelton che lo qualifica ai quarti di finale del torneo Atp Masters 1000 di Indian Wells. "Oggi non è stato un match semplice anche perché c'era un po' di vento -aggiunge il 22enne altoatesino-. Lui ha servito molto bene. Mentalmente sono stato forte soprattutto nei punti importanti del primo set. Ho avuto le mie chances, che sono riuscito a sfruttare. Sono sempre stato positivo, dopo il break del secondo set mi sono sentito meglio e ho spinto un po' di più. Sono contento della mia prestazione". Durante la conferenza stampa, il tennista altoatesino rivela che "anche oggi ci siamo parlati con Cahill prima di entrare in campo, abbiamo preparato la partita, però ci siamo domandati come faccio a diventare un giocatore migliore. Se oggi vinco e gioco uguale all'anno scorso non sono contento". "Quando sei giovane è più facile migliorarsi -sottolinea il numero 3 del mondo-. Cresci tanto fisicamente, lavori molto in palestra, diventi più forte e puoi servire più veloce per un periodo di tempo più lungo. Ho ancora 22 anni, ne compirò 23 (ad agosto) e spero di poter ancora migliorare il servizio finché non diventerà un colpo solido. Sento che lentamente ci sto arrivando. Non è solo una questione di velocità, ma di poter scegliere come servire, se tirare al corpo, giocare kick o slice. Ma per raggiungere quel punto, devi capire cosa funziona meglio. L'anno scorso ho cambiato il movimento del servizio a metà della stagione, c'è tanto lavoro dietro. Oggi ho servito meglio la seconda, soprattutto nei punti importanti. Ho reagito anche bene mentalmente momenti chiave. Nel primo set ho avuto un set point e lui ha preso il nastro. Nel tie-break da 4-1 mi ritrovo 4-4, ma sono questi i momenti che mi piacciono: in campo devi essere contento anche se le cose non vanno benissimo".
Il numero 1 azzurro si è toccato più volte il gomito nel corso del match, ma ha rassicurato tutti. "Quando il tuo avversario serve sempre forte, qualche volta non prendi bene la palla, hai tante vibrazioni dalla racchetta nel braccio. Poi qui le palline qui dopo un po' diventano pesanti e un po' lo senti. Ma sto bene". —[email protected] (Web Info)
Tumori, AstraZeneca: “Orgogliosi di ok Aifa a durvalumab in 2 neoplasie fegato”
(Adnkronos) – "E' davvero il risultato di anni di ricerca, di attività fatte insieme ai clinici, fatte insieme alle società scientifiche, ai pazienti e alle istituzioni. Siamo orgogliosi del rimborso delle due indicazioni in epatologia – nell'epatocarcinoma avanzato e nel tumore delle vie biliari – di durvalumab. La ricerca è uno dei 'pillar' di AstraZeneca e la ricerca in oncologia è una delle aree più sviluppate". Così Paola Morosini, Medical Affairs Head Oncology AstraZeneca, nel corso di un incontro con la stampa oggi a Milano commenta l'approvazione da parte di Aifa per l'immunoterapia con durvalumab in prima linea nelle due neoplasie epatiche in stadio avanzato non resecabile e metastatico. "Nel primo caso, nell'epatocarcinoma – precisa Morosini – si tratta di una associazione con una dose di tremelimumab, quindi una doppia immunoterapia, che poi prosegue come una monoterapia (durvalumab) e che può davvero portare un vantaggio nella sopravvivenza a lungo termine di questi pazienti che hanno una patologia grave. Per quanto riguarda il tumore delle vie biliari, che non è un tumore frequentissimo, ma che è molto serio e che negli ultimi 12 anni non ha avuto miglioramenti delle opzioni terapeutiche", l'approvazione di Aifa all'aggiunta di durvalumab alla chemioterapia "credo sia una grande soddisfazione: dare qualcosa di concreto, un miglioramento concreto nella sopravvivenza, per questi pazienti" che per oltre un decennio hanno avuto solo la chemioterapia come opzione. "Siamo impegnati in diverse aree terapeutiche all'interno dell'oncologia: nel polmone, nella mammella, nel gastrointestinale di cui parliamo oggi, nel ginecologia, nel genitourinario e anche in ematologia – elenca Morosini – Sono tutte aree in cui abbiamo cercato, e stiamo cercando, di portare, con il nostro impegno, sempre nuove opportunità per migliorare la prognosi dei pazienti in maniera fattuale, concreta. Dall'inizio di gennaio – ricorda il capo dell'area oncologica di AstraZeneca – è disponibile, per i pazienti italiani, anche trastuzumab deruxtecan per i pazienti con tumore gastrico avanzato Her2-positivo che hanno ricevuto un precedente trattamento a base di trastuzumab. Però non ci fermiamo qui. Stiamo andando avanti, la ricerca continua e l'idea è proprio quella di anticipare i trattamenti, quindi portare queste molecole in una fase un pochino più precoce dove il risultato è molto amplificato. Perché quello che puoi ottenere in una fase più precoce è davvero un risultato di valore e che ha un impatto molto importante per il paziente. Quindi sicuramente è l'impegno su cui ci stiamo concentrando. Nell'epatocarcinoma, come nel carcinoma gastrico, ci sono altri studi in corso nelle fasi più precoci, ma ci sono anche nuove molecole che in questo momento sono in una fase un po' più immatura. Però sicuramente ci stiamo lavorando e vogliamo continuare a lavorare tutti insieme". A proposito dell'uso compassionevole del trattamento, noto come dell'Early Access Program, "ci sono più di 1.500 pazienti italiani che hanno potuto utilizzare durvalumab nel tumore delle vie biliari prima che il farmaco fosse rimborsato – rimarca Morosini – Questo è uno sforzo che facciamo insieme per aggiungere qualcosa a questa situazione e dare un'opportunità, senza rischi, per i pazienti. Credo che questo sia davvero qualcosa che vogliamo continuare a fare anche in futuro e speriamo di continuare insieme". —[email protected] (Web Info)
Cronaca nazionale/ Noto trapper si suicida in carcere
E’ una tristemente lunga lista quella dei suicidi in carcere.
Un noto trapper è stato trovato morto nel carcere di Pavia dove si trovava dopo che il Tribunale di Sorveglianza aveva sospeso la misura dell’affidamento terapeutico.
La notizia su Fanpage.it. Il suo cadavere sarebbe stato rinvenuto con una corda attorno al collo.
Il ragazzo era stato condannato – insieme a un altro ragazzo – perché accusato di rapina nei confronti di un uomo di 42 anni, un operaio originario della Nigeria.
Il giovane in passato aveva già tentato il suicidio e gesti autolesionistici.
In aumento le aggressioni al 118. Balzanelli: “Minacciato di morte”
(Adnkronos) – "La scorsa Epifania mi sono recato con un'auto-medica da una paziente gravemente obesa, la situazione era grave. Pesava oltre 300 chili, non riusciva a uscire dalla porta e anche i vigili del fuoco avevano difficoltà a calarla dalla finestra. Ma bisognava agire in fretta, aveva una grave forma di insufficienza cardiaca. Quando sono entrato nella stanza, il figlio mi ha minacciato: 'Se mia madre muore, oggi muori anche tu con lei', mi ha detto. Io mi sono limitato a discutere che 'non sarebbe morto nessuno'". Lo racconta Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, ancora scosso al solo ricordo, nella Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari. Minacce, schiaffi, calci e pugni sono diventati sempre più frequenti nell'attività lavorativa di medici, infermieri, personale del 118. "E' a dir poco assurdo – commenta Balzanelli all'Adnkronos Salute – aggredire il personale del sistema di emergenza territoriale. Perché il 118 ha tre caratteristiche dimensionali, ben precise, che dovrebbero renderlo unico, prezioso, insostituibile alla coscienza, alla sensibilità, ai sentimenti di ciascun cittadino e delle Istituzioni stesse. Innanzitutto, in una sanità dai tempi di risposta non sempre così tempestivi, se non francamente dilazionati, il 118 risponde immediatamente e sempre a ciascun cittadino, h 24, 365 giorni all'anno. E ancora, in una sanità in cui è il cittadino che, nella maggior parte dei casi, si reca nei luoghi di cura, il 118 si precipita, al meglio delle sue possibilità operative, nell'arco temporale di pochi minuti, direttamente da chi ha richiesto aiuto, entrando nelle case, in tutti gli ambienti di vita e di lavoro, in qualunque area, urbana ed extraurbana, del territorio nazionale. Entrando in azione sempre e comunque, anche negli scenari più ostili, di altissima difficoltà operativa. Per salvare vite, gli operatori mettono a rischio la propria". Infine, sottolinea, "nelle situazioni cliniche di maggiore complessità, quando la vita è in pericolo nel volgere di alcuni istanti drammatici, il 118 fa spesso la differenza tra la vita e la morte, proprio intervenendo in tempi così rapidi. Il 118 è il sistema tempo-dipendente determinante e irrinunciabile per la tutela della vita di ciascuno di noi. Ogni aggressione al personale del sistema di emergenza territoriale è, dunque, di estrema gravità, inaccettabile, irricevibile. E' totale mancanza di rispetto verso chi lavora dando tutto per salvare anche una sola vita in più, peraltro, come troppe volte tragicamente documentato perdendo anche la propria", chiosa Balzanelli. —[email protected] (Web Info)
Boom disturbi alimentari fra adolescenti, 70% casi
(Adnkronos) – Una persona su 3 in Italia soffre di disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, nel mondo è una su 5. Non si tratta semplicemente di abitudini scorrette legate al cibo, ma di disturbi di natura psichiatrica con un’alta frequenza di complicanze mediche, che possono portare anche alla morte. E che per questo richiedono un trattamento specifico e la collaborazione tra diverse figure professionali, che si occupino in modo integrato dei diversi aspetti, sottolineano gli esperti della Società italiana di nutrizione umana (Sinu), in vista della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, che ricorre il 15 marzo. Questi disturbi colpiscono sempre di più e sempre più giovani: in sette casi su dieci a soffrirne sono adolescenti. "E' fondamentale – rimarcano dalla Sinu – trasferire corrette informazioni alla rete di relazioni di questi giovani (famiglie, amici, insegnanti, istruttori di palestra) per l’identificazione tempestiva di questi disturbi. Ad esempio, una particolare attenzione verso l’aspetto fisico o l’alimentazione possono nascondere una situazione di disagio psicologico e rappresentare un campanello d’allarme". Una categoria a rischio di sviluppare disturbi alimentari sono gli sportivi e gli atleti a ogni livello di competizione. Infatti, "una particolare attenzione all’immagine e alle forme corporee, il dover rimanere in una specifica categoria di peso, il dover indossare uniformi o costumi, così come la pressione derivante dal raggiungimento della vittoria, possono essere fattori scatenanti per un disturbo alimentare", avvertono gli esperti che rimarcano: "Trattandosi di una vera e propria patologia, il riconoscimento e il trattamento precoce sono fondamentali per aiutare i soggetti colpiti. Tuttavia, a differenza di altre situazioni, spesso chi ne soffre non percepisce il disturbo come malattia e non accetta di intraprendere un percorso di cura, pensando che una 'dieta' o anche un’attività fisica esasperata possa portare alla risoluzione del problema". In Italia, evidenzia Sinu, "è ancora troppo scarsa l’attenzione ai segnali di disagio psicologico e tuttora si assiste alla stigmatizzazione nei confronti di chi necessita e richiede un aiuto psicologico-psichiatrico". Negli ultimi tempi si è ampliato lo spettro dei disturbi alimentari, con nuove patologie emergenti come vigoressia, pregoressia, drunkoressia, ortoressia. Ma, "nonostante l’aumento di queste patologie, diffuse in tutto il territorio nazionale, persiste una difficoltà di accesso alle cure in molte regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi, che risulta essere influenzata soprattutto dalla precocità dell’intervento e dall’adeguatezza del percorso assistenziale". Le 126 strutture censite nella mappatura territoriale dei Centri dedicati alla cura dei disturbi dell'alimentazione e nutrizione, realizzata dal ministero della Salute, sono "insufficienti rispetto al numero crescente di pazienti che necessitano di cure appropriate e posti disponibili, distribuiti in modo omogeneo tra Nord, Centro e Sud. Sono necessari nuovi centri, strutture residenziali e ambulatori specializzati su tutto il territorio nazionale, per garantire ai pazienti cure e ambienti adeguati, anche in vista della sempre più giovane età dei soggetti colpiti". "I disturbi del comportamento alimentare sono una patologia complessa – afferma Livia Pisciotta, membro del Consiglio direttivo della Sinu – Sono classificati come una malattia psichiatrica per cui devono essere diagnosticati prioritariamente dallo psichiatra e trattati da equipe multidisciplinari, in quanto comportano come conseguenze patologie importanti, che possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico) e, nei casi gravi, portare alla morte. Una volta identificato il problema è indispensabile, quindi, un approccio multidisciplinare ed integrato e garantire la continuità delle cure, che possono durare anni o anche tutta la vita. Dobbiamo continuare a costruire una rete di prevenzione e protezione, un percorso comune e condiviso, che va dall’informazione alla diagnosi precoce e alla cura, in base alla gravità del quadro clinico". —[email protected] (Web Info)
Rimassa (Humanitas): “Immunoterapia cambia cure prima linea neoplasie vie biliari”
(Adnkronos) – "Dopo oltre un decennio di attesa di nuove opzioni terapeutiche, per i tumori delle vie biliari questo regime a base di immunoterapia cambia lo standard di cura in prima linea. La chemioterapia era rimasta l'unica arma per più di 10 anni. Con l'aggiunta dell'immunoterapia abbiamo visto un miglioramento di efficacia, è migliorata la sopravvivenza, è migliorata la sopravvivenza libera da progressione di malattia ed è migliorato il tasso di risposta. Tutto questo a fronte di un buon profilo di tollerabilità e di un mantenimento della qualità di vita". Lo ha detto Lorenza Rimassa, professore associato di Oncologia medica all'Humanitas University, Irccs Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano), intervenendo questa mattina nel capoluogo lombardo a una conferenza stampa promossa da AstraZeneca in occasione dell'approvazione, da parte dell'Aifa, al rimborso per l'immunoterapia con durvalumab in prima linea in due neoplasie del fegato – carcinoma epatocellulare e tumori delle vie biliari – in stadio avanzato non resecabile e metastatico. L'approvazione del trattamento nelle neoplasie delle vie biliari è avvenuta in base ai risultati dello studio Topaz-1 di fase 3 che "ha coinvolto 685 pazienti – spiega l'oncologa – dimostrando che durvalumab in combinazione con la chemioterapia (gemcitabina più cisplatino) è in grado di migliorare la sopravvivenza nel trattamento di prima linea. La combinazione ha evidenziato anche una riduzione del rischio di progressione e un miglior tasso di risposte, senza alterare la qualità di vita rispetto alla sola chemioterapia". Nel dettaglio lo studio di Topaz-1, pubblicato sul 'New England Journal of Medicine Evidence', dimostra che durvalumab più chemioterapia ha ridotto del 24% il rischio di morte rispetto alla sola chemioterapia, con una stima di pazienti ancora in vita a 2 anni dall'inizio del trattamento più che raddoppiata (23,6% rispetto a 11,5%). Il tumore delle vie biliari "non è un unico tumore – precisa Rimassa – E' una malattia molto eterogenea: abbiamo il tumore delle vie biliari intraepatiche, come il colangiocarcinoma che è il secondo tumore più frequente del fegato dopo l'epatocarcinoma, e i tumori delle vie biliari extraepatiche che si suddividono in altri due sottogruppi, quindi le neoplasie della colecisti. Sono tumori molto diversi che riconoscono fattori di rischio diversi. Le forme intraepatiche hanno dei fattori di rischio simili a quelli dell'epatocarcinoma, le forme extraepatiche o della colecisti hanno fattori di rischio diversi. A differenza dell'epatocarcinoma, che si sviluppa da una malattia cirrotica, nella maggior parte dei casi, il colangiocarcinoma insorge senza fattori di rischio e questo è un grossissimo problema perché sono pazienti non in sorveglianza, come quelli con cirrosi o altre patologie. Nella maggior parte dei casi la diagnosi avviene per caso, perché si fa magari un'ecografia dell'addome per altri motivi, e il tumore è in fase avanzata, dove la terapia medica, fino a pochissimo tempo, si basava solo sulla chemioterapia". La cosa particolarmente rilevante per l'oncologa è che "aggiungiamo l'immunoterapia alla chemioterapia, ma non modifichiamo la qualità di vita che, addirittura, sembra anche un po' migliorare anche aggiungendo un terzo farmaco – sottolinea Rimassa – E questo è estremamente importante per questi pazienti perché miglioriamo i risultati e non andiamo a gravare o non diamo un impatto in termini di tollerabilità o di qualità di vita. E questo, salvo controindicazioni, è lo standard per tutti i pazienti, sia con malattia intraepatica sia con malattia extraepatica che della colecisti, quindi di fatto per tutti i pazienti con tumore delle vie biliari". Questi "sono tumori rari – rimarca la specialista – rappresentano circa il 3% dei tumori del tratto gastroenterico. In Italia abbiamo poco più di 5mila casi all'anno, però il colangiocarcinoma è in costante aumento di incidenza ed è un tumore per il quale non riconosciamo dei fattori di rischio ben definiti, non abbiamo la possibilità di effettuare degli screening e abbiamo un'elevata mortalità". In chiusura si è ricordato che, in attesa della rimborsabilità, per cui ci vogliono in media 2 anni, con la formula dell'uso compassionevole l'azienda può mettere a disposizione il farmaco dei pazienti che possono così accedere alla cura. "E' una cosa estremamente importante – conclude Rimassa – Non tutte le aziende lo fanno gratuitamente. Ma nel nostro caso, abbiamo trattato 1.500 pazienti con tumore delle vie biliari a costo zero per pazienti e ospedale, ma anche per la ricerca perché si sono confermati nella 'real life' i risultati degli studi clinici". —[email protected] (Web Info)
Parte la guerra al fentanyl, Piano per intercettarlo e impedirne l’uso
(Adnkronos) – Il fentanyl è un potente oppioide sintetico con impiego analgesico e anestetico. Come analgesico ha effetti simili a quelli della morfina, ma è da 50 a 100 volte più potente di quest'ultima e 30-50 volte più potente dell'eroina. Come la morfina è un farmaco tipicamente utilizzato per trattare il dolore in forma grave, specialmente in chirurgia, traumatologia e oncologia. Alcune volte, inoltre, è usato per trattare pazienti con patologie dolorose croniche, quando resistenti ad altri oppioidi. Negli Usa nel 2022 i sequestri di fentanyl e analoghi effettuati dalla Drug Enforcement Administration (Dea) hanno raggiunto livelli record (quasi il doppio di quelli eseguiti nel 2021), per un totale di oltre 6 tonnellate in polvere e 59,6 milioni di compresse contraffatte e contenenti fentanyl (le quantità sequestrate equivalgono a oltre 398 milioni di dosi letali). E' stata tuttavia segnalata la produzione di queste molecole anche nel territorio europeo da parte di laboratori clandestini. Contemporaneamente, si è riscontrato un aumento significativo nel numero di decessi associati al consumo di fentanyl nei soggetti che utilizzano droghe. Nel 2021, gli Stati membri dell'Ue hanno riportato 137 morti correlate a fentanyl. Ora anche il nostro Governo si prepara ad affrontare una eventuale diffusione del fentanyl nel Paese, anche se in Italia "non c'è una emergenza. Ma occorre farsi trovare pronti", hanno ribadito il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro della Salute Orazio Schillaci, e il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, presentando oggi a Roma il Piano nazionale di prevenzione contro l'uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici. Obiettivo delle attività di prevenzione è intercettare e impedire l'accesso del fentanyl e dei suoi analoghi in Italia e la sua diffusione sul territorio nazionale. Dal mese di giugno 2016 a oggi – riporta il piano – il Sistema nazionale di allerta rapida del Dipartimento per le Politiche antidroga ha diffuso a tutto il network dei Centri collaborativi e delle istituzioni di pertinenza presenti sul territorio nazionale 2 comunicazioni per decessi (uno nel 2018 e uno nel 2019), 5 comunicazioni riguardanti intossicazioni non letali associate all'uso di fentanyl e 2 segnalazioni relative al consumo di fentanyl riscontrato dall'analisi di campioni biologici di altrettante persone in trattamento presso i Serd. In Italia, tra il 2018 e il 2023, le attività delle forze di polizia hanno portato al sequestro di 123,17 grammi di fentanyl in polvere (migliaia di casi di intossicazioni acute potenziali, considerando che circa 3 milligrammi causano una intossicazione acuta), 28 dosi in compresse e 37 altre confezioni (cerotti, flaconi e scatole medicinali). Una delle principali 'piazze di spaccio' del fentanyl e delle nuove e altrettanto pericolose sostanze psicoattive – si sottolinea nel Piano nazionale – è il web. In tale luogo virtuale di promozione e vendita le sostanze vengono recapitate direttamente al domicilio degli acquirenti in piccoli plichi postali anonimi, rendendo possibile una fruizione autonoma e incontrollata delle stesse. Tale modalità di vendita mette in contatto senza intermediari il distributore e l'utente finale, esponendo quest'ultimo a un costante rischio di intossicazione acuta, data anche la sua inconsapevolezza della concentrazione e composizione del prodotto acquistato. Il piano prevede: un continuo monitoraggio degli sviluppi dei mercati al dettaglio, esaminando i prezzi e la purezza, la disponibilità di eroina e di altre sostanze stupefacenti; il potenziamento delle capacità degli operatori, di fronte a sostanze non conosciute e rinvenute nel corso di controlli su strada o presso le aree doganali, con apparecchiature portatili con tecnologia Raman (spettrometro di massa), in grado di identificare, rapidamente e con elevato grado di certezza, stupefacenti sintetici e precursori chimici di droghe; la prospettiva di aprire altri Uffici antidroga all'estero non solo nei Paesi di maggiore produzione e traffico di oppiacei o di precursori, ma anche presso quelle agenzie che più di altre sono attive nel contrasto al narcotraffico e che costituiscono snodo info-operativo strategico nel settore (Dea e National Crime Agency – Nca). Si punta anche a rafforzare la collaborazione con altri Paesi. Nel quadro della riunione G7 del Roma-Lione Group, che si terrà dal 17 al 19 aprile 2024 a Roma, un panel sarà dedicato alla minaccia posta dalle droghe sintetiche. L'argomento sarà all'ordine del giorno anche della seconda riunione del Gruppo Roma Lione, prevista a Roma dal 23 al 25 ottobre 2024. Il ministero della Salute potenzierà le misure di protezione nella produzione, nel trasferimento e nella custodia dei preparati farmaceutici a base di fentanyl e suoi derivati; allerterà Regioni e Asl per il monitoraggio della rilevazione dei livelli prescrittivi 'anomali'; si occuperà della definizione di linee di indirizzo che tengano conto della natura e dei modelli di consumo delle nuove sostanze, dei diversi gruppi di consumatori e dei contesti di consumo; farà il monitoraggio della diffusione degli oppioidi sul territorio nazionale, anche attraverso una ricognizione finalizzata alla raccolta dei dati, anonimizzati e aggregati, relativi all'accesso ai pronto soccorso per intossicazione acuta da oppioidi e ai decessi correlati; si occuperà del monitoraggio dell'erogazione a carico del Servizio sanitario nazionale attraverso le farmacie (sistema TS) per i farmaci appartenenti alle categorie ATC N02AA01 (morfina), N02AE01 (buprenorfina), N02AB03 (fentanyl), N02AA05 (ossicodone), N02AA55 (ossicodone-associazioni), N02AA03 (idromorfone); farà il monitoraggio contraffazione e attivazione di un monitoraggio continuo e costante di eventuali segnalazioni relative ad attività illecite (inclusa la vendita su canali non ufficiali) o contraffazione dei medicinali a base di fentanyle, alprazolam (Xanax) e naloxone; attivazione delle Regioni/Province autonome per l'attuazione dell’obiettivo nell’ambito delle rispettive competenze. Tra le principali azioni in ambito preventivo – prosegue il Piano nazionale – ci sono lo scambio di informazioni continue tra le forze di polizia e comparto intelligence, per raccogliere informazioni sul fenomeno e il potenziamento dei controlli da parte delle forze di polizia, dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, del ministero della Salute e di tutti gli enti che collaborano al Sistema nazionale di allerta rapida per le droghe. Il potenziamento dei controlli mira sia a impedire l'accesso illegale del fentanyl e di altre sostanze nel territorio italiano, sia a evitare che la sostanza presente e distribuita legalmente possa essere utilizzata per usi non sanitari. Il potenziamento dei controlli interessa anche la rete web al fine di acquisire informazioni sull'evoluzione del fenomeno e di contrastare il traffico, oscurando eventuali siti Internet che commercializzano farmaci contraffatti, alterati o privi di autorizzazione. Nel caso in cui in Italia si venisse a creare una situazione di emergenza, le azioni previste hanno come obiettivo una pronta risposta di tutte le istituzioni deputate alla tutela della salute e sicurezza pubblica. La procedura operativa sanitaria, predisposta sulla base delle linee guida pre-definite dal ministero della Salute, in relazione all'andamento progressivo del fenomeno, prevede di monitorare costantemente le scorte di narcan/naloxone e attuare le procedure informative specifiche rivolte a operatori del settore (sanitari, sociali, forze di polizia, personale dei laboratori, personale 'di strada'), ai consumatori di sostanze stupefacenti e alla popolazione generale. Un'ulteriore e fondamentale attività, che coinvolge il ministero della Giustizia – indica ancora il piano – riguarda la sensibilizzazione delle Procure della Repubblica sul fenomeno dei traffici di fentanyli, droghe sintetiche e Nps (Nuove sostanze psicoattive), affinché si richiedano esami approfonditi in casi di sospetta intossicazione acuta e in generale per tutti le morti violente, così da identificare eventuali sostanze stupefacenti. All'efficientamento del Sistema nazionale di allerta rapido per droghe, coordinato dal Dipartimento per le Politiche antidroga, si affianca il percorso – sotto il coordinamento del ministero della Salute, in collaborazione con i centri antiveleno, le tossicologie forensi, le forze di polizia, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli – per la standardizzazione e il rafforzamento delle procedure da seguire nei laboratori per l'esecuzione degli esami sui campioni. Si punta – in conclusione – anche all'ampliamento dello spettro di sostanze identificabili, inclusi nuovi fentanyli, con lo sviluppo e validazione di metodi analitici dedicati. Inoltre, Il Centro nazionale dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità, al quale il Dipartimento ha affidato la gestione operativa del Sistema nazionale di allerta rapida per le droghe, provvederà al potenziamento della distribuzione del materiale necessario a tutti i centri collaborativi che fanno parte del sistema per l'analisi di fentanyl. —[email protected] (Web Info)
Ai per intercettare nuove varianti Covid, nuovo algoritmo
(Adnkronos) – L'intelligenza artificiale aiuterà a intercettare tempestivamente nuove varianti Covid, permettendo alle autorità sanitarie di definire con rapidità risposte mirate prima che eventuali mutanti potenzialmente 'cattivi' di Sars-CoV-2 possano tornare a minacciare il mondo. E' lo scenario che si apre grazie a un algoritmo Ai messo a punto da matematici inglesi delle università di Manchester e Oxford. Battezzato Classix, lo strumento è descritto in uno studio su 'Pnas'. Secondo gli autori, potrà essere usato per affiancare la tradizionale analisi filogenetica e tornerà utile anche contro altre infezioni diverse da Covid-19. Come molti altri virus a Rna, ricordano gli scienziati, Sars-CoV-2 ha un alto tasso di mutazione: si evolve in modo estremamente rapido, con brevi intervalli tra la comparsa di una variante e la successiva. Per questo, "dall'emergere di Covid – spiega Roberto Cahuantzi dell'ateneo di Manchester, primo autore e autore corrispondente dell'articolo – si sono susseguite molteplici ondate" alimentate da nuovi mutanti virali, spesso caratterizzati da "maggiore trasmissibilità e dalla capacità di evadere le difese immunitarie", se non da "un aumento della gravità di malattia. Gli scienziati stanno intensificando gli sforzi per individuare nuove varianti potenzialmente preoccupanti nelle prime fasi della loro comparsa. Trovare il modo di farlo in maniera rapida ed efficiente consentirà di essere più proattivi nella risposta, ad esempio sviluppando vaccini ad hoc", ma "potrebbe addirittura permetterci di neutralizzare queste varianti prima che prendano piede". Attualmente sono quasi 16 milioni le sequenze virali caricate sulla piattaforma internazionale Gisaid. Mappare l'evoluzione e la storia di tutti i genomi Covid a partire da questi dati richiede oggi "tempi di lavoro umano e computerizzato estremamente grandi", evidenziano i matematici britannici, che con il loro algoritmo contano di automatizzare molte attività. In appena un paio di giorni, su un laptop moderno ma standard, i ricercatori sono riusciti a elaborare 5,7 milioni di sequenze altamente rappresentate. Un'impresa impossibile con i metodi odierni. La nuova tecnica funziona scomponendo le sequenze genetiche del virus Sars-CoV-2 in 'parole' più piccole, rappresentate come numeri, contandole. Su questa base, con tecniche di apprendimento automatico, vengono raggruppate sequenze simili che indicano la comparsa di nuove varianti. "Il nostro approccio non sostituisce l'uomo, ma lo affianca – puntualizza Thomas House dell'università di Manchester – affinché il lavoro venga svolto molto più rapidamente lasciando agli scienziati più tempo da dedicare ad altri studi fondamentali". Per Cahuantzi la ricerca "dimostra che l'utilizzo dell'Ai può essere uno strumento di allerta per evidenziare precocemente varianti emergenti di Sars-CoV-2. Mentre la filogenetica rimane il gold standard per comprendere l'ascendenza virale", ossia le 'parentele' fra le varianti, "questi metodi di apprendimento automatico possono processare un numero di sequenze di diversi ordini di grandezza maggiori con un basso costo computazionale". —[email protected] (Web Info)


