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Pupo parte per la Russia: “‘In trincea’ per promuovere la pace”

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(Adnkronos) –
Pupo andrà "in trincea" in Russia per promuovere la pace. Lo ha annunciato lo stesso cantante con un post su Instagram, in cui spiega che il prossimo 15 marzo registrerà al Teatro del Cremlino uno speciale televisivo intitolato 'Pupo and Friends'.   "Insieme a tutti i miei musicisti, tecnici e reporter mi trasferisco a Mosca per una settimana. Il 15 marzo, al Teatro del Cremlino, registrerò uno speciale televisivo intitolato 'Pupo and Friends'. Sarà il mio modesto contributo per la Pace. Invece che starmene tranquillamente e comodamente a casa, ho deciso di andare in "trincea", scrive Pupo, che in Russia ha sempre riscosso molto successo.  Il cantante spiega di non fare questo "per necessità economiche e nemmeno per il desiderio di diventare più famoso ed amato. Non ho bisogno né dell'uno né dell'altro. Lo faccio perché ho fatto un sogno. Ho sognato che una canzone, una semplice canzone, stava illuminando le menti di due uomini. Due uomini che non condividevano nulla, tranne che la passione per quella canzone. Il sogno finiva con i due che cantavano insieme il ritornello e, mentre si stringevano la mano, i loro due popoli tornavano ad essere di nuovo fratelli".   —[email protected] (Web Info)

Fiere, a Piacenza lavori in corso per Pipeline & Gas Expo

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(Adnkronos) – Lavori in corso per la terza edizione del Pipeline & Gas Expo (PGE), la mostra-convegno interamente dedicata ai settori del “Mid-Stream” e delle reti distributive di “Oil & Gas”, ma anche di quelle idriche, in programma dal 29 al 31 Maggio 2024 negli spazi del Piacenza Expo. La tre giorni espositiva si svolgerà in contemporanea con una novità assoluta, la prima edizione della Cybsec Expo, appuntamento dedicato alla sicurezza informatica, alla protezione dei dati e delle infrastrutture critiche.  Anche questa terza edizione Pipeline & Gas Expo, grazie alla sua innovativa formula espositiva anche a livello europeo, rappresenterà la sintesi ideale delle principali imprese attive nella progettazione, costruzione e manutenzione di gasdotti, oleodotti e acquedotti, reti distributive del gas (sia primarie che secondarie) e idriche, con i relativi fornitori di impianti, macchine, attrezzature, materiali e software a loro necessari.  Punto di partenza invece per questa prima edizione di Cybsec Expo, vera e propria novità nel panorama fieristico italiano, è il quadro di estrema attualità che emerge dall’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e che impone una riflessione e un momento di confronto con gli interlocutori e i protagonisti della terza edizione del PGE. In sintesi, dal documento elaborato dal Politecnico di Milano si evince che, pur essendo la Cybersecurity la principale priorità di investimento nel digitale in Italia (il 61% delle imprese ha aumentato il budget per la sicurezza informatica) ciò non è ancora sufficiente, in quanto, viene destinato solo lo 0,10% del PIL in Cybersecurity, a fronte del 67% di imprese che hanno rilevato un aumento dei tentativi di attacchi informatici. Del resto, i numeri parlano chiaro: secondo il rapporto 'Threat Intelligence Report', elaborato dall’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia, lo scorso anno sono stati registrati 2.209 casi tra attacchi, incidenti e violazioni della privacy. Nello specifico, si sono verificati 1.635 attacchi (+32% rispetto ai 1.236 del 2022), 518 incidenti e 56 violazioni della privacy. Confermata anche in questo doppio appuntamento la formula dei convegni e dei workshop, concepiti per mettere in stretta relazione collaborativa i due mondi. Le due fiere piacentine si porranno pertanto come centro ideale per il confronto e la discussione su temi tanto impattanti e sempre più di estrema attualità. Infatti, durante i numerosi incontri in programma a margine delle manifestazioni, si affronteranno da un lato le principali tematiche della filiera del mid-stream e delle reti distributive di 'Oil & Gas', dall’altro i temi più attuali in materia di cyber sicurezza, come ad esempio l’evoluzione normativa riguardante la protezione delle infrastrutture critiche, le direttive EU, lo stato dell’arte nel campo della sicurezza informatica, la certificazione dei prodotti ICT in ambito di cyber security. Come sottolinea Fabio Potestà, direttore della Mediapoint Exhibitions, società organizzatrice delle manifestazioni: “La struttura delle manifestazioni di Mediapoint è concepita in maniera flessibile, per poter anticipare, rispondere e dare soluzioni innovative e di alto livello a tutte le problematiche emergenti che si affacciano sulla filiera di riferimento e, quello della sicurezza informatica è senz’altro un tema di stretta attualità per quanto riguarda appunto il mondo delle utilities". "Ecco perché – continua Potestà – abbiamo pensato a questo doppio appuntamento, per far dialogare due mondi strettamente connessi. Questa del resto è la nostra filosofia e i numeri ci stanno dando ragione, in quanto le adesioni ad entrambe le manifestazioni sono già ad oggi assai confortanti, anticipando anche un notevole afflusso di visitatori qualificati”. Nella serata del 29 Maggio (giornata inaugurale della manifestazione) presso la Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni di Piacenza, è in calendario la cena di gala riservata ai partecipanti dei due eventi, serata che darà modo agli espositori di fare “networking” in un’atmosfera conviviale e rilassata".  —[email protected] (Web Info)

Sondaggi politici: leggero calo per Fratelli d’Italia, cresce il Pd

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(Adnkronos) – A tre mesi dal voto per le Europee, solo 1 italiano su 2 è intenzionato a recarsi alle urne. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio Ixè, che evidenzia negli orientamenti di voto la crescita del centrosinistra, in particolare del Pd con 20,2% (+1,2%), e una leggera flessione del centrodestra: FdI 27,8% (-0,3%) e Lega 8,2% (-0,6%). In calo di mezzo punto anche il M5S 15,2%. Il governo perde intanto 5 punti di fiducia nell'ultimo mese e scende sotto il 40%. Nel gradimento dei leader, scendono Giorgia Meloni (40%, -3% rispetto a febbraio) e Matteo Salvini (33%, -3%). Stabile Giuseppe Conte (32%) e in lieve crescita Elly Schlein (26%, +2%).  —[email protected] (Web Info)

Ia, Moricca (PagoPa): “Stiamo studiando come applicarla a servizi pubblici”

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(Adnkronos) – ''Stiamo lavorando in vari tavoli multidisciplinari su Ai e l'ambito dei servizi pubblici per i quali dobbiamo prestare particolare attenzione. Stiamo studiando come applicare Ai per un modello sostenibile. Possiamo utilizzare le nuove tecnologie per migliorare il contatto tra amministrazione e cittadino per ridurre i tempi d'attesa. Ai può migliorare l'accesso alle informazioni per il cittadino. Dobbiamo migliorare i processi aziendali e i costi''. Lo sottolinea Alessandro Moricca, Amministratore unico di PagoPa, in occasione del convegno sull'intelligenza artificiale. —[email protected] (Web Info)

Sanità: 20 marzo riunione ambulatori su tariffe, Uap ‘Governo ricordi articolo 32’

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(Adnkronos) – "Il Governo si ricordi dell'articolo 32 della Costituzione" sul diritto alla salute. Lo chiede l'Uap nel comunicare che è stata convocata per il 20 marzo alle 11, al Teatro Brancaccio di Roma (va Merulana 244), la riunione intersindacale delle associazioni di categoria più rappresentative degli ambulatori e poliambulatori privati, per una "corretta valutazione" di quanto accadrà alla sanità italiana con l'ingresso delle tariffe introdotte dal nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale. "La sua applicazione, infatti – paventa l'Uap – bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro" degli addetti "italiani, che perderanno il proprio posto a vantaggio delle grosse multinazionali estere. Si chiede quindi al Governo di prendere coscienza che la sanità va tutelata per cittadini e imprenditori".  "Le Regioni del Nord Italia più virtuose, come la Lombardia e l'Emilia Romagna, che non sono in Piano di rientro – osserva l'Unione ambulatori e poliambulatori – hanno già approvato i propri nomenclatori tariffari, che prevedono tariffe più vantaggiose. Ci si chiede il motivo per cui non possano essere adottati i medesimi nomenclatori anche nelle Regioni del Sud Italia, che sono in Piano di rientro".  Alla riunione intersindacale, conclude l'Uap, "saranno chiamati a partecipare anche gli esponenti del mondo politico interessati" al tema, "e soprattutto il ministro Schillaci, a cui chiederemo di rispondere alle nostre domande in merito a tale scelta. Si chiede altresì la presenza del sottosegretario di Stato al ministero della Salute, onorevole Gemmato, e del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che tanto hanno a cuore la sanità italiana". —[email protected] (Web Info)

Fentanyl, Mantovano: “Da rapper e trapper messaggi sbagliati ai giovani”

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(Adnkronos) – “In Usa da rapper e trapper arrivano testi con messaggi sbagliati sul Fentanyl che poi arrivano senza filtri agli adolescenti”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, presentando oggi a Roma il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentanyl e di altri oppioidi sintetici, con il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara e il ministro dello Sport e giovani Andrea Abodi.  "Ci vogliamo muovere ad ampio spettro nella prevenzione" della diffusione del Fentanyl, che "In Italia non è una emergenza, ma in Usa sì". "Nel nostro Paese – spiega – ci sono segnali della presenza del medicinale. In una operazione è stato scoperto ed era nascosto in pagine di libri. Può essere nascosto anche nei cerotti, non è una battaglia facile perché si scontra anche con il darkweb e pagamenti in bitcoin”. "Il Fentanyl trasforma gli assuntori in zombi che camminano. Usato in dosi controllate ha effetto analgesico ma – avverte – al di fuori sta sostituendo l’eroina e bastano 1-2 milligrammi per causare la morte per soffocamento. Questa sostituzione riesce facile perché ne basta meno, è a basso costo e se non agiamo si può trovare facilmente”, ha aggiunto.  "Siamo fieri che l'Italia sia una delle primissime Nazioni in Europa ad adottare un piano molto articolato di prevenzione contro l'uso improprio del fentanyl e degli altri oppioidi sintetici", commenta la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il fentanyl, "nota come 'droga degli zombie', la cui diffusione ha provocato negli Stati Uniti una vera e propria emergenza, è un analgesico molto potente che può avere effetti devastanti su chi lo assume per scopi diversi da quelli sanitari. Sono sufficienti, infatti, appena 3 milligrammi della sostanza per uccidere una persona", spiega la premier.  "Nell'ottobre scorso è stato fatto un sequestro di Fentanyl a Piacenza. Per l'Italia è importante dotarsi di un Piano di prevenzione per far sì che, laddove ci fosse un aumento della circolazione di questo composto, potremo affrontarlo nella giusta maniera", ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ricordando che "la diffusione e l'uso distorto del Fentanyl rappresentano un pericolo per la tutela e la salvaguardia della salute pubblica".  "Il consumo sempre maggiore all'estero, la possibilità di reperirlo senza grandi difficoltà, il fatto che anche dosi estremamente esigue possano essere potenzialmente letali, impongono l'adozione di strategie per prevenire e contrastarne il consumo personale, la distribuzione e lo spaccio sul territorio. Saranno rafforzate le azioni di monitoraggio e controllo della distribuzione e somministrazione del Fentanyl per evitarne l'utilizzo per scopi non sanitari: saranno approntati stringenti sistemi di allerta da attivare in caso di prescrizioni anomale, potenziati i controlli da parte dei Carabinieri e dei Nas sulla distribuzione del farmaco sul territorio nazionale e implementate le misure di sicurezza dei luoghi dove la sostanza è conservata per evitarne una indebita sottrazione. Questo significa quindi intensificare i controlli per evitare eventuali furti. Il ministero sta allertando regioni e farmacie a prestare la massima attenzione e a garantire la corretta custodia del farmaco", ha sottolineato il ministro.  "Come farmaco utilizzato per la terapia del dolore, per le anestesie preoperatorie, ha una importanza clinica riconosciuta. Ma il suo utilizzo distorto può comportare effetti devastanti sulla salute delle persone – rimarca Schillaci – e questo è testimoniato tragicamente dalle immagini e anche dai tanti decessi per overdose che sono avvenuti in particolare negli ultimi anni negli Stati Uniti".     —[email protected] (Web Info)

Fisco, Meloni: “Non si disturba chi produce ricchezza, no a Stato che vessa”

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(Adnkronos) – "Io penso che una nazione seria debba ricordarsi che la ricchezza non la produce lo Stato, ma è lo Stato che deve mettere le aziende e i lavoratori nelle migliori condizioni possibili per creare ricchezza". Così la premier Giorgia Meloni, oggi a Trento per la cerimonia di firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Provincia autonoma di Trento. E' in questa direzione, che la presidente del Consiglio cita la riforma del fisco che il governo sta portando avanti "con un nuovo approccio", perché "non si disturba chi produce ricchezza. Uno Stato che vessa, che è visto come un nemico, che non collabora quando ti vede in difficoltà, è uno Stato di cui è più difficile fidarsi". Con i fondi di coesione "finanziamo proposte sulle quali chiediamo ci sia da parte del governo la possibilità di condividere, non perché si voglia limitare l'autonomia, ma perché rispondano a un'unica strategia" perché "non siamo monadi. Sono previsti poteri sostitutivi" ma anche il "definanziamento per le opere che non vengono ultimate". Si tratta di applicare il "principio di responsabilità, che non sempre viene valorizzato, anche l'autonomia differenziata risponde a questo principio, mette tutti nelle condizioni di avere le massime opportunità, ma poi" devi sfruttarle con senso di "responsabilità. Ad alcuni non piace ma è una grande sfida, una sfida che si fonda sulla responsabilità e sul merito", le parole della premier. "Vogliamo diventare una Nazione modello e sul Pnrr l'Italia oggi è un Paese modello", dice ancora. La presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalla scarpa. "Il Pnrr da molti veniva considerato per noi troppo gravoso – dice -, sostenendo che se noi, governo Meloni, lo avessimo rinegoziato avremmo rischiato di perdere risorse. Noi abbiamo sempre ritenuto che andasse rinegoziato, banalmente perché ci trovavamo in una in realtà diversa rispetto a quella in cui ci si trovava quando il Pnrr è stato scritto. Il Pnrr è uno strumento e gli strumenti vanno adeguati al mutare del contesto. Le cose sono andate diversamente da come alcuni temevano", dice Meloni snocciolando i risultati di Roma: "rinegoziarlo si poteva e si doveva fare". "Vorremmo che la cifra di questo governo fossero concretezza e velocità", aggiunge, rivendicando: "Sono fiera di alcuni dati economici: l'Italia ha il record di occupazione, di crescita del lavoro femminile, di crescita dei contratti stabili. L'Italia è una delle due nazioni nei Paesi Ocse a poter avere una crescita del reddito reale delle famiglie. Il reddito nei Paesi Ocse è diminuito dello 0,2%, con due soli Paesi in controtendenza: in Gran Bretagna è aumentato dello 0,2% e in Italia dell'1,4%, sette volte di più rispetto alla media. E' una scelta politica: abbiamo concentrato le poche risorse sulla crescita dei redditi delle famiglie". "Il Pnrr quando lo abbiamo rinegoziato serviva a dare un segnale di fiducia, particolarmente alle imprese, per esempio quelle agricole, sulle quali abbiamo investito ulteriori 3 miliardi e non avevamo bisogno di vedere i trattori in strada per sapere che il mondo della agricoltura, un pezzo fondamentale della nostra economia, obiettivamente viveva un tempo particolarmente difficile, stretto tra costi di produzione che aumentano, pezzi che diminuiscono e scelte che vengono fatte delle volte in modo poco pragmatico", le parole di Meloni.  —[email protected] (Web Info)

“Picchiati, bendati e costretti a spogliarsi”: denuncia medici di Gaza su raid a Khan Younis

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(Adnkronos) –  Occhi bendati. Costretti a spogliarsi. Picchiati, ripetutamente. Costretti a rimanere in piedi per ore. Arrestati. Un reparto maternità diventato qualcosa di più simile a una "stanza delle torture". E' quello che il personale medico palestinese della Striscia di Gaza ha raccontato alla Bbc di aver subito durante un blitz delle forze israeliane nell'ospedale Nasser, nella città di Khan Yunis, nel sud dell'enclave palestinese. E' accaduto il mese scorso. Ahmed Abu Sabha, medico 26enne volontario della struttura, ha denunciato di essere stato trattenuto agli arresti per una settimana. Ha accusato un soldato israeliano di avergli rotto una mano. Un racconto, riporta la rete britannica, che somiglia a quello di altri due medici. Hanno riferito di essere stati picchiati, costretti a rimanere inginocchiati per ore. Di aver dovuto sopportare acqua gelida versata sui loro corpi e di essere stati agli arresti per giorni prima di essere rilasciati. La Bbc precisa di aver indagato per settimane, di aver parlato con medici, infermieri, farmacisti e sfollati, di aver fatto controlli incrociati e di aver fornito dettagli delle denunce alle forze israeliane (Idf), che non hanno risposto direttamente alle domande sui racconti dei medici, né negato le accuse di maltrattamenti. Hanno negato sia stato fatto del male al personale medico nell'operazione. Il blitz nell'ospedale Nasser risale al 15 febbraio scorso. "Abusi ai danni dei detenuti sono contrari agli ordini delle Idf e sono pertanto assolutamente proibiti", affermano le Idf secondo cui nell'ospedale si trovavano combattenti di Hamas. Nella struttura, stando alle forze israeliane, sono stati tenuti prigionieri ostaggi rapiti durante l'attacco del 7 ottobre in Israele. Hamas, che nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza, nega che i suoi combattenti operino all'interno di strutture sanitarie. I medici rimasti al Nasser hanno denunciato come il blitz israeliano li abbia di fatto lasciati nell'impossibilità di assistere i malati. C'erano circa 200 pazienti in cura, molti "costretti a letto", anche sei in terapia intensiva, secondo il direttore dell'ospedale, Atef Al-Hout. E, stando a diversi medici, 13 pazienti sono morti nei giorni successivi in una struttura in cui – non è possibile verificarlo in modo indipendente, precisa la rete – mancavano anche la corrente e l'acqua. E le Idf hanno detto di aver fornito all'ospedale "centinaia di pasti e un generatore", mentre "i sistemi essenziali" erano funzionanti durante il blitz. Ma il 18 febbraio l'Organizzazione mondiale della sanità denunciava come l'ospedale fosse a corto di generi alimentari e medicinali e come avesse smesso di funzionare. I pazienti sono stati poi trasferiti in altre strutture. La Bbc ha ottenuto immagini girate nell'ospedale il 16 febbraio, il giorno in cui sono stati arrestati i medici, e mostrano persone messe in fila all'esterno, costrette a spogliarsi, a inginocchiarsi con le mani dietro la testa. Davanti ad alcuni di loro si vedono i camici dei medici. "Veniva colpito chiunque tentasse di muovere la testa o di fare qualsiasi movimento – ha denunciato Al-Hout – Li hanno lasciati per circa due ore in questa posizione vergognosa". La rete britannica ha avuto i nomi di 49 persone dello staff medico dell'ospedale Nasser che sarebbero state arrestate e di questi 26 sono stati fatti da più fonti, compresi medici sul campo, il ministero della Salute di Gaza sotto il controllo di Hamas, gruppi internazionali e famiglie dei 'dispersi'. E il Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato alla Bbc di aver ricevuto decine di telefonate da persone che denunciavano di non avere più notizie di parenti, medici compresi, che erano al Nasser. Per le Idf, "durante le operazioni di arresto, come regola, è spesso necessario che i sospetti terroristi consegnino gli abiti in modo che si possa fare una perquisizione e per accertare che non nascondano esplosivi o altre armi". E "gli abiti non vengono riconsegnati subito ai detenuti, per il sospetto che possano nascondere qualcosa che possa essere utilizzato con finalità ostili". Poi "ai detenuti gli abiti vengono riconsegnati appena possibile". Ma il personale medico ha raccontato di esser stato portato in una sezione dell'edificio che ospita l'ospedale, di percosse e del trasporto in una struttura di detenzione, sempre senza abiti indosso.  Tutte denunce, e immagini, definite "estremamente preoccupanti" da un esperto di diritto umanitario. Per Lawrence Hill-Cawthorne, co-direttore del Centro per il diritto internazionale dell'Università di Bristol, tutto "va contro quello che da molto tempo è un principio basilare nella legge che si applica ai conflitti armati, ovvero che ospedali e personale medicono sono protetti". Secondo i racconti alla Bbc delle persone arrestate e poi rilasciate e di altri medici, le Idf hanno usato il reparto maternità per gli interrogatori. Qui lo staff sarebbe stato picchiato. Abu Sabha ne ha parlato come di qualcosa di "più simile a una stanza delle torture". "Mi hanno messo su una sedia ed era come un patibolo – ha raccontato – Ho sentito il rumore delle corde e pensavo sarei stato giustiziato". Poi, "hanno spaccato una bottiglia e il vetro mi ha tagliato sulla gamba. Hanno lasciato sanguinare la ferita e poi hanno iniziato a portare i medici uno dopo l'altro. Hanno iniziato a disporli uno accanto all'altro. Sentivo i loro nomi e le loro voci". Le Idf hanno ribadito alla Bbc che "non effettuano e non hanno effettuato simulazioni di esecuzioni di detenuti". Respingono le accuse. Tutti i tre detenuti hanno confermato alla Bbc di esser stati messi su mezzi militari e picchiati con bastoni e calci di fucili, di esser stati presi a pugni. "Eravamo solo con i boxer indosso, ci hanno ammassati uno sopra all'altro e ci hanno portato via da Gaza – ha raccontato un medico che ha voluto mantenere l'anonimato – Per tutto il tragitto siamo stati colpiti e umiliati. Ci versavano acqua fredda addosso". Abu Saba ha raccontato che "sono stati portati su un terreno coperto di ghiaia e costretti a inginocchiarsi con gli occhi bendati". "C'era una buca nel terreno e pensavamo ci avrebbero giustiziato e sepolto lì. Tutti abbiamo iniziato a pregare". Poi, ha proseguito, sono stati trasferiti in un edificio dove sono stati tenuti agli arresti. Gli altri due detenuti rilasciati hanno confermato di essere stati sottoposti a controlli medici, ma di non essere stati medicati. Uno di loro ha accusato un soldato israeliano di averlo colpito proprio su una ferita. Abu Saba ha denunciato anche punizioni subite per presunte 'infrazioni', ha raccontato di esser stato portato in un bagno, picchiato, mentre era circondato da cani con la museruola. Ha anche accusato i soldati israeliani di aver disegnato una Stella di David sul gesso che gli era stato fatto da un medico israeliano. La Bbc conferma che Abu Saba aveva una radiografia e che è stato assistito, dopo il rilascio, in un ospedale da campo a Gaza per una mano rotta. Nessuno dei tre medici è stato messo al corrente di accuse specifiche, ma due di loro hanno riferito di interrogatori in cui gli veniva chiesto se avessero visto ostaggi o combattenti di Hamas nell'ospedale, dove fossero il 7 ottobre scorso. Abu Saba ha invece detto di non esser mai stato interrogato durante gli otto giorni di detenzione. I tre medici con cui ha parlato la Bbc hanno tutti detto di essere stati riportati a Gaza con gli occhi bendati. Secondo le dichiarazioni alla rete di un ufficiale delle Idf, le forze israeliane non hanno effettuato arresti tra il personale medico dell'ospedale, "a meno che non sapessimo di poter ottenere questa o quella informazione d'intelligence" e "avessimo motivi ragionevoli per ritenere che avevano informazioni, quindi si prelevano per interrogarli, nulla di più". Alcuni ostaggi rapiti il 7 ottobre in Israele hanno raccontato di esser stati portati all'ospedale Nasser in ambulanza. Uno ha descritto la prigionia come "guerra psicologica". Durante il blitz, secondo Al-Hout, sono stati arrestati alcuni pazienti. Un video, la cui autenticità è stata verificata dalla Bbc, mostra soldati delle Idf che spingono due letti d'ospedale con le persone che occupano i letti con le mani dietro la testa. Sembrano legate. E diversi medici hanno accusato le Idf di non aver consentito la sepoltura o persino il trasferimento dei corpi dei pazienti morti dopo l'operazione, corpi rimasti lì – hanno denunciato – accanto a malati e personale sanitario. Le Idf hanno confermato l'arresto di "circa 200 terroristi e sospetti terroristi, anche alcuni che si fingevano operatori sanitari" e di aver trovato "molte armi" e medicinali "destinati agli ostaggi israeliani". Hanno ribadito di operare "in modo preciso e mirato" con "danni minimi per le attività dell'ospedale e senza conseguenze per pazienti o personale medico". —internazionale/[email protected] (Web Info)

Indagine Altroconsumo, 1 famiglia su 10 in gravi difficoltà, peggiora prospettiva per il 2024

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(Adnkronos) –
La capacità di spesa delle famiglie italiane continua ad essere debole: sebbene il peggioramento costante registrato a partire dal 2021 sembri essersi fermato, nel 2023 ancora non si registra alcuna ripresa e la situazione si conferma allarmante. Questo il quadro emerso dall’indagine annuale Termometro Altroconsumo 2023. L’Organizzazione di consumatori – insieme alle omologhe di Spagna, Belgio e Portogallo che fanno parte di Euroconsumers – ha svolto anche lo scorso anno la periodica indagine che stima, tramite un indice ad hoc, il livello di difficoltà dei consumatori nell’affrontare le spese durante l’anno precedente, le differenze fra le aree geografiche e fra le tipologie di famiglia, e al contempo le aspettative per l’anno a venire. Nel 2023 il Termometro Altroconsumo registra una stabilizzazione – ma a livelli ancora negativi – della capacità di sostenere le spese correnti nei 6 ambiti analizzati: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero. L’indice di quest’anno è pari infatti a 45,1 (-0,1 rispetto al 2022), una lievissima flessione che fa tuttavia segnare un nuovo record negativo da quando l’indagine viene svolta, ovvero dal 2018.  L’analisi evidenzia come una famiglia su dieci (10%) risulti in gravi difficoltà economiche, ovvero abbia avuto difficoltà nel corso del 2023 a sostenere le prinicipali spese quotidiane in tutti gli ambiti presi in esame: un dato sostanzialmente stabile rispetto al 9% del 2022, ma che ancora una volta è il peggiore da quando viene effettuata l’indagine. Solo una famiglia su quattro (27%), invece, ha dichiarato di non aver avuto nessuna difficoltà. Contestualmente aumentano le famiglie che faticano a risparmiare: tre su quattro (74%) hanno avuto difficoltà a mettere da parte risparmi (+4 punti percentuali sul 2022) e nello specifico, quelle che hanno avuto grosse difficoltà sono passate dal 35% al 40%. In generale, la stabilizzazione della situazione rispetto al 2022 mostra il permanere di una percezione fortemente negativa degli italiani in molti ambiti quotidiani di spesa, nonostante un contesto nazionale di crescita economica e di miglioramento dell’occupazione, a cui si è accompagnato nel corso dell’anno un rallentamento dell’inflazione. Sembra dunque che le politiche messe in campo a sostegno ai redditi, dalla proroga del taglio del cuneo fiscale, alle iniziative per il contenimento dell’inflazione e ai diversi bonus attivati o prorogati, dalla prima tranche di fondi sbloccati per la sanità alla messa a terra del Pnrr, non stiano avendo le ricadute positive che ci si attendeva.  Nel 2023 gli ambiti che creano difficoltà al maggior numero di famiglie sono le spese per l’abitazione (51% ha avuto difficoltà a sostenerle) e per la salute (47%), seguite da altri due aspetti rilevanti come la mobilità (42%) e, soprattutto, l’alimentazione (41%). Il peggioramente più evidente rispetto al 2022 lo registrano salute e alimentazione, con un aumento delle famiglie in difficoltà di 5 e 4 punti percentuali rispettivamente. Guardando nel dettaglio si scopre che le voci più problematiche sono visite mediche (52%, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2022) e cure dentistiche (51%), per quanto riguarda la salute; carne e pesce (47%) e frutta e verdura (44%) per quanto riguarda l’alimentazione, con aumenti sostenuti, pari a 7 punti percentuali per entrambe le voci. In crescita anche il numero di quanti fanno fatica a concedersi qualche sfizio come andare al bar o al ristorante (44%, 8 punti percentuali in più rispetto al 2022). 
Salute e alimentazione sono ambiti che influenzano fortemente la qualità di vita delle persone e la difficoltà a far fronte alle spese per provvedervi mette a rischio la tenuta sociale e minaccia i diritti fondamentali dei cittadini. Dai dati emersi appare evidente l’inefficacia delle iniziative intraprese dalla politica, sia sul fronte della lotta all’inflazione del carrello della spesa (Carrello Tricolore), sia per quanto riguarda il contrasto all’allungarsi delle liste di attesa, un fenomeno che spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al privato, con un esborso significativamente maggiore e alla portata di pochi fortunati. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2022 ha raggiunto i 40,1 miliardi di euro e nel 2023 il 7% di chi aveva bisogno di cure ha rinunciato per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio. Per quanto riguarda la comparazione fra le diverse zone della Penisola, si conferma anche nel 2023 il divario fra Nord e Centro-Sud. Le difficoltà a sostenere le spese sono maggiori al Centro (indice pari a 43,5) e al Sud e isole (43,6); migliore invece la situazione al Nordest (45,3) e soprattutto al Nordovest (47,5). Rispetto all’anno precedente si nota un una divaricazione tra le due aree settentrionali, con il valore del Termometro che diminuisce di 1,4 punti per il Nordest e invece aumenta di 1 punto per il Nordovest. Più stabile l’andamento del Centro (-0,6) e del Sud e isole (+0,2). Per Altroconsumo "non sorprende quindi che le Regioni in cui si riesce ad affrontare meglio le spese restino principalmente nel Nordovest". Il valore dell’indice è significativamente superiore alla media per Liguria (49,3), Lombardia (48,3) e Piemonte (47,1), ma anche Trentino-Alto Adige, Sicilia e Veneto superano, anche se non di molto, il dato medio. Le regioni invece in cui la capacità di sostenere le spese è inferiore alla media sono: Umbria, Campania, Calabria e Abruzzo.  Passando al confronto per tipologia di famiglia, il titolo di studio si conferma ancora una volta come un fattore importante nell’influenzare la capacità di spesa: i nuclei familiari in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario mostrano una migliore capacità di affrontare le spese (50,0) rispetto a quelle in cui nessuno dei due partner è laureato (39,8). La situazione appare poi più agevole per chi vive da solo (49,3), mentre le difficoltà aumentano di pari passo con il numero dei componenti della famiglia, cosìcchè alla fine i nuclei numerosi risultano i più penalizzati, con un indice a 40,5 per quelli composti da 5 o più persone. Emerge dunque con chiarezza come il titolo di studio rifletta diseguaglianze di reddito. È fondamentale pertanto tornare ad investire nell’istruzione per riattivare la scala sociale e aumentare il numero di giovani in possesso di una laurea o di un titolo di studio terziario, che nel nostro Paese è sensibilimente al di sotto della media europea (29,2% vs il 42% nella fascia 25-34 anni)[3]. Inoltre, le difficoltà maggiori in cui versano le famiglie – e non solo quelle numerose – rispetto ai single, "denuncia – osserva Altroconsumo – un sistema in cui le spese di ogni componente si sommano a quelle degli altri senza che intervengano meccanismi di attenutazione: ciò porta a riflettere sulla necessità di politiche pubbliche a sostegno dei nuclei con figli più incisive rispetto quelle ad oggi messe in campo, quali l’assegno unico universale, i diversi bonus (assegno di natualità, bonus mamma.. ), l’estensione dei congedi parentali". L’indagine rileva, inoltre, le previsioni per il 2024: ancora una volta si conferma la tendenza di consumatori e famiglie italiane a guardare al futuro con timore e pessimismo. Le attese sono infatti di un ulteriore peggioramento della situazione: l’indice che riflette le aspettative per l’anno in corso è inferiore di 1 punto rispetto a quello registrato per l’anno trascorso. Un terzo degli intervistati (32%) ritiene che la sua famiglia avrà più difficoltà a sostenere le spese nel 2024 rispetto a quanto avvenuto nel 2023. La metà (50%) stima che la situazione resterà invariata, mentre solo il 19% prevede che sarà più facile.  
Aspettative al ribasso anche per la capacità di risparmio: il 76% ritiene che sarà difficile per la propria famiglia mettere soldi da parte nel corso del 2024 e ben il 44% immagina che sarà molto difficile, se non impossibile, farlo (rispetto al 40% del 2023). Nel confronto con gli altri Paesi europei che hanno partecipato all’indagine emerge come, anche nel 2023, l’Italia si colloca ad un livello simile alla Spagna (valore dell’indice 46,0), mentre in testa restano le famiglie belghe (53,5) e in coda quelle portoghesi (43,4). Meno positivo il fatto che l’Italia, come la Spagna, mostri una sostanziale stabilità dell’indice rispetto al valore dello scorso anno: +0,2 per la Spagna, -0,1 per l’Italia, mentre Belgio (+1,4) e Portogallo (+1,3) fanno segnare un miglioramento. Sono le spese sanitarie a segnare il passo rispetto agli altri Paesi: la percentuale di famiglie italiane in difficoltà da questo punto di vista (47%) è particolarmente elevata rispetto a quanto avviene in Spagna (38%), in Portogallo (36%) e in Belgio (28%). “La stabilizzazione del quadro in cui versavano le famiglie italiane già nel 2022 rappresenta un dato solo apparentemente positivo, perché, sebbene indichi un’interruzione di un trend di progressivo peggioramento in atto dal 2021, in realtà denota come ci si sia arenati in una situazione negativa e non si trovino soluzioni efficaci per invertire la rotta.” dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo. “È evidente che anche gli elementi di contesto che avrebbero potuto avere un impatto positivo, come la crescita del Pil e l’aumento dell’occupazione, non sono riusciti ad incidere nel senso di un miglioramento nella percezione che hanno gli italiani della loro capacità di spesa in molti ambiti quotidiani. La mancata accelerazione della dinamica salariale e l’inflazione ancora alta per gran parte dell’anno hanno eroso ogni margine di miglioramento proiettando un’ombra di timore e pessimismo anche sul 2024. Di fronte al permanere di una situazione nazionale negativa, a cui si aggiunge l’aumento di incertezza dello scenario geopolitico mondiale, gli italiani nutrono una sfiducia sempre più radicata nella politica da cui ci si aspetta poco, ma si ottiene ancora meno. Una delusione e un calo di aspettative che rischiano di proiettarsi nel voto europeo di giugno, quando la disillusione potrebbe alimentare l’astensionismo o confluire verso un populismo nazionalista che imputa all’UE la responsabilità di problemi che sono invece tutti italiani". "In questo scenario – conclude Cavallo – il ruolo delle Istituzioni è dunque centrale nel fornire soluzioni concrete che tutti noi auspichiamo possano restituire fiducia nel futuro ai cittadini provati dalle difficoltà di un momento storico segnato da molte incertezze”.  —[email protected] (Web Info)

Ascolti tv, Lolita Lobosco su Rai1 vince prime time lunedì 11 marzo

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(Adnkronos) – Ancora un ottimo risultato nel prime time di ieri sera, lunedì 11 marzo, su Rai1 per 'Le Indagini di Lolita Lobosco' con Luisa Ranieri, che ha vinto la serata con 5.002.000 telespettatori e uno share del 28,2%. Secondo gradino del podio per Canale 5 con 'Grande Fratello' visto da 2.278.000 telespettatori (share del 17,6%). Terzo posto per Italia 1 con il film 'Fast & Furious – Hobbs & Shaw' che ha interessato 1.278.000 telespettatori registrando uno share del 7,5%.  Fuori dal podio 'Presa Diretta' in onda su Rai3, che ha realizzato 1.180.000 telespettatori e uno share del 5,8% mentre su Rai2 'Boss in incognito' è stato seguito da 981.000 registrando uno share del 5,9%. Su Retequattro 'Quarta Repubblica' ha interessato 736.000 telespettatori (share del 4,9%) mentre su La7 'La torre di Babele' ha totalizzato 795.000 telespettatori e uno share del 3,96%. Chiudono gli ascolti del prime time Tv8 con 'Bruno Barbieri – 4 Hotel' seguito da 370.000 telespettatori (share dell'1,9%) e Nove con 'Little Big Italy' che ha interessato 318.000 telespettatori pari a uno share dell'1,7%.  Nell'access prime time sulla rete ammiraglia di viale Mazzini 'Cinque Minuti' ha totalizzato 4.752.000 telespettatori raggiungendo uno share del 22% e, a seguire, 'Affari Tuoi' condotto da Amadeus ha ottenuto 6.131.000 telespettatori pari al 27,6% di share. Su Canale 5 'Striscia La Notizia' ha invece interessato 3.594.000 telespettatori (16,2% di share). Nella fascia preserale su Rai1 'L’Eredità' ha conquistato 4.556.000 telespettatori (share del 25,5%) mentre su Canale5 'Avanti un Altro!' ne ha ottenuti 3.621.000 registrando uno share del 21,5%. Nel complesso la comparazione delle reti generaliste Rai più RaiNews24 nei confronti delle generaliste Mediaset più TgCom24 vede, nell'intera giornata, la Rai al 33,8% con 3.015.000 telespettatori e Mediaset al 28,1% con 2.508.000, mentre in prima serata la Rai è al 36,6% con 7.822.000 telespettatori, contro i 5.568.000 e il 26,1% di Mediaset. —[email protected] (Web Info)