(Adnkronos) – Momento amarcord per Fedez che in una serie di storie su Instagram ricorda gli inizi della sua carriera nella musica: dal disco che ha segnato la svolta artistica ai genitori che lo hanno sostenuto anche vendendo di persona cd e magliette. Prima la foto dell'album 'Penisola che non c'è' con la scritta '13 anni fa l'inizio di tutto' e poi il video di 'Ti vorrei dire', dove Fedez evidenzia la frase: "Ti vorrei dire che va tutto bene". Il rapper che dopo la crisi coniugale con la moglie Chiara Ferragni è tornato a vivere a Rozzano, nella casa d'infanzia, adesso torna alle origini anche nella musica e racconta: "Sono molto legato a 'Penisola che non c'è' perché è stato il disco che mi ha fatto iniziare la mia carriera artistica e tra i concerti più belli della mia vita credo che ci sia quello che ho fatto proprio quando è uscito questo disco a Leoncavallo, un centro sociale di Milano, dove la mia mamma e il mio papà vendevano fuori dal locale i cd e le magliette". "Fu un concerto veramente fico", racconta Fedez ai suoi fan ed emozionato aggiunge: "Sto invecchiando raga. Perché? Perché mi sento… vabbè, bello però, ma affanculo la nostalgia". E sempre parlando del suo primo periodo artistico ricorda la passione per il montaggio: "I primi video che uscirono erano girati dalla mia ex fidanzata, la Silvia, e montati da me. Questo disco, dunque, non solo mi ha diciamo regalato un sogno ma mi ha anche insegnato a coltivare un'altra passione che è quella del montaggio video". —[email protected] (Web Info)
Covid, lo studio: ridotta di 1,6 anni aspettativa di vita globale
(Adnkronos) – Dal 2019 al 2021 Covid ha ridotto di 1,6 anni l'aspettativa di vita globale, con "una brusca inversione di tendenza" rispetto agli aumenti registrati negli anni precedenti. Uno studio pubblicato su 'The Lancet' indica che "per gli adulti di tutto il mondo la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto più profondo di qualunque altro evento osservato in mezzo secolo, comprese guerre e disastri naturali", afferma il co-primo autore del lavoro Austin E. Schumacher, dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell'università di Washington negli Usa. "Durante la pandemia – sottolinea – l'aspettativa di vita è diminuita nell'84% dei Paesi e territori, dimostrando il potenziale effetto devastante dei nuovi agenti patogeni". Mentre "tra i bambini minori di 5 anni i tassi di mortalità sono scesi del 7% dal 2019 al 2021, con mezzo milione di decessi in meno" nel periodo considerato, "nelle fasce d'età sopra i 15 anni la mortalità è aumentata del 22% per i maschi e del 17% fra le donne", calcolano i ricercatori dell'Ihme. In particolare, "tra gli anziani la mortalità è cresciuta in un modo mai visto negli ultimi 70 anni". Tuttavia, "benché la pandemia sia stata devastante, uccidendo circa 16 milioni di persone in tutto il mondo tra il 2020 e il 2021 – precisano gli scienziati – non ha cancellato completamente i progressi fatti", considerando che "l'aspettativa di vita alla nascita è aumentata di quasi 23 anni tra il 1950 e il 2021". L'analisi è un aggiornamento al 2021 del programma di ricerca Global Burden of Disease Study (Gbd) e il quadro che dipinge è considerato "il bilancio più completo" dell'impatto che lo 'tsunami Covid' ha avuto finora sulla salute umana. Nello stimare le morti in eccesso associate alla pandemia, gli autori hanno considerato sia i decessi causati da Sars-CoV-2 sia quelli legati agli effetti indiretti dell'emergenza, come le cure mancate per la paralisi dei servizi sanitari. Città del Messico, Perù e Bolivia sono tra le aree del pianeta in cui si è registrato un calo maggiore dell'aspettativa di vita dal 2019 al 2021, segnalano i ricercatori dell'Ihme. E ancora: Paesi come la Giordania e il Nicaragua, rimarcano, hanno riportato causa pandemia un elevato eccesso di mortalità in tutte le fasce d'età, che nelle analisi precedenti non veniva evidenziato. A livello sub nazionale, le province sudafricane di KwaZulu-Natal e Limpopo hanno registrato tassi di mortalità in eccesso adeguati all'età tra i più alti e il maggior calo dell'aspettativa di vita in pandemia. All'opposto, Barbados, Nuova Zelanda e Antigua e Barbuda vengono indicate come alcune delle zone con eccessi di mortalità più bassi. "Il nostro studio – commenta Hmwe Hmwe Kyu dell'Ihme, co-primo autore dell'articolo – suggerisce che, nonostante la terribile perdita di vite umane che il mondo ha subito a causa della pandemia, in 72 anni dal 1950 abbiamo compiuto progressi incredibili, con la mortalità infantile che continua a diminuire a livello globale", pur con forti differenze regionali: nel 2021 un quarto della mortalità infantile si concentrava nell'Asia meridionale, due quarti nell'Africa sub-sahariana. "Ora – aggiunge la scienziata – consolidare i successi messi a segno, preparandoci alla prossima pandemia e affrontando le grandi disparità sanitarie tra i Paesi, dovrebbero essere i nostri obiettivi prioritari". Dal Gbd 2021 emerge anche che, a partire dal 2017, il tasso di crescita della popolazione globale ha iniziato a diminuire dopo anni di stagnazione e il calo ha subito un'accelerazione durante la pandemia di Covid-19. Cinquantasei Paesi hanno raggiunto il picco di popolazione nel 2021 e ora riportano una riduzione, mentre in molte nazioni a basso reddito la crescita è continuata. L'analisi certifica infine che a livello globale la popolazione invecchia: tra il 2000 e il 2021, il numero di over 65 è aumentato più rapidamente di quello degli under 15 in 188 Paesi e territori. "Il rallentamento della crescita e l'invecchiamento della popolazione, insieme allo spostamento della crescita demografica futura verso i luoghi più poveri del pianeta e con esiti sanitari peggiori, comporterà sfide sociali, economiche e politiche senza precedenti", avverte Schumacher, prospettando "la carenza di manodopera in aree in cui le popolazioni più giovani stanno diminuendo e una crescente scarsità di risorse in zone in cui la popolazione continua a espandersi rapidamente. Vala pena ribadirlo – ammonisce il ricercatore – perché questi problemi richiederanno una significativa pianificazione politica nelle regioni interessate. Le nazioni di tutto il mondo, per esempio, dovranno cooperare sull'emigrazione volontaria, tenendo come guida utile il Global Compact delle Nazioni Unite per una migrazione sicura, ordinata e regolare". —[email protected] (Web Info)
Nardi, il ‘rimprovero’ di Djokovic e i complimenti – Video
(Adnkronos) – “Non era giusto però bravo”. È la frase che, nella bolgia dello stadio di Indian Wells, Novak Djokovic ripete a Luca Nardi dopo il successo strepitoso del ventenne azzurro nel secondo turno del Masters 1000 californiano. Djokovic, numero 1 del mondo, si congratula con il giovane avversario, che è incredulo dopo l’impresa. Nole, che parla perfettamente l’italiano, sembra indirizzare un bonario rimprovero al rivale alla fine del match. Probabile che Djokovic si riferisca ad un episodio specifico, per un punto conquistato da Nardi dopo una palla ‘dubbia’. —[email protected] (Web Info)
Israele annuncia restrizioni per l’accesso alla moschea di Al-Aqsa. Giordania: “Giocano col fuoco”
(Adnkronos) – Le autorità israeliane hanno annunciato una serie di restrizioni per i palestinesi della Cisgiordania che vorranno entrare a Gerusalemme e nella Spianata delle Moschee durante il mese di Ramadan. Il Coordinatore delle attività governative nei territori (Cogat), l'autorità militare israeliana responsabile dei Territori palestinesi, ha indicato in un comunicato che il venerdì potranno entrare nella moschea di Al-Aqsa gli uomini sopra i 55 anni, le donne sopra i 50 e i bambini fino a dieci anni. I palestinesi dovranno avere un permesso Cogat valido, che sarà soggetto a revisione da parte delle forze di sicurezza. Inoltre, le autorità si riservano la possibilità di introdurre modifiche nel corso del mese, come riportato dal quotidiano The Times of Israel. Le autorità non hanno precisato se i palestinesi della Cisgiordania potranno visitare Gerusalemme dalla domenica al giovedì durante il Ramadan, mentre è stato confermato che gli abitanti di Gaza non potranno accedere all'area a causa della guerra nella Striscia.
Israele "gioca con il fuoco" e sta spingendo la situazione verso "un'esplosione", il commento del ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, commentando le restrizioni. Citato dai media giordani, Safadi ha detto che la Giordania, che è custode dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme, respinge il provvedimento stabilito da Israele come misura di sicurezza per la guerra a Gaza. "Avvertiamo che profanare la santità della moschea di Al-Aqsa è giocare con il fuoco", ha detto Safadi in una conferenza stampa congiunta con l'arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Santa Sede. E' intanto salpata da Larnaca, Cipro, dopo un rinvio di un paio di giorni dovuto a 'ragioni tecniche', la nave di Open Arms diretta a Gaza con un carico di 200 tonnellate di aiuti umanitari. Lo ha reso noto la ong World Central Kitchen, che ha raccolto gli aiuti destinati alla popolazione palestinese. Il viaggio della nave della organizzazione non governativa spagnola viene usato come 'progetto pilota' in vista dell'apertura di un corridoio marittimo umanitario annunciato nei giorni scorsi a Cipro dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sul suo account X, Open Arms ha pubblicato un video che mostra la nave mentre salpa dal porto cipriota di Larnaca. Il viaggio dovrebbe durare due giorni-due giorni in mezzo, in base alle condizioni della navigazione. Per ragioni di sicurezza non è stato riferito dove la nave attraccherà (a Gaza c'è solo un piccolo porto di pescatori che non è adatto ai cargo), mentre non è chiaro come avverrà la distribuzione degli aiuti, anche per evitare assalti e incidenti come quelli dei giorni scorsi. "Naturalmente Israele ha il diritto di difendersi e di combattere Hamas. Ma la protezione dei civili deve essere garantita in ogni momento, in linea con il diritto internazionale. E al momento c’è solo un modo per ripristinare un flusso adeguato di aiuti umanitari: la popolazione di Gaza ha bisogno di una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile. E ne ha bisogno adesso", ha detto quindi oggi la presidente della Commissione Europea durante la plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. "Diversi Paesi, tra cui alcuni dei nostri Stati membri, hanno iniziato a paracadutare aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza. E oggi posso annunciare che abbiamo attivato il meccanismo di protezione civile dell’Ue per rafforzare il nostro sostegno", spiega, aggiungendo: "Incoraggio tutti gli Stati membri a contribuire con le loro risorse, per consentire una fornitura stabile e significativa di aiuti a Gaza", sottolinea. Gli Stati Uniti "lavoreranno per allestire un porto galleggiante per scaricare le navi" dirette da Larnaca, sulla costa est di Cipro, a Gaza. "Fino a quando non sarà pronto, lavoreremo con navi più piccole", sottolinea poi von der Leyen. "La situazione sul campo – aggiunge – è più drammatica che mai e ha raggiunto un punto critico. Abbiamo tutti visto i resoconti che parlano di bambini che muoiono di fame. Non può essere. E dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermarlo. Tutti sanno quanto sia difficile spostare gli aiuti dentro e dentro Gaza. Tutti i percorsi devono essere utilizzati per raggiungere le persone bisognose. È qui che entra in gioco il corridoio marittimo. Può contribuire ad aumentare la quantità di aiuti che raggiungono effettivamente le persone nel nord di Gaza", spiega. Raffica di razzi di Hezbollah contro il nord di Israele. Secondo quanto riferito dalle Forze di difesa israeliane (Idf), i militanti libanesi hanno lanciato 70 razzi contro le Alture del Golan, in uno degli attacchi più pesanti dal 7 ottobre. Non si hanno per ora notizie di vittime. Poco dopo una nuova pioggia di razzi sullo Stato Ebraico. Secondo quanto riferito da media israeliani, infatti, dopo il primo lancio questa mattina ne sono stati sparati altri 30, per un totale di un centinaio. Gli attacchi sono avvenuti mentre le Idf confermavano di aver condotto raid in Libano contro strutture dei militanti filoiraniani. Hezbollah ha quindi rivendicato il lancio di un centinaio di razzi Katyusha contro il territorio israeliano riferisce il Times of Israel, precisando che il movimento sciita libanese ha dichiarato in una nota di aver preso di mira due basi dell'esercito israeliano sulle Alture del Golan. Secondo Hezbollah, l'attaccio massiccio è una risposta ai recenti raid israeliani sul Libano, incluso quello della scorsa notte su Baalbek in cui è morto un civile. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ricevuto intanto una delegazione di Hamas guidata dal membro dell'ufficio politico del movimento palestinese, Khalil al-Hayya. Lo riferisce l'emittente libanese Lbci, precisando che durante il colloquio sono stati analizzati gli ultimi sviluppi a Gaza e in Cisgiordania. Le discussioni hanno inoltre riguardato i negoziati in corso per fermare l'operazione israeliana nell'enclave. Sarebbe intanto salito a 31.184 il numero delle persone che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza dall'inizio della rappresaglia israeliana lo scorso 7 ottobre per l'attacco subito da Hamas. Ad aggiornare il bilancio è il ministero della Sanità di Gaza controllato dai miliziani, aggiungendo che 72.889 sono rimaste ferite. Nelle ultime 24 ore sarebbero 72 i palestinesi rimasti uccisi e 129 quelli feriti negli attacchi israeliani, spiega il ministero. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che il sergente Itay Chen, che aveva doppia nazionalità americana e israeliana, è stato ucciso il 7 ottobre durante l'attacco di Hamas. Lo riporta la Cnn, precisando che Chen era uno dei sei ostaggi americani a Gaza che si pensava fossero ancora vivi. Secondo le Idf, i resti senza vita del militare sono stati portati a Gaza dagli uomini di Hamas. "Oggi i nostri cuori sono pesanti: Jill ed io siamo devastati dalla notizia che l'americano Itay Chen è stato ucciso da Hamas nel brutale attacco terroristico del 7 ottobre". , ha dichiarato Biden. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, "è un ostacolo a qualsiasi intesa". A dichiararlo ad al-Jazeera il dirigente di Hamas, Mohammad Nazzal, secondo cui i mediatori – Egitto e Qatar – sono al lavoro per cercare di tirare fuori dall'impasse i negoziati per un potenziale accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco temporaneo. "I negoziati non si sono fermati. Negli ultimi giorni si è arrivati a un punto morto, ma il Qatar e l'Egitto stanno lavorando duramente per proseguire", ha dichiarato. "Hamas risponde ai mediatori e sta cercando di cooperare positivamente, ma Netanyahu è un ostacolo a qualsiasi intesa – ha aggiunto -. I negoziati non si fermeranno finché Netanyahu non soddisferà le condizioni di Hamas". "Non siamo vicini a un accordo su un cessate il fuoco a Gaza, ma rimaniamo fiduciosi", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, nel corso di una conferenza stampa a Doha, aggiungendo che i colloqui sono in corso. Il portavoce ha spiegato che l'emirato sta lavorando per stabilire un cessate il fuoco permanente a Gaza, piuttosto che una tregua a breve termine di pochi giorni. Israele ha affermato che qualsiasi cessate il fuoco deve essere temporaneo e che il suo obiettivo resta la distruzione di Hamas e il ritorno di tutti gli ostaggi. Il gruppo terroristico ha annunciato che rilascerà gli ostaggi solo nell'ambito di un accordo che metta fine alla guerra. "Non vediamo le parti convergere su un linguaggio che possa risolvere l'attuale disaccordo sull'attuazione di un'intesa", ha proseguito il portavoce, secondo cui tutte le parti "continuano a lavorare per raggiungere un accordo, si spera entro i limiti del Ramadan". Al-Ansari, tuttavia, ha precisato di non poter indicare "alcuna tempistica" per un'intesa, evidenziando che la situazione rimane "molto complicata sul campo". La sopravvivenza come primo ministro Netanyahu è "a rischio" a causa della guerra a Gaza. E' quanto si evidenzia intanto in un rapporto pubblicato dall'Ufficio del Direttore della National Intelligence americana. "La mancanza di fiducia da parte dell'opinione pubblica nella capacità di governare di Netanyahu si è approfondita e ampliata ancora di più rispetto a prima della guerra. Stiamo assistendo a grandi proteste per chiedere le sue dimissioni e lo svolgimento di nuove elezioni. Un governo diverso e più moderato è uno scenario possibile", si legge nel rapporto. Secondo il documento, rilanciato stamane dai media dello Stato ebraico, Israele deve aspettarsi di affrontare una crescente pressione internazionale a causa della situazione umanitaria a Gaza. Si afferma inoltre che Israele e Iran stanno tentando di adattare le loro azioni l'uno all'altro in modo da evitare un escalation del conflitto in piena regola tra i due Paesi. "Riteniamo che la leadership iraniana non sia stata coinvolta nella pianificazione dell'attacco del 7 ottobre e che non avesse informazioni preliminari sull'attacco", aggiunge il rapporto, secondo cui Israele dovrà affrontare la resistenza armata di Hamas per molti anni, mentre le Idf continueranno a tentare di distruggere i tunnel del movimento. Un sospetto militante della Jihad Islamica è stato arrestato in un'operazione delle Forze di difesa israeliane (Idf) a Jenin, in Cisgiordania. Lo riportano i media dello Stato ebraico, secondo cui l'uomo – identificato come Mahdi Fayyad – è accusato di aver sparato e lanciato esplosivi contro le forze israeliane. Nel corso della stessa operazione sono finiti in manette altri due palestinesi ed è stato sequestrato un fucile d'assalto. Inizia intanto oggi la missione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica in Israele e presso l’Autorità nazionale palestinese. Il Copasir avrà occasione di incontrare a Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah i principali soggetti istituzionali israeliani e palestinesi e fare il punto sulle implicazioni per la sicurezza nazionale del conflitto in Medio Oriente. Lo rende noto la Camera. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Russia, blitz dei ribelli pro-Kiev a Belgorod – Video
(Adnkronos) – Un'operazione dei ribelli russi pro-Kiev nelle regioni russe di Belgorod e Kursk, al confine con l'Ucraina. E' quanto mostrano video pubblicati da diversi account sul social X, secondo cui "tank con le bandiere della Legione Russia Libera nella notte sono entrati simultaneamente nella regione di Belgorod e in quella di Kursk dall'Ucraina". La Legione è composta da soldati russi che combattono al fianco di Kiev. Al suo fianco ci sarebbero altri due gruppi paramilitari: il Corpo Volontario Russo ed il Battaglione siberiano. Secondo alcuni account pro-Kiev, il villaggio al confine di Lozovaya Rudka sarebbe già sotto il controllo di queste "forze di liberazione", mentre si combatterebbe a Tyotkino. Ma le forze russe affermano di aver"respinto" l'attacco sferrato da "un gruppo di sabotatori ucraini" nella regione russa di Kursk, ha annunciato su Telegram il governatore Roman Starovoyt, precisando che i "sabotatori" hanno tentato di entrare a Tyotkino. "C'è stato un tentativo da parte di un gruppo di sabotatori di sfondare nel villaggio di Tyotkino, c'è stato uno scontro a fuoco ma non c'è stata alcuna svolta", ha scritto Starovoit. Negli ultimi due giorni "sono stati fermati diversi tentativi di violare il confine di nelle regioni di Belgorod e Kursk. Il nemico ha perso oltre 100 persone, sei carri armati e 20 veicoli blindati", sostiene in una nota il centro operativo centrale del Servizio segreto federale russo (Fsb), citato dall'agenzia Ria Novosti, dopo le notizie di attacchi dei 'partigiani' ucraini nelle regione russe di confine. '"Dal 10 marzo, l'Fsb, insieme ad unità distaccate delle forze armate russe, ha fermato diversi tentativi di violare il confine… Oltre 100 nemici, sei carri armati, un cannone Caesar Self e 20 unità di veicoli corazzati da combattimento sono stati distrutti", si legge nella nota. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Terremoto al largo delle Eolie, scossa magnitudo 4.4
(Adnkronos) – Una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 è stata registrata dall'Ingv oggi, 12 marzo 2024, al largo delle Isole Eolie. La scossa è avvenuta alle ore 5.37 ad una profondità di 243 km e i comuni più vicini all'epicentro sono stati quelli di Santa Marina Salina e Malfa. —[email protected] (Web Info)
Così soffriamo il freddo, ecco perché succede: studio svela proteina ‘sensore’
(Adnkronos) – Si chiama GluK2 ed è un 'sensore del freddo', una proteina che permette ai mammiferi di avvertire temperature inferiori ai 60 gradi Fahrenheit (15° C). L'hanno scoperta nei topi scienziati statunitensi dell'università del Michigan, che con uno studio pubblicato su 'Nature Neuroscience' colmano una lacuna di vecchia data nella biologia sensoriale. Il lavoro, sostenuto dagli Nih americani, "apre nuove strade per capire meglio reazioni di dolore al freddo" come quelle sperimentate ad esempio dai malati di cancro in chemioterapia, e indica "un possibile bersaglio terapeutico per trattare il dolore nei pazienti in cui la sensazione di freddo è sovrastimolata", spiega Shawn Xu, autore senior della ricerca insieme al collega Bo Duan. In uno studio del 2019, Xu e colleghi avevano identificato la prima proteina sensore del freddo nel Caenorhabditis elegans, un verme molto utilizzato come modello per studi di laboratorio. Siccome nel corso dell'evoluzione il gene che la codifica si è conservato in molte specie, inclusi topi ed esseri umani, da quella ricerca gli scienziati sono partiti per svelare l''antenna' del freddo nei mammiferi. Hanno condotto esperimenti su topi privi del gene GluK2 e quindi della proteina corrispondente, osservando che non mostravano alcuna risposta al freddo più intenso. GluK2 è localizzata principalmente a livello cerebrale, dove riceve segnali chimici che aiutano il dialogo fra i neuroni. Ma si trova anche nel sistema nervoso periferico, cioè fuori dal cervello e dal midollo spinale, e "ora sappiamo che a livello periferico questa proteina svolge una funzione completamente diversa – precisa Duan – elaborando i segnali di temperatura" e mediando così la percezione del freddo. Considerando che il gene GluK2 ha 'parenti' lungo l'albero evolutivo, risalendo fino ai batteri unicellulari che non sono dotati di cervello, l'ipotesi è che la funzione originaria della proteina fosse proprio quella di captare il freddo. —[email protected] (Web Info)
Allarme disturbi alimentari, studio per screening da medico famiglia
(Adnkronos) – Intercettare con maggiore rapidità, coinvolgendo i medici di famiglia e dotandoli di strumenti adeguati, i disturbi dell'alimentazione. "Un grave problema di salute pubblica che rappresenta una vera e propria epidemia sociale". E' l'obiettivo di uno studio – anticipato all'Adnkronos Salute a pochi giorni dalla Giornata del fiocchetto lilla dedicata a questi problemi (15 marzo) – che punta validare strumenti di screening da utilizzare nello studio dei medici di medicina generale. Una ricerca coordinata dall'Unità di Ricerca di scienza dell'alimentazione dell'università di Roma Sapienza, a cui collaborano la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), la Società italiana di medicina di prevenzione e degli stili di vita (Simpesv) e la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg). I disturbi del comportamento alimentare – ricordano gli esperti delle tre sigle – sono un problema che colpisce in particolare "adolescenti e giovani donne, con un picco tra i 15 e i 18 anni". E sono "3 milioni le persone colpite nel nostro Paese, con un progressivo aumento dell'incidenza in pubertà e nei maschi". La tempestività della diagnosi e del trattamento "hanno un ruolo fondamentale nella risoluzione della patologia e nella prevenzione delle complicanze croniche", ma "molte persone purtroppo arrivano alle cure con notevole ritardo, con conseguenze molto gravi sulla prognosi e un alto rischio di cronicizzazione". I medici di medicina generale, "presidio assistenziale vicino alla cittadinanza – proseguono gli esperti – rappresentano spesso il primo punto di contatto tra i pazienti e il sistema sanitario nazionale". Tuttavia, "per la natura del disturbo, questi pazienti tendono spesso ad evitare il contatto con i medici, rivolgendosi al camice bianco solo quando ci sono sintomi clinici, come ad esempio disturbi gastrointestinali, aritmie, amenorrea. La famiglia delle persone affette da questi disturbi può essere fondamentale all'interno del percorso diagnostico-terapeutico, potendo individuare precocemente i sintomi della malattia che nelle fasi iniziali possono apparire molto sfumati". Da qui l'importanza di "sensibilizzare la popolazione a riconoscere alcune caratteristiche di questi disturbi, in modo da intervenire tempestivamente". Gli utenti degli studi di medicina generale, in questo quadro, "possono essere coinvolti nella precoce individuazione, tra i propri familiari, di pazienti a rischio". Lo studio in corso, quindi, punta ad aiutare "il clinico e il familiare a riconoscere precocemente i sintomi per l'invio tempestivo a centri di riferimento specializzati per la conferma diagnostica e l'eventuale presa in carico". —[email protected] (Web Info)
Malattia renale cronica in aumento, ne soffrono in oltre 800 milioni
(Adnkronos) – La malattia renale cronica "affligge il 10% della popolazione mondiale e interessa attualmente più di 800 milioni di individui. Sempre più diffusa, è fondamentale la sua diagnosi precoce e l’individuazione dei soggetti a rischio per modificare efficacemente sia lo stile di vita sia per attuare le terapie farmacologiche necessarie a contrastare la sua insorgenza e a rallentarne la sua progressione”. Lo afferma Annalisa Noce, professore associato di Nefrologia all'Università Tor Vergata di Roma, in occasione della Giornata mondiale del rene, 14 marzo 2024. “Negli ultimi 20 anni, la malattia renale cronica ha rappresentato una causa emergente di mortalità. Infatti, si stima che nel 2040 diventerà la quinta causa di morte al mondo – spiega Noce – È maggiormente prevalente nei soggetti anziani, nelle donne, nelle minoranze etniche e nei soggetti con diabete mellito e da ipertensione arteriosa. Pertanto è fondamentale mettere in atto strategie finalizzate a sensibilizzare la popolazione alla sua prevenzione e alla sua diagnosi precoce. Spesso la malattia renale cronica è asintomatica e rimane misconosciuta anche per anni – sottolinea – per arrivare a una diagnosi è necessario sottoporsi a un prelievo ematico, per determinare la velocità di filtrazione glomerulare, e ad un esame delle urine, per valutare la presenza di albuminuria o proteinuria”. La malattia renale cronica si associa ad un aumentato rischio cardiovascolare: uno studio ha dimostrato che un paziente con malattia renale cronica terminale, tra 25-35 anni d'età, presenta un rischio di mortalità cardiovascolare aumentato rispetto a un ultraottantacinquenne che non ne soffre. "Oltre alle complicanze cardiovascolari, tale condizione patologica induce alterazioni a carico del sistema nervoso. Infatti, uno studio ha dimostrato che i pazienti con malattia renale cronica, sia di stadio lieve che avanzato, presentano un rischio più elevato di sviluppare disordini cognitivi e demenza – aggiunge – Tale fenomeno è correlato a una serie di fattori di rischio tra cui l’ipertensione arteriosa e il diabete mellito e ad una più alta prevalenza di eventi ischemici sia sintomatici che latenti. È stato dimostrato infatti che l’accumulo di sostanze tossiche, dovuto alla loro ridotta escrezione da parte dei reni, induce un danno neuronale diretto", avverte Noce. "Con queste conoscenze in mano, ci si sta concentrando sull’utilizzo di molecole efficaci e sicure che abbiano come target questi elementi cellulari del sistema immunitario, nel contesto della neuro-infiammazione cronica di basso grado. Da tempo sono state identificate sostanze in grado di regolare i mastociti e la microglia. La Pea (palmitoiletanolamide) è un lipide naturale, nel senso che è presente in numerose fonti alimentari (per esempio la soia o il tuorlo d’uovo), ma è anche un componente dei sistemi finalizzati al mantenimento dell’omeostasi del nostro organismo. Pea, infatti, regola l’eventuale eccesso di risposta neuro-infiammatoria e garantisce il mantenimento e il recupero dell’omeostasi tissutale. Gli effetti – conclude l’esperta – sono stati dimostrati in numerosi studi sull’uomo". —[email protected] (Web Info)
AstraZeneca: “Importante rimborso dapagliflozin in scompenso cronico”
(Adnkronos) – "E' un momento molto importante perché oggi si sancisce la rimborsabilità di dapagliflozin nell'ambito dello scompenso cardiaco in tutto lo spettro della frazione di eiezione. E' il primo farmaco ad avere il riconoscimento di questa indicazione, appunto, su tutti i fenotipi di scompenso cardiaco. Nessun paziente viene lasciato indietro. Ma non solo nello scompenso cardiaco, perché dapagliflozin è stato il primo trattamento in ambito di malattia renale cronica, che affligge altrettanti milioni di pazienti nel nostro Paese, ed anche il primo degli Sglt2 inibitori ad essere approvato e rimborsato in Italia nel lontano 2012 per il diabete mellito. Oggi quindi si chiude un cerchio nell'ambito del riconoscimento del valore di questo farmaco anche nel nostro Paese, dove soggetti con scompenso cardiaco possono avere con dapagliflozin non solo un trattamento efficace su tutto lo spettro di frazione di eiezione, ma anche per la malattia renale cronica e il diabete di tipo 2". Così Raffaela Fede, direttore medico di AstraZeneca Italia, commenta all'Adnkronos – oggi nel corso di un evento a Milano – il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) a dapagliflozin primo e unico Sglt2i rimborsato in Italia, oltre che per il trattamento dello scompenso cardiaco cronico sintomatico, anche per le altre 2 patologie croniche. "Un recente studio italiano – sottolinea Fede – ha dimostrato come i soggetti affetti da scompenso cardiaco presentino nel 37% dei casi diabete mellito di tipo 2 e, di questi, il 16% anche malattia renale cronica. Un farmaco che migliora la vita dei soggetti affetti da patologie cardiovascolari, renali e metaboliche, che sono sempre interconnesse tra loro e che riguardano il paziente nella sua visione olistica, è in linea con la nostra missione aziendale di portare sempre innovazione alla vita dei soggetti che soffrono di patologie cardiovascolari, renali e metaboliche". "Attualmente il nostro portfolio – prosegue Fede – vanta soluzioni che portano innovazione a oltre 9 milioni di soggetti italiani, più 2 milioni che fanno uso di trattamenti anticoagulanti orali. Ancora grande innovazione ci attende perché nella nostra pipeline ci sono oltre 25 progetti di sviluppo, tra nuove molecole e nuove indicazioni in cui sarà presente ancora dapagliflozin, ma altrettante nuove molecole che vogliono davvero migliorare la vita dei soggetti affetti da patologie cardiovascolari, renali e metaboliche". —[email protected] (Web Info)


