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Ascolti tv, ‘Màkari’ vince prime time domenica 10 marzo

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(Adnkronos) – L’ultima puntata della terza stagione di 'Màkari', in onda ieri su Rai1, è stata vista da 4.386.000 spettatori con il 24.1% di share, risultando il programma più visto del prime time. Al secondo posto 'Lo Show dei Record' su Canale 5, con 1.998.000 spettatori e il 13.1% di share. Al terzo posto, 'Che Tempo Che Fa' sul Nove, con 1.997.000 spettatori e il 9.7% di share (1.020.000 spettatori e il 7.4% per il successivo segmento de 'Il Tavolo'). Quarto posto per il Gran Premio del Qatar di Moto GP su Tv8, con 1.150.000 spettatori e il 5.7% di share. Quinta posizione per 'Indovina Chi Viene a Cena' su Rai3, con 980.000 spettatori e il 5.1% di share.  A seguire, tra gli altri ascolti di prime time: 'Biancaneve e il Cacciatore' su Italia 1 (901.000 spettatori, share 5.2%), '9-1-1' e '9-1-1: Lone Star' su Rai2 (rispettivamente, 671.000 spettatori, share 3.2%, e 656.000 spettatori, share 3.4%), 'Zona Bianca' su Rete4 (556.000 spettatori, share 4.1%), 'Eden – Un Pianeta da Salvare' su La7 (356.000 spettatori, share 1.8%). In seconda serata, da segnalare l'ottimo debutto della Notte degli Oscar su Rai1: 'Oscars – La Notte in Diretta' è stato visto da 1.905.000 spettatori con il 15.7% di share, nella prima parte in onda dalle 23.33 alle 23.55, e da 900.000 spettatori con il 15.2% di share, fino all’1.59 (il limite orario delle rilevazioni giornaliere).  Nel pomeriggio, ottimi ascolti per 'Amici' di Maria De Filippi, che ha totalizzato 3.580.000 spettatori con il 25.2% di share. Sulla stessa rete 'Verissimo' ha ottenuto 2.608.000 spettatori con il 20.5% di share, nella prima parte, e 2.400.000 spettatori con il 17.4% di share, nella seconda parte. Su Rai1 'Domenica In' ha registrato 2.217.000 spettatori (share 14.6%) nella presentazione (in onda dalle 14.01 alle 14.30), 2.396.000 spettatori (share 16.7%) nella prima parte, 2.598.000 spettatori (share 19.8%) nella seconda parte e 2.300.000 spettatori (share 17.7%) nell’ultima parte. A seguire, sempre su Rai1, 'Da Noi… A Ruota Libera' è stato visto da 2.034.000 spettatori con il 15.2% di share.  —[email protected] (Web Info)

Piloti si addormentano per quasi mezz’ora, volo va fuori rotta: dramma sfiorato per 153 passeggeri

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(Adnkronos) – Paura a bordo di un aereo della Batik Air, i piloti si sono addormentati per 28 minuti mentre stavano volando da Sulawesi alla capitale Giakarta con 153 passeggeri. E' quanto scrive la Bbc, riportando quanto accaduto lo scorso 25 gennaio . Sull'episodio è in corso un'indagine. L'Airbus A320 è andato fuori rotta, ma è atterrato comunque in sicurezza con tutti i 153 passeggeri e i membri dell'equipaggio illesi.  Il pilota di 32 anni aveva detto al suo copilota di prendere il controllo dell'aereo circa mezz'ora dopo il decollo, dicendo che aveva bisogno di riposare. Il copilota di 28 anni era d'accordo, secondo un rapporto del ministero dei Trasporti ma, stanco anche lui, si addormentò perchè aiutava la moglie a prendersi cura dei gemelli di un mese durante la notte. Il controllo del traffico aereo di Giakarta ha provato a contattare la cabina di pilotaggio del Batik Air A320 dopo l'ultima trasmissione registrata, ma non ha ricevuto risposta. Quel silenzio radio durò 28 minuti finché il primo pilota si svegliò e si rese conto che anche il suo copilota si era addormentato.  —internazionale/[email protected] (Web Info)

Bologna, Zirkzee si ferma per infortunio

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(Adnkronos) – Il Bologna perde Joshua Zirkzee per 3-4 settimane. L'attaccante si ferma per un problema muscolare e salterà la partita contro l'Empoli e probabilmente anche quella contro la Salernitana in programma l'1 aprile. "Gli esami cui è stato sottoposto questa mattina Joshua Zirkzee hanno evidenziato una lesione di primo grado del bicipite femorale sinistro, con tempi di recupero previsti di 3-4 settimane", annuncia il Bologna dal suo sito, aggiornando sulla ripresa degli allenamenti in vista della sfida contro l'Empoli.  —[email protected] (Web Info)

Oscar, non solo Ceccherini… Insinuazioni anche da Ferilli

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(Adnkronos) – ''Se dovesse vincere l’Oscar 'La zona di interesse', so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di 'Io, Capitano'. Io tifo Italia, io tifo Garrone''. Dopo la bufera che si era scatenata su Massimo Ceccherini che, durante la sua ospitata nel programma della domenica pomeriggio di Rai1 condotto da Francesca Fialdini, a poche ore dalla cerimonia di consegna degli Oscar, aveva affermato che ''il film di Matteo Garrone è il più bello nella cinquina. Solo che non vincerà forse, perché vinceranno gli ebrei… Quelli vincono sempre… '', anche Sabrina Ferilli dice la sua su una storia pubblicata sul suo profilo Instragram, facendo insinuazioni. Nella story l’attrice fa riferimento esplicitamente al film di Jonathan Glazer che racconta la vita del comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e della sua famiglia nei pressi del campo di concentramento in Polonia, che si è aggiudicato l’Oscar come Migliore Film internazionale battendo 'Io, Capitano' di Garrone. Ma cosa vuole dire la Ferilli? A cosa si riferisce quando scrive ''so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di 'Io, Capitano'''? Tanti gli interrogativi che si stanno ponendo gli 1,3 milioni di follower dell’attrice che, contattata dall’Adnkronos, non ha ancora voluto rilasciare dichiarazioni.  Poco dopo le sue dichiarazione, attaccato da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, e Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, Ceccherini, attraverso l’Adnkronos, si era scusato dicendo di essersi spiegato male: ''Io intendevo il film degli ebrei, l'argomento, non è la prima volta che un film con quel tema vince. Posso chiedere scusa se qualcuno ha capito male". ''Io intendevo parlare di film, stavo giocando – aveva aggiunto Ceccherini – stavo parlando di scommesse per scherzare e di film con quell'argomento, che ha sceneggiato insieme a Garrone 'Io Capitano', grande sconfitto in questa edizione degli Oscar- Ma ammetto che forse se non dicevo niente era meglio. Chi mi ha sgridato più di tutti è mia moglie". La Ferilli invece al momento preferisce non chiarire il significato della sua storia pubblicata su Instagram. Probabilmente non sarà riferita al tema 'ebrei' ma, proprio alla luce di quello che è accaduto con Ceccherini, in tanti, soprattutto i suoi fan, si aspettano un chiarimento. (di Alisa Toaff)  —[email protected] (Web Info)

Report, allattamento materno esclusivo solo per 2 nati sani su 3

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(Adnkronos) – In Italia solo due terzi dei nati sani, di buon peso e a termine, è allattato esclusivamente con latte materno alla dimissione dalla Maternità: per la precisione il 67,3% di 33.367 neonati. La pratica del 'pelle a pelle' (Skin-to-skin contact o Ssc) non viene proprio effettuata nel 4,5% dei punti nascita, nel 43,8% viene effettuata solo dopo parto vaginale e nel 51,7% sia dopo parto vaginale che dopo cesareo. Tuttavia, su un campione di 6.304 neonati a termine sani, solo il 76,9% ha praticato lo Ssc in sala parto dopo parto vaginale. Il rooming-in, inteso come estensivo (almeno 20-24 ore), è previsto in tutti i punti nascita presi in considerazione, ma viene effettivamente applicato solo nell'83,4% di un campione di 6.735 nati a termine, sani, di peso alla nascita normale (≥2.500gr). Sono i dati principali emersi dal Rapporto sulla fase iniziale del progetto inter-societario di tutela e promozione dell'allattamento materno. Al progetto Policy aziendale sull'allattamento (Paa) – spiega una nota – hanno aderito 62 aziende sanitarie, con complessivi 111 punti nascita, appartenenti a 14 su 21 regioni e/o province autonome italiane. Il progetto triennale Paa, che si completerà a metà 2025, è stato avviato dalle società scientifiche che si occupano dell'assistenza perinatale e dalle federazioni nazionali delle ostetriche e degli infermieri. Nello specifico da Società italiana di neonatologia (Sin), Società italiana di pediatria (Sip), Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Società italiana di nutrizione pediatrica (Sinupe), Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica (Fnopo), Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), Società italiana di neonatologia infermieristica (Sin Inf), Società italiana di pediatria infermieristica (Sipinf), d'intesa con l'associazione dei genitori Vivere Ets. L'obiettivo del progetto – riferisce la nota – è quello di incrementare il tasso di allattamento in ospedale mediante una serie di interventi mirati: linee di indirizzo aziendali a sostegno dell'allattamento, formazione del personale, implementazione di protocolli adeguati sull'allattamento, maggior diffusione delle pratiche facilitanti in ospedale l'avvio dell'allattamento (pratica del pelle a pelle e rooming-in). In particolare, la formazione in allattamento dei professionisti dell'area perinatale (ostetrici-ginecologi, ostetriche, pediatri/neonatologi, infermieri) risulta ancora insufficiente, mostrando una copertura soltanto del 56,2%. La forza del progetto Paa, che incrementa di molto la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati – evidenziano i promotori – risiede nel fatto che questi interventi sono stati identificati e proposti da un gruppo di lavoro nazionale che include professionisti sanitari d'area perinatale, esperti a vario titolo nella promozione dell'allattamento, espressione delle società scientifiche e delle federazioni professionali delle ostetriche e degli infermieri. —[email protected] (Web Info)

Salute, Morosetti (Fir): “Malattia renale cronica per 5 milioni italiani, prevenzione è tutto”

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(Adnkronos) – Screening nelle piazze e nelle palestre, nefrologie aperte da Mantova a Bari, monumenti illuminati, tra cui la Reggia di Caserta e la Mole Antonelliana: l'Italia si prepara a celebrare così, il 14 marzo, la Giornata mondiale del rene. Poco meno di 5 milioni di italiani convivono con la malattia renale cronica. “Nel nostro Paese la patologia interessa circa il 10% della popolazione, per questo motivo come Fondazione italiana del rene (Fir) da anni promuoviamo campagne di sensibilizzazione volte a favorire la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia renale che nel nostro Paese colpisce, senza distinzione, uomini e donne dopo i 55 anni di età. Intervenire per tempo significa infatti evitare la dialisi a cui sono costretti 65mila italiani in attesa di trapianto". Lo afferma all’Adnkronos Massimo Morosetti, presidente della Fir in vista della Giornata mondiale del rene 2024. Slogan dell’iniziativa in Italia, ‘Una buona salute dei reni per tutti’. Obiettivo: promuovere un accesso equo alle cure e una pratica terapeutica ottimale.  Oltre 250 le iniziative sostenute su tutto il territorio italiano dalla Fir e dalla Società italiana di nefrologia (Sin). Tra queste spicca ‘Porte aperte in nefrologia’. “Numerosi centri di Nefrologia e/o Dialisi di ospedali pubblici e strutture private accreditate aderiscono al progetto ‘Porte aperte in nefrologia’ – spiega Morosetti – effettuando gratuitamente e senza prenotazione visita medica, misurazione pressione arteriosa, esami delle urine e del sangue (creatinina), distribuendo materiali informativi e invitando i soggetti positivi allo screening a successivi controlli nefrologici. Le attività sono rivolte a tutti, dall’età pediatrica in poi”.  Prevenzione e diagnosi precoce saranno protagoniste anche in numerose piazze italiane con appositi gazebo. “Medici e infermieri saranno a disposizioni per visite e programmi di screening, ovviamente non verranno eseguiti esami di urine e del sangue", sottolinea il presidente della Fir che aggiunge: “le attività di prevenzione verranno eseguite anche nei centri di accoglienza locali, centri sportivi, palestre e Rsa. Coinvolgeremo le scuole, con incontri informativi, le farmacie e i medici di medicina generale con attività di sensibilizzazione e la distribuzione di opuscoli informativi dedicati al tema centrale della Giornata mondiale del rene 2024 e alla malattia renale cronica che, va ricordato, nelle fasi iniziali è asintomatica”.  Partendo da appropriati sistemi di diagnosi e terapia “è possibile prevenire l’insorgenza della malattia renale cronica e soprattutto scongiurare complicazioni, a beneficio della salute dei milioni di persone che ne sono affetti – rimarca Morosetti – Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione terapie farmacologiche che se applicate precocemente evitano la dialisi”.  Prevenire le malattie renali è possibile. Basta seguire le ‘8 regole d’oro’ della Fir: 1. Mantenersi attivi e in forma 2. Controllare periodicamente i livelli di zucchero nel sangue 3. Controllare periodicamente la pressione sanguigna 4. Seguire una dieta sana e bilanciata 5. Mantenere un adeguato e regolare apporto di liquidi 6. Non fumare 7. Assumere farmaci solo sotto stretto controllo medico 8. Tenere sotto controllo la funzione renale (azotemia, creatinina, esame urine), soprattutto se si è un soggetto a rischio (obesi, fumatori, diabetici, ipertesi, sedentari, con iperglicemia e familiarità con la malattia renale).  —[email protected] (Web Info)

Storie di medici aggrediti, minacciati e presi a calcio: “Manca sicurezza, abbiamo paura”

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(Adnkronos) – "Quando ripenso a quell'uomo che mi ha puntato una pistola minacciandomi e ai rischi che ho corso mi sento una sopravvissuta. Per un istante ho pensato di morire. La paura era fortissima, mi sentivo pietrificata ma decisa a continuare il mio lavoro, seppur tremando, perché i pazienti avevano bisogno di me. Era il 2017, impossibile dimenticare anche a distanza di anni". Ricorda tutto di quella maledetta sera di fine febbraio Ombretta Silecchia quando fu aggredita e minacciata da un uomo armato durante il turno di guardia medica in un Centro di continuità assistenziale di Statte, in provincia di Taranto. E oggi, medico di medicina generale a Bari, "la mia città", Silecchia torna a rivivere quell’esperienza con l’Adnkronos alla vigilia della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che dal 2022 si celebra il 12 marzo.  
La minaccia dopo il rifiuto dell'ennesima prescrizione di un farmaco analgesico di cui l'uomo abusava da anni, "un pregiudicato agli arresti domiciliari, assiduo frequentatore della guardia medica – racconta Silecchia – Nonostante la prescrizione gli fosse stata fatta la sera prima, per lui non era sufficiente. Al mio rifiuto protestò, poi tornò la sera dopo con la pistola". Quella sera stessa, alla fine del turno di lavoro, la dottoressa denuncia l’accaduto ai carabinieri. "Grazie a quella denuncia l’uomo è tornato in carcere", perché, oltre alle minacce alla dottoressa era anche evaso dagli arresti domiciliari. 
"Io preso a calci da un mio assistito con il mal di denti, non riesco a dimenticare quella violenza. Era impaziente, non voleva aspettare il suo turno, e nonostante le mie rassicurazioni in un accesso d'ira, mi ha preso a calci, provocandomi la frattura ad una falange della mano destra, rivolta verso l'aggressore nel tentativo di schivare i colpi". È il racconto di Giulio Minoretti, 60 anni, da 20 medico di medicina generale, aggredito nel suo ambulatorio a Bitonto (Bari) poco prima del Natale 2022. Tempestivo "l’intervento del personale dell'ambulatorio che ha chiamato le Forze dell’ordine – ricorda Minoretti – che giunte sul posto, lo hanno denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Bari per aggressione a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e lesioni gravi".  "La sala d'aspetto era piena – ricorda il medico – fra prenotazioni e accettazioni di visite e la campagna vaccinale anti-Covid e anti-influenzale in corso. Eppure, lui pretendeva di essere visitato senza alcuna prenotazione e servito subito. Ho cercato di tranquillizzare l'uomo, agitato, e gli ho anche detto 'va bene ti visito ma c'è da aspettare'. A quel punto ha cominciato ad insultarmi e quando ho detto che avrei chiamato il 112 ha iniziato a prendermi a calci, uno mi ha provocato la lussazione e frattura dell'anulare. Lo ammetto, per me è stato uno choc, un trauma che ho vissuto in silenzio per settimane. Poi della vicenda è stato informato il presidente dell'Ordine nazionale dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli che mi ha invitato a parlarne pubblicamente". Sull'importanza della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, Minoretti non ha dubbi: "Bene accendere i riflettori su queste aggressioni – sottolinea – non dimentichiamo che i più colpiti sono i medici di base, oltre agli operatori del 118 e del pronto soccorso. Quell'episodio mi ha segnato. Tuttavia, continuo a fare il mio lavoro con la passione di sempre ma sicuramente c'è bisogno di maggiore sicurezza". 
"E' importante raccontare le nostre storie, per me è un dovere – aggiunge Silecchia – per chi oggi sta vivendo la mia stessa esperienza e per chi, purtroppo, non ha più voce, come la collega Paola Labriola, la psichiatra barese uccisa da un paziente nel 2013" con dieci coltellate. "Nonostante la legge dedicata a Labriola e la Giornata nazionale contro le aggressioni a medici e operatori sanitari, ci sono condizioni di lavoro in cui non è cambiato nulla". Da Nord a Sud "i colleghi coprono turni di guardia medica in totale solitudine, alla mercé di tutti, dove non ci sono presidi di pubblica sicurezza né video citofoni e dove manca anche un collegamento con le Forze dell'ordine. Tutti siamo a rischio, ma mentre il personale del 118 si muove in équipe, il medico di medicina generale in ambulatorio o durante il turno di guardia medica è solo. E ha paura" conclude. (di Francesca Filippi) —[email protected] (Web Info)

Oscar, Luca Tommassini: “Io ex clandestino dispiaciuto per la sconfitta di ‘Io capitano'”

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(Adnkronos) – "Mi dispiace che il bellissimo film di Matteo Garrone, con i bravissimi Seydou Sarr e Moustapha Fall, non abbia ottenuto l'Oscar. La loro bravura e la loro vicenda mi colpisce particolarmente e mi ha ricordato il mio primo approdo alla Notte degli Oscar, affrontata da clandestino". Luca Tommassini, coreografo e direttore artistico di fama mondiale, commenta così con l'Adnkronos la delusione italiana nella Notte degli Oscar per il mancato Oscar a 'Io capitano' di Matteo Garrone, che era nominato nella categoria Miglior Film Internazionale, dove la statuetta è andata a 'La zona d’interesse' di Jonathan Glazer lasciando il film italiano a mani vuote.  Proprio ieri, Tommassini aveva ricordato sui social i suoi primi Oscar, dove arrivò nel 2000, da ballerino in cerca di scrittura, squattrinato e clandestino, che si trasformarono nella consacrazione della sua carriera internazionale grazie all'intuizione e alla generosità della coreografa statunitense Paula Julia Abdul. "Stavo cercando le performance dei miei primi Oscar. Avevo 19 anni e fino a quel giorno ero un clandestino negli Stati Uniti d’America e ho trovato alcuni video mai visti prima delle prove di uno dei tanti balletti di quella notte indimenticabile agli Academy Awards del 2000. Non mi era concesso partecipare ai casting in quanto ero illegalmente lì ad Hollywood. Il mio visto da turista era scaduto ed avevo solo 100 dollari in tasca. Dormivo per terra nel salotto di due miei amici, anche loro ballerini e la mattina delle audizioni per gli Oscar chiesi a loro di portare agli studios anche me… Era il lavoro più importante al mondo e ci sarebbero andati tutti… Loro prima si rifiutarono e provarono a convincermi che non avrei passato i controlli ai cancelli degli studios, poi trovammo un accordo e gli chiesi di lasciarmi per strada, che me la sarei vista da solo. C’erano migliaia di ballerini in coda come nei film che avevo visto da piccolo… Depresso iniziai a camminare, girai l’angolo per allontanarmi dal mio sogno… Poi, tutto ad un tratto, mi resi conto che stavo costeggiando i grandi muri degli studios… Non so che mi prese ma corsi forte verso il recinto e riuscii a scavalcare il muro. Mi buttai in mezzo a tutte quelle migliaia di persone e riuscii a imparare la prima coreografia. Passai il primo turno, poi il secondo, il terzo, quarto… arrivai nel gruppo finale. I miei amici non superarono i tagli e se ne andarono molto scocciati con me. Mi lasciarono lì", racconta Tommassini.  Ma la storia ha un finale da fiaba: "La coreografa Paula Abdul si congratulò con i quasi 100 ballerini rimasti e disse che ne servivano solo una decina, per me essere arrivato fino a lì era già una vittoria. Ci congedarono dicendo 'contatteremo i vostri agenti'. Io non avevo un agente. Mentre cercavo di capire come far asciugare tutto il sudore di una lunghissima e faticosissima audizione Paula si avvicinò a me e mi disse 'tu sarai un solista della notte degli Oscar'. Io mi misi a piangere e cercai di chiederle scusa perché ero un clandestino e non potevo stare lì e le dicevo grazie, grazie, questo è già un sogno per me! Mi portò nella sua macchina e con il telefono chiamò il suo avvocato e mi disse 'domani alle 10 vai qui'…", rievoca l'artista.  Che prosegue nel commovente racconto: "Tornai a casa a piedi, non conoscevo nessuno di quei ballerini già 'star' di Hollywood… ci misi ore ad arrivare alla 'valley' oltre le colline… quando arrivai a casa dei miei amici, mi cacciarono di casa, lei mi urlò: 'chi sei tu per rubare il lavoro a noi americani? Devi vergognarti e tornartene al tuo Paese'. Mi tirarono i miei pochi averi giù per le scale. Dormii sotto la loro macchina parcheggiata all’aperto e spesi quei cento dollari per arrivare da quell’avvocato puntuale alle 10. La mia vita cambiò e Paula mi rese legale e mi face un contratto per 3 anni. Dormii per strada e chiesi da mangiare (non l’ho mai detto e mai scritto ma feci l’elemosina) finché non arrivarono i primi guadagni. Non avevo accesso ad un telefono e quindi non riuscii nemmeno a chiamare mamma per dirle almeno che ero riuscito ad ottenere un lavoro legale. Ho raccontato tutto questo perché vedermi ballare in sala prove e poi sul palcoscenico degli oscar con tutta quella grinta e in prima fila al centro mi spezza il cuore. Io non mostravo mai il mio dolore o il mio disagio, anzi, mamma mi aveva insegnato a non abbassare mai lo sguardo e a sorridere sempre alla vita", conclude quello che di lì a pochi anni sarebbe diventato uno dei coreografi italiani più apprezzati nel mondo. —[email protected] (Web Info)

Malattie retiniche, meno iniezioni con aflibercept 8 mg

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(Adnkronos) – La rivista scientifica 'The Lancet' ha pubblicato i dati di due studi clinici per aflibercept 8 mg. Si tratta dello studio registrativo di fase 3 Pulsar nella degenerazione maculare neovascolare (essudativa) correlata all'età (nAmd) e dello studio di fase 2/3 Photon nell'edema maculare diabetico (Dme) nel primo anno di trattamento (settimana 48). Entrambi hanno raggiunto l'endpoint primario di non inferiorità in termini di acuità visiva (Bcva, Best corrected visual acuity) con aflibercept 8 mg somministrato ogni 12 o 16 settimane, rispetto ad aflibercept 2 mg somministrato ogni 8 settimane, dopo le dosi mensili iniziali. Aflibercept 8 mg – spiega Bayer in una nota – ha dimostrato una durata d'azione senza precedenti nella maggior parte dei pazienti: il 77% dei pazienti affetti da nAmd e l'89% di quelli con Dme ha mantenuto intervalli tra le iniezioni pari a 16 settimane con aflibercept 8 mg, con una media di 5 iniezioni, fino alla settimana 48 (rispetto alle 7-8 iniezioni con aflibercept 2 mg con intervalli fissi tra le somministrazioni di 8 settimane). Nel gruppo di pazienti trattati con intervalli tra le iniezioni pari a 12 settimane, il 79% di quelli con nAmd e il 91% di quelli con Dme ha mantenuto questo intervallo con aflibercept 8 mg, con una media di 6 iniezioni, fino alla settimana 48. Il profilo di sicurezza di aflibercept 8 mg è risultato coerente con quello di aflibercept 2 mg.  "Negli studi clinici – afferma Paolo Lanzetta, presidente del Dipartimento di Oftalmologia dell'università di Udine, e componente del Comitato direttivo degli studi clinici – aflibercept 8 mg ha dimostrato benefici significativi e clinicamente rilevanti, permettendo ai pazienti di ottenere un controllo duraturo della malattia. Ciò significa che il farmaco è in grado di offrire guadagni visivi con intervalli di trattamento prolungati e un controllo dei fluidi rapido e mantenuto nel tempo, con un profilo di sicurezza paragonabile al farmaco di confronto aflibercept 2 mg". Come osserva Sobha Sivaprasad, consulente oftalmologa del Moorfields Eye Hospital di Londra e componente del Comitato direttivo dello studio Photon, "la non aderenza ai trattamenti rimane una sfida importante per pazienti con malattie della retina, dovuta alla necessità di sottoporsi a frequenti iniezioni e visite presso gli ambulatori oculistici. Aflibercept 8 mg ha la possibilità di ridurre il burden della malattia e del trattamento, prolungando gli intervalli tra le somministrazioni. Ciò può contribuire a migliorare la compliance e, in ultima analisi, a migliorare i risultati per i pazienti". Pulsar e Photon – si precisa nella nota – sono i primi studi clinici randomizzati e controllati che confrontano aflibercept 8 mg con lo standard di cura aflibercept 2 mg nella nAmd e nel Dme. I risultati ottenuti dimostrano che il dosaggio 8 mg è la risposta ai bisogni insoddisfatti nell'ambito del trattamento delle patologie retiniche, raggiungendo il Sustained disease control (Sdc), per un controllo maggiore e più duraturo dell'attività della malattia rispetto ai trattamenti attuali, che potrebbe migliorare la qualità di vita dei pazienti e la pratica clinica dei medici.  La nAmd – ricorda Bayer – è una malattia dell'occhio che progredisce rapidamente e che, se non trattata, può portare alla perdita della vista in pochi mesi: è una delle principali cause di cecità irreversibile e di riduzione della vista in tutto il mondo e colpisce le persone in età avanzata. Questa malattia si manifesta quando sotto la macula, la parte dell'occhio che consente la visione centrale nitida insieme ai dettagli, proliferano vasi sanguigni anomali, perdendo liquido. Questo fluido può danneggiare e cicatrizzare la macula, causando la perdita della vista. Nel mondo 196 milioni di persone sono affette da Amd (degenerazione maculare lagata all'età) e si prevede che questa cifra arriverà a 288 milioni entro il 2040. Circa il 10-15% delle persone affette da Amd svilupperà la forma avanzata nAmd. Il Dme è una complicanza oculare comune delle persone affette da diabete. La patologia si verifica quando gli elevati livelli di zucchero nel sangue danneggiano i vasi sanguigni dell'occhio, che rilasciano liquido nella macula. Questo può portare alla perdita della vista e, in alcuni casi, alla cecità. Attualmente in tutto il mondo soffrono di retinopatia diabetica (Rd) 146 milioni di persone, patologia che può evolvere in una condizione più grave, il Dme, che colpisce circa 21 milioni di persone a livello globale. Aflibercept 8 mg è sviluppato da Bayer insieme a Regeneron che detiene i diritti esclusivi per aflibercept 2 mg e 8 mg negli Usa. Bayer ha in licenza i diritti esclusivi di commercializzazione al di fuori degli Stati Uniti. I principali sponsor degli studi sono stati Bayer per Pulsar e Regeneron per Photon. Aflibercept 8 mg è stato approvato dall'americana Fda nell'agosto 2023; nel gennaio 2024 è stato approvato nell'Ue, nel Regno Unito in Giappone, e a febbraio in Canada e in Arabia Saudita per il trattamento della nAmd e del Dme. Bayer ha presentato domande di autorizzazione per aflibercept 8 mg in altri Paesi. —[email protected] (Web Info)

Gaza, uccisa star del calcio palestinese: morto Mohamed Barakat

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(Adnkronos) –
Il calciatore Mohammed Barakat, considerato uno dei migliori attaccanti palestinesi, è stato ucciso stamattina a Khan Younis in un bombardamento israeliano che ha colpito la sua casa. Il giocatore dell'Ahly Gaza aveva segnato 114 gol nella sua carriera. Era lo storico capitano e leggenda del club giovanile di Khan Younis e aveva giocato per molti club in Cisgiordania e in Giordania, fra i quali l'al-Wahadat. "Che enorme perdita dentro e fuori dal campo per il calcio palestinese. Ho giocato contro di lui. Era veloce e intelligente. Un capocannoniere eccezionale. Fuori dal campo era gentile e amichevole. Un amato amico di tutti", ha detto ad Al-Jazeera il difensore di Khadamat al-Maghazi, Khalid Abu-Habel. "Sono troppo arrabbiato. È un'icona del calcio. Lo sport a Gaza ha perso molto durante la guerra. Quanti ne dovremmo perdere ancora? La comunità sportiva a Gaza sta semplicemente sparendo". —internazionale/[email protected] (Web Info)