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Cronaca nazionale/ Donna accoltellata dopo il litigio, è grave in ospedale

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FOTO DI REPERTORIO

Gravissimo fatto di cronaca in Emilia Romagna

Paura a Ravenna, dove una donna di origine algerina è stata accoltellata in un negozio di generi alimentari.

Al momento è ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Dopo l’aggressione sono intervenuti carabinieri e sanitari del 118. La vittima non è stata facilmente identificata perché non aveva con sé i documenti.
Per l’aggressione è stato fermato un uomo con l’accusa di tentato omicidio. Si tratterebbe del titolare del negozio che vende frutta e verdura: l’uomo, 43 anni, è stato subito bloccato e portato in carcere dai militari.

È originario del Bangladesh: tra le ipotesi, che tutto sia partito da una banale discussione, probabilmente legata a questioni economiche.

Foto di repertorio

Cortei, Boschi all’Adnkronos: “No a processi sommari ma nemmeno a manganellate sommarie”

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(Adnkronos) – "Nessuno vuole fare processi sommari alle forze dell'ordine ma non sono ammissibili nemmeno manganellate sommarie. Io credo che le parole del presidente Mattarella siano state sagge e volte a unire il Paese e non a dividere come sta cercando di fare la presidente Meloni". Così Maria Elena Boschi di Iv ospite del Forum Adnkronos al Palazzo dell'Informazione sui cortei di Pisa e Firenze, ieri al centro dell'informativa del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, in Parlamento.  "Sostegno senza dubbio alle forze dell'ordine ma noi dobbiamo dire ai nostri figli di poterci affidare alle persone in divisa come è sempre avvenuto sentendoci protetti, come è sempre avvenuto, e non avendo paura".  Sulla possibilità di accordi, dopo l'Abruzzo, anche nelle prossime regioni al voto, Basilicata e Piemonte, Boschi osserva: "In Abruzzo siamo tutti convintamente a sostegno di D'Amico, ma ogni regione fa storia a sé. Italia Viva decide sulla base dei candidati e soprattutto dei programmi per i territori e quindi vedremo cosa succederà in Basilicata e Piemonte, lì ancora è tutto aperto".  Sottolinea la deputata di Italia Viva: "Il voto in Sardegna ha insegnato, innanzitutto, a Giorgia Meloni ad essere un po' meno arrogante perché indubbiamente, al di là della responsabilità che si è assunto Truzzu, è innegabile che è stato scelto da Meloni e Lollobrigida, Truzzu è uomo di Lollobrigida". "Aver imposto alla coalizione un candidato all'ultimo tuffo non ha premiato – aggiunge – Ma soprattutto hanno sbagliato il candidato perché se il sindaco Cagliari non prende voti nella sua città, è evidente che hai sbagliato candidato".  "Todde è una candidata che ha convinto – prosegue Boschi – Quando lo scarto è di tremila voti di differenza, il candidato ha un suo peso. Se guardiamo al nostro fronte, quello più legato al centro, non ha premiato l'arroganza di Calenda che ha voluto tener fuori Italia Viva. Se ci fosse stata una lista di Italia Viva, con ogni probabilità Soru avrebbe fatto la soglia del 10 per cento per entrare in Consiglio. Quindi, ha avuto un peso tener fuori Italia Viva".  Tornando al voto in Abruzzo, Boschi spiega: "Sono già stata in Abruzzo e ci tornerò domani a fare campagna. D'Amico è un candidato bravo, una persona capace, in gamba con alle spalle non solo un'esperienza da economista ma anche una grande attenzione all'educazione, a come trattenere i giovani per dare loro opportunità in Abruzzo. Da professore ha lavorato anni all'università e lui dice 'noi li formiamo ma poi sono costretti ad andarsene'. E lui dà risposte molto concrete, sta molto sui temi dell'Abruzzo, sulle risorse sprecate in questi anni da Marsilio, sulla condizione della sanità nella regione".  "Dopodiché credo che la Sardegna abbia dimostrato che la Meloni non è imbattibile, che ci può essere un'alternativa e questo dà una spinta anche emotiva alla partecipazione: non c'è un'ultima settimana di rassegnazione, anzi c'è un'ultima settimana di campagna elettorale per andare a prendersi i voti uno a uno e io credo che possa aumentare la partecipazione. Perché c'è l'idea che sia contendibile, che la partita non sia chiusa e D'Amico ha chances".  "Possibile un accordo anche in Basilicata? Quando ci saranno le candidature valuteremo", risponde la deputata di Italia Viva. Se fosse Roberto Speranza il candidato, lo sosterreste? "Noi abbiamo due consiglieri regionali in Basilicata, bravissimi e faranno le loro valutazioni. Detto questo, che possa essere Speranza l'uomo che unisce la vedo più difficile rispetto a un civico, come D'Amico in Abruzzo. Con un'esperienza civica – rileva – più facile unire".  Quanto alle europee, "io penso che in vista" del voto "c'è un grande margine su cui lavorare che è l'astensionismo. Io mi auguro che alle europee ci sia partecipazione, vista l'importanza di queste elezioni. C'è uno spazio perché il centrodestra è diventato molto spostato sulla linea sovranista, di certo non moderata, e questo non convince una parte dell'elettorato: i manganelli a Pisa, gli atti di arroganza di Meloni che ha riempito posti di amici e parenti, ormai ha finito l'elenco telefonico della rubrica… questo non piace, non convince. Vedi Truzzu".  "Ieri – spiega – c'è stata una direzione di Più Europa e non so se sia emerso qualcosa di nuovo. Mi sembra che ci sia ancora un confronto aperto. Per quanto ci riguarda, non solo sabato alla convention di Più Europa, ma sin dall'inizio abbiamo detto che noi siamo assolutamente favorevoli a una lista di scopo. E non abbiamo messo nessun veto su nessuno. E Renzi che è già in corsa, è candidato, ha già detto di essere disponibile a qualunque passo di lato che dovesse servire. Più di così…".  "Calenda però insiste nel dire che lui non farà mai un accordo che preveda la presenza anche di Italia Viva. Quindi non so se cambierà idea. Io credo che non sia saggio: per le europee servono i voti e non veti. Credo sia un errore politico ma del resto Calenda ha già fatto l'errore politico di rompere il Terzo Polo e di certo non ha il cursus honorum di costruttore visto che ha fatto saltare l'accordo con Letta, con Bonino, con noi…".  "Detto questo ogni scelta è legittima, la facciano senza però mettere in mezzo una presunta superiorità etica o morale. Primo perché è ingiusta e non vera e poi se noi eravamo davvero una comunità così riprovevole dal punto di vista etico, poteva fare a meno di noi e provare a candidarsi da solo alle politiche quando non aveva le firme per presentare la lista: senza di noi oggi non sarebbe in Parlamento".  Secondo Boschi, "la grande alleanza Schlein-Conte sposta il Pd sulle posizioni di Conte, non il contrario. Questo però sposta l'asse su una politica basata sui sussidi, sul giustizialismo, su una posizione internazionale che Conte definirebbe 'pacifista' mentre io dico che è più verso la Russia che l'Ucraina. Ci sono nodi che vengono al pettine".  "E soprattutto c'è un tema: i 5 Stelle fanno accordi col Pd solo se sono loro a scegliere il candidato. Io non so fino a quando il Pd e Schlein possano inseguire Conte sui temi e sui candidati. Anche sul terzo mandato: il Pd ha votato contro per rompere l'asse con i 5 Stelle mentre tutti i loro governatori e sindaci erano a favore del terzo mandato. Ci sarà una volta che i 5 Stelle votano per non rompere l'asse con il Pd?", chiede la deputata di Italia Viva.  "Noi in quest'asse con Conte non ci siamo. Abbiamo rischiato l'osso del collo per mandare a casa Conte e portare Draghi, pensare di avere di nuovo Conte come leader del centrosinistra mi pare complicato… non è un tema di persone, ma di contenuti. E non vorrei che il Pd tornasse al Conte o morte, a Conte leader dei progressisti. Conte è quello che ha firmato i decreti Salvini, che non sa scegliere tra Trump e Biden".  Poi la questione riforme. "Il premierato? Si sono davvero impegnati a fare la cosa peggiore possibile… Meloni e Casellati hanno presentato questa proposta che ha delle lacune enormi – dice Boschi – Noi siamo d'accordo sulla elezione diretta del premier ma deve anche andare di pari passo con una legge elettorale coerente, altrimenti non funziona, e invece non se ne parla".  E inoltre, "manca completamente una parte: quella che rivede il bicameralismo. Non basta dare stabilità ai governi, occorre anche avere un Parlamento più efficiente perché così rinobiliti anche il ruolo dell'opposizione. Si riequilibra l'elezione diretta del premier se il Parlamento non è privato della sua capacità di incidere. Noi abbiamo presentato emendamenti su questo, sono anche ammissibili ma aspettiamo che la maggioranza dia segnali di vita".  "I lavori parlamentari sono bloccati, gli emendamenti sono sul tavolo ma siccome la maggioranza non ha un punto di incontro al proprio interno, non c'è un accordo nella maggioranza, allora hanno bloccato i lavori in commissione: stanno facendo ostruzionismo alla riforma. E non c'è nessuna interlocuzione con le opposizioni. Qui nessuno fa incontri, riunioni, proposte, l'opposizione non è minimamente coinvolta e questo non è buon viatico per loro. Intanto perché devono avere i voti in Parlamento e, considerati i chiari di luna in maggioranza, non dovrebbero dare per scontato di averli in Parlamento. E poi, 99 su 100, ci sarà da fare il referendum, ci sarà da parlare al Paese e avere questo atteggiamento molto arrogante dentro la maggioranza è un errore".  Parlando del Jobs act, Boschi spiega: ''Non ho una difesa del Jobs act per partito preso ma perché ha funzionato. Il Jobs act, insieme alle misure di sostegno di agevolazioni fiscali alle assunzioni che andavano di pari passo, ha portato ad aumentare di oltre 1 milione di posti di lavoro i numeri in Italia con il nostro governo. Non tutti si ricordano che siamo arrivati al governo con un -1,9% di Pil, i vincoli di bilancio e il patto di stabilità erano in vigore, e la disoccupazione era al 13,8%. In due anni con queste riforme siamo arrivati ad avere un milione di posti di lavoro in più, il Pil in crescita oltre l'1%. Il Jobs act ha funzionato, non ci sono stati licenziamenti perché se fosse stato così oggi non ci sarebbero potuti essere governi, Meloni e Conte, che potevano rivendicare i grandi dati dell'occupazione nel nostro Paese. Il Jobs act non è stato un disastro, ha portato anche molti investimenti stranieri e se lo cancellano vi garantisco che in molti diranno addio al nostro Paese''.  ''Tornare indietro sarebbe un segnale pessimo, anche per le tutele dei lavoratori. Si dimentica che il Jobs act è quello che ha tolto le dimissioni in bianco, ha previsto il congedo retribuito per le donne vittime di violenza, ha consentito di avere maggiore flessibilità, insieme al collegato, sullo smart working. E se c'è stata una tutela dei rider è stato per sentenze che hanno applicato il Jobs act. Allora non diciamo che è il male assoluto''.  Quanto ai referendum della Cgil per abrogare il Jobs act e del sostegno politico di Pd e Cgil, Boschi dice: ''Mi sento abbastanza sicura che Conte li appoggerà. Schlein ha già detto che lo farà. Mi chiedo però come possano fare gli amici del Pd, che fanno parte del gruppo dirigente, penso a Franceschini, Guerini, Madia, Orlando, che non solo lo hanno votato in Parlamento ma che lo hanno deciso con noi nel Consiglio dei ministri, e lì nessuno di loro ha avanzato obiezioni, a fare campagna elettorale per i referendum della Cgil contro il Jobs act. Secondo me sono in imbarazzo con loro stessi''.  "Quasi ogni giorno un nuovo femminicidio e il dolore è costante – dice Boschi ospite del Forum Adnkronos parlando delle donne uccise in Italia – Le norme ci sono, occorre applicarle, occorre la certezza della pena. Ma soprattutto occorre investire in educazione, in cultura. Educare al rispetto tra uomini e donne contro ogni forma di violenza, soprattutto i più giovani e le più giovani a cominciare non soltanto dalla famiglia ma dalla scuola". Poi gli infortuni sul lavoro. ''Il tema dei morti sul lavoro ci dà un bilancio drammatico tutti gli anni. Tutti gli anni ci stringiamo alle famiglie che perdono i propri cari sul posto di lavoro o anche alle persone che rimangono ferite sul posto di lavoro con invalidità permanenti. Credo che molto dipenda dai controlli, non penso che la soluzione sia aumentare le pene e dare nuove regole – osserva Boschi – Penso ci siano già regole che se applicate veramente consentirebbero di garantire meglio la sicurezza sul lavoro. La ministra Calderone ha annunciato che ci saranno nuovi ispettori del lavoro e maggiori controlli, me lo auguro''. A una domanda su Chiara Ferragni e Fedez, la parlamentare di Italia Viva risponde: ''Quando ci sono dei bambini, dei figli, meno se ne parla e meglio è. E' il motivo per cui non voglio parlare della vicenda Ferragni-Fedez. Non sappiamo nemmeno se si sono separati, sono affari loro, rispetto la loro scelta di privacy. Anche nel caso di altre coppie famose che si sono separate, a cominciare dalla presidente Meloni, non ho mai voluto commentare la loro vita privata''. ''Ci sono coppie invece che hanno scelto di raccontare loro pubblicamente e ampiamente la loro storia, vedi Totti-Blasi. E' una loro scelta, poi è quindi normale che le persone a loro volta commentino. Ferragni e Fedez mi sembra abbiano scelto un profilo diverso e io rispetto la loro scelta e la loro privacy. L'unica separazione che, dal mio punto di vista politico, sarebbe interessante è la rottura Meloni-Salvini''.  ''Il loro – aggiunge – mi sembra un po' un matrimonio di convenienza e non d'amore. Mi pare difficile che possa rompersi proprio perché la convenienza è stare insieme. Adesso hanno tantissime nomine da fare e questo è un ottimo collante per il governo. Ma se consideriamo le dinamiche politiche già da ora sono separati in casa'' ma ''questo, al di là delle battute, crea un problema per il Paese perché se tre alleati che devono governare l'Italia non si fidano l'uno dell'altro e sono più preoccupati a creare un inciampo all'altro che non a navigare nella stessa direzione per il bene del Paese, il conto poi lo pagano i cittadini''.  —[email protected] (Web Info)

Dengue, lo studio: in Italia serve forte sorveglianza genomica e tracciare i casi

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(Adnkronos) – La preparazione dei sistemi sanitari nell'affrontare la Dengue dovrebbe prevedere anche per l'Italia "una forte sorveglianza genomica" e "il tracciamento e l'identificazione delle catene locali di trasmissione del virus". Sono alcune delle indicazioni contenute in uno studio, in corso di accettazione su 'Nature Microbiology', firmato da Francesco Branda, Unità di Statistica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma; Taishi Nakase, epidemiologo della Stanford University; Antonello Maruotti, statistico della Lumsa di Roma; Massimo Ciccozzi, responsabile dell'unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, e Marta Giovannetti della Fundação Oswaldo Cruz di Minas Gerais (Brasile).  Lo studio riassume le infezioni di Dengue segnalate in Italia negli ultimi 8 anni e propone come obiettivo di "migliorare l'accessibilità alle informazioni da parte della comunità scientifica in modo tale che si possa generare maggior consapevolezza legate all'emergenza della Dengue nel Paese". Il lavoro ha anche esplorato il potenziale contributo dal cambiamento climatico a livello locale sulla trasmissione della Dengue in Italia.  "La Dengue ha come vettore una zanzara tropicale, ma anche la nostra zanzara 'locale' può essere un vettore – spiega all'Adnkronos Salute Ciccozzi – Il rischio che corriamo è che si verifichi con la Dengue quello che è successo con la Chikungunya, che si è adattata alla nostra zanzara e oggi è diffusa stabilmente in diverse zone. Dobbiamo sorvegliare per prevenire i focolai, anche intervenendo dove sono segnalati casi con azioni rapide di disinfestazione e l'uso di larvicidi".  —[email protected] (Web Info)

Farmaceutica: gruppo Servier raggiunge i 5,3 miliardi di fatturato nel 2023, +9,2%

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(Adnkronos) – Servier, gruppo farmaceutico indipendente globale presente in oltre 150 Paesi, ha pubblicato i risultati finanziari per l'esercizio 2022-2023. Nel 70esimo anniversario dalla sua fondazione – riporta Servier in una nota – il gruppo ha registrato a livello globale una crescita del 9,2% rispetto ai ricavi consolidati nel 2022, raggiungendo i 5,327 miliardi di euro. Il fatturato è suddiviso tra 4,041 miliardi per i farmaci brand (+9,4%) e 1,286 miliardi per i generici (+8,8%). Per l'esercizio 2022-23 l'Ebitda si è attestato a 1,015 miliardi di euro, per un margine del 19,1%, rispetto al 17,6% del 2021-22, con un aumento di 156 milioni. Rilevante la performance in oncologia – sottolinea Servier – che ha superato a livello globale la 'soglia simbolica' del miliardo di euro con 2 anni di anticipo rispetto all'obiettivo fissato per il percorso strategico al 2025, ottenendo il 20,2% dei ricavi consolidati per il 2022-23: un risultato reso possibile grazie all'impegno del gruppo con il 70% degli investimenti destinati alla ricerca e sviluppo in ambito oncologico, che ha creato un portfolio di terapie innovative per rispondere ai bisogni di pazienti affetti da tumori rari e 'difficili da trattare'.  Quinta azienda farmaceutica al mondo in cardiologia e seconda per il trattamento dell'ipertensione, il Gruppo Servier conferma la sua posizione di leader mondiale nelle malattie croniche cardio-metaboliche e venose. Quest'area – prosegue la nota – rappresenta il 52,8% del fatturato consolidato, trainata in gran parte dall'innovazione incrementale e dallo sviluppo di polipillole (combinazioni di farmaci a dose fissa), che consentono ai pazienti affetti da più patologie croniche di assumere i vari trattamenti in una sola compressa, favorendo l'aderenza al trattamento e il raggiungimento del relativo beneficio. Inoltre, per il terzo anno consecutivo, Daflon* utilizzato per il trattamento dell'insufficienza venosa, patologia che negli stadi avanzati è associata ad un aumentato rischio cardiovascolare così come ad un aumento della mortalità per tutte le cause, rimane il farmaco leader del gruppo, con vendite pari a 594 milioni di euro.  "Nel 2022-23, Servier ha registrato una buona performance grazie a un portafoglio innovativo in oncologia e a una forte strategia basata sull’innovazione incrementale nelle aree del cardiometabolico e delle malattie venose – dichiara Olivier Laureau, presidente di Servier – Tali risultati sono stati ulteriormente sostenuti dalla registrazione di nuovi prodotti e da una pipeline solida e promettente, in particolare in oncologia. Desidero ringraziare tutti i dipendenti del gruppo per l'impegno quotidiano al servizio dei pazienti. Siamo fiduciosi di raggiungere i nostri obiettivi per il 2025 e stiamo portando avanti il nostro piano strategico 'Servier 2030' con determinazione e ottimismo". In questo contesto l'Italia, Paese in cui Servier è presente da più di 50 anni con circa 400 dipendenti, da ottobre 2023 con responsabilità anche di Malta – si sottolinea nella nota – ha registrato nell'ultimo anno ricavi complessivi pari a 171 milioni di euro, con oltre 1,6 milioni di pazienti trattati con farmaci dell'azienda. Tra le 66 filiali del gruppo, Servier in Italia è una delle più importanti: quarta per fatturato a livello globale e prima in Europa. Ne è un esempio il tema dell'aderenza terapeutica, cruciale nelle malattie croniche e in particolare in quelle cardiometaboliche, sul quale il Gruppo Servier in Italia è fortemente impegnato da anni e diventato ora strategico anche a livello globale. Il 90% circa del fatturato di Servier Italia, incluso quello di Malta, è riconducibile all'area cardiometabolica e venosa (152 milioni di euro). Un paziente su 6 in Italia utilizza le terapie di combinazione di Servier per il trattamento dei principali fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione e dislipidemia; Daflon rappresenta il secondo farmaco a valori nel mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione (Sop), a conferma del trend globale.  Con 19 milioni di euro, sono molto promettenti anche i risultati che Servier Italia e Malta hanno raggiunto in ambito onco-ematologico, con un importante focus sulle linee avanzate di trattamento dei principali tumori gastrointestinali come stomaco, colon e pancreas, ad oggi tra i tumori più difficili da trattare e a più elevata mortalità. Il portfolio di Servier si amplierà ulteriormente nel prossimo futuro con innovative target therapies e farmaci first in class per il trattamento di neoplasie orfane come colangiocarcinoma, leucemia mieloide acuta e i gliomi. "I risultati finanziari 2022-23 di Servier Italia e Malta riflettono con chiarezza la solidità del nostro percorso, dimostrando di essere sulla giusta strada per il raggiungimento dei nostri obiettivi nel medio e lungo termine – afferma Gilles Renacco, presidente Gruppo Servier in Italia – La nostra leadership nel cardiovascolare ci sfida ad impegnarci giorno dopo giorno per diventare un'azienda di riferimento in emato-oncologia. Sapere che in Italia due pazienti su tre affetti da tumore del colon-retto in terza linea di trattamento riceve una nostra terapia ci investe di una grande responsabilità e ci rende consapevoli del valore del continuum of care che possiamo offrire". I risultati finanziari 2022-23 – conclude la nota – confermano la forza del gruppo e la sua capacità di poter raggiungere gli obiettivi strategici entro il 2025, per migliorare le proprie performance e continuare a investire nel progresso terapeutico a beneficio dei pazienti. L'ambizione è quella di raggiungere un fatturato consolidato di 6,5 miliardi di euro nel 2025 e un Ebitda (utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) di 1,3 miliardi, pari al 21,7% del fatturato. Entro il 2030, inoltre, Servier prevede di raggiungere un fatturato di 8 miliardi di euro, con un rapporto Ebitda superiore al 30%. —[email protected] (Web Info)

L’addio del chirurgo di Fedez al Ssn: “O cambia o altri fuggiranno”

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(Adnkronos) – "Se oggi in Italia la sanità pubblica e quella privata fossero due atleti, potremmo dire che li hanno messi a fare i 100 metri uno con le scarpette da ginnastica e l'altro con le chiodate d'ordinanza". E in pista per vincere, o anche solo per partecipare gareggiando alla pari, le scarpe contano. Da grandissimo sportivo il chirurgo Marco Antonio Zappa, che in autunno curò Fedez per il sanguinamento di due ulcere, sintetizza così uno dei problemi del Servizio sanitario nazionale. Un mondo al quale ha dedicato "con convinzione, cuore e passione" oltre 40 anni di carriera ai piani più alti della chirurgia laparoscopica e bariatrica, ma che oggi lascia, "stanco e deluso da un sistema dove il merito non è valorizzato, anzi viene spesso 'punito'". L'ormai ex direttore dell'Uoc di Chirurgia generale dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano ha annunciato il suo addio con un'intervista all'Adnkronos Salute. Non dice basta al "lavoro più bello del mondo", che continuerà a esercitare, ma a un Ssn che per frenare i 'camici in fuga' "deve per forza cambiare". Zappa spiega come.  "Per prima cosa – dice – la sanità va data in mano ai professionisti. Sarebbe ora che a dirigere gli ospedali vengano messe persone che li hanno vissuti, che degli ospedali conoscono ogni meccanismo e che, forti di questo sapere, potrebbero risolverne i problemi. Se gli ospedali si fanno dirigere a un politico, un amministrativo o altro, può pure essere il laureato migliore del mondo, ma i problemi veri difficilmente li sa riconoscere e quindi non li risolve. Siamo pochi, è vero, ma chi ha una certa età potrebbe essere messo a governare un ospedale con le competenze acquisite sul campo", propone Zappa. Un altro freno da sbloccare per far ripartire gli ingranaggi del Ssn, continua, è "la burocrazia imperante". Per esempio "quella che quando operi un paziente ti costringe a fargli firmare 9 fogli". O "quella per cui, nel settore pubblico, quando chiedi al tuo ospedale di acquistare un nuovo strumento parte un iter lunghissimo; tanto lungo che quando poi lo strumento arriva, ormai è diventato vecchio".  In questo modo, incalza il chirurgo, "si mette il pubblico in condizioni inferiori al privato: uno con le sneakers, l'altro con le chiodate". Così "non c'è gara – avverte – con il privato non si riesce a competere". Per Zappa sono un orpello burocratico anche "i concorsi pubblici. Le persone – sostiene – andrebbero scelte per chiamata: il direttore generale dice 'io voglio te' e dopo 5 anni ne rispondono entrambi, il prescelto e chi lo ha portato. Il merito di un medico si valorizza meglio così, piuttosto che con il concorso pubblico che poi a volte chissà come va".  Terzo punto, prosegue il chirurgo di Fedez, nella sanità pubblica italiana "è ora di ridare centralità ai primari. Oggi come oggi il ruolo del primario è svilito: se una volta era il 'barone', adesso non conta più niente. Il primario non può più agire secondo meritocrazia, perché rischia di essere attaccato con accuse infondate di mobbing o demansionamento. Non ha più la possibilità di gratificare nel proprio team chi più merita davvero, perché spesso c'è un disegno che si basa su altre logiche e lui è chiamato ad agire rispettandole. Invece la libertà dei primari è fondamentale".  Così come "fondamentale è la chirurgia. Se si continua con i chirurghi messi nei pronto soccorso – ammonisce Zappa – nessuno farà più questo mestiere. Se un paziente arriva in pronto soccorso con un'urgenza di competenza chirurgica, dovrebbe funzionare che ad accettarlo trova il medico d'emergenza-urgenza il quale poi chiama il chirurgo. Per legge europea, infatti, se il chirurgo passa la notte in pronto soccorso non può venire né il giorno prima né il giorno dopo, quindi non può andare in sala operatoria. E se per le sale operatorie ho meno chirurghi, essendo i chirurghi già pochi e sempre di meno, ci sono sale operatorie che non aprono affatto. E' un cane che si morde la coda" e il risultato di questo circolo vizioso è che "la chirurgia sta morendo e le specialità chirurgiche vanno deserte. Questa cosa va sistemata".  Infine, "serve la rivalsa medico-legale. E' corretto che il cittadino possa fare causa se lo ritiene – osserva il chirurgo – ma è anche altrettanto corretto che il professionista abbia diritto di rivalsa. Tu mi fai causa? Benissimo, se però vinco io mi ridai tutto. In questo modo, forse – conclude Zappa – la smetteremmo di intasare i tribunali con contenziosi che nel 90% dei casi si concludono con un'assoluzione dei medici".   —[email protected] (Web Info)

Il chirurgo di Fedez lascia l’Ssn: “Deluso da un sistema dove 1 vale 1”

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(Adnkronos) – "Game over, fatemi scendere". Marco Antonio Zappa, eccellenza mondiale della chirurgia addominale, il medico che a fine settembre curò in urgenza Fedez per il sanguinamento di due ulcere e che il rapper ringraziò pubblicamente uscendo dall'ospedale, dice addio al Servizio sanitario nazionale per il quale ha lavorato da inizio carriera. Da oggi, primo marzo, non è più direttore dell'Uoc di Chirurgia generale dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. Dopo oltre 40 anni di Ssn, "sono troppo stanco e deluso da un sistema pubblico a cui tutto quello che sono, che ho fatto, che ho dato non interessa affatto". Un sistema dove "uno vale uno. La verità è questa, ci ho messo tanto, ma finalmente l'ho capita e non ci sto più. Lascio", annuncia Zappa, 63 anni compiuti a Natale, sfogando tutta la sua amarezza in un'intervista all'Adnkronos Salute. "Non smetterò di lavorare, di essere un chirurgo, di esercitare il mestiere più bello del mondo – precisa – ma offrirò nuovi progetti ai miei sogni e ai miei pazienti".  Nato a Milano ma brianzolo doc, benemerito del Comune di Limbiate (Ape d'Oro 2023), Zappa ha un curriculum lungo 90 pagine. Già al vertice della Sicob, la Società italiana di chirurgia dell'obesità di cui ora è past president, ha all'attivo 5mila interventi, l'80% dei quali di altissima chirurgia in laparoscopia e il 20% in urgenza; nella chirurgia laparoscopica e bariatrica, ci sono due tecniche che portano il suo nome. Autore di 380 pubblicazioni scientifiche, ha firmato 8 capitoli di libri e partecipato a 150 congressi come presidente, moderatore o relatore. In chirurgia ha fatto scuola, con circa 20 video e 25 corsi live. Ciliegina sulla torta il grazie ricevuto da Fedez alle dimissioni dal Fatebenefratelli, il 6 ottobre scorso. A qualunque datore di lavoro basterebbe molto meno per cercare di trattenere un dipendente. Non al Ssn però, non oggi, e così uno come Zappa si rimette 'sul mercato'. "La totale indifferenza del sistema – confessa lui – la mancanza di rispetto, umano e professionale, è la cosa che fa più male".  
L'addio del chirurgo di Fedez al Ssn: "O cambia o altri fuggiranno"
 
Per andarsene il chirurgo ha fatto domanda di pensione, "avendo riscattato 11 anni. Ma se avessi voluto – puntualizza – sarei potuto restare direttore nel pubblico altri 8 anni", anche considerando che "a ottobre mi è stato rinnovato l'incarico". Di fatto, dunque, la sua è una dimissione. Un addio che arriva dopo "29 anni al Policlinico di Milano, 9 anni all'ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba" nel Comasco "e 5 anni e mezzo qui al Fbf-Sacco". Dai tempi della specializzazione fino al primariato o alla direzione di dipartimento, "ho sempre lavorato nel pubblico e lottato per il pubblico", rivendica Zappa. "Ci ho sempre creduto – dice – Dove sono arrivato ho sempre cercato di portare progetti, persone e competenze. Credo però che non sia importato niente a nessuno e non lo accetto più". Da "grande milanista" qual è, il 'camice verde' si spiega con una metafora calcistica: "Se fossi l'allenatore e avessi Van Basten in squadra, lo metterei al centro del progetto, non lo terrei in panchina con le scarpe da ginnastica. E nemmeno lo farei entrare in campo al 95esimo quando perdiamo 4 a 0, altrimenti poi lui cambia squadra e va al Real Madrid". "Il mio telefono era ed è sempre acceso", continua Zappa. "Mi sono messo a disposizione ogni giorno, ogni notte, ogni festivo. Mi alzavo al mattino alle 5 e mezza e arrivavo in ospedale che era ancora buio. Lo facevo perché è l'esempio che conta, non le parole. Perché i miei ragazzi pensassero 'se lui è qui, ci devo essere anch'io'; 'se lui vede i malati per primo, voglio farlo anch'io'. Ci ho messo tutto me stesso, con la squadra e per la squadra: la mia professionalità, il mio cuore, la mia passione". La stessa che da 'atleta azzurro d'Italia per l'alpinismo' – così è stato nominato dal Coni nel 2007 – ha sempre messo in cordata: "Ho scalato 4 delle Seven Summit", le 7 cime più alte della Terra, "la parete sud ovest dell'Alpamayo in Perù e tante di quelle vie", racconta.  Sui monti come in sala operatoria, "Marco non conosce la mezza misura", lo descrive la moglie Grazia in un capitolo di 'Sassi tra le nuvole', libro che il chirurgo-alpinista ha pubblicato per raccogliere fondi a favore dell'Alisb, l'Associazione lombarda idrocefalo e spina bifida, di cui ha portato la bandiera su tante vette. Uno di quelli che 'o dentro o fuori'. E anche adesso "chiudo la porta del Ssn con molta amarezza, ma senza rimpianti", assicura. "Non posso più restare in un sistema dove chi più vale più dà fastidio, dove più dai e più sembrano volerti togliere. Lascio il posto a chi saprà convivere con certe logiche, a chi sarà migliore di me o più accomodante, a chi accetterà di muoversi in un ingranaggio che ormai non ha più olio". Le proposte di lavoro gli arrivano a decine, ma Zappa chiarisce: "Voglio accettare solo posti che mi daranno progetti di vita e di professione. Dei soldi non mi importa, mi interessa potermi guardare sereno allo specchio" e ritrovarci "lo sguardo che chiedo a chi entra nel mio team. A tutti dico 'da te voglio una sola cosa: voglio che tutte le mattine, guardandoti, io possa ricordarmi chi ero'". Se da un lato il chirurgo di Fedez sente "il peso di una decisione sofferta che va contro la mia natura di guerriero (che stima Achille sentendosi Ettore)", dall'altro prova "sollievo e un senso di serenità insperato". Nessuna paura o pentimento ("ho tanti progetti"), zero sensi di colpa ("al pubblico ho dato tutto e di più"). Certamente "ad alcuni dei miei collaboratori a cui voglio bene come fossero figli è stato difficile comunicare la mia scelta", ammette. "Siamo soli, siamo orfani", gli hanno detto in questo mese in cui lui – senza rinunciare a operare "in laparoscopia una vecchina con un grave tumore gastrico che aveva bisogno di me" – smaltiva le ferie arretrate. Sono i loro occhi che a Zappa mancheranno di più, "quegli sguardi che dicono 'credo in te e voglio essere come te'". La sua squadra, 16 persone, in questi giorni ha regalato al "maestro" una targa di commiato: "La Chirurgia è fatta di gesti e quei gesti sono i tuoi", c'è scritto.  A chi gli chiede qual è il ricordo più bello che terrà con sé, il chirurgo risponde "gli abbracci e i pianti di questi ultimi giorni. Insieme ai visi di tutti quelli che ho operato per un cancro e che mi hanno scritto messaggi di stima professionale, ma soprattutto umana". I pazienti, "quelli che riesci a guarire e quelli che puoi soltanto curare, che ogni mattina ti chiedono 'cosa sarà di me?' e tu non puoi dire 'vivrai', ma solo 'faremo il possibile'". In montagna "io stacco dalla gente che muore", confida Zappa. E poi "c'è il ciclismo", praticato anche a livelli agonistici in memoria del padre grande campione nel dopoguerra. E infine "la passione del Milan, i viaggi per seguirlo in trasferta insieme alle mie figlie Ginevra ed Eloisa", 31 e 22 anni. "Sono fiero di loro – si commuove – immensamente fiero di loro".  Le storie di montagna che Zappa racconta sono una dichiarazione d'amore per la chirurgia. "La montagna e la chirurgia si somigliano – spiega – Per affrontare sia una che l'altra devi prepararti ogni volta al meglio e avere sempre l'umilità di rispettarle, altrimenti muori o fai morire. Devi conservare l'assoluta certezza che comunque c'è Qualcun altro sopra di te, sennò rischi il delirio di onnipotenza e non va bene. Come in parete fa il compagno, anche in sala operatoria il tuo aiuto diventa spesso ancora di salvezza, chiodo di protezione, la certezza di riuscire a concludere l'intervento. Di arrivare in cima. Per certe imprese adesso sono vecchio, ma in montagna ci tornerò e ci porterò gli amici". Anche Fedez? "Perché no?", sorride il suo medico. "Federico è certamente allenato maggiormente in modalità anaerobica, ma secondo me sarebbe un mondo meraviglioso da fargli scoprire, una medicina di grande efficacia". Lo spirito con cui affronterà le sue nuove sfide professionali Zappa lo riassume nella storia di "una notte senza luna", di "un bivacco a 5.700 metri d'altezza durante una bufera, lontano dai monti conosciuti, in un luogo che tutti definiscono assassino". E' il racconto di come è riuscito a sopravvivere sul Denali o McKinley, "la grande montagna" dell'Alaska. Sotto la violenza del vento che spazza via i teli termici, con la sola "coperta pesante che sono certissimo mio padre dall'alto abbia steso su di me per proteggermi, ho ascoltato il mio cuore e ho cominciato a pensare al bene e a chi me ne voleva, invece che al male e a chi me lo augurava". Imparando a "guardare avanti con il sollievo dei ricordi che ti fanno sorridere, e con lo zaino delle cattiverie chiuso a doppia mandata e diventato ormai leggero". Per il chirurgo-alpinista nuova vita, nuove vette.  (di Paola Olgiati) —[email protected] (Web Info)

Monza-Roma, De Rossi: “Dybala sta bene. Lukaku? Non vedo musi lunghi”

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(Adnkronos) – Contro il Monza "devi essere pronto a tutto: ad affrontare una squadra forte con un allenatore forte che stimo particolarmente". Così il tecnico della Roma, Daniele De Rossi, presenta in conferenza stampa il match in programma domani in casa del Monza. La sfida è un confronto tra allenatori giovani. De Rossi da una parte, Raffaele Palladino dall'altra. . "Sono contento di come sta gestendo così brillantemente il Monza, ma proveremo a batterlo", afferma De Rossi, reduce da cinque vittorie su sei partite più la qualificazione agli ottavi di Europa League. "Stiamo diventando una famiglia e danno una mano i risultati – afferma – Se si sta bene si sta anche un'ora in più, non si scappa subito a casa, ci si allena felici. Noi stiamo bene e loro sanno che devono lavorare". L'ex calciatore ridimensiona i propri meriti nell'avventura cominciata dopo l'esonero di José Mourinho. "Non cerco di fare qualcosa di diverso dal passato. Cerco di gestire come ho fatto alla Spal e che non era diverso quando ero capitano o senatore. Ci sono ruoli e scelte diverse. Quando sei capitano sei amico di tutti, da allenatore sei amico ma poi 12 li mandi in panchina".  "Tutti sono in discussione. Dybala e me compreso. Le scelte derivano dal rendimento o dalla condizione", dice allargando il discorso alla squadra. "La gestione di Dybala è semplice quando hai giocatori bravi, sai che puoi cambiarlo senza che il livello si abbassi. Lui sta bene, non so quante volte abbia fatto 110 minuti e poco dopo altri 90. Lui si trova bene, ma quando fai tripletta anche qualche acciacco è meno fastidioso", aggiunge riferendosi all'argentino, protagonista con una tripletta nel 3-2 contro il Torino. No sta brillando, invece, Romelu Lukaku. "La sua condizione è da stella, che corre e lotta sempre. Questo rende felice tutti, è un calciatore che tutti vorrebbero. Non vedo musi lunghi, è il loro lavoro. Romelu da questo punto di vista è il giocatore perfetto". —[email protected] (Web Info)

Ascolti tv, ‘Doc’ vola e conquista la prima serata

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(Adnkronos) – 'Doc – Nelle Tue Mani 3', in onda ieri su Rai1, è stato seguito da 5.160.000 spettatori con il 26.9% di share, risultando il programma più seguito dal prime time. Al secondo posto 'Terra Amara' su Canale 5, con 3.026.000 spettatori e il 15.7% di share. Al terzo posto, 'Le Iene presentano: Inside' su Italia 1, con 1.161.000 spettatori e il 7.3% di share.  A seguire, tra gli ascolti di prime time: 'Splendida Cornice' su Rai3 (826.000 spettatori, share 4.4%), 'Piazzapulita' su La7 (806.000 spettatori, share 5.3%), 'Dritto e Rovescio' su Rete4 (729.000 spettatori, share 4.7%), 'Only Fun – Comico Show' sul Nove (689.000 spettatori, share 3.4%), 'Attacco al Potere – Olympus Has Fallen' su Tv8 (458.000 spettatori, share 2.3%), 'Una Questione Privata' su Rai2 (315.000 spettatori, share 1.5%).  —[email protected] (Web Info)

In radio è ancora effetto Sanremo, ‘Sinceramente’ di Annalisa il brano più ascoltato

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(Adnkronos) – In radio è ancora forte l'effetto Sanremo e, dopo 'Tuta gold' di Mahmood e 'La noia' di Angelina Mango, questa settimana è 'Sinceramente' di Annalisa il brano più ascoltato. E' la classifica di EarOne airplay radio che vede Annalisa conquistare la vetta, prendendo il posto occupato la scorsa settimana da Angelina Mango che è scivolata in quinta posizione.  A distanza di quasi un mese, il festival si fa ancora sentire nelle radio italiane: nei primi dieci posti della classifica ci sono otto brani che sono stati in gara. 'Tuta gold' di Mahmood si conferma al secondo posto e precede 'Casa Mia' di Ghali (terzo posto, +3) e 'Un ragazzo una ragazza' dei The Kolors (confermato al quarto posto). Perde una posizione rispetto la scorsa settimana Geolier. La sua 'I p’ me, tu p’ te' è al sesto posto e precede 'Apnea' di Emma che si conferma in settima posizione.  Per trovare due canzoni non sanremesi bisogna scorrere la classifica fino all’ottavo posto dove 'Training Season' di Dua Lipa (+4) precede 'Yes, and?' di Ariana Grande (nono posto, -1). Chiude la top 10 'Vai!' di Alfa (decimo posto, +4). Le tre più alte nuove entrate sono: 'Love On' di Selena Gomez (posizione 26), 'Mustang' dei Kings Of Leon (posizione 79) e 'Murder On The Dancefloor' di Sophie Ellis-Bextor (posizione 97). Confermate le prime due posizioni della classifica EarOne airplay dance: 'All Night Long' di Kungs X David Guetta X Izzy Bizu precede anche questa settimana 'Lovers In A Past Life' di Calvin Harris & Rag’N’Bone Man. Terzo posto per 'Beat Of Your Heart' di Purple Disco Machine e Ásdís (+2). La classifica EarOne airplay urban è guidata anche questa settimana da 'I p’ me, tu p’ te' di Geolier. Secondo posto confermato per 'Soli a Milano' dei Club Dogo feat. Elodie mentre guadagna una posizione e sale al terzo posto 'Cenere' di Lazza.  'Fell In Love' dei Blink-182 guida anche questa settimana la classifica EarOne airplay rock. 'Oh No :: He Said What?' della band britannica Nothing But Thieves guadagna una posizione (secondo posto) e supera 'Avalanche' dei Thirty Seconds To Mars (terzo posto, -1). Nessuna novità nei primi tre posti della classifica EarOne airplay latin: 'Contigo' di Karol G & Tiësto (primo posto), Bubalu” di Feid e Rema (secondo posto) e 'La Falda' di Myke Towers (terzo posto).  I primi tre posti della classifica EarOne airplay tv sono occupati da 'Sinceramente' di Annalisa (+2), 'Tuta gold' di Mahmood e 'Un ragazzo una ragazza' dei The Kolors (+1). 'Vai!' di Alfa guida la classifica EarOne airplay radio indipendenti. I Negramaro con 'Ricominciamo tutto' si confermano al secondo posto, seguiti da Zerb & Sofiya Nzau con 'Mwaki' (+1). La classifica EarOne airplay tv indipendenti vede nelle prime tre posizioni 'Vai!' di Alfa, 'Ricominciamo tutto' dei Negramaro e 'Ti muovi' di Diodato. —[email protected] (Web Info)

Chiara Ferragni a ‘Che Tempo Che Fa’, Tar respinge ricorso Codacons

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(Adnkronos) – Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dal Codacons contro la partecipazione di Chiara Ferragni a 'Che tempo che fa' su Nove Tv nella puntata di domenica 3 marzo. Lo rende noto la stessa associazione dei consumatori, che aveva presentato ricorso d’urgenza al Tribunale amministrativo chiedendo di garantire ai telespettatori "correttezza dell’informazione nel corso della trasmissione ed evitare che l’intervento dell’influencer si trasformasse, come avvenuto sul Corriere della Sera, in una difesa senza contraddittorio sullo scandalo del pandoro-gate, vicenda per la quale la Ferragni, oltre ad essere stata multata dall’Antitrust, è sotto indagine per il grave reato di truffa aggravata a danno dei consumatori".  Il Tar del Lazio con un decreto monocratico emesso oggi a firma del presidente della IV sezione, Roberto Politi, ha ritenuto di non poter intervenire in assenza di una violazione già verificatasi, considerato che “il pregiudizio, come sopra paventato, rivesta carattere meramente ipotetico, in quanto sostanziato da condotte aventi futura collocazione temporale e non preventivabile contenuto. Escluso che possa procedersi, nella presente sede cautelare, alla somministrazione (quantunque veicolata da un intervento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) di regole di condotta, quanto allo svolgimento di una trasmissione televisiva, chiaramente esulanti dai poteri dispositivi dell’adito giudice amministrativo”.  Il Tar del Lazio, tuttavia, fa sapere il Codacons, “rivolge un monito all’Agcom e al conduttore Fabio Fazio”, scrivendo nel decreto che “comportamenti eventualmente posti in essere in violazione delle vigenti regole ordinamentali presidianti il carattere di correttezza, completezza ed imparzialità dell’informazione televisiva, ben si prestano ad essere, dalla competente Autorità, vagliate al fine dell’adozione dei previsti provvedimenti di carattere repressivo e/o sanzionatorio”.  “Siamo certi che, come avvenuto con la vergognosa intervista sul Corriere della sera, in assenza di contraddittorio Chiara Ferragni potrà dire ciò che vorrà a ‘Che tempo che fa’, e magari continuare a derubricare le gravi scorrettezze messe in atto dalle sue società sui casi del pandoro Balocco, delle uova di Pasqua e della bambola Trudi come ‘fake news’ o semplici errori di comunicazione, ingannando così i telespettatori che da casa assisteranno alla trasmissione, e con la complicità di Fabio Fazio, notoriamente incline ad assecondare i propri ospiti evitando qualsiasi domanda scomoda – commenta il Codacons – Vedremo cosa accadrà domenica 3 marzo e, in caso di scorrettezze, se l’Agcom non adotterà provvedimenti il Tar potrà intervenire per decidere eventuali sanzioni”. —[email protected] (Web Info)